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prima lezione disabilita` visive
CORSO DI ABILITAZIONE PER IL SOSTEGNO A.A.2015/16 Didattica Speciale e Apprendimento per le Disabilità Sensoriali 1 CATIA PEPE PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA-FORMATRICE CONSORZIO HUMANITAS [email protected] Catia Pepe 1 Obiettivi del modulo formativo … • Acquisizione dei concetti teorici sulle disabilità sensoriali, • conoscere i principali metodi di intervento, • saper intervenire nelle situazioni in classe, • promuovere una didattica inclusiva per tutti gli alunni. Catia Pepe 2 Argomenti: • Definizione di disabilità sensoriali. • Le disabilità visive, le tappe di sviluppo del bambino con disabilità visiva, l’adolescente non vedente, l’integrazione scolastica, l’intervento in classe. • Gli ausili per la disabilità visiva: il BRAILLE, il METODO MALOSSI, l’uso delle tecnologie. • Le disabilità uditive, • Il metodo oralista, il metodo bimodale, la dattilologia, l’educazione bilingue, la LIS, la LIS TATTILE, • Le pluridisabilità sensoriali, gli ausili e l’intervento. • L’ intervento comportamentale per la gestione dei comportamenti in classe: strumenti per il lavoro psicosociale ed educativo per promuovere la didattica inclusiva in classe, • le strategie di coping della famiglia di fronte alla disabilità. Catia Pepe 3 Date delle lezioni • • • • • • 13 febbraio 2016 (9.00-13.00) 20 febbraio 2016 (9.00-13.00) 27 febbraio 2016 (9.00-13.00) 5 marzo 2016 (9.00-13.00) 18 marzo 2016 (15.00-19.00) 1 aprile 2016 (9.00-13.00) ESAME Catia Pepe 4 Definizione di disabilità sensoriali la sordità o l’ipoacusia con perdita uditiva superiore a 25 decibel in entrambe le orecchie la cecità o l’ipovisione con visus non superiore a 3/10 la sordocecità caratterizzata dalla compresenza delle due disabilità sensoriali visive e uditive Catia Pepe 5 Le disabilità sensoriali pregiudicano le relazioni, la comunicazione la vita autonoma Catia Pepe 6 Il passante e il cieco “Un giorno un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi per raccogliere le offerte e un cartello con la scritta “sono cieco, aiutatemi per favore”. Un uomo che passeggiava per quella strada si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi in quel cappello. Si chinò e versò altre monete, poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase. Nel pomeriggio il passante ripassò dal non vedente e notò che il cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto. L’uomo rispose “niente che non fosse vero, ho solo riscritto il tuo in maniera diversa”. L’uomo sorrise e andò via senza rivelargli le parole che aveva scelto per cambiare il messaggio. Il cieco non seppe mai che sul suo cartello c’era scritto “ Oggi è primavera…..ed io non posso vederla”. Catia Pepe 7 Stimolo luminoso Recettori (cellule della retina) VISIONE Reazione chimica Neuroni Della retina Nervo ottico Catia Pepe 8 Disabilità visiva Catia Pepe 9 Disabilità visiva • Si indica un particolare tipo di disabilità in cui il deficit consiste nella minorazione del senso della vista, • In relazione alla sua entità può essere caratterizzata attraverso l’utilizzo di termini specifici. Catia Pepe 10 Disabilità visiva Ipovisione Cecità Ipovisione Catia Pepe 11 LA CECITA’ • Sottintende una condizione fisica e sensoriale caratterizzata dall’assenza della visione, • Chi ne è affetto è totalmente privo di capacità visiva Catia Pepe 12 CIECO FUNZIONALE CIECO REALE colui che pur avendo percezioni visive non può organizzare l’input sensoriale in percezioni più complesse funzionali ad affrontare i compiti della vita quotidiana colui che non ha nessuna percezione visiva che derivi dagli stimoli luminosi dell’ambiente esterno Catia Pepe 13 L’IPOVISIONE • Indica una riduzione grave della funzione visiva che non può essere eliminata per mezzo di lenti correttive, di interventi chirurgici o di terapie farmacologiche. • L’ipovisione riguarda il decremento della capacità adattiva della vista, intesa come capacità cognitiva caratterizzata dalla scomparsa di almeno una delle prestazioni significative della vita quotidiana (lettura, scrittura, movimento autonomo nell’ambiente…..) Catia Pepe 14 L’IPOVISIONE CENTRALE PERIFERICA IMPEDISCE LA VISIONE NEL DETTAGLIO OSTACOLA L’ORIENTAMENTO E LA MOBILITA’ Catia Pepe 15 • PER LA CECITA’ i criteri sono delineati dalla legge 138 del 2001, che individua i ciechi e gli ipovedenti in base alla acuità visiva (visus) e all’ampiezza del campo visivo (la porzione di spazio che l’occhio è in grado di vedere davanti a sé). • Cieco assoluto: colui che non vede nulla o al massimo è in grado di percepire una fonte luminosa o il movimento di una mano posta davanti all’occhio; • Cieco parziale: soggetto con un visus inferiore ad 1/10; • Ipovedente grave: colui che ha un visus compreso tra 1/20 e 1/10 oppure una riduzione del campo visivo tra il 50% e il 60%; • Ipovedente medio-grave: colui che ha un visus compreso tra 1/10 2/10 oppure una riduzione del campo visivo tra il 30% e il 50%; • Ipovedente lieve: colui che ha un visus compreso tra 2/10 e 3/10 oppure una riduzione del campo visivo tra il 10% e il 30%. Catia Pepe 16 Altri concetti…. ACUTEZZA VISIVA Capacità di riconoscere nei minimi dettagli l’oggetto fissato Catia Pepe 17 Capacità di percepire la differenza di luminosità tra i diversi punti dello stimolo SENSIBILITA’ AL CONTRASTO Catia Pepe 18 Sensibilità al contrasto • Persone con una scarsa sensibilità al contrasto possono essere supportate nelle attività quotidiane mediante adeguati filtri fotoselettivi che accentuano il contrasto tra gli stimoli • Esempio un bicchiere di vetro trasparente potrebbe risultare poco visibile su una tovaglia bianca, se invece il bicchiere di vetro è colorato sicuramente la percezione figura sfondo è favorita. Catia Pepe 19 EFFETTO ABBAGLIAMENTO Spesso presente in molte patologie della retina e del nervo ottico In questi casi è preferibile evitare superfici riflettenti che possono creare dei fastidi alla retina e quindi impedirne l’esatta percezione dello stimolo Catia Pepe 20 CECITÀ CREPUSCOLARE O NOTTURNA Difficoltà a vedere in situazioni di scarsa luminosità o problemi di adattamento alla luce nel passare da ambienti illuminati ad altri oscuri Catia Pepe 21 CAMPO VISIVO Capacità che consente di percepire l’insieme degli oggetti che compongono l’ambiente dove si trova l’oggetto fissato A seconda di dove è localizzato il danno il campo visivo può essere Solo centrale solo periferico Catia Pepe 22 Campo visivo • La persona che presenta il restringimento del campo visivo può vedere solo la parte centrale del panorama (come se vedesse da un tubo) e non riesce a percepire ciò che c’è in alto, in basso e lateralmente. Catia Pepe 23 Sindrome di Charge • Nella sindrome di Charge il soggetto vede l’immagine come se mancasse una parte, cioè un’area di non visione al centro del suo campo visivo Catia Pepe 24 LA CATARATTA • Nella cataratta si ha una visione offuscata come se si guardasse da dietro uno o più fogli di carta velina…. Catia Pepe 25 LA CECITA’ CONGENITA ACQUISITA Si parla di cecità o disabilità visiva congenita quando l’individuo presenta la mancanza di visione fin dalla nascita Catia Pepe Si parla di cecità o disabilità visiva acquisita nel caso in cui il deficit sia insorto nell’infanzia o in seguito. La causa del deficit è da riferire a malattie degenerative, forti traumi alle componenti anatomiche del sistema visivo o da altre patologie come il diabete. 26 PRINCIPALI CAUSE DELLA DISABILITA’ VISIVA infettive ( rosolia o altre malattie virali, contratte dalla madre nei primi mesi di gravidanza), prematurità, ittero neonatale; genetiche sindromiche, come per esempio: • la sindrome di Charge, un’anomalia congenita che può colpire diverse parti del corpo, che determina non solo la duplice minorazione, ma anche ulteriori e gravi problemi a livello neurologico e dello sviluppo; • la sindrome di Usher, causa prevalente per chi nasce sordo e poi perde la vista successivamente, per un deterioramento della retina; acquisite, per trauma da parto, ipossia, malattie infettive postnatali, trauma cranico, patologie correlate alla senilità, ecc. Catia Pepe 27 CAUSE DELLA DISABILITA’ VISIVA RETINOPATIA RETINOBLASTOMA (TUMORE OCULARE DELL’INFANZIA) GLAUCOMA (AUMENTO DELLA PRESSIONE INTRAOCULARE PROGRESSIVO DANNO AL NERVO OTTIVO) CON RETINITE PIGMENTOSA (SINDROME DI USHER COLPISCE LE CELLULE FOTORECETTRICI DELLA RETINA CONI E BASTONCELLI DISTRUGGENDOLE. PUO’ PORTARE ALLA RIDUZIONE DELLA VISIONE A BASSA LUMINOSITA’, ALL’ABBAGLIAMENTO E AL RESTRINGIMENTO DEL CAMPO VISIVO) CATARATTA CONGENITA CRISTALLINO OPACIZZATO ATROFIA DEL NERVO OTTICO, COLOBOMA CORIORETINICO E DEL NERVO OTTICO (SINDROME DI CHARGE VEDE L’IMMAGINE COME SE MANCASSE UNA PARTE) Catia Pepe 28 Il deficit visivo si ripercuote sulle seguenti funzioni • • • • • • • • • Psicologiche Competenze linguistiche, relazionali, comunicative Pensiero Competenze oculomotorie, motorie, psicomotorie Organizzazione ritmo-sonno-veglia Strutturazione del rapporto madre-bambino Competenze cognitive Funzioni neuropsicologiche Apprendimenti formali Catia Pepe 29 CORRELATI PSICOLOGICI ASSOCIATI ALLA DISABILITA’ VISIVA CECITA’ CONGENITA CECITA’ ACQUISITA Catia Pepe 30 Correlati psicologici associati alla cecità congenita I bambini ciechi congeniti presentano pattern di comportamento di tipo autistico; Hanno maggiori probabilità di manifestare difficoltà nello sviluppo delle abilità sociali e della comunicazione; Catia Pepe 31 Correlati psicologici associati alla cecità acquisita INSORGENZA DEGENERATIVA INSORGENZA TRAUMATICA Vi sono conseguenza dovute alla diagnosi di cronicità della malattia che influenzano a partire da quel momento tutte le scelte dell’individuo (scolastiche, lavorative, familiari….). Persistono preoccupazioni relative al futuro, al senso di inadeguatezza e anormalità, alla riduzione della vita relazionale e per gli adulti alla possibilità di trasmettere la malattia alla discendenza. Il periodo di rifiuto del problema è più lungo e il soggetto tende ad attribuire l’evento ad una causa o una persona specifica con desiderio di riscatto e di vendetta. Difficoltà comportamentali e di adattamento sociale Catia Pepe 32 Lo sviluppo del linguaggio dei bambini non vedenti Catia Pepe 33 Lo sviluppo del linguaggio nei bambini con disabilità visiva Per i bambini non vedenti il linguaggio è considerato lo strumento compensativo più funzionale persone permette di ottenere informazioni oggetti Caratteristiche spaziali dell’ambiente Il linguaggio nei bambini non vedenti presenta uno sviluppo atipico eventi Catia Pepe 34 Prerequisiti del linguaggio (Bruner 1977) • Riconoscimento degli oggetti e delle loro proprietà (forma, colore, dimensione….), • Attenzione condivisa (4-5 mesi del bambino) dello sguardo con l’adulto verso uno stesso evento, Catia Pepe 35 • Gesto indicativo compiuto con la mano (pointing), • Sostituzione con un suono che ha valore di indicare categorie di oggetti, Prima che il bambino possa utilizzare la parola è necessario che si costruisca la rappresentazione mentale di ciò che lo circonda e di cui fa esperienza. Catia Pepe 36 Il linguaggio nei bambini non vedenti Poiché molti simboli e rappresentazioni mentali si basano sulle informazioni sensoriali che provengono dalla vista i bambini non vedenti manifestano percorsi atipici che evolvono in deficit o ritardi del linguaggio Catia Pepe 37 • Il bambino non vedente compie percorsi cognitivi molto più complessi per costruirsi una rappresentazione del mondo, • Evidenzia problemi di linguaggio come espressione della propria percezione della realtà, • Deve affidarsi alle parole e alle spiegazioni di altri per avere conferma o disconferma delle sue percezioni, • Apprende dagli altri un utilizzo del linguaggio privo per lui di significato, fatto di parole che descrivono oggetti a lui inaccessibili, con rischio di deficit nello sviluppo della componente semantica, • I bambini non vedenti necessitano di un maggior numero di esperienze di associazioni tra le caratteristiche tattili dell’oggetto e il nome dell’oggetto stesso. Catia Pepe 38 Caratteristiche specifiche nell’uso del linguaggio nei bambini non vedenti • Difficoltà nell’uso dei pronomi personali possessivi (“io e tu”) negli scambi comunicativi nei primi 4 anni di vita. Tale difficoltà è attribuibile a problemi di rappresentazione cognitiva di sé stessi come diversi dalle altre persone (Fraiberg, 1977), • Maggiore utilizzo di nomi specifici e difficoltà a riconoscere le somiglianze tra oggetti che rientrano nella stessa categoria semantica (Bigelow, 2005), • Linguaggio egocentrico centrato su di sé non orientato esternamente, • Linguaggio poco creativo ricco di stereotipie (Andersen e al. 1984). Catia Pepe 39 Caratteristiche specifiche nell’uso del linguaggio nei bambini non vedenti 2 • Usano il linguaggio per mantenere il contatto relazionale con gli interlocutori e i loro scambi comunicativi sono caratterizzati da uno scarso uso di gesti convenzionali (Dunlea, 1989), • Maggiore uso di domande per avere informazioni sull’ambiente circostante (Erin, 1986), • Linguaggio imitativo caratterizzato dalla ripetizione di frasi o parti di esse nel corso della conversazione, per mantenere il contatto con l’altro, ma anche per analisi delle unità linguistiche (competenza sintattica), • Dipendenza delle informazioni uditive massima attenzione a ciò che sentono e poi ripetono. • Memorizzano frasi intere riferite ad un oggetto come descrittive di quell’oggetto «l’autobus ha svoltato dietro l’angolo» viene pronunciata ogni volta che sente la parola AUTOBUS. Catia Pepe 40 IN SINTESI…… • la mancanza della vista porta ad un ritardo nell’analisi del significato e all’ampliamento del vocabolario. • spesso la difficolta’ semantica non viene riconosciuta poiche’ si pensa erroneamente che il bambino sa perfettamente il significato della parola pronunciata. • anche laddove vi e’ un vocabolario pari a quello di un bambino vedente l’uso che ne fanno denota una minore comprensione delle parole come mezzo simbolico Catia Pepe 41 La comunicazione con gli adulti • I bambini non vedenti non mostrano differenze significative rispetto all’inizio della conversazione con l’adulto, • Gli adulti al contrario forniscono e richiedono molte più descrizioni degli oggetti ai bambini non vedenti ma non le arricchiscono con commenti o informazioni aggiuntive, • Tali descrizioni da parte degli adulti rappresentano una strategia adattiva che diminuisce man mano che il bambino diventa più grande. Catia Pepe 42 Catia Pepe 43 Lo sviluppo del pensiero astratto Si rilevano difficoltà legate al pensiero astratto nei bambini non vedenti Catia Pepe 44 Utilizza principalmente l’udito e il tatto per conoscere ciò che lo circonda, Poiché i bambini non vedenti si servono dell’udito per conoscere ciò che li circonda e poiché i suoni non possono essere essere toccati spesso sono ambigui…….un bambino di tre anni non vedente sentendo il rumore di un attrezzo per tagliare l’erba nominava «aeroplano» (Damascelli, 1992). Catia Pepe 45 Il tatto utilizzato per esplorare gli oggetti presenta alcune limitazioni, il bambino non vedente può toccare solo ciò che è alla sua portata e il tatto non è utilizzabile per gli oggetti a distanza pertanto permette la percezione parziale della realtà…… Catia Pepe 46 Lo sviluppo sociale Catia Pepe 47 Le competenze sociali (Comoglio, 1996) • Comunicazione, (ricezione ed emissione di un messaggio, ascolto attivo, esprimere emozioni, rispetto del turno, incoraggiare, chiedere e dare aiuto), • Leadership (orientate verso un compito, instaurare un buon clima di gruppo, riassumere quanto si è detto, incoraggiare), • Gestione dei conflitti (comprendere la prospettiva dell’altro, proporre soluzioni, trovare un accordo), • Soluzione dei problemi ( definire il problema, inventare soluzioni alternative, ricerca della soluzione), • Decisionali (coordinare le risorse disponibili, pianificare la sua realizzazione). Catia Pepe 48 Lo sviluppo sociale nei bambini non vedenti Lo sviluppo sociale nei bambini non vedenti risulta complesso; • Non apprendono le abilità sociali per imitazione e modellamento, • Non entrano in relazione spontaneamente con i propri compagni, • I pari li rifiutano a causa dei loro comportamenti inappropriati, • Spesso si sentono insicuri e inefficaci sul piano sociale con conseguenze negative sulle modalità di interazione diventando aggressivi nei confronti degli altri. Catia Pepe 49 Lo sviluppo sociale nei bambini non vedenti 2 • Difficoltà a comprendere e utilizzare le regole dello scambio comunicativo, • Il gioco risulta stereotipato e ripetitivo, scarso gioco simbolico e preferenza per il gioco solitario, • Maggiori interazioni con gli adulti compresi insegnanti ed educatori che risultano più rassicuranti rispetto ai pari, • Gli spazi aperti risultano inibitori poiché privi di punti di riferimento, Catia Pepe 50 La relazione dei bambini non vedenti con le figure genitoriali • Le routine sincronizzate che si osservano durante le prime interazioni vengono definite danze (Tronik, 1989) armoniose e adattate alle azioni dell’altro. Catia Pepe 51 Relazioni genitori-bambini non vedenti • Non potendo condividere gli sguardi, i genitori mostrano difficoltà nell’interpretare i segnali interattivi dei loro figli, • Attuano meno scambi comunicativi, • I bambini non vedenti rimangono immobili e in ascolto quando gli altri iniziano un’interazione con loro, • Posseggono un repertorio di comportamenti interattivi molto ristretto, • I genitori devono inoltre fare i conti con le aspettative rispetto all’attesa del periodo della gravidanza e il figlio reale. Catia Pepe 52 Lo sviluppo motorio Catia Pepe 53 Fasi dello sviluppo locomotorio (Bayley, 1969) ABILITA’ ETA’ ABILITA’ ETA’ Alzare la testa se posti sull’addome 3,2 mesi Alzarsi con appoggi 8,8 mesi Sedersi momentaneamente 5,3 mesi Stare in piedi da soli 9 mesi Rotolarsi su se stessi 6,4 mesi Camminare con sostegno 10,2 mesi Sedersi restando fermi 7,6 mesi Camminare da soli 12 mesi Catia Pepe 54 Abilità grossolane (Shaffer, 1997) ABILITA’ GROSSOLANE ETA’ Camminare e correre su una linea retta Saltare su due piedi Saltare ostacoli bassi 3 anni Saltare la corda Saltare su un piede solo Afferrare la palla con le mani 4 anni Abbottonare i vestiti, allacciare le scarpe, copiare una figura 5 anni Copiare figure complesse Tagliare figure angolari con le forbici Scrivere le lettere in maniera accurata 6-7 anni Utilizzare diversi strumenti Abilità negli sport di coordinazione Tempi di reazione molto più rapidi 8-9 anni Catia Pepe 55 Funzione della vista nel movimento Funzione spaziale per permettere la percezione precisa dello spazio visibile Funzione di incentivazione a iniziare il movimento Funzione protettiva per riconoscere i pericoli Funzione di controllo della qualità di esecuzione del movimento e feedback per perfezionarlo Catia Pepe 56 Lo sviluppo motorio è influenzato dal deficit visivo sia in senso temporale (età media di acquisizione della deambulazione autonoma 19 mesi ) che qualitativo (modalità della funzione ). Catia Pepe 57 Lo sviluppo motorio nei bambini non vedenti Ritardi nello sviluppo motorio, Mancanza di occasioni di apprendimento attraverso l’esperienza, Scarse aspettative da parte degli adulti, Sviluppo da parte dei bambini non vedenti di strategie alternative per acquisire le diverse abilità motorie con modalità compensatorie (stimoli uditivi), Il bambino non vedente deve prima sviluppare la capacità di associare un certo rumore a un oggetto e poi maturare la permanenza dell’oggetto nello spazio per poter orientare i movimenti di ricerca, Gli stimoli uditivi non hanno la stessa valenza motivazionale di quelli visivi nell’orientare il movimento. Catia Pepe 58 La capacità di raggiungere un oggetto presentato secondo modalità sonore (e tattili svolge il ruolo di organizzatore dello sviluppo motorio). Catia Pepe 59 Abilità quotidiane nei bambini non vedenti (mangiare, vestirsi, bere…) • Rispetto a tale abilità riveste un ruolo centrale lo stile educativo dei genitori poiché è assente l’apprendimento imitativo, • I bambini non vedenti impiegano il doppio del tempo dei coetanei vedenti nell’imparare ad utilizzare oggetti per le attività quotidiane (spazzole, tazze, ecc…), • Il loro mezzo principale per l’acquisizione è la guida fisica effettuata dall’adulto. Catia Pepe 60 Alcuni comportamenti osservabili…. • Comportamenti stereotipati e ripetitivi • Persistenza di un eccessivo investimento della cavità orale quale principale interfaccia con l’ambiente ! • Persistenza di un legame esclusivo con la madre e la presenza di crisi di angoscia nelle esperienze di separazione Catia Pepe 61 L’adolescente non vedente Catia Pepe 62 • L’adolescente prende coscienza dei suoi limiti oggettivi, • Le sue modalità comunicative non sono facilmente condivise dai coetanei, • Non di rado sperimenta il rifiuto dell’altro sesso, • Dipendenza dagli altri o esclusione dalla vita di gruppo, Catia Pepe 63 L’adulto durante l’adolescenza del figlio non vedente • La presenza degli adulti rischia per diventare ingombrante e limitativa, • Perenne protezione, • L’immagine che viene restituita all’adolescente disabile è che è perennemente bisognoso di aiuto Catia Pepe 64 Cosa fare? • Favorire le attività alternative che aumentino la motivazione • Ridurre le situazioni di stress • Evitare le situazioni di ipo/iper-stimolazione Catia Pepe 65 Intervento precoce per lo sviluppo motorio • Sollecitare i bambini non vedenti sin da piccoli a essere più attivi e interattivi verso l’ambiente in cui sono inseriti, • Tenere sotto controllo i rumori di sottofondo per evitare che il bambino non vedente mostri difficoltà nel recepire le istruzioni verbali, • Offrire giocattoli a distanza in modo da direzionare i suoi movimenti, • Proporre attività di ricerca di persone, oggetti, spazi noti all’interno dell’ambiente. Catia Pepe 66 Intervento precoce per lo sviluppo motorio 2 • Gli avvisi sonori possono potenziare la capacità di percepire gli ostacoli e avere effetti positivi sui comportamenti esplorativi, collegare anche oggetti sonori agli arti in modo da poter associare il movimento spontaneo al suono…. • Per lo sviluppo delle abilità quotidiane è importante l’utilizzo da parte dell’adulto della guida fisica (prompt fisico). Catia Pepe 67 Le strategie Tecnica dell’ attenuazione dell'aiuto Tecnica dell'aiuto il fading Il prompting Catia Pepe 68 Il prompting e il fading Catia Pepe • La tecnica dell'aiuto, da un punto di vista teorico, consiste nel fornire all'individuo uno o più stimoli discriminati sotto forma di aiuti (prompt). • Prompt e Fading vanno utilizzati insieme 69 Prompt verbali Prompt ambientali Prompt gestuali Catia Pepe Prompt visivi Guida fisica 70 TIPOLOGIE DI PROMPT PER I BAMBINI NON VEDENTI • Gli aiuti gestuali, molto semplicemente, consistono in particolari gesti che l'educatore utilizza per stimolare l'emissione di comportamenti ricercati o la riduzione di altri ritenuti inadeguati. • L'aiuto fisico presuppone un contatto fisico, tramite il quale l'educatore guida il soggetto nell'effettuazione delle prestazioni programmate. Aiuto fisico, però, non significa sostituirsi completamente all'individuo impegnato in compiti di apprendimento. I prompt fisici trovano larga applicazione nei training di apprendimento di abilità di autonomia. Catia Pepe • • Gli aiuti visivi possono essere immagini per i bambini ipovedenti che fungono da guida per il comportamento del bambino. • Nei prompt ambientali viene modificato l’ambiente in modo da suscitare il comportamento desiderato. 71 Il rischio del prompt • Una volta consolidato il comportamento è necessario attenuare progressivamente gli aiuti forniti attraverso una strategia denominata fading. • E’ necessario attuarla a livello individuale, Catia Pepe • Con i bambini non vedenti o ipovedenti si rivelano molto utili gli stimoli tattili es. battere su un ginocchio per ricordargli di usare una gamba specifica durante uno spostamento… • L’uso di stimoli tattili insieme alla guida fisica si dimostra molto funzionale per i bambini con disabilità visiva, 72 Il fading • È costituito dal cambiamento graduale di uno stimolo che controlla una risposta, in modo tale che alla fine la risposta compaia in seguito a uno stimolo parzialmente cambiato o completamente nuovo. Catia Pepe • Il fading consiste nella riduzione graduale degli aiuti e la sua introduzione ha modificato la visione riguardo ai processi di apprendimento. • L’acquisizione di un’abilità avviene senza incorrere nell’errore; Gli errori generano l’apprendimento dell’errore e fanno sprecare del tempo. La mancanza dei rinforzi genera frustrazione, fuga, e aggressività. 73 Passi del fading Scegliere lo stimolo finale desiderato Selezionare un rinforzatore Scegliere i passi del fading Catia Pepe Scegliere lo stimolo di partenza Avviare il programma Nel corso del programma produrre il minor numero di errori 74 L’importanza dei feedback… • Forniscono informazioni sul suo comportamento in modo contingente alla sua emissione e possono riguardare azioni, descrizioni di oggetti, ambienti, eventi…. • Permettono di modificare immediatamente un comportamento inadeguato, • Possono migliorare le abilità sociali poiché permettono al bambino non vedente di comprendere ciò che gli viene richiesto, • Devono essere adeguati alle caratteristiche del bambino non vedente, e promuovere l’autovalutazione e l’autorinforzamento delle proprie abilità. nel corso dell’adolescenza percorsi evolutivi complessi si complicano in presenza di una disabilità visiva Catia Pepe 76 L’iperprotezione o la limitazione alle condotte esplorative da parte di genitori di un figlio non vedente rischiano di trasformare la disabilità in un handicap. Quando un deficit (cecità o ipovisione) incontra modalità educative non adeguate diventa un handicap grave (OMS, 2002). Cosa può fare l’adulto? Catia Pepe 78 • I genitori e gli adulti che ruotano attorno all’adolescente devono offrire spinte emancipative, • Insegnargli ad orientarsi nell’ambiente sin da piccolo a partire dai luoghi familiari e successivamente negli spazi esterni. • I metodi educativi vanno attuati sin dall’infanzia, poiché un’educazione adeguata e precoce tesa all’autonomia del bambino non vedente evita ulteriori svantaggi anche rispetto ai coetanei, • Chi aiuta deve avere la consapevolezza che il suo aiuto deve avere limiti spaziali e temporali, • La mancanza di una progettualità nei confronti del disabile visivo, rischia di convertire il limite in un ostacolo insormontabile, • Il contesto sociale e le risorse personali rimangono le coordinate su cui intervenire per evitare l’isolamento dell’adolescente e promuoverne l’integrazione. La conquista di uno status autonomo aiuterà l’adolescente non vedente a collocarsi nel mondo degli adulti. Catia Pepe 82 “ quando persi la vista non ebbi molto tempo per pensarci su; dopo pochi mesi fui invitata da una zia a riprendere gli studi o farmi suora, perché non mi si vedeva più di tanto in giro. Ero cresciuta in una famiglia patriarcale circondata dall’affetto di prozii e zii che improvvisamente sembravano non capirmi. Il secondo a sorprendermi fu mio padre, che non solo accolse le idee della zia, ma mi mise anche fretta: “quello che è successo è successo. Adesso prendi una decisione: o studi o lavori”. Sarà perché mi ero sempre sentita una signorina, rispetto alle compagne che finita la scuola media andavano a lavorare, che decisi di riprendere a studiare. Mi fu comunicato che in tutto avevo sei mesi scarsi per prepararmi all’esame da privatista……i giovani di una parrocchia vicina lessero per me e si improvvisarono professori. Quando si seppe che ero stata promossa con un buon profitto ci fu un’innovazione…mi sembrò di aver vinto un premio Nobel” (Testimonianza raccolta da Piccolo, 2004) L’autonomia • Insegnare ad un bambino non vedente ad essere autonomo spesso non è un’impresa facile. • I tempi sono solitamente lunghi ed è ragionevole attendersi vari incidenti di percorso. • Per questo motivo, è consigliabile cominciare il più presto possibile e pensare a questa attività come ad un investimento a lungo termine. • Nella pratica educativa si pone sistematicamente un problema: da dove incominciare per rendere più autonomo il bambino? Interventi volti all’autonomia Nello scegliere i compiti di autonomia da cui iniziare, conviene tenere conto di alcuni aspetti: • Quali sono i compiti che il soggetto è pronto a svolgere da solo (obiettivi realistici); • Quali, tra questi compiti, risulta più funzionale al bambino non vedente, ovvero più utile per lo svolgimento delle attività quotidiane in autonomia, Interventi volti all’autonomia 2 • Migliorare la qualità della vita del bambino e della sua famiglia, • Migliorare le relazioni sociali e in classe. Catia Pepe 86 Interventi volti all’autonomia 3 • Alcuni accorgimenti permettono di facilitare l’apprendimento e di evitare errori: ad esempio è sempre bene iniziare l’insegnamento di un’attività nuova in un ambiente ragionevolmente tranquillo e privo di eccessive distrazioni. L’INTERVENTO A SCUOLA Catia Pepe 88 L’integrazione scolastica del bambino non vedente • Legge 4 agosto 1977 n. 517, La legge introduce l’idea di integrazione come processo che si orienta a rispondere alle diversità di coloro che apprendono, al fine di garantire i diritti umani all’educazione e alle pari opportunità (Ondertoller, Cantele, 2006). Catia Pepe 89 La normativa • • • • • • Legge 104/92 per i minorati visivi richiama la realizzazione nelle scuole di interventi forniti da ASL (certificazioni di deficit in situazione di gravità e diagnosi funzionale) e ENTI LOCALI, (per l’assistente all’autonomia e alla comunicazione, i libri Braille e i sussidi didattici), Per gli alunni ciechi la diagnosi funzionale deve evidenziare quali sono le potenzialità dell’alunno, Per gli alunni ipovedenti è legge attuale (L. n.138/01) che oltre alla riduzione dell’acutezza visiva va riportato anche il campo visivo per dare indicazioni sulla scelta dell’aula e della posizione del banco rispetto alle sorgenti luminose, La scuola assegna un insegnante di sostegno e l’assistente (art. 13 commi 3 e 5 L. 104/92) e infine assicura la programmazione didattica secondo un progetto didattico predisposto da tutto il Consiglio di sezione o di classe, I finanziamenti trasferiti dal Ministero con vincolo di destinazione per l’integrazione scolastica con particolare attenzione agli alunni con minorazioni visive (L. n. 69/00), Quanto fin detto vale sia per scuole statali che per le scuole non statali paritarie (L. n. 62/00). Catia Pepe 90 Gli obiettivi da perseguire a scuola per un alunno non vedente “aiutami a fare da solo”, (Montessori, 1999) • Sviluppo della mobilità del bambino non vedente con l’uso di ausili, • Cura della persona (igiene personale, vestirsi, mangiare da solo….), • Abilità sociali, partecipazione attiva in classe alle dinamiche sociali, • Apprendimento, deve acquisire strategie di comprensione ed elaborazione dei contenuti per incrementare le proprie conoscenze. Catia Pepe 91 «La mano è l’organo dell’anima» • le persone non vedenti ricevono attraverso le informazioni vestibolari e propriopercettive sufficienti informazioni di compensazione ecco perché l’educazione sensoriale può sopperire alla naturale povertà di immaginazione (Romagnoli, 1996). • L’azione pedagogica deve sollecitare il bambino ad esprimersi attraverso il movimento , mettendo in atto l’immaginazione, il pensiero. • In particolare il bambino non vedente deve colmare le carenze mediante l’integrazione dell’area motoria a quella senso-percettiva. Catia Pepe 92 Parametri fondamentali per garantire una formazione adeguata Considerare intelligenze multiple per adeguare modalità e tempi di apprendimento e stili di insegnamento differenti (Vianello, 1998) Catia Pepe 93 La scelta delle esperienze significative • Un alunno disabile visivo ha soprattutto bisogno di percepire l’ambiente scolastico adeguato alle sue specifiche esigenze e capace di modificarsi a favore della sua personale specificità. • Egli deve essere aiutato a conoscersi, a valutare la propria condizione e a confidarsi. Attribuendo maggiore dignità e validità ai suoi mezzi di osservazione, egli potrà integrarsi nel gruppo classe senza dover mimetizzare la sua diversità e divenire protagonista del suo apprendimento. • L’alunno cieco ha bisogno di sperimentare e di costruire la propria autonomia e di esperienze reali, di vissuti concreti che possano costituire la base per l’insieme delle elaborazioni simboliche della vita scolastica. Catia Pepe 94 L’ambiente • l’ambiente deve essere adattato e familiare al bambino che può facilmente conoscerlo e esplorarlo • tutto l’arredamento deve permettere al bambino di toccare, sperimentare e conoscere; il bambino non impara stando fermo ma muovendosi (Montessori, 1999); Catia Pepe 95 L’importanza del contesto per il bambino non vedente 1 Progettare percorsi adatti allo spostamento in autonomia Eliminare barriere architettoniche presenti Catia Pepe 96 Esempi….. • Inserire dei corrimano, segnalare dei pericoli, • Eliminare ostacoli sporgenti quali estintori, quadri elettrici, termosifoni, finestre e ante dei pensili aperti che possono essere fonti di pericolo, • Gli ostacoli possono essere inseriti in apposite nicchie o delimitate con un corrimano, • Per gli ipovedenti il contrasto cromatico tra il piano orizzontale e quello verticale della pavimentazione della scala ne facilita la percezione della rampa, anche il corrimano può essere percepito con un contrasto di colore rispetto alla parete. Catia Pepe 97 L’importanza del contesto per il bambino non vedente 2 Progettare segnali e stimoli che lo aiutano a riconoscere l’ambiente in cui si trova Catia Pepe 98 Esempi… • Tappeti in gomma potrebbero essere collocati in prossimità di una scala fungendo da avvertimento tattile di pericolo, • Per i bambini ipovedenti le porte a vetri risultano difficilmente percepibili e possono causare urti dolorosi, pertanto è opportuna una segnalazione grafica sufficientemente vistosa che le renda percepibili. Catia Pepe 99 L’importanza del contesto per il bambino non vedente 3 Scegliere una classe raggiungibile con un percorso lineare Catia Pepe 100 Predisporre mappe sensoriali dell’edificio Contrassegnare le porte, gli armadietti, scaffali con etichette in Braille o simboli o lettere tattili esplorabili con le mani Catia Pepe 101 Per l’ipovedente avvalersi di cartelloni in modo tale che possa leggerli autonomamente in base al proprio residuo visivo Catia Pepe 102 L’importanza del contesto per il bambino non vedente 4 Assegnargli un posto facilmente raggiungibile e vicino ai materiali didattici Fare in modo che l’integrazione sia reale e non si trasformi in assimilazione del bambino con difficoltà (Ianes, 2005). Catia Pepe 103 Cosa fare in classe 1 • Avvisare il bambino non vedente della propria presenza, • Avvisarlo quando ci si allontana o si va via, • L’aiuto va offerto e non imposto è sufficiente chiedere se ne ha bisogno, • Porsi davanti al bambino invitandolo a posare una mano sulla propria spalla, • Fornire indicazioni a distanza ravvicinata piuttosto che da lontano, Catia Pepe 104 Cosa fare in classe 2 • Nel descrivere paesaggi, ambienti, persone….riportare anche gli aspetti di carattere visivo (colore, posizione, forma….) • Quando si spostano oggetti personali avvisare sempre il bambino per evitare reazioni di ansia, • Mantenere a ogni soggetto la propria competenza (di madre, di insegnante, di psicologo…) • Comunicare con la famiglia e con gli esperti in maniera efficace e collaborativa. Catia Pepe 105 Cosa fare in classe 3 • Preparare la classe prima dell’arrivo del bambino non vedente, Programmare attività preventive, risulta vantaggioso sia al disabile che ai suoi compagni che apprendono a riconoscere situazioni di difficoltà e ad attivare comportamenti di aiuto, accettazione e solidarietà (Soresi, 1990). Catia Pepe 106 Cosa fare in classe 4 • Prevedere routine a scuola stabili nel tempo, • Introdurre diverse strategie didattiche di insegnamento tenendo conto che in una classe sussistono alunni con diversi bisogni educativi, • Alternare diverse strategie didattiche nel corso della giornata e della settimana, • Ricordarsi sempre che l’integrazione è un processo collettivo e mai solitario! Catia Pepe 107 Le competenze dell’insegnante • Conoscenza approfondita della disabilità visiva, • Deficit, aspetti evolutivi della disabilità visiva, i bisogni educativi, le metodologie e gli ausili disponibili per la disabilità visiva, • Conoscere le esperienze pregresse dell’alunno (ambiente familiare, esperienze personali, capacità adattive, risorse e rinforzi). Catia Pepe 108 Le competenze dell’insegnante 2 • L’insegnante di sostegno funge da punto di riferimento e da mediatore tra i bisogni specifici del bambino e del contesto educativo, • L’intero gruppo docenti è tenuto a farsi carico dei bisogni personali e formativi specifici dell’alunno con disabilità visiva e a fissare obiettivi condivisi da raggiungere. Catia Pepe 109 L’insegnante non direttivo • Incoraggia la comunicazione spontanea, • Fa sentire l’alunno libero di parlare e di esprimere i suoi bisogni e sentimenti, • Conduce il soggetto alla consapevolezza del proprio deficit e all’accettazione di sé, • Richiede prestazioni adeguate alle reali possibilità dell’alunno non vedente, • Accetta possibili comportamenti di rifiuto, • Sprona il soggetto alla scoperta delle proprie potenzialità. Catia Pepe 110 bibliografia • Disabilità visiva. Teoria e pratica nell’educazione per alunni non vedenti e ipovedenti Marina Pinelli, Chiara Bonfigliuoli Edizioni Centro Studi Erickson • Percorsi educativi nella disabilità visiva. Identità, famiglia e integrazione scolastica sociale Roberta Caldin (a cura di) Edizioni Centro Studi Erickson • Una didattica innovativa per l'apprendente sordo. Con esempi di lezioni multimediali e tradizionali Simonetta Maragna, Maria Roccaforte, Elena Tomasuolo FrancoAngeli Edizioni, 2013 • Elementi di riabilitazione nella disabilità plurima AAVV Edizioni Istituto Serafico, Assisi, Catia 2006 Pepe 111 bibliografia • Spazi incontro alla disabilità. Progettare gli ambienti di vita nelle pluriminorazioni sensoriali Roberto Canalini, Patrizia Ceccarani, Emanuela Storani, Stefan Von Prondzinski Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2005 • Comprendere la sordità: una guida per scuole e famiglie Ersilia Bosco Carocci Editore • La sordità: educazione, scuola, lavoro e integrazione sociale Simonetta Maragna Hoepli Editore • • Il computer di sostegno - NUOVA EDIZIONE Ausili informatici a scuola Flavio Fogarolo (a cura di) Edizioni Centro Studi Erickson • Strumenti per il lavoro psico sociale ed educativo Elide Del Negro Franco Angeli 2004 • La famiglia di fronte alla disabilità Zambini, Manetti, Usai 2002 Catia Pepe 112