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LAVORO DI GRUPPO PROGETTO ‘LA POESIA NASCOSTA’ LICEO “ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI” DI ACERRA A.S. 2009/2010 INDICE TESTI FRANK DRUMMER DI EDGAR LEE MASTERS TRADUZIONE ITALIANA DI FERNANDA PIVANO UN MATTO DI FABRIZIO DE ANDRE’ TI REGALERÒ UNA ROSA DI SIMONE CRISTICCHI EDGAR LEE MASTERS ANTOLOGIA DI SPOON RIVER FABRIZIO DE ANDRE’ NON AL DENARO NON ALL’AMORE NÉ AL CIELO FERNANDA PIVANO Confronto tra Frank Drummer e Un matto Aforisma Legge 180 Antologia Palatina Frank Drummer di Edgar Lee Masters OUT OF A CELL INTO THIS DARKENED SPACE – THE END AT TWENTY-FIVE! MY TONGUE COULD NOT SPEAK WHAT STIRRED WITHIN ME, AND THE VILLAGE THOUGHT ME A FOOL. YET AT THE START THERE WAS A CLEAR VISION, A HIGH AND URGENT PURPOSE IN MY SOUL WHICH DROVE ME ON TRYING TO MEMORIZE THE ENCYCLOPEDIA BRITANNICA! Da una cella a questo luogo oscuro la morte a venticinque anni! La mia lingua non poteva esprimere ciò che mi si agitava dentro, e il villaggio mi prese per scemo. Eppure all'inizio c'era una visione chiara, un proposito alto e pressante, nella mia anima, che mi spinse a cercar d'imparare a memoria l'Enciclopedia Britannica! Traduzione di Fernanda Pivano Un matto dietro a ogni scemo c'è un villaggio di Fabrizio de Andrè Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole, e la luce del giorno si divide la piazza tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa, e neppure la notte ti lascia da solo: gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro. E sì, anche tu andresti a cercare le parole sicure per farti ascoltare: per stupire mezz’ora basta un libro di storia, io cercai d’imparare la Treccani a memoria, e dopo maiale, Majakowsky e malfatto, continuarono gli altri fino a leggermi matto. E senza sapere a chi dovessi la vita in un manicomio io l’ho restituita: qui sulla collina dormo malvolentieri eppure c’è luce ormai nei miei pensieri, qui nella penombra ora invento parole ma rimpiango una luce, la luce del sole. Le mie ossa regalano ancora alla vita: le regalano ancora erba fiorita. Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina; di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia "una morte pietosa lo strappò alla pazzia” Ti regalerò una rosa Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sono matto Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare col demonio Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio Ti scrivo questa lettera perché non so parlare Perdona la calligrafia da prima elementare E mi stupisco se provo ancora un’emozione Ma la colpa è della mano che non smette di tremare di Simone Cristicchi Io sono come un pianoforte con un tasto rotto L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi E giorno e notte si assomigliano Nella poca luce che trafigge i vetri opachi Me la faccio ancora sotto perché ho paura Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura Puzza di piscio e segatura Questa è malattia mentale e non esiste cura EDGAR LEE MASTERS - 1 Lee Masters nacque il 23 agosto 1868 a Garnett, Kansas. Da bambino frequentò la scuola tedesca, imparandovi la lingua, al liceo studiò il greco e il latino, abbastanza da poterne poi approfondire lo studio in un anno di università. Fu dopo quest’anno di università che il padre lo distolse dagli studi umanistici e lo indusse ad affrontare la professione di avvocato che Masters svolse nel suo ufficio e, soprattutto, aggirandosi nel tribunale, dove raccolse i ricordi più numerosi che avrebbero poi costituito la base alla sua antologia. EDGAR LEE MASTERS - 2 Dal punto di vista sentimentale sappiamo ben poco: Edgar Lee Masters ebbe una relazione con Margaret George che, purtroppo, non si concluse felicemente a causa delle opposte idee culturali della famiglia e per l’accesa opposizione di sua madre. Un giorno, però, esplose come una bomba: litigò con la madre ed andò a Chicago, dove tentò di fare il tipografo e il giornalista; si adattò perfino a fare l’esattore della Edison. Ma, come in un destino senza scelta, si trovò di nuovo a fare l’avvocato. Ebbe successo: prese a guadagnare bene, tanto da essere accolto nell’alta società cittadina. EDGAR LEE MASTERS - 3 Intanto Masters giungeva a formulare le prime conclusioni sulle sue esperienze: si accorgeva che se la vita in campagna era molto diversa da quella di città, non cambiavano invece gli esseri umani. Si accorgeva che le passioni sono identiche in tutti, anche se in qualcuno sono più abilmente soffocate o nascoste. Si propose, dunque, di raccontare la storia del suo villaggio, che era poi la storia della “città” un po’ rimpicciolita. Su suggerimento del direttore di un giornale di St Louis, che pubblicava autori di grande avanguardia, lesse l’Antologia Palatina, la raccolta di epigrammi ed epitaffi greci rivelatori d’intimità e di passioni. EDGAR LEE MASTERS - 4 Nacque così in Masters l’idea di servirsi della forma di epitaffi per far narrare a ciascun abitante di un villaggio la sua storia e insieme la storia del villaggio: L’Antologia di Spoon River. Il direttore pubblicò immediatamente le poesie, sotto pseudonimo, secondo la volontà di Masters, e per fortuna si rifiutò di cambiare il titolo quando il poeta propose quello, secondo lui più serio, di ‘Antologia delle belle pianure’. Abbandonata la professione di avvocato nel 1920 e trasferitosi a New York, visse per qualche anno coi proventi del libro, quando questi scemarono, a poco gli valsero le due dozzine di volumi di versi e lavori teatrali che aveva pubblicato tra il 1916 e il 1942. Quindi, ridottosi a vivere di conferenze, morì assai povero il 5 marzo 1950 a Melrose Park, in Pennsylvania. Antologia di Spoon River L'Antologia di Spoon River (Spoon River Anthology) è una raccolta di poesie pubblicata tra il 1914 e il 1915 sul "Mirror" di St. Louis, mentre in Italia è stata pubblicata per la prima volta nel 1943 da Einaudi con la traduzione curata da Fernanda Pivano. Ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita di una delle persone sepolte nel cimitero di un piccolo paesino della provincia americana. La raccolta comprende diciannove storie che coinvolgono un totale di 244 personaggi che coprono in pratica tutte le categorie e i mestieri umani. In essa viene descritta la vita degli uomini raccontando le vicende di un microcosmo, il paesino di Spoon River. Antologia di Spoon River Nonostante Masters sostenesse che i suoi personaggi fossero verosimili, in realtà si ispirò a personaggi veramente esistiti nei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino Springfield, nell'Illinois. Infatti, molte delle persone cui le poesie erano ispirate, che erano ancora vive, si sentirono offese nel vedere le loro faccende più segrete e private pubblicate in quella raccolta. Ciascuno dei personaggi di Masters racconta la propria vita, mettendo a nudo vergogne e drammi segreti, e ne condensa il senso in una battuta conclusiva che sembra una sorta di aforisma. Antologia di Spoon River Scritti con uno stile scarno ed essenziale, talvolta quasi aridi nell’esposizione dei drammi che vivono gli uomini, i versi ignorano la rima ma producono un grandioso effetto tragico, nella semplicità del linguaggio colloquiale. La morte che è il tema principale dell’Antologia, svolge una precisa funzione: essa può dare a queste persone tutto ciò che la vita ha negato loro. Intorno ad essa si intrecciano tre filoni tematici: il potere del denaro; la dolcezza o il dolore che nasce dalla presenza o dall’assenza della persona amata; l’aspirazione al paradiso a cui tutti si abbandonano come ricerca, come immagine da capire o come luogo da maledire. Non al denaro non all’amore né al cielo Nel 1971 Fabrizio De Andrè pubblicò l’album ‘Non al denaro non all’amore né al cielo’, ispirato all’Antologia di Spoon River. Raramente la poesia è riuscita a coniugarsi, come in questo caso, con la poesia e la letteratura, con questo album De Andrè realizza una difficile sintesi artistica utilizzando un’opera letteraria del Novecento per dare compiutezza alla sua intenzione artistica. Mise in musica nove poesie dell’Antologia di Spoon River ed oltre ai temi individuati da Masters, definì due nuovi argomenti: l’invidia e la scienza. Al primo gruppo appartengono ‘Un matto’, ‘Un giudice’, ‘Un blasfemo’, ‘Un malato di cuore’. Al tema della scienza appartengono ‘Un medico’, ‘Un chimico’, ‘Un ottico’. Fanno da cornice a queste epigrafi ‘La collina’ ed ‘Il suonatore Jone’, a cui De Andrè affida la conclusione: l’unico modo di dare un senso all’esistenza è quello di essere disponibili alla vita, dedicandola alla ricerca della libertà. Non al denaro non all’amore né al cielo Il lavoro di De Andrè non è stata una semplice traduzione questo ce lo lascia intendere l’intervista fatta da Fernanda Pivano al musicista il 25 ottobre 1971 e che è pubblicata nella busta interna del disco. I testi originali furono manipolati vistosamente, un po’ per ragioni metriche un po’ per adeguarle ai tempi. Se si esclude la prima poesia, tutte le canzoni sono fornite di un titolo ben diverso dall’originale. Vengono eliminati i riferimenti biografici per un titolo molto più generico, in genere riferito alla professione. Questo permette di universalizzare il testo . ANTOLOGIA PALATINA L'Antologia Palatina è una raccolta di epigrammi greci compilata tra la fine del IX e l'inizio del X secolo d.C. da uno studioso bizantino, Costantino Cefala. Essa consta di circa 3700 epigrammi, suddivisi in quindici libri. Tale opera venne rinvenuta dall'umanista Claude Saumaise. L’antologia palatina comprende anche “l’appendix planudea”, cinquantasette epigrammi in sette libri ispirati a vicende del mito messi assieme da Massimo Planude intorno al 1300, e raccoglie epigrammi anonimi e di autori illustri di argomenti diversi: amorosi, erotici, votivi, funerari, tombali, conviviali . Fernanda Pivano Nata il 18 luglio del 1917, durante l’adolescenza si trasferì a Torino con la famiglia e lì frequentò il liceo classico. Si laureò in lettere nel 1941. Nel 1943 iniziò la sua attività letteraria sotto la guida di Cesare Pavese. Fernanda Pivano svolse il ruolo di talent scout editoriale, suggerendo la pubblicazione di opere letterarie di scrittori statunitensi, inoltre, si affermò anche come saggista confermando un metodo critico basato sulla testimonianza diretta, sulla storia del costume e sull'indagine storico-sociale degli scrittori e dei fenomeni letterari. Nelle sue opere FERNANDA PIVANO riporta molto spesso ricordi, emozioni ed impressioni di viaggio raccontando di incontri con ambienti e personaggi del mondo letterario. Durante la sua carriera di scrittrice e saggista, inoltre, è stata considerata un'esperta ed apprezzata critica di musica leggera italiana e internazionale. Fernanda Pivano è scomparsa il 18 agosto del 2009, all'età di 92 anni, presso la clinica privata di Don Leone Porta dove da qualche tempo era ricoverata. Il 22 agosto, a 4 giorni dalla scomparsa, Don Andrea Gallo scrisse l’addio alla celebre Pivano, intitolato “Ciao, signora libertà”. L' addio di Don Gallo a Fernanda Pivano: 'Ciao, signora Libertà'. da ‘ La Repubblica ’ del 22 agosto 2009, pagina 1 , sezione GENOVA « Io ti saluto, shalom, salam, ciao signora America, ciao signora Libertà, ciao signorina Anarchia», dice don Andrea Gallo, e con la mano destra alzata fa il segno della pace, mentre dalle navate della basilica di Carignano sale un lunghissimo applauso. Finisce così, ieri mattina, il rito funebre per Fernanda Pivano, che il prete di strada ha concelebrato. Fiori bianchi, i suoi preferiti, hanno accompagnato Fernanda Pivano nell' ultimo viaggio verso il cimitero di Staglieno. Nel cimitero genovese sarà cremata e poi sepolta accanto alla madre Maria. Rose bianche sopra alla bara («i miei ragazzi sono andati a cercarli tutta la mattina», ha detto don Gallo), per la corona di Dori Ghezzi e la fondazione De André, per il grande cesto di Vasco Rossi, che sul nastro ha scritto soltanto "Vasco" e che, ha detto don Gallo dall' altare, «adesso è un po' lui l' erede principale», di quel filo ideale che ha attraversato anche la poesia di De André. L' addio di Don Gallo a Fernanda Pivano: 'Ciao, signora Libertà'. da ‘ La Repubblica ’ del 22 agosto 2009, pagina 1 , sezione GENOVA La basilica di Carignano ieri mattina ha accolto decine e decine di amici di Fernanda Pivano, cui hanno reso omaggio anche le sue città, Genova e Milano, con i gonfaloni e i rappresentanti delle istituzioni. Il suo saluto è stato caldo e appassionato, pieno di ricordi, dal dolore della Pivano per il sangue dell' 11 settembre, al rapporto con i grandi americani che ha tradotto, al suo insegnamento. «Ci ha insegnato ad osare la speranza. Non se ne è andata: in queste ore la rete è piena di blog di ragazzi, di trentenni, che la ricordano. L' hanno ricordata i giornali di tutto il mondo, anche l' Osservatore romano. Era un ponte che unisce». Più volte don Gallo nel suo saluto è stato interrotto dagli applausi, che hanno accompagnato il feretro nell' uscita dalla chiesa, sulle note di due canzoni di De André, prima "Il malato di cuore", poi l' Ave Maria". LEGGE 180 Trent’anni fa, il 13 maggio del 1978, veniva approvata dal parlamento italiano la legge 180, da tutti conosciuta come Legge Basaglia, dal cognome del suo fautore, Franco Basaglia (Venezia 1924-1980): Conseguita la maturità classica, proseguì gli studi iscrivendosi alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Padova. psichiatra brillante, docente universitario autorevole, ma soprattutto medico e scienziato controcorrente. Sposa Franca Ongaro, sua collaboratrice e coautrice di opere sulla psichiatria. Nel 1958 è assistente presso la Clinica di malattie nervose e mentali l'Università di Padova dove ottiene la libera docenza in Psichiatria. A causa di incompatibilità con l’ambiente accademico nel 1961 rinuncia alla carriera universitaria e si trasferisce a Gorizia dove dal 1961 assume l'incarico direttore dell'Ospedale Psichiatrico. Basaglia si è ispirato alla "comunità terapeutica" di origine inglese e alle teorie di Sartre, Foucault e Goffman, avvicinandosi alla corrente di pensiero dell'antipsichiatria. Per primo, in Italia, introdusse l’idea di una “nuova” psichiatria, basata sulla visione del malato non solo come matto diverso, soggetto “pericoloso” da emarginare e distogliere dalla comunità dei “normali", ma come degente bisognoso di cure e assistenza, e soprattutto, come essere umano in difficoltà. Una persona delle cui problematiche la società doveva farsi carico, senza limitarsi ad aggirare il problema rinchiudendolo tra le quattro mura di un manicomio. Le intenzioni della legge 180 erano quelle di ridurre le terapie farmacologiche ed il contenimento fisico, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati da ambulatori territoriali. Nel 1978 solo nel 55% delle province italiane vi era un ospedale psichiatrico pubblico, mentre nel resto del paese ci si avvaleva di strutture private (18%) o delle strutture di altre province (27%). AFORISMA Un aforisma o aforismo (dal greco aphorismós, definizione) è una breve frase che condensa , similmente alle antiche locuzioni latine , un principio specifico o un più generale sapere filosofico o morale. I temi trattati negli aforismi di tutti i secoli riguardano soprattutto i vizi e le virtù che cambiano, rimangono o scompaiono completamente secondo il periodo. Per quanto riguarda lo stile con il quale va scritto l'aforisma, in tutti i secoli si raccomanda come qualità la brevità. Esempio: ‘Non ti lodare e non ti incolpare, che questo fanno li stolti li quali la vanagloria conturba’ (dai ‘Disticha Catonis’, autore ignoto, II-III d.C.). CONFRONTO TRA: Frank Drummer Un matto 8 versi liberi 4 strofe di 6 versi Verso 3 Versi 3 e 4, De’ Andrè accresce le idee e le immagini di Edgar Lee Masters Verso 4, contrapposizione Frunk Drummer - villaggio. Verso 8 Enciclopedia britannica Versi 3-4-5-6, presentano il villaggio e la collettività come un elemento negativo. Seconda strofa , verso 11 Treccani / Versi 19-20 (Voglia di vivere) Il protagonista fornisce una visione della propria fine . La gente giudica la morte dell’uomo. Frunk Drummer = Io lirico Un matto = Io lirico