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WORKSHOP 1. SMART WORKING, CO-WORKING E LAVORO FLESSIBILE ARIANNA VISENTINI, Presidente di Variazioni srl Che vita che lavoro NUOVI SPAZI Che vita che lavoro NUOVI TEMPI SMART WORKING SVILUPPI FUTURI C’è consapevolezza che lo Smart Working/Lavoro Agile sia una soluzione capace di coniugare le esigenze dei lavoratori/trici con quelle di efficienza e produttività delle aziende Anche le piccole e medie imprese, anche la PA possono fare smart working MA E’ NECESSARIO/AUSPICABILE • Che si prosegua nell’azione di evoluzione culturale della conoscenza dello strumento attraverso formazione, campagne di comunicazione, strumenti informativi anche innovativi, inserendo il tema dell’organizzazione di impresa anche nel corso degli studi superiori; Che si prosegua nel percorso avviato di condivisione di esperienze e di prassi tra grandi e piccole aziende, sia a livello culturale che a livello di trasferibilità concreta delle buone prassi • Che gli strumenti normativi divengano operativi al più presto, che siano chiari e semplici, che risolvano i problemi di sicurezza dei lavoratori “fuori sede” e dei dati; che vengano coinvolte le parti sociali e che si individuino luoghi e metodi della contrattazione/dialogo sociale in grado di “fare cultura” e “dare strumenti”, “senza vincolare le imprese” • Che si forniscano strumenti organizzativi quali connnettività efficiente ovunque e aggiornamento del parco tecnologico a disposizione; Che l’innovazione organizzativa vada di pari passo con l’innovazione degli spazi di lavoro sia all’interno delle aziende che sui territori individuando spazi condivisi sia di servizi (nidi condivisi, servizi di quartiere o di condominio) che di co-working (modo per portare sicurezza in spazi di lavoro condivisi e diffusi) • Che si prosegua nel percorso di supporto economico delle organizzazioni che sperimentano forma innovative di lavoro (lavoro agile/smart working) non solo in fase sperimentale ma anche in fase di messa a sistema; che si mettano a disposizione figure e competenze in grado di supportare il cambiamento; che gli strumenti di supporto non impattino negativamente dal punto di vista burocratico, sui soggetti che li sperimentano • Che la PA assuma il ruolo non solo di programmatore della politica di conciliazione ma testimone dell’utilizzo efficace di tali strumenti – PA è importante sia per il ruolo che assume al proprio interno e quindi poi anche a livello territoriale