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L`Annunciazione

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L`Annunciazione
SIMONE MARTINI
1284-1344
L’ANNUNCIAZIONE (1333)
L’ultima opera del periodo senese di Simone Martini è la
raffinatissima ed enigmatica Annunciazione tra i Santi Ansano e
Massima, eseguita insieme al cognato Lippo Memmi nel 1333,
per uno dei quattro altari della crociera del Duomo di Siena. La
tavola, firmata e datata dai due autori, è oggi visibile agli Uffizi
di Firenze.
E’ questa una delle opere più vicine al gotico francese e alle sue
raffinatezze , che l'Italia abbia conosciuto.
CONTESTO STORICO-ARTISTICO
Simone Martini, indicato talvolta anche come Simone Senese, è
l’interprete più sensibile e raffinato della pittura senese del XIV
secolo. Pittore e miniatore, è considerato indiscutibilmente uno
dei maestri della scuola senese, l’unico in grado di contendere
lo scettro di miglior artista del Trecento a Giotto. La sua
formazione avvenne, forse, nella bottega di Duccio di
Buoninsegna. Nacque probabilmente a Siena intorno al 1284.
Egli è molto attivo oltre che a Siena anche ad Assisi (13121317) , dove partecipa alla decorazione della Chiesa Inferiore
della Basilica di San Francesco. Nel 1317 si trova a Napoli, in
seguito a Pisa (1319), e a Orvieto (1320). Nel 1336 papa
Benedetto XII lo invita ad Avignone, in Francia, città importante
per l’influsso che ebbe sul suo stile.
La cittadina provenzale era, a quel tempo, la sede del papato e, di
conseguenza, un centro artistico e culturale di assoluta rilevanza
europea. Egli ha modo, quindi, di frequentare molti dei pittori e degli
artisti italiani e francesi che gravitavano intorno alla corte pontificia
ed è in questo modo che conosce Francesco Petrarca. Con questo
aveva in comune il sentire stilistico, le affinità elettive e la sensibilità
artistica. Simone Martini, pittore estremamente raffinato, fu molto
ammirato da Petrarca, come si apprende dal Vasari nelle "Vite".
L’opera dell’Annunciazione non ha modelli coevi in Italia, ma va semmai
confrontata con i manoscritti miniati per la corte francese o con le
pitture più fantasiose, prodotte in Germania o in Inghilterra. Questa
"maniera" nordeuropea spianò la strada per l'arruolamento di
Simone nell'entourage dei pittori italiani alla corte papale di
Avignone, dove erano presenti altri italiani, ma nessun fiorentino, in
quanto la classica monumentalità di scuola giottesca non trovava
consensi nella gotica società francese. E infatti pochi anni dopo, tra il
1335 e il 1336, Simone, appunto, lasciò la natia Siena alla volta
della corte papale di Avignone.
PERSONAGGI-FUNZIONE-MESSAGGIO
La pittura rappresenta l’Arcangelo
Gabriele che, inginocchiatosi ai
piedi della Beata Vergine, le
porge delicatamente una
fronda d’ulivo, annunciandole
la volontà divina. Il tema
iconografico
dell’Annunciazione, che
presenta, appunto,
l’apparizione dell’arcangelo
Gabriele alla Vergine, fu molto
diffuso nell’arte del Trecento e
si arricchì di un ampio
repertorio nutrito di particolari
emblematici.
In quest’opera di Simone Martini sono presenti molti personaggi. Nella
scena centrale rappresentante l’annunciazione, sono presenti Maria,
l’angelo e la colomba circondata dai cherubini. Al di fuori della scena
centrale sono, però, presenti molti altri personaggi; a cominciare dai
due santi Ansano e Massima, che occupano le parti laterali, e i tondi
contenenti i quattro profeti, e al centro, il tondo andato perduto,
raffigurante probabilmente il Padreterno.
L’angelo solitamente tiene in mano un giglio,
noto simbolo di purezza, tuttavia nella pittura
senese, per esempio nella fulgida
Annunciazione di Simone Martini, reca un
ramo di ulivo: il giglio, infatti, era anche il
simbolo di Firenze, nei confronti della quale
Siena aveva una ben radicata ostilità.
L’Arcangelo è inginocchiato, e
tiene nella mano destra un
ramoscello d’ulivo. La testa
è tesa in avanti quasi per
aiutare le parole del suo
saluto “Ave gratia plena
dominus tecum” a giungere
all’orecchio di Maria. Il
manto ancora gonfio d’aria è
indice del fatto che l’Angelo
è appena giunto presso
Maria e che quindi ci
troviamo all’inizio
dell’annuncio, quando
l’Angelo, appunto, sta
salutando Maria ed ella è
presa di sorpresa da lui.
L’ANGELO E LA BEATA VERGINE
La purezza della Vergine è il presupposto, ed è necessaria affinché Maria
possa ascoltare le parole dell’angelo e accettare la volontà del Padre.
È grazie alla Madonna, che accoglie l’annuncio dell’angelo, che Dio
può farsi uomo e portare la sua pace sulla Terra, come ci è reso
esplicito dall’ulivo portato dall’angelo alla Madonna, simbolo della
pace portata dal Salvatore. Maria ha, così, un ruolo fondamentale
poichè accetta l’arrivo di Cristo non solo per sé ma anche per tutti gli
uomini. È per questo motivo che Simone Martini la rappresenta
seduta su un trono, come una regina, circondata da ricchezze.
Maria si trova in un ambiente chiuso, lo si intuisce dall’architettura, che
racchiude tutta la scena e dall’arredamento (vaso di gigli, trono).
Tuttavia non si tratta della vera casa di Maria, infatti, non è possibile
che una ragazza di sedici anni in Galilea avesse in casa un trono
decorato. La scelta di Simone Martini è probabilmente quella di
rendere divino il luogo in cui avvenne l’annuncio a Maria, di renderlo
sacro.
Sant’Ansano è rappresentato con una penna d’oca nella mano
sinistra e un’asta con una bandiera nella mano destra. Santa
Massima ha anch’essa una penna d’oca nella mano sinistra
e una croce nella destra. Gli evangelisti sono rappresentati
ognuno con una carta arrotolata, l’immagine del padreterno
è, invece, mancante.
SANT’ANSANO, SANTA MASSIMA E GLI EVANGELISTI
Le ali dell’angelo si possono ricondurre alle ali del pavone che
rappresenta l’immortalità; L’olivo, che è in mano all'Angelo,
rappresenta la pace che viene portata con quell’annuncio.
Sullo sfondo campeggia un vaso con gigli, in alto, in volo, circondata
da una corona di cherubini, la colomba dello Spirito Santo,
simbolo della grazia divina, dispensata sulla terra proprio
dall’amore della Vergine.
Le ali dell’angelo, dipinte con perizia da miniaturista, la
quadrettatura del mantello, il motivo della veste, il messale con il
bordo decorato, il magnifico vaso che contiene i gigli, la colomba,
circondata dai cherubini ad intensificare la sacralità del
momento, le fisionomie eleganti dei personaggi e l’accuratezza
dei particolari, tutto è raffinata bellezza in questo dipinto, e
nell’interpretazione lirica del gotico senese, offerta da Simone
Martini, l’evento miracoloso diviene una rappresentazione dalla
perfezione quasi astratta.
ASPETTO COSTRUTTIVO-STRUTTURALE
ELEMENTI

Linea - Ritmo
L'immagine si svolge tutta in un raffinato gioco di linee sinuose
in superficie, (nonostante il suggerimento spaziale affidato
al trono disposto obliquamente).
La linea di Simone Martini, sottile e precisa, segue le
evoluzioni dei panneggi, fluisce armoniosamente da una
figura all'altra, descrive incessantemente, in un percorso
continuo, ogni forma, ogni piega e ogni dettaglio,
alleggerisce e smaterializza le forme.
Simone Martini imprime un’impostazione ritmica al dipinto,
basato su linee di contorno sinuose, con la squisita
eleganza esecutiva che gli era propria. Infatti, i corpi
dell’Angelo e della Vergine hanno forme delineate
esclusivamente dal dolce ricorrere della linea curva.
Ed è proprio grazie a questa impostazione ritmica del dipinto,
che riesce a rappresentare il movimento dell’azione.

Volume - Spazio
L’atmosfera è rarefatta in uno spazio accennato, ma con una sua
profondità, che evoca l’interno di una stanza.
Lo spazio è come compresso nella terza dimensione, uno spazio
alluso, che è un nuovo elemento del linguaggio di quest'artista,
che svilupperà in maniera ancora più marcata nelle opere
successive
Nell'opera gli elementi sono collocati secondo una precisione nello
spazio. Tuttavia il pavimento e lo sfondo appaiono quasi verticali.
Lo spazio è reso dal trono disposto obliquamente.
Elementi nuovi rispetto alla tradizione gotica senese e di
derivazione giottesca sono le costruzioni tridimensionali e la
ricerca di spazialità, che si possono notare soprattutto nel trono.
Colore - Luce - Contrasto
Nel 2001 si è conclusa una
lunga opera di restauro
durata oltre nove mesi,
che, tra il resto, ha
ripristinato l’originario
splendore del fondo oro.
Questo, infatti, nel corso
dei secoli si era
appannato, a causa di
alcuni precedenti interventi
poco avveduti e,
soprattutto, per la patina
untuosa depositata dal
fumo delle candele.

Domina il colore oro ad indicare la
dimensione ultraterrena.
Gli abiti dell’Angelo sono trapuntati d’oro,
riescono a stagliarsi perfettamente
dall’oro uniforme del fondo, sul quale
è stato dipinto, sovrapponendo oro a
oro in un tripudio di luce e di ricchezza
senza precedenti.
Sant’Ansano indossa un drappo rosso
orlato d’oro e Santa Massima, indossa
un manto blu che le copre anche la
testa e una veste rossa.
L'atmosfera d'oro che invade tutto sembra
comprimere la figura della Madonna
che si chiude dentro il suo manto
azzurro, precisamente di lapisluzzoli
blu, impreziosito a sua volta da una
bordura dorata.
I colori usati, oltre all’oro sono i colori primari: blu, giallo e rosso.
Analizzandoli in modo simbolico il blu del mantello rappresenta la
Chiesa, il giallo la spiritualità, e il rosso, del vestito della Madonna, la
Passione di Cristo. Tutto è perfettamente coerente con il tema trattato
da Simone Martini e con il messaggio trasmesso.
I colori sono delicati e astratti, fantastici, pieni di trasparenze e riflessi,
contribuiscono con la linea a rendere le forme impalpabili, eteree.
Simone Martini ha realizzato effetti molto particolari, è piuttosto
difficile fotografare i suoi colori. La tonalità scura del blu fa aumentare
i contrasti, i colori si accendono, brillano gli ori delle aureole e dei
ricami.
Anche per quanto riguarda il colore e la luce Simone Martini si rifà
all’Arte Bizantina e Orientale. Il fondo oro e la ricchezza ricordano,
infatti, i mosaici bizantini.
. . . Arte
come messaggio
TECNICHE

Configurazione
L’architettura di questa opera tripartisce le scene raffigurate per
mezzo di due colonnine in rilievo.
La parte centrale, più ampia delle altre due laterali, coperta da
tre cuspidi di cui quella centrale più grande, ospita la scena
dell’annuncio a Maria da parte dell’Angelo Gabriele.
La Vergine, si trova a destra, sotto la quarta cuspide da sinistra;
mentre l’Arcangelo si trova sotto la seconda cuspide a sinistra.
Le due scene laterali, che sono distinte dalla scena centrale, non
solo grazie alle colonnine, ma anche per un differente piano di
appoggio dei personaggi sono coperte da una sola cuspide e
ospitano a sinistra Sant’Ansano e a destra Santa Massima.
La nostra attenzione ricade subito sull’Angelo e sulla
Vergine, poiché i loro corpi sono volutamente privi di
qualsiasi consistenza materiale.

Analisi strutturale - Linee-forza - Equilibrio
La Vergine, durante
l’Annunciazione, si ritrae
chiudendosi il manto.
L'angelo ha un movimento
slanciato.
Vi è, inoltre, un asse verticale al
centro, che collega il tondo
raffigurante il Padreterno, la
colomba e il vaso con i gigli.
Tutti questi elementi formano
delle diagonali che
convergono nel punto di fuga
(il vaso di gigli) partendo dalla
testa di Maria e dell'Angelo.
L’intera opera, è racchiusa in un’architettura in rilievo, in stile gotico,
come si capisce dalla copertura, che presenta cinque cuspidi
separate da sei sottili pinnacoli, che ricordano quelli di una chiesa
gotica.
La raffinata cornice originale
dell’opera, probabilmente opera
del Memmi, è andata perduta
alla fine del Settecento, quando
le tre tavole che componevano il
polittico sono state smembrate
e rifilate. La cornice attuale, con
cinque archi a sesto acuto,
riccamente intagliati e
sormontati da guglie e da altri
motivi ornamentali, è un
rifacimento arbitrario del 1894.
Concludono la complessa
architettura cinque medaglioni
circolari, (di cui quello centrale
perduto),con i Profeti Geremia,
Ezechiele, Isaia e Daniele.
 Tempera e oro su tavola - Texture
L’opera si trova su una pala d’altare dipinta a tempera, suddivisa in più
scomparti.
La tempera è una tecnica pittorica che si contraddistingue per
impiegare come legante dei colori sostanze quali l'uovo o la colla
animale. Essa è pressoché utilizzata esclusivamente nel Medioevo e
fino a tutto il Trecento, ma in Italia centrale sopravvive anche nel XV
secolo. E' di norma realizzata su supporto ligneo, che in Italia è
quello più largamente adottato fino a tutto il Quattrocento.
La pittura con colori a tempera è spesso associata, fino a tutto il XIV
secolo, a stesure a fondo oro, come in questa opera.
Un dipinto su tavola, se visto in sezione, si compone schematicamente
di un supporto, di una preparazione, della stesura pittorica vera e
propria e di uno strato di vernice.
Tali strati corrispondono in realtà ad altrettante fasi di realizzazione
dell'opera.
La prima di queste è la realizzazione della tavola, e quindi la
sagomatura, il consolidamento ed il trattamento del supporto
ligneo.
Seguono le fasi di preparazione dello strato pittorico, ossia la
copertura del legno con una tela su cui viene poi applicata
un'"imprimitura" di gesso su cui tratteggiare il disegno e
stendere i colori. Questi vengono realizzati con minuziosi
trattamenti dei pigmenti (terre, minerali e materiali di altra
origine), resi fluidi ed aderenti a mezzo di opportuni leganti
("tempere") e infine stesi con vari tipi di pennelli.
Parallelamente, ove necessario, si procede all'applicazione della
foglia d'oro nei fondi e nei piccoli dettagli, che talvolta vengono
decorati ad incisione o a mezzo di punzoni.
Il dipinto a tempera così terminato viene, infine, di norma, trattato
con varie vernici che hanno la funzione di lucidarlo e
proteggerlo.
Dopo Giotto, nel Trecento, si iniziò a preferire fondi architettonici
e paesistici, riducendo gradualmente, in alcune scuole
pittoriche, la percentuale di tavola decorata a oro: in questo
senso fu molto all'avanguardia la scuola senese.
Con l'avvento del Rinascimento e la piena riscoperta del valore
degli sfondi realistici, la tecnica del fondo oro cominciò a
cadere in disuso per le opere su tavola, ispirandosi anche agli
affreschi, dove per ragioni tecniche non era possibile stendere
l'oro.
La tecnica del fondo oro restò in uso comunque ancora a lungo,
soprattutto in zone più periferiche e di provincia, almeno per
tutto il Cinquecento. Artisti anche di prim'ordine continuarono
ad utilizzare il fondo oro su richiesta dei committenti.
Nelle zone di influenza ortodossa la tecnica non ha mai subito
cali di popolarità, venendo tutt'ora usata nella realizzazione
delle icone, infatti Simone Martini si rifarà, anche sotto questo
aspetto, all’arte Orientale.
ESPRESSIONE
L’atmosfera di questa Annunciazione è, nel suo insieme, una
delle più complesse e spirituali; fondamentale per la
comprensione del messaggio di quest’opera è l’espressione
dei singoli personaggi.
La posizione di ogni singolo elemento non è per nulla scontata
e, anzi permette di capire il rapporto tra le parti.
Simone Martini, infatti, in questa Annunciazione, ha creato una
composizione essenziale ed efficace; pone la scena in
un'atmosfera rarefatta e in uno spazio appena accennato.
L’istante rappresentato è proprio
quello del turbamento
(conturbatio) di Maria, che si
ritrae spaventata dall’improvvisa
visione dell’angelo e che appare
timida e schiva, nel’atto di
ritrarsi con un gesto scontroso
delle spalle e del braccio destro,
con il quale sembra di voler
coprire il volto
La Vergine si ritrae chiudendosi il
manto, in una posa che è in
bilico tra paurosa castità e
altera ritrosia.
L'angelo ha un movimento slanciato, con
il mantello ancora svolazzante, appena
giunto al suo cospetto, è concentrato
sul messaggio che sta consegnando
alla Vergine.
Al di là della bellezza dell'introspezione psicologica dei due
personaggi, la tavola è impreziosita da particolari di rara
bellezza, come il vaso dorato e i gigli che invadono il centro
della scena, i ramoscelli di olivo tenuti in mano dall'angelo e
sulla sua testa, la fantasia a quadri scozzesi del manto
svolazzante dell'angelo, le penne di pavone sulle sue ali, il
rovello gotico del manto dell'angelo e del bordo dorato di
quello della Vergine.
L’Angelo e la Vergine, poi, nonostante la loro marcata
bidimensionalità, paiono inseriti in uno spazio reale.
Le venature marmoree del pavimento, le raffinate tarsie
cosmatesche del trono, il libro semichiuso che Maria appoggia
sul bracciolo, il rigoroso verismo dei gigli e del ramo d’ulivo, dal
quale si può veder pendere anche delle olive, costituiscono
altrettanti riferimenti alla realtà quotidiana.
Ed è proprio partendo da questo che Simone Martini tramite la
dolcezza del disegno, l’armonia dei colori, la preziosità dei
materiali e la grazia della composizione, riesce a costruire una
realtà nuova e diversa.
. . . LE ABITUDINI SONO LE SORELLE DELLA TRAGEDIA.
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Prof. Tullio Taffuri
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