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L`Italia del Grand Tour - Dipartimento di Lingue e Letterature

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L`Italia del Grand Tour - Dipartimento di Lingue e Letterature
Il fascino dell’Italia
Dal Rinascimento al Grand Tour
Le origini
• L’idea di rinascita si collega ai concetti di scoperta e
viaggio come esperienza concreta. Ruolo degli umanisti
nella diffusione di tali idee. Tale tradizione trova il
culmine con Erasmo (1466-1536), ma già Petrarca (130474) è prototipo del viaggiatore moderno.
• L’affermazione della centralità dell’uomo comporta un
nuovo modo di vedere il mondo. Il viaggio finestra aperta
dalla quale si impara a guardare con i propri occhi e con
una nuova capacità di percezione (nell’arte è la
prospettiva, nuovo sistema di misura del mondo
sensibile). Si attenua il filtro della fede religiosa, che
aveva fino ad allora dominato.
Le guerre d’Italia e la nascita del mito
• Tra Quattro e Cinquecento brusco cambiamento geo-politico causato dalla
trasformazione delle relazioni tra monarchie europee (dalla staticità al
dinamismo).
• La discesa di Carlo VIII apre la crisi (1494). La lotta tra Francia e Impero.
Carlo V e l’egemonia spagnola. Il Sacco di Roma e la diaspora degli artisti
verso l’Europa.
• Il declino politico si trasforma in primato culturale. La cultura
rinascimentale da elitaria diventa “nazional popolare”, cioè si volgarizza e
si diffonde per tutta Europa. Nasce il mito basato sul racconto orale.
• Contaminazione tra arti maggiori e minori. Non solo quadri e oggetti
preziosi, ma anche mobili e suppellettili domestiche che sono però frutto
di alto artigianato. Un esempio: i cassoni nuziali, sintesi di motivi artistici e
culturali (allegorie, testi classici), che diventano testimonianza di usi,
costumi, valori di un’intera società.
• La cultura materiale italiana (strumenti, saperi, competenze, in una parola
moderna il know how) diventa segno di un primato riconosciuto a livello
europeo per due secoli.
Una tappa del mito italiano: Venezia
Posizione geografica e ruolo economico della città: ponte tra
Europa del nord e Mediterraneo (il fondaco dei Tedeschi).
L’esperienza di Albrecht Dürer: i suoi viaggi (tra 1494 e 1507).
Cammino di formazione intellettuale. Descrizione dei luoghi:
gli acquerelli (fondamentali per la moderna pittura di
paesaggio e la sua maturazione artistica). Subisce l’influsso
della scuola veneziana (Carpaccio , Bellini), ma anche
Giorgione e Tiziano.
Il suo esempio testimonia che per la pittura il referente non sono
più i Paesi Bassi (gotico fiammingo), ma l’Italia.
Segno della svolta: il veneziano Jacopo de’Barbari pittore di corte
di Massimiliano I, del duca di Sassonia e del margravio del
Brandeburgo (due principi elettori).
Fiamminghi e olandesi in Italia.
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L’antiestetismo di Erasmo è un’eccezione alla regola per cui molti artisti nordici scendono in Italia
per aggiornarsi e formarsi (a partire dal primo Cinquecento).
Il repertorio di K. van Mander (modello Le vite di Vasari). Esperienza pionieristica di Jan van Scorel:
a Roma al servizio di Adriano VI (1521-23). Realizza molti paesaggi e vedute (disegni che poi si
vengono incisi e stampati, alimentando un grande mercato di stampe).
Gli artisti stranieri non solo copiano i grandi maestri (Raffaello, Michelangelo), ma dipingono
paesaggi e vedute: P. Brueghel. Gli italiani considerano il genere paesaggistico di secondo piano,
rispetto a quello storico-religioso.
Un grande illustratore: Joris Hoefnagel (1542-1602) e il Civitates Orbis Terrarum (atlante in sei
volumi tra 1572 e 1617). Anche le città minori, grazie alla diffusione delle illustrazioni, entrano
nell’immaginario collettivo.
A Roma si forma una colonia nordica. Si impongono nella pittura di paesaggio e conquistano un
primato riconosciuto dagli stessi italiani. Si crea quindi un osmosi tra quanto essi cercano in Italia
(studio plastico della figura) e quello che loro colgono dell’ambiente. Si realizza un’influenza
reciproca nord-sud.
Questi pittori portano in patria effetti rilevanti, ma dove soggiornano in Italia (Venezia, Roma,
Genova, Napoli, Messina) portano un sentimento del paesaggio che influenzerà l’arte italiana,
creando i presupposti della moderna pittura di paesaggio.
L’Italia del Cinquecento.
Letterati e artisti francesi.
Rinnovamento culturale della Francia nel ‘500 grazie contatto
con Italia. Umanisti francesi imparano lezione di Valla e Ficino.
Testo di Rabelais (Gargantua) testimonia il cambiamento.
Figure significative: Budé (umanista), Rabelais (soggiorna a lungo
a Torino). Il ruolo di Francesco I (la rêve italienne), protettore di
Leonardo.
L’opera di Rabelais summa della cultura umanistica, ma anche
critica alla Chiesa. Lo stile è un misto colto-popolare.
Personaggio centrale a Roma: cardinale Jean du Bellay (protegge
Rabelais e l’architetto Philibert de l’Orme, divulgatore arte antica
in Francia).
Altra esperienza fondamentale: il viaggio di Montaigne (descritto
negli Essais, 1580).
L’influenza italiana: cortesia, politica, arte.
• Un testo fondamentale: il Cortegiano di B.Castiglione (1528). Sua fortuna
europea (60 edizioni tra 1528 e 1619).
• Il Principe (1513) e il dibattito sul potere: machiavellici e antimachiavellici.
Sua (s)fortuna in Francia e Inghilterra.
• La diffusione dei modelli architettonici: Sebastiano Serlio (scuola
bolognese in Francia). Andrea Palladio (i Quattro libri dell’architettura,
1570 con dedica a E.Filiberto di Savoia). Vincenzo Scamozzi (l’Idea della
architettura universale, 1615).
• Fortuna inglese del palladianesimo: Inigo Jones architetto degli Stuart e
dell’aristocrazia.
• In Olanda fortuna di Scamozzi. L’architettura come scienza. Diffusione di
modelli e regole in tutta l’Europa settentrionale.
• Un modello artistico: la Venezia di Giorgione e Tiziano. Tiziano e la sua
scuola: un marchio italiano alla conquista dell’Europa. Le botteghe
tizianesche centri di diffusione soggetti e tecniche pittoriche (da Venezia
ad Augusta).
Il Grand Tour: un’istituzione inglese.
• L’Inghilterra in parte impermeabile alla cultura
italiana nel primo ‘500 (diffidenza accresciuta dal
contrasto religioso). Poca arte italiana (più fiamminga
o tedesca). Il caso di Hans Holbein.
• Con Elisabetta il viaggio d’istruzione per l’Europa
diventa un programma educativo (finanziato da stato
e privati). Strumento di formazione del ceto
dirigente.
• Tuttavia già nella prima metà del secolo ci sono
viaggiatori inglesi in Italia. Più che all’arte sono
interessati alla politica e ai costumi.
Un fenomeno paneuropeo.
Il viaggio di istruzione istituzione inglese, ma ben presto
europea. Se la data d’inizio è incerta (ma sicuro metà
‘500), chiara la fine: età guerre napoleoniche.
Caratteri dominanti: l’esperienza visiva (tele, disegni) e
il testo letterario (diario, guida, memoria). Si tratta di
aspetti inscindibili, che vanno al di là della nazionalità
dei singoli e compongono una storia della mentalità
europea.
Si realizza una fusione tra immagine verbale e visiva,
per cui l’immaginario fantastico diventa reale una
volta narrato o dipinto.
L’Italia svelata.
• All’Italia è riconosciuto ruolo essenziale nella formazione
intellettuale e artistica, ma anche l’attrazione sentita verso il
Bel Paese getta nuova luce su di esso.
• Grazie allo sguardo del viaggiatore l’Italia si libera via, via, dei
pregiudizi e incrostazioni ideologiche accumulate nei secoli
precedenti e si presenta così com’è in un singolare strip-tease.
• Fenomeno del Grand Tour (l’espressione si trova per la prima
volta in trascrizione francese in un diario di un viaggiatore
inglese del 1670), si snoda per due secoli e mezzo (dall’età
elisabettiana alla Rivoluzione francese). Prima istituzione
inglese, poi viene consolidato dai francesi nel Seicento e dal
contributo di tutti i paesi europei.
• All’inizio connotazione aristocratica, poi interclassista. Non è
necessario essere nobili per appassionarsi alle arti.
Gli itinerari canonici.
• Roma è il baricentro degli itinerari. Centro della cristianità, nel corso
del tempo la sua immagine si laicizza, grazie al contributo di
viaggiatori cosmopoliti che la visitano senza inibizioni derivanti da
diverse ideologie politiche e religiose. La città grande mercato
d’arte, concentrato intorno a Piazza di Spagna e diramato per le vie
del «tridente», che confluiscono in Piazza del Popolo.
• In prima battuta sono gli inglesi i più numerosi, che fissano il codice
del viaggio, stabilendo itinerari e mete. Contributo teorico di Francis
Bacon (1615 ). Il tour classico comprende almeno Paesi Bassi,
Francia, Italia.
• I gusti sono diversi: francesi prediligono Roma, tedeschi il
Meridione, attratti da sole e natura, inglesi Venezia. Nel corso del
‘700 però ci si spinge sempre più al Sud, perché sono le radici della
civiltà occidentale (Mediterraneo).
• Scoppia la febbre del collezionismo.
Un fenomeno sovranazionale.
• Il Grand Tour ha un’identità sovranazionale che appare
fin dalle sue origini. Nell’immaginario l’Italia è la Mater
tellus, che dispensa un nutrimento spirituale unico.
• Il viaggio si pone come esperienza iniziatica in cui
ciascuno rivive il mito di Ulisse e compone una sua
personale Odissea (scritta o visiva).
• Costante è la religione delle memorie classiche, mentre i
paesaggi e le vedute d’Italia e delle antichità diventano
soggetti privilegiati della pittura europea.
• Una galleria ideale di «ritratti» di città e di paesaggi
diventa parte dell’immaginario collettivo di un’Europa di
intellettuali, letterati e artisti.
Una realtà molteplice, ma unitaria.
• Nel ‘600 gli inglesi scoprono Venezia e ne consolidano il mito nel ‘700
(fortuna di Canaletto). I francesi invece attratti dalla cultura rococò
(Guardi).
• Roma è la prediletta dai francesi, che l’hanno ammirata tramite i loro
artisti (Dughet, Lorrain, Poussin). Poi scoprono Napoli e il Mezzogiorno
(Voyage pittoresque dell’abate di Saint-Non, 1786).
• Contributo decisivo di repertori di antichità e opere enciclopediche:
Collection of Etruscan, Greek and Roman Antiquities (1766-67), Geschichte
der Kunst des Altertums di Jacob Winckelmann (1764) aprono la strada al
neoclassicismo.
• Attorno ai centri più importanti si forma una rete di città e di località
degne di interesse, ognuna delle quali ha un suo elenco di mirabilia (cose
da vedere). Es: Genova il Porto, Pisa la Torre, Siena il Palio.
• L’Italia non è più solo un mito, ma paese reale. All’idea che l’Italia sia una
«nazione» contribuiscono i viaggiatori che la visitano. Non più las Italias al
plurale citate da Cervantes, ma l’Italia una con una sua identità spirituale e
coscienza comune.
Non solo arte, ma anche politica.
• Modelli in positivo (le Repubbliche, specie Venezia e
San Marino) o in negativo (Regno borbonico e Stato
della Chiesa). Però Roma e Napoli affascinano.
• Ruolo dell’Académie de France a Roma e dei consoli
britannici a Venezia, Firenze, Napoli (Smith, Mann,
Hamilton). La galleria di turisti aristocratici di
Pompeo Batoni.
• Italia criticata ed amata allo stesso tempo. La
testimonianza di Giuseppe Baretti, An Account of the
Manners and Customs of Italy (1768).
Un’icona del Grand Tour: la Tribuna degli Uffizi
di J.Zoffany (anni settanta del ‘700).
Echi e conseguenze del Grand Tour.
• Effetti non solo su chi lo vive, bensì fattore essenziale della
trasformazione del gusto dei paesi d’origine (grazie ai dipinti,
diari, reperti, raccolte d’arte importate). Effetto di andata e
ritorno.
• Strumento importante: le guide (già molto diffuse a fine ‘600).
Best seller: Voyage d’Italie di M.Misson (1691) tradotto in
varie lingue.
• Primo Ottocento punto di svolta. Prima i diari e ricordi di
viaggio sono testi che descrivono con oggettività analitica, che
lentamente sfuma e diventa ricerca emotiva e descrizione
delle sensazioni. Caso esemplare: le «impressioni di viaggio»
di H.Heine (Reisebilder, 1821-31). Già a fine ‘700 influenza del
pre-Romanticismo. Il viaggio ottocentesco assomiglia di più a
quelli del nostro tempo che a quelli del XVIII secolo.
Il tramonto del viaggio aristocratico.
• Le guerre napoleoniche segnano la fine del Grand
Tour come istituzione aristocratica. Cambiano i mezzi
di trasporto e la disponibilità economica (creazione
delle ferrovie e dei viaggi in comitiva).
• L’ultimo grande contributo aristocratico: il viaggio di
Lord Burlington (1714-15). Mediatore tra architettura
italiana (Palladio) e tradizione inglese (Inigo Jones e
Cristhoper Wren). La sua villa di Chiswick cenacolo
culturale e modello per architettura e giardini, che
ispira anche il Nord-America (ville di Thomas
Jefferson e John Adams).
In viaggio per l’Italia in compagnia degli scrittori.
1. Da Torino a Genova
• L’itinerario composto nel 1828. Dopo il valico del Moncenisio, Torino.
• La città rappresenta uno dei principali ingressi in Italia, specie per i
viaggiatori provenienti dall’Europa occidentale (Francia, Inghilterra, Paesi
Bassi). E’ la porta d’Italia, che prepara all’incontro con la realtà classica e
che necessita di una sosta.
• Soltanto una sosta prolungata consente di capire la natura nascosta di
Torino, “la più piccola città regale d’Europa”, punto di raccordo tra la grigia
atmosfera continentale e quella luminosa della penisola. In questa
prospettiva si comprendono il senso di riserbo ancora nordico e il gusto
parigino e Torino sa svelare la sua natura, quale realtà culturale ben
caratterizzata, gelosa delle tradizioni, ma animata da aria cosmopolita.
• Da Torino si prosegue per Genova: “il viluppo più intricato del mondo”.
Punto d’arrivo della corniche provenzale che porta in Italia e approdo delle
navi provenienti da Marsiglia e Nizza. Il paradosso genovese: magnificenza
di grandi palazzi e collezioni d’arte in un contesto ambientale caotico.
In viaggio per l’Italia in compagnia degli scrittori.
2. Da Genova a Firenze.
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Lungo la Riviera di Levante (Recco, Rapallo, Sestri, Moneglia, Levanto), verso
Livorno e Firenze.
Tappe intermedie: Lucca e Pisa. Entrambe attirano: l’una per l’eccezionalità politica
(l’essere stata “repubblica nana”) e la natura mercantile, l’altra per il fascino del
glorioso passato, ormai decaduto.
Firenze: suggerito lo sguardo dall’alto (dalla cupola del Duomo). Cosa colpisce? Il
senso della misura, il rigore delle architetture, la razionalità del paesaggio
disegnato dall’uomo. Se Roma attira per il fascino dell’antico, Firenze attira gli
amanti dell’arte. Si sosta per ammirare le gallerie, le pitture e sculture disseminate
in chiese e palazzi, si studia architettura, si impara la lingua italiana, si acquistano
manufatti artistici.
Per Roma due percorsi alternativi: via per Siena o per Arezzo. La prima tracciato
famoso già da secoli (Via Francigena dei pellegrini). Città gloriosa per antichi fasti
comunali e repubblicani, ma ora in declino. Il cammino dopo è impervio e
pittoresco (Radicofani, Acquapendente, Montefiascone, Virerbo). La via per Arezzo
più dolce: Perugia, con memorie storiche come il lago Trasimeno (Annibale), le
fonti del Clitunno, la cascata delle Marmore, autentiche attrazioni naturalistiche.
In viaggio per l’Italia in compagnia degli scrittori.
3. Roma e il suo territorio
• Roma, l’amore dei francesi (ruolo dell’Accademia di
Francia).
• Per prima cosa uno sguardo dall’alto (da S.Pietro).
• Roma ha il potere di far sì che il viaggiatore si senta
contemporaneo di un passato remoto, ma glorioso. Un
passato che come d’incanto si anima nella penombra e
nella notte (visite ai monumenti e ai musei al chiaro di
luna, quando le statue sembrano dotate di vita propria
per il gioco delle ombre).
• Roma però sa offrire una intensa vita diurna. Inoltre non
va dimenticato il circondario: la campagna, i colli romani,
i siti archeologici lungo l’Appia antica.
In viaggio per l’Italia in compagnia degli scrittori.
4. Napoli
• Da Roma a Napoli percorso tra i più disagevoli e infidi (paludi
pontine, briganti, ma anche miseria tra Ariccia, Fondi, Gaeta,
Capua, Aversa).
• Napoli però offre splendide vedute e un aspetto quasi
orientale. Città di forti contraddizioni: popolosa e rumorosa,
dominata da forze naturali distruttive (Vesuvio, pozzi di gas),
che però si nasconde dietro l’immagine di un “giardino
dell’Eden”. Una realtà che è un grande palcoscenico.
• Napoli e la piana di Paestum con i suoi templi costituiscono il
limite meridionale del viaggio in Italia, una frontiera culturale
e naturale valicata di rado e in tempi relativamente tardi:
“L’Europa finisce a Napoli. La Calabria, la Sicilia e tutto il resto
è Africa”.
In viaggio per l’Italia in compagnia degli scrittori.
5. La Sicilia
• Da Napoli opportunità di visitare la Sicilia (è un mito per i
viaggiatori, ma pochi riescono a raggiungerla). Difficoltà
oggettive: strade scomode, mancanza di strutture
d’accoglienza).
• La scelta di molti è il viaggio per mare: da Napoli a Palermo o
Messina. Per molto tempo il viaggio in Sicilia si configura
come circumnavigazione con sosta nelle principali città
costiere e nei siti archeologici (valle dei templi).
• Sicilia piena di contraddizioni: differenza tra capitale Palermo
e resto del paese. Contrasto tra mito di isola “felice” e realtà
arcaica dell’interno.
• L’altro polo di interesse è l’Etna. L’ascesa al cono del vulcano
esperienza scientifica.
Il viaggio di ritorno: verso Venezia.
• Un luogo da non perdere: la cascata delle Marmore, eden
naturalistico. Lungo l’Appennino: Spoleto, Foligno, poi
deviazione sulla costa (Macerata e Loreto).
• Ancona: dalla crisi seicentesca al porto franco del Settecento
(centro cosmopolita dove convivono pacificamente minoranze
diverse, greci, turchi, ebrei, dalmati).
• In Romagna: da Rimini, città «piena di antiche vestigia» merita
sosta a San Marino «culla della libertà» (mito repubblicano).
• Bologna: città d’arte, intersezione dei viaggi d’istruzione in
Italia (università, raccolte scientifiche, accademie). Città del
buon vivere (amabilità della cucina e della gente).
• Le via d’acqua fino a Ferrara (canali e chiuse). Grandezza e
declino della «città fantasma».
Le ultime tappe: Venezia e Milano.
• Venezia. Una città che seduce con la propria bellezza, che però può
provocare l’annientamento di sé: «beltà che se ne va verso la morte». Il
suo fascino decadente diventa un topos letterario (la Morte a Venezia di
T.Mann, 1912).
• Venezia tuttavia non è una realtà funebre, bensì viva in ogni stagione e
propria in tale vivacità consiste la sua vera seduzione.
• Per chi è entrato in Italia da Ovest, la città lagunare rappresenta la fase
finale del tour. L’itinerario verso l’uscita prevede Padova, Vicenza, Verona,
il lago di Garda, Brescia, Bergamo.
• Milano crocevia per chi ha scelto l’itinerario della via Emilia (BolognaFirenze-Roma), piuttosto che quello più accidentato della costa tirrenica.
• Città monumentale, ma incompiuta. Nascosti dietro le facciate dei palazzi
si rivelano cortili e giardini (anima segreta e riservata della città).
• In ogni caso partire da Milano significa lasciare l’Italia con le sue bellezze. Il
viaggio volge al termine: “si va verso il brutto” (Stendhal).
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