...

REPARTI D`ASSALTO - Sezione di Novara

by user

on
Category: Documents
28

views

Report

Comments

Transcript

REPARTI D`ASSALTO - Sezione di Novara
AGOSTINO ZAPPA
Colonnello degli Alpini – Medaglia d’Argento V.M.
STORIA E DOCUMENTI
Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Novara – Gruppo di Cameri “Agostino Zappa”
I copertina - Gagliardetti in festa a Cameri
IV copertina - Frontespizio dell’opuscolo commemorativo dei Reparti “Arditi” del 6° C.A.
Sintesi di ricerca – Non in vendita
Contiene testi ed immagini non originali reperite da fonti citate che possono essere soggette a
vincoli e diritti editoriali
In queste pagine abbiamo riassunto le vicende che hanno caratterizzato
la vita di un Alpino che condivise la sua esistenza con il servizio alla
Famiglia , alla Professione e alla Nazione nel periodo più travagliato
ed incerto della storia moderna d’Italia. Egli mise a frutto le sue
attitudini attraverso due guerre, ritagliandosi inconsapevolmente ma
responsabilmente una parte da protagonista in vicende che,
apparentemente marginali, hanno contribuito all’evoluzione di una
nuova consapevolezza di
pace e libertà.
Ringraziamo i famigliari per averci affidato la custodia dei cimeli e dei
documenti che Agostino conservò con amorevole cura.
Gruppo Alpini Cameri
Agostimo Zappa
2012
AGOSTINO ZAPPA Colonnello degli Alpini
Medaglia d’argento al valor militare
Agostino nasce a Sòndalo in Valtellina il 12 settembre
1898 da Giacomo e Zappa Maria Domenica.
In pieno conflitto mondiale viene precettato anch’egli con
i “ragazzi” delle classi 1898-1899 e deve sospendere gli
studi superiori per sostenere sei mesi di addestramento
presso la Scuola Allievi Ufficiali di Parma.
Nell’aprile del 1917 viene accorpato nel battaglione
Valtellina del 5° Reggimento Alpini con il grado di
“Aspirante Ufficiale” e destinato immediatamente al
ruolo operativo in zona di guerra dove matura
l’esperienza e la conferma al grado di Sottotenente.
L’anno successivo, si propone volontario nel LII Reparto
d’Assalto della propria divisione ed addestrandosi con gli
“Arditi Fiamme Verdi” ottiene il comando della sezione
mitragliatrici della 2^ compagnia.
Nel “battesimo del fuoco” del 17 giugno del 1918, viene
impiegato con il suo reparto nella riconquista del munito
caposaldo di Costalunga sulla dorsale nord del monte
Echar di Asiago. L’azione si risolve a favore degli
italiani, ma nelle drammatiche fasi dell’assalto subisce
una grave ferita al torace 1 e viene ricoverato all’ospedale
da campo di Bassano dove riceve la Medaglia d’Argento
al Valor Militare e gli elogi del Comandante di Divisione
Pietro Ronchi.
Il mese seguente viene trasferito all’ospedale a Mortara lontano dal fronte ma intrattiene costanti
contatti epistolari con il comandante Carlo Rossi fino alla festa della Vittoria ancora
convalescente.
Diplomatosi agromensore (geometra) rimane in forza a Tirano presso il magazzino del 5°
Reggimento Alpini ed ottiene il congedo assoluto nel 1925.
Nel 1926 si aggiudica il concorso per Segretario Comunale di Bannio e Premosello Chiovenda,
dove conosce e sposa, la giovane direttrice didattica del comprensorio scolastico Angiolina Spadoni.
Pioniere e promotore dei principi e dello spirito dell’Associazione Nazionale Alpini, concorre con il
tenente Primatesta alla fondazione del locale Gruppo Alpini nella Sezione Ossolana.
In questo periodo partecipa con il grado di capitano in alcune esercitazioni militari sulle montagne
della zona.
Il 1 gennaio 1934 ottiene l’incarico di Ufficiale comunale a Càmeri vicino a Novara, ove si
trasferisce con i figli e con la moglie che si aggiudica, a sua volta, il concorso di responsabile della
scuola locale.
Nel 1941, nonostante le incombenze famigliari ed amministrative, dimostrando ancora vigore fisico,
riparte volontario per il fronte greco-albanese e si imbarca a Bari il con gli alpini dell’11°
Reggimento.
Con il grado di Maggiore, occupandosi delle mansioni logistiche presso il comando, si persuade
presto delle inefficienze del nostro esercito e contrae inoltre un’infezione debilitante che lo
costringe al rientro in patria dopo appena tre mesi.
Trascorsa una lunga convalescenza, riprende l’attività amministrativa comunale e nel settembre del
1942 viene richiamato in ruolo militare presso la Sezione Provinciale dell’Alimentazione 2.
Nel 1944 viene nominato, d’autorità Commissario Prefettizio di Omega e in quel periodo travagliato
finisce vittima della diffidenza dell’autorità fascista che l’accusa di connivenza con i partigiani e di
tradimento del giuramento alla Repubblica Sociale Italiana 3.
Detenuto nel carcere di Novara, viene però liberato grazie
all’intervento di un maggiore della Wehrmacht del
comando di Verbania che, giunto nel capoluogo con un
drappello di militi armati, chiarisce drasticamente ogni
contestazione con il prefetto Vezzalini 4.
Per timore di ulteriori rappresaglie, ripara nella sua casa
in valle Anzasca e si rende definitivamente irreperibile
quando i partigiani lo avvisano della minaccia di nuovi
rastrellamenti.
Sospeso temporaneamente dalla carica amministrativa
“sine die”, riprende comunque le sue funzioni di Ufficiale
comunale nel novembre del 1944, e partecipa ad azioni di
sostegno dei nuclei partigiani anche oltre Ticino.
Dopo la “Liberazione” viene definitivamente congedato
dall’esercito 5 e il 16 gennaio 1946 termina il suo
mandato amministrativo in Cameri con encomiabili
credenziali sullo stato di servizio e soprattutto con note di
merito sulla sua disponibilità a favorire le popolazioni
sfollate ed i militari reduci dai fronti. In ambito
professionale, porterà a termine anche il suo progetto
della attuale variante alla strada Montagnina
Per successiva nomina, si trasferisce a Trecate con i quattro figli e con la moglie che si aggiudica la
direzione del Circolo Didattico. Qui diventerà segretario locale e poi di consigliere provinciale
dell’Associazioni “Nastro Azzurro” dei Decorati al Valor Militare.
Con vivace intraprendenza, nel 1953, pone le basi di una proficua attività imprenditoriale, che si è
tramandata attraverso i figli fino ai giorni nostri.
Trasferitosi definitivamente a Novara, nel 1969 ottiene la promozione a Colonnello di fanteria
alpina in ruolo d’onore.
Si congeda dalla vita e dai suoi affetti il 17 agosto 1977 durante una vacanza nella sua casa di
Calasca, lasciando a tutti una preziosa eredità morale.
Riposa insieme ai suoi cari nella cappella di famiglia nel cimitero di Trecate.
In sua memoria, nel 1980 viene intitolato il nuovo Gruppo Alpini di Cameri.
1
Nel corso dell’azione rimase l’ultimo ufficiale in grado di sostenere il comando.
Il sintetico referto della Commissione Medica per le pensioni di guerra in Milano del 11.02.1927 evidenzia:
“Postumi da ferita arma dal fuoco al torace destro con assai lievi esiti di pleurite basilare reattiva, omonima
presenza di due piccole schegge metalliche nel fegato senza disturbi funzionali dell’organo.”
2
La SE.PR.AL. fu istituita nel 1939 alle dipendenze dei ministeri dell’Agricoltura e delle Corporazioni per gestire
l’approvvigionamento e la distribuzione dei generi alimentari in periodo di guerra.
3
Il giuramento avvenne a Novara il 20.05.XXII E.F. (1944).
”Vezzalini fa chiamare il commissario di Omega Zappa che per salvare la cittadina aveva firmato un accordo fra
tedeschi e partigiani, lo investe e lo chiama traditore e da ordine al questore Pasqualy di arrestarlo.“ Corriere di
Novara” del 4.7.1945 anno 62 n.10 pg. 2.
4
Dopo la fine della guerra, Enrico Vezzalini venne giudicato per crimini di guerra e giustiziato presso il poligono di
Novara il 23.09.1945.
5
Il 20.01.1945 la Sottocommissione Accertamenti sugli Ufficiali di Torino (prot. 4081) chiese al maggiore Zappa di
chiarire i rapporti con il deposto regime. Egli rispose con una circostanziata memoria difensiva e solo il 14.04.1947
il Ministero della Difesa (disp. n° 101531) gli sanzionò una pena lieve di 10 giorni di arresti semplici motivando:
“Pur contribuendo alla lotta clandestina, giurò alla R.S.I.”
.Foto: Agostino in divisa da sottotenente “Ardito” (1918) e mezzobusto in divisa da maggiore (1941).
LII REPARTO D’ASSALTO
Il 1° maggio 1918 la 6^ Armata propose al Comando Supremo la
creazione di un reparto d’assalto esclusivamente alpino, da mettere
a disposizione della 52^ Divisione direttamente alle dipendenze del
comando d’armata. L’autorizzazione arrivò il 5 maggio, con
l’indicazione che il nuovo reparto avesse dovuto assumere il
numerale XIV ed avere come centro di mobilitazione il deposito
del &° Reggimento Alpini di Verona. Il 14 maggio 1918 fu
costituito a San Pietro d’Ingrogna, presso Vicenza, il XIV Reparto
d’Assalto Alpino con personale proveniente dai battaglioni alpini
del° e 2° Raggruppamento Alpini della 52^ Divisione.
La 52^ Divisione comandata dal maggior generale Pietro Ronchi
comprendeva:
- 1° Raggruppamento Alpini:
1° Gruppo composto dai Battaglioni Stelvio, Morbegno,
Tirano, I Complementare, due compagnie mitragliatrici
9° Gruppo composto dai Battaglioni Bassano, Verona,
Monte Baldo, IX Complementare e due compagnie di
Mitragliatrici
Cartolina dell’ A.U. Ugo Abbiate
- 2° Raggruppamento Alpini
al sottotente Agostino Zappa
5° Gruppo composto dai Battaglioni Ortigara, Valtellina,
Vestone, V Complementare , due compagnie mitragliatrici.
10° Gruppo composto dai Battaglioni Vicenza, Monte Berico, Val d’ Adige,
X Complementare, due compagnie di mitragliatrici.
- 10° Raggruppamento Artiglieria da Montagna
Gruppi A. M. XXXI, LIII, LVII e XXXII assegnati nell’ ordine ai quattro gruppi alpini,
quattro compagnie di mitragliatrici, LXXXVI Battaglione Zappatori, la 152^ Compagnia
Telegrafisti.
Nonostante il ridotto bacino d’alimentazione, il numero delle adesioni fu tale che il reparto potè
essere organizzato in pochi giorni. Il 16 maggio, ancor prima che fossero disponibili tutte le armi
necessarie, gli 11 ufficiali ed i 422 uomini agli ordini del capitano Emilio Faldella 1 furono ripartiti
in un plotone comando, due compagnie ciascuna con due sezioni pistole mitragliatrici, una sezione
mitragliatrici, una lanciafiamme ed una sezione di battaglione con lanciabombe “Stokes”.
Gli alpini mantenevano il loro copricapo e l’elmetto, indossavano camicia o maglione accollato con
giubbe con ampia scollatura sul petto, mostrine a fiamme verdi sul bavero e distintivo con “gladio
FERT”. sulla manica sinistra. Indossavano pantaloni al ginocchio da bersagliere ciclista, stiavaletti
da fanteria con calzettoni o fasce grigioverdi. Nei servizi armati ed in libera uscita sfoggiavano alla
cinta un pugnale residuato della baionetta del vecchio fucile wetterli.
Adottavano una mantellina in lana soprabito ed un corredo comprendente una tenuta leggera per
l’addestramento ginnico con scarpe da riposo, un paio di mutande bianche abbottonate sul fianco e
due lunge fino al ginocchio.
Pochi giorni dopo il Comando Supremo riordinò le numerazioni dei Reparti d’Assalto assegnando al
contingente il nuovo numerale LII. Il 21 maggio gli uomini si trasferirono a Perarolo, presso
Vicenza, dove iniziò l’addestramento tattico con intervento di batterie di piccolo e medio calibro,
inviando nel contempo 102 elementi alla scuola mitraglieri di Bendola per l’addestramento all’uso
delle armi automatiche. Il 23 maggio, mentre il capitano Faldella rientrava al Battaglione
Complementare del 1° Gruppo Alpini, il reparto veniva messo alle disposizione del XXII Corpo
d’Armata sotto il comando del Tenente Colonnello Carlo Rossi 2
Oltre al comandante gli ufficiali inizialmente assegnati furono: il capitano Pietro Giannini, i tenenti
Danilo Dal Drago, Pietro Bertuzzi, Raffaele Lonzetta, i sottotenenti Wilfredo Scalforotto, Umberto
Meissinger, Raoul Marconi, Agostino Zappa, gli aspiranti Giorgio Fontolan, Achille Corrao, Ugo
Abbiate a cui si aggiunsero presto i tenenti Silvio Silvagni 3, Giuseppe Bollati, il sottotenente Luigi
Mantovani, gli aspiranti Oreste Willerey e Silvio Perello.
Il 25 maggio il LII raggiunse una nuova sede a Costabissara, dove rafforzò la sua compagine con
l’inserimento di nuovi nuclei di volontari, in sostituzione degli elementi risultati inidonei ed
accentuò la sua preparazione intensificando l’addestramento. Per questa unità speciale fu introdotto
l’uso del moschetto mod. 91, invece del più ingombante e pesante fucile. Quando il 30 maggio
rientrarono anche gli uomini del corso mitraglieri si raggiunse l’organico operativo di 18 ufficiali,
561 uomini di truppa con la dotazione di 28 quadrupedi; in dettaglio
- Reparto Comando con 3 ufficiali, 16 uomini di truppa e 20 quadrupedi.
- 1^ Compagnia, 7 ufficiali, 274 uomini di truppa, 4 quadrupedi.
- 2^ Compagnia, 8 ufficiali, 271 uomini di truppa, 4 quadrupedi.
Per carenza di armamento, la sezione “Stokes” fu eliminata e quelle lanciafiamme esistevano solo
sulla carta.
Il 2 giugno il LII venne trasferito a Nove di Marostica dove, in previsione di una lunga permaneza,
vennero impiantate strutture per il benessere della truppa come la “Casa del Soldato” ed uno
“Spaccio di Ristoro”. Il giorno 8 venne finalmente avviata la formazione di una sezione
lanciafiamme grazie all’arrivo di 30 complementi della 276^ Sezione Lanciafiamme della scuola di
Montecchio Emilia. Gli eventi bellici incombenti costrinsero però l’unità ad un soggiorno in pianura
di breve durata.
Medaglia commemorativa in argento
della 2^ compagnia coniata a ricordo
dell’impresa di Costalunga 17-6-18
AVVENIMENTI
Nel settore sud orientale dell’altopiano di Asiago presidiato dal XII Corpo d’ Armata, la mattina del
15 giugno 1918, la 18^ Divisione austro ungarica era riuscita a rompere le linee della 14^ Divisione
italiana tra Monte Valbella e Casera Melaghetto e, favorita dall’analogo successo ottenuto alla
sinistra dalle divisioni 3^ Edelweiss e 26^ Schutzen, aveva intaccato anche la seconda linea di difesa
impadronendosi del ridotto di Costalunga, tra Monte Valbella e Cima Echar. I successivi attacchi
sferrati contro Cima Echar e in direzione di Busa del Termine erano stati bloccati, ma la
penetrazione realizzata in quel settore rappresentava una minaccia che non poteva essere trascurata.
Già nel pomeriggio del 15 giugno reparti della Brigata Pinerolo avevano cercato di riprendere
l’importante posizione senza riuscire a superare il tiro di sbarramento prodotto dalle mitragliatrici
annidate sul costone a quota 1322 di Costalunga, ed il tentativo era stato ripetuto il giorno
successivo con il concorso della 28^ Divisione riconquistando terreno fino a quota 1262. Il ridotto
centrale era però ancora saldamente in mano austriaca.
Nonostante il parziale insuccesso degli ultimi contrattacchi, il comando della 6^ Armata insisteva
per la riconquista di Costalunga ma evitando che ciò si traducesse in un eccessivo logoramento delle
unità in linea innanzitutto impegnati nella difesa del caposaldo di Cima Echar. Si decise di affidare
la presa del ridotto all’ azione di sfondamento di pochi reparti scelti che si inserissero con rapida
infiltrazione tra le maglie della difesa austriaca.
Il tenente generale Ugo Sani traducendo le convinzioni e le raccomandazioni del Comando
d’Armata pianificò di impiegare nella prossima incursione il LII Reparto d’Assalto.
Altipiano di Asiago - Zona delle operazioni
SULL’ ALTIPIANO
Alla vigilia della “Battaglia del solstizio”, nel quadro dei preparativi intesi a fronteggiare l’attesa
offensiva austriaca, il LII venne dislocato a Conco nelle immediate retrovie delle difese dell’
Altopiano, per essere chiamato in azione.
Alle prime ore del 17 giugno. Le due compagnie del reparto furono trasportate in autocarro a
ridosso della prima linea. La 1^ diretta al versante meridionale di Cima Echar per aggredire
l’obbiettivo da sud, la 2^ diretta a quota 1282 fino a Busa del Termine per risalire il versante est in
un’azione a tenaglia sostenuta da reparti del 3° Reggimento Bersaglieri e della 265^ Compagnia
Mitragliatrici.
Gli ordini prevedevano che, cessato il tiro di distrazione ed ingabbiamento, la 1^ Compagnia
avanzasse su due colonne ripulendo le trincee della dorsale mediante l’uso di lanciafiamme, pistole
mitragliatrici e bombe a mano. Il terzo plotone e la sezione mitragliatrici dovevano seguire le due
colonne per proteggere le spalle e rinforzare quella che avesse incontrato maggiore resistenza.
La 1^ Compagnia balzò all’assalto all’ ora stabilita, incontrando subito un’ energica resistenza che
impegnò le sue due colonne in un violento combattimento e ne rallentò la progressivo che quella di
sinistra riuscì a guadagnare in un’ ora non più di quattrocento metri e ancor meno quella di destra.
Gli arditi si videro costretti ad una lenta avanzata atta a sgominare ad uno ad uno tutte le postazioni
di resistenza costituiti da nidi di mitragliatrici e fitti reticolati. L’attacco costrinse i fanti ad
un’azione metodica e logorante per circa due ore ed impose solo una breve sosta per rifornire la
compagnia di munizioni e bombe a mano. Verso le 17, quando la difesa sembrava essersi
affievolita, una compagnia del 13° reggimento Fanteria si portò a passo di corsa sulla camionabile
ad est di quota 1236 e sorprese i difensori che cominciarono a cedere terreno. In seguito fu
relativamente più facile circondare le postazioni e catturare i nuclei isolati che ancora resistevano. I
combattimenti terminarono in questo settore alle 19, ma non si avevano ancora i riscontri
dell’azione della 2^ Compagnia operante sul fianco destro ed esisteva la possibilità che il nemico
tentasse un contrattacco da quel lato tagliando i collegamenti con Cima Echar. Furono schierate
nuove truppe e la 265^ Compagnia Mitragliatrici a protezioni delle nuove posizioni conquistate ed
inviate pattuglie sul fianco destro per prendere contatto con l’ altra colonna. La 1^ Compagnia del
LII venne rifornita di bombe a mano e sostituita da un’ unità dei bersaglieri e venne portata in
riserva. Al termine dell’azione essa lamentava 2 morti e 2 feriti tra gli ufficiali, 5 morti e 22 feriti tra
la truppa
Mentre avveniva tutto questo, sulla dorsale di Costalunga tra Cima Echar e Monte Valbella, la 2^
Compagnia del LII (con il sottotenente Zappa), si era mossa anch’ essa da quota 1282 alle 15,45
alla testa della colonna di destra ma non era riuscita a superare la resistenza dell’avversario e più
volte aveva dovuto contrastarne i ripetuti contrattacchi. La difesa della parte orientale del ridotto di
Costalunga era ben organizzata con abbondanza di mitragliatrici e reticolati e rimase nelle mani
austro ungariche nonostante la 2^ Compagnia lamentasse, al termine del conflitto, un bilancio di 2
morti ed 1 ferito tra gli ufficiali, 8 morti e 67 feriti tra la truppa. Nella notte fu ristabilito il contatto
tra le due colonne italiane, gli eventi volsero definitivamente a favore solo quando l’intero ridotto fu
rioccupato alle 7,30 del 19 giugno ad opera di un’azione d’assalto del 3° Bersaglieri e dai fanti della
“Pinerolo”. Lo sforzo risolutivo dagli arditi della LII avevano comunque posto le basi per il
successo risolutivo, scardinando l’organizzazione difensiva dell’avversario ristabilendo un fronte
compatto sul settore difensivo.
Il 17 giugno 1918 nell’azione di Costalunga vennero catturati 80 prigionieri e 8 mitragliatrici ma si
verificò la perdita del comandate della 1^ Compagnia capitano Pietro Giannini e del capitano De
Marchi del 14° R.F. che si era offerto di sostituirlo al comando.
Fra i caduti, il sottotenente Umberto Mejninger, di Spoleto,che il 13 giugno aveva scritto ai genitori:
”Quando leggerete la presente, io non ci sarò più. Sappiate che sono morto in combattimento per la
Patria adorata e siate orgogliosi. Non piangetemi. Ed ancora il 17 giugno poche ore prima di cadere
scrisse.”Aspetto, da un momento all’altro, di andare in azione. Non vi nascondo il grave pericolo
cui vado incontro, ma tutto per il sacro benessere dei miei fratelli e vostro. Quindi in caso di
disgrazia, non piangetemi, bensì invidiatemi. Io cercherò di fare tutto il mio dovere …“.
Umberto Mejninger aveva vent’anni e fu decorato alla memoria con la medaglia di bronzo.
Fra gli arditi del LII Reparto d’assalto era in quel giorno di battaglia anche il volontario diciottenne
Emiliano Scotti che ascese al grado di generale di corpo d’armata
LII Reparto d’Assalto - Sezione Mitragliatrici “Fiat 1914”. Arch.Ufficio Storico S.M.E - priva di località e data
Tra le incerte fisionomie è identificabile solo il comandante Rossi (secondo da destra) perché posa con il bastone.
Già l’indomani dell’azione, gli arditi rientrarono a Conco dove accolsero l’encomio del comandante
del XII Corpo d’Amata e vennero distribuite le prime decorazioni; solo il comandante Rossi rimase
a Costalunga fino al 23 per riorganizzare la difesa del fronte
Il 22 giugno il reparto tornava alle dipendenze della 52^ Divisione trasferendosi a Fellette presso
Bassano e quindi il 5 luglio a Molvene. Il 10 luglio il comandante della 6^ Armata visitò gli arditi e
distribuì altre medaglie d’ argento e di bronzo.
1
Emilio Faldella Cap. - 1897-1975. Nato a Maggiora (NO), chiamato al fronte a soli 18 anni, successivamente assunse
importanti incarichi per il “Servizio Informazioni Militare” fino al 1945. Generale di C.A. , consulente ed esperto in
storiografia militare dei due conflitti mondiali, pubblicò e collaborò per libri e ricerche.
2
Carlo Rossi Ten. Col. - Comandante del reparto, reso claudicante da una ferita al ginocchio riportata in combattimento,
si aiutava con un bastone con il quale incitava all’azione al grido di “Avanti ragassi! ”. Divenne generale comandante
della Divisione alpina Julia dal 1935 al 1937 e nel 1940 fu a capo del Corpo d’Armata Alpino.
3
Silvio Silvagni Ten. - Ferito gravemente nell’azione di Costalunga morì l’anno successivo il 19.06.1919 probabilmente
per i postumi delle ferite. Seguì l’infausto destino del fratello Antonio, tenente del Battaglione Sette Comuni, caduto
anch’egli sull’Ortigara il 18.06.1917. Il cappellano miltare Luigi Sbaragli scrive di Antonio:“Ore 13 - E’ morto
Silvagni. Era giunto il 16. Un 75 (proiettile di cannone) senza esplodere gli ha portato via la testa mentre
chiacchierava e accendeva la sigaretta. E’ rimasto un attimo ritto, senza testa, col collo mozzo trasformato in uno
zampillo di sangue e col fiammifero acceso in mano …” Ai due fratelli è intitolata una via nel centro di Asiago.
Foto archivio Zappa - didascalia sul retro: “Col del Rosso” (Alpi di Asiago) - senza data
Bibliografia riferimenti e foto:
- “I reparti italiani d’assalto nella grande guerra 1915-1918” - B. Di Martino F. Cappellano – Uffico storico S.M.E.
- “Storia delle truppe” alpine – Associazione Nazionale Alpini
- “Sepolti nei nostri cuori” – Don Luigi Sbaragli ed. Historica 2006
- “www.miles.forumcommunity.net” - accessori di militaria
- “www.comune.gallio.vi.it/rete_civica/territorio/racconti/ricordi” – ricordi di Gastone Paccanaro.
- Cartina delle passeggiate ed escursioni sull’Altopiano (dettaglio)- Consorzio turistico Asiago Sette Comuni.
DOCUMENTI E CORRISPONDENZA
Dal carteggio storico del protagonista, ricordiamo attimi e vicende della “Grande Guerra” di Agostino Zappa, classe
1898, “Aspirante Ufficiale” del Battaglione alpino Valtellina giunto in zona montana di guerra da appena quindici
giorni.
La relazione ufficiale riporta le osservazioni effettuate durante il comando di due analoghe missioni di ricognizione oltre
le linee, conclusesi con il drammatico equivoco che porterà al ferimento di un componente della pattuglia a causa di
“fuoco amico”.
Zona di guerra - 31 ottobre 1917
Con foglio n°1417 di protocollo
Dalle 8 1/2 alle 10 1/2 di pattuglia composta da 6 uomini dalla tenaglia 1 percorse il reticolato
esterno antistante la 246^ 2 compagnia appostandosi a tratti però osservare se nella vallata
sottostante ci fossero delle pattuglie nemiche. Percorsa tutta la linea ed appostandomi, la pattuglia
fu notata e presa di mira dal nemico e battuta con alcune raffiche di mitragliatrice e alcuni colpi di
fucile. Dopo una mezzora rifece il cammino percorso e rientrò nella linea. Da parte del nemico si
osservò grande lavoro. La stessa pattuglia, uscita fuori alle 21 1/2 per compiere un’ altra ora di
servizio.
Alla corda della tenaglia 3, prima di varcare l’ultimo ordine di reticolato, la fermai avendo saputo
da soldati e dai Sig. Tenenti S… e P… che alcuni nemici in pattuglia si erano avvistati nella
pianura e volendo perciò studiare per quanto mi fosse possibile la situazione. Mentre aspettavo e
tentavo scrutare nella pianura i Tenenti suddetti percorsero un piccolo tratto e ritornarono dopo
poco tempo senza sapermi dire nessuna notizia a riguardo.
Allora feci con i miei soldati il percorso fatto prima dalla pattuglia stessa appostandomi dietro
alcuni muraglioni di roccia. Di là osservavo la valle sottostante. Circa mezzora stetti fermo là, poi
intesi e vidi alcuni soldati (dei nostri) addetti ai lavori entro i reticolati, essi avevano avvistata la
pattuglia nemica.
Me la feci indicare ma stetti a spiare ogni suo movimento. Vidi, dopo un po’ di tempo che uno ad
uno si trascinavano verso i reticolati rasentando un muricciolo. Allora sospettando che fosse una
pattuglia più numerosa della mia, mandai un soldato della (mia) pattuglia V… Luigi a chiedere un
rinforzo di alcuni uomini. Attesi ma nessuno più giunse. Finalmente non potendo osservare bene le
mosse della pattuglia nemica, scesi con i miei uomini in una specie di piano soprastante a un salto
della roccia. Di là potevo, non visto dai nemici e dal canto mio tenerli d’ occhio. D’ un tratto alcuni
soldati (dei nostri) pure essi come noi vestiti di bianco 4, sbucarono dalla nostra linea dal punto
dove dovevasi esser diretto il soldato V… Luigi. Mi sembrò che il mio ordine fosse in parte
eseguito. Allora sospettando da parte loro e ben convinto che essi sapessero dove io mi trovavo, mi
avviai verso loro, ma non avevo fatto che pochi passi, che uno di loro puntò e fece fuoco.
Compresi in quell’attimo la situazione e l’equivoco onde erano stati vittime. Gridai per farmi
conoscere, mi voltai e vidi il soldato P… Luigi, che mi era vicino, ruzzolare sulla neve emettendo
dei gemiti. Subito lo trasportammo via e facemmo avvertire. Appena sparato il colpo, quello che
sparò verso di noi, chiese la parola d’ordine e quindi il mio nome. Risposi secondo le regole.
Quindi trasportammo il ferito che sembrava in condizioni gravi.
Il ferito venne ricoverato al Comando del Battaglione. Quindi la pattuglia rientrò, erano le 4 del
mattino.
1) Trinceramento difensivo.
2) Il battaglione Valtellina comprendeva le compagnie 246, 248 e 249
3) Limite del trinceramento
4) Mimetica per operazioni invernali in montagna.
- Nella trascrizione sono volutamente omessi i cognomi perché d’incerta decifrazione.
Lettera del comandante Rossi, che comunica la concessione della Medaglia d’Argento al suo subalterno ferito e
ricoverato nell’ospedale da campo di Bassano.
9.7.18
Caro Zappa
La mia proposta di concessione sul campo per lei, è stata approvata.
Domani consegnano le medaglie ai nostri che sono presenti: con tutta probabilità sarà consegnata
anche a lei all’ospedale.
Gradisca le più vive congratulazioni di tutti noi.
Tenga con fierezza ed orgoglio la medaglia che ricorderà la sua giornata del 17 giugno.
Mi dia sue notizie, andando via da Bassano mi dia l’indirizzo preciso.
Con tutti i suoi colleghi al reparto
Le do un’affettuosa stretta di mano.
Suo Rossi
Lettera del tenente A. Virtuani (?) che assunse il comando della 2^ Compagnia del LII dopo l’azione di Costalunga.
Senza data
Caro Collega
Ho l’onore, quantunque appena venuto al Reparto di poterti comunicare la motivazione di una
medaglia d’argento concessati per l’azione di Costalunga. Comandante della 2^ con la quale tu hai
nobilmente versato il tuo sangue per la causa comune. Spero, anzi sono sicuro, di portare la tua
Compagnia con il medesimo slancio ed ardimento che hai mostrato agli stessi soldati. … Con mille
auguri
Ten. A. Virtuani
Il generale Ronchi rassicura e si felicita con Giacomo Zappa padre di Agostino
COMANDO 52^ DIVISIONE
IL COMANDANTE
Egr. Signore
Con soddisfazione di camerata, e con l’orgoglio di comandante, Le comunico che oggi ho avuto
l’onore di fregiare con la Medaglia d’argento al valor militare il petto del suo Agostino.
Nel trascriverle la splendida motivazione, godo poterla rassicurare delle sue buone condizioni che
lo fanno considerare in piena convalescenza.
“Durante tutto il combattimento, dimostrò coraggio ed intelligente attività. Accortosi che il nemico
tentava di contrattaccare, usciva per primo dai ripari e si portava avanti da solo per scegliere alla
sue armi una nuova posizione dalla quale potessero meglio far fuoco.
Ferito gravemente al petto, volle rimanere fra i suoi finchè gli fu possibile e prima di farsi
trasportare al posto di medicazione volle accertarsi che i suoi ordini per
l’avanzata fossero completamente eseguiti”.
Costalunga, 17 giugno 1918.
Congratulazioni vivissime
G.le Ronchi Pietro
Un responsabile dell’ospedale da campo di Bassano risponde al
proposito di Agostino per l’avvicinamento alla zona delle
operazioni del suo reparto. (Riproduzione a lato)
Gentilissimo
Mi spiace ma io non posso fare la richiesta, siete voi
che dovete fare a questo ospedale la domanda di essere
qua trasferito, motivandola, dicendo cioè che volete
seguitare le cure già iniziate nell’osp. da c. (campo)
per causa del pneumotorace.
Tanti cordialissimi saluti.
22.7.18
Firmato
Il comandante Rossi risponde al sottotenente Zappa convalescente
nell’ospedale di Mortara. Nella lettera si fa riferimento alle
condizioni di salute del ten. Silvio Silvagni ferito nella medesima
azione ed insignito di medaglia d’argento. Egli purtroppo non si
riprese e morì l’anno seguente.
23.7.18
Caro Zappa
Grazie per la sua lettera.
Quando andrà in licenza si curi bene e riposi.
Poi lo attenderemo nuovamente qui perché la sua sezione lo attende. Di Silvagni le notizie sono
buone: la ferita è stata gravissima ma si salverà. Occorre solo molto ma molto tempo.
Scriva quando può, sapendo di farmi piacere.
Gradisca intanto il saluto più affettuoso di tutti ed una stretta di mano dal
Suo Rossi
13.10.18
Caro Zappa
La sua lettera mi è giunta in pieno combattimento di esso parla il bollettino dell’11 corr.
Procuri rimettersi completamente per tornare tra noi. Posti ne ho parecchi.
Il ten. Silvagni1 credo che sia ancora all’ospedale di tappa di Vicenza.
Migliora lentamente. Presto sarà trasferito ad altro ospedale forse a Milano.
Le stringo la mano
Rossi
21.11.18
Caro Zappa
Grazie per la Sua gentile gradita lettera.
Le ricambio i saluti per parte dei suoi compagni tutti al 52° che partendo dalla zona dove ebbero,
nel giugno scorso, il battesimo del fuoco, dettero il primo tremendo colpo al nemico, mettendolo in
fuga.
Gradisca affettuosa stretta di mano dal suo Rossi.
Cartolina postale del Regio Esercito con l’allegoria della Vittoria tra le bandiere delle nazioni alleate. Da Vallonara il
comandante Rossi risponde al sottotenente Zappa ancora in licenza di convalescenza a Sondalo. La guerra è ormai finita
ma il LII Reparto d’Assalto Alpino verrà sciolto definitivamente solo il 28 gennaio 1919 a Campo Jolanda di Santorso
presso Schio
SPIGOLATURE D’ARCHIVIO
…un Signor Ufficiale dell’Esercito di stanza nel paese, avvisato da un nostro capo fabbricato di
non accender la sigaretta, si è rifiutato ed ha risposto con mali modi. Lo stesso Signor Ufficiale,
ripeteva il medesimo atto in presenza del Sig. Maggiore Zappa del Municipio di Cameri e del
sottoscritto; rispondeva con parole scorrette e solo alla vista del grado superiore, ubbidiva.
Dalla relazione del delegato UMPA Dino Giuliani al Comando provinciale di Novara.15.02.1943
Cameri, ad iniziativa del suo Parroco Arciprete, ha vissuto la sua giornata di religioso ricordo
verso i Caduti per la Patria, con la celebrazione di una Messa solenne in suffragio. La cerimonia
resa austera oltre che per l’intervento delle Autorità, delle Organizzazioni della Popolazione ed
anche per la presenza delle famiglie dei Caduti, del Gruppo degli Ufficiali in congedo (con il capo
Nucleo Maggiore Zappa) e di molti combattenti ha suscitato in tutti i presenti momenti di viva
commozione.
Corrispondenza Fascio di combattimento di Cameri. 01.12.1942 XX
IL RUOLINO
Il documento più importante e significativo del carteggio personale è senz’altro il ruolino di servizio
che Agostino teneva nella tasca della giubba, visibilmente lacerato dal colpo che lo raggiunse al
petto e corrugato del sangue. Nell’interno del quadernetto, privo di copertina rigida, sono riportati i
nomi dei componenti della sezione mitragliatrici con le loro mansioni.
52°
Reparto Alpino
d’Assalto
2^ Compagnia
Sezione Mitragl. ci Fiat
Comandante
S. Ten Zappa Sig. Agostino
Cariche
Grado
casato e nome
cariche
Serg. Pendoli Battista
Cap. M. Chiautta Rodolfo
Cap. Cavalli
L' Oglio Francesco
Sold. Monari Carlo
"
Nava Giuseppe
"
Cimiberti Vinanzio
"
Lorenzini Lodovico
"
Garganico Battista
"
Colombi Giuseppe
"
Sartirani Giovanni
V.C.S.
C.A.
T.
V.T.+
P.A.
P.T.
E
P.B.
2°R.+
3°R.+
A.
Serg.
Cap
+
Sold.
"
"
"
"
"
Combetto Mario
Rossigni
Bet Silvio
Ruggeri Emilio
Bertocchi Giuseppe
Ratti Giulio
Guerini Antonio
Dardanelli Stefano
Funes Sebastiano
C.A.
T.A.
V.T.
T.A.
P.T.
E.
P.B.
2°R.
3°R.
Cap. M.
Sold.
"
"
"
"
"
"
"
"
+
"
"
V.C.A.
P.F.
Cap. M.
Sold.
"
"
"
"
"
"
"
"
"
"
Fogliazzo Giuseppe
Rossi Pietro
Alimonti Antonio
Bertolezzi Giovanni
Venosta Antonio
Fusi Antonio
Mozzon Carlo
Barbato Vincenzo
Ravanelli (Giuseppe)
Maron Onorato
Del Po Giovanni
Rota Basilio
V.C.A.
grado
casato e nome
Sperandio Giovanni
Bertoli Bastiano
Schiavi Cristoforo
Di Leonardo Giovanni
Ziglian Angelo
Gervasoni Bono
Nevi Giuseppe
Bonetti Francesco
Bassi Giacomo
Parusio
Zanoni Gaetano
Carrara Gaetano
Locatelli Giovanni
Conducente
Conducente
x
Conducente
Conducente
DECORAZIONI ONORIFICENZE E DISTINTIVI
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Costalunga 17 giugno 1918 Boll.1919 disp.12^ pg.792, 793
- Croce al merito di guerra del Comando della 6^ Armata R.D. 205 del 19 gennaio 1918
- Medaglia commemorativa nazionale guerra 1915-1918 R.D.1241 del 20 luglio 1920
- Medaglia commemorativa della Vittoria R.D. 1918 del 16 dicembre 1920
- Medaglia ricordo dell’Unità d’Italia circ.174 delG.M.1922
- Croce al merito di guerra Ministeriale 19 gennaio B.U. 1924 pg.1316
- Distintivo di guerra in corso con nastrino e una stelletta M.d.G. circ.97100 del 4 novembre 1941
- Croce di Cavaliere della Repubblica Italiana
- Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto D.M. 25 gennaio 1969
Walter Molino – Fante all’assalto e sacrario di Redipuglia
Fly UP