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GALVANICHE Processo Galvanico: GENERALITA’ E STEP PRODUTTIVI 1 2 3 PRODUZIONE MASSIMA DEL SETTORE SCHEMA DI FLUSSO DI UN PROCESSO GALVANICO COMPLETO 1. PREPARAZIONE DELLE SUPERFICI DA TRATTARE SCHEMA DI FLUSSO POSSIBILI PRODOTTI E REAGENTI UTILIZZATI: 1. SOLVENTI CLORURATI 2. DETERGENTI IN BASE ACQUOSA (SODA IN SOLUZIONE ACQUOSA) 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. TENSIOATTIVI ACIDO SOLFORICO ACIDO CLORIDRICO ACIDO NITRICO ACIDO FLUORIDRICO SOLFATO ACIDO DI SODIO AMMONIO FLUORURO SCHEMA DI FLUSSO DI UN PROCESSO GALVANICO COMPLETO 2. DEPOSIZIONE DEL RIVESTIMENTO METALLICO BAGNI ACIDI BAGNI ALCALINI BAGNI ACIDI SCHEMA DI FLUSSO DI UN PROCESSO GALVANICO COMPLETO 3. TRATTAMENTO DI FINITURA REFLUI DAI PROCESSI GALVANICI Gli effluenti di una fabbrica galvanica si possono raggruppare nelle seguenti categorie: Acque alcaline: provenienti dai lavaggi successivi alle operazioni di sgrassatura, pulitura elettrolitica, elettrodeposizione da bagni alcalini. Possono contenere cianuri, rame, zinco, cadmio, carbonati, idrati, nitrati, silicati, fosfati alcalini, agenti tensioattivi, sostanze grasse. Rientrano quindi in questa categorie anche le acque cianidriche, il cui trattamento va però effettuato in maniera mirata. Acque acide: provenienti dai lavaggi successivi alle operazioni di decapaggio, passivazione, ossidazione anodica, elettrodeposizione da bagni acidi. Possono contenere rame, zinco, nichel, ferro, stagno, piombo, acidi solforico, nitrico, cloridrico, prodotti di natura organica (splendogeni, antipuntinanti, brillantanti, ecc.). Acque cromiche: provenienti alle operazioni successive alla fase di cromatura e passivazione. Contengono acidi cromico e solforico. Acque di varia provenienza: provenienti da lavorazioni ausiliarie (es. smerigliatura, verniciatura finale). Possono contenere solidi sospesi, detergenti inorganici alcalini, tensioattivi, solventi di varia natura. Acque non contaminate: provenienti da operazioni di raffreddamento o altro. SCHEMA DI FLUSSO DI UN IMPIANTO DI TRATTAMENTO A SERVIZIO DELLA GALVANICA SCHEMA ESEMPIO 1 SCHEMA ESEMPIO 2 (IMPIANTO CHIMICO/FISICO) PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO FENTON Il processo che vede nel reattivo Fenton (una reazione fra perossido di idrogeno e cloruro o solfato ferroso in ambiente acido) il nucleo centrale del trattamento, trova applicazione da diversi anni nel trattamento degli scarichi industriali. 1. 2. 3. 4. Il ciclo operativo del trattamento comporta (dopo l’omogeneizzazione) (fig. 1) l’acidificazione; la reazione di ossidazione avviene a pH acido (2.7/3) dosando acido solforico concentrato a seguire vi è l’aggiunta di perossido di idrogeno e sali ferrosi (fig. 2) dopo il trattamento di ossidazione il refluo è trattato fino al raggiungimento di un pH 8.5/9. PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO FENTON • Effetti di rimozione su rifiuti liquidi industriali misti PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO SCAMBIO IONICO Il processo di scambio ionico determina lo scambio dello ione legato alla resina con uno in soluzione. i.e. Resina cationica: R-H + Me+n RMe + nH+ • • • Il processo, esaurita la capacità di scambio della resina, cessa e la resina è esaurita. Il processo è reversibile ovvero per azione di massa (forte concentrazione di H+ introdotto con il rigenerante) l’equilibrio si sposta: RMe + nH+ R-H + Me+n determinando soluzioni rigeneranti che contengono tutti gli ioni scambiati nella fase di esaurimento e l’eccesso di rigenerante. Tale rifiuto deve essere trattato. Materiale Densità del Forma delle volume umido particelle (drenato) Kg/L Rigonfiamento dovuto allo scambio (%) 0.76-0.86 58-65 8-10 Sferette Granulare Granulare 0.70-0.75 0.70-0.80 0.85-0.95 45-50 50 40-45 20-80 10-25 0 120 45-65 60 Sferette 0.70 46-50 20 Sferette 0.72 70 15 Polistirene sulfonato Resina omogenea (gel) Sferette 6 % legami crociati Scambiatori Cationici debolmente acidi Acrilico (pK 5) o metacrilico (pK6) Resina omogenea Resina fenolica Zeolite (Al silicato) Scambiatori anionici fortemente basici Polistirene di base tipo I Omogeneo 8 % CL Base acrilica Gel omogeneo Base di cellulosa Etiltrimetilammonio Capacità di scambio Temperatura massima di Range di pH per Secco Umido operatività l’operatività (Equivalente/Kg) (Equivalente/L) (°C) Contenuto di umidità (drenata) % sul secco 120-150 0-14 4.0-5.4 1.3-1.8 4-14 0-14 6-8 8.3-10 2.5 1.4 3.3-4.0 1.0-1.4 0.75 60-80 0-14 3.8-4.0 1.2 40-80 0-14 5.0 1.0-1.2 100 4-10 0.62 PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO SCAMBIO IONICO CAMPO DI APPLICAZIONE RIMOZIONI PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO SCAMBIO IONICO ESEMPI DI SCHEMI DI PROCESSO Processo a scambio ionico a più componenti per il recupero di cromato dall’acqua di risciacquo dei rivestimenti Tipico sistema di deionizzazione a due letti PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO RIDUZIONE CROMO 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. pH non superiore a 4 (circa 2,5) agente riducente usato solitamente è acido solforoso diluito (reazione esotermica) controllo continuo del pH, temperatura e ORP reazione globale in circa 40 minuti riduzione dei cromati viene sempre confermata da un controllo analitico quantitativi di metabisolfito impiegati sono in genere in eccesso rispetto al fabbisogno stechiometrico acque derivanti dal processo di trattamento sono fortemente acide (pH 1,5-3,0) e devono essere stoccate in serbatoio idoneo (es. cisterna di vetroresina bifenolica). l'impianto deve essere allocato in una struttura sotto aspirazione dotata di opportuno sistema di abbattimento fumi PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO TRATTAMENTO CIANURI (MTD PER RIFIUTI DA GALVANICA) Cinetica del clorocianato diminuisce a pH inferiori a 8, per pH a 8,5 avviene in 40 minuti (tempo di reazione dipende da altri metalli in soluzione) Il raggiungimento dell'equilibrio di reazione può, comunque, essere accelerato dalla presenza di un eccesso di ipoclorito. Il dosaggio supplementare di ipoclorito ossida il cianato a biossido di carbonio e azoto (CO2 + N2) Per far avvenire la reazione in modo completo occorre utilizzare dosaggi di ipoclorito con un eccesso che supera molto raramente il 20% rispetto al fabbisogno stechiometrico (2,5 equivalenti di NaOCl per ogni equivalente di CN-). PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO TRATTAMENTO CIANURI (MTD PER RIFIUTI DA GALVANICA) Da rilevare che l'ossidazione dei cianuri deve avvenire in un reattore batch munito di agitatore meccanico ed alimentazione automatica: l'impianto deve essere allocato in una struttura sotto aspirazione e l'intero sistema (carico del reattore, dosaggio dei reattivi, NaOH al 30% e NaOCl al 14-15%, e controllo di pH, rH e temperatura) deve essere monitorato in continuo. PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO COAGULAZIONE-FLOCCULAZIONE Strato di Stern Strato diffuso 0 S Potenziale COAGULAZIONE Per causare l’aggregazione delle particelle occorre ridurre le cariche delle particelle o superare l’effetto di queste cariche (abbassare il potenziale ZP). 1) aggiunta di ioni determinanti il potenziale, i quali saranno assorbiti e reagiranno con la superficie colloidale, o con l’aggiunta di elettroliti che hanno l’effetto di ridurre lo spessore dello strato elettrico diffuso e perciò il potenziale Z; 2) aggiunta di molecole (polimeriche) organiche a lunga catena, funzionalizzate ionicamente chiamate polieelettroliti, che causano la rimozione delle particelle attraverso l’adsorbimento ed il concatenamento; 3) aggiunta di sostanze chimiche che formano ioni di metallo idrolizzato. FLOCCULAZIONE Nella flocculazione sono identificabili due meccanismi: a) PERICINETICA - aggregazione da moto termico significativo per sistemi da 1 a 2 mm b) ORTOCINETICA - prodotta da gradienti di velocità nel fluido ed agente sui microfiocchi ottenuti dalla fase a) Potenziale di Nerst Potenziale di Stern Potenziale Zeta Distanza PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO COAGULAZIONE-FLOCCULAZIONE 220 2.0 200 Ka=5.14 x 10-5 sec 2.0 Kb=1.08 x 180 10-7 m=1 sec m=4 3.0 160 3.0 140 120 4.0 100 4.0 80 Valori di n01/ nm1 60 Affidabilità della flocculazione 40 20 0 0 1000 2000 3000 4000 Rottura dei fiocchi Tempo, sec Gradiente di velocità G G, sec-1 Curve di prestazione dei flocculatori (m= numero di stadi) Erosione dei fiocchi Flocculazione ottimale Flocculazione inadeguata tempo PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO COAGULAZIONE-FLOCCULAZIONE ESEMPIO DI FLOCCULATORI ingresso Concentratore fango Strato di fango Uscita fango 2 1 PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO FILTRAZIONE SU SABBIA: CONFIGURAZIONI filtro continuo a letto profondo a flusso ascensionale, controlavato in upflow b-Filtro convenzionale a sabbia stramazzo Acqua di controlavaggio Linea aria da compressori EFFLUENTE Vasca di sedimentazione Strato di sabbia LAVAGGIO SABBIA 60-90 cm 90-120 cm Strato di ghiaia INFLUENTE Filtro a ponte scorrevole c-filtro a letto pulsante SUPERFICIE D’ACQUA VARIABILE COLEGAMENTO CON ATMOSFERA Meccanismo di lavaggio a ponte scorrevole INFLUENTE Acqua di scarico del lavaggio SUPERFICIE D’ACQUA VARIABILE INFLUENTE Pompa per lavaggio 25 cm SABBIA SABBIA Sistema di raccolta acqua di lavaggio 28 cm EFFLUENTE CAMERE D’ARIA Sistema di drenaggio aperto all’atmosfera durante la filtrazione EFFLUENTE SINGOLE CELLE DI SABBIA PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO FILTRAZIONE SU SABBIA: ESEMPI PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO CARBONI ATTIVI Parametri usati per caratterizzare i carboni attivi ADSORBIMENTO SU CARBONI ATTIVI • E’ una o.u. che permette il trasferimento di composti dalla fase liquida ad una solida • adsorbato l’inquinante adsorbito • adsorbente la fase solida impiegata per la rimozione dell’inquinante (carbone attivo) • L’adsorbimento è un fenomeno di interfaccia ( solido- liquido o solido- gas) viene condotto su materiali ad elevata superficie specifica Proprietà dei carboni 1. Carbone in polvere (PAC)per la rimozione in reattori batch degli inquinanti 2. Carbone granulare (GAC 0.5 – 1.5 mm) in filtri a letto impaccato proprietà Dimensione particelle significato analisi standard di granulometria. Più fine è il materiale, maggiore è la velocità di adsorbimento. maggiori le perdite di carico Coefficiente di rapporto tra il diametro corrispondente al 90% e il diametro uniformità corrispondente al 10% del peso del materiale Superficie specifica Maggiore è la superficie specifica maggiore è la capacità adsorbente (m2/g) superficie di area BET” a seconda del metodo usato per calcolarla Volume dei pori (ml/g) Il volume totale dei pori nel carbone Densità (kg/m3) apparente densità del letto lavato o drenato 0,5 g/cl densità delle particelle (bagnato) 1,4 – 1, 7 g/cl La densità delle particelle (bulk density) (g/cl o kg/m3) Peso specifico Numero di iodio Peso specifico del materiale La quantità di iodio adsorbita E’: o relativa al volume dei pori di dimensione di 10-28 Å o indicativa della proprietà di adsorbire composti organici a basso peso molecolare. Numero di melassa o o Contenuto di acqua (%) Contenuto di ceneri (%) misura i pori maggiori di 28 Å indicativo della capacità del carbone di adsorbire sostanze ad elevato peso molecolare PROCESSI TRATTAMENTO REFLUI GALVANICI: CARATTERISTICHE UNITA’ OPERATIVE PROCESSO CARBONI ATTIVI Isoterma di Langmuir • disponibili un numero di siti con stessa energia • processo reversibile. abC e x m 1 aC e x/m=quantità adsorbita per unità di peso dell’adsorbente a, b= costanti empiriche dipendenti dall’adsorbente e dall’adsorbato Ce= concentrazione residua nella fase liquida Isoterma di Freundlich Numero illimitato di punti di adsorbimento x Kf C m 1 n e x/m= quantità adsorbita per unità di adsorbente Kf,n= costanti empiriche Ce= concentrazione residua nella fase liquida L’ equazione può essere linearizzata per il calcolo di K e n. BILANCIO IDRICO AZIENDA GALVANICA MEDIA RAPPRESENTATIVA % CIRCA 90% IN SCARICO IN FOGNATURA, PRINCIPALMENTE DAI PROCESSI DI RISCIACQUO BILANCI DI MASSA AZIENDA MEDIA RAPPRESENTATIVA BILANCI DI MASSA CROMO E NICHEL Cromo kg/a TOTALE DITTA ESTERNA PEZZI FANGHI FOGNATURA Nichel TOTALE PEZZI FANGHI FOGNATURA % 3150 1627 630 883 10 kg/a 51.7 20.0 28.0 0.3 % 13900 12510 1370 20 90.0 9.9 0.1 AZIENDA MEDIA RAPPRESENTATIVA CON CICLO GALVANICO COMPLETO RIFIUTI PRODOTTI AZIENDA MEDIA RAPPRESENTATIVA CON CICLO GALVANICO COMPLETO RIFIUTI PRODOTTI IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO ELEZINCO S.r.l. AIA Decreto 13/VAA del 05/03/2013 Elezinco S.r.l. è dotata di 5 impianti galvanici ed esegue le seguenti lavorazioni: • zincatura acida a telaio con passivazione bianca - iridescente alta resistenza trivalente - nera–tropicale • zincatura alcalina senza cianuro a rotobarile con passivazione bianca iridescente alta resistenza trivalente nera – tropicale; • nichelatura-cromatura a telaio; • ramatura - nichelatura - ottonatura nichel opaco - cromo trivalente a telaio ; • ramatura - nichelatura - ottonatura a rotobarile. IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO ELEZINCO S.r.l. Il complesso genera uno scarico idrico di tipo industriale ed uno di tipo civile recapitanti entrambi in fognatura comunale. Le acque meteoriche sono raccolte e avviate al trattamento all’impianto di depurazione; le acque di seconda pioggia derivanti dai due stabilimenti recapitano rispettivamente sul Fosso Vallato (Elezinco I) e in pubblica fognatura (Elezinco II). «Tutti gli scarichi che arrivano all’impianto di depurazione derivanti dalla parte dello stabilimento denominata ELEZINCO II sono contenuti all’interno di canalette rivestite in resina antiacido; per quanto attiene alle tubazioni di collegamento delle acque reflue derivanti dalla parte di stabilimento denominata ELEZINCO I,.., sono tutte fuori terra e facilmente ispezionabili. L’impianto nella parte relativa allo stabilimento Elezinco II è dotato di un sistema di recupero/ricircolo dell’acqua.» impianto di depurazione di tipo chimico fisico (240 m3/d) con campionatore automatico finale . IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO ELEZINCO S.r.l. IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO ELEZINCO S.r.l. Layout scarichi idrici 1. impianto di depurazione delle acque reflue industriali di tipo chimico fisico 2. raccolta delle acque meteo dei piazzali e dei tetti e loro collettamento all’impianto di trattamento. La portata media dell’impianto di depurazione delle acque industriali è di circa 30 m³/h L’impianto è così strutturato: Vasca di accumulo e sollevamento dei lavaggi alcalini n° 1 Vasca di sollevamento ed equalizzazione con elettroagitatore 1. 2. 3. 4. 5. acque riportate nella lista con destinazione “lavaggi alcalini” acque provenienti dalla disidratazione dei fanghi e dal dilavamento dei pavimenti sversamenti accidentali provenienti dal bacino di contenimento dei serbatoi della soda caustica e dell’ipoclorito sversamenti provenienti dalla zona di caricamento dell’ipoclorito di sodio e della soda caustica Vasca d’accumulo e sollevamento lavaggi acidi n° 1 Vasca di sollevamento ed equalizzazione con elettroagitatore 1. 2. 3. acque riportate nella lista con destinazione “lavaggi acidi” sversamenti accidentali provenienti dal bacino di contenimento dei serbatoi degli acidi sversamenti provenienti dalla zona di caricamento degli acidi ACCUMULO Vasca di sollevamento dei concentrati acidi n° 1 Vasca di sollevamento ed equalizzazione con elettroagitatore 1. bagni concentrati provenienti dal rinnovo periodico delle vasche di lavorazione Vasca di sollevamento dei concentrati alcalini n° 1 Vasca di sollevamento ed equalizzazione con elettroagitatore 1. bagni concentrati provenienti dal rinnovo periodico delle vasche di lavorazione. Sollevamento lavaggi alcalini n° 1 Pompa di sollevamento, ad asse orizzontale, in materiale plastico, installate sul bordo della passerella di servizio, dotate di barilotto d’adescamento. Sollevamento lavaggi acidi n° 1 Pompa di sollevamento, ad asse orizzontale, in materiale plastico, installate sul bordo della passerella di servizio, dotate di barilotto d’adescamento. Sollevamento concentrati acidi n° 1 Pompa di sollevamento e dosaggio, del tipo peristaltico, a portata variabile, installate in prossimità della passerella di servizio. Sollevamento concentrati alcalini al trattamento Per il sollevamento degli esausti di sgrassatura al trattamento specifico, sono presenti due pompe sommergibili, fissate tramite una struttura di acciaio inossidabile, direttamente alla passerella di servizio. Fase di riduzione dei cromati Nella vasca di riduzione dei cromati, giungono le acque provenienti dalla vasca di sollevamento dei lavaggi acidi e dalla vasca di sollevamento dei concentrati acidi. La riduzione dei cromati, si ottiene per l’azione di agente riducente, il bisolfito di sodio, a valori di pH compresi tra 2 ÷ 2,5. Fase di ossidazione dei cianuri Nella vasca di ossidazione dei cianuri giungono le acque provenienti dalla vasca di sollevamento dei lavaggi basici e dalla vasca di sollevamento dei concentrati basici. L’ossidazione dei cianuri si ottiene tramite l’azione dell’ipoclorito di sodio a valori di compresi tra pH 10-11. Fase di neutralizzazione Nella vasca di neutralizzazione giungono sia le acque provenienti dalla sezione di sollevamento delle acque alcaline trattate provenienti dalla lavorazione galvanica, sia quelle derivanti dalla riduzione dei cromati, comprese quelle provenienti dal controlavaggio dei filtri, per cui, visti i differenti valori di pH a cui si effettuano le reazioni di trattamento, è presente un sistema per regolare il pH tra 8,8 ÷ 9,5 infatti, tale intervallo rende possibile la precipitazione di tutti i metalli presenti. Flocculazione La fase di flocculazione è finalizzata all’aggregazione di tutti i “microfiocchi” precedentemente formati nella fase di alcalinizzazione Sedimentazione ed ispessimento La fase di sedimentazione, avviene su un sedimentatore a pianta circolare in acciaio al carbonio, completo di ponte raschiafango a trazione centrale. Filtrazione finale Filtro a sabbia mirato alla rimozione degli eventuali fiocchi di fango che potrebbero fuoriuscire dal sedimentatore finale. Disidratazione fanghi La filtropressa è posta in posizione soprelevata affinché i fanghi prodotti possono essere posti direttamente all’interno di cassoni scarrabili senza ulteriori manipolazioni. Il chiarificato ottenuto durante la disidratazione dei fanghi, viene inviato direttamente alla vasca d’equalizzazione dei lavaggi alcalini. Equalizzazione finale L’acqua trattata dal sistema di filtrazione finale viene immessa nella vasca d’equalizzazione finale. IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO Silga S.p.A. AIA Decreto 78/VAA del 28/07/2011 COMPLESSO CON 8 STABILIMENTI PER: - trattamento superficiale dei metalli (galvanica) - produzione di circuiti stampati (multistrato, flessibile, PTH, no PTH) - attività accessorie FLUSSI IDRICI E REFLUI GENERATI • Acque servizi igienici: fognatura consortile • Acque meteoriche: alla fognatura consortile • Acque industriali: le acque di lavaggio della galvanica verranno inviate all’impianto di depurazione chimico-fisico esistente da 70 mc/h, per poi essere scaricate in pubblica fognatura Il ciclo produttivo genera cinque tipologie di reflui industriali che viaggiano su fognature separate fino al depuratore: 1. acque derivanti dalle rigenerazioni e dai controlavaggi delle resine a scambio ionico dell’impianto DEMI per la produzione di acqua demineralizzata utilizzata nei lavaggi del ciclo produttivo 2. reflui di lavaggio acidi 3. reflui di lavaggio alcalini Dove necessario le acque da inviare all’impianto di depurazione vengono 4. reflui concentrati acidi collettate all’interno di tubazioni in PVC che scorrono dentro un canale 5. reflui concentrati alcalini ispezionabile in cemento rivestito in materiale antiacido. La fognatura è sempre posizionata all’interno di un canale in cemento rivestito, ma è ispezionabile solo in corrispondenza dei relativi pozzetti. IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO Silga S.p.A. APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Il complesso Silga S.p.A. impiega sostanzialmente acqua di rete per le utenze civili (c.a. 4.4001 mc/anno) e tre diverse tipologie di acqua, caratterizzate da diversi livelli di qualità, per le utenze industriali: 1. acqua di rete o acqua di falda per le operazioni normali 2. acqua demi per lavaggi di particolare accuratezza o per i quali è richiesta una bassissima conducibilità 3. acqua di ricircolo dei lavaggi per operazioni di minor accuratezza L’approvvigionamento industriale, pari a c.a. 276.000 mc/anno (con riferimento all’anno 2008), deriva per il 24% dall’acquedotto e per il 76% da attingimento da pozzo. La necessità di acqua si attesta in circa 522 m3/d dei quali circa 39,5 m3/h attinti da pozzo e circa 12,5 m3/h relativi ai sistemi di recupero interno delle acque di lavorazione derivanti dalla quota prelevata dal gestore pubblico quasi tutta per produrre acqua demi usata nei lavaggi gli effluenti dai lavaggi vengono inviati ad impianti di recupero per produrre ulteriore acqua demi IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO Silga S.p.A. APPROVVIGIONAMENTO IDRICO Per minimizzare il prelievo di acqua di rete per la produzione di acqua demineralizzata, questa viene prodotta anche da un impianto di riciclo interno, che tratta le acque provenienti dai lavaggi delle attività galvaniche. L’acqua di rete pubblica viene dapprima passata su filtro a sabbia e a cartuccia, di seguito osmotizzata ed accumulata in serbatoi. Sulla base delle richieste dalla produzione viene prelevata e demineralizzata su resine a scambio ionico (cationica ed anionica) e avviata all’accumulo pronta per essere impiegata nei lavaggi delle linee galvaniche. Le acque derivanti dalle rigenerazioni e dai controlavaggi dei due impianti sono convogliate all’impianto di depurazione chimico fisico ed ivi trattate. IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO Silga S.p.A. Tutte le acque reflue industriali vengono avviate al depuratore che poi recapita in pubblica fognatura (max 70 m3/h). I reflui provenienti dai lavaggi con caratteristiche acide, i concentrati acidi e gli eluati di rigenerazione acidi, vengono collettati in una vasca nella quale si opera la riduzione del cromo VI a cromo III con aggiunta stechiometrica di bisolfito (NaHSO3) ed acido solforico. I reflui provenienti dai lavaggi aventi caratteristiche alcaline, i concentrati alcalini con cianuri e gli eluati di rigenerazione basici, vengono avviati, con stadi diversi per ciascuna corrente, ai rispettivi trattamenti che, a differenza dalla componente acida, risultano differenziati: 1. i concentrati alcalini vengono avviati ad un trattamento a batch per l’ossidazione dei cianuri (dosaggio di NaClO, poi HCl fino a raggiungere pH 7 e successiva decantazione); 2. i lavaggi alcalini vengono trattati in un altro distretto unitamente agli eluati basici di rigenerazione sempre per abbattere i cianuri (dosaggio di soda e NaClO) 3. le due correnti (acide e basiche) sono poi equalizzate, neutralizzate (si ha il dosaggio di soda o acido solforico per raggiungere il pH di 9-9,5) e viene inoltre dosato il bisolfito necessario per eliminare l’eccesso di ipoclorito (NaClO); 4. a questo stadio si aggiunge la corrente generata dal chiarificato del trattamento a batch dei concentrati alcalini e lo scarico del controlavaggio filtri; 5. lo stream subisce poi il trattamento di solfurazione tramite dosaggio di solfuro di sodio, la successiva flocculazione con polielettrolita e l’avvio ad una prima fase di decantazione dalla quale si genera un primo fango di depurazione che viene avviato all’ispessimento ed un chiarificato che viene rilanciato in una ulteriore fase di trattamento tesa all’eliminazione dei metalli e successiva coagulazione tramite acidificazione con acido solforico e polielettrolita; 6. seconda quantità di fango che viene avviato come il primo all’ispessimento ed un refluo; 7. una chiarificato che viene avviato, previo passaggio su sabbia e carbone, allo scarico in pubblica fognatura. IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO Silga S.p.A. IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE GALVANICHE: CASI STUDIO Silga S.p.A. BIOMASSE D.A.M. Alimentazione D.A.T. Digestato solido Digestato t.q. D.W. Digestato liquido LINEE GUIDA IMPIANTI A BIOMASSE REGIONE EMILIA ROMAGNA DGR 1495/2011 3.1 Misure strutturali Tra le misure strutturali particolare attenzione deve essere riservata a: I. Stoccaggio dei materiali da inviare a digestione anaerobica Stoccaggio materiale da inviare alla digestione 1- Per quanto riguarda lo stoccaggio di biomasse palabili in arrivo all’impianto destinate ad insilamento, le strutture dovranno essere conformi a quelle normalmente utilizzate per questo tipo di processo. Per quanto riguarda, invece, le altre biomasse da destinare all’alimentazione del digestore, lo stoccaggio dovrà essere effettuato in contenitori coperti per evitare dispersioni sia di COV sia di particolato. 2- Qualora il tenore di sostanza secca dei suddetti materiali sia inferiore al 60% lo stoccaggio deve avvenire in contenitori chiusi a tenuta, salvo un’apertura minima per gli sfiati che dovranno essere opportunamente trattati. 3-Inoltre la pavimentazione, quando presente, deve essere impermeabilizzata e sagomata in modo da favorire il rapido sgrondo di eventuali percolati. Questi dovranno essere inviati direttamente al digestore od in alternativa, conservati in contenitori chiusi, in attesa del loro caricamento. 4-Per le biomasse non palabili, in arrivo all’impianto (liquami zootecnici di origine extra aziendale, sughi zuccherini, sottoprodotti agroindustriali) la conservazione in attesa del caricamento dovrà essere effettuata in vasche/contenitori chiusi a tenuta, salvo un’apertura minima per gli sfiati che dovranno essere opportunamente trattati. In tale contesto, sono esclusi i liquami zootecnici di origine aziendale qualora inviati direttamente alla fase di digestione anaerobica. LINEE GUIDA IMPIANTI A BIOMASSE REGIONE EMILIA ROMAGNA DGR 1495/2011 3.1 Misure strutturali Tra le misure strutturali particolare attenzione deve essere riservata a: II. Stoccaggio ed eventuali trattamenti del digestato Stoccaggio del digestato 1- Lo stoccaggio del digestato e/o delle frazioni solide e chiarificate risultanti da un eventuale trattamento di separazione dovrà garantire il contenimento delle emissioni di odori, ammoniaca e gas serra causati dalla presenza di sostanza organica non digerita che determina un potere di biometanazione residuo del digestato stesso. La capacità dei contenitori è calcolata in rapporto ai quantitativi di materiali trattati dall’impianto e non può essere inferiore al volume di digestato prodotto tal quale o chiarificato in centottanta giorni (180 gg) per impianti con terreni in Zone Vulnerabili da Nitrati e centoventi giorni (120 gg) per impianti con terreni in Zone Ordinarie. 2-Per quanto concerne la eventuale frazione palabile si farà riferimento ad un tempo di stoccaggio pari a novanta giorni (90 gg). La progettazione di tali sistemi, ad esclusione dei casi in cui Aziende esistenti, singole o associate, già dotate di contenitori di stoccaggio aventi adeguate volumetrie impiegano azoto zootecnico di origine aziendale in misura uguale o superiore all’80% del totale, dovrà prevedere: a. uno stoccaggio del digestato tal quale o della frazione chiarificata (Digestato liquido) in una o più vasche/contenitori coperti con eventuale trattamento dell’aria esausta o captazione del biogas e utilizzo del medesimo per produzione energetica; oppure: b. uno stoccaggio del digestato tal quale o della frazione chiarificata ripartito in almeno tre bacini, caricati in serie, disposti secondo un layout che consenta un periodo di stasi della biomassa senza aggiunta di biomassa fresca (nei bacini 2 e 3) per un adeguato periodo, come da schema. LINEE GUIDA IMPIANTI A BIOMASSE REGIONE EMILIA ROMAGNA DGR 1495/2011 OBBLIGHI: 1- la copertura del contenitore n. 1 con trattamento dell’aria esausta o captazione del biogas e utilizzo del medesimo per produzione energetica 2- la dimensione del contenitore 1 deve essere pari ad almeno il volume di digestato prodotto in 30 giorni LINEE GUIDA IMPIANTI A BIOMASSE REGIONE EMILIA ROMAGNA DGR 1495/2011 Sono da ritenere assimilabili al contenitore n. 1, e quindi utili al computo del periodo di stoccaggio richiesto (rif. al precedente punto II), le vasche coperte di post digestione, qualora siano utilizzate nel ciclo di riempimento/svuotamento dettato dal calendario di utilizzo agronomico del digestato. Per quanto concerne i contenitori n. 2 e 3, deve essere conseguita una riduzione delle emissioni ammoniacali in atmosfera adottando una della tecniche di riduzione illustrata nella tabella che segue: Il volume massimo di ogni singolo nuovo contenitore per materiali non palabili non potrà essere superiore a 6.000 metri cubi per evitare difficoltà di omogeneizzazione del digestato e di ripresa dei sedimenti dal fondo. Per la frazione palabile del digestato è obbligatoria la copertura dell’area di stoccaggio e tamponature laterali. LINEE GUIDA IMPIANTI A BIOMASSE REGIONE EMILIA ROMAGNA DGR 1495/2011 Un'altra potenziale sorgente di odori è costituita dal trattamento di separazione dei digestati in due frazioni, quando tale operazione è effettuata con mezzi a forte efficienza e impiego energetico, come le centrifughe. In questi casi si dovrà ricorrere ad interventi strutturali che consistono in: - ambienti completamente chiusi e in depressione, con aspirazione e trattamento dell’aria esausta prima della sua immissione in atmosfera. In tale contesto, all’uscita dell’impianto di trattamento, i valori guida a cui fare riferimento per le emissioni odorigene sono: - Concentrazione di odore espressa come unità odorimetriche: 400 uoE/Nm3 misurata con olfattometria dinamica secondo UNI EN 13725/2004 - Composti ridotti dell’azoto espressi come NH4: 5 mg/Nm3 Per verificare l’entità delle emissioni odorigene, in presenza di centrifughe, si dovranno prevedere almeno numero 2 autocontrolli/anno, da eseguirsi con almeno tre campionamenti nell’arco temporale di 1 ora di funzionamento dell’impianto di separazione nelle condizioni di esercizio più gravose. I sistemi di separazione solido/liquido e di trattamento dell’aria esausta dovranno essere oggetto di adeguata manutenzione. LINEE GUIDA IMPIANTI A BIOMASSE REGIONE EMILIA ROMAGNA DGR 1495/2011 SISTEMI DI RACCOLTA E TRATTAMENTO DELLE ACQUE Per la gestione delle acque complessivamente generate nell’area d’impianto, occorre far riferimento alla specifica normativa di settore che è rappresentata dal Dlgs 152/06 e s.m.i.; DGR 286/05; DGR 1860/06; DGR 1053/03. Gli impianti di trattamento/raccolta delle acque dovranno essere sottoposti annualmente ad operazioni di verifica, controllo e manutenzione e di tali interventi dovrà essere conservata idonea documentazione da rendere disponibile a richiesta degli organi di controllo. Misure gestionali • attenzione dovrà essere riservata alla movimentazione dei materiali all’interno dell’area perimetrata dell’impianto e alla gestione degli stoccaggi: Evitare imbrattamenti dei piazzali per perdite di materiale solido o di percolato da parte dei mezzi adibiti alla movimentazione (carri, pale meccaniche, muletti, ecc). Trasporto e il carico dell'insilato deve avvenire con mezzi chiusi e a tenuta per evitare perdite di percolato. Deve inoltre essere utilizzata apposita benna/trancia insilato. Nel caso di scarico da autobotti il liquido deve essere immesso nel contenitore sotto al pelo libero oppure utilizzando un circuito chiuso. Lo stoccaggio dei materiali in arrivo all’impianto, con tenore di sostanza secca < al 60%, ad esclusione degli insilati, dovrà essere di breve durata (non oltre 72 ore), onde prevenire fenomeni di anaerobiosi, fonte primaria di emissioni maleodoranti. Infine, lo stoccaggio del digestato separato solido dovrà essere effettuato in modo tale da evitare fenomeni di anaerobiosi nei cumuli che pertanto dovranno essere di dimensioni contenute e periodicamente rivoltate. CARATTERISTICHE EFFLUENTI DA DIGESTIONE ANEROBICA BIOMASSE CARATTERISTICHE EFFLUENTI DA DIGESTIONE ANAEROBICA BIOMASSE Risultati Materiali & Metodi Introduzione Conclusioni PROCESSO BIOLOGICO DI NITRITAZIONE/DENITRITAZIONE IN CONTINUO DEIEZIONI BOVINE DEIEZIONI SUINE DEIEZIONI SUINE + SIERO Da 01/09/2012 A 12/11/2012 Da 27/11/2012 A 07/07/2013 Da 08/07/2013 A 30/09/2013 IN mg/l IN mg/l Kn INKn mg/l Alk 5965 3860 0,136 0,307 7350 TSS 4308 1226 COD 14275 3011 3564 via nitrito 100% via 95% vianitrito nitrito 80% COD sol 4673 1580 TKN 1230 1042 TKN sol 984 940 N-NH4 945 885 P tot 43 41 P-PO4 16 22 0,10 6190 E% Kn TSS COD Kd Kd 0,09 0,140 0,247 99% 95% 80% 2704 2911 2740 1556 Ntot solo via86 nitrati Ptot 49 64 83 57 0,005 52 54 78 88 82 73 74 69 52 PROCESSI BIOLOGICI AVANZATI PER IL TRATTAMENTO DI REFLUI AD ALTO CONTENUTO DI NUTRIENTI E VALUTAZIONE DELLE EMISSIONI GASSOSE Dottorato di Ricerca in Scienze dell’Ingegneria Ingegneria dei Materiali, delle Acque e dei Terreni XIII ciclo Dottoranda Martina Santinelli Relatore Prof. Paolo Battistoni Coordinatore Prof. Erio Pasqualini 2 dicembre 2014 Materiali & Metodi Introduzione Risultati Conclusioni PROCESSO BIOLOGICO DI NITRITAZIONE/DENITRITAZIONE IN CONTINUO … REQUISITI OD < 2 mg/l pH ~ 7,5-8,5 N-NH4in (ideale tra 0,5 e 2 g/l) VANTAGGI Risparmio di OD ~ 25% Riduzione fino 40% di RBCOD Velocità cinetiche 1,5-2 volte delle std … applicato all’AUTOMATISMO del processo consolidato a CICLI ALTERNATI FasiFasi aerobiche ed anossiche in continuo ed alternate, aerobica & anossica per operare la nitrificazione e denitrificazione via nitrito Controllo sulla base di segnali di OD e ORP FASE FASE AEROBICA ANOSSICA 7 200 6 150 OD 50 4 0 ORP (mV) ORP OD (mg/l) 100 5 PROFILI DI OD/ORP FINE N-NH-504 MIXER ON 3 -100 -150 2 -200 1 0 07/11/2008 -250 -300 PROFILI DI ORP FINE N-NOX, SOFFIANTI ON OD ORP Materiali & Metodi Introduzione Risultati Conclusioni Sperimentazione dal 17/04/2012 al 13/01/2014 FASE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 T(d) a b a b c a b - 43 7 19 19 16 8 40 73 28 120 87 85 43 62 Alimentazione inoculo surnatante da fanghi urbani urbano (2/3) e zootec-agroind (1/3) urbano (1/3) e zootec-agroindu (2/3) bovino-agroindustriale bovino-agroindustriale filtrato bovino bovino (centrifugato due volte) bovino bovino+suino suino suino (dal 12/04 nuovo carico) suino+siero di latte bovino+siero bovino+agroind (origine esterna) RBCOD si no no no no no si si no si si si si no V (L) HRT (d) 3060 3900 3900 11 18 15 76 75 71 0,09 0,15 0,18 3300 2400 2400 12 20 18 68 68 74 0,05 0,06 0,07 2400 21 76 0,05 2400 2400 2400 27 27 36 76 75 75 0,08 0,08 0,08 RISULTATI DELLE FASI DI ALIMENTAZIONE CON MATRICI: 1) BOVINA 2) SUINA 3) SUINA+SIERO VSS/SS NLR (%) (KgN/m3d) Risultati Materiali & Metodi Introduzione Conclusioni PROCESSO BIOLOGICO DI NITRITAZIONE/DENITRITAZIONE IN CONTINUO DEIEZIONI BOVINE DEIEZIONI SUINE DEIEZIONI SUINE + SIERO Da 01/09/2012 A 12/11/2012 Da 27/11/2012 A 07/07/2013 Da 08/07/2013 A 30/09/2013 IN mg/l OUT mg/l IN mg/l OUT mg/l Kn INKn mg/l Alk 5965 2535 3860 1491 0,136 0,140 0,3071704 0,247 7350 TSS 4308 1709 1226 500 COD 14275 6368 3011 1649 COD sol 4673 2910 1580 807 TKN 1230 206 1042 262 TKN sol 984 158 940 207 N-NH4 945 100 885 154 P tot 43 30 41 20 P-PO4 16 8,5 22 10 0,10 Kd Kd OUT mg/l 0,09 3564 391 via nitrito 100% 99% via 95% vianitrito nitrito 80% 95% 80% E% Kn TSS COD 6190 1095 2704 809 2911 122 2740 88 0,005 1556 68 64 57 83 52 54 78 Ntot 82 73 solo via86 nitrati 1688 Ptot 49 74 52 6 69 Introduzione Materiali & Metodi Risultati Conclusioni FILIERA CORTA Filiera corta digestato solido DEIEZIONI Bovino Suino FILIERA LUNGA Suino + Siero Digestato solido %N %P 36 95 39 86 22 86 Effluente Digestato liquido %N %P 64 5 61 14 78 14 digestato solido Filiera lunga IL VALORE AGGIUNTO DELLA FILIERA LUNGA PER UNA AZIENDA AGRICOLA SI MISURA SULL’IMPIEGO DEI SOTTOPRODOTTI DI TRATTAMENTO, QUALI IL DIGESTATO SOLIDO E LIQUIDO. DEIEZIONI Bovino Suino Suino + Siero Digestato solido e fango %N %P 37 96 43 92 23 95 Effluente Finale %N 12 17 3 %P 4 8 5