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Giorgio Bassani (Bologna, 1916 – Roma, 2000)
• romanziere e poeta italiano
• È nato a Bologna nel 1916 da una benestante famiglia ebraica originaria di
Ferrara
• Nel 1940 uscì la sua prima opera Una città di pianura, che pubblicò sotto
lo pseudonimo
• Insegnò italiano e storia agli studenti ebrei espulsi dalle scuole pubbliche
nella scuola ebraica e divenne attivista politico clandestino
• Come antifascista venne rinchiuso, nel 1943.
• Liberato entrò in clandestinità e lasciò Ferrara per Roma, dove trascorse il
resto della vita come scrittore e uomo pubblico
• Nel 1953. diventò redattore delle riviste letterarie "Paragone"e "Botteghe
Oscure"
• Ciclo de Il romanzo di Ferrara:
• Cinque storie ferraresi, 1956. premio Strega
•
Gli occhiali d'oro, Torino, Einaudi, 1958.
• Il giardino dei Finzi-Contini, Torino, Einaudi, 1962. premio Viareggio
•
Dietro la porta, Torino, Einaudi, 1964.
• L'airone, Milano, Mondadori, 1968. premio Campiello
•
L'odore del fieno, Milano, Mondadori, 1972.
•
Personaggi del romanzo:
•
Il narratore: tutte le vicende del romanzo sono riportate tramite lo sguardo e la voce in
prima persona dell'io narrante, allo stesso tempo regista e personaggio del romanzo. Il
narratore non fornisce alcuna informazione sulla propria, solo che è un ebreo della
media borghesia, appartenente alla comunità israelitica ferrarese della fine degli anni
trenta. Riesce a scampare agli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Intelligente,
timido e a tratti introverso, fin da bambino prova una segreta ammirazione verso la
famiglia dei Finzi-Contini e attrazione per la bella Micòl.
•
Micòl: una giovane molto bella e intelligente; ama la letteratura, soprattutto di Emily
Dickinson, su cui incentra la sua tesi di laurea. Ha un carattere molto energico e
pragmatico, tanto che l'organizzazione domestica è affidata a lei.
•
Alberto: il fratello maggiore di Micòl. Si ammala di linfogranuloma maligno e muore nel
1942, un anno prima della deportazione dell'intera famiglia nei lager tedeschi.
•
Giampiero Malnate: coetaneo dei protagonisti, proveniente dalla città di Milano, vive
da due anni a Ferrara, dove lavora come chimico in uno stabilimento della Montecatini,
in attesa di essere trasferito nella sede di Milano. È intimo amico di Alberto, che
conosce fin dai tempi in cui frequentavano assieme l'università a Milano. Ha una forte
personalità ed è un fervido comunista.
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Il romanzo racconta la storia di un gruppo di giovani universitari ebrei ferraresi a cavallo
tra il 1938 e il 1941
Il protagonista ha quindici anni ed è disperato per un brutto voto agli esami di licenza
ginnasiale
Viene consolato dalla coetanea Micol Finzi-Contini, della ricca famiglia ebrea dei FinziContini.
L'amore adolescenziale sboccia all'istante, ma da quando la famiglia Finzi-Contini
cambia sinagoga i due non si vedono più.
Passano gli anni e quando vengono promulgate le leggi razziali, il protagonista viene
allontanato dal club del tennis
Micol, sparita per nove anni, lo invita a venire a giocare a tennis a casa sua
Si forma così un gruppo di amici più o meno ventiquattrenni che trascorre le giornate
spensierate nella quiete del giardino
Il protagonista si innamora di Micol. Lei va a laurearsi a Venezia.
Il protagonista trascorre ora le giornate aspettando, in compagnia di suo fratello Alberto
e Malnate, spesso a cena dalla famiglia Finzi-Contini.
Ma quando Micol ritorna e lui la bacia, il loro legame comincia a incrinarsi, fino a
quando, dopo mesi di vani tentativi, Micol gli dice di lasciarla in pace, e di farsi vedere il
meno possibile in casa sua.
Il romanzo termina in un breve epilogo di due pagine
è narrata la fine di tutti i membri della famiglia Finzi-Contini: Alberto muore di tumore,
gli altri sono deportati nei campi di concentramento.
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Quando Micol ritorna e lui la bacia, il loro legame comincia a incrinarsi, fino a
quando, dopo mesi di vani tentativi, Micol gli dice di lasciarla in pace, e di farsi
vedere il meno possibile in casa sua.
Il romanzo termina in un breve epilogo di due pagine
è narrata la fine di tutti i membri della famiglia Finzi-Contini: Alberto muore di
tumore, gli altri sono deportati nei campi di concentramento.
Analisi:
•
•
Il giardino dei Finzi-Contini è un romanzo che nasce a partire da un ricordo
a più riprese mostra la sua natura retrospettiva
•
In più punti il narratore allude al destino tragico che attende i personaggi del
proprio racconto
così si proietta la storia narrata nella distanza assoluta di un passato che non
ha più nessun legame con il presente, poiché nessuno dei protagonisti è
sopravvissuto.
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solo grazie a una memoria precisa e accorata guidata dal “cuore” che è
possibile rivivere le atmosfere e i sentimenti di anni altrimenti destinati
all’oblio.
•
La voce di chi racconta s’incarica così anche di restituire la parola a chi
non c’è più. E non lo fa solo metaforicamente, ma anche attraverso un
espediente tecnico che mostra la natura monologica del suo racconto: il
discorso indiretto libero, tecnica abitualmente utilizzata per registrare i
pensieri di un personaggio e qui impiegata invece per riportare i dialoghi
del narratore con altri personaggi, e in particolare con Micòl:
• Lei mi aveva detto e ripetuto mille volte che era inutile, che non cercassi di
trasferire i nostri rapporti su un piano diverso da quello dell’amicizia e
dell’affetto. Macché: appena potevo, io, al contrario, le venivo addosso
con baci e altro, come se anch’io non sapessi che in situazioni come la
nostra non c’è niente di più antipatico e “controindicato”. Santo Iddio! Ma
possibile che non riuscissi a trattenermi?.
• La voce del protagonista il suo punto di vista a riportare nel testo la voce e
il punto di vista di Micòl. In questo modo il dialogo assume la forma di un
soliloquio, in cui chi racconta mette in scena le voci e i caratteri di persone
morte.
• Questo procedimento narrativo contribuisce a definire il tono dell’intero
romanzo, pervaso in tutte le scene - in quelle in cui viene ricostruito con
finezza lo spirito dell’epoca come in quelle in cui interagiscono i
personaggi - da un senso di perdita e di nostalgia verso il passato. È lo
stesso sentimento e la stessa visione del mondo esplicitata dal
protagonista:
• «Lo intuiva benissimo: per me, non meno che per lei, più del possesso
delle cose contava la memoria di esse, la memoria di fronte alla quale ogni
possesso, in sé, non può apparire che delusivo, banale, insufficiente. Come
mi capiva! La mia ansia che il presente diventasse subito passato, perché
potessi amarlo e vagheggiarlo a mio agio, era anche sua, tale e quale. Era il
nostro vizio, questo: d’andare avanti con la testa sempre voltata
all’indietro»
• Il Gruppo 63 è un movimento letterario che si costituì a Palermo nel 1963
in seguito a un convegno tenutosi a Solunto
• I partecipanti del convegno erano alcuni giovani intellettuali fortemente
critici nei confronti delle opere letterarie degli anni cinquanta
• Del gruppo facevano parte poeti, scrittori, critici e studiosi animati dal
desiderio di sperimentare nuove forme di espressione, rompendo con gli
schemi tradizionali
• Richiamandosi alle avanguardie degli inizi del secolo, il Gruppo 63 si
richiamava alle idee del marxismo e alla teoria dello strutturalismo
• il gruppo non aveva mai un suo manifesto o una poetica
•
promuoveva le opere di assoluta libertà contenutistica, senza una precisa
trama (ne è un esempio Alberto Arbasino) che respingevano i moduli tipici
del romanzo neorealista e della poesia tradizionale
• una ricerca sperimentale di forme linguistiche e contenuti.
• Ignorato dal grande pubblico, il gruppo suscitò interesse negli ambienti
critico-letterari
• Il Gruppo 63 ebbe il merito di proporre e tentare un rinnovamento nel
panorama piuttosto chiuso della letteratura italiana
•
il suo distacco dal sentire comune e la complessità dei codici di
comunicazione ne fecero un movimento élitario
• Il gruppo, che si sciolse nel 1969, diede vita alle riviste "Malebolge",
"Quindici" e "Grammatica”
• Rappresentanti principali:
• Alberto Arbasino, Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Umberto Eco,
Antonio Porta, Edoardo Sanguineti
•
•
La neoavanguardia
Termine che indica il fenomeno degli anni sessanta del formarsi di gruppi più o
meno ristretti di artisti e di movimenti che pongono come la base della loro azione
la polemica radicale contro la situazione contemporanea delle varie arti, in nome
d’un rinnovamento radicale di strutture, di linguaggio e di tecnica
•
•
Il problema dell’avanguardia:
L’avanguardia può essere intesa:
1. all’interno della terminologia storico-letteraria (in questo caso si riferisce alle
avanguardie storiche – il futurismo, il dadaismo, il surrealismo...)
2. come problema metastorico, un fenomeno che accompagna il modernismo in
tutte le epoche
•
Come inizio si considera l’anno 1956 quando inizia la pubblicazione della rivista “Il
Verri” diretta da Anceschi (Milano, Bologna)
•
Lì trovano luogo varie ipotesi sperimentalistiche, la letteratura si intende come
un’attività di continua innovazione, sperimentalità, provvisorietà e
desacralizzazione
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Edoardo Sanguinetti (1930-2010) pubblica Laborintus nel 1956.
È un esempio estremo della poetica della neoavanguardia
Lascia completamente il ritmo e la metrica tradizionale, una struttura caotica,
una mescolanza di registri linguistici (aggiunge le parole straniere e delle
lingue classiche)
Altre riviste sono: “Quindici” a Roma e “Alfabeta” a Milano
Nel 1962. Umberto Eco pubblica Opera aperta che fornisce alla
neoavanguardia una serie di strumenti critici indispensabili, introduce nella
teoria il termine della struttura assente
il campo preferito degli scrittori della neoavanguardia era la poesia
Nel 1961 esce l’antologia I nuovissimi, poesie per gli anni 60’ che comprendeva
le poesie di: A. Giuliani, E. Pagliarani, E. Sanguinetti, N. Balestrini, A. Porta
Questi sono rappresentanti principali della neoavanguardia
Nel 1963 si forma il gruppo 63 – 34 autori e critici letterari, compresi i cinque
poeti “nuovissimi”
I critici/teorici della neoavanguardia sono: G. Dorfles, L. Anceschi, A. Guglielmi,
U. Eco
La neoavanguardia non è una continuazione della avanguardia storica, si
distingue da essa per la sua coscienza iroica
• PROBLEMI DI POETICA:
• rifiutano l’ideologia, secondo i neoavanguardisti non è più possibile
rappresentare la realtà movendo da premesse ideologiche
• Guglielmi: «oggi nessuna ideologia è in grado di offrire un’interpretazione
esauriente del mondo. Perciò la letteratura è possibile se è astorica,
disimpegnata e a-ideologica
• Manganelli: «la letteratura come menzogna» - libro programatico
• Da questa posizione di neutralità ideologica deriva una conseguenza
importante
• Nella produzione precedente elemento privileggiato era l’ideologia
mentre nella neoavanguardia diventa linguaggio
• Le caratteristiche:
• Asemanticità, parole in libertà – parole casualmente disposte sulla pagina,
la pratica del nonsense, del gioco intelletuale
• Questo linguaggio offre al lettore una poesia dell’alienazione, una visione
shizofrenica del mondo
• LA MOLTEPLICAZIONE DELLA FORMA avviene in più modi:
• 1. tramite il gioco e la permutazione
• Calvino: Il castello dei destini incrociati - si basa sul gioco dei tarocchi,
esiste solo la maniera in cui viene letta la carta, protagonisti non esistono
in assoluto
• Savinio: Esercizi di stile – una storia banale (un bottone perso nella
metropolitana) viene raccontata in cento modi
• Balestrini – la poesia ex machina, cibernetica – ha messo tre testi nel
computer, uno su bombardamento di Hiroshima, uno inglese e uno cinese,
il computer li ha macinati e ha pubblicato il testo.
• 2. la disgregazione della forma/informalità
• Luci, Bigongiari – la linea informale fiorentina, puntano sulla polivalenza
del significato, a loro differenza la neoavanguaria punta sulla polivalenza
dei significanti
• Sanguinetti, Erotopaegnia – la poesia asintattica, si descrivono situazioni
metamorfiche, i protagonisti si trasformano in animali e tutto si svolge in
un’Università statunitense – si ottiene l’effetto comico
• 3. IPERDETERMINAZIONE
• C’è una sovrabbondanza di chiarimenti eccessivi, note aggiunte al testo, i
commenti di Giuliani alle poesie di Nuovissimi, senza essi poesie
sarebbero illegibili
• 4. LA RISCRITTURA
• nuove varianti degli autori precedenti
• E. Sanguinetti, Il Satiricon di Petronio
• I. Calvino, Le citta invisibili (sul modello de Il Milione di Marco Polo)
• L. Sciascia, Il candido
• Gli scrittori della neoavanguardia sono distruttivi ma eruditissimi, sono
presenti esigenze enciclopediche
• Non riescono ad arrivare al grado zero della scrittura del quale parla
Barthes, bisogna eliminare il bagaglio della cultura
• Davanti allo scrittore si pone il problema della organizzazione culturale
• Il tratto fondamentale è la desacralizzazione
• Sono importanti anche la psicoanalisi e l’antropologia
• Esiste un legame tra la neoavanguardia e la scuola di Francoforte
(Marcuse, habermas, Fromm) che respingeva il realismo fin dall’inizio
• Secondo NA la letteratura non è la conoscenza; -il tratto che li differenzia
dai simbolisti ed ermetici
• Sostengono l’idea di letteratura intesa come passione (per i futuristi la
passione era stimolo dell’azione)
• NEUROSI – gli autori imitano la scissione della psiche
• Giuliani parla della schizofrenia come modalità dell’esistenza
• Gli autori solo rispecchiano la crisi esterna
• Sanguinetti nel Purgatorio dell’inferno – la storia è vista come inferno,
ritiene che sia necessaria la verbalizzazione della psiche. La neurosi viene
letterizzata.
• Zanzotto, Petel – domina chaos prelinguistico, il balbettamento infantile in
dialetto veneto.
• Con questi procedimenti sottolineano l’inconscio.
Leonardo Sciascia (1921- 1989)
• è stato uno scrittore, saggista, giornalista, politico, poeta, drammaturgo
Opere:
• Il giorno della civetta, 1961.
• Il consiglio d'Egitto, 1963.
• Morte dell'Inquisitore, 1964.
• A ciascuno il suo, Torino, 1966.
• Il contesto. Una parodia, 1971.
• Il mare colore del vino, 1973.
• Todo modo, Torino, 1974.
• La scomparsa di Majorana, 1975.
• Candido, ovvero Un sogno fatto in Sicilia, Torino, Einaudi, 1977.
• Racconti
• Gli zii di Sicilia, Torino, 1958. [raccolta di tre racconti]
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