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Il femminile - Marialuisa Vallino
© “Donna, culture e libertà” -Servizio Biblioteca e Comunicazione Istituzionale del Consiglio Regionale della Puglia 22 novembre 2013 Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne Mancata accettazione dell’alterità Superamento dell’obbedienza alle leggi della natura, della continuità ciclica della vita Atteggiamento predatorio atto a modificare i fenomeni naturali Mancata integrazione della parte istintuale Utilizzo perverso del potere, manipolazione e annullamento dell’altro da sé Una parte del mondo inconscio viene vissuta come estranea e ostile; Il principio femminile diviene un’oscura, tangibile minaccia, più che una componente da assimilare al Sé. MARIALUISA VALLINO Violenza MARIALUISA VALLINO MARIALUISA VALLINO • L’esperienza sottolinea il ruolo fondamentale degli stereotipi di genere nella strutturazione dell’identità. Stereotipi e aspettative di genere assegnano agli individui specifiche capacità e attitudini, limitando i loro ruoli e le loro possibilità; Con il concetto di stereotipo indichiamo una struttura organizzata composta da caratteristiche che il soggetto ritiene proprie di un certo gruppo sociale. Convincersi di “non essere capaci” è un tipico effetto dell’azione dello stereotipo, ed ha come risultato l’effettivo allontanamento del soggetto da una certa area di esperienza (con relativa mutilazione della personalità), allontanamento che a sua volta rinforza la convinzione sulla propria incapacità o inadeguatezza. • È ampiamente riconosciuto che la donna «femminile» debba compiacere l'uomo, essere affascinante, coinvolgente, gentile, saper esprimere ammirazione, e comportarsi in modo non aggressivo e non assertivo. Questa modalità di comportamento è talmente remunerativa e così adattiva, nel contesto sociale, che è molto difficile abbandonarla volontariamente. In realtà, come confermano anche gli studi etologici, l'atteggiamento ingraziante non è intrinseco allo sviluppo femminile, ma è piuttosto una delle caratteristiche distintive del comportamento di qualunque essere privo di potere di fronte a quello dominante. MARIALUISA VALLINO • A conferma dell’ipotesi che gli stereotipi culturali influenzino la percezione degli avvenimenti nelle donne-vittime, si riportano i risultati di uno studio spagnolo (Frese et al., 2004): • I risultati della ricerca, volta ad evidenziare la presenza di accettazione acritica dei miti dello stupro (Rape Myth Acceptance, RMA) nell’attribuzione di responsabilità agli aggressori e/o alle vittime, evidenziarono che soggetti con alti indici di RMA avevano la tendenza ad attribuire maggiore responsabilità alla vittima, soprattutto in caso di violenza consumata tra conoscenti. • Anche la spinta alla denuncia degli aggressori, come pure l’attribuzione di colpevolezza nei loro confronti, sarebbe influenzata, secondo la citata ricerca, dai miti circolanti sulla violenza e questo spiegherebbe perché le vittime di violenza intrafamiliare sono tanto reticenti nel denunciare l’accaduto o nel valutarlo gravemente. MARIALUISA VALLINO MARIALUISA VALLINO • L’oblatività è la modalità relazionale di chi è sempre disponibile alle richieste dell’altro, non avanzando mai propri bisogni. • Le caratteristiche principali della dinamica oblativa sono: Preoccuparsi degli altri prima che di sé, non essere ma dare, trovare riconoscimento nel consenso altrui. La donna votata all’oblatività acquista nel rapporto una posizione di potere, ma non porta mai, all’interno della relazione, i propri bisogni, solo le aspettative dell’altro, sicché non può proporsi altrimenti per il timore di subire un rifiuto e perdere la stessa relazione. • Quando il dare non ottiene riconoscimenti, si sente svuotata, annullata, e minacciata nella sua identità. • Nella seconda metà della vita perpetuando tale modello, la donna giunge al punto di svolgere attività faticose, spesso non richieste, per timore di perdere il controllo sul ménage familiare e il riconoscimento del tipico ruolo di figura imprescindibile. • La dinamica oblativa presuppone l’impossibilità di recedere dal controllo e costituisce una modalità difensiva dalla separazione. La pressione costante ad ingraziarsi l'altro porta inevitabilmente a un sentimento soggettivo di inautenticità, mancanza di autonomia, negazione del Sé. • Sappiamo che il falso Sé è una struttura perfettamente aderente alle richieste dell’ambiente che si costruisce tradendo la propria vera natura. • Il diniego delle parti autonome di sé impedisce alla donna di porre se stessa sulla scena in quanto soggetto attivo e desiderante. MARIALUISA VALLINO Frequente il riscontro di sfiducia e svalorizzazione in compiti che implicano una progettualità individuale in contrasto con i bisogni altrui (partner o figli) o non Ipervalorizza aderente a quanto proposto dal sociale nelle pratiche codificate di zione del cura e nutrimento. materno si fonda la propria esistenza sul bisogno di approvazione Buona parte delle energie, nella prima metà della vita, vengono impiegate da molte donne ad elaborare i desideri altrui, così da potervi corrispondere adeguatamente, con chiare ripercussioni sulla propria autonomia. i bisogni individuali vengono soppiantati da quelli collettivi MARIALUISA VALLINO • In analisi, che è il luogo per eccellenza in cui l’individuo emerge nella sua autenticità, le donne, impegnate per la prima volta in un percorso di autonomia, cominciano ad abbandonare questa forma di femminilità stereotipata, soprattutto se il terapeuta è in grado di accogliere lo scambio osmotico tra maschile e femminile, in sé come nei suoi pazienti, dando luogo ad un'inesauribile fonte di combinazioni individuali e reciproche. Prendere coscienza implica essere alla continua ricerca dell’altro immaginale, della controparte inconscia. MARIALUISA VALLINO La cintura di Afrodite:La bellezza delle dee e l’anima delle donne La bellezza dell’anima, che sola supera il fascino di Afrodite, si rivelerà nell’immaginazione estetica della psiche e nell’ammaliante potere delle sue immagini. Si rivelerà nei modi in cui la psiche dà forma ai propri contenuti, ad esempio, nella maniera in cui l’Anima contiene l’erotico. Ma, soprattutto, la bellezza della psiche si riferisce a una percezione del bello in rapporto agli eventi psicologici. Quando siamo toccati, mossi e aperti dalle esperienze dell’anima, scopriamo che ciò che vive in essa non soltanto è interessante e significativo, necessario e accettabile, ma è anche attraente, amabile e bello. (James Hillman, “Il mito dell’analisi”) • Come Jung ha riconosciuto, Animus e Anima sono le componenti controsessuali che fanno da ponte tra l’Io e il Sé, consentendo l’integrazione, nella donna come nell’uomo, di atteggiamenti e valori inconsci che possano consentire il pieno riconoscimento e rispetto dell’alterità. Lo strato collettivo da cui sorgono gli Archetipi, infatti, è più profondo di quello in cui si forma lo stereotipo, essendo uno strato transculturale che accomuna l’umanità nel tempo e nello spazio. Animus dovrebbe proporre all’Io femminile di ridimensionare drasticamente un eccesso di maternage e di oblatività. Nella sua forma più evoluta dovrebbe arricchire la coscienza femminile di una capacità di riflessione intellettuale molto più libera, più distaccata e oggettiva, scevra da personalismi, quindi creativa. MARIALUISA VALLINO Sentimento soggettivo di esclusione, inautenticità, mancanza di autonomia, negazione del Sé Nominare la propria ferita Alla ricerca di una “definizione” Incontrare l’Altro: collocarsi in una dimensione di autenticità MARIALUISA VALLINO L’esperienza autoconoscitiva mediata dall’incontro. A contatto con le immagini inconsce Ricostruzione Integrazione delle parti negate di sé MARIALUISA VALLINO Joseph Campbell, Il potere del mito, ed. TEA, Milano, 1994, pag.222 …dopo l’Animus • …compare, nella donna, l’Archetipo della madre ctonia, Madre Natura in tutta la sua grandezza, un modello altrettanto ideale di femminilità completa, pienamente consapevole della sua forza, fiduciosa della sua creatività spontanea, che ha abbandonato la sicurezza fittizia delle convinzioni stereotipate o la smania di controllo, per conquistare la padronanza piena e appagante della sua conoscenza istintiva della vita. MARIALUISA VALLINO Indagine “empatica” Significatività delle immagini oniriche Amplificazione Associazioni Comprensione Interpretazione Coesione del Sé MARIALUISA VALLINO Immagini Archetipi, Motivi mitologici, Funzioni Esito Partenza Inizio dell’avventura da parte dell’eroe (Campbell) Archetipo della Via, “La terra desolata” o sconosciuta Luogo di culto e iniziazione, Mondo ctonio - rigenerativo La “coppia divina”, la sigizia Superamento del consueto orizzonte della vita Introversione della libido (Jung) Reificazioni Madre “Celebrazione” femminile Strada nel sconosciuta, bivio Deserto, Dimora primitiva, grotta Coppia madre-figlio Immagini connesse femminile arcaico o sostituti simbolici Pietra (Pelle di) serpente al suoi Donne sconosciute della Grande Il Sé, l’eternità Il rinnovamento e il preludio alla rinascita L’Ombra da integrare Uomo conosciuto avvenente, eroico Chiave-porta Animus positivo spiga di grano Misteri eleusini di Vita-Morte-Rinascita (Demetra) Nudità Afrodite che sorge dalle acque, la vita che ricomincia La chiave d’accesso alla porta del tesoro MARIALUISA VALLINO Riconoscimento della sacralità della vita Accesso alle risorse identitarie femminili naturali e arcaiche interna del Primo accesso al Sé Primo contatto con elementi trasformativi Progressiva assimilazione dell’Ombra Riconoscimento delle proprie risorse creative interne Penetrazione della coscienza nell’oscurità della vita pulsionale Accesso ai “Misteri” della rinascita Inizio di nuove modalità esistenziali, autentiche. Connessione alla vitalità Il Femminile naturale e arcaico la continuità ciclica della vita Venere di Willendorf, è una statuetta di 11 cm d'altezza, raffigurante una donna; E’ una delle più famose veneri paleolitiche. Si stima che la statuetta sia stata realizzata da 24.000 a 26.000 anni fa MARIALUISA VALLINO la dea dei serpenti, 1550 a. C. , Museo di Eraklion coniunctio la coppia InannaDumuzi la coppia CibeleAttis, Venezia, Museo Archeologico Nazionale, II secolo a.C. MARIALUISA VALLINO Annotazioni cliniche sullo sviluppo dell’Animus: • • • • * Animus come Estraneo: Contenimento del Sé nel mondo materno (equivalente mitologico: il ratto di Persefone. Nell’Inno omerico a Demetra, si narra che mentre Persefone era impegnata a raccogliere fiori con le Oceanine, si aprì una voragine sotto i suoi piedi e ne uscì il “signore infernale”, Ade in persona, che la condusse via sul suo carro d’oro. Per intercessione di Ermes, Ade si decise a liberare la fanciulla, ma fece in modo che, prima di abbandonare la dimora infernale, mangiasse un chicco di melagrana. Per questa ragione Persefone fu costretta, da quel momento in poi, a passare un terzo dell’anno “nella densa tenebra” e i restanti due terzi con la madre Demetra, ricevendo il titolo di ‘signora’ degli inferi). Animus come Patriarca- Padre- Sovrano: Sacrificio del Sé- Principio maschile che annulla, inglobandolo, quello femminile (equivalente mitologico: Zeus- Atena- Metis: Zeus, forte e astuto, dopo aver inghiottito la dea Metis *, “la sposa primordiale” che significa 'senno' -primo elemento che rimanda ad un femminile ‘cerebrale', spoglio delle arcaiche caratteristiche ‘materiali'- partorì dalla testa la figlia che portava in grembo: Atena la figlia divina già vestita delle armi). Animus come Amante: Si collega al desiderio e al mistero dell’altro, lo slancio entusiastico verso la vita (equivalente mitologico: Amore e Psiche, Apuleio, “Le Metamorfosi”, Libro IV) Animus come Partner: (raro in terapia come altrove) Autenticità assoluta nella relazione, consentita dal ritiro delle proiezioni. In: Esiodo, Teogonia, 886-900 MARIALUISA VALLINO In conclusione, entrare in contatto con la realtà immaginale rappresenta per la donna un’opportunità per: • Divenire una in se stessa, • vivere le proprie emozioni, • saper reggere e contenere la percezione del vuoto, • riappropriarsi della propria progettualità, accogliendo la sfida dell’ignoto, • mantenere in vita la capacità di creare legami significativi, nonostante… MARIALUISA VALLINO E che dire dell’uomo? MARIALUISA VALLINO