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A CASA È DOVE MI SENTO PROTETTO
ZOOM SOS 4/2015 IL CALORE DI UNA CASA PER OGNI BAMBINO A CASA È DOVE MI SENTO PROTETTO IN BRACCIO A MAMMA PAGINA 4 QUI MI SENTO A CASA PAGINA 6 COSTRUIRE VILLAGGI DEI BAMBINI SOS IN SRI LANKA PAGINA 10 EDITORIALE TEMA: CASA MIA CARI AMICI E AMICHE DEI VILLAGGI DEI BAMBINI SOS, Mentre ci legge si trova tranquillo a casa? E si sente a casa? Se è così, può ritenersi fortunato perché, secondo le stime, nel mondo vi sono oltre 100 milioni di bambini senza una casa dove trovare calore, protezione e un ambiente familiare. Se mi si chiedesse cosa significa per me «casa mia», mi verrebbero in mente molte immagini: la casa paterna o la cucina dove cucino e mangio con la mia famiglia. È in giardino, però, che mi sento veramente a casa, perché è lì che recupero energia e trovo l’equilibrio necessario. È lì che mi rendo conto di quanto sia bello avere un luogo in cui poter vivere come si preferisce e in cui poter assaporare indisturbati i momenti della vita personale. SOS Villaggi dei Bambini si è posta l’obiettivo di dare una casa ai bambini e agli adolescenti abbandonati di tutto il mondo. È un lavoro duro, spesso connesso a difficoltà non indifferenti, ma anche a grandi soddisfazioni, quando si riesce a restituire a un bambino la dignità e una prospettiva per il futuro. Vi sono grato per la fiducia e per il sostegno al nostro lavoro attraverso le vostre offerte periodiche. Grazie di cuore. Christian Hosmann Direttore 2 ATTUALITÀ: LA CRISI DEI PROFUGHI IN FUGA CON UN BEBÈ È emergenza alla frontiera tra Grecia e Macedonia: i profughi sono in attesa di poter varcare il confine. Un quarto sono bambini. L’operatrice di SOS Villaggi dei Bambini Katerina Ilievska ha incontrato una giovane siriana che da settimane è in fuga con il suo bebè, a piedi. Una giovane donna è seduta in una tenda dell’ONU per i profughi al confine sud della Macedonia. Ha in braccio un neonato. Il suo bambino ha sette mesi di vita e si chiama Farid. È l’orgoglio di sua madre. «Veniamo dalla Siria. Mio marito è dovuto scappare prima di noi. Ora andiamo a raggiungerlo», racconta la madre. Sul suo viso si legge la stanchezza. Nelle ultime settimane la paura è stata troppa e la fatica immane. Anche il bebè è sfinito. Ha le braccia e le gambe molto esili e talmente deboli che sembrano di gomma. Ogni tanto le sue palpebre si muovono frenetiche su e giù, come se avesse paura. Katerina Ilievska, operatrice di SOS Villaggi dei Bambini, si occupa del piccolo nella tenda e gioca con lui. Sembra piacergli. Poco dopo tocca la mano dell’operatrice e stringe un dito della sua mano. È una presa debole. Quando gli accarezza il piedino nudo, comincia a ridere a singhiozzo. «Bello sentirti ridere, birbone», dice Katerina. La mamma di Farid alza la ma- glietta del piccolo e mostra una cicatrice da poco rimarginata sul suo petto. «Ha subito un difficile intervento al cuore in Siria», spiega. «Vogliamo portare Farid in Germania al più presto per farlo visitare da un medico.» FUGA DI UNA MADRE CON BEBÈ DA KOBANE La madre inizia a raccontare della sua fuga dalla città siriana di Kobane, completamente distrutta. «Non riesco nemmeno più a ricordare da quanto tempo siamo partiti. Prima abbiamo viaggiato in barca. Poi abbiamo proseguito a piedi. Per tutto il tempo ho tenuto Farid in braccio. Durante il viaggio ha perso parecchio peso. Questo è molto dannoso per un neonato.» Lungo il confine migliaia di profughi aspettano, come Farid e sua madre, il permesso di proseguire per la Macedonia. Gli operatori di SOS Villaggi dei Bambini distribuiscono alimenti per neonati, coperte, pannolini e giacche per la pioggia. Non appena Farid e sua madre avranno il nullaosta, proseguiranno il viaggio. «Presto arriverà sano e vispo da suo padre e potrà riabbracciarlo», si fa coraggio la madre. Davanti a lei e al suo bebè ci sono ancora 2000 chilometri prima che la famiglia sia riunita. (hf) Farid, sette mesi, è in fuga con sua madre da settimane. APPELLO ALLE DONAZIONI Con la sua offerta aiuta i bambini profughi. CP 30-31935-2 Menzione: «Bambini in fuga» Grazie di cuore per il suo sostegno. Protezione: zone sicure per madri e bambini. Salute: assistenza medica per bambini e famiglie. Alimenti: cibo per neonati e pacchi alimentari. Indumenti, pannolini e pacchi igiene. Tende e WC mobili. © Katerina Ilievska ECCO COME SOS VILLAGGI DEI BAMBINI SOSTIENE I BAMBINI RIFUGIATI: Un quarto dei profughi sono bambini. Sono assistiti da volontari in tende di emergenza. 3 A CASA È DOVE MI SENTO AL SICURO IN BRACCIO A MAMMA SOS Villaggi dei Bambini crea un’atmosfera amorevole, sicura e attenta ai bisogni del minore, dove i bambini crescono sentendosi in buone mani e a casa – un luogo in cui possono sempre fare ritorno. 4 © John Kamau Questa immagine è stata scattata da John Kamau, maestro e fotografo keniota che vive nel Ghana con la moglie e il figlio. Ha visitato molti paesi africani, documentando la vita quotidiana dei loro abitanti. John è cresciuto al villaggio dei bambini SOS di Nairobi, la capitale del Kenya. «La fotografia mi permette di far sapere alla gente cosa significa essere africano. Con tutte le sfide e la lotta per l’esistenza, ma anche l’incredibile bellezza e il progresso che si trovano sul continente. L’immagine è stata scattata in una casa del villaggio dei bambini SOS di Tema, nel Ghana, dove ho lavorato come insegnante al College. Ritrae una ragazzina di nove anni, Nana, con la madre SOS Georgina Botwe mentre fanno i compiti sul loro vecchio, ma comodo divano. Stanno ridendo perché Nana ha appena detto alla madre che le vuole un sacco di bene, che adora la sua cucina e per questo, quando sarà grande, vuole comprarle tanti vestiti e automobili.» (mb) 5 1 2 «QUI MI SENTO A CASA» Ecco alcune testimonianze di persone che ricevono aiuto da SOS Villaggi dei Bambini nel mondo e di persone che vivono in Svizzera sul tema sentirsi a casa. Nico: «Crescere senza genitori: non dovrebbe succedere a nessun bambino.» 6 Sung, 11 anni, villaggio dei bambini SOS di Dien Bien Phu, Vietnam A CASA MIA REGNA LA PULIZIA «Il pavimento del nostro salotto brilla come un gioiello. Perfetto, visto che mi piace giocare seduto sulle mattonelle fredde e pulite.» Sung sta attento che la casa familiare del villaggio dei bambini SOS di Dien Bien Phu, in Vietnam, sia sempre ben pulita. Quando la madre SOS non c’è, il ragazzino undicenne ripartisce le mansioni di pulizia tra i fratelli e sorelle. Se ci sono litigi, è lui che mette pace; non a caso sogna di fare il poliziotto da grande. «Uno onesto», precisa, «che arresta i trafficanti di droga.» Secondo lui è per causa del traffico di droga che molte famiglie nella sua regione si disgregano. Qui nel nord del Vietnam quasi la metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Guadagnare soldi spacciando droga purtroppo rappresenta un’alternativa al lavoro malpagato nell’agricoltura. I genitori di Sung si sono ammalati e sono morti quando lui aveva un anno. Hanno lasciato otto figli, di cui Sung è il più giovane. Il fratello maggiore ha cercato di tenere insieme la famiglia svolgendo lavori occasionali per vari contadini. Tuttavia i suoi guadagni non bastavano e i fratelli e sorelle spesso soffrivano la fame. Infatti Sung è giunto al villaggio dei bambini SOS gravemente denutrito. Apprezza molto ogni pasto cucinato dalla sua madre SOS. Non c’è niente che non gli piaccia: «E dopo il pranzo, le stoviglie vanno lavate come si deve.» Nico, 9 anni, Bärfischenhaus LA NUMERO 2353 SI CHIAMA HELENE «Alla nostra fattoria non ci si annoia mai. C’è molto spazio, e quattro trattori», così Nico descrive casa sua, la fattoria dei genitori, i signori Herren, a Bärfischenhaus. Il casale si trova in una posizione magnifica sopra Laupen, Cantone di Berna. Per il ragazzino di nove anni casa sua è il suo angolo di paradiso. I genitori hanno una visione più adulta: mandare avanti un’azienda agricola di medio-piccole dimensioni è arduo. Però tutti i membri della famiglia sono d’accordo: «Non potremmo immaginare un posto migliore per vivere.» Il più grande orgoglio di Nico è il suo trattore, anno di costruzione 1948. Con mano esperta sfreccia per la fattoria col suo vecchio bolide. «Ho imparato a guidare il trattore guardando mio papà.» I motori lo affascinano, anche per questo la fattoria è il suo paradiso in terra. Nel tempo libero fa lavoretti manuali nell’officina e ha il permesso di rimettere in sesto un vecchio motorino. «Ognuna delle nostre 19 vacche nutrici ha un nome», dice Nico indicando il marchio giallo all’orecchio di una bovina. «Questa, la numero 2353, si chiama Helene.» I vitelli sono una ven- 3 4 tina – tutti con nome proprio – e trascorrono i loro dieci mesi di vita al pascolo. Dopodiché la famiglia Herren vende la carne come Natura Beef direttamente alla fattoria. Questo ciclo vitale per Nico fa parte dell’ordine naturale delle cose. Il fatto che sua madre da anni sostiene SOS Villaggi dei Bambini per Nico assume solo ora una dimensione reale. Per lui, nel suo mondo fatto di sicurezze, è impensabile che esistano bambini costretti a crescere senza genitori: «Non dovrebbe succedere a nessun bambino.» Bambini. «Abbiamo organizzato una pollada e venduto pollo alla griglia per raccogliere soldi e pagare la bolletta dell’elettricità del centro comunale. Non m’interessa trarre solo profitto da SOS Villaggi dei Bambini, voglio anche contribuire allo sviluppo del nostro povero Comune.» Per Aurea casa sua significa poterci essere per i suoi figli: «So che la mia malattia potrebbe costarmi la vita in qualsiasi momento. Ma mia figlia sta per compiere sei anni e l’anno prossimo inizia la scuola. Mi auguro che possa crescere con sua madre a fianco.» Aurea, 40 anni, programma di rafforzamento familiare SOS a Lima, Perù CASA MIA SIGNIFICA CONTINUARE A VIVERE «Oddio, oggi qui da noi c’è un gran disordine. Anche se io ormai lo vedo appena, visto che sono quasi cieca. Ci sforziamo continuamente di trasformare la vecchia capanna di legno in una vera casa. Stiamo mettendo le piastrelle, installando un lavabo e un gabinetto.» Aurea vive col marito e due figli a Carabyllo, due ore a nord di Lima, la capitale del Perù. Non possono permettersi di abitare più in centro, dove lavora il marito. A causa di una grave forma di diabete, Aurea ha perso i primi due figli in gravidanza. In seguito sono venuti al mondo i suoi due figli, nati prematuri e tenuti in vita all’ospedale i primi sei mesi. Oggi i due bambini stanno bene e vanno all’asilo nido di SOS Villaggi dei Bambini. Tuttavia le condizioni di salute di Aurea peggiorano ogni giorno. A causa della malattia ha già perso buona parte della vista. Aurea è impegnata nel programma di rafforzamento familiare locale di SOS Villaggi dei Norbert Müller, 62 anni, Basilea IL POSTO PIÙ BELLO «Sono cieco dalla nascita. A sei anni e mezzo ho dovuto trasferirmi in un internato a 30 km da casa per frequentare la scuola per ciechi, perché all’epoca non c’era un servizio di trasporto. Malgrado ciò, casa mia non è diventata un luogo dove passare il weekend e le vacanze. Sebbene l’appartamento dei miei genitori fosse piccolo e con gabinetto all’esterno, casa mia è sempre stata il luogo più bello che potessi immaginare.» Norbert Müller impara a esplorare il mondo circostante non con gli occhi, bensì con tutti gli altri sensi – soprattutto l’udito. Gli occhi percepiscono solo quello che hai davanti, le orecchie tutto ciò che succede intorno. Quando vuole qualcosa, trova il modo di raggiungere il suo scopo; anche senza vederci. Grazie al suo atteggiamento attivo e alla fiducia in sé costruita grazie all’amore dei genitori, Norbert si sente rapidamente a casa un po’ ovunque. Originario del Saarland, dopo diverse tappe si è fermato a Basilea. Oggi vive con la sua compagna, anch’essa cieca, in un normalissimo Aurea: «Mi auguro che mia figlia cresca con sua madre a fianco.» 7 5 6 appartamento di tre locali. La sola differenza è che il computer e la bilancia di cucina parlano. «Casa mia è il luogo cui la mia compagna e io sentiamo di appartenere. È particolarmente importante la stanza in cui lavoro. Lì coltivo i miei hobby e lavoro come caporedattore del servizio d’informazione telefonico della Federazione svizzera dei ciechi e deboli di vista.» Quanto ai mobili, a Norbert interessa solo l’aspetto pratico; il design e i colori per lui non contano, mentre per la sua compagna sì, perché ci tiene a non urtare i visitatori con oggetti male assortiti. Taiwo: «Mio padre e i miei fratelli sono i miei supereroi.» 8 La famiglia Qhali: Joseph e Taiwo, programma di rafforzamento familiare SOS di Maseru, Lesotho LA COMUNITÀ È LA NOSTRA CASA «Mia moglie manca molto a tutti noi. È morta otto anni fa di polmonite. Anch’io sono stato ammalato. Tubercolosi. E ho perso il lavoro di minatore in Sudafrica», Joseph Qhali riassume con queste parole il destino della sua famiglia. La vita ha segnato il volto del padre. Divide la casetta con due camere a Maseru, la capitale del Lesotho, con il figlio più giovane Taiwo, 11 anni, e un fratello più grande. Il figlio maggiore non vive più con loro. «Ho 57 anni e alla mia età non trovo più un lavoro nel Lesotho. Perciò sono grato a SOS Villaggi dei Bambini che finanzia i costi per la scuola, l’uniforme e i libri, in modo che Taiwo riceva un’istruzione. Altrimenti non saprei come fare.» Taiwo ha tappezzato i frigoriferi con immagini ritagliate di dinosauri e superman. Per lui, il padre e i fratelli, molto più grandi di lui, sono i suoi supereroi. In una casa abitata da soli uomini, tutti si danno da fare: si cucina e pulisce insieme. La vita ha reso padre e figli più uniti. Il senso di comunità e l’affiatamento danno a Taiwo il senso di casa: «È bello quando siamo tutti insieme: mio padre, i miei fratelli e io.» La famiglia Varela: Darwin, Elena, Liandro e Gabriel, grattacieli di Gäbelbach, Berna I MIGLIORI APPARTAMENTI SONO IN BASSO «Quando si parla di grattacieli, tutti pensano ai piani superiori, quelli con la vista migliore. Invece gli appartamenti più ricercati sono quelli in basso», spiega Darwin, padre di una famiglia di quattro persone, i Varela, che abitano in un grattacielo di Gäbelbach, a Berna. «Provi a chiamare i suoi figli dall’ultimo piano all’ora dei pasti!» aggiunge Elena, la madre: «In un insediamento di grattacieli c’è molto spazio e molti amici per giocare. Quando il gioco si fa troppo concitato, dai piani bassi si ha un controllo migliore della situazione.» Parla per esperienza, visto che vive a Gäbelbach da quando era bambina. Infatti i suoi genitori abitano ancora nella stessa casa. In fondo questo è un villaggio, ma costruito in verticale. Nell’appartamento luminoso di quattro locali c’è posto anche per due gatti e un enorme acquario, costruito dallo stesso Darwin che fa il fabbro ferraio. I Varela hanno rinnovato da sé molte parti dell’appartamento, sistemato con cura e amore. «Il Gäbelbach non è un ghetto come vogliono far credere», intercede la madre a difesa del quartiere. Non ci sono conflitti, la gente si conosce, si accetta e si tollera a vicenda. «Una volta i nostri figli hanno fatto baccano e sono andata a scusarmi coi vicini. Questi mi hanno detto di non avere sentito i bambini, ma piuttosto le imprecazioni della madre.» 7 Yildis, 77 anni, villaggio dei bambini SOS di Darkhan, Mongolia FINCHÉ NE AVRÒ LA FORZA «Sono vecchia e non mi sento più molto bene. La morte non mi fa paura. Però quando me ne andrò i miei due nipoti non perderanno solo l’unica persona che si occupi di loro, bensì anche la loro casa. E cosa ne sarà dei bambini?» Yildis ha 77 anni e vive con i due nipoti in una semplice yurta, senza acqua corrente né impianti sanitari, alla periferia di Darkhan. Dena, 13 anni, e Bayan, 10, hanno perso i genitori tre anni fa. La nonna è l’unica persona cara che hanno. Questo fa paura a Yildis. Senza di lei sarebbero senza casa e, nel quartiere povero di una città industriale come Darkhan, dove la disoccupazione è alta e l’alcolismo un problema diffuso, sarebbero esposti a violenza e abusi. Vista la sua situazione, Yildis riceve aiuto dal villaggio dei bambini SOS di Darkhan. I suoi nipoti sono sulla lista dei bambini a rischio da accogliere al villaggio SOS non appena la loro situazione si aggravasse. «Abbiamo fatto visita al villaggio dei bambini SOS. Ai miei nipoti è piaciuto molto. Sono felice che i miei nipoti si abituino all’idea che qualcuno si occuperà di loro quando non ci sarò più. Adesso sono tranquilla e finché avrò la forza sarò vicina a loro nella nostra casa, per quanto semplice possa sembrare.» Gaby Ruflin, 67 anni, Ipsach CON IL MIO CANE MI SENTO A CASA Quasi 40 anni fa Gaby Ruflin e suo marito hanno comperato una vecchia fattoria a Eiken, nel Fricktal, e l’hanno trasformata con amore in un nido per la loro famigliola. «Tutto è andato magnificamente finché a mio marito, allora 8 52enne, è stato diagnosticato l’Alzheimer», rievoca il duro periodo che ne è seguito. Giorno dopo giorno ha detto addio alla vita in comune e a suo marito, finché cinque anni dopo la diagnosi è deceduto. La fattoria è stata venduta insieme ai cavalli e Gaby Ruflin è andata a vivere con la figlia, che abita nello stesso villaggio. «In seguito mio figlio mi ha offerto di andare ad abitare vicino a lui, a Ipsach, molto lontano dal Fricktal. Aveva ragione. Ho dovuto ricominciare da zero e crearmi una nuova vita sociale per non pensare ogni giorno al passato.» Da tre anni vive in un appartamento di tre locali, vicino al lago di Bienne. Non è sola, ma in compagnia di Selly, un Labrador femmina di quattro anni. «Con Selly mi sento a casa. Naturalmente non può sostituire una persona, ma facilita il contatto con gli altri. È sempre al mio fianco e mi fa bene sapere che ha bisogno di me.» Due giorni alla settimana Gaby Ruflin dà sostegno durante le lezioni agli allievi di prima classe in veste di «madrina». Spesso mi chiamano: «Signora Ruflin, vieni ad aiutarmi?» Selly l’accompagna sempre: i bambini imparano a camminare con il cane al guinzaglio, a dargli ordini e superano la paura nei confronti dell’animale, piuttosto grande per un ragazzino di prima classe. «Grazie al mio nuovo compito, al tempo che passo con il cane e allo stretto contatto con mio figlio e mia figlia adesso mi sento veramente a casa mia.» (hf) Yildis: «Quando me ne andrò, i miei nipoti avranno una casa al villaggio dei bambini SOS.» 9 VILLAGGI DEI BAMBINI SOS NELLO SRI LANKA «LA BUONA ARCHITETTURA PUÒ CURARE IL DOLORE» Quali sono le sfide da affrontare nel costruire un nuovo villaggio dei bambini SOS? Chelvadurai Anialendran: Per fare una buona architettura a prezzi abbordabili occorre soprattutto una maggiore pianificazione. Faccio un esempio: in Asia la cucina si trova tradizionalmente sul retro della casa. Invece io l’ho collocata sul davanti in modo che la madre SOS, spesso impegnata ai fornelli, possa sempre tenere d’occhio i bambini. Oppure prendiamo l’area in cui sorge il villaggio SOS di Galle, costituita da una parte pianeggiante e da una collina. Il primo impulso sarebbe forse di costruire le case familiari sulla parte pianeggiante; invece le ho piazzate sulla collina, dove il vento rinfresca l’aria e tiene lontane le zanzare. Come riesce a realizzare edifici di qualità con poco denaro? «Un bel colore non costa più di uno brutto.» 10 I villaggi che ho costruito hanno un costo relativamente basso. Se guarda la struttura del tetto della scuola di Piliyandala, vedrà che è fatto di semplici travi in cemento, pitturate però con colori diversi. Un bel colore non costa più di uno brutto. Oppure utilizzo pietra naturale a buon mercato che si trova nei dintorni o vecchie porte che faccio riverniciare. Inoltre, ogni albero sostituisce l’aria condizionata, visto che all’ombra di un albero è sempre più fresco. Grazie agli alberi e a una buona circolazione dell’aria, infatti, nelle case familiari non c’è bisogno della climatizzazione. Mi piace anche integrare l’arte nelle mie costruzioni, ma non per forza a un prezzo esorbitante. Per esempio, l’insegnante d’arte della scuola SOS ha realizzato con gli allievi un dipinto gigante su una parete del villaggio dei bambini SOS. Il risultato è magnifico. Ritiene che i villaggi da lei costruiti siano belli? Se penso che ci vivono bambini rimasti orfani, alcuni con alle spalle esperienze terrificanti nella guerra civile, posso solo affermare: i villaggi devono essere belli. Che effetto ha l’architettura sui bambini, molti dei quali sono gravemente traumatizzati? Senza voler esagerare, sono convinto che una buona architettura possa contribuire a rimarginare le ferite, creando un’atmosfera di pace e tranquillità. In molte culture e religioni, le costruzioni emanano un senso di pace. Lo si percepisce in particolare nei monasteri buddisti. All’esterno può esserci il più gran caos, ma appena si varca la soglia, ci si trova in un altro mondo. Nello Sri Lanka ci sono molti di questi luoghi. © David Robson La casa familiare di un villaggio dei bambini SOS deve essere accogliente, costruita in maniera conveniente, ma in grado di resistere a diverse generazioni di bambini. Questi sono i requisiti applicati dall’architetto Chelvadurai Anialendran nella costruzione dei villaggi dei bambini SOS nello Sri Lanka. © David Robson Si può creare un’atmosfera simile in un villaggio con oltre 100 bambini, dove c’è sempre confusione? È molto importante organizzare bene lo spazio. Questo non comprende solo gli edifici, ma anche gli spazi tra di loro, gli alberi, l’interazione con la natura. Quando vi è armonia, le persone si sentono bene. Ci sono elementi buddisti nei suoi villaggi dei bambini? Sì, ma trova anche elementi di altre religioni o della tradizione cingalese. Per esempio, nell’area d’ingresso del villaggio SOS di Galle è ubicato un «Ambalama»: si tratta di un padiglione semplice che tradizionalmente si metteva a disposizione dei viaggiatori per la notte. Trovo fondamentale non prediligere una sola religione, poiché per SOS Villaggi dei Bambini è importante che ogni bambino possa crescere conservando le proprie tradizioni culturali e religiose. Per i bambini rimasti senza genitori, i villaggi devono essere belli. Che influenza ha lo stile di costruzione dei villaggi SOS sulla comunità locale? Un’influenza molto positiva, perché l’area circostante trae beneficio dal villaggio dei bambini SOS. Ci sono molti programmi di rafforzamento familiare per le persone bisognose e le scuole sono aperte anche ai bambini dei dintorni. Attraverso i villaggi dei bambini, il modo di considerare l’architettura cambia. I vicini sono più sensibilizzati a costruire in modo ecologico. Improvvisamente diventa moderno utilizzare una pietra locale che noi impieghiamo da tempo. Finora veniva buttata via e quindi non costava niente. Credo anche che, abitando in una dimora sicura, i giovani imparino quanto sia importante avere cura delle cose. È un valore che porteranno con sé una volta adulti. Anche questo va a vantaggio della società. (Simone Kosog, ubuntu) SOS Villaggi dei Bambini opera da 35 anni nello Sri Lanka, dove oggi gestisce sei villaggi dei bambini SOS. L’intera popolazione beneficia delle strutture annesse quali asili nido, scuole, centri di formazione professionale, ambulatori medici e programmi di rafforzamento familiare. Alla fine della guerra civile pluriennale SOS Villaggi dei Bambini ha lanciato un programma d’aiuti d’urgenza per soccorrere le vittime della violenza. 11 MADRE SOS IN KENYA LA FAMIGLIA FA LA DIFFERENZA Mary Okono lavora come madre SOS al villaggio dei bambini di Mombasa, in Kenya, da quasi 30 anni. In questo periodo ha dato a 42 figli il calore di una casa. «Fin da quando ero una giovane sposa ciò che desideravo più di tutto era avere figli. Ma dopo otto anni di matrimonio il mio desiderio era ancora irrealizzato. Quando mio marito è deceduto dopo breve malattia, il sogno di una famiglia mi è crollato addosso. Nemmeno il lavoro mi dava più soddisfazione. © Donnah Midigo La madre SOS Mary guarda insieme ai figli attuali le foto della sua prima famiglia SOS. Nel 1986 ho iniziato a lavorare come madre SOS a Mombasa. Da quel momento la mia vita è cambiata radicalmente. I bambini affidatimi arrivavano da me perché i genitori se n’erano andati, li avevano abbandonati sul bordo della strada o erano morti. A loro potevo finalmente donare tutto il mio amore. Accanto al salotto vi è la mia camera, un luogo importante. Qui i figli più grandi mi parlano dei temi che stanno loro a cuore, in tutta riservatezza e lontano dalle orecchie degli altri membri della famiglia. Persino i più piccoli capiscono che la mia camera è come un prolungamento di me stessa, anche quando non ci sono. Sentono la mia presenza e ciò infonde loro fiducia. Nel corso degli anni la mia famiglia è cresciuta. I primi figli sono diventati adulti indipendenti. Sono arrivati nuovi bambini con urgente bisogno di amore e dedizione. E così fino ad oggi mi sono affezionata a 42 figli, come se fossero i miei. Non avrei mai immaginato nemmeno per sogno di avere un giorno una famiglia tanto numerosa. Per me l’importante è che ogni bambino, piccolo o grande, senta di fare parte della nostra famiglia. Per tenere vivo questo legame familiare abbiamo una tradizione. Il primo giorno dell’anno ci ritroviamo tutti sotto questo tetto, nella nostra casa comune al villaggio dei bambini SOS per festeggiare l’inizio dell’anno nuovo. Di solito facciamo un’enorme festa e tutti i membri della famiglia aspettano con impazienza questo appuntamento. Durante la festa mi rilasso e osservo com’è unita la mia famiglia: i sorrisi, gli abbracci, le conversazioni, come ognuno sa di essere importante per gli altri e anche come i conflitti vengono affrontati con rispetto. Sono felice di vedere i miei figli diventare adulti responsabili. A casa nostra ogni bambino si sente a suo agio e questo va anche a beneficio della società. Mi rende fiera vedere che sono una brava madre SOS.» (hf) 12 DARE AGLI ALTRI UNA CASA DOVE ESSERE FELICI RICORDI DI UN’INFANZIA A WELSCHENROHR Gerhard Brunner ha raccolto in un libro i ricordi della sua infanzia felice, per la gioia dei suoi lettori, ma anche dei bambini bisognosi. Welschenrohr (Rosières in francese) è un comune adagiato fra le catene montuose del Giura solettese. Immerso nel panorama idilliaco dell’attuale Parco naturale Thal, il villaggio conserva ancora oggi il suo aspetto caratteristico. Qui Gerhard Brunner ha trascorso la sua bella infanzia in una famiglia intatta, nonostante gli anni di privazioni dopo la Seconda Guerra mondiale. I suoi genitori gestivano il caseificio del paese, all’epoca un importante punto d’incontro per la gente del villaggio. La vita spartana della campagna ha segnato la sua vita: i pochi giocattoli che possedeva se li costruiva da solo con molta immaginazione o inventava dei giochi con gli amici. Come quando, affascinati dall’avventura di Thor Heyerdahl e dalla sua traversata del Pacifico, costruirono una zattera simile al Kon-Tiki – in formato ridotto ovviamente – fieri di vederla galleggiare nel ruscello del paese. Visto che i suoi genitori erano molto indaffarati al caseificio, Gerhard ha imparato presto a gestirsi autonomamente. Spesso aiutava i genitori al caseificio. L’unione della famiglia era molto importante: esserci l’uno per l’altro e darsi una mano a vicenda. Suo padre era il suo modello di come si aiuta il prossimo. Bambini. Da anni Gerhard e sua moglie Monika sono padrini del villaggio dei bambini SOS di Dosso (Niger) e con quest’iniziativa vogliono offrire anche ai «loro» bambini del poverissimo Niger un’infanzia felice. «Condividiamo con SOS Villaggi dei Bambini gli stessi valori», affermano i Brunner. «Una delle nostre ambizioni è consentire ai bambini di trascorrere l’infanzia, ricevere un’istruzione e gestire autonomamente il loro futuro nel proprio paese d’origine.» Il loro augurio è che, in un paese sconvolto dalle crisi come il Niger, la vita della gente cambi positivamente attraverso l’istruzione. CASA SUA Il libro di Gerhard Brunner termina a metà anni Cinquanta, quando la famiglia lascia Welschenrohr. Grazie alla sua infanzia felice diventa un adulto positivo. A Grenchen incontra sua moglie Monika. La coppia adotta due bambini indiani dell’orfanotrofio di Madre Teresa a Bombay e insieme diventano una famiglia. Oggi i Brunner sono nonni felici di due maschi. (hf) Gerhard Brunner: «La mia infanzia felice si rispecchia in questo racconto.» UN’IDEA SPONTANEA Ancora oggi, a 60 anni di distanza, i ricordi della sua infanzia sono vivi nella mente di Gerhard Brunner e decide di metterli su carta. Nasce così l’idea di scrivere un libro per la sua famiglia e gli amici e di allegare all’opera una cedola di versamento per SOS Villaggi dei 13 NEWS DALLA SVIZZERA BIGLIETTI DI NATALE Utilizzate i biglietti di Natale di SOS Villaggi dei Bambini per fare i vostri auguri a parenti, amici o partner d’affari e aiutate così i bambini in emergenza. Anche quest’anno l’assortimento è curato e pubblicato dal nostro partner «Ackermannkarten». I biglietti, di gran pregio, sono creati esclusivamente per SOS Villaggi dei Bambini che riceve un franco per pezzo venduto. 14 «Ackermannkarten», un’azienda famigliare con sede a Köniz, presso Berna, produce da molti anni i nostri biglietti natalizi, occupandosi delle ordinazioni e della fatturazione. Questo significa meno costi per SOS Villaggi dei Bambini. Il volantino con l’intera gamma è allegato al presente numero di Zoom e lo trovate anche in Internet sotto www.ackermannkarten.ch. Grazie di cuore per la vostra ordinazione. (hf) «The Algorythm of Life» è il frutto del lavoro comune di tutti gli artisti. UNA CANZONE PER I BAMBINI IN EMERGENZA La band Dan Breeker Revolution ha deciso di registrare, insieme all’Orchestre di Yverdon, al Children Choir e a Sylvie N., la canzone «The Algorythm Of Life» a favore di SOS Villaggi dei Bambini. La canzone verrà presentata al concerto che si terrà venerdì 13 novembre, ore 20, nella chiesa di Yverdon; contemporaneamente verrà effettuata la vendita del CD a favore di SOS Villaggi dei Bambini. Il video di questa produzione unica nel suo genere si può visualizzare su: www.facebook.com/danbreekerofficial. (hf) AZIONE LAVAGGIO AUTO Con il lavaggio esterno e interno delle auto gli allievi della 6a elementare di Embrach hanno finanziato la loro gita scolastica e raccolto fondi per i bambini in emergenza. Un lavaggio costava 12 franchi e con 5 franchi in più si po- teva far pulire l’abitacolo. Questa straordinaria azione in totale ha fruttato a SOS Villaggi dei Bambini 500 franchi. Grazie di cuore a tutti gli allievi per la fantastica offerta. (hf) COLOPHON Zoom SOS, ottobre 2015 Editirice: Fondazione SOS Villaggio dei Bambini Svizzera Schwarztorstrasse 56 Casella postale 610 3000 Berna 14 T 031 979 60 60, F 031 979 60 61 [email protected] Presidente: Rita Fischer Hofstetter Direttore: Christian Hosmann CP: 30-31935-2 Affiliata di SOS-Kinderdorf International, riconosciuta dalla ZEWO Redazione e progetto grafico: Fondazione SOS Villaggio dei Bambini Svizzera Testi: Hans Frauchiger (hf), Marc Bächler (mb), Christian Hosmann (cho), Simone Kosog (sk), ubuntu, das Magazin für Kindheit und Kulturen, SOS-Kinderdörfer weltweit, München Foto di copertina: Conor Ashleigh Tiratura: d 54 500, f 12 000, i 6400 A tutela dei bambini dei villaggi SOS, tutti i nomi sono stati modificati. www.sosvillaggideibambini.ch PERFOR MANCE Gli allievi di Embrach si sono impegnati per raccogliere fondi da donare a SOS Villaggi dei Bambini. neutral Drucksache 01-15-579812 myclimate.org 15 © Katja Snozzi ULTIMA VOLONTÀ: AIUTARE I BAMBINI IN EMERGENZA UNA TRACCIA INDELEBILE Aiutate i bambini di tutto il mondo a vivere sereni in un ambiente sicuro e protetto, includendo SOS Villaggi dei Bambini nel vostro testamento. Grazie per il vostro aiuto. Claudia Lehnherr vi garantisce una consulenza competente e discreta in tutte le domande che riguardano la vostra ultima volontà. Tel. 031 979 60 55 (numero diretto) [email protected] www.sosvillaggideibambini.ch Con la cartolina risposta inserita in questo numero di Zoom potete richiedere senza impegno il nostro opuscolo sui legati. Un grazie di cuore.