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Bullismo e adolescenti 2
Una sfida per la scuola Che cos’è il bullismo Bullismo: è una forma reiterata di vittimizzazione Bullo un soggetto che compie violenza fisica o verbale in modo intenzionale verso un altro individuo che si definisce vittima. Bullismo e complicità Bullo gregari sostenitori Vittima spettatori difensori Spettatori e gregari rinforzano la condotta del bullo. Nel bullismo si possono individuare, infatti, secondo Abbruzzese (2008): violenza agita (bullo); violenza subita (vittima); violenza assistita (spettatore); violenza partecipata (gregario). 4 Bullying=violenza tra pari Bullo= persona violenta o teppista o vanitoso o arrogante …. Ma 1. Si può essere violenti, teppisti senza essere vittimizzatori 2. Bullismo non va confuso con il vandalismo 3. Per parlare di bullismo ci dev’essere una relazione asimmetrica tra il bullo e la vittima e che il primo reiteri prevaricazioni sul secondo. 4. I bulli tendono a stabilire contatti e formare delle coalizioni, le vittime tendono a isolarsi per la vergogna di non saper reagire e di essere considerati inferiori Bullismi e prepotenze Bullismo psicologico o indiretto: comportamenti di esclusione sistematica ddl gruppo, maldicenze, manipolazioni dei rapporti sociali della vittima (prevalentemente femminile) Bullismo verbale: prese in giro con cattiveria, soprannomi con epiteti ingiuriosi, insulti, minacce e atti ricattatori (sia maschile che femminile) Bullismo fisico: aggressioni, scherzi “pesanti”, danneggiamenti di oggetti personali, furti, estorsioni, violenza fisica, calci, pugni, schiaffi reiterati (prevalentemente maschile) Bullo -Vuole dominare la vittima senza mostrare segni di empatia per la sofferenza del’altro; -Si serve della sua maggiore forza fisica o della sua popolarità nel gruppo - Guadagna vantaggi emozionali (sentirsi forte e potente), benefici sociali (essere rispettato e temuto) e monetari (furti e ricatti); - Può intraprendere una carriera criminosa Vittima -Sperimenta una costante subalternità e inferiorità psicologica; -Vive costante ansia e incertezza (senso di impotenza), rafforzando l’immagine di persona debole e inferiore -Può diventare a sua volta provocatore di soggetti più deboli; -Prova senso di vergogna verso gli altri per non saper reagire; -L’esclusione sociale può portare a depressione, solitudine, ansietà, riduzione di autostima. Sia il bullo che la vittima hanno alle spalle una situazione familiare frustrante, ma il bullo reagisce con condotte eteroaggressive, mentre la vittima reagisce con condotte autoaggressive (autolesionismo, depressione). In casi estremi, la vittima è addirittura disposta a farsi picchiare pur di essere presa in considerazione, pur di non essere considerata “trasparente” (Abbruzzese, 2008). 8 Tra i fattori protettivi si annoverano: la resilienza, ovvero la capacità dell’individuo di resistere agli eventi difficili (Felline, 2008); la permanenza nel circuito scolastico, che costituisce un fattore protettivo dall’antisocialità e dalla delinquenza (Bacchini, 2008). Citando De Amicis: Franti commetterà il fatto più grave (minaccia con il coltello), che lo condurrà al riformatorio, dopo essere stato “espulso da tutte le scuole del regno”. 9 REAZIONI DEI PARI AL BULLISMO Nei confronti del bullismo il ruolo dei pari ha spesso, purtroppo, l’effetto di rinforzare sia il ruolo di bullo che il ruolo di vittima, favorendo il loro consolidamento. Infatti spesso si assiste a un atteggiamento positivo del gruppo nei confronti delle prevaricazioni e dell’aggressività, che gratifica il bullo rinforzando il suo ruolo e facendolo sentire importante all’interno della classe. 10 Il bullismo è un fenomeno relazionale non solo a causa della complementarità dei ruoli di bullo e di vittima, ma anche perché il teatro in cui avvengono le prevaricazioni è composto da una “maggioranza silenziosa” che, in modo volontario o involontario, rinforza i comportamenti del bullo con la propria paura, e questo rinforzo si somma a quello dei “sostenitori”, i quali dichiaratamente forniscono supporto al bullo (Cuzzocrea, 2010). 11 Inoltre, l’esposizione a scene di aggressività e di violenza (anche diffuse dal cinema e dalla televisione) provoca imitazione, come pure la presenza di altri alunni aggressivi nella classe o nella scuola. Il ruolo di vittima, a sua volta, è favorito dall’isolamento all’interno del gruppo e dalla mancanza di una rete amicale, che fanno sì che questa non abbia nessuno a cui confidarsi e al quale chiedere aiuto per le prevaricazioni o le violenze subite. 12 Forme del bullismo Cyber bullying (Bullismo elettronico): include insulti e minacce attraverso i media (email, facebook, social network), diffamazioni o diffusioni di informazione riservate siti web, blog, social network attraverso testi, fotografie, filmati, oppure appropriazione di identità. Gay buyilling (bullismo omofobico): viene insultato, offeso, diffamato un ragazzo come gay (lo sia o meno); Racist bulliyng (bullismo razziale): insultato o preso di mira per la sua appartenenza etnica; Forme di bullismo Happy Slapping: con attacchi a sorpresa siprende a schiaffi, si fa del male ad una vittima e si scappa rapidamente, mentre si riprende la scena con il cellulare per diffonderla tramite internet o WhatsApp; Stalking: intrusione ripetuta nella vita di un’altra persona con appostamenti, minacce, tentativi di comunicazione ripetuti e indesiderati, tali da provocare nella vittima ansia e paura e condizionare pesantemente la sua esistenza. Forme di bullismo Happy Slapping: con attacchi a sorpresa siprende a schiaffi, si fa del male ad una vittima e si scappa rapidamente, mentre si riprende la scena con il cellulare per diffonderla tramite internet o WhatsApp; Stalking: intrusione ripetuta nella vita di un’altra persona con appostamenti, minacce, tentativi di comunicazione ripetuti e indesiderati, tali da provocare nella vittima ansia e paura e condizionare pesantemente la sua esistenza. L’evoluzione del bullismo: piccole bulle crescono Le ragazze non utilizzano la filosofia “dello schiaffo e del pugno”. Preferiscono il versante invisibile delle varie sevizie, che fa leva sulla parte più strettamente psicologica della vittima (Bullismo psicologico). Non si tocca la vittima con un dito, non le si torce un capello, ma le si distrugge l’immagine esteriore e interiore. Tipicamente femminili sono atti come la calunnia con malelingue piuttosto pesanti, le frasi e le “canzonette” in rima che hanno per oggetto la vittima, e, ovviamente, l’esclusione totale dal gruppo della classe, un certo ostracismo. Le prese in giro, sia sul fisico, che sul carattere e sul modo di vestire del malcapitato\a, possono essere esercitate sia per puro divertimento, sia per rinforzare l’immagine di sé innanzi al resto del gruppo o della classe, nonché per “togliersi di mezzo” una persona percepita dalla bulla (o dalle bulle) come rivale in qualche campo. L’evoluzione del bullismo: piccole bulle crescono La bulla, seguita dal gruppo, riesce a capire il punto debole della vittima, ed è su questo che infierirà maggiormente. Pare che la prevaricatrice riesca, come sostiene la mamma disperata di una perseguitata, “a premere i tasti giusti psicologicamente, è insidiosa, e tutto ciò non è visibile alle insegnanti” Ed è proprio questa mancanza di visibilità, di palesamento, che “inganna” insegnanti e genitori. L’evoluzione del bullismo: piccole bulle crescono La persona che subisce la prepotenza solitamente è quindi di genere femminile, dalla personalità timida, con disagi fisici oppure sociali abbastanza visibili, oppure particolarmente bella e invidiata, o semplicemente insicura; Queste azioni influiscono negativamente sull’aspetto psicologico della perseguitata; prima a risentirne è la sicurezza, l’immagine che si ha di sé, l’approccio con gli altri. I pettegolezzi, le occhiatine e le risate che riceve costantemente ogni giorno da parte del gruppetto di bulle, infieriscono sulla costruzione della sua personalità, inevitabilmente. Spesso le prevaricatrici, unitamente alle violenze verbali e psicologiche, commettono dei furti in sfavore della vittima, rubandole oggetti di varia natura, soldi, cosmetici, ecc. L’evoluzione del bullismo: piccole bulle crescono L’allarme maggiore è destato però dai preoccupanti casi di anoressia di ragazze adolescenti, causati dalla depressione e da un’assente accettazione di sé stesse e del proprio corpo. Il corpo è infatti uno dei principali oggetti di schernoL’evoluzione del bullismo: piccole bulle crescono preferiti dalle ragazze bulle, che incitano anche il gruppo delle seguaci a fare commenti particolarmente cattivi su alcune caratteristiche fisiche. Cyberbullismo “Atto aggressivo e intenzionale, condotto da un individuo o da un gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo contro una vittima che ha difficoltà a difendersi” (Smith. 2008, coniato dall’educatore canadese Bill Belsey nel 2002) Elementi distintivi del cyberbullismo Abuso di potere: attraverso una conoscenza maggiore dei mezzi ITC Anonimità del web, che permette al bullo di agire indisturbato e impunito Intenzionalità e aggressività La ripetizione: interventi continui nel web, condivisione all’infinito del materiale Diretto: messaggistica istantanea indiretto: pubblicizzazione nella rete Bullismo tradizionale 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. I bulli sono studenti o compagni di classe conosciuti I testimoni abitano uno spazio: scuola, parco, giochi Un certo tipo di disinibizione sollecitata dalle dinamiche di gruppo Ha bisogno di relazioni interpersonali presenza reale e visibilità Feedback tra la vittima e il suo oppressore Deresponsabilizzazione Aggressività reale Pubblico passivo Cyberbulling 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. I cybebulli sono anonimi Il “materiale” può essere diffuso in tutto il mondo Disinibizione virtuale: non ha il coraggio di agire nella vita reale Approfitta della presunta “invisibilità” Il bullo virtuale non vede le conseguenze delle proprie azioni (non ha comprensione empatica della sofferenza Depersonalizzazione (le conseguenze prescritte agli avatar) Anche la vittima può diventare cyber bullo Gli spettatori possono essere passivi e attivi Modalità e classificazioni del bullismo Cibernetico (Willard, 2007) 1. Flaming 2. Molestie online 3. Cyberstalking (persecuzione) 4. Denigrazione (Denigration) 1. Spedire messaggi rabbiosi, volgari, tramite chat o altro 2. Messaggi offensivi 3. Molestie online che includono minacce fisiche o intimidatorie 4. Divulgare materiale per danneggiare la reputazione delle persone Modalità e classificazioni del bullismo Cibernetico (Willard, 2007) 5. Mascheramento (impersonation) 6. Divulgazione con inganno 5. Esclusione Assumere identità altrui e spedire messaggi o postare materiali per danneggiare la reputazione 2. Spedire o postare online dei materiali con informazioni private, delicate e imbarazzanti 3. Escludere qualcuno deliberatamente per emarginarlo 1. Dati sul Cyberbullismo (Rapporto Ipsos 2014 per Save The Children) 4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo on line verso coetanei, percepiti come “diversi” per l’aspetto fisico (67/%), orientamento sessuale (56%) o perché stranieri (43%). 2. Il bullismo è percepito dal 69% dei minori come un problema più grave di droga, alcol e delle possibilità di subire molestie da un adulto. 3. I social network rappresentano la modalità d’attacco preferita dai cyber bullo (61%), che di solito colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi contro (57%). 1. Dati sul Cyberbullismo (Rapporto Ipsos 2014 per Save The Children) 4. C’è poi il fenomeno dl “furto” di mail e messaggi privati, l’invio di messaggi aggressivi e minacciosi (52% che sale al 61% per le femmine preadolescenti) e la diffusione di notizie false sulla vittima (58%). 5. Il cyberbullismo ha conseguenze sul rendimento scolastico (38%), sui rapporti sociali (65%), può causare ansia e depressione (57%), percentuale che sale al 63% nelle ragazze). 6. Conseguenze nella salute: difficoltà di concentrazione, ritiro dalla vita sociale, aggressività, ansia, depressione e nei casi peggiori il suicidio. Linee di orientamento (MIUR) Il Miur ha di recente presentato le Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bulismo e al cyberbullismo. Il documento, realizzato da un gruppo di esperti del Miur, «ha lo scopo di dare continuità alle azioni già avviate dalle istituzioni scolastiche e non solo, arricchendole di nuove riflessioni». Alla stesura del testo hanno collaborato circa trenta enti e associazioni aderenti all'Advisory board dell'iniziativa Safer Internet Centre (SIC), coordinata dal Ministero. Le Linee guida sono suddivise in sei capitoli. Il primo riporta alcune considerazioni sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, il secondo si sofferma sul tema della sicurezza in rete e il terzo riguarda le politiche di intervento del Ministero. Gli altri tre capitoli sono dedicati, rispettivamente, all'organizzazione territoriale, alle azioni delle scuole rivolte agli studenti e alle loro famiglie e alla formazione degli insegnanti. Premessa: La ricchezza della “diversità” contro gli stereotipi e i pregiudizi Il bullismo ha assunto le forme subdole e pericolose del cyberbullismo che richiedono la messa a punto di nuovi e più efficaci strumenti di contrasto Gli atti di bullismo e di cyberbullismo si configurano sempre più come l’espressione della scarsa tolleranza e della non accettazione verso chi è diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psico-fisiche, per genere, per identità di genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà familiari I ragazzi con disabilità ”… i ragazzi con disabilità sono spesso vittime dei bulli che ripropongono ed enfatizzano pregiudizi ancora presenti nella società…”: il ragazzo potrebbe essere incapace di gestire la violenza e questo potrebbe scatenare in lui crisi oppositive o auto-etero lesioniste. I ragazzi con autismo sono spesso vittime dei bulli per i loro comportamenti “bizzarri” e per la loro mancanza di abilità sociali La diversità di genere La diversità di genere accettata come una diversa manifestazione del Sé e condannata la disinformazione e il pregiudizio, che relegano la vittima di bullismo omofobico all’isolamento. Richiamo al Patto di corresponsabilità educativa e alla Statuto delle Studentesse e degli studenti per rafforzare la collaborazione tra Scuola e famiglia. Dal Bullismo al cyberbullismo (I cap.) Si ribadiscono concetti ormai acquisiti sul sempre crescente utilizzo di internet che condiziona le relazioni sociali, quelle interpersonali e i comportamenti di tutti, coinvolgendo sia i “nativi digitali” sia i “migranti digitali”. Il cyberbullismo come manifestazione in rete del fenomeno del bullismo. Ma vanno considerati come fenomeni da contrastare il “cyberstalking” e il sexting”. Occorre fare opera d’informazione, divulgazione e conoscenza per garantire atteggiamenti corretti in Rete, intesa come “ambiente di vita”. I social network I social network, strumenti di grande comunicazione; Bisogno di connessione come sintomi di bisogni psicologici: vincere al noia, voglia di informazione, bisogno di relazione , e di amicizia Diventa indispensabile tutelare la propria sicurezza in rete ma anche essere consapevoli che Internet può diventare una pericolosa forma di dipendenza e di rischio. Le politiche di intervento del MIUR 2007: Linee d’indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo (D.M. n.16 del 5 febbraio 2007). Casella postale e linee telefoniche per segnalazioni – sito web www.smontailbullo.it- due siti di dialogo per under 13 3 over 14 www. webimparoweb.eu e www.ilsocial.eu (2013) Safer Internet Center per l’Italia A partire dal 2012 il MIUR ha aderito al programma comunitario “Safer Internet” istituito dal Parlamento dell’Unione Europea (n. 1351/2008/CE) 1. 2. 3. 4. 5. 6. Dal 2012 al 2014 è stato realizzato il progetto “Generazioni connesse - Safer Internet Centre Italiano (SIC), che lavora su tra ambiti: Realizzazione di programmi di educazione e sensibilizzazione Helpline come supporto su problematiche legate alla Rete Due Hotlines per segnalare la presenza online di materiale pedopornografico Costituzione di un Advisory Board Formazione dei docenti in ingresso e in servizio (Poli formativi) Il Safer Internet Day: la giornata della sicurezza in rete Il Safer Internet Day (SID) organizzata a febbraio per promuovere un utilizzo più responsabile delle tecnologie avanzate legate ad Internet (da 14 paesi oggi aderiscono 100 paesi). Gli eventi ogni anno intorno ad un tema diverso Ogni anno tutte le scuole, che desiderano organizzare attività per la giornata possono consultare i vari siti. Strumenti di segnalazione Per segnalare episodi di bullismo e cyberbullismo Il numero verde offerto da telefono azzurro 1.96.96 Un servizio di Helpline attraverso una piattaforma integrata (telefono, chat, sms, watsapp, skype) per aiutare i ragazzi a comunicare il proprio disagio. Per segnalare la presenza di materiale pedopornografico online Save the children mette a disposizione “Stop-It” all’indirizzo www.stop-it che consente agli utenti della Rete di segnalare la presenza di materiale pedopornografico Organizzazione territoriale Il documento prevede, fra l'altro, una “riorganizzazione della governance”, con il trasferimento delle funzioni attualmente svolte dagli Osservatori regionali ai Centri territoriali di supporto (Cts). La scelta di affidare ai Cts le azioni di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, si spiega nel testo, «è basata sulla considerazione che questi fenomeni coinvolgono soggetti, bulli e vittime, che vivono in una situazione di forte disagio e che richiedono particolari attenzioni. I cosiddetti bulli e cyberbulli, infatti, si possono configurare, alla stregua delle loro vittime, come adolescenti che necessitano dell'azione coordinata della comunità educante, almeno in alcune fasi del loro percorso scolastico, per far fronte alle esigenze educative speciali che richiedono misure necessarie per un loro recupero sia da un punto di vista educativo che sociale». Organizzazione territoriale I Cts sono punti di riferimento per le scuole e coordinano le proprie attività con province, comuni, associazioni e altri soggetti, «assicurando efficienza ed efficacia nella gestione delle risorse disponibili e nell'offerta di servizi per gli alunni con bisogni educativi speciali e, dunque, anche per alunni attori e/o vittime di episodi di bullismo, cyberbullismo, stalking e cyberstalking». Secondo quanto previsto dalle Linee guida, inoltre, le scuole hanno il compito di realizzare interventi mirati alla prevenzione dei due fenomeni e di integrare l'offerta formativa con attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Azioni mirate agli studenti e alle loro famiglie rivolte Alle scuole è affidato il compito di individuare e contrastare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo e di realizzare interventi mirati di prevenzione del disagio, ponendo in essere specifiche azioni culturali ed educative rivolte a tutta la comunità scolastica. Aggiornamento del Regolamento d’Istituto con una sezione dedicata all’utilizzo a scuola del computer, smartphone e altri dispositivi elettronici. Apertura di uno sportello di ascolto on line presso ciascuna scuola sede di CTS Somministrazione di questionari agli studenti Percorsi di formazione per i genitori sulle problematiche adolescenziali e sul bullismo Creazione nel sito web della scuola di una sezione dedicata ai temi del bullismo Comunicazione ai genitori delle sanzioni previste per il bullismo e cyberbullismo La formazione degli insegnanti Alle scuole va riconosciuta la discrezionalità decisionale della progettazione e dell’aggiornamento della formazione degli insegnanti Contenuti della formazione Di natura psico-pedagogica, utili a comprendere e gestire situazioni di bullismo, e finalizzati ad una vera e propria ad una vera e propria alfabetizzazione nella gestione dei conflitti, di conoscenze delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sul loro uso consapevole e sui rischi in cui si può incorrere. Innovazione radicale della didattica per rispondere ai nuovi stili cognitivi e comunicativi degli studenti - SMONTA il BULLO (MIUR) -SE MI POSTI TI CANCELLO - MOVE UP (Piemonte) •FERMIAMO il BULLISMO Facebook •“UNA VITA DA SOCIAL” – POLIZIA DI STATO Aspetto giuridico del bullismo cyberbullismo Nell’ordinamento giuridico italiano manca un inquadramento normativo specifico in materia di bullismo e cyberbullismo. Tuttavia, tale vuoto normativo viene colmato ricorrendo alle fattispecie esistenti. I comportamenti posti in essere possono produrre conseguenze sia sul piano civilistico sia su quello penalistico. Aspetto giuridico del bullismo cyberbullismo I reati che si possono configurare sono: 1. percosse (art. 581 del codice penale), 2. lesione personale (art. 582 del codice penale), 3. ingiuria (art. 594 del codice penale), 4. diffamazione (art. 595 del codice penale), 5. violenza privata (art. 610 del codice penale), 6. minaccia (art. 612 del codice penale), 7. danneggiamento (art. 635 del codice penale). IL DPR n. 448 del 22/09/1988 Se l’autore è un minore di età ricompresa tra i 14 e i 18 anni, si applicheranno le norme del processo penale minorile (ai sensi del 22 settembre 1988). Decreto del Presidente della Repubblica n. 448 Per il minore che, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i 14 anni, non essendo imputabile per l’ordinamento giuridico del nostro Paese (art. 97 del codice penale), possono essere adottate misure rieducative IL DPR n. 448 del 22/09/1988 L’articolo che maggiormente interessa lo psicologo giuridico è l’11: Forme del procedimento; indagini sulla personalità del minore. “Nei procedimenti a carico dei minori, speciali ricerche devono essere rivolte ad accertare i precedenti personali e familiari dell’imputato, sotto l’aspetto fisico, psichico, morale e ambientale”. IL DPR n. 448 del 22/09/1988 Art. 9 del DPR 448/88: Il pubblico ministero e il giudice acquisiscono elementi circa le condizioni e le risorse personali, familiari, sociali e ambientali del minorenni fine di accertarne l’imputabilità e il grado di responsabilità, valutare la rilevanza sociale del fatto nonché dispone le adeguate misure penali e adottare gli eventuali provvedimenti civili IL DPR n. 448 del 22/09/1988 Alcuni principi cardini del DPR n. 448 Attitudine Principio della minima offensività: far entrare il responsabilizzante: il minore nel circuito penale e minore deve agire farlo uscire il più presto possibile. Questo concetto è all’interno dell’iter penale fondamentale per evitare da protagonista e non da stigmatizzazioni e la cosiddetta “vittimizzazione secondaria”. Il soggetto passivo. Deve minore meno transita all’interno comprendere ciò che gli sta del circuito penale, maggiore è la possibilità di evitare la accadendo e, addirittura, destrutturazione della sua ha la facoltà di effettuare personalità e la compromissione della sua vita familiare e sociale, delle scelte in altri termini evitare l’interrompersi del processi educativi in atto AZIONE DEVIANTE E RUOLO DEVIANTE TEORIA DELL’AZIONE DEVIANTE COMUNICATIVA (De Leo, Patrizi, 2002) L’azione deviante ha una componente comunicativa; La comunicazione è fatta di un emittente e un ricevente che si condizionano a vicenda. E’ pertanto fondamentale il modo in cui gli adulti reagiscono a un’azione deviante (o a una infrazione del codice disciplinare della scuola) 49 La reazione degli adulti può: restituire all’alunno un’immagine di sé che può aiutarlo a non ripetere azioni del genere; confermare definitivamente la sua immagine di “deviante”, inducendolo a continuare a recitare l’unico copione che gli è consentito. 50 Il comportamento corretto è il primo, coerente con i principi ispiratori del c.p.p. per i minorenni (DPR n. 448/1988): attitudine responsabilizzante de-stigmatizzazione riconoscimento del minore come persona che può prendere decisioni 51 si deve pertanto operare affinché da una AZIONE DEVIANTE non scaturisca una CARRIERA DEVIANTE CARRIERA DEVIANTE: l’individuo riveste progressivamente sempre di più il ruolo di deviante, trasformando il comportamento deviante in modello di vita (De Leo, Patrizi, 2002) 52 “I BAMBINI SONO RESPONSABILI A OGNI ETA’, MA ALL’INTERNO DEI LORO FORMATI DI SVILUPPO – CHE POSSIANO ANCHE CHIAMARE FORMATI DI RESPONSABILITA’” (De Leo, 1996) 53 Bullismo omofobico Omofobia: un insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all’omosessualità o alle persone omosessuali, include credenze negative, atteggiamenti, stereotipi, comportamenti negativi verso persone gay e lesbiche (Wright, Adams & Bernat, 1999) Bullismo omofobico Lo stereotipo verso gli omosessuali ha radici profonde e probabilmente tutti i ragazzi sin dall’infanzia sono esposti ai suoi effetti, che vanno dalla derisione, alla disapprovazione, all’attacco violento. Già dall’infanzia entrambi i sessi assimilano una lettura della sessualità legate ad antropologie consolidate e strutturano una serie di credenze e stereotipi nei confronti delle persone omosessuali. Bullismo omofobico Si intende una forma di abuso verbale o psichico diretto ad una persona, a causa del suo orientamento sessuale o percepita sessualità. Può includere aggressione verbale, psichica e relazionale così come l’uso di epiteti omofobici, verso studenti omosessuali. Questo fenomeno non colpisce solo persone gay, lesbiche e bisessuali, ma anche persone che dubitano circa la propria identità sessuale e persone che assumono atteggiamenti effeminati o mascolini Bullismo omofobico Il bullismo omofobico si discosta dalle comuni forme di bullismo per varie ragioni: Le prepotenze chiamano in causa una dimensione nucleare del sé psicologico e sessuale; La vittima può incontrare particolari difficoltà a chiedere aiuto agli adulti, perché teme di richiamare l’attenzione sulla propria sessualità coni relativi vissuti di ansia e vergogna, e il timore di deludere le aspettative dei genitori; La vittima può incontrare particolari difficoltà a individuare figure di sostegno e protezione fra pari, in quanto il numero dei potenziali “difensori della vittima” si abbassa notevolmente nel caso del bullismo omofobico e questo perché difendere un omosessuale comporterebbe il rischio di essere considerati omosessuali. Modalità del bullismo omofobico Molte ricerche sembrano dimostrare che il BO tra adolescenti è un modo attraverso il quale i maschi affermano e provano la loro mascolinità ed eterosessualità (Phoenix, 2003) L’uso di epiteti omofobici fra maschi e femmine risulta essere più frequente tra i maschi; tale comportamento è però significativamente associato con molte forme di aggressività per entrambi i sessi (Poteat & Espelage, 2005) Modalità del bullismo omofobico Modo diretto: offese, prese in giro di tipo omosessuale, minacce fisiche di tipo omosessuale fino a forme più gravi come la violenza fisica di tipo omosessuale; Modo indiretto: far circolare storie sulla presunta o reale omosessualità della persona che è vittima. L’esperienza scolastica del bullismo omofobico “Lesbica” e “gay” come insulti - risultati di una ricerca (Noret-Rivers, 2006) Il fenomeno del bullismo omofobico è andato costantemente aumentando Il livello di mortificazione ai danni delle ragazze risulta tre volte più alto del 2003 Gli insulti nella scuola riguardano sia coloro che cominciano ad assumere un’identità omosessuale o bisessuale sia coloro che vengono percepiti semplicemente come diversi e definiti genericamente gay, considerato l’insulto peggiore. La reazione degli adolescenti oggetto di insulti omofobici La voglia di scomparire, di nascondersi durante le pause o l’intervallo: “… volevo mimetizzarmi” Mortificazione, rabbia e paura – passività e impotenza Sensazione di totale vulnerabilità: “… nella mia vita non credo di essermi mai più sentito così vulnerabile e solo” Profondo senso senso di umiliazione accompagnato da autodisprezzo e insoddisfazione di sé: “… mi sentivo sporco, ignobile, e tutto quello che volevo fare era lavarmi e tornare pulito” Una giornata a scuola: racconti di bullismo omofobico La forma di bullismo omofobico più frequente è l’insulto, seguito dall’essere ridicolizzati davanti agli altri; Gli insulti seguono come coazione a ripetere gli stereotipi sull’omosessualità (finocchio, frocio… checca, stupratore, pervertito, sieropositivo…); Gli atti di bullismo omofobico sono ampi: corridoi, cortili, classe, spogliatoi, ma anche situazioni esterne alla scuola. Un numero limitato ne parla con gli insegnanti; leggermente superiore il numero di chi ne parla in famiglia. Le assenze dei ragazzi vittimizzati per BO sono alte e il numero degli amici minimo. Aspetti pratici per genitori e insegnanti I genitori sono spesso gli ultimi a sapere non solo quello che riguarda la sessualità del figlio, ma anche le sue esperienze a scuola Omofobia, religione e fede: si afferma una condanna che le persone omosessuali siano ancora oggetto di espressioni malevoli e di azioni violente (ebraismo, Chiesa cattolica, buddismo, Corano?) La necessità di affrontare il bullismo omofobico a scuola. Come affrontare l’omofobia a scuola: qualche suggerimento Una diversa Educazione Sentimentale a scuola a seconda i livelli di istruzione scolastica 2. Consapevolezza dei sentimenti e del fatto che le azioni di ognuno hanno conseguenze su chi sta vicino; 3. Comprendere il concetto di relazione interpersonale e dei diversi “tipi” di relazione; 4. Comprendere che le famiglie possono avere forme e dimensioni diverse; 1. 5. Sviluppare una comprensione dei diversi stili di vita, delle diverse sessualità e dei punti di vista differenti su questi argomenti; 6. Far riflettere i ragazzi sul modo in cui le persone omosessuali vengono emarginati e discriminate; 7. Far scoprire ai ragazzi attraverso ricerche di gruppo il contributo culturale e umano di tanti uomini e donne che hanno espresso una diversa sessualità, ma questo non ha impedito loro di essere grandi poeti, scrittori, musicisti, artisti (il caso Pasolini) L’omofobia e i campi di concentramento – suggerimenti per un lavoro di gruppo Attività introduttiva: far emergere da una discussione libera le varie posizioni sull’omofobia. 2. Attività di sensibilizzazione: Conoscete il significato del triangolo rosa nei campi di concentramento? 1. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Stella gialla: ebrei Triangolo giallo: parente ebreo Triangolo nero: comunisti, socialisti, zingari, prostitute Triangolo rosso: prigionieri politici Triangolo blu: immigrati Triangolo verde: criminali,assassini Triangolo lilla: prigionieri religiosi, preti. L’omofobia e i campi di concentramento – suggerimenti per un lavoro di gruppo Prima parte Chiedere agli studenti di avanzare ipotesi sul significato del triangolo rosa. Spiegare loro la scelta del colore e la sua associazione con l’omosessualità Seconda parte Parlare della Seconda guerra mondiale e del significato delle stelle e dei triangoli all’interno dei campi di concentramento. Spiegare il significato di ogni triangolo Discussione sui modi che utilizziamo oggi per indicare persone diverse, sull’emarginazione sociale, sul perché del bullismo e degli insulti. Riflessioni conclusive: Il concetto di capro espiatorio Per mantenere forte il potere, all’interno di comunità coese, si elegge un individuo più debole o più sfortunato come cassa di risonanza delle debolezze di chi possiede il potere. L’aggressività è un modo di trasferire, tramite la proiezione, quegli aspetti, che tendiamo a rimuovere, della nostra personalità su un altro individuo più vulnerabile e che mostra in modo evidente di possedere quelle stesse caratteristiche. In ogni cultura si forma un “ideale” subliminale che fa si che chi non lo soddisfa venga bollato come inadeguato (Goffman) Il bullo potente incarna culturalmente il potere e la vittima si definisce un ruolo propiziatorio per liberare la società (classe) dal male e dalla violenza (identificazione con il marchio dello stigma) Categorizzazione sociali e teoria dell’identità sociale La categorizzazione sociale non è altro che una rappresentazione del mondo fondata su stereotipi accettati dal gruppo, spesso sono attribuzioni arbitrarie di caratteristiche da parte di un individuo che si identifica come appartenente ad una categoria sociale specifica e di questa condivide ideali e valori L’identità sociale deriva dalla comprensione e dalla consapevolezza del suo appartenere ad un gruppo: si creano processi di identificazione con tratti desiderabili o non desiderabili. Le persone che possiedono i tratti condivisi sono accettate all’interno del gruppo privilegiato e fanno parte dell’in-group, mentre gli altri ne sono esclusi e fanno a formare l’out-group. L’identificazione con l’in-group porta una serie di benefici al singolo membro: l’appartenenza mantiene e promuove l’autostima e lo status sociale e facilita l’accesso a una serie di risorse che sono precluse o difficili da ottenere per i membri dell’out-group. Teoria dellìidentità sociale La teoria dell’identità sociale ci fornisce un quadro molto utile alla comprensione del bullismo scolastico, perché, a seconda delle circostanze sia i bulli che le vittime possono far parte dell’out group., ma il bullo migliora la sua posizione, mentre la vittima già debole, viene danneggiata ancora di più. Coloro che incitano il bullo si assicurano di non diventare le prossime vittime e distolgono l’attenzione da sé, salvaguardando la loro appartenza all’in-group (base motivazionale della categorizzazione sociale). Rispetto alla vittima, che ricopre un ruolo simile a quello del pharmacos dell’antichità classica, spesso i compagni incitano il bullo, sottolineando così le differenze tra loro e la vittima, un meccanismo che legittima gli episodi di vittimizzazione (questa è la base cognitiva della categorizzazione). 1) La teoria della deindividuazione La perdita dell’individualità all’interno della massa è sia un meccanismo di difesa che il soggetto mette in atto perché si trova in una situazione difficile o instabile, sia una conseguenza del suo venire sopraffatto dalla forza incontenibile della volontà della massa. Entrando a far parte di un gruppo e facendosi inglobare in esso, il soggetto si libera dai vincoli morali interiorizzati che normalmente lo frenano nel mettere in atto azioni violente o aggressive e ciò produce una riduzione del senso di responsabilità sia personale sia della massa, autorizzando così soprusi anche molto gravi (Festinger) 1) La teoria della deindividuazione Per quanto riguarda il bullismo: 1. Il gruppo è più aggressivo 2. Il leader riconosciuto dal gruppo si comporta in modo più aggressivo, ma può permettersi anche di non partecipare al comportamento violento 3. I membri si identificano con le regole del gruppo per mantenere o migliore la loro posizione sociale all’interno del gruppo scolastico. La teoria del rango sociale” (social ranking) All’interno della psicologia evoluzionistica, propone di considerare aspetti psicopatologici, in particolare la depressione, come una risposta adattativa a una condizione di perdita di rango sociale allo scopo di facilitare la sottomissione. Per mantenere il rango sociale nel gruppo si adottano due modalità di controllo, una “agonica” e l’altra “edonica”, minacce o richieste di approvazione. Nella vittima che decade si rafforza l’identificazione, nel bullo che si esalta aumenta l’aggressività. Scuola e stress La scuola luogo privilegiato di cultura, con momenti relazionali forti, dove si confrontano attori diversi; dirigenti, personale docente, personale ATA; Tutti questi attori recitano a soggetto e nessuno conosce la parte degli altri: l’incomunicabilità. Dirigenti controparte, docenti autorefenziali, collaboratori incompresi, amministrativi emarginati, genitori scontenti e presuntuosi. La scuola come una grande lotta di conquista per privilegi parcellizzati. Le RSU continuamente sul piede di guerra. Risultato un clima da burnout (DMP). Tutti i lavoratori indipendentemente dal ruolo sono soggetti a rischio La scuola (l’insegnamento) “è tra le occupazioni a più alto rischio per la salute mentale e lo stress da lavoro è spesso legato a violenza, bullismo, mobbing e comportamento inaccettabile degli studenti… I lavoratori del settore educativo sono maggiormente esposti al rischio di violenza quando il loro lavoro implica operare direttamente con genitori e studenti… Tutti i lavoratori soggetti a rischio stress Tra i cinque principali motivi di stress viene incluso dai docenti il comportamento inaccettabile degli alunni”. L’educazione di alunni con problemi sociali ed emotivi è un’area di interesse prioritario per prendere provvedimenti a riguardo ai rischi psicologici degli insegnanti (stress, ansietà, tensione emotiva, stanchezza, depressione e burnout”(Federazione Sindacati Scuola dei Paesi della UE, 16/11/2007) IL BENESSERE DEGLI INSEGNATI: STUDI E CONSIDERAZIONI L’insegnante si può ammalare o semplicemente può lasciarsi trascinare in una dimensione di risentimento, di insoddisfazione, di perdita delle motivazioni ideali che lo hanno spinto a scegliere questa professione. I punti positivi del suo lavoro sono tanti: E’ un lavoro “politico” (di interesse verso la polis) che abitua alla libertà e al pensiero critico: può costituire e soddisfare il senso ideale della vita di un docente E’ un lavoro che trasmette i contenuti della cultura, della civiltà, della democrazia Si diventa costruttori di esseri umani che superano la semplice razionalità della sopravvivenza e della biologicità per entrare nel mondo della ri-creazione del mondo attraverso la scienza e l’arte; Si passa la propria vita a confrontarsi con le nuove generazioni e si mantiene desto un senso di giovinezza e di ricerca continua anche quando si invecchia; Si può dire, alla fine della carriera, che ne è valsa la pena vivere, perché abbiamo realizzato il logos nel rapporto e lasciato onde di sapienza che si perpetueranno. una professione che richiede identità e coscienza: individualmente, perché il suo compito lo investe e lo coinvolge nelle sue dimensioni inconscie, coscienti e comportamentali; collettivamente perché deve lottare per la trasformazione di strutture più idonee a valorizzarne la professione; socialmente perché è investito più degli altri delle grandi trasformazioni sociali, che scuotono la società e mettono in crisi il modo tradizionale di trasmettere dei contenuti costringendolo ad essere nel suo mestiere un laboratorio della complessità sociale, dove quotidianamente si sperimentano i grandi flussi migratori, i cambiamenti di stili cognitivi, le incertezze del futuro, le trasformazioni etiche e motivazionali. la cultura dell’organizzazione Per realizzare tutto questo è necessario riflettere e approfondire la cultura dell’organizzazione in un contesto lavorativo in cui la comunicazione del sapere è il nucleo fondante della professione. Per cultura scientifica dell’organizzazione s’intende una progettazione flessibile di ambienti, persone, contenuti che contribuiscono in un clima positivo alla realizzazione degli obiettivi che l’istituzione si è prefissata. Punti fondamentali: Un contenuto disciplinare da comunicare, che è il punto più alto a cui il sapere è arrivato; Delle forme strutturate e programmate di comunicazione, che hanno tempi e spazi evolutivi; Una utenza in pieno sviluppo evolutivo, che rappresenta continuamente una sfida ed esige risposte e contenuti. Una istituzione che attende dei risultati dal discente e dal docente. Per non ammalarsi di delusione il docente deve avere successo o portare al successo formativo gli esseri umani che gli vengono affidati. La cultura dell’organizzazione La cultura dell’organizzazione deve trasformarsi in organizzazione dell’apprendimentoinsegnamento organizzativo o “fertilizzazione” delle conoscenze, che non è altro che il risultato dinamico dell’insieme dei processi organizzativi, di comunicazione, di informazione, di apprendimento che pervadono l’intera azienda (=leggi dell’organizzazione) e che consentono di accumulare un saper fare (Know how) distintivo. L’insegnamento organizzativo L’insegnamento organizzativo è un momento importante per organizzare atmosfere culturali, benessere psichico, superamento del malessere e del solipsismo didascalico. Insegnamento organizzativo Insegnamento organizzativo non può fare a meno di una progettualità, che richiede: Ricerca psicologica Ricerca sociologica: rilevamento domanda in termini di allarmi sociali (appeli europei, Lisbona, Riforme) Ricerca metodologico-didattica e disciplinare (come strategie idonee) Ricerca epistemologico-disciplinare: efficienza degli strumenti-discipline. Forza del dubbio-mettersi in discussione Nuova progettazione Successo professionale. E’ questo insegnamento apprendimento organizzativo si traduce poi in apprendimento individuale e determina il successo professionale. Disagio professionale (bournout) Tutti gli insegnanti possono essere candidati al disagio professionale (bournout) se non si tiene conto che: Superamento del DP Bisogna adottare e ricercare idee chiare sui principi dell’apprendimento e della comunicazione (principio della significatività, dell’unità della mente, della gradualità, del protagonismo attivo); Progettare un’offerta formativa come conseguenza di una continua rilevazione della domanda in vista del successo formativo e della valorizzazione della persona; Superamento del DP L’utilizzo strategico delle discipline come potenti strumenti formativi e orientativi, come strategie per avvicinare quelle “mappe cognitive ingenue”, tipiche di soggetti in età evolutiva, verso “mappe cognitive sapienti”, capaci di trasmettere abilità e competenze Cognitive: linguaggi, conoscenze, collegamenti; Metacognitive: processi, riflessione su percorsi e metodologie; Fantacognitive: abilità d’uso e d’invenzione – ricreare. Superamento del DP L’unitarietà dell’impostazione curriculare al suo interno e nel rapporto con il territorio. Linee guida, piste, competenze di riferimento che devono guidare gli insegnanti come professionisti dell’apprendimento (Perrenoud, Dieci competenze per insegnare). Dal burnout al benessere Quattro dimensioni di burnout Esaurimento emotivo 2. Depersonalizzazione 3. Ridotta realizzazione professionale 4. CINISMO, disinteresse verso la vita lavorativa in generale. 1. Dal burnout al benessere Negli ultimi tempi lo studio degli specialisti della Psicologia Positiva (Seligman, 2000) si è concentrato sulle condizioni favorevoli che permettono lo sviluppo delle proprie potenzialità come realizzazione e soddisfazione personale contro il disagio: Si è sviluppato uno studio sul benessere in una prospettiva eudaimonica, sviluppo del proprio benessere attraverso le opportunità offerte dall’ambiente; e in una prospettiva edonica, che si riferisce alla dimensione affettiva e a quella psicofisica, nel senso di piacere e soddisfazione. Ricerche e studi La rete di supporto sociale degli insegnanti produce significativi effetti sul burnout e sulla sfera emotiva Il supporto sociale è stato definito dagli studiosi come una transazione interpersonale basata su un tipo di aiuto sia emotivo che tangibile (Antonucci, 1988) e come un costrutto essenziale nel determinare la qualità delle relazioni nell’ambiente in cui si vive (Vaux, 1988). Il lavoro dell’insegnante è una “professione relazionale”(Lombardi, 2006) e come tale è influenzata fortemente dai rapporti che si instaurano a scuola e dalla rete di sostegno a disposizione nelle situazioni complesse sul luogo di lavoro. Ricerche e studi Recenti studi ( Consiglio, Bergonzi, 2007) hanno dimostrato che il supporto dei colleghi, dei genitori degli alunni, del dirigente, della famiglia e degli stessi allievi, anche se spesso sono conflittuali, possono prevenire e promuovere benessere negli insegnanti, proteggendoli in particolare dalla dimensione della depersonalizzazione. Il supporto sociale è un potenziale fattore di protezione per il benessere degli insegnanti e favorisce l’adattamento professionale, inteso come assenza di malessere (Drago ,2006) Ricerche e studi Interessante la meta analisi di Halbesleben, 2006) più le risorse di supporto sociale sono rinforzate, maggiore è l’immagine positiva che si ha di sé. Il supporto scolastico promuove benessere in ambito professionale (fonti di sostegno esterne) Il supporto extrascolastico compensa meglio problemi di depersonalizzazione e di insoddisfazione personale (fonti di sostegno interne). L’impatto del supporto sociale, ricevuto in particolare dai colleghi, contribuisce a prevenire il rischio del burnout (Greeglass etc, 1997, ricerca su 833 insegnanti canadesi). Ricerche e studi La mancanza di supporto da parte dei colleghi e dei dirigenti ha un significativo effetto sulle loro credenze di autoefficacia e sul burnout (ricerca su 277 insegnanti olandesi). Una valutazione positiva dei genitori è un’importante cornice di riferimento per l’autovalutazione degli insegnanti e l’auto percezione (Pazzaglia, Ronconi…,2010): le strategie educative e la soddisfazione lavorativa non sono in relazione diretta ma sono mediate dalle influenze positive di riflessione che gli insegnanti ricevono dal lavoro con gli studenti, con i colleghi e dalla loro autoefficacia, ovvero dal credere in se stessi e dal sentirsi capace di far fronte alle difficoltà scolastiche. Da ciò si deduce che: sono necessari programmi di partecipazione formativa per i docenti: la creazione di gruppi di ricerca e di progettazione, la rivitalizzazione dei momenti della discussione, condivisa sul contenuto delle esperienze lavorative, in modo da potenziare le proprie competenze nell’ottica di un miglioramento del benessere individuale e organizzativo. La competenze e l’intelligenza emotiva degli insegnanti La gestione delle emozioni è determinante per il benessere psicologico della vita quotidiana Carolyn Saarni (1999) ha individuato otto competenze emotive: 1. La consapevolezza del proprio stato emotivo; 2. l’abilità di riconoscere le emozioni degli altri; 3. l’abilità di usare il vocabolario emotivo e le espressioni culturali disponibili nella propria cultura; 4. la capacità di coinvolgimento empatico; 5. la capacità di distinguere tra stati emotivi manifestati e provati effettivamente; 6. la capacità di far fronte a emozioni a valenza negativa attraverso l’utilizzo di strategie di autoregolazione; 7. la consapevolezza che la natura delle relazioni è definita dal modo in cui le emozioni sono comunicate all’interno della relazione; 8. l’autoefficacia emotiva. “intelligenza emotiva” E’ chiaro a tutti che il benessere emotivo degli insegnanti è una condizione necessaria per la costruzione del proprio benessere e per quello degli alunni, oltre ad essere determinante per raggiungere un maggior senso di autoefficacia (Day e Qing,2009). Si è coniato il termine “intelligenza emotiva” (Mayer)=valutazione ed espressione, regolazione e utilizzazione delle emozioni. Si considera l’intelligenza emotiva come un set di abilità cognitive, in cui percepire, utilizzare, comprendere e regolare le emozioni per gestire problemi personali e interpersonali. “intelligenza emotiva” Ricerche del 2008 (Albanese) hanno dimostrato che in situazioni di violenza gli insegnanti avrebbero regolato in modo positivo le emozioni sul versante della riconciliazione piuttosto che su quello del rimprovero (buona regolazione delle emozioni dei docenti). Si avverte perciò la necessità di intervenire con progetti formativi sul benessere degli insegnanti prima che fenomeni come il burnout insorgano in questa professione e abbiano conseguenze negative sugli alunni. Il docente artista di trasformazione Insegnare, comunicare alle nuove generazioni valori culturali, significa realizzare sé stessi come costruttori del futuro. L’insegnante è un artista che modella gli esseri umani ad accogliere l’idea del bene, del vero, del bello.