Diapositiva 1 - Formazione docenti neoassunti Regione Toscana
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Diapositiva 1 - Formazione docenti neoassunti Regione Toscana
Gestione della classe e delle problematiche relazionali Laboratorio di formazione in ingresso a cura di Luca Pierini Il burn out è uno stato di esaurimento psicofisico che colpisce gli insegnanti e coloro che svolgono attività a stretto contatto con il prossimo. I principali sintomi sono: affaticamento, ansia, pessimismo, disinteresse, inadeguatezza, risentimento, ostilità. Il D.Lgv 81/08 introduce l’obbligo di valutazione dello stress lavoro correlato La complessità della società odierna si riflette inevitabilmente sul contesto scolastico. In classe sono presenti alunni con problematiche personali, familiari e bisogni educativi speciali che richiedono da parte del corpo docente interventi mirati. “sono distratti” “non ascoltano” “chiacchierano” “parlano a voce alta” “si alzano senza permesso” “usano il cellulare” “ lanciano oggetti” “si offendono” “si picchiano” “contestano quello che dico” L’insegnante è un professionista dell’educazione, conosce la propria materia e sa come insegnarla, fa capire ai propri alunni l’importanza dell’apprendimento, comunica e si relaziona con i propri allievi, fa rispettare le regole, limita i conflitti e facilita il dialogo con i genitori, collabora con i colleghi, con il dirigente scolastico e con tutto il personale della scuola. E’ pericoloso pensare di poter lavorare nella scuola di oggi come se fosse quella di una volta. I prerequisiti di funzionamento della “macchina scuola” sono venuti meno: - buone maniere e il rispetto delle regole; - autorevolezza del docente; - valore di ciò che si impara a scuola; - convergenza di valori tra società e scuola. La scuola italiana non è una scuola selettiva, ma deve comunque garantire standard di apprendimento sufficientemente elevati. Tutti devono avere la possibilità di formarsi e, di conseguenza, tutti devono rimanere dentro il percorso scolastico. BE MEAN ‘TILL HALLOWEEN ! Un insegnante capace di mantenere l’ordine (leader autoritario) non necessariamente svolge bene il suo lavoro, in quanto, indirizzando tutte le sue energie nel mantenere la disciplina, rende sterile il suo intervento educativo. Per le caratteristiche della propria età, gli alunni hanno bisogno di riconoscere i docenti come punti di riferimento. Non hanno bisogno di un insegnante “amico”, ma preparato, serio e coerente, che rispetta quanto dice e lo applica in primo luogo a se stesso, che svolge il suo lavoro con professionalità e competenza. Il docente necessita di un approccio autorevole basato sulla leadership democratica, che si traduce in sicurezza e determinazione senza prevaricazione. Il docente esercita la dominanza costruttiva, ovvero l’abilità di guidare le relazioni in classe, mostrando fermezza, responsabilità e valore attraverso il dialogo educativo. L’insegnante ha il compito di scoprire le risorse degli alunni, anche quando non sono evidenti, di far emergere il loro valore. Cosa non ho ancora visto di questo mio alunno? Gli insegnanti, avendo a che fare con persone giovanissime, hanno la necessità di rivedere continuamente la propria visione del mondo. Obiettivo del docente è di creare un rapporto armonico con gli alunni, nel quale le emozioni positive giocano un ruolo determinante, contribuendo a fare della vita scolastica un momento di vera crescita umana e civile. Gli alunni hanno la necessità di vivere un clima di classe in cui le loro diverse personalità possano mostrarsi in armonia con quelle degli altri, in cui trovare le motivazioni e gli equilibri per un impegno individuale e collettivo. Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. A. Schopenhauer, Gli uomini come i porcospini, Parerga e Paralipomena “Avevo un’insegnante brava e simpatica che mi ha fatto amare la matematica” Gli studi suggeriscono che gli insegnanti percepiti come abili e capaci dai propri allievi sono quelli che sanno adottare uno stile amichevole, attento, rilassato e aperto alla comunicazione. “Non conosco l’inglese perché avevo un insegnante che me l’ha fatto odiare” No printed word, nor spoken plea can teach young minds what they should be. Not all the books on all the shelves, but what the teachers are themselves. J.R. Kipling (1965 -1936) La professione docente non è fatta solo di competenze disciplinari, ma anche dalla capacità di gestire efficacemente la comunicazione con gli alunni. Si può sapere tutto di una disciplina, ma se non si è in grado di traslare quelle conoscenze dalla propria mappa del mondo a quella degli alunni, l’intervento educativo sarà vano. Il docente è responsabile del fatto che il messaggio sia compreso dall’alunno; deve imparare ad aprire canali di comunicazione tra sé e l’alunno; deve creare rapporto con i propri allievi, facendo sentire loro che li capisce. La professione docente non è fatta solo di competenze disciplinari, ma anche dalla capacità di gestire efficacemente la comunicazione con gli alunni. Si può sapere tutto di una disciplina, ma se non si è in grado di traslare quelle conoscenze dalla propria mappa del mondo a quella degli alunni, l’intervento educativo sarà vano. Il docente è responsabile del fatto che il messaggio sia compreso dall’alunno; deve imparare ad aprire canali di comunicazione tra sé e l’alunno; deve creare rapporto con i propri allievi, facendo sentire loro che li capisce. La mente umana processa la realtà attraverso tre principali sistemi rappresentativi: visivo (vista), uditivo (udito), cinestesico (tatto, olfatto e gusto). Il docente dovrà modulare il suo stile di insegnamento alle diverse modalità di percezione e di comunicazione dei propri allievi. Gli alunni con uno stile di apprendimento prevalentemente cinestesico amano muoversi, hanno un tempo di attenzione limitato, amano toccare e manipolare gli oggetti. Ottimi risultati nella gestione della classe sono garantiti dalla tecnica no ai rimproveri sì agli elogi. Quando qualcuno si complimenta con noi, la nostra mente collega la sensazione di piacere alla persona che ci ha elogiato. Anche le sensazioni negative provocate da un rimprovero si ancorano in modo negativo alla persona che ci ha richiamato al nostro dovere. I rimproveri generano astio, la lode simpatia e rispetto. Affinché sia efficace per la gestione della classe, la lode deve essere specifica, meritata e fatta davanti ai compagni. Dobbiamo sempre elogiare gli alunni senza mai rimproverali? E’ possibile rimproverare, ma formulando il rimprovero in termini positivi: diciamo all’alunno quello che deve fare, non quello che non deve fare. “Sono stufo di ripeterti che quando spiego non devi chiacchierare con il compagno. Hai capito?” “Federico ascoltami . Ultimamente sei stato attento alle lezioni, ma oggi stai chiacchierando troppo.” “Federico ascoltami. Ultimamente sei stato attento alle lezioni. L’ho apprezzato molto e sono convinto che dopo queste mie parole ti comporterai in modo corretto, come hai dato prova di saper fare.” Questo richiede autocontrollo e pratica da parte del docente Nel caso un docente si veda costretto a comminare una sanzione, deve evitare che si trasformi in una questione personale. L’insegnante deve sanzionare il comportamento dell’alunno senza colpirlo come persona. L’attacco alla persona che ha commesso il fatto produce una reazione che va in senso opposto a quello educativo. I “ragazzi difficili” hanno, nella maggior parte dei casi, un disagio, soffrono, sono arrabbiati, anche se sembra che se la ridano e se ne freghino di tutti e di tutto, vogliono far pagare a qualcuno il loro disagio. Nelle “classi difficili” dimenticatevi la lezione tradizionale, impegnatevi nella gestione della classe, non ve la prendete con gli alunni, create rapporto, capite il motivo del disagio, trovate delle strategie, ma non tollerate comportamenti irrispettosi. Se un alunno “difficile” ha dato prova di essersi impegnato durante un’attività, il docente non deve perdere l’opportunità di lodarlo e creare un’ancora per legare l’intenso stato emotivo dell’alunno ad uno stimolo sensoriale chiaro, univoco e facilmente replicabile. Bene Matteo, continua ad impegnarti così! (con sorriso e pacca sulla spalla) Successivamente il docente potrà riproporre lo stimolo utilizzato (visivo, uditivo e cinestesico) per rievocare lo stato emotivo ad esso associato e richiamare Matteo al suo dovere di alunno Per ancorare l’intero gruppo classe ci sono due alternative: a) applicare uno stimolo all’intera classe mentre questa sta sperimentando un picco emotivo, ad esempio picchiettando tre volte la penna sulla cattedra quando la classe attraversa un particolare stato di calma; b) condurre gli alunni verso un particolare stato emotivo e ancorarli con uno stimolo, ad esempio picchiettando tre volte la penna sulla cattedra dopo aver raccontato una storia che infonde calma e serenità. L’era del docente che faceva lezione dietro una cattedra rialzata su una predella è finita. L’insegnante del terzo millennio si relaziona con i suoi alunni secondo le modalità della condivisione, del dialogo e dell’ascolto empatico (ascolto partecipato che chiama in causa le emozioni). Se ci mostriamo sinceramente interessati ai nostri allievi, questi saranno più propensi ad ascoltarci e a seguirci quando proporremo loro un’attività didattica. “Sono veramente soddisfatto dei tuoi progressi” “Giulia, sono veramente soddisfatto dei tuoi progressi” Per una persona il nome proprio è il suono più importante e più dolce in qualsivoglia lingua. L’utilizzo da parte del docente del nome dell’alunno rappresenta per quest’ultimo un segno di rispetto e profonda considerazione. Quando elogiamo un alunno per qualcosa che ha fatto è perciò fondamentale utilizzare il suo nome. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di “valere” per maturare la fiducia nelle proprie potenzialità e affrontare con serenità la vita e la scuola. “Brava Giulia! Hai dimostrato di aver capito che il Present Continuous in inglese si usa per descrivere azioni in corso”. Se durante una spiegazione due alunni chiacchierano e non prestano attenzione è sufficiente proseguire il discorso inserendovi il nome di uno di loro. “Federico is playing football very well!” Se i due alunni continuano possiamo utilizzare entrambi i loro nomi “Federico and Matteo are playing football very well!” L’utilizzo dei nomi degli alunni è utile inoltre per mantenere alto il livello di concentrazione della classe. Per rendere più efficace un rimprovero è invece utile adoperare i cognomi degli alunni! “Non pensate al vostro dirigente scolastico!” Sicuramente tutti avranno pensato al proprio dirigente scolastico! Cosa accade allora quando diciamo ai nostri alunni “Non correte!” “Non urlate!” “Non lasciate le cartacce per terra!” Poiché la mente inconscia non percepisce la negazione, è molto più utile riformulare le frasi nel modo seguente: “Camminiamo lentamente nel corridoio” “Parliamo con un tono di voce basso” “Prima di uscire, raccogliamo le cartacce per terra” Anche se attenuato da forme di cortesia o dal nome degli alunni , l’imperativo viene ugualmente percepito come un’imposizione e spesso, specialmente nelle classi difficili, non funziona. Il condizionale, è certamente da preferire all’imperativo, ma a volte non è sufficiente. Risulta molto più efficace utilizzare un comando nascosto: un suggerimento che si sottrae alla consapevolezza e agisce a livello inconscio. I comandi nascosti vanno ripetuti e riformulati più volte in un discorso e enfatizzati con un diverso tono di voce. “Non sapete quanto sia gratificante per un insegnante vedere i propri alunni che si siedono al proprio posto quando entra in classe . Badate bene: non vi chiederò mai di restare seduti per tutta la lezione. Stiamo solo constatando che è meraviglioso vedere degli alunni che rispettano gli insegnanti. E il rispetto può essere dimostrato anche facendo silenzio durante le lezioni, alzando la mano per chiedere la parola, mettendosi in fila quando suona la campanella, etc.” “Ritorna al tuo posto!” “Ritorneresti al tuo posto?” “Gianluca, ritorneresti al tuo posto?” “Mi rendo conto che rimanere ai propri posti per più di un’ora non è facile e soprattutto che non è comodo stare seduti per molto tempo”. I comandi (imperativi) non funzionano nelle classi difficili. Come abbiamo già visto, è utile utilizzare comandi nascosti (percepiti solo a livello inconscio), incastrati (nel discorso) e indiretti (perché esprimono richieste in maniera non esplicita) Le parole hanno una notevole influenza su chi ascolta. Quello che pensiamo, facciamo, ascoltiamo, osserviamo e diciamo tende a penetrare nell’inconscio, il quale farà tutto per trasformarlo in realtà. E’ dunque molto importante utilizzare un lessico che sia fatto di parole positive (potenzianti) e eviti quanto più possibile quelle negative (depotenzianti). Per instaurare rapporti positivi con gli altri bisogna inoltre sorridere. Sorridere genera vantaggi in chi sorride e in chi vede gli altri sorridere. Nella gestione della classe alcuni docenti si dibattono e sbraitano per riportare l’ordine, con il risultato di rendere gli alunni ancora più agitati; altri ci riescono, ma al prezzo di continui e spossanti richiami. Un’eccellente risorsa dell’insegnante per la gestione della classe è la voce. Tenendo conto che tutto quello che un docente fa rappresenta uno stimolo per gli alunni e che la risposta del gruppo tende ad essere coerente con lo stimolo ricevuto, più una classe ha la tendenza ad agitarsi, più è consigliabile che il docente parli con un tono di voce medio basso. Il tono di voce varierà nell’arco della giornata. Le prime ore di lezione non necessitano da parte dell’insegnante di un volume medio basso. Al contrario, nelle ultime ore diventa fondamentale l’utilizzo di un tono di voce medio basso, specialmente nelle classi più difficili. Per entrare in sintonia (creare rapport) con gli allievi e instaurare un clima di fiducia reciproca e empatia è possibile far uso della tecnica denominata ricalco e guida. Se rispecchiamo uno o più aspetti di un alunno (la velocità dell’eloquio, il volume della voce, il ritmo del parlato, il lessico utilizzato, la postura, etc), questo ci percepisce simili al suo modo di essere e per questo motivo prova nei nostri confronti empatia, fiducia ed intesa. Una volta creata la sintonia con l’allievo è possibile condurlo verso il comportamento desiderato. La tecnica risulta particolarmente utile con gli alunni difficili che mettono continuamente alla prova i docenti con i quali non vanno d’accordo. E’ consigliabile affrontare gli alunni difficili fuori dalla classe, per esempio in sala insegnanti. Mentre facciamo parlare l’alunno di un argomento di suo interesse ci mostriamo incuriositi (ascolto empatico), ne rispecchiamo il comportamento (ricalco) allo scopo di entrare in sintonia con lui (rapport) e lo indirizziamo verso il comportamento desiderato (guida). Ragazzi, durante la scorsa lezione avete lavorato molto bene. Mi riferisco a tutta la classe, ma in particolare a Luca e Anna, che ho visto molto concentrati, e a Matteo, che è ormai un esperto del present perfect. Visto Matteo che la grammatica inglese è più semplice di quanto tu pensassi? Benissimo, anche oggi mi aspetto che ognuno di voi lavori seduto (pausa), in silenzio (pausa) e per conto proprio (pausa). La consegna è la seguente: pagina 27 del workbook (pausa), esercizio 2 (pausa). Tra 5 minuti faremo la correzione collettiva. Buon lavoro! Le tecniche di base di gestione della classe sono molto più efficaci se combinate tra loro. Nel precedente esempio sono state utilizzate: VOCE, NO AI RIMPROVERI SI AGLI ELOGI, VOCABOLARIO POSITIVO E NOMI. Allo scopo di guidare il comportamento degli alunni il docente può anche utilizzare la tecnica della metafora. Il docente racconta una storia, una fiaba, una parabola o un aneddoto ai propri alunni allo scopo di comunicare direttamente con l’inconscio e suscitare stati d’animo diversi (calma, concentrazione, motivazione, etc). Una metafora ben costruita è vaga, sia nel linguaggio che nella storia. Questo per aggirare resistenze consce e penetrare più a fondo il meccanismo di cambiamento. Mai commentare una metafora. Sarà l’inconscio degli alunni a interpretare il messaggio! Sapete, ragazzi quando avevo più o meno la vostra età mi è capitato di leggere un’intervista a un famoso calciatore. Al giornalista che gli chiedeva il segreto del suo successo l’atleta rispondeva che se lui era diventato così bravo lo doveva al suo primo Mister. Questi un giorno gli disse che se voleva diventare un campione doveva innanzitutto ascoltare in silenzio i consigli degli allenatori, fidarsi ciecamente di quello che dicevano, fare tesoro della loro esperienza accumulata nel corso degli anni. Il secondo passo consisteva nell’osservare attentamente i giocatori più preparati. Infine bisognava esercitarsi, esercitarsi e ancora esercitarsi: “quando i miei compagni di squadra rientravano negli spogliatoi per la doccia, io continuavo ad allenarmi, tanto che qualcuno doveva venire a chiamarmi perché si era fatto tardi; oggi, a distanza di non so quanti anni, le parole di quel Mister continuano a risuonarmi in testa e continuo a ringraziarlo perché se ho vinto i mondiali è anche grazie a lui”. Conoscete la favola della lepre e della tartaruga? Una tartaruga e una lepre discutevano: “Sei tu la più lenta”, diceva la lepre. “Io ti dimostro che la più lenta sei tu!” rispondeva la tartaruga. Alla fine, fissarono un giorno e un punto di partenza. La lepre, che era sicura di vincere si mise a riposare tranquillamente sul ciglio della strada e si addormentò. La tartaruga, invece, che sapeva di essere lenta, si mise in cammino e piano piano, passo dopo passo, riuscì a superare l’avversaria che dormiva e in questo modo ottenne la vittoria. Quando una persona dice “NO” fa molto di più che pronunciare quel monosillabo. L’intero organismo ghiandolare, nervoso e muscolare risponde con una condizione di rigetto. Quando invece diciamo “SÌ” l’organismo si pone in una condizione di avvicinamento all’altro. Se rivolgiamo ai nostri alunni domande alle quali la risposta ovvia è di tipo affermativo (campo affermativo), ad ogni “sì” che riceviamo, più possibilità avremo di condurli nella direzione che vogliamo. Per gestire la classe, oltre alle strategie finora presentate, possiamo utilizzarne molte altre, anche di tipo non verbale, di facile applicazione. E’ importante ricordare che : - tutto quello che un docente fa è uno stimolo per gli alunni; - la risposta del gruppo classe tende ad essere coerente con lo stimolo ricevuto. Risulta molto utile riservare le strategie ti tipo verbale ai contenuti della disciplina insegnata, mentre quelle di natura non verbale alla gestione del gruppo classe. L’insegnante formula una domanda alla classe e, allo stesso momento, alza la mano ponendosi come modello da imitare. Inglese per lunedì workbook pag. 9 e 10 Es. 3, 4 e 6 L’insegnante scrive alla lavagna le consegne per casa o per un’esercitazione in classe. Oltre ad essere precise le comunicazioni devono essere brevi e chiare (in caso di direttive impartite oralmente è sempre meglio verificare che siano state comprese). Passeggiare lentamente tra i banchi mentre gli alunni sono impegnati in un compito, in una esercitazione o in un’attività di laboratorio li induce a stare tranquilli e lavorare con calma. L’insegnante dà il via ad un’esercitazione in classe e rimane immobile per circa venti secondi, passando in rassegna con gli occhi tutti gli alunni. Fornirete un modello di come volete che stiano: silenziosi e concentrati. Durante un compito o un’esercitazione, il docente esercita il controllo prossimale. Si pone di lato all’alunno distratto, evita il contatto oculare e aspetta che questo passi da distratto a neutro e da neutro a concentrato. Poi si allontana. Per tenere sotto controllo il volume della classe, realizzare un cartellone con i numeri da 1 a 5. Il numero 0 rappresenta il silenzio assoluto. I numeri 1 e 2 sono in verde e rappresentano il volume tollerato; il numero 3 è in arancio e rappresenta la soglia della tollerabilità, mentre il 4 e 5 rappresentano un volume troppo alto e sono in rosso. Durante una spiegazione l’insegnante formula una frase incompleta, fa una pausa, attende che lo studente dal comportamento inadeguato ritorni in uno stato di attenzione e ascolto e riprende poi con voce più bassa. Per evitare infortuni (causa spintoni, scivolate, corse, etc) durante la ricreazione, l’attività dedicata alla mensa … è necessario avere un atteggiamento vigile. Il docente è esente da responsabilità (culpa in vigilando) se riesce a provare che il danno è riconducibile ad un evento casuale, non evitabile ed imprevedibile. Il docente può riprendere un allievo indisciplinato di fronte al gruppo in modo che quest’ultimo possa capire che le regole vanno rispettate. Questa tecnica denominata effetto onda deve essere usata di rado e in modo non aggressivo. Essa rappresenta infatti un’azione volta a sottolineare l’inadeguatezza del comportamento e non della persona. Per ogni specifico gruppo classe condividere le tre regole più importanti e farle scrivere dai ragazzi su un cartellone all’inizio dell’anno scolastico. Quando una regola viene infranta sarà sufficiente indicare sul tabellone o con la mano il numero che la contraddistingue: 1. FACCIAMO SILENZIO DURANTE LE SPIEGAZIONI 2. ALZIAMO LA MANO PER CHIEDERE LA PAROLA 3. RESTIAMO SEDUTI AL NOSTRO POSTO DURANTE LA LEZIONE BIBLIOGRAFIA: Milani I. (2013) L’Arte di insegnare, Vallardi D’Alonzo L. (2012) Come fare per gestire la classe nella pratica didattica, Giunti Schipani F. (2011) Guida pratica alla gestione della classe, Gruppo Editoriale Macro Di Tano M. (2011) Principi di PNL nella pratica didattica, Arti Grafiche Archimio Churches R., Terry R. (2009) PNL per gli insegnanti, Roberti Editore Doglio M. (2009) Uscirne Vivi 2 - Manuale per insegnanti, Lupetti Blum P. (2000) Sopravvivere nelle classi difficili, Erickson Gordon T. (1991) Insegnanti Efficaci, Giunti (letture consigliate )