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La militarizzazione dell`impero

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La militarizzazione dell`impero
A CURA DI SOFIA CESARINO, BEATRICE GALLAZZI, ANDREA SOPPELSA
GABRIELE TOSATTO
E
La storia dell’impero
La missione militare dell’impero
p.3
La sconfitta dei nemici interni ed esterni
p.4
Impero restaurato: Giustiniano
Il sogno di un impero universale
p.5
Giustiniano, un perfetto autocrate
La riorganizzazione statale
L’Imperatrice di Bisanzio
La figura fondamentale a corte
p. 14
La scelta dell’imperatrice
Il concorso di bellezza
p.26
p.15
Un imperatore protetto da Dio
Iconoclastia
p.16
p.6
La conquista del regno dei vandali
La guerra in Italia
La chiesa sottomessa all’imperatore: il
Cesaropapismo
L’eredità di Roma
p.7
La prammatica sanzione
L’Italia in rovina
Gli esiti della politica di Giustiniano
p.17
Imperatore e Papa, lo scontro
per la supremazia
p.19
p.8
Il palazzo imperiale
p.20
Il gran palazzo imperiale di Costantinopoli
I mosaici
La militarizzazione dell’ impero
Eraclio e l’impero dei contadini soldati
Una grande vittoria a caro prezzo
p.21
p.9
I simboli del potere imperiale
p.10-11
Il culto dell’imperatore
Un uomo superiore agli altri
L’etichetta di corte
La chiesa cattolica
p.22
Nestorianesimo
p.23
Monofisismo
p.24
p.12
L’adorazione
p.13
Scontro per la supremazia,
tra Papa e imperatore
La sconfitta dei nemici interni e esterni
La missione universale dell'Impero
Un imperatore protetto da Dio
Cesaropapismo
p.25
p.27
Le basi economiche dell’impero:
La lotta per la sopravvivenza
Gli slavi: l’invasione di un popolo maledetto
p.28
Giovanni di Efeso, storia ecclesiastica
La forza dell’economia orientale
p.29
Un modello vincente
p.30
LA STORIA DELL’IMPERO
Nonostante la sconfitta subita nel 1071 da
parte dei turchi selgiuquidi, in un epico
scontro che costituì l’inizio della crisi, nel
1901 riuscì a respingere l’ultimo grande
assalto barbarico, quello dei peceneghi.
Costoro vennero annientati nella battaglia
della Marizza.
Fino alla metà dell’XI secolo una solida
struttura economica e militare caratterizza
la società bizantina; è costante
preoccupazione degli imperatori quella di
salvaguardare la piccola proprietà
contadina, nella consapevolezza che il
libero coltivatore costruisce il pilastro della
produzione e della difesa militare. La
riforma amministrativa, con la divisione
del territorio in temi, a capo dei quali c’è
uno stratega, rappresenta il punto di forza
di una società.
I secoli successivi vedono affacciarsi grandi
figure di storici quali Michele Psello (10181078), Anna Comnena (1083-1150)
Giovanni Cinnamo (1143-1203) e Niceta
Coniate (1150-1213), studiosi ed eruditi
come gli imperatori Leone VI (866-911) e
Costantino VII Porfirogenito (905-959) ma
anche retori, teologi, poeti, matematici,
medici, architetti. La letteratura produsse
romanzi, poemi epici e quel monumento
perenne che è l’Antologia Palatina.
LA MISSIONE MILITARE DELL’IMPERO
La seconda metà del V secolo, l’impero
d’Oriente affrontò uno dei momenti più
difficili della sua storia. Dovette sostenere la
pressione degli unni di Attila e degli ostrogoti,
che poi si spostarono in Occidente.
L’imperatore Zenone, di stirpe isaurica, riuscì
ad allentare sui confini orientali la pressione
degli ostrogoti di Teodorico ma, alla sua morte
(491) si presentò il problema della successione.
Gli isauri cercarono di far valere la propria
potenza militare e di imporre al trono di
Costantinopoli un loro candidato, ma divenne
imperatore Anastasio (491-518), un
funzionario di corte appoggiato dalla
burocrazia imperiale. Anastasio I resse
l’impero con grande fermezza bloccando ogni
tentativo di rivincita politica e militare, da
parte degli isauri. Si scatenò una lunga guerra
che porto alla distruzione delle fortificazioni
isauriche nel 498 e alla deportazione di tutto il
popolo di Tracia. Anastasio sostenne duri
conflitti anche contro i bulgari e contro
l’impero persiano. Riuscì a contenere queste
minacce e nello stesso tempo a riorganizzare
finanziariamente l’impero, razionalizzando il
sistema fiscale, contenendo sprechi o
corruzione e diminuendo il peso delle tasse.
3
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Attila, re degli unni
Solido dell’imperatore
Anastasio I
La sconfitta dei nemici interni ed
esterni
Agli inizi del VI secolo l’Impero
d’Oriente aveva ritrovato stabilità
interna e solidità economica e
finanziaria, era così di nuovo in grado di
attuare una politica di egemonia
sull’area mediterranea. Il suo
successore, Giustino (518-527) risolse la
separazione con la chiesa di Roma,
riaffermando l’ortodossia cattolica e
combattendo ogni forma di eresia.
Giustino riaffermò l’autorità
dell’imperatore anche in materia
religiosa e rinnovò la missione
universale dell’impero. Riunire tutto il
mondo conosciuto sotto un unico
sovrano e sotto un’unica fede, quella
cristiana cattolica. Questo comportava
una politica di riconquista dei territori
occidentali, un progetto che avrebbe
costituito il fulcro dell’azione del
successore di Giustino, Giustiniano.
Imperatore Giustiniano, Basilica di S. Vitale,
Ravenna
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
L’IMPERO RESTAURATO:
GIUSTINIANO
Il sogno di un impero universale
Giustiniano (482-565) salì al trono dell’Impero romano
d’Oriente nel 527 ed ereditò dai suoi predecessori uno
stato solido e prospero, ma soprattutto non più sottoposto
alla minaccia dei barbari. Tali condizioni favorevoli gli
consentirono la restaurazione dell’impero universale di
Roma (restauratii imperi). Per perseguire questo obbiettivo
dovette eliminare tutti gli elementi di divisione nell’impero.
La sua azione politica si ispirò quindi a un ideale di unità in
tutti i campi. Prima di tutto ricercò l’unità nel governo
dell’impero, frutto di una riorganizzazione istituzionale
dello stato intorno alla figura centrale dell’imperatore. Poi
perseguì l’unità religiosa, attraverso l’eliminazione di ogni
eresia e la riaffermazione dell’ortodossia cattolica, infine
l’unità culturale, basata sulla salvaguardia della grande
tradizione della cultura romana, in particolare del diritto.
Ma il sogno di ricostituzione dell’Impero romano non
poteva esistere senza il recupero dell’unità dei territori
imperiali, cioè la riconquista delle terre d’Occidente in
mano ai barbari.
Unità politica
Unità religiosa
Centralizzare il potere
nelle mani
dell’Imperatore
Lotta all’eresia e
affermazione
dell’ortodossia
cattolica
Impero universale
di Giustiniano
Recupero della
Unità culturale
tradizione romana, in
particolare del diritto
Unità territoriale
5
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Riconquista del
territori occidentali
dell’impero
Giustiniano, un perfetto autocrate
La riorganizzazione statale
Giustiniano considerò l’accentramento dell’autorità nelle mani dell’
imperatore. Fu quindi sostenitore dell’autocrazia, cioè del potere assoluto
dell’imperatore. La politica di Giustiniano provocò le reazioni della società
bizantina, in particolare dell’aristocrazia senatoria. Nel 532costantinopoli fu
scossa dalla rivolta di Nika, nata negli ambienti dell’ippodromo della
capitale. Qui solitamente si fronteggiavano due partiti, gli Azzurri e i Verdi
divisi da ragioni di carattere religioso, politico e sportivo. I due partiti si
unirono contro l’autoritarismo di Giustiniano. Quest’ultimo appoggiato
dall’esercito, fu spietato e lasciò sul campo circa trentamila vittime. Fu il
segnale chiaro che nessuno doveva più opporsi all’autorità dell’imperatore.
Giustiniano agì con decisione per organizzare
meglio lo stato bizantino cercando di
eliminare la corruzione di limitare
l’indipendenza dei funzionari dell’impero.
Venne centralizzato l’apparato burocratico
statale, portandolo sotto il diretto controllo
dell’imperatore e dei suoi stretti collaboratori:
tra questi il giurista Triboniano, i generali
Belisario e Narsete, il ministro delle finanze
Giovanni di Cappadocia, oltre a Teodora,
l’imperatrice, la quale influì in molte occasioni
nel governo dello stato. La pressione fiscale
divenne con il tempo fortissima; com’era
accaduto in precedenza in Occidente,
l’aristocrazia fondiaria divenne così sempre più
potente e riottosa ad accettare l’autorità
imperiale tanto da rappresentare un elemento
di forte instabilità politica. La pressione fiscale
divenne con il tempo fortissima; com’era
accaduto in precedenza in Occidente,
l’aristocrazia fondiaria divenne così sempre più
potente e riottosa ad accettare l’autorità
imperiale tanto da rappresentare un elemento
di forte instabilità politica.
Ricostruzione digitale
dell’ippodromo
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
La conquista del regno dei vandali
La guerra in Italia
I grandi alleati di Giustiniano nella
riconquista dei territori Occidentali furono il
clero cattolico, deciso a stroncare l’eresia
ariana diffusa tra i popoli germanici, la
grande aristocrazia, desiderosa di recuperare
l’antico prestigio e il governo dei territori ora
controllati dai barbari, e i mercanti,
interessati alla ripresa dei commerci con
l’Occidente.
Il primo regno a fare le spese
dell’espansionismo di Giustiniano fu quello
dei Vandali in Africa settentrionale; i loro atti
di pirateria bloccavano i commerci via mare.
Il regno dei Vandali fu rapidamente
conquistato da una spedizione guidata dal
generale Belisario tra il 533 e il 534.
Dalle coste dell’Africa settentrionale, la flotta di
Giustiniano raggiunse e riconquistò la Sardegna e le
isole Baleari. Quindi sbarcarono nel sud della
penisola decisi a porre fine alla dominazione dei
goti. Fu l’inizio della guerra greco-gotica, un
conflitto durato quasi vent’anni (535-553). Totila
(541-552) seppe riunire tutto il suo popolo nella
lotta contro i bizantini; egli cercò di portare dalla sua
parte i ceti più bassi della popolazione. Per questa
ragione, concesse la libertà agli schiavi a patto che
combattessero nel suo esercito, diminuì la pressione
fiscale e proibì stragi e saccheggi. Per colpire
l’aristocrazia espropriò molte grandi proprietà e
aumentò la tassazione nei confronti dei proprietari
terrieri. Totila fu vinto e ucciso a Gualdo Tadino nel
522; l’anno successivo l’esercito bizantino guidato
da Narsete, successore di Belisario, riusciva a vincere
anche Teia, ultimo sovrano ostrogoto.
7
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
La prammatica sanzione
L’Italia venne riunita all’impero
con un decreto imperiale
denominato Prammatica Sanzione
attraverso il quale Giustiniano
abolì tutte le disposizioni
introdotte da Totila e ristabilì
l’assetto sociale tradizionale.
Così facendo aristocrazia
fondiaria e chiesa recuperarono
i propri privilegi, ma l’Italia
venne retrocessa al rango di
provincia imperiale e sottoposta
all’autorità di un governatore
bizantino. L’aristocrazia
Romana non riacquistò il
controllo dell’amministrazione
pubblica e si trovò oppressa da
nuove tasse.
L’Italia in rovina
La guerra greco-gotica
devastò l’Italia, i danni al
territorio e al tessuto
sociale furono tali che la
penisola si riprese solo
dopo secoli. Le campagne
furono sconvolte dagli
eserciti, le città erano in
rovina e abbandonate
dalla popolazione che fu
decimata dalla guerra,
dalle carestie ricorrenti e
da una terribile epidemia
di peste che infuriò in
tutto il bacino del
mediterraneo tra il 541 e il
544.
Gli esiti della politica di
Giustiniano
Nel 554 un ultima spedizione militare
bizantina guidata dall’aristocratico Liberio
occupò la parte sud orientale della penisola
iberica, strappandola ai visigoti. Giustiniano
era quindi riuscito a riportare sotto il
controllo dell’ impero tutto il bacino del
Mediterraneo e ristabilire la sicurezza delle vie
navali e commerciali. Dopo le vittorie di
Narsete, l’Italia venne occupata quasi
totalmente dai longobardi, mentre nel 584 i
visigoti riconquistarono i territori spagnoli.
Ben presto si videro i segnali di una profonda
crisi finanziaria. Alla morte di Giustiniano
(565) lasciò un impero molto più vasto, ma
profondamente indebolito al suo interno.
Impero romano d’Oriente nel 527
Territori conquistati da Giustiniano (554)
8
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
La militarizzazione dell’impero
Alla morte di Giustiniano fu per l’impero un
epoca di crisi interna, con guerre civili e
rivolte popolari e militari, provocate
dall’aumento della pressione fiscale e dal
rafforzarsi dell’aristocrazia fondiaria. Lo
sforzo di riconquista dei territori occidentali
aveva lasciato sguarnite le frontiere orientali,
dove ben presto la minaccia dei persiani
divenne preoccupante, mentre si facevano
sempre più frequenti, alla fine del VI secolo,
le incursioni degli slavi nei Balcani. Intorno al
580, queste popolazioni, alleate con gli avari,
occuparono stabilmente la penisola balcanica
e qui avviarono nel corso del VII secolo un
processo che avrebbe portato alla formazione
di alcuni stati slavi indipendenti. Insieme ad
essi, a partire dal VII secolo cominciarono a
stabilirsi nei Balcani anche i bulgari, una delle
più grandi minacce per l’impero bizantino
del VIII secolo.
Eraclio e l’impero dei
contadini soldati
Nel 610, Eraclio (610-641), figlio
dell’esarca di Cartilagine, divenne
il nuovo imperatore. Eraclio seppe
organizzare l’impero, attuando una
vera e propria militarizzazione
dello stato basata sul sistema dei
temi e sulla creazione di un
esercito di soldati-contadini.
Suddivise il territorio imperiale in
circoscrizioni, cioè unità
amministrative rette da uno
stratega (generale) che deteneva il
potere militare e civile. In ogni
tema furono stanziati dei soldati ai
quali vennero assegnati, in cambio
del servizio militare, lotti di terra
in proprietà ereditaria ; in questo
modo si formò una piccola classe
di proprietari terrieri.
9
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Una grande vittoria a caro
prezzo
Questa riforma militare consentì a
Eraclio di contrattaccare con efficacia i
nemici dell’impero. Il momento più
difficile fu nel 626, quando i persiani
arrivarono a cingere d’assedio
Costantinopoli. Eraclio decise allora di
lasciare la capitale sotto assedio e di
puntare con il suo esercito al cuore
dell’Impero persiano, cogliendolo di
sorpresa e sconfiggendolo ; nel 630
Eraclio fece il suo ingresso a
Costantinopoli da vincitore. In realtà, il
lungo conflitto aveva prosciugato le
risorse finanziarie e umane di entrambi
gli imperi, i quali si presentarono perciò
estremamente indeboliti di fronte a un
nuovo nemico comune: l’espansione
Araba.
La cattedrale di santa Sofia venne consacrata il 26 dicembre 537.L’enorme cupola centrale crollò in seguito al
terremoto del 7 maggio 558 e venne ricostruita per essere riconsacrata solennemente la vigilia di natale del 562.
Santa Sofia era naturalmente un edificio religioso , ma a Costantinopoli il cristianesimo e il potere imperiale erano un
cosa unica .
L’enorme cattedrale doveva dimostrare il carattere universale e sovrumano dell’impero e contribuire all’immagine della
città capitale come centro del mondo .
L’edificio religioso di santa Sofia veniva percepito dagli osservatori come carico di simbologie del potere universale
.Parallelamente, l’atto dell’incoronazione dell’imperatore era profondamente intessuto di motivi religiosi.
Le norme da seguire per il corretto svolgimento della manifestazione erano ben precise.
Tutti arrivavano prima del sovrano, con le vesti di gran gala ; il senato al completo e gli altri ufficiali delle scholae e
degli altri tagmata [le truppe della guardia imperiale]si abbigliano per la cerimonia e prendono le insegne per seguire in
corteo i sovrani; quando tutto è pronto , l’imperatore muove dall’<<Augusteo>> [ la sala delle udienze]portando il
suo scaramangion e il saghion [ gli abiti dell’imperatore] di porpora, scortato dai domestici addetti alla sua persona,e
arriva fino al Onopodion [il vestibolo del palazzo] qui nell’Onopodion, il sovrano riceve i primi omaggi dei patrizi: il
maestro delle cerimonie dice: <<formulate i vostri voti>> ,ed essi augurano: << molti anni felici>>. Poi tutti
scendono fino al grande concistoro (sala delle udienze), dove i consoli e gli altri senatori si riuniscono in assemblea : i
sovrani restano in piedi davanti al ciborio , mentre tutti i senatori, insieme ai patrizi si prostrano a terra. Quando si
sono rialzati, i sovrani rivolgono un cenno al praepositus sacri cubicoli, e il silenziarlo[il primo degli addetti alla persona
dell’imperatore e il funzionario incaricato di imporre silenzio ]dice:<<formulate i vostri voti>>, ed essi augurano :
<<molti anni felici>> .Poi il gruppo dei reali si dirige verso la cattedrale[Santa Sofia] passando tra le scholae , mentre
le fazioni[i due partiti del circo , i verdi e gli azzurri] stanno in piedi ,al loro posto, in abiti da cerimonia , soltanto
segnandosi col segno della croce.
10
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Basilica di Santa Sofia, Istanbul
Quando l’imperatore è giunto all’Orgoglio [alla porta
della cattedrale ]viene sollevata la cortina, ed egli entra
nella zona della chiesa riservata alla vestizione
dell’imperatore , qui indossa il divitision e il tzitzakion
[altri abiti dell’imperatore] mentre sopra il saghion,
quindi fa il suo ingresso insieme con il patriarca.
Accende dei ceri presso le porte d’argento ,percorre la
navata centrale , avanza lungo la solea e prega davanti
alle sante porte, dopo aver acceso altri ceri , poi sale
all’ambrone[il pulpito] insieme al patriarca.
Egli ,allora, recita la preghiera sulla clamide[il manto
imperiale ], e, quando l’ha terminata, i domestici addetti
alla persona del sovrano sollevano la clamide stessa e ne
rivestono il loro signore .Il patriarca recita una seconda
volta la preghiera sulla corona destinata al sovrano, e,
dopo averla conclusa, il patriarca stesso prende la corona
e la pone sul capo dell’imperatore .Nello stesso istante il
popolo acclama:<< Santo! Santo! Santo! Gloria a Dio
nell’alto dei cieli e pace in terra>>.
Così per tre volte. E poi:<<Molti anni al tale, grande
imperatore e autocrator>> e quel che segue. Allora
l’imperatore, con la corona sul capo, scende
dall’ambrone ,raggiunge nuovamente il luogo della
vestizione, e siede sul seggio reale , dopodiché fanno il
loro ingresso gli altri dignitari, che si posano a terra e gli
baciano entrambe le ginocchia .[Entrano poi nella
chiesa, secondo un rigido ordine gerarchico, gli altri
funzionari , militari ,civili e di corte.]
A tutti i praepositus dice:<<Formulate i vostri voti>>,
ed essi esprimono il loro augurio con la formula :
<<Molti anni felici>>.
11
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
IL CULTO DELL’IMPERATORE
“ Un uomo superiore agli altri”
“L’etichetta di corte”
L’imperatore bizantino era una figura sacra. Il rispetto e
l’obbedienza che gli dovevano i sudditi, anche gli
appartenenti all’aristocrazia e i militari di corte era assoluto,
era assoluto. Avvicinarlo al di fuori delle rigide regole del
cerimoniale di corte era praticamente impossibile perché
funzionari e cortigiani che lo circondavano creavano una
sorta di sbarramento tra il sovrano e il mondo dei comuni
mortali. Tale distacco dal mondo fece si che in torno alla sua
figura nascesse un vero e proprio culto dell’imperatore di
tipo religioso. Le sale destinate alla vita pubblica all’interno
del palazzo imperiale , per esempio, ricordavano volutamente
l’architettura delle chiese, o il trono al posto dell’altare . Ogni
sala aveva una precisa funzione e le cerimonie prevedevano
una ritualità simile a quella delle celebrazioni religiose.
L’imperatore e l’imperatrice avevano abiti per ogni
cerimonia. Si cambiavano prima oppure lo facevano dietro
un paravento durante la cerimonia stessa. Anche i dignitari
avevano abiti che corrispondevano al loro rango a alle regole
del cerimoniale.
La corte dell’imperatore era considerata la copia
“terrestre” della corte celeste di Dio e doveva dare
un’immagine di ordine e perfezione .Per tale ragione ,su
tutto dominava la taxis ,l’etichetta di corte, che
determinava quale posto dovevano necessariamente
occupare i dignitari secondo la loro importanza, quali
atteggiamenti tenere di fronte al sovrano, quali gesti
compiere e come esprimersi. Ogni infrazione alle regole
era ritenuta un sacrilegio. Una regola fondamentale era
quella del silenzio da osservare in presenza del sovrano.
Toccava ad un funzionario specifico, il silenziarlo , e
intimare l’assoluto rispetto di questa regola. Nelle udienze
solenni l’imperatore doveva mantenere un atteggiamento
impassibile, che non rivelasse alcuna passione umana . Per
sottolineare la sua differenza rispetto agli alti uomini, non
doveva calpestare terreno comune ma soltanto lastre di
porfido o tappeti color rosso porpora. Chi riceveva da lui
un dono doveva nascondere le mani sotto il lembo del
mantello, per evitare la profanazione dell’eletto da Dio da
parte di una mano comune .
12
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
“L’adorazione”
Un altro rito fondamentale del cerimoniale
era l’adorazione [in greco proskynesis] , un
rito di ossequio proveniente , probabilmente
dalla Persia. Chiunque si trovasse di fronte
all’imperatore e all’imperatrice doveva
adorarli. A seconda del rango dei dignitari
ammessi al cospetto dei sovrani, l’adorazione
passava dal semplice inchino alla
prosternazione a terra con le braccia e le
gambe tese. Il rituale comprendeva anche il
bacio dei piedi dei sovrani.
L’adorazione si estendeva anche alle
immagini dell’imperatore che erano definite
sacre e divine. Per questo , le immagini del
basileus[re] venivano portate in processione
durante le solennità religiose insieme alle
rappresentazioni dei santi ed erano oggetto
di culto, come anche le statue
dell’imperatore.
13
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
L’IMPERATRICE DI BISANZIO
“La figura fondamentale a
corte”
L’imperatrice più famosa della storia dell’impero
Bizantino fu sicuramente Teodora, moglie di
Giustiniano. Ebbe un ruolo politico molto rilevante
durante gli anni di governo del marito. Solitamente
l’imperatrice non svolgeva compiti politici o di
governo. L’imperatrice aveva la reggenza dell’impero
nel caso in cui l’erede al trono alla morte del padre
fosse ancora un bambino. Inoltre , se l’imperatore
moriva senza aver avuto figli maschi, la successione
al trono veniva assicurata dalla vedova la quale
legittimava un nuovo sovrano sposandolo.
L’imperatrice veniva chiamata “Augusta” e dall’VIII
° secolo , basilissa. Le venivano però resi onori
pubblici e la sua presenza era indispensabile per lo
svolgimento delle cerimonie regali , o dei banchetti
rituali, ai quali partecipavano tutte le donne della
corte.
Teodora, imperatrice di Bisanzio
S. Vitale, Ravenna
14
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
“La scelta
dell’imperatrice”
“Il concorso di bellezza”
Se l’imperatore era già sposato al
momento dell’incoronazione , la moglie
non diventava automaticamente
imperatrice, ma doveva essere a sua volta
incoronata in una cerimonia distinta da
quella del marito. L’incoronazione
avveniva nel palazzo imperiale. Un
imperatore poteva scegliere di incoronare
imperatrice una donna che non era sua
moglie. Allo stesso modo, non vi erano
preclusioni di tipo sociale nella scelta
dell’imperatrice. Giustino I ° era già
sposato con una sua ex schiava di nome
Lupicina, incoronata imperatrice con il
nome greto di Eufemia. Giustiniano
sposò Teodora di umili origini.
Erano invece limitati i matrimoni con
donne straniere.
L’importanza della scelta della sposa imperiale è
attestata dalla pratica del “ concorso di
bellezza” Gli emissari dell’imperatore
percorrevano le province alla ricerca delle
fanciulle più belle. Quindi, si assicuravano che
appartenessero a famiglie oneste. Se le fanciulle
rispondevano alle indicazioni estetiche
dell’imperatore venivano inviate a corte per la
scelta definitiva. Anche l’arrivo della promessa
sposa dell’imperatore a Costantinopoli era
circondata da una precisa ritualità.
La futura sovrana si fermava alle porte della
città e lo sposo doveva andarle in contro per
renderle omaggio. Lo stesso dovevano fare le
mogli dei dignitari e senatori , che le facevano
indossare calzari color porpora e abiti imperiali
perché si recasse
cavalcando a palazzo ,scortata e con tutti gli
onori, come si conveniva ad una imperatrice.
Cominciava per la promessa sposa una nuova
vita a corte.
16
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
UN IMPERATORE PROTETTO DA DIO
L’autorità dello stato centrale, incarnata dall’imperatore non venne
messa in crisi dalla scesa della grande aristocrazia fondiaria ne dal
potere dei comandanti militari germanici. Lo stato controllò sempre la
vita pubblica, l’economia e la società , grazie ai funzionari di palazzo
fedeli unicamente al sovrano.
Al vertice di questa struttura fortemente centralizzata vi era
l’imperatore la cui autorità non fu mai messa in discussione. Nessuno
osava mettere in dubbio che il suo potere fosse assoluto anche perché
si riteneva che derivasse direttamente da Dio.
Era considerato una figura sacra e inviolabile perché si vedeva in lui il
vicario di cristo , cioè il rappresentante di dio sulla terra, con il
compito di guidare e vegliare i suoi sudditi .Nell’ottica di questa
concezione divina del potere imperiale, era l’impero stesso ad
assolvere un compito storico affidatogli da Dio: quello di portare e se
necessario imporre la fede cristiana a tutti i popoli.
16
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
“ La chiesa sottomessa
all’imperatore: il
Cesaropapismo”
In questo modo si realizzò nell’impero
d’oriente un legame profondo e
indissolubile tra chiesa e stato. Mentre in
occidente nei regni romani/germanici, i
vescovi e i papa diventavano sempre più
autonomi rispetto al potere politico, in
oriente la chiesa assumeva si una
posizione di assoluto privilegio, ma
rimaneva sottomessa all’imperatore. Si
affermò così il principio del
Cesaropapismo , l’imperatore era la
maggiore autorità non solo in campo
politico ma anche in quello religioso . In
pratica fu il vero e proprio capo della
chiesa d’oriente ed ebbe il compito di
presiedere i concili , di preservare
l’ortodossia della dottrina e di
combattere l’eresia. Toccava a lui in fine
, scegliere il vescovo di Costantinopoli ,
il Patriarca.
-Concilio: è un’assemblea di vescovi riunita per discutere, approvare o respingere norme o
dottrine teologiche.
-Patriarca: vescovo a capo delle diocesi delle città più importanti. Il territorio ecclesiastico
sul quale si estende la giurisdizione di un patriarca è detto patriarcato.
L’eredità di Roma
L’impero bizantino ereditò dall’antico impero romano la solida struttura statale con al vertice
l’imperatore e la cultura ellenistico romana. La civiltà bizantina fu gelosa custode dell’eredità di
Roma tanto che nel XV secolo i bizantini continuavano a definirsi Romei=Romani, e a
chiamare l’impero Romania e a considerarsi unici e veri eredi della tradizione di Roma. Per
lungo tempo i sovrani orientali considerarono i territori occidentali parte del loro impero e gli
insediamenti dei popoli germanici solo un fenomeno temporaneo prima dell’inevitabile
riconquista. La separazione tra oriente e occidente divenne nel corso dei secoli sempre più netta
e definitiva dopo il fallimento della politica di restaurazione condotta da Giustiniano.
La civiltà bizantina spostò sempre di più il suo asse principale verso il mondo greco/orientale
acquisendo caratteri originari. Per esempio, a partire da VII secolo il greco divenne la lingua
ufficiale al osto del latino e l’imperatore cominciò ad essere indicato col termine greco di
basileus=Re al posto di Imperator o Augustus.
18
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Ruolo della
chiesa nel V
secolo
Impero
d’oriente
Impero
d’occidente
Sottomissione al
potere
dell’imperatore
Autonomia del
potere politico
19
BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Imperatore e papa lo
scontro per la
supremazia
Rispetto alla condanna delle dottrine
considerate eretiche dalla chiesa di
Roma , la politica degli imperatori fu
alterna e ciò portò allo scontro con
il papa che difendeva invece le
condanne emerse dai consigli
ecumenici. Quando l’imperatore
Zenone salito al trono nel 474 tentò
di conciliare monofisismo e
posizioni ortodosse con l’editto di
unione del 482 il risultato fu la
separazione tra chiesa d’oriente e di
occidente che durò circa trent’anni.
In realtà , ne il papa ne l’imperatore
erano disposti a rinunciare alla
propria supremazia : stava
prendendo corpo lo scontro tra
papa e imperatore per la conquista
dell’egemonia sul mondo cristiano
che avrebbe caratterizzato tutta la
storia del medioevo.
CESARE=
IMPERATORE
Indica un potere
monarchico assoluto.
CESAROPAPISMO
PAPA
Autorità della chiesa
cattolica
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
IL PALAZZO IMPERIALE
Dinnanzi al sedile dell’imperatore stava un
albero di bronzo , ma dorato, i cui rami
erano pieni di uccelli ugualmente di bronzo
e orati di diverso genere ,che secondo le
loro specie emettevano i versi dei vari
uccelli. Il trono dell’imperatore era disposto
con una tale arte, che in un momento
appariva al suolo , ora più in alto e subito
dopo sublime, e lo custodivano, per dir così,
dei leoni di immensa grandezza , non si sa
se di bronzo o di legno , ma ricoperti d’oro,
i quali percuotendo la terra con la coda ,
aperta la bocca emettevano il ruggito con le
mobili lingue . In questa casa dunque fui
portato alla presenza dell’imperatrice sulle
spalle dei due eunuchi .E sebbene al mio
arrivo i leoni emettessero un ruggito , e gli
uccelli strepitassero secondo le loro specie
,non fui commosso né da paura, né da
meraviglia, poiché di tutte queste cose ero
stato informato da chi le conosceva bene.
Chinato prono per tre volte adorando
l’imperatore ,alzai il capo e quello che
avevo visto prima seduto elevato da
terra in moderata misura ,lo vidi poi
rivestito di altre vesti seduto presso il
soffitto della casa ; come ciò avvenisse
non lo potrei pensare ,se non forche
che era stato sollevato fin là da un
ergàlion (argano) , con cui si elevano
gli alberi dei torchi. Allora non disse
nulla di sua bocca, giacché anche se lo
volesse ,la grandissima distanza lo
renderebbe sconveniente ,ma per
mezzo del logoteta ,i domandò della
vita e della salute di Berengario
.Avendogli risposto
conseguentemente , a un cenno
dell’interprete uscii e mi ritirai subito
nell’ostello concessomi. Liutprando di
Cremona,Antapoldosis,VI,4-5,in Italia
e a Bisanzio alle soglie dell’anno mille.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Avorio Barberini : Museo del Louvre,
Parigi
Rappresenta l’imperatore trionfante
IL GRAN PALAZZO IMPERIALE DI
COSTANTINOPOLI
Il mosaico , inventato nel mondo
greco nel V secolo a.C. , è la tecnica
artistica più caratteristica dell’arte
bizantina .numerose sono le opere
d’arte ritrovate in questa tecnica,
soprattutto i mosaici pavimentali del V
e VI secolo , prodotti a
Costantinopoli.
A Ravenna con Giustiniano , ci
troviamo di fronte ad un imperatore
che volle abbellire con questa tecnica
splendide chiese come San Vitale ,
inaugurata nel 547.
Qui troviamo due grandi
rappresentazioni ,a mosaico, di
Giustiniano e Teodora mentre portano
pane e vino per l’eucarestia. Le scene
sono rappresentate con una rigida
proporzione gerarchica.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
LA CHIESA CATTOLICA
Il successo del modello orientale si basava anche su ragioni politiche.
L' autorità dello stato centrale, incarnata dall' imperatore, non venne messa in crisi dall' ascesa della grande aristocrazia fondiaria nè dal potere
dei comandamenti militari germanici. Lo stato controllò sempre la vita pubblica, l' economia e la società, grazie anche a una schiera di
funzionari di palazzo di modesta origine sociale, fedeli al sovrano. Allo stesso tempo, l' esercito, per quanto importante, non riuscì mai a
prendere il sopravvento sul potere civile ne ad avere un ruolo determinante nella scelta degli imperatori, come era avvenuto in Occidente. Al
vertice di questa struttura fortemente centralizzata vi era l'imperatore, la cui autorità non fu mai messa in discussione. Nessuno osava mettere
in dubbio il fatto che il suo potere fosse assoluto, anche perché si riteneva che derivasse direttamente da Dio. Era considerato una figura sacra
e inviolabile, perchè si vedeva in lui il vicario di Cristo, cioè il rappresentante di Dio sulla Terra, con il compito di vegliare e guidare sui suoi
sudditi. Nell'ottica di questa concezione divina del potere imperiale, era l'imperatore stesso ad assolvere un compito storico affidatogli da Dio:
quello di portare, e se necessario imporre, la fede cristiana a tutti i popoli. In questo modo, si realizzò nell'Impero d'Oriente un legame
profondo e indissolubile tra chiesa e stato. Mentre in Occidente, nei regni romano-germanici, i vescovi e il papa diventavano sempre più
autonomi rispetto al potere politico , in Oriente la chiesa assumeva si una posizione ne di assoluto privilegio, ma rimaneva sottomessa
all'imperatore. Si affermò così il principio del cesaropapismo, caratteristico del mondo bizantino: l'imperatore era la maggiore autorità non
solo in campo politico, ma anche in quello religioso. In pratica, fu il vero e proprio capo della chiesa d'Oriente ed ebbe il compito di
presiedere i concili, di preservare l'ortodossia della dottrina e di combattere l'eresia. Toccava a lui, infine, scegliere il vescovo di Costantinopoli,
il patriarca. L'Impero bizantino ereditò dall'antico Impero romano due elementi caratterizzanti: la solida struttura statale con al vertice
l'imperatore, di cui abbiamo parlato, e la cultura ellenistico-romana. La civiltà bizantina fu gelosa custode dell'eredità di Roma, tanto che
ancora nel XV secolo i bizantini continuavano a definirsi romei (romaioi, in greco romani"), a chiamare l'impero Romania, e a considerarsi gli
unici veri eredi della tradizione di Roma. Per lungo tempo, inoltre, i sovrani orientali considerarono i territori occidentali parte del loro impero
e gli insediamenti dei popoli germanici solo un fenomeno temporaneo prima dell'inevitabile riconquista. In pratica, tuttavia, la separazione tra
Oriente e Occidente divenne nel corso dei secoli sempre più netta e definitiva. La civiltà bizantina sposto sempre di più il suo asse principale
verso il mondo greco-orientale acquisendo caratteri originali. Per esempio, a partire dal VI secolo il greco divenne la lingua ufficiale
dell'impero al posto del latino e anche l'imperatore cominciò a essere indicato con il termine greco basileus (re), al posto di imperator o
augustus.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
NESTORIANESIMO:
La concezione orientale della supremazia dell'imperatore sulle questioni
spirituali fece si che il sovrano, come già era accaduto con Costantino, si
trovasse coinvolto nelle dispute religiose che scuotevano il mondo
cristiano. In questo modo, i conflitti religiosi diventarono anche
controversie politiche e chi si opponeva alle decisioni dell'imperatore in
materia di religione veniva considerato non solo nemico dello stato, ma
eretico. Parallelamente, le questioni religiose si legavano ai tentativi delle
grandi province orientali di conquistare autonomia rispetto al potere
centrale. Le dispute religiose si concentravano su come concepire la
relazione tra natura umana e divina in Cristo. Nel 428 divenne patriarca
di Costantinopoli Nestorio. Egli sosteneva che in Cristo esistevano due
persone, in quanto uomo e Dio, e quindi dovevano sussistere in lui anche
due nature distinte, quella umana e quella divina. Tale dottrina venne
chiamata nestorianesimo e provocò reazioni in tutto il
mondo, principalmente nel patriarcato di Alessandria, non disposto ad
accettare l'egemonia dottrinale di Costantinopoli. Il nestorianesimo venne
infine condannato dal concilio di Efeso (431), nel corso del quale si
affermò che natura umana e divina si incontravano e coesistevano in
Cristo in una sola persona.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
MONOFISISMO:
Gli scontri teologici, però, non si placarono. Ad Alessandria si sviluppò
una nuova dottrina chiamata monofisismo (da monos, in greco "uno", e
physis, natura"). I monofisiti sostenevano che Cristo ha un'unica natura
(quella di vina). La loro dottrina godette di grande popolarità nei territori
dell'impero: il monofisismo di venne infatti un simbolo di opposizione
all'autorità imperiale e si legò alle spinte autonomistiche delle province
dell'Egitto e della Siria. Se l'imperatore si dimostrava tollerante verso
questa eresia, scoppiavano disordini nella capitale e nei Balcani, zone
fortemente avverse alle tesi monofisite. Se si dimostrava intransigente, il
rischio di disordini si spostava in Egitto e Siria. Contro il monofisismo
prese invece posizione netta la chiesa di Roma. Papa Leone I (440-461)
sosteneva infatti che nella persona unica di Cristo convivevano due nature,
distinte ma inseparabili quella umana e quella divina. Questa posizione
venne riconosciuta come e ortodossa dal concilio di Calcedonia del 451
che segnò un forte riconoscimento dell'autorità del pontefice in materia di
dottrina. La supremazia del pontefice, accettata in Occidente, fu
contestata in Oriente sia dai vescovi sia dall'imperatore. Inoltre, le
conclusioni di Calcedonia non servirono a eliminare il monofisismo, che
continuo a incontrare molti favori in Oriente e costituire per secoli un
problema per gli imperatori e papa.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
UN IMPERO PROTETTO DA DIO:
Il successo del modello orientale si basava anche su ragioni politiche. L' autorità dello stato centrale, incarnata dall' imperatore, non venne
messa in crisi dall' ascesa della grande aristocrazia fondiaria nè dal potere dei comandamenti militari germanici. Lo stato controllò sempre la
vita pubblica, l' economia e la società, grazie anche a una schiera di funzionari di palazzo di modesta origine sociale, fedeli al sovrano. Allo
stesso tempo, l' esercito, per quanto importante, non riuscì mai a prendere il sopravvento sul potere civile ne ad avere un ruolo determinante
nella scelta degli imperatori, come era avvenuto in Occidente. Al vertice di questa struttura fortemente centralizzata vi era l'imperatore, la cui
autorità non fu mai messa in discussione. Nessuno osava mettere in dubbio il fatto che il suo potere fosse assoluto, anche perché si riteneva
che derivasse direttamente da Dio. Era considerato una figura sacra e inviolabile, perche si vedeva in lui il vicario di Cristo, cioè il
rappresentante di Dio sulla Terra, con il compito di vegliare e guidare sui suoi sudditi. Nell'ottica di questa concezione divina del potere
imperiale, era l'imperatore stesso ad assolvere un compito storico affidatogli da Dio: quello di portare, e se necessario imporre, la fede cristiana
a tutti i popoli.
CESAROPAPISMO:
In questo modo, si realizzò nell'Impero d'Oriente un legame profondo e indissolubile tra chiesa e stato. Mentre in Occidente, nei regni
romano-germanici, i vescovi e il papa diventavano sempre più autonomi rispetto al potere politico , in Oriente la chiesa assumeva si una
posizione ne di assoluto privilegio, ma rimaneva sottomessa all'imperatore. Si affermò così il principio del cesaropapismo, caratteristico del
mondo bizantino: l'imperatore era la maggiore autorità non solo in campo politico, ma anche in quello religioso. In pratica, fu il vero e
proprio capo della chiesa d'Oriente ed ebbe il compito di presiedere i concili, di preservare l'ortodossia della dottrina e di combattere l'eresia.
Toccava a lui, infine, scegliere il vescovo di Costantinopoli, il patriarca.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
SCONTRO PER LA SUPREMAZIA TRA PAPA E IMPERATORE:
Rispetto alla condanna delle dottrine considerate eretiche dalla chiesa di Roma, la politica degli imperatori fu alterna e ciò portò allo
scontro con il papa, che difendeva invece strenuamente le condanne emerse dai concili ecumenici. Quando l'imperatore Zenone (salito al
trono nel 474) tentò di conciliare monofisismo e posizioni ortodosse con l'editto di Unione del 482, il risultato fu una separazione tra
chiesa d'oriente e d'Occidente che durò circa trent'anni. In realtà, ne il papa ne l'imperatore erano disposti a rinunciare alla propria
supremazia: stava pren- dendo corpo lo scontro tra papa e imperatore per la conquista dell'egemonia sul mondo cristiano che avrebbe
caratterizzato tutta la storia del Medioevo.
LA SCONFITTA DEI NEMICI INTERNI ED ESTERNI:
Nella seconda metà del V secolo, l' impero d'oriente affrontò uno dei momento più difficili della sua storia. Dovette, infatti, sostenere la
pressione degli unni di Attila e degli ostrogoti, che poi, come sappiamo, si spostarono in Occidente. L'imperatore Zenone, di stirpe saurica,
riuscì ad allentare sui confini orientali la pressione degli ostrogoti di Teodorico, ma alla sua morte (491) si presentò il problema della
successione. Gli isauri cercarono di far valere la propria potenza militare e di imporre al trono di Costantinopoli un loro candidato, ma
divenne imperatore Anastasio appoggiato dalla burocrazia imperiale. Anastasio I resse l'impero con grande fermezza bloccando ogni
tentativo di rivincita, politica e militare da parte degli isauri. Si scatenò una lunga guerra che portò alla distruzione delle fortificazioni isauriche
nel 498 e alla deportazione di tutto il popolo in Tracia. Anastasio sostenne duri conflitti anche contro i bulgari (una tribù di stirpe mongolica
che premeva lungo la frontiera danubiana) e contro l'Impero persiano. Riusci a contenere queste minacce e allo stesso tempo a riorganizzare
finanziariamente l'impero, razionalizzando il sistema fiscale, contenendo sprechi e corruzione e diminuendo anche il peso delle tasse sui
sudditi.
LA MISSIONE UNIVERSALE DELL'IMPERO:
Grazie all'accorta politica di Anastasio, agli inizi del VI secolo l'Impero d'Oriente aveva ritrovato stabilità interna e solidità economica e
finanziaria; era cosi di nuovo in grado di attuare una politica di egemonia sull'area mediterranea. Il suo successore, Giustino (518-527) risolse
inoltre la separazione con la chiesa di Roma, riaffermando in maniera netta l'ortodossia cattolica e combattendo attivamente ogni forma di
eresia. In questo modo, Giustino riaffermo l'autorità dell'imperatore anche in materia religiosa e rinnovò la missione universale dell'impero:
riunire tutto il mondo conosciuto sotto un unico sovrano e sotto un'unica fede, quella cristiana cattolica. Questo comportava una politica di
riconquista dei territori occidentali, un progetto che avrebbe costituito il fulcro dell'azione del successore di Giustino, Giustiniano.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
ICONOCLASTIA:
L'iconoclastia o iconoclasmo è stato, nella storia della Chiesa, un movimento di carattere religioso
sviluppatosi, in vari momenti. Il primo ebbe inizio intorno alla prima metà dell'VIII secolo. Questa
idea provocò non solo un imponente confronto dottrinario ma anche la distruzione materiale di un
immenso patrimonio culturale.
Il termine è usato più in generale per indicare altre forme di lotta contro il culto di immagini in altre
epoche e religioni o correnti religiose. Iconoclasta fu l'islam nella proibizione dell'uso dell'immagine
di Maometto, come molte altre più moderne.
Fin dalla fine del VI secolo, l'Impero bizantino fu afflitto da numerose eresie, che rischiavano di
minare la sua stessa unità. Le più importanti tra queste furono il nestorianesimo e il monofisismo. Per
abbattere queste correnti eretiche, l'imperatore Leone III di Bisanzio, originario di Germanicea,
promanò un editto imperiale del 726 che decretava l'eliminazione di queste raffigurazioni. Nel 754,
dopo un concilio indetto da Costantino V, Gregorio III (il papa in quel tempo) condannò, dal canto
suo, i decreti di Leone.
Fu il secondo concilio di Nicea a dover deliberare sul culto delle immagini. Convocato nel 787 a
Nicea, su richiesta di papa Adriano I, dalla imperatrice reggente d'Oriente Irene di Bisanzio e
dall'imperatore Costantino VI, si svolse con la partecipazione di 367 padri, quando a Bisanzio era
patriarca Tarasio.
L'effetto complessivo dell'iconoclastia fu duplice: da un lato, il danneggiamento (quando non
distruzione) di un grande numero di raffigurazioni sacre; dall' altro, un generale irrigidimento dei
rapporti fra la chiesa d'Oriente e la chiesa d'Occidente.
Ai decreti di Leone III seguì un periodo di alterne vicende che durò poco più di un secolo, durante il
quale l'iconoclastia venne alternativamente approvata o bandita.
Nell'odierna Turchia, nella valle di Lhara, vi sono numerose chiese rupestri bizantine dove si possono
ancora vedere, nella maggior parte dei casi, i volti delle raffigurazioni sacre sulle pareti danneggiati e
deturpati. La loro distruzione risale a quel periodo, anche se l'iconoclastia proseguì in maniera più o
meno occulta per numerosi anni.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
LE BASI ECONOMICHE DELL’IMPERO:
Per gran parte dei secoli che corrispondo al Medioevo europeo, Costantinopoli fu una città di dimensioni e importanza politica ed economica
maggiori rispetto ad ogni centro urbano occidentale. Pur avendo dovuto rinunciare, a favore dell’Islam, una larga parte dei suoi possessi
territoriali, l’impero bizantino fu in grado di mantenere e rafforzare il suo ruolo nel grande commercio mondiale ancora nel nono e decimo
secolo. Urbanesimo e commercio non si esaurivano comunque nella sola capitale.
La flotta, il commercio e la moneta rappresentavano gli aspetti più visibili della potenza bizantina. Essa poggiava sulla stabilità economica e
sociale del sistema agricolo. Se l’impero riuscì a fronteggiare lunghi periodi di difficoltà, ciò fu dovuto in gran parte al fatto che la piccola
proprietà dei contadini-soldato poté essere continuamente salvata dal rischio di finire incorporata nei latifondi laici ed ecclesiastici. Proteggendo
i contadini, gli imperatori protessero, fino al decimo secolo, anche gli interessi dello stato.
La lotta per la sopravvivenza
La parte orientale dell’impero romano fu investita per prima dalle grandi invasioni germaniche cominciate dopo la battaglia di Adrianopoli del
378. Ma fu solo molto più tardi che la sovranità territoriale dell’impero d’Oriente cominciò a essere davvero compromessa in seguito a
invasioni barbariche. È a partire dalla metà del sesto secolo che le regioni balcaniche divennero soggetto alle emigrazioni slave. Nel 581 gli slavi
operarono un’invasione di massa dei balcani. È uno dei momenti più acuti di crisi per l’impero bizantino: i suoi eserciti sono impegnati a est
contro la Persia; a ovest con i Longobardi; sul confine centrodanubiano contro gli àvari che assediano Sirmio ( grande metropoli balcanica).
Gli slavi: l’invasione di un popolo maledetto
Quello stesso anno, che era il terzo dopo la morte dell’imperatore Giustiniano, rimase famoso anche per l’invasione di un popolo maledetto,
chiamato degli slavi, i quali invasero tutta la Grecia, la campagna dei Tessalonicesi, e tutta la Tracia, e si impadronirono delle città, devastarono e
incendiarono, schiavizzarono il popolo, e ci abitarono come fosse la propria terra, senza paura. E sono passati 4 anni, e ancora per il fatto che
il re è impegnato nella guerra coi Persiani, ed ha inviato tutte le forze in Oriente, essi vivono tranquillamente nella regione, saccheggiano e
incendiano e fanno prigionieri. E anche fino ad oggi (584) essi sono ancora accampati e abitano là, e ammazzano e incendiano, ed hanno
imparato a combattere meglio dei Romani; benché essi fossero dapprima soltanto dei rozzi selvaggi, che non conoscevano armi, ad eccezione
di due o tre giavellotti o dardi.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Giovanni di Efeso, Storia
ecclesiastica
La forza dell’economia orientale
Molte volte sull’orlo del disfacimento totale,
l’impero bizantino riuscì per tre secoli a rendersi
protagonista di imprevedibili sforzi di rinascita. La
regione di Tessalonica, insieme a molte altre
regioni della Grecia settentrionale, come soggetta
alle più violente devastazioni. Sappiamo però, che
la città tre secoli dopo era di nuovo un centro
commerciale di prima grandezza. Servendosi di
tutti i mezzi ( la violenza, la diplomazia,
l’ascendente culturale e religioso), Bisanzio era
infatti riuscita a “civilizzare” queste prime ondate
di slavi e a grecizzare nuovamente le regioni allora
invase. Ci fu un secondo popolo invasore
dell’impero, anch’esso soggetto poi al suo potente
influsso culturale, i bulgari. Dopo una nuova
guerra durata 14 anni, l’imperatore Basilio
secondo (976-1025) risolve in modo atroce il
conflitto con il regno o impero dello zar Samuele.
Per comprendere la politica bizantina verso i
bulgari, e tutti gli altri popoli “barbari” nella sfera
d’influenza imperiale, un punto va comunque
tenuto presente: dopo la vittoria Basilio secondo
seppe realizzare ciò che è stato definito “un vero
capolavoro politico”, concedendo alla Bulgaria
una piena autonomia religiosa, culturale e
amministrativa.
L’impero d’Oriente, come abbiamo detto, basò la capacità di opporsi
vittoriosamente ai barbari sulla forza della propria economia agricola e
sulla vitalità del sistema degli scambi commerciali, che aveva il suo fulcro
nelle città. Innanzi tutto l’agricoltura in Oriente non conobbe la crisi che
impoverì le campagne dell’Occidente, dove all’estensione del latifondo
corrispose la graduale scomparsa dei piccoli proprietari terrieri. Nei
territori orientali, durante il quinto secolo, la piccola proprietà agricola era
ancora florida e continuò a fornire abbondanti derrate agricole a tutte le
città dell’impero. Furono però soprattutto i commerci ad assicurare
prosperità e ricchezza. Grazie al fatto che le grandi vie di comunicazione
dell’impero, per mare e per terra, non furono interrotte dalle invasioni
barbariche, i traffici commerciali si mantennero attivi. Le province
orientali, anzi, rimasero al centro del commercio con l’Asia. Venivano
trattati principalmente prodotti di lusso, come perle, spezie, pietre, tessuti
preziosi e tappeti persiani e siriani, che venivano acquistati
dall’aristocrazia. Contemporaneamente l’impero importava ambra e
schiavi dalla Sarmazia e dal mar Baltico, oro e frumento dall’Europa
centrale, lana dalla Spagna,grano, vetro, metalli preziosi dall’Egitto, vino e
porpora dalla Siria, sete dalla Cina e pellicce dai territori russi. Venivano
esportate stoffe pregiate, ricamate d’oro, e raffinatissimi prodotti di
oreficeria. La vitalità dei commerci mantenne vivo l’uso della moneta,
mentre in molte zone dell’Occidente si tornava a un economia basata sul
baratto.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
Un modello vincente
Mentre in occidente si formavano i regno romano germanici, l’impero d’Oriente
riuscì a liberarsi dalla minaccia dei barbari. Il successo ottenuto nell’opera di
contenimento delle popolazioni germaniche consentì all’impero di proseguire la
sua vicenda storica fino alla conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi nel
1453. Si sviluppò così la civiltà bizantina che affondava le sue radici nella grande
tradizione romana, ma nello stesso tempo aveva caratteri nuovi legati alla cultura
greca orientale. Il diverso destino dell’Oriente si deve a ragioni militari,
economiche e politiche. Sul piano militare i successori di Teodosio
abbandonarono la politica di accoglienza dei barbari come federati dell’impero. Per
questa ragione, i soldati barbari continuarono a essere arruolati come mercenari.
Per ridurre la presenza e l’influenza dei germani nell’esercito, l’Impero d’Oriente si
servì degli Isauri, un popolo originario dell’Asia minore reclutandoli nelle armate
imperiali al posto dei germani. L’elemento fondamentale che consentì all’Oriente
di opporre resistenza fu il fatto che le maggiori provincie dell’impero non
conobbero alcuna crisi di demografia e continuarono così a fornire un gran
numero di soldati all’esercito. L’economia orientale continuò a prosperare,
fornendo agli imperatori i mezzi economici per finanziare gli eserciti. Un altro
espediente fu quello di indurre le popolazioni germaniche a spostarsi in Occidente
in cambio del diritto di governare quei territori.
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BISANZIO UN IMPERO MILLENARIO
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