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Diapositiva 1
Buona visione!!
Il Vesuvio si risvegliò alle nove del mattino
del 24 agosto, tuttavia l’eruzione vera e
propria iniziò soltanto verso l’una del
pomeriggio. All’interno del vulcano si aprì
un condotto creato da una serie di esplosioni
dovute alla repentina trasformazione in gas
dell’acqua venuta a contatto con il magma in
risalita. In seguito una colonna di gas, ceneri,
pomici e frammenti piroclastici si sollevò per
circa 15/20 km al di sopra del vulcano e creò
una nube caratteristica che oscurò il sole.
Plinio la descrisse da Miseno, a una distanza
di 21 km dal vulcano, e poté osservare la
colonna eruttiva in tutto il suo sviluppo. La
rappresentò accennando alla forma di un
pino. Lo scrittore annotò che la colonna a
volte era bianchissima, talora invece era
sporca e macchiata, a seconda che avesse
sollevato con sé terra o cenere.
La storia della riscoperta di
Pompei iniziò nel 1748
quando il re Carlo di Borbone
dette l'assenso all'apertura di
una nuova campagna di
ricerca (direttore dei lavori
Alcubierre) con la sola
intenzione di trovare degli
oggetti preziosi, ma con il
proseguire degli scavi si
trovarono i primi resti di
Pompei.
Il teatro era un
divertimento collegato alla
religione e partecipare a
uno spettacolo era
contemporaneamente un
segno di appartenenza
civica (solo i cittadini liberi
andavano a teatro), una
festa religiosa e infine un
momento di puro
divertimento.
Nella foto è rappresentato
un tratto delle strade di
Pompei dove si può notare
la presenza dei
marciapiedi, poiché al
centro della strada si
gettavano i rifiuti che poi,
grazie allo scorrere delle
acque piovane, venivano
trascinati via verso il mare.
Qui sono presentati alcuni
cibi carbonizzati che
evidenziano il tipo di
alimentazione romana: si
notano pani, vari tipi di
semi e frutta secca.
Il terremoto del 62 d.C.
danneggiò gravemente
Ercolano che a differenza di
Pompei non scomparve; la
città venne distrutta dal
depositarsi di nubi eruttive
e di colate piroclastiche che
superarono i 300 gradi di
temperatura e che
consentirono la
conservazione di manufatti
e papiri dell’epoca.
Le case di Ercolano erano
spesso plurifamiliari, date in
affitto e di solito divise in tre
o quattro appartamenti. Esse
erano formate da sottili muri,
sorretti da un’intelaiatura in
legno ricoperta con
abbondante calce. Per quanto
riguarda l’interno della casa,
al piano inferiore si trovava
spesso una bottega e ai piani
superiori i vari appartamenti.
I thermopolia, simili ai
moderni fast food, erano
dei luoghi di ristoro
dell’antico mondo romano
in cui era possibile
acquistare cibi pronti per il
consumo. Erano costituiti
da un locale di piccole
dimensioni con un bancone
nel quale erano incassate
grosse anfore di terracotta.
La casa del tramezzo di legno
deve il suo nome al
ritrovamento, al suo interno,
di un tramezzo, una sorta di
porta scorrevole in legno
carbonizzato. Venne costruita
in età preromana e al centro
vi era un “pozzetto” per la
raccolta dell’acqua piovana
che cadeva da un foro sul
soffitto.
La casa di Nettuno e Anfitrite
è una casa di epoca romana
appartenente a un ricco
commerciante, così chiamata
in quanto al suo interno
conserva un mosaico
raffigurante Nettuno,
Anfitrite, elementi floreali e
scene di caccia come la
raffigurazione di un cane che
insegue un cervo alla sinistra
del mosaico.
Chiarelli Giovanni
Bertolini Dario
Gioè Fabrizio
Pastorello Emanuele
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