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Diapositiva 1 - Parrocchia San Valentiniano Vescovo

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Diapositiva 1 - Parrocchia San Valentiniano Vescovo
INTRODUZIONE
Lo storico greco Plutarco nel I secolo d. C., scrisse una serie
di biografie di uomini illustri ellenici e romani messi a
confronto, riunite sotto il titolo di “Vite parallele”. Il libro
“L'imitazione di Cristo” (titolo originale in latino: “De
Imitatione Christi”) è, dopo la Bibbia, il testo religioso più
diffuso di tutta la letteratura cristiana. Nessun cristiano
dovrebbe ignorarlo. San Rocco di Montpellier rappresenta
la perfetta sintesi di una “vita parallela col Cristo” partendo
proprio dal 1° Capitolo “Dell'imitazione”: -”Il disprezzo di
tutte le vanità del mondo”. San Rocco è Protettore del
villaggio di Banzano di Montoro la cui Parrocchia è, unica
nella Diocesi di Salerno, dedicata ad uno dei primi Santi
Vescovi della stessa Chiesa Salernitana: San Valentiniano
Vescovo. Per San Valentiniano, integerrimo custode del
magistero della Chiesa di Roma, ben s'adatta il 3°Capitolo
“Dell'imitazione”, circa: -”L'ammaestramento della verità”.
Tanti, come si vede, sono gli spunti offerti dalla vita di San
Rocco e nel III Forum sul Santo la Parrocchia di Banzano
ne ha voluto esaminare alcuni aspetti con un percorso di
fede, incluse opere artistiche e meraviglie della natura della
terra montorese. Questa terra ha come Patrono San Nicola
da Tolentino che, nella sua vita, meditò sempre sulla
“Imitazione del Cristo”.
Chiesa di San Valentiniano Vescovo
esterno- interno. La Via Crucis che verrà
posta sulle colonne della Chiesa è quella
di San Leonardo da Porto Maurizio
3ª)Percorrendo i confini occidentali dell'antico
Priorato di San Giacomo Maggiore alle Pannose,
ai margini del villaggio di Sant'Eustacchio di
Montoro, il viandante s'imbatte nella piccola
Cappella di San Rocco. Sul culmine della
Cappella s'erge un campanile a vela, così come
appare: sia sull'Oratorio di San Rocco di Banzano
che sulla Cappella dell'Immacolata nello stesso
Casale di Banzano.
4ª) La targa stradale
riporta la dicitura di
Casale. Attorno alla
Cappella di San
Rocco un
agglomerato di case
forma il Casale di
Basso del Villaggio di
Sant'Eustacchio.
5ª) Il Casale di Sopra del villaggio è
caratterizzato da un poggio su cui
s'innalza, maestosa, la chiesa madre di
Sant'Eustacchio affiancata dalla torre
campanaria. Sul lato sinistro dell'edificio
sacro, una lama sembra abbia solcato la
terra e creato un profondo canalone in
cui -spontaneo- cresce la pianta
dell'àcanto. Per particolari condizioni
ambientali tale nobile vegetale
attecchisce parecchio nei pressi del
villaggio di Banzano.
6ª) In genere le colonne hanno tre
ordini diversi di capitelli
ornamentali. Gli stili sono: I)Dorico di derivazione egizia; II)Ionico con motivi a volute; III)Corinzio con motivi floreali a
foglie d'àcanto.
7a) Nel Casale di San Pietro di Montoro nei
primi dell'800 un architetto: Berardo Maria
Galiani, osservando la struttura di antiche
dimore di Montoro, volle ornare i portali del
suo palazzo con colonne doriche. Eresse il suo
sepolcro in una sorta di stile egizio, già
presentato nel secondo Forum a proposito del
culto di San Michele Arcangelo.
8ª) Nella chiesa madre del Villaggio di San Pietro a Risicco, in
ossequio alla Basilica di San Pietro a Roma, le colonne della navata
centrale sono sormontate da capitelli a motivi corinzi, intervallati da
scritte tratte dal Nuovo Testamento. La facciata della Cappella
dell'Immacolata di Banzano presenta due ordini di lèsene: l'inferiore
in ordine dorico e il superiore in ordine ionico.
9ª) Sulla facciata del Duomo di Salerno è scritto “Roberto
fecit”. Infatti fu edificato da Roberto il Guiscardo che
prelevò alcune colonne dalla valle dei templi di Paestum.
Ciò indusse in errore alcuni critici d'arte che ipotizzarono
per Salerno (Salum-Irnum) -tra il mare e l'Irno- un origine
greca. I templi di Paestum sono in ordine dorico. Nei più
bei giardini di Roma, come quelli del Pincio, l'acanto, per
aver ornato i grandi monumenti sia pagani che cristiani,
viene amorevolmente coltivato ed onorato.
10ª-A) L'acanto era frequente vederlo nei pressi della Congrega
del Villaggio di Banzano. La congregazione è la più antica di
Montoro edificata dal Canonico Mariconda e dedicata alla SS.
Trinità. Il Canonico, in occasione del Giubileo del 1550 -nella
Pignasecca di Napoli- aveva già eretto con la medesima dedica
alla SS. Trinità la Congrega dei Pellegrini (attuale ospedale). I
due edifici sono simili mostrando la stessa struttura architettonica.
10ª-B) Il Canonico era originario di Borgo dove nella Chiesa
madre si può osservare una copia di un quadro -l'originale fu
trafugato qualche tempo fa- che raffigura San Benedetto -in abito
nero- mentre concede la sua Regola a San Guglielmo in abito
bianco. I due santi -ambedue Abati benedettini- simboleggiano,
attraverso gli abiti, una peculiarità del culto della Madonna.
Infatti San Guglielmo da Vercelli sul Partenio, in luogo di un
tempio pagano dedicato alla dea Artemide (Partenòs -in grecovergine), eresse la Chiesa alla Madonna di Montevergine e chiese
al Patriarca Benedetto che i monaci benedettini del Partenio
vestissero di bianco e dunque da ciò il nome: di monaci
virginiani.
11ª-A) Nella chiesa dell'Annunziata di Piano di Montoro nella cappella di Sant'Antonio si
ammira una pala d'altare, opera nel 1776, del pittore nativo di Piazza di Pandola: Giovan
Battista de' Mari, che raffigura la Madonna della Cintola o della Consolazione.
11ª-B) Questo quadro, assieme a quello già visto di San Benedetto e San Guglielmo di
Borgo rappresenta la sintesi simbolica di questo III° Forum: riconosciuti segni di fede
espressi dalla terra di Montoro.
11ª-C) L'accostamento tra i due dipinti è dato dall'abbigliamento. San Guglielmo “chiede” a
San Benedetto di poter vestire di bianco per onorare la Vergine. Santa Monica madre di
Sant'Agostino, in occasione della morte del proprio marito Patrizio e turbata per le sorti del
figlio Agostino, allora giovane scapestrato, “chiede” -con una ingenua punta di vanità
femminile, segno di umana fragilità- quale vestiario avesse indossato la Vergine Maria in
occasione della morte di suo marito San Giuseppe.
11ª-D) Con benevolenza la Madonna accoglie il dolore di Santa Monica ormai madre
vedova, e le indica gli indumenti. Assolutamente necessaria la cintura, un accessorio
indispensabile che, la Vergine stessa, dona al Duomo di Prato. Il santo Pontefice Giovanni
Paolo II venera la sacra reliquia al momento della riapertura della cattedrale pratese dopo il
restauro.
Il Santo Rosario nel tardo-medioevo fu diffuso dalle “Confraternite
del Santo Rosario” istituite da San Pietro da Verona secondo le
intenzioni del fondatore dell'Ordine Religioso a cui apparteneva: San
Domenico di Guzman. I due santi, assieme ad altri dello stesso
Ordine, compaiono nel dipinto conservato nella chiesa di San
Domenico di Sora di Solofra: “donna Dorotea Orsini presentata alla
Santa Vergine del Rosario” del pittore solofrano Francesco Guarini
così come si può vedere nella Diapositiva in basso di questo Forum e
in quella n°18 del Forum II. La Madonna del Rosario ha
derivazione dal culto della Madonna della Sacra Cintola o della
Consolazione.
13ª-A) La Pia Unione del Transito di San Giuseppe venne fondata da San don Luigi Guanella (1842-1915) con
l'approvazione e il sostegno di San PioX. San Giuseppe è Patrono della Chiesa Univerale e Protettore della buona morte. Alla
Pia Unione dal 1917 si sono iscritti 85.700 sacerdoti, più vescovi, cardinali e pontefici. San Giovanni Paolo II ne fu eminente
teologo.13ª-B) Il Transito e comunque San Giuseppe è rappresentato in tutte le Chiese del mondo. Al centro se ne vede
l'altare nel Duomo di Salerno. A sinistra il quadro del Guarini nel Cappellone dei morti della Collegiata di Solofra. A destra il
Compianto del Cristo e la Vergine nella Chiesa del Purgatorio ai Tribunali di Napoli.
13ª-C) San Giuseppe sposò Maria a 33 anni e assieme vissero per 27 anni. Dunque Giuseppe morì a 60 anni. La Vergine di
anni ne aveva appena compiuti 42, avendolo sposato a 14 anni. Ella per la morte dello sposo provò un naturale sentimento di
dolore. Nelle raffigurazioni sacre la Madonna utilizzerà lo stesso fazzoletto forse di lino, forse di canapa, per il cordoglio al
figlio deposto.13ª-D) Nel transito del Guarini il colore violaceo di parte del corpo e l'atteggiamento costale del santo
suggerisce un accidente trombo-embolico complicato da un enfisema polmonare. Le braccia nerborute stridono con tale
ipotesi a meno che il pittore non volesse evidenziare il lavoro di falegname del Santo. Gli Arcangeli: Michele e Gabriele,
benché la Gloria sia stata già preparata nei cieli, non possono trarre l'anima dal corpo in quanto lo stesso Cristo ancora
compiange l'amato padre putativo.
14ª-A) Il solo Cristo è asceso al cielo in anima e corpo. Dubbi
vi sono per il Patriarca Enoc e il Profeta Elia. La Madonna fu
posta in “dormitio” ossia -addormentata- e poi “Assunta” alla
Gloria dei cieli.
14ª-B) Nella Chiesa dell'Immacolata di Banzano numerose
sono le effigi sacre di San Giuseppe, Patrono, assieme a San
Benedetto, della buona morte. Il quadro che raffigura San
Nicola da Tolentino mostra il Santo con l'abito degli Eremitani
di Sant'Agostino munito di cintura quando dalla Madonna della
Consolazione riceve la guarigione per una grave malattia. San
Nicola da Tolentino è considerato il Patrono delle anime del
Purgatorio.
15ª) Affresco della Gloria
di San Valentiniano e le anime dannate,
dopo il restauro ( Conclusione del dott.
Luciano de felice).
CONCLUSIONE
Il carisma del Cristo e il sangue dei primi martiri conduce la Chiesa degli
Apostoli Pietro e Paolo da Gerusalemme a Roma. Qui, nell'Urbe, sull'impero dei
Cesari risplende da due millenni la croce cristiana. San Leonardo da Porto
Maurizio (attuale Imperia) si adoperò affinché la Via Crucis fosse celebrata nei
luoghi simboli della Fede cristiana come il Colosseo. Ciò avviene, il Venerdì
Santo, dalla seconda metà del XVIII secolo, nella Roma dei pontefici e in tutti le
chiese del mondo. Suggestiva a Banzano la Via Dolorosa degli Incappucciati.
L'esempio di San Rocco; la Fede di San Valentiniano; il fervore degli Incappucciati
e del popolo banzanese; trovano sintesi nell'opera del Rev. Parroco don Adriano
D'Amore e nelle antiche, venerande Stazioni della Via Crucis dell'incisore Pietro
Bombelli sulle originali indicazioni di San Leonardo, che saranno apposte nella
restaurata Chiesa Madre. San Giuseppe Patrono della Chiesa Universale; San
Benedetto Patrono d'Europa; San Nicola da Tolentino Patrono di Montoro; citati
nel III Forum rammentano per quanto attiene alla “Imitazione di Cristo” il
Capitolo 23°: -”La meditazione della morte”. L'affresco del Palumbo sulla volta
della chiesa di San Valentiniano di Banzano come possiamo vedere nella 15ª
diapositiva, ricorda il Capitolo 24: -”Il giudizio divino e la punizione dei
peccatori”. San Rocco infine nell'ultimo capitolo il 25° sembra invitare a: ”Correggere fervorosamente tutta la nostra vita”.
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