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Questione Meridionale e Brigantaggio

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Questione Meridionale e Brigantaggio
Questione Meridionale e
Brigantaggio
LA QUESTIONE MERIDIONALE
La questione meridionale nasce all’indomani dell’unita’ d’ Italia quando le diverse realtà politiche ed
economiche della penisola vengono riunificate sotto la corona sabauda. Sin dal 1861, anno dell’unificazione, e’
evidente il profondo squilibrio economico che divide in due l’Italia.Al nord presenta un modello di sviluppo
di tipo capitalistico, assente nel Mezzogiorno d’Italia.La produzione agricola costituisce ancora la principale
attività del paese. Al nord si stava sviluppando una gestione capitalistica delle aziende agricole; il Piemonte e
la Liguria erano i propulsori. Questo modello prevedeva l’investimento di cospicue quantità di denaro per
l’ammodernamento degli strumenti di produzione delle aziende agricole, vi era un incremento degli utili e la
meccanizzazione del lavoro. Negli anni a cavallo dell’unita’, opposta si presenta la situazione nel meridione
d’Italia. L’agricoltura non conosce nessuna trasformazione di tipo capitalistico; domina un tipo di
organizzazione di origine feudale: il latifondo di proprietà di una borghesia assenteista. I latifondi adoperano
il bracciantato. Prevale la coltivazione estensiva destinata al mercato interno e all’auto sostentamento, non
competitivo sul piano internazionale per costi e metodi di produzione. La borghesia meridionale non era
disposta a reinvestire i propri profitti nelle imprese agricole. Nei primi anni post unitari la questione
meridionale, intesa come il problema dell’arretratezza economica sociale e politica del sud, non fu argomento
di discussione soprattutto in parlamento. Nasce così dal 1861 al 1865 il fenomeno del brigantaggio come
conseguenza di un profondo disagio di ampi strati della popolazione meridionale. Le cause vanno ricercate in
diversi fattori:

L’annessione piemontese non aveva portato nessun miglioramento nella dimensione sociale ed economica
lasciando immutati i rapporti di forza tra popolo e latifondisti.

Erano state inasprite le tassazioni ( tassa sul macinato )Q. Sella.

Era stata introdotta la coscrizione obbligatoria.
MAPPA
IL BRIGANTAGGIO
Il brigantaggio nell'Italia meridionale dopo l'Unità d'Italia non è da considerare una semplice sollevazione contadina
contro il potere politico e economico rappresentato dal padrone, ma è una realtà ben più complessa.
L'origine del fenomeno è da attribuirsi alla miseria e alle continue angherie che il povero popolo dei contadini doveva
continuamente sopportare da parte dei soliti, pochi, ricchi padroni.
Non è facile comprendere il perché di un fenomeno tanto complesso. Storici e studiosi si sono, da sempre, cimentati nella
comprensione del fenomeno, concordando sulla complessità e sulla varietà delle motivazioni.
Probabilmente un buon margine di colpa è da attribuire all'illusione che, con l'Unità d'Italia, molte cose sarebbero
cambiate. Al contrario, la vita dei contadini andò sempre più peggiorando, soprattutto a causa della miope e cattiva politica
sabauda che tratto il meridione al pari di una colonia, conquistata con mire espansionistiche. I piemontesi, purtroppo, non
fecero altro che sostituire i Borboni nell'amministrazione del potere; in una situazione simile scontento e delusione
fomentarono la ribellione che, senza molti scrupoli, fu trattata dai nuovi governanti con l'applicazione delle legge marziale.
Le rivolte finivano, spesso, nel sangue; i briganti o, anche, coloro che, sommariamente, venivano riconosciuti tali, venivano
passati per le armi.
Fu, questo, il triste risultato di una cattiva valutazione di un fenomeno, difficile da comprendere per il nuovo potere politico
che, beatamente, viveva nell'Italia settentrionale, lontano dalla nuova realtà che una guerra di conquista aveva portato in
dote. Pertanto le continue richieste di pane e lavoro dei contadini meridionali si persero nella lentezza e nella negligenza
dei rappresentanti politici.
LE FASI DEL BRIGANTAGGIO
I primi vagiti del Brigantaggio cominciarono a farsi sentire sin dal 1861, quando gruppi
formati da contadini, salariati ridotti alla fame, disertori ed evasi dalle carceri, si davano
al brigantaggio nelle sue forme primitive fatte di furti, vendette e vandalismi; in questo
periodo cominciano anche a nascere le prime bande con un capo che, di solito, si
eleggeva in base alla sua abilità, alla sua autorevolezza ed alla sua capacità di essere
spietato.
A combattere il brigantaggio fu principalmente l'esercito anche se, spesso, non era in
grado di fronteggiare le mobilissime bande, che lo impegnavano in vere e proprie azioni
di guerriglia.
Nel corso del 1864 l'esercito fu potenziato ed alcune grosse bande furono sconfitte. In
seguito, e fino al 1870, vi furono ancora azioni brigantesche di particolare vivacità ma le
difficoltà, per le bande, cominciavano a farsi sentire.
L'esercito divenne sempre più spietato, al pari degli stessi briganti. I piemontesi
dedicarono molte risorse per sconfiggere il fenomeno. All'inizio del 1870 la violenta
repressione cui tutto il meridione fu sottoposto, concluse il periodo del brigantaggio per
il meridione d'Italia. Una vera e propria guerra civile era terminata ma rimanevano,
comunque, irrisolti i grandi problemi del meridione d'Italia che hanno provocato la
sua arretratezza nei confronti del resto dell'Italia.
CARMINE CROCCO
Carmine Crocco fu il più famoso brigante
della storia. Nasce a Rionero in Vulture
(Potenza) il 5 giugno del 1830. Ad appena 19
anni si arruola nell'esercito ma diserta nel
1852 dopo essere stato condannato per
omicidio.Costituisce insieme ad altri
disertori e contadini una banda di Briganti
nascondendosi nei boschi di Monticchio, ma
fu catturato e condannato al carcere per 19
anni.Per scontare la pena fu rinchiuso nel
Carcere di Brindisi dove evase insieme ad
altri carcerati nella notte del 13 dicembre del
1859Tra il 1860 e il 1865 si alleò con le bande
borboniche contro le truppe regolari italiane,
si rifugiò nello Stato Pontificio ma fu
catturato e condannato a morte.Nel 1874 la
condanna inflitta precedentemente fu
trasformata in un condanna ai lavori forzati a
vita. Morì in carcere nel 1905.
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