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Carro strappato in piazza e Matera in tripudio

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Carro strappato in piazza e Matera in tripudio
XI
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Giovedì 3 luglio 2014
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BILANCIO POSITIVO
Si è conclusa a tarda ora la 625.ma edizione, destinata ad essere ricordata. Il manufatto costruito
in 141 giorni è stato distrutto in poco più di 2 minuti
Carro strappato in piazza
e Matera in tripudio
Accolto dagli applausi della folla il clou della festa della Bruna
Si calcolano 70-80 mila
presenze. Evitati alcuni precoci tentativi di
assalto in via del Corso
EMILIO OLIVA
l MATERA. La grande emozione dello «strazzo» del carro di cartapesta in piazza Vittorio Veneto
ha scolpito la 625.ma edizione della festa della Bruna, smorzatasi a
tarda ora tra gli applausi della
folla prima che il sipario calasse
del tutto con lo spettacolo piromusicale dei fuochi artificiali sulla Murgia. Una giornata destinata
ad essere ricordata a lungo. Anche
per i numeri. Si calcolano 70-80
mila presenze lungo l’intero tragitto della processione, più corto
del normale, da quando undici anni fa la Cattedrale è diventata un
cantiere permanente.
Ieri sera però la tradizione è
stata rispettata almeno per ciò che
riguarda l’ultimo atto del copione
della festa. Il «luminoso» carro di
Andrea Sansone che ha trasportato la sacra immagine della Madonna dalla chiesa di Maria SS.
Annunziata, nel rione Piccianello, alla chiesa di San Francesco
d’Assisi, ha resistito ad alcuni
precoci tentativi di assalto in via
del Corso ed è stato strappato nel
«salotto buono» della città. A condurlo «verso il suo destino», come
dice Mimì Andrisani, presidente
del comitato organizzatore, è stata
la mano di Vito Carlucci, l’auriga, al secondo anno di «onorato
servizio», ma soprattutto l’esperienza della scorta degli agenti di
polizia.
Per costruire il manufatto di
cartapesta ci sono voluti 141 giorni, dal 3 febbraio al 23 giugno. Per
farlo a pezzi sono bastati poco più
di due minuti. Oltre che illuminato da luci led, il carro quest’anno ha avuto la particolarità di contenere un «pacco regalo» al suo
interno, destinato come premio
agli ultimi assalitori, e di nascondere fac simili di banconote da
cento euro tra le pareti di cartapesta. Sul retro, infine, una immagine ha ricordato Gianfranco
Del Vecchio, un giovane musicista
materano scomparso prematuramente, che aveva una profonda
devozione per la Madonna della
Bruna. Un gruppo di assalitori lo
ha tenuto d’occhio fino all’ultimo
istante, per cercare di strapparlo
per intero, come era nei desideri
di Andrea Sansone, come simbolo
del «gran cuore dei materani».
Il carro era uscito dalla «fabbrica» di Piccianello alle 16.15 dopo delicate manovre. Le sue dimensioni, aumentate in larghezza, hanno richiesto una più accurata selezione dei volontari che
hanno avuto il compito di tirarlo
fuori a mano, per completare il
suo allestimento. La squadra era
composta da agenti di Polizia penitenziaria. Uno di loro, Giuseppe Facciolo, è stato «arruolato»
da Sansone nel team che ha lavorato alla realizzazione del carro, ispirato al tema «La Chiesa nel
mondo testimonia la carità». Que-
st’anno l’opera è nata quasi per
scommessa. Sansone era rimasto
solo. L’equipe che lo aveva aiutato
lo scorso anno non ha voluto affiancarlo di nuovo. «Ho avuto cinque collaboratori che non avevano mai lavorato ad un manufatto
di cartapesta. La legge dei numeri
zero ha permesso di superare la
prova. Possiamo migliorarlo, ma
l’esperienza che abbiamo fatto è
un buon punto di partenza», commenta Sansone, che rifiuta l’appellativo di maestro preferendo
definirsi artigiano e che esalta il
lavoro collettivo di tutta la sua
squadra. Oltre a Giuseppe Facciolo ne hanno fatto parte Giuseppe Montemurro, Antonio
Ruscigno, Veronica Scardillo e
Danilo Barbarinaldi, fumettista
e illustratore, «slash gelataio», aggiunge. «Il carro della Bruna –
spiega – è il sogno di tutti i ragazzi
che imbrattano fogli. Ho conosciuto Andrea, che mi ha chiesto
se avessi voluto aiutarlo a costruire il carro e siccome io ancora non
so bene cosa voglio fare da grande,
ho preso tempo prima di accettare. Adesso penso di voler ripetere questa esperienza e sogno tra
qualche anno di poter essere uno
degli autori».
I COLORI DELLA FESTA
Tre Cavalieri
in via del
Corso durante
la cavalcata della mattina. Sotto,
il gran fumo
dei botti
esplosi in una
delle tappe
della processione dei
Pastori nei
quartieri
[foto Genovese]
.
IL RITO IL PROTAGONISTA, ANGELO RAFFAELE TATARANNI, GUIDA DA 17 ANNI IL DRAPPELLO COLORATO DI UOMINI CHE SCORTA IL CARRO DI CARTAPESTA
La vestizione in pubblico
Il generale dei Cavalieri a Palazzo Lanfranchi assistito da moglie e figlia
l MATERA. Sono le 9 del mattino. La gente
inizia ad arrivare nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi per assistere al rito della vestizione del
generale dei Cavalieri di Maria Santissima della
Bruna, Angelo Raffaele Tataranni, ruolo che
ricopre da 17 anni. Non ci sono solo i materani.
Molti vengono da fuori regione e dai paesi vicini.
Hanno sentito parlare della festa e di questo momento in particolare. Una cerimonia che fino a
poco tempo fa si svolgeva nella casa del generale,
nel rione Pini, sotto gli occhi indiscreti di giornalisti, cameraman e fotografi. Ma da due anni,
il Comitato dei festeggiamenti d’intesa con la Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici della Basilicata, ha deciso di
rendere pubblico questo importante momento
della festa, scegliendo le sale del Palazzo di via
Ridola. Sotto gli sguardi della gente, il generale
fa il suo ingresso accompagnato dalla moglie Assunta Tarsia e dalla figlia Rossana. Ha già indossato i pantaloni di velluto blu impreziositi da
frange dorate e la camicia bianca. Sul tavolino
allestito alle spalle del generale, sono posizionati
gli oggetti e parte del corredo che completano
l’abito. La cintura bianca di pelle, la fascia e il
mantello blu ricamato a mano e infine la sciabola da parata che gli è stata donata dal suo predecessore. Sul capo indossa un elmo dorato caratterizzato da una sola piuma bianca (elemento
che lo differenzia dagli altri cavalieri) e sul petto
indossa una corazza, due oggetti realizzati dallo
stesso generale secondo un’antica tradizione che
si tramanda tra cavalieri. La cerimonia è breve
ed intima al tempo stesso. La signora Assunta
veste il marito con cura, gli sistema l’abito controllando che tutto sia perfetto e al termine della
vestizione, lo saluta con un bacio sulle guance e
con un abbraccio. Il suo ruolo è terminato. Un
compito che porta avanti «con passione e dedizione» spiega, da quando il marito è stato nominato generale della Cavalcata nel 1998. Ma il
TRADIZIONI Il generale Angelo Raffaele Tataranni con la moglie Assunta e la figlia Rosanna [foto Genovese]
suo impegno non si è limitato solo nel vestire il
generale. Ha ricamato le maniche della camicia,
ha rifinito i guanti con decori e ricami. Il resto
del corredo invece è stato realizzato da una sarta,
come il mantello blu di velluto impreziosito da
motivi floreali cuciti con il filo d’oro da una ricamatrice. Il cavallo, Milano, viene invece abbellito e addobbato con fiori, stoffe decorate e
tessuti di seta, da Giuseppe Morcinelli, aiutante del generale. Terminata la cerimonia, il generale viene raggiunto dal presidente dell’Associazione dei Cavalieri Maria Santissima della
Bruna, Antonio Paolicelli, e dal presidente del
Comitato, Domenico Andrisani. Ad attenderlo
in piazzetta Pascoli, la carrozza trainata da due
cavalli bianchi e il primo gruppo di Cavalieri con
il trombettista Giuseppe Cifarelli che con squil-
li di tromba annuncia l’arrivo del generale che,
discesa la scalinata di Palazzo Lanfranchi, tra gli
applausi della gente, sale sulla carrozza che lo
accompagnerà in piazza Vittorio Veneto per il
saluto del vice generale Nicola Colucci e del
secondo gruppo di Cavalieri che in mattina si
sono recati nella sua abitazione per scortarlo nella piazza centrale. L’incontro non è una pura formalità. Serve a ufficializzare il ruolo del generale
che in questo modo assume il comando della Cavalcata composta quest’anno da 60 cavalieri (fra
cui quattro donne, Nunzia Cesarino, Maria
Bruna e Francesca Barbaro, Arianna Gaudiano e Michela Ambrosecchia), preposti alla difesa della Statua della Madonna e del carro trionfale fino al suo arrivo in piazza Vittorio Veneto
per l’ultimo atto della festa, lo strappo.
[c.cos.]
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