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Scuola di geografia AGEI Governance e città

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Scuola di geografia AGEI Governance e città
Giornata di studio del Gruppo cantonale di
geografia. Cabbio (CH) 24 agosto 2011
LA GEOGRAFIA COME
PROGETTO IMPLICITO
Giuseppe Dematteis
DITer, Politecnico e Università di Torino
sommario
• Oggetti geografici e soggetti
• Territorio, sviluppo e ben-vivere locale
• Geografia, metafora e progetto
• Geografia: ambigua e disadattata
• Geografie pubbliche
Non c’è oggetto geografico
senza soggetto
• Gli oggetti geografici sono costruzioni
mentali e linguistiche dei soggetti…
• …per il controllo simbolico e funzionale di
uno spazio di vita
• Lo spazio geografico non è il
contenitore di cose e di soggetti , ma il
contenuto di relazioni (Law e Mol 1994)
Lo spazio relazionale
• Gli oggetti geografici sono relazionali e
connettivi.
• Il livello di connettività più elevato si ha con il
concetto di territorio, in quanto mediatore
materiale attivo dei rapporti sociali
(Lefebvre, 1974: “Medium? Milieu? Intermediaire? Oui,
mais de moins en moins neutre, de plus en plus actif, à
la fois comme instrument et comme objectif, comme
moyen et comme but »:
• In uno spazio relazionale i singoli fatti non
hanno significato di per sé, ma in rapporto con
altri fatti e con i soggetti in essi coinvolti.
• V. anche: D. Harvey 1969: spazio relativo e relazionale;
B. Latour, 2005: Actor-network theory; N. Thrift,2007:
Non-representational theory
Non c’è oggetto geografico senza
progetto
• La costruzione degli oggetti geografici, implica
•
•
•
delle intenzioni, sottintende un progetto, il
più delle volte implicito (Dematteis 1995)
La razionalità scientifica esplicita queste
intenzioni progettuali,
rende evidente il significato delle nostre
geografie in modo che possano essere
discusse pubblicamente sulla base di un
giudizio comune di verità
e non solo di utilità o di convenienza.
Rapporto tra vero, efficace e giusto
• Le rappresentazioni geografiche che informano
l’opinione pubblica e le scelte politiche. per
essere efficaci, devono essere condivise in una
•
•
prospettiva progettuale, sono quindi
intrinsecamente normative.
Ma qual è il fondamento di questa norma? Ciò
che è condiviso qui e oggi, potrebbe non esserlo
altrove o domani.
Le varie geografie possibili che ne derivano sono
tutte buone allo stesso modo, oppure alcune
sono migliori di altre? E che cosa significa
migliori e peggiori?
Una geografia vera, efficace e giusta
• Gli oggetti geografici sono costruiti
selezionando certi fatti ed escludendone altri
in vista di certi obiettivi più o meno impliciti
• La loro “verità” dipende dall’efficacia di tale
selezione, in funzione dell’agire territoriale
che essa implicitamente suggerisce e delle
possibili conseguenze sulla vita di tutti:
• per essere “vera” una geografia deve essere
pertinente a una intenzionalità “giusta”.
un primo tentativo di definire una
geografia vera e giusta
• Una geografia “vera e giusta” è quella
che, osservando e connettendo i fatti,
scopre ed espande le potenzialità atte a
migliorare il nostro benvivere collettivo
(Magnaghi 2010), a tutte le scale.
• Una geografia “vera e giusta” ha sempre a
che fare con una politica di indirizzo dei
cammini evolutivi di una società in uno
spazio geografico multiscalare
Il “locale” geografico è transcalare
• Da un punto di vista fisico ogni sistema
•
territoriale è parte di un tutto planetario, ma
questo “tutto” è in varia misura compreso - e
assume caratteri specifici – in ogni sistema che
lo compone.
Perciò ogni geografia locale è anche una
cosmografia e i principi che regolano i vari
microcosmi territoriali non sono deducibili da
quelli che reggono il più vasto mondo che
fisicamente la ingloba. Come dice J. Lévy
(1999): “englober n’est pas contenir”.
Il sistema territoriale locale
(Dematteis e Governa, 2005)
Lo sviluppo locale
Reti sovra-locali
RISORSE MOBILI
(Cultura, conoscenze,
tecnologia, finanza, lavoro)
Reti locali
ATTORE COLLETTIVO
AUTO-ORGANIZZATO
milieu territoriale
locale
RISORSE IMMOBILI
(capitale territoriale)
“RISORSA”: CONCETTO RELAZIONALE
• La risorsa non è la cosa di per sé, ma una
cosa a cui viene comunemente attribuito
un valore
• è una rappresentazione
(ri-presentazione: lat. re-surgere, )
condivisa della cosa come valore
• La risorsa deriva dalla relazione di certi
soggetti tra loro e con certe cose
(materiali o immateriali)
la geografia scienza delle diversità
nello spazio terrestre
• Vecchia definizione, tuttora valida:
• l’auto-organizzazione dei sistemi territoriali
alle diverse scale genera specificità e
quindi diversità, che sono:
• irriducibili,
• ma reciprocamente intelligibili
• e, entro certi limiti, traducibili.
• Problema delle“identità territoriali”
“Vivere bene” come fondamento di
una geografia “vera” e “giusta”
• 1°) Avere un rapporto con il pianeta efficace
•
•
•
•
sotto l’aspetto della fitness biologica della specie
umana e della salvaguardia della vita in
generale. ( Hans Jonas 2002: “principio di
responsabilità”)
2°) eguaglianza nell’ accesso ai beni comuni
materiali e immateriali, presenti nei territori alle
diverse scale.
3°) capacità autoorganizzativa e autoriproduttiva
dei sistemi territoriali, da cui derivano:
4°) la varietà socio-culturale,
5°) la libera circolazione delle persone e delle
idee.
Un dubbio
• Il geografo: un esperto chiamato a produrre
•
•
•
conoscenze scientificamente fondate per
indirizzare e sostenere comportamenti individuali
e collettivi che si propongono di migliorare in
modo durevole gli ambienti materiali e
relazionali della vita umana.
Si riduce a questo il compito della geografia?
Il suo ruolo è puramente strumentale?
Il fatto di scoprire delle connessioni tra i fatti,
non implica qualcosa di più ambizioso di una
conoscenza solo orientata all’utile?
ambiguità della geografia
• Il rapporto tra il visibile e la sua rappresentazione è
molto complesso:
- Paul Klee (1969): l’arte non riproduce il visibile, ma
rende visibile. - Michel Foucault (1969): un non nascosto che tuttavia
rimane non visibile.
- Gunnar Olsson (1991): il potere è ciò che rende
visibile l’invisibile.
- Italo Calvino (Palomar,1983): quello che i modelli
razionali cercano di modellare è pur sempre un
sistema di potere
- Strabone: “tutta la geografia si rivolge interamente
all’esercizio del potere”
La geografia sapere particolare
• Quando la geografia, descrivendo un territorio
•
(che non è nascosto perché è sotto gli occhi di
tutti) rende visibile un ordine non visibile,
fa qualcosa che attiene al tempo stesso alla
scienza, all’arte, alla critica e alla politica.
• E’ un sapere che non è tenuto a rispettare il
principio di identità né quelli (conseguenti ) di
•
•
non contraddizione e del terzo escluso,
Perché la geografia tratta oggetti relazionali, la
cui definizione varia con il mutare dei contesti in
cui sono collocati (Gunnar Olsson,Birds in
egg ,1980).
La geografia come
rappresentazione metaforica
• La geografia umana “normale” riveste i fatti di
•
•
natura sociale, economica e politica con le forme
dello spazio terrestre (Dematteis,1985)
Queste forme, si presentano come l’oggetto
della geografia, mentre sarebbero solo il modo
(il “significante”) per rappresentare significati più
complessi, relazionali (l’oggetto vero)
il determinismo geografico nella sua forma più
sottile e basilare: una forma di feticismo che
deriva dall’incapacità (o dal rifiuto) di
comprendere la natura metaforica delle
rappresentazioni geografiche
Un discorso solo retorico-persuasivo e
non scientifico?
• Mary B. Hesse, Richard Boyd, Thomas S. Kuhn, Max
Black: la metafora nelle scienze analitiche svolge un
ruolo di “apertura induttiva” al fine di pervenire a una
più precisa definizione dei fenomeni
• La natura metaforica delle rappresentazioni
geografiche si giustifica perciò anche sul piano
euristico, generativo e costitutivo di modelli e teorie.
• Interrogando la varietà inesauribile e imprevedibile
della superficie terrestre, la geografia suggerisce delle
correlazioni, delle ipotesi che si possono poi verificare
in sede analitica
La geografia è performativa
• La geografia non si limita a fornire contributi euristici
•
•
•
alla costruzione di teorie.
Può farci vedere l’ordine sociale e politico come
l’ordine naturale delle cose o, al contrario, può
estrarre dal visibile “non nascosto” un ordine non
ancora visibile, che può funzionare come profezia
autorealizzatrice.
Il territorio non è la mappa, ma lo diventa (C.
Raffestin,2005)
La geografia non è una “scienza innocente” (William
Bunge): con le sue connessioni sintattiche produce
visioni del mondo
• Franco Farinelli (2003): “la filosofia è uno sviluppo
della geografia”
Il circuito performativo:
segni – interpretazione – strutturazione - segni
• Come agisce l’uomo sul mondo? per mezzo di nuovi segni.
E come può l’abito finale essere descritto se non per mezzo
di segni definizionali? Siamo di nuovo, nel momento stesso
in cui la semiosi si è consumata nell’azione, in piena
semiosi. (U. Eco, Segno, Milano, Mondadori, 1980, p.137)
• Le società strutturano il loro ambiente in funzione
dell’interpretazione che si danno di esso, e reciprocamente
esse lo interpretano in funzione della strutturazione che gli
danno. (Berque 1995)
Dal poetico al poietico
• Il dominio sulla realtà fisica, che è il lascito
specifico della modernità, ha dato agli esseri
umani la capacità di costruire materialmente i
loro miti in una misura ignota alle società del
passato. Le metafore della soggettività odierna –
i suoi modi di vedere – non sono solamente
poetiche; sono delle vere poiesis, delle modalità
creative, dove l’immagine assume una realtà
fisica e non solo fenomenica. In altre parole il
soggetto postmoderno (...) può commutare il
paesaggio in ambiente, come egli commuta
l’ambiente in paesaggio (Berque 1995)
Geografia e poesia
• per lo scienziato l’ambiguità della metafora è un
•
•
•
espediente per arrivare alla definizione che
permette il calcolo razionale.
Al contrario il poeta dilata l’ambiguità metaforica
verso infinite attribuzioni di senso
Braque: la scienza rassicura, l’arte inquieta
Due facce della geografia: quella della certezza
sul dove e sull’ordine stabile delle cose, che ci
rassicura, e quella che risponde invece alla
perenne insoddisfazione degli esseri umani che li
porta a immaginare altri mondi e a praticare la
“poetica della scoperta” (E. Dardel, 1952)
Eric Dardel (1952): poetica della scoperta
“Le preoccupazioni politiche e mercantili non
spiegano da sole questa frenesia di scoprire, benché
la loro azione spesso decisiva abbia contribuito
particolarmente alla ricerca e alla scoperta. Si può
parlare allora di una poetica della scoperta
geografica, nel senso che la scoperta è stata la
realizzazione di una visione che abbracciava la
totalità del mondo, è stata una creazione, creazione
di spazio, apertura del mondo a un estendersi
dell’uomo, slancio verso un avvenire e fondazione di
un rapporto nuovo dell’uomo con Terra.”
Tra scienze dure e scienze umane
• Michel Serres (1982): “La geografia mostra e nasconde
la fisica. Più essa penetra nelle viscere oscure del suolo,
più si fa scienza esatta della Terra. Più essa risale verso
il visibile (…), più essa si affida alla contingenza delle
prossimità del paesaggio. Essa restituisce piacevolezza
alla necessità, finezza alla geometria e riveste di un
sorriso lo scheletro delle leggi. (...)
• “La geografia è il sapere del paesaggio, inteso come
stato di cose che riduce le scienze dure al silenzio e di
cui le scienze umane nascenti non possono ancora
parlare (...) Il paesaggio è il passaggio tra le suddette
scienze dure e le scienze umane, terreno silenzioso
preparato per la semina, dove le prime terminano il loro
discorso e il loro corso, mentre le seconde devono
ancora cominciarlo
Il sapere geografico disadattato
• non solo nei confronti della modernità, ma anche della
•
•
razionalità su cui si fonda la cultura occidentale fin
dall’antichità (Jullien,2006).
La geografia fatica a legittimarsi perché vittima della
scissione originaria del pensiero occidentale tra la
razionalità del terzo escluso e tutto ciò che ne rimane
fuori, come la poesia, l’arte, il mito, il sacro, le
emozioni, cioè quello che non rassicura ma inquieta,
che non fa parte del logos classico, ma che tuttavia
continua a tenere un posto preminente nella vita
individuale e sociale, tanto da suscitare crisi di rigetto
ricorrenti nei confronti di una certa concezione
parziale della razionalità che ignora la complessità
della natura umana.
Un vantaggio
• l’idea di una rappresentazione-progettazione
•
•
razionale, partecipata e condivisa attraverso un
confronto argomentato degli obiettivi e delle
scelte è lontana da quello che capita nella realtà
dietro questa facciata formale opera una
“connivenza silenziosa”, dettata da desideri,
affetti ed emozioni, matrice di un agire
territoriale ad essi implicitamente conforme e
sovente difforme da quello dichiarato
Qualcosa che mal corrisponde all’immagine
corrente di un’opinione pubblica libera e bene
informata, garante della razionalità delle scelte
Un rischio
• Quello di affidarci alla performatività irriflessiva
•
•
delle rappresentazioni geografiche, capaci di
creare vasto consenso senza distinguere tra
realtà e finzione, tra esperienza vissuta e
fantasticherie.
Oggi questa quintessenza del postmoderno si
riflette anche in un populismo in cui le
interpretazioni prevalgono sui fatti.
Ma il rifiuto del terzo escluso deve portare a un
allargamento del logos, non a un suo rifiuto
Una geografia pubblica
• Possono le ragioni dell’agire territoriale, che
•
•
condensano desideri, affetti e pensieri-senzaparole, essere indagate, tradotte, connesse nella
prospettiva di immaginare e costruire un mondo
vivibile comune?
Può esserci una “geografia pubblica” che si
riferisca a ciò che è comune a tutti, capace di di
rendere visibile il “non nascosto” a un vasto
pubblico?
Che usi l’indeterminatezza delle metafore per
evocare e comunicare il non esplicitabile, per
aprire più che per chiudere, per fluidificare e non
per solidificare i significati?
Una geografia pre-politica
• Una geografia che non nega né la necessità
della politica, né l’utilità delle politiche, ma che le
precede esplorando e preparando il substrato
senza il quale non è possibile il loro impianto
• Merleau-Ponty (1969): parlare del mondo “non
secondo le leggi dei significati delle parole
inerenti al linguaggio dato, ma grazie a uno
sforzo, forse difficile, che impiega questi
significati per esprimere, al di là dei significati
stessi, il nostro contatto muto con le cose,
quando esse non sono ancora cose dette”
Astrazione come traduzione
• partire da un ascolto delle esperienze e delle
•
•
•
pratiche della vita ordinaria dei soggetti (Lanzani
2011)
registrare le molteplici espressioni di un non
detto che ha in germe il nuovo emergente
L’ambiguità delle geografia come mezzo per
rappresentare territorialità diverse, polifoniche:
potenzialità inespresse, microcosmi
autoreferenziali non reciprocamente riducibili,
ma reciprocamente traducibili praticando
l’astrazione come mediazione tra quadri di
riferimento diversi
Bibliografia
• AUTORI VARI, Le frontiere della geografia. Torino, Utet
•
•
•
•
•
•
Università, 2009
BERQUE A,, Les raisons du paysage, Ed. Hazan, 1995,
p.15)
BIANCHETTI C., Urbanistica e sfera pubblica, Roma,
Donzelli, 2008
BLOMEY N., The spaces of critical geography, in
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285-293
BOCHET B., RACINE J.-B., Connaître et penser la ville :
des formes aux affects et aux émotions, explorer ce qu’il
nous reste à trouver. Manifeste pour une géographie
sensible autant que rigoureuse. In Geocarrefour, vol. 17
(2002), n. 2, pp. 117-132
Cosgrove D., Geography and vision, London, Tauris,
2008
DARDEL A., (1952) L’uomo e la Terra. Natura della realtà
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Bibliografia
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• Id, Progetto implicito. Il contributo della geografia
umana alle scienze del territorio. Milano, F. Angeli, 1955
• Id, “Vedere il non nascosto. Certezze e dubbi sul ruolo
•
•
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pubblico della verità geografica” Bollettino della Società
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DEMATTEIS G., GOVERNA F. (a cura di), Territorialità,
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FARINELLI F., Geografia. Un’introduzione ai modelli del
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JONAS H., Il principio di responsabilità. Un’etica per la
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Bibliografia
• A. LANZANI, In cammino nel paesaggio. Questioni di
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• LATOUR B., Reassambling the social. An introduction to
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•
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2005
LawJ., Mol A.,” Regions, networks and Fluids: Anaemia
and social Topology”. Social Studies of Science, 24
(1994), pp. 641-671
LEVEBVRE H., La production de l’espace, Paris
Anthropos, 1974
LEVY J., le tournant géographique. Penser l’espace pour
lire le monde, Paris, Belin, 1999
MAGNAGHI A., Il progetto locale, Torino, Bollati
Boringhieri, 2° ediz., 2010
Bibliografia
• MERLEAU-PONTY M., Le visible et l’invisible, Paris,
•
•
•
•
•
Gallimard, 1964 (trad. Italiana : Il visibile e l’invisibile,
Milano, Bompiani, 1969)
OLSSON G., Birds in Egg. Eggs in Bird, London, Pion,
1980 (trad. Italiana a cura di F. Farinelli: Uccelli
nell’uovo. Uova nell’uccello, Roma-Napoli, Ediz. Theoria,
1987
RAFFESTIN C., Dalla nostalgia del territorio al desiderio
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SERRES M., La géographie, savoir du paysage, in Ph.
PINGHEMEL et al , Deux siècles de géographie
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(riproduce l’articolo Réalitées, apparso su Le Monde
1.8.1982)
THRIFT N., Non-representational theory, London,
Routledge, 2007
WARD K., Geography and public policy: towards public
geographies, in Progress in Human Geography, vol 320
“ho aperto molte questioni e non ne ho
chiusa nessuna” (N. Bobbio)
GRAZIE PER L’ASCOLTO
ALLEGATI
Governance urbana e territoriale
• Processo di coordinamento di attori,
gruppi sociali, istituzioni per il
raggiungimento di fini comuni, discussi e
definiti collettivamente all’interno di un
ambiente sempre più frammentato e
incerto (Bagnasco e Le Galès)
• Processo di costruzione del sistema
territoriale locale come attore collettivo
IDENTITA’ TERRITORIALE
Definizione generale di identità:
ciò che dà coerenza interna e tensione
verso il futuro a un essere sociale che
dura nel tempo
Identità di un gruppo o collettiva (Debarbieux):
Le regole costitutive (anche non scritte)
dell’organizzazione interna del gruppo, che
garantiscono una identificazione comune (o
senso di appartenenza) ai suoi membri
IDENTITA’ TERRITORIALE
Identità collettiva fatta corrispondere a una
entità geografica in termini di:
• senso di appartenenza (coerenza interna)
• memoria storica e tradizioni culturali
comuni (continuità con il passato),
• capacità di progettare una territorialità
collettiva (continuità nel futuro): il caso
dello sviluppo locale
IDENTITA’ TERRITORIALE
• Oggi le identità territoriali sono multiple (D.
•
•
•
Massey)
Memoria storica e tradizioni culturali
non garantiscono più la coerenza interna
L’identità collettiva territoriale può solo essere
costruita attorno a un progetto condiviso
Questo progetto deve tener conto delle regole di
trasformazione storiche del territorio
Gli effetti della globalizzazione
• "compressione spazio-temporale" (Harvey)
• omologazione delle società e dei territori (i
non luoghi)
• l'iperconnessione dei luoghi: ogni luogo e
soggetto locale può interagire con
qualunque altro del pianeta in tempo reale
e legare il proprio sviluppo e quello di altre
entità lontane, sganciandolo da quello di
entità contigue: frammentazione
• Ricomposizione: cooperare per competere:
la costruzione dell’attore collettivo
territoriale
TERRITORIALITA’: definizione di C. Raffestin
L’insieme delle relazioni che una società
(e perciò gli individui che ne fanno parte)
Intrattengono con l’esteriorità e l’alterità
per soddisfare i propri bisogni,
con l’aiuto di mediatori (materiali e
simbolici)
al fine di ottenere la maggior autonomia
possibile,
tenendo conto delle risorse del sistema
RISORSE MOBILI E IMMOBILI
Sono mobili le risorse che si possono spostare da
un luogo a un altro. Esempi:
• le persone
• il denaro
• le informazioni
• le conoscenze scientifiche e tecnologiche
generali
• le merci (beni e servizi) circolanti
• l’energia
RISORSE MOBILI E IMMOBILI
Sono immobili
le dotazioni di un territorio,
da cui derivano risorse fisse,
fruibili solo localmente.
Esempi:
• i suoli
• le costruzioni e gli impianti
• il “capitale territoriale”
IL “CAPITALE TERRITORIALE”
• E’ un insieme localizzato di beni comuni, che offrono
vantaggi collettivi non divisibili e non appropriabili
privatamente.
Presentano tre caratteristiche congiunte:
• l’immobilità: sono risorse immobili
• la specificità: hanno qualità e caratteristiche uniche, non
reperibili altrove
• la patrimonialità: si sono accumulati sul territorio nella
lunga durata storica
LE COMPONENTI DEL CAPITALE TERRITORIALE
Componenti passive (“date”):
• i beni ambientali
• i beni storico-culturali prodotti nel passato (“fossili”)
• il “capitale fisso sociale” = le infrastrutture materiali
LE COMPONENTI DEL CAPITALE TERRITORIALE
Componenti attive:
• i “servizi ecologici” erogati dagli ecosistemi
•
•
•
•
(regolazione ambientale, produttività dei suoli,
circolazione idrica….)
le identità culturali locali
i saperi locali
i “beni relazionali” (legami sociali di fiducia,
reciprocità, cooperazione, associazione …)
le istituzioni locali e la capacità autoorganizzativa della società locale
VALORE AGGIUNTO TERRITORIALE
• 1) valore d’uso e di scambio che deriva
dall’utilizzo sostenibile del “capitale
territoriale” locale
• 2) valore che va a incrementare il capitale
territoriale come insieme di beni comuni
localizzati, fonti di valori d’uso
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