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La costante crescita dei valori del quoziente di
c h e C o sa fa r e m o d ov e a n d i a m o o LI lt r M e IT i I Chi siamo intelligenza Sempre più intelligenti? La costante crescita dei valori del quoziente di intelligenza suggerisce che rispetto alle generazioni future potremmo sembrare degli idioti di Tim Folger 40 Le Scienze dei test effettuati da circa 13.000 studenti statunitensi per scoprire se si può rilevare l’effetto Flynn su scale temporali più granulari. «Ci eravamo chiesti se i punteggi degli studenti fossero migliorati secondo periodi di cinque o di dieci anni. Beh, invece migliorano da un anno all’altro», dice Rodgers. «L’aumento è lì, sistematicamente, anno dopo anno dopo anno. I bambini nati nel 1989 hanno risultati un po’ migliori di quelli nati nel 1988». L’effetto Flynn indica che i bambini, in media, hanno 10 punti di quoziente di intelligenza più dei loro genitori. Sempre che l’effetto Flynn continui, alla fine di questo secolo, i nostri discendenti avranno quasi 30 punti di vantaggio su di noi, la differenza tra la media e il 2 per cento più intelligente della popolazione. Ma può davvero continuare? Questa tendenza proseguirà all’infinito, portando a un futuro pieno di individui che oggi sarebbero considerati dei geni? Oppure esiste un limite naturale all’effetto Flynn e all’intelligenza umana? La mente moderna Quando i ricercatori riconobbero l’esistenza dell’effetto Flynn, si resero anche conto quasi subito che l’aumento del quoziente di intelligenza dipendeva quasi esclusivamente dal miglioramento delle 531 novembre 2012 Kevin Van Aelst entotto anni fa James R. Flynn, ricercatore alla University of Otago, in Nuova Zelanda, scoprì un fenomeno che le scienze sociali fanno ancora fatica a spiegare: dall’inizio del XX secolo il quoziente di intelligenza della popolazione ha continuato a crescere costantemente in tutto il mondo. Flynn esaminò i dati dei test di intelligenza in oltre 20 paesi e scoprì che i punteggi aumentano di 0,3 punti l’anno, tre punti per decennio. I tre decenni successivi hanno confermato la realtà statistica dell’andamento, ora noto come «effetto Flynn». E i valori salgono ancora. «Con mia grande sorpresa, nel XXI secolo l’aumento continua», dice Flynn, il cui libro più recente sull’argomento, Are we getting smarter? (Stiamo diventando più intelligenti?) è stato appena pubblicato. «I dati più recenti mostrano che negli Stati Uniti l’incremento procede allegramente, aumentando sempre allo stesso ritmo di tre decimi di punto all’anno». Uno degli aspetti più strani dell’effetto Flynn è la sua stabile monotonia: non rallenta, non si ferma per poi ripartire. Semplicemente, cresce in modo costante «come sospinto da una forza invisibile», dice Flynn. Joe Rodgers, psicologo all’Università dell’Oklahoma, ha esaminato i risultati www.lescienze.it Le Scienze 41 c h e C o sa fa r e m o d ov e a n d i a m o o LI lt r M e IT i I Chi siamo In breve Il quoziente d’intelligenza è in crescita costante da un secolo, un fenomeno noto come «effetto Flynn». L’aumento è dovuto soprattutto alle prove di intelligenza che si presuppongono indipendenti da influenze culturali, come il riconoscimento di schemi e analogie. I ricercatori sono convinti che l’effetto sia dovuto alla natura sempre più astratta della vita moderna. Menti sempre più avanzate generano tecnologie che, a loro volta, aumentano ancora di più l’intelligenza, in un circolo virtuoso che non mostra segni di cedimento. 42 Le Scienze concetti base Un certo tipo di intelligenza Come si misura il quoziente d’intelligenza? Un test molto diffuso è la scala Wechsler di intelligenza per bambini, che è suddivisa in varie sezioni. Alcune misurano il vocabolario, l’abilità aritmetica o la conoscenza di informazioni generali; altre analizzano le capacità concettuali del bambino. Nei test di somiglianza, per esempio, ai bambini si chiede di riconoscere somiglianze astratte tra parole (per esempio «volpe» e «lepre»). Solo in questa categoria concettuale i test sono migliorati nel tempo. L’effetto Flynn dimostra che siamo sempre più abili nel gestire le astrazioni. 531 novembre 2012 120 Analogie 110 Vocabolario Aritmetica 100 1948 Alla ricerca delle cause Un’interpretazione ingenua dell’effetto Flynn porta velocemente ad alcune bizzarre conclusioni. Estrapolando l’effetto all’indietro nel tempo, per esempio, arriveremmo a concludere che nella Gran Bretagna del 1900 il quoziente medio di intelligenza sarebbe stato circa 70, secondo gli standard del 1990. «Questo significherebbe che il cittadino britannico medio era al limite del ritardo mentale, e non avrebbe potuto capire le regole del cricket», dice David Hambrick, psicologo cognitivo alla Michigan State University. «Il che, naturalmente, è assurdo». Ma se è probabile che non siamo più intelligenti dei nostri avi, non c’è dubbio che le nostre menti siano cambiate. Flynn è convinto che il cambiamento sia iniziato con la rivoluzione industriale, che portò all’istruzione di massa, a famiglie più piccole e a una società in cui i lavori tecnici e manageriali sostituirono quelli agricoli. Emersero nuove classi professionali: ingegneri, elettricisti, architetti industriali, la cui posizione richiedeva un buon controllo di principi astratti. L’istruzione, a sua volta, divenne la forza motrice per altre inno- 130 Punteggi in relazione al 1948 (in percentuale) ri nei test di intelligenza non riflette un miglioramento delle nostre capacità cerebrali di base. Piuttosto, l’effetto Flynn mostra quanto è diventata moderna la nostra mente. Quei test richiedono una facilità nell’individuare categorie astratte e riconoscere collegamenti tra esse. E questa facilità, secondo Flynn, è diventata più utile nell’ultimo secolo di quanto lo sia mai stata in tutta la storia dell’uomo. «Se non si riesce a classificare le entità astratte, se non si è abituati a usare la logica, non si può padroneggiare veramente il mondo moderno», dice Flynn. «Negli anni venti del Novecento lo psicologo sovietico Alexander Luria fece alcuni meravigliosi esami a contadini russi. Diceva: “Dove c’è sempre la neve, gli orsi sono tutti bianchi. Al Polo Nord c’è sempre la neve. Di che colore sono gli orsi al Polo Nord?” E loro rispondevano che non avevano mai visto altro che orsi bruni. Le domande ipotetiche per loro non avevano significato». I contadini russi non erano stupidi; è solo che il loro mondo richiedeva abilità diverse. «Secondo me l’aspetto più affascinante di questo fenomeno non è che i nostri punteggi nei test di intelligenza siano aumentati», aggiunge Flynn. «È la nuova luce che getta su quella che definisco una storia della mente nel XX secolo». Fonte: Are we getting smarter? Rising IQin the Twenty-first century, James R. F lynn. Cambridge University press, 2012 Tim Folger è uno scrittore scientifico pluripremiato e curatore della collana editorialeThe Best American Science and Nature Writing. prestazioni in aree specifiche dei test di intelligenza più diffusi. Una di queste prove, la scala Wechsler d’intelligenza per bambini (WISC), è divisa in più sezioni, ognuna delle quali misura capacità diverse. Può sembrare naturale aspettarsi miglioramenti nell’intelligenza cristallizzata (il tipo di conoscenze che si imparano a scuola), ma non è così. I punteggi nelle sezioni che misurano le capacità aritmetiche e il vocabolario sono rimasti abbastanza stabili nel tempo. Gran parte dell’aumento del quoziente di intelligenza è dovuta a due prove sul ragionamento astratto (si veda il box a fronte). Una riguarda le «somiglianze», e contiene domande quali: «in che cosa sono simili una mela e un’arancia?». Una risposta che procura un voto basso sarebbe «sono entrambe commestibili». Una risposta migliore è «sono entrambi frutti», perché trascende le semplici qualità fisiche. L’altra prova consiste in una serie di pattern geometrici collegati tra loro in modo astratto, di cui il soggetto deve identificare correttamente la relazione. Un paradosso dell’effetto Flynn è che prove di questo genere furono progettate per misurare in modo completamente non verbale e privo di riferimenti culturali quella che gli psicologi definiscono «intelligenza fluida»: una capacità innata di risolvere problemi con cui non si ha alcuna familiarità. Eppure l’effetto Flynn mostra chiaramente che c’è qualcosa nell’ambiente che sta influenzando significativamente in tutto il mondo quelle componenti dell’intelligenza che si presuppongono slegate dalla cultura. Ainsley Mitchum e Mark Fox, psicologi della Florida State University, hanno svolto accurati studi sulle differenze generazionali nei test di intelligenza, e sospettano che la nostra maggiore abilità nel pensiero astratto sia legata a una nuova flessibilità nel nostro modo di percepire il mondo. «Tutti conosciamo il pulsante di avvio di un computer, ma non è veramente un pulsante», dice Mitchum. «Una volta stavo cercando di spiegare a mia nonna come spegnere il computer, le ho detto “Vedi, premi il pulsante ‘Avvio’ e poi scegli ‘Chiudi il computer’”. Lei stava sbattendo il mouse sullo schermo». Mitchum aggiunge che sua nonna non è affatto stupida. Però è cresciuta in un mondo dove i pulsanti si premevano con le dita, e i telefoni di certo non scattavano fotografie. Molti ricercatori, tra cui lo stesso Flynn, sostengono che l’aumento dei valo- 1972 vazioni e cambiamenti sociali, provocando un circolo virtuoso tra le nostre menti e una cultura basata sulla tecnologia, un circolo virtuoso che non sembra affatto vicino a concludersi. Molti ricercatori sono d’accordo con la tesi generale sostenuta da Flynn, vale a dire che la rivoluzione industriale e i progressi tecnologici siano responsabili dell’effetto che porta il suo nome. Tuttavia, individuarne con esattezza le cause – cosa che aiuterebbe a progettare politiche sociali e dell’istruzione in grado di aumentare l’effetto – si è rivelato piuttosto difficile. Sicuramente i miglioramenti nel campo dell’istruzione rendono conto di una parte significativa del miglioramento. Ancora all’inizio del XX secolo gran parte dei cittadini statunitensi frequentava la scuola per non più di sette anni. Oggi circa metà degli adulti ha avuto qualche forma di istruzione terziaria. L’istruzione formale, però, non può spiegare completamente l’effetto. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l’aumento del quoziente di intelligenza durante il XX secolo possa essere legato a un aumento nella parte sinistra della curva a campana dell’intelligenza, cioè tra le persone con i valori più bassi, probabilmente in conseguenza di migliori opportunità di istruzione. Ma un recente studio di Jonathan Wai e Martha Putallaz, della Duke University, analizzando vent’anni di dati, www.lescienze.it 1989 2002 comprendenti 1,7 milioni di test di bambini di quinta elementare, prima e seconda media, ha scoperto che i risultati del 5 per cento migliore degli studenti salivano esattamente al ritmo dell’effetto Flynn. «Per la prima volta abbiamo la prova che tutta la curva dell’intelligenza sta crescendo», dice Wa. I risultati di Wai e Putallaz indicano che, poiché tutta la curva si sposta, le forze culturali dietro l’aumento devono influenzare tutti allo stesso modo. In un lavoro in via di pubblicazione, i ricercatori ipotezzano che l’onnipresenza di videogiochi sofisticati, e forse anche certi programmi televisivi, rappresentino una sorta di palestra che allena le capacità di problem solving dei bambini valutate dai test di intelligenza. Evoluzione mentale Che cosa porterà il futuro? Il quoziente di intelligenza continuerà a crescere? Una cosa di cui si può essere certi è che il mondo attorno a noi continuerà a cambiare, in gran parte a causa delle nostre azioni. Flynn ama usare una metafora tecnologica per descrivere l’interazione a lungo termine tra mente e cultura. «Nel 1900 le automobili andavano pianissimo, perché le strade erano orribili», dice. «Andando più veloci ci si sarebbe schiantati». Ma le strade e le automobili si sono evolute di pari passo: quando sono migliorate le strade, anche le automobili sono diventate più efficienti, e le strade migliori hanno spinto gli ingegneri a progettare macchine sempre più veloci. La nostra mente e la cultura sono legate in un meccanismo analogo. Creiamo un mondo in cui l’informazione si propaga in forme e a velocità inimmaginabili anche solo pochi decenni fa. Ogni progresso della tecnologia richiede una mente in grado di adattarsi al cambiamento, e la mente così modificata rimodella il mondo in misura ancora maggiore. È improbabile che l’effetto Flynn si esaurisca nell’arco di questo secolo, prefigurando un futuro in cui noi saremmo considerati tragicamente arcaici e pedanti. Naturalmente la nostra mente non cambia solo in modi che è possibile evidenziare con un test sul quoziente di intelligenza. «La gente sta diventando più veloce, ne sono certo», dice Hambrick. «Negli esperimenti sui tempi di reazione, dove si vede uno stimolo su uno schermo e bisogna rispondere, è procedura comune scartare le risposte al di sotto dei 200 millisecondi, perché si è sempre pensato che quella fosse la soglia di velocità di reazione più bassa possibile. Ma i ricercatori in questo campo vi diranno che devono scartare sempre più risposte: le persone stanno diventando più veloci. Nella nostra vita di tutti i giorni facciamo molte più cose che richiedono una risposta veloce: scrivere sms, giocare ai videogiochi. Penso che, una volta raccolti abbastanza dati, si potrà vedere un effetto simile a quello Flynn sulle misure della velocità percettiva». Forse non dovremmo essere così sorpresi dall’esistenza dell’effetto Flynn. La sua assenza sarebbe ancora più sorprendente, perché starebbe a indicare che non rispondiamo più al mondo che stiamo creando. L’effetto Flynn, di per sé, non è né buono né cattivo: è un sintomo della nostra capacità di adattamento, e le abilità che riflette ci permettono di creare così come di distruggere. Se saremo fortunati, forse continueremo a costruire un mondo che ci renderà sempre più intelligenti, un mondo in cui i nostri discendenti si stupiranno della semplicità della nostra mente. n per approfondire Perché il QI aumenta tra le generazioni? Flynn J. R., in «Mente & Cervello», Vol. 39, marzo 2008. Flynn’s Effect. Holloway M., in «Scientific American», Vol. 280, n. 1, pp. 37-38, gennaio 1999. Are We Getting Smarter? Rising IQ in the TwentyFirst Century. Flynn J. R., Cambridge University Press, Cambridge, UK, 2012. Le Scienze 43