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Convegno Diocesano in preparazione alla
BENVENUTI AL CENTRO CAMILLIANO DI FORMAZIONE AFFIDARSI A GESU’ MISERICORDIOSO COME MARIA. ‘QUALSIASI COSA VI DICA, FATELA’ (Gv 2,5) Angelo Brusco Il messaggio di Papa Francesco per la XXIV Giornata mondiale del malato… …invita quanti operano nel mondo della sofferenza e della salute a porre davanti a sé due modelli: Gesù e Maria. In questa pagina del vangelo di Giovanni appare chiaramente che l’aiuto prestato da Gesù e da sua madre alla coppia di sposi messi in difficoltà dal venir meno delle riserve del vino è attuato in sinergia. Gesù, infatti, è giustamente chiamato medico delle anime e dei corpi e nelle litanie lauretane alla Vergine Maria è attribuito il titolo di salute degli infermi. Ne deriva che, imitando la Vergine Maria salute degli infermi noi imitiamo il Cristo, medico delle anime e dei corpi. GESÙ, servo sofferente L’autore della Lettera agli Ebrei definisce i giorni della vita terrena di Gesú “come i giorni della sua carne” (Eb 5, 7). ”Non Abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa a somiglianza di noi, escluso il peccato (Eb 4, 15). “L'apertura del cuore è elargizione, per un uso pubblico, di ciò che è più intimo e personale; lo spazio aperto e svuotato è accessibile a tutti”. CHRISTUS PATIENSCHRISTUS MEDICUS Se durante gli anni del suo ministero Gesù è stato vicino ai malati, con la sua passione e morte egli ha raggiunto il culmine della sua donazione a chi soffre. In quei momenti estremi appare in tutta chiarezza e forza la relazione tra il Christus patiens e il Christus medicus. “Per le sue piaghe siamo stati guariti”. GESÙ, DIVINO SAMARITANO “Dei 3.779 versetti dei vangeli, 727 si riferiscono specificamente alla guarigione di malattie fisiche, mentali e alle risurrezioni dei morti; troviamo inoltre altri 31 riferimenti generali ai miracoli che includono guarigioni”. Il coinvolgimento affettivo Nel vangelo, il verbo greco “splanechnizomai” è utilizzato dodici volte per indicare “un fremito profondo, un sussulto tipicamente femminile, poiché splancha indica il grembo, le viscere materne. L’atteggiamento compassionevole del Cristo non scade mai nella commiserazione, ma si esprime come autentica capacità di lasciarsi ferire dalla sofferenza dell’altro. ... Il mondo dell'umana sofferenza invoca, per così dire, senza sosta un altro mondo: quello dell'amore umano; e quest'amore disinteressato che si desta nel suo cuore e nelle sue opere, l'uomo lo deve, in un certo senso, alla sofferenza “. La dimensione relazionale Nel porsi nei confronti dei malati in questo modo, Gesù indica che curare è in primo luogo incontrare ed entrare in relazione con un uomo o una donna. VUOI GUARIRE? Atteggiamento di lotta “Gesù si oppone al male e cerca di liberarne l’uomo che ne è vittima. Mai Gesù predica rassegnazione, mai mostra di ricercare la sofferenza di per sé, mai consiglia atteggiamenti doloristici, invece si impegna in una lotta contro il male e le malattie. “La malattia è segnata dall’orizzontalità, dal perdere (almeno temporaneamente) la statura eretta, simbolo specifico dell’umano Il comando ‘Alzati e cammina!’ è il più frequente che leggiamo nei racconti evangelici di guarigione. In questo invito a riprendere il cammino, è da vedersi anche il proposito di Gesù di integrare il malato alla comunità. Malattia e peccato Nell’esercizio del suo ministero, Gesù non manca di chiarire il rapporto tra malattia e peccato. Se una trasgressione della legge divina può avere conseguenze per la salute, ciò non significa che ogni malattia debba essere ricondotta a un peccato. Misericordia più che purezza rituale L’unione con Dio più che con la purezza rituale “si ottiene e si mantiene per mezzo della misericordia verso gli altri e, in particolare, verso i malati. La salute integrale L’obiettivo a cui tende Gesù con i suoi gesti di guarigione è la salute integrale delle persone. La salvezza che il Cristo offre scende sempre nel profondo e tocca la persona umana nel suo centro. Per riorentare l’uomo nel suo rapporto con Dio, “Gesù è passato attraverso il corpo, ha guarito, ma non si è limitato ad aiutare i corpi, ha liberato l’uomo dal peccato e non solo dalla malattia, dalla solitudine e dal non senso e non solo dal bisogno. “Al cieco che chiede la vista, Gesù dà anche la fede. Sa che nel desiderio del cieco di vedere si nasconde il bisogno di scorgere una strada che dia un senso alla vita. I suoi miracoli, limitati ad un gruppo ristretto di persone, “volevano essere segnali, non soluzioni, segnali prefigurativi di una salvezza generale, anticipazione di un mondo rinnovato per tutti, sorgenti di speranza in un mondo nuovo. E’ solo nella speranza che la sofferenza può avere un senso. La sofferenza sparirà ma già ora, mentre ancora esiste, essa può avere un senso per il Regno. E’, quindi, un’esperienza da vivere positivamente. GESÙ PROMOTORE DI SALUTE “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10) Considerata nella sua integralità, la salute dell’uomo diventa segno del Regno, apertura all’accoglienza della salvezza. Già e non ancora Corre con fretta premurosa a farsi ancella di Elisabetta. Come abbiamo visto, con sguardo attento coglie la situazione imbarazzante degli sposi di Cana di Galilea. Ai piedi della Croce partecipa alla sofferenza e alla morte del Figlio, accogliendo la missione di Madre della Chiesa. “Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato”. *** ‘QUALSIASI COSA VI DICA, FATELA’ *** «Riempite le giare» Essere salute per quella parte di noi stessi che è inferma, nel corpo e nello spirito, lasciando che lo Spirito rimargini le nostre ferite, irrighi gli angoli aridi del nostro cuore, illumini gli aspetti oscuri della nostra mente. «Vi ammiro, voi cristiani, perché identificate Cristo con il povero e il povero con Cristo, e quando date del pane a un povero sapete di darlo a Gesù. Ciò che mi è più difficile comprendere è la difficoltà che avete a riconoscere Gesù nel povero che è in voi... Quando avete fame di guarigione e di affetto, perché non lo volete riconoscere? Quando vi scoprite nudi, quando vi scoprite stranieri a voi stessi, quando vi ritrovate in prigione e malati, perché non sapete vedere questa fragilità come la presenza di Gesù in voi?» Essere salute… … per le nostre famiglie e comunità, creando fraternità, collaborazione, riconciliazione, pace e speranza. La malattia interessa contemporaneamente diverse generazioni e fa emergere con chiarezza la struttura relazionale della famiglia con i suoi aspetti di forza e di debolezza. Chi non conosce le preoccupazioni e le angosce dei famigliari che devono convivere con un malato di Alzheimer, con un anziano non autosufficiente o con un malato psichico difficilmente controllabile? Famiglia in ospedale Il disagio dei famigliari dei malati non è vissuto unicamente nell’ambito domestico, ma anche nelle istituzioni sanitarie e socio-sanitarie. Essere salute… …per le persone malate che assistiamo sia nelle istituzioni sanitarie e sociosanitarie che a domicilio IL CORPO TRADISCE La perdita di controllo sul proprio corpo, può causargli l’impressione di essere vittima di un tradimento ad opera di una parte essenziale di sé che prima gli ubbidiva. Un esempio… donna operata al seno La quadrantectomia le risparmiò buona parte del seno, ma non le risparmiò quella ferita che segna in profondità ciò che è altro dal corpo. Dopo l’operazione, non era più riuscita per un tempo considerevole, a guardarsi allo specchio: vedere il suo corpo così violentemente segnato, proprio in quel luogo somatico che esprimeva l’armonia con il resto della sua femminilità, le impediva la consueta visione di sé. Quella immagine di sé che ella conosceva bene, ora le suggeriva che un cambiamento era avvenuto: non era più la stessa. Quella nuova visione di sé insinuava che anche gli altri avrebbero faticato vedere in lei la persona che era. Quell’attacco consumatosi così aggressivamente ai danni della propria immagine, l’aveva prostrata. Anche la scala dei valori è spesso soggetta a modificazioni importanti. Ciò che nello stato di salute la persona considerava rilevante, nei momenti di infermità può perdere significato e attrattiva. In molti casi, la dimensione spirituale può essere scossa… Un segmento di dialogo (A= Cappellano, a= ammalata) A1: Signora, buona sera; come sta? a1: (Con sguardo triste) Male, molto male! (breve silenzio) Dio esiste? A2: E' difficile sentire la presenza del Signore in mezzo a tanta sofferenza. a2: (Alza la testa e mi fissa come per assicurarsi che ero il cappellano). Eh sì, perché se esistesse non permetterebbe una vita come questa. Meglio morire che vivere così. A3: Piuttosto che continuare a vivere così lei preferirebbe morire... a3: Sì, ma ho paura di morire! (silenzio). Ci sarà Dio? A4: Lei cosa ne pensa? a4: Per me Dio non esiste, se ci fosse si sarebbe ricordato anche di me e non avrei vissuto una vita così! Questa non è vita! A5: a5: Ha avuto una vita molto sofferta, molto dura. (Fissandomi) Dura? Inumana! Io non ho mai vissuto; sono stata sempre malata. Fin da ragazza ho avuto l'esaurimento; sempre dentro e fuori dagli ospedali... ne ho passati tanti! e per colmo anche questa! Per me è la fine. A6: E il pensiero della morte la preoccupa... a6: Sì, molto, ho paura della morte. Io non ho mai vissuto; non ho fatto niente nella mia vita che valesse la pena, e ormai non ho più speranza, sto sempre peggio, non ce la faccio più. Gli effetti dell’ospedalizzazione Le istituzioni sanitaria e socio-sanitaria hanno le loro regole, la loro cultura… che contrastano inevitabilmente con le abitudini del malato abituato a gestire autonomamente la propria vita L’identità personale compromessa Tutti questi cambiamenti incidono inevitabilmente sull’identità della persona, chiamata a ristrutturare la percezione di se stessa nei rapporti con gli altri e anche con Dio. LA DANZA DEI SENTIMENTI Paura, tristezza, rabbia, inquietudine, angoscia speranza LA PAURA Un sacerdote… …La paura lo assaliva soprattutto di sera e qualche volta passava le notti insonni: «Sa, dottore, mi vergogno molto della mia paura. Dico a me stesso che come prete non dovrei aver paura di morire. Penso a tutte le volte che ho consolato e confortato la gente, forte della mia fede, e mi chiedo ora dove sia finita…». La rabbia Lo sfogo di un malato cronico. "Che ragioni ho io di sperare. Mi dica lei. Lei che mi conosce mi dica che cosa posso ancora sperare. Ma sinceramente; ma non mi prenda in giro come tutti gli altri che sanno solo dirmi: 'vedrai, andrà meglio!‘ Che meglio può essere per me? LA TRISTEZZA E L’INSICUREZZA Una giovane donna ricoverata per sospetto tumore al seno «Ieri, dopo la partenza di mio marito mi sono sentita spersa, come dire... come un pesce fuori d'acqua, e molto insicura. Non ho potuto fare a meno di immergermi nei miei pensieri, che mi hanno ulteriormente turbata e preoccupata. Capirà, nel giro di poche settimane, trovarmi alle prese con che significa morte o vita, è significato per me passare dal sole di giornate piene tra scuola e casa alla nebbia, sì, così come l'abbiamo avuta sull'autostrada, dove tutto poteva succedere». LO SCONFORTO… Un’anziana signora malata (Molto agitata). E’ così. Le sto dicendo che io sono vecchia e che i vecchi debbono andarsene e lasciare che i giovani avanzino. Il Signore dovrebbe prendermi. Che altro c'è da dire? Il peso della solitudine Ogni malattia, infatti, specie se veramente debilitante, pone la persona in una situazione di bisogno e di dipendenza, facendole sperimentare la propria fragilità e finitezza, una certa estraneità dal proprio io sano e, spesso, una distanza dagli altri. La prima indicazione richiama l’importanza dell’attenzione a quanto accade in noi e nel mondo in cui viviamo per cogliere i bisogni della gente che soffre e rispondervi con amore competente.. E’ grazie a questa attenzione che la sofferenza del malato può avere una risonanza nel cuore chi dichi lo cura, favorendo lo stabilirsi di una relazione significativa “Vegliate con me” è il titolo di un libro scritto da Cicely Saunders, fondatrice del primo hospice moderno. Le parole sono quelle rivolte da Gesù ai discepoli nell’orto del Getsemani. La presenza della Madonna accanto al Figlio crocifisso, porta a riflettere sulla peculiarità dell’azione della donna nel mondo della salute. Il genio della donna "La forza morale della donna, la sua forza spirituale deriva dalla coscienza che Dio le affida in modo particolare l'uomo, l'essere umano. Naturalmente Dio affida l'uomo a tutti e a ognuno. Tuttavia, questo affidamento si riferisce soprattutto alla donna proprio in ragione della sua femminilità. Il progresso materiale può comportare anche una graduale scomparsa della sensibilità dell'uomo, verso ciò che è essenzialmente umano. In questo senso, soprattutto il nostro tempo aspetta la manifestazione del genio della donna che assicuri la sensibilità verso l'uomo in ogni circostanza: per il semplice fatto che è uomo!" (n. 30). Ciò che afferma il Papa è valido per ogni contesto, lo è in forma speciale per il mondo della sofferenza dove l'uomo, esperimentando la fragilità del proprio essere, può facilmente cadere vittima dell'indifferenza e della violenza. *La capacità d’intuizione *Il rapportarsi con gli altri con tenerezza, pazienza, gentilezza, disponibilità e compassione. *Abilità nel cogliere le situazioni in cui il centro è l’altro. *L’ATTITUDINE : °all’ascolto, °alla ricettività, °al mostrarsi disponibile, °a farsi carico dei problemi altrui, °a offrire aiuto, °a farsi dono... “La donna con la sua psicologia molto differente è ed è sempre stata la fonte d’informazione su cose per le quali l’uomo non possiede capacità di sguardo”. Papa Francesco «La contiguità della donna ai momenti forti della vita è più avvertita di quanto non lo sia quella degli uomini maschi». "Per prima cosa ognuno di noi chieda al Signore la grazia di un affetto materno verso il suo prossimo, così che possiamo servirlo con ogni carità tanto nell'anima come nel corpo. Infatti con la grazia di Dio desideriamo servire tutti gli infermi con quell'affetto che una madre amorevole suole avere verso il suo unico figliolo infermo". La terza indicazione mette in luce l’efficacia della preghiera d’intercessione. Ancora a Cana, la Vergine è icona del servizio che si fa preghiera al Signore. La quarta ci ricorda che, come cristiani, siamo chiamati a portare il Cristo al malato, come la Madonna ha portato Gesù a Elisabetta, facendo trasalire di gioia Giovanni che ella portava in seno. La quinta indicazione, infine, presente nel racconto delle nozze di Cana e sottolineata nel titolo del messaggio papale, consiste nell’aiutare i malati ad affidarsi al Signore, superando quel tipo di preghiera che sa di contratto per giungere all’abbandono filiale nelle mani di Dio. La sesta, lasciarsi evangelizzare dai malati Parole scritte da Viviana Lisi, giovane donna siciliana, morta nel 2006 a 32 anni dopo una lunga malattia “E’ la tua mano, Signore, che quando mi afferra sicuramente conduce i miei passi sul sentiero che porta alla tua casa. (…) La mia malattia… un’esperienza positiva dove mi sono sentita circondata d’amore. Ho raccolto senza aver seminato con coscienza. Ho ricevuto e ricevo al centuplo. Dio è Misericordia. Amore. Grazia infinita. Chiedo al Signore di mantenere la serenità che è frutto delle preghiere di tutti voi fino ad oggi. Mio Dio, dammi la forza di rinnovare il mio abbandono totale ed accettare la Tua volontà come Tu mi hai concesso di fare fino ad ora. Grazie per tutto ciò che mi hai donato. Non ho fatto nulla per meritarlo”. Una goccia d’acqua pulita Tornando da Oslo a Roma, dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace, madre Teresa di Calcutta incontra i giornalisti che vogliono parlarle. Non si sottrae, li accoglie come figli, dà a ciascuno una medaglietta dell’Immacolata. Un giornalista le dice: – Madre, lei ha settant’anni. Quando lei morirà, il mondo sarà come prima. Che cosa è cambiato dopo tanta fatica? Madre Teresa non reagisce negativamente, fa un sorriso divertito e risponde: – Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo. Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita, nella quale possa brillare l’amore di Dio. Le pare poco? Il giornalista non riesce a replicare e allora la Madre, nel silenzio pieno di emozione che si era creato, replica: – Cerchi anche lei di essere una goccia pulita e così saremo in due. Lei è sposato? - Sì, Madre. - Lo dica anche a sua moglie e così saremo in tre. Ha dei figli? - Tre figli, Madre. - Lo dica anche ai suoi figli e così saremo in sei… Ciascuno di noi ha in mano un piccolo capitale di amore e la possibilità di riflettere l’amore di Dio. E’ questo capitale che dobbiamo preoccuparci di investire e di far fruttificare nella nostra vita, senza preoccuparci se il mondo cambia o non cambia. Questo lasciamolo a Dio. Cosa si riceve quando si dà… “Se dividi il pane con l’affamato, se introduci in casa i miseri senza tetto, se vesti uno che vedi ignudo, senza trascurare i tuoi parenti…, allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto”. UN AUGURIO… QUICUNQUE INTRAT EGREDITUR MELIOR Chiunque entra esce migliore Ognuno di noi, stabilendo una relazione con un ammalato nell’esercizio della professione faccia sì che tale ammalato, facendo esperienza di amore e misericordia, esca migliore non solo nel fisico, ma anche nel cuore.