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la mano di sabazio

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la mano di sabazio
LA MANO DI SABAZIO
di AmmAGAmmA
«Ascolta, padre, figlio di Crono,
Sabazio, demone glorioso,
che Bacco Dioniso,
dal suono rimbombante, Eirafiote,
hai cucito nella coscia,
affinché portato a termine andasse
al sacro Tmolo presso Ipta
dalle belle guance.
Ma, beato, protettore della Frigia,
re supremo di tutto,
benevolo vieni soccorritore
a coloro che celebrano i misteri»
(Inni Orfici)
N
ella enciclopedia on line Sapere.it alla voce “Sabazio”
così è riportato:
«(Dal Greco Sabázios; latino Sabatíus).
Dio d'origine traco-frigia in cui confluiscono
elementi microasiatici (culto di Attis e Cibele), nonché ebraici, tra cui forse lo
stesso
nome
quale
der ivato
da Sebaoth (“degli eserciti”), appellativo biblico di Yahwèh (ma per l'opinione comune,
imposta a suo tempo da Cumont, la confluenza in Sabazio di tratti di Yahwèh è secondaria e dovuta ad analogia fonetica tra
il nome del dio frigio e l'appellativo di Yahwèh). Il culto di Sabazio penetrò in Grecia
durante le guerre peloponnesiache, calandosi nelle forme di un culto misterico e Sabazio venne assimilato a Dioniso-Bacco. Nel
mondo ellenistico, accentuandosi i tratti derivati da Yahwèh, venne identificato di preferenza con Zeus, il re degli dei. A Roma
giunse nel sec. II a. C., portato da Ebrei; lo
Stato romano lo rifiutò e cacciò gli Ebrei veSophia Arcanorm n.9
neratori di Sabazio (139 a. C.). Ma non fu
un rifiuto definitivo: il culto di Sabazio aveva in qualche modo messo le sue radici, come
un
inestirpabile
prodotto
della koiné culturale ellenistico-romana. Esplose in tutto il suo fulgore in età imperiale e
nel sec. III ebbe il suo massimo sviluppo.
Era diventato una religione altamente spirituale con prospettive salvifiche e rigeneranti: sia per il contenuto sia per l'organizzazione poté far concorrenza al nascente cristianesimo con cui successivamente si fuse. La
liturgia cristiana assunse qualche simbolo
sabaziano, tra cui il segno della cosiddetta
“benedizione latina” (la mano levata con le
prime tre dita aperte e le altre due chiuse)
che rappresenta la “Mano Pantea”»
La “Mano Pantea”, dunque, era il
gesto caratteristico degli iniziati
ai Misteri di Sabazio articolato
con la mano destra alzata, il pollice, l’indice ed il medio eretti,
l’anulare ed il mignolo ripiegati.
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La Mano di Sabazio
A contorno della Mano di Sabazio sone profane al vero culto mistevi è il serpente Solare, rivolto ver- rico.
so il pollice che è sormontato da
una “pigna”, simbolo di Rigenerazione.
Di fatto la “mano”, che moltissime immagini e statue sacre hanno attribuito al gesto del Messia o
di benedizione Papale, è direttamente correlata con i Culti Misterici di Sabazio, che nelle processioni ufficiali era rappresentato
“cornuto” come Osiride oppure
La “Mano di Sabazio” sarebbe divenuta anche il simbolo sia della
“benedizione” nella sua luce Solare ma anche il simbolo della
“maledizione” nella sua controparte adombrata che simula le
forme di un “asino”, o di un caprone, rivolto alla massa di per-
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Amon-Ra e come loro era ritenuto
il “Dio che risiede nel Sole”.
Nel dettaglio, durante le processioni di Osiride/Dioniso/Sabazio,
narrata da Demostene, il sacerdote teneva attorcigliati attorno
alla testa dei serpenti come una
medusa gridando: “EVOE”, o
“IEE’ss ATTESss! ATTEESss
IEE’ss!”. Questo precedeva il rituale iniziatico delle “Sacre nozze
Misteriche” della Dea con il Dio
che avvenivano attraverso il contatto di un serpentello denominato REX o SERPENTE d’ORO. Infatti la fredda pelle del rettile era
il tramite tra l’iniziando e la
“divinità”.
Ancora oggi possiamo trovare
tracce di queste antiche ritualità
come ad esempio ogni primo giovedì di Maggio a Cocullo, paesino
abruzzese, dove la Statua di San
Domenico è portata in processione addobbata, come da tradizione, con delle serpi.
I Riti di Sabazio si svolgevano di
notte e nell’iconografia del serpente rappresentavano la rinascita dell’Uomo-Dio attraverso la
pratica della iniziazione durante
la quale l’iniziato era colui che viveva al fine di costruire il Dio che
era latente dentro di lui.
Il Sabba, la cosiddetta “feste delle
streghe”, sembrerebbe provenire
etimologicamente proprio dagli
antichi nomi di Dioniso-Sabazio,
con il quale era conosciuto in
Tracia ed identificato anche come
Ammone presso gli Egizi, Giove o
Zeus presso i Latini fino ad arrivare a Joshua presso i cristiani.
Il sabba delle streghe
(Olio su tela 438 x 140
cm) è un dipinto di
Francisco
Goya
(Fuendetodos 1746,
Bordeaux 1828) realizzato tra il 1819 e il
1823. È conservato al
Museo del Prado di Madrid.
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