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Bullismo e adolescenti 2

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Bullismo e adolescenti 2
Una sfida per la scuola
Che cos’è il bullismo
Bullismo: è una
forma reiterata
di
vittimizzazione
Bullo
un soggetto che
compie violenza
fisica o verbale in
modo
intenzionale verso
un altro individuo
che si definisce
vittima.
Bullismo e complicità
Bullo
gregari
sostenitori
Vittima
spettatori
difensori
 Spettatori e gregari rinforzano la
condotta del bullo. Nel bullismo si
possono individuare, infatti, secondo
Abbruzzese (2008):
 violenza agita (bullo);
 violenza subita (vittima);
 violenza assistita (spettatore);
 violenza partecipata (gregario).
4
Bullying=violenza tra pari
Bullo= persona violenta o teppista o vanitoso o
arrogante …. Ma
1. Si può essere violenti, teppisti senza essere
vittimizzatori
2. Bullismo non va confuso con il vandalismo
3. Per parlare di bullismo ci dev’essere una relazione
asimmetrica tra il bullo e la vittima e che il primo
reiteri prevaricazioni sul secondo.
4. I bulli tendono a stabilire contatti e formare delle
coalizioni, le vittime tendono a isolarsi per la
vergogna di non saper reagire e di essere
considerati inferiori
Bullismi e prepotenze
Bullismo psicologico o indiretto:
comportamenti di esclusione sistematica ddl gruppo,
maldicenze, manipolazioni dei rapporti sociali della vittima
(prevalentemente femminile)
Bullismo verbale: prese in giro con cattiveria,
soprannomi con epiteti ingiuriosi, insulti, minacce e atti
ricattatori (sia maschile che femminile)
Bullismo fisico: aggressioni, scherzi “pesanti”,
danneggiamenti di oggetti personali, furti, estorsioni, violenza
fisica, calci, pugni, schiaffi reiterati (prevalentemente maschile)
Bullo
-Vuole dominare la vittima
senza mostrare segni di
empatia per la sofferenza
del’altro;
-Si serve della sua maggiore
forza fisica o della sua
popolarità nel gruppo
- Guadagna vantaggi
emozionali (sentirsi forte e
potente), benefici sociali
(essere rispettato e temuto) e
monetari (furti e ricatti);
- Può intraprendere una
carriera criminosa
Vittima
-Sperimenta una costante
subalternità e inferiorità
psicologica;
-Vive costante ansia e incertezza
(senso di impotenza),
rafforzando l’immagine di
persona debole e inferiore
-Può diventare a sua volta
provocatore di soggetti più
deboli;
-Prova senso di vergogna verso
gli altri per non saper reagire;
-L’esclusione sociale può portare
a depressione, solitudine,
ansietà, riduzione di autostima.
 Sia il bullo che la vittima hanno alle spalle una
situazione familiare frustrante, ma il bullo reagisce
con condotte eteroaggressive, mentre la vittima
reagisce con condotte autoaggressive
(autolesionismo, depressione).
 In casi estremi, la vittima è addirittura disposta a
farsi picchiare pur di essere presa in
considerazione, pur di non essere considerata
“trasparente” (Abbruzzese, 2008).
8
Tra i fattori protettivi si annoverano:
 la resilienza, ovvero la capacità dell’individuo di
resistere agli eventi difficili (Felline, 2008);
 la permanenza nel circuito scolastico, che
costituisce un fattore protettivo dall’antisocialità e
dalla delinquenza (Bacchini, 2008).
Citando De Amicis:
Franti commetterà il fatto più grave (minaccia con il
coltello), che lo condurrà al riformatorio, dopo
essere stato “espulso da tutte le scuole del
regno”.
9
REAZIONI DEI PARI AL BULLISMO
 Nei confronti del bullismo il ruolo dei pari ha
spesso, purtroppo, l’effetto di rinforzare sia il
ruolo di bullo che il ruolo di vittima, favorendo il
loro consolidamento.
 Infatti spesso si assiste a un atteggiamento
positivo del gruppo nei confronti delle
prevaricazioni e dell’aggressività, che gratifica il
bullo rinforzando il suo ruolo e facendolo sentire
importante all’interno della classe.
10
 Il bullismo è un fenomeno relazionale non solo a
causa della complementarità dei ruoli di bullo e di
vittima, ma anche perché il teatro in cui
avvengono le prevaricazioni è composto da una
“maggioranza silenziosa” che, in modo volontario
o involontario, rinforza i comportamenti del bullo
con la propria paura, e questo rinforzo si somma a
quello dei “sostenitori”, i quali dichiaratamente
forniscono supporto al bullo (Cuzzocrea, 2010).
11
 Inoltre, l’esposizione a scene di aggressività e di
violenza (anche diffuse dal cinema e dalla
televisione) provoca imitazione, come pure la
presenza di altri alunni aggressivi nella classe o
nella scuola.
 Il ruolo di vittima, a sua volta, è favorito
dall’isolamento all’interno del gruppo e dalla
mancanza di una rete amicale, che fanno sì che
questa non abbia nessuno a cui confidarsi e al
quale chiedere aiuto per le prevaricazioni o le
violenze subite.
12
Forme del bullismo
 Cyber bullying (Bullismo elettronico): include
insulti e minacce attraverso i media (email, facebook,
social network), diffamazioni o diffusioni di
informazione riservate siti web, blog, social network
attraverso testi, fotografie, filmati, oppure
appropriazione di identità.
 Gay buyilling (bullismo omofobico): viene
insultato, offeso, diffamato un ragazzo come gay (lo sia
o meno);
 Racist bulliyng (bullismo razziale): insultato o
preso di mira per la sua appartenenza etnica;
Forme di bullismo
 Happy Slapping: con attacchi a sorpresa siprende a
schiaffi, si fa del male ad una vittima e si scappa
rapidamente, mentre si riprende la scena con il
cellulare per diffonderla tramite internet o WhatsApp;
 Stalking: intrusione ripetuta nella vita di un’altra
persona con appostamenti, minacce, tentativi di
comunicazione ripetuti e indesiderati, tali da
provocare nella vittima ansia e paura e condizionare
pesantemente la sua esistenza.
Forme di bullismo
 Happy Slapping: con attacchi a sorpresa siprende a
schiaffi, si fa del male ad una vittima e si scappa
rapidamente, mentre si riprende la scena con il
cellulare per diffonderla tramite internet o WhatsApp;
 Stalking: intrusione ripetuta nella vita di un’altra
persona con appostamenti, minacce, tentativi di
comunicazione ripetuti e indesiderati, tali da
provocare nella vittima ansia e paura e condizionare
pesantemente la sua esistenza.
L’evoluzione del bullismo: piccole bulle
crescono
 Le ragazze non utilizzano la filosofia “dello schiaffo e del pugno”.
Preferiscono il versante invisibile delle varie sevizie, che fa leva sulla
parte più strettamente psicologica della vittima (Bullismo
psicologico). Non si tocca la vittima con un dito, non le si torce un
capello, ma le si distrugge l’immagine esteriore e interiore.
 Tipicamente femminili sono atti come la calunnia con malelingue
piuttosto pesanti, le frasi e le “canzonette” in rima che hanno per
oggetto la vittima, e, ovviamente, l’esclusione totale dal gruppo della
classe, un certo ostracismo.
 Le prese in giro, sia sul fisico, che sul carattere e sul modo di vestire del
malcapitato\a, possono essere esercitate sia per puro divertimento, sia
per rinforzare l’immagine di sé innanzi al resto del gruppo o della
classe, nonché per “togliersi di mezzo” una persona percepita dalla
bulla (o dalle bulle) come rivale in qualche campo.
L’evoluzione del bullismo: piccole bulle crescono
 La bulla, seguita dal gruppo, riesce a capire il
punto debole della vittima, ed è su questo che
infierirà maggiormente. Pare che la prevaricatrice
riesca, come sostiene la mamma disperata di una
perseguitata, “a premere i tasti giusti
psicologicamente, è insidiosa, e tutto ciò non è
visibile alle insegnanti”
 Ed è proprio questa mancanza di visibilità, di
palesamento, che “inganna” insegnanti e genitori.
L’evoluzione del bullismo: piccole bulle
crescono
 La persona che subisce la prepotenza solitamente è quindi di
genere femminile, dalla personalità timida, con disagi fisici
oppure sociali abbastanza visibili, oppure particolarmente bella e
invidiata, o semplicemente insicura;
 Queste azioni influiscono negativamente sull’aspetto
psicologico della perseguitata; prima a risentirne è la sicurezza,
l’immagine che si ha di sé, l’approccio con gli altri. I pettegolezzi,
le occhiatine e le risate che riceve costantemente ogni giorno da
parte del gruppetto di bulle, infieriscono sulla costruzione della
sua personalità, inevitabilmente. Spesso le prevaricatrici,
unitamente alle violenze verbali e psicologiche, commettono dei
furti in sfavore della vittima, rubandole oggetti di varia natura,
soldi, cosmetici, ecc.
L’evoluzione del bullismo: piccole bulle
crescono
 L’allarme maggiore è destato però dai preoccupanti
casi di anoressia di ragazze adolescenti, causati dalla
depressione e da un’assente accettazione di sé stesse e
del proprio corpo. Il corpo è infatti uno dei principali
oggetti di schernoL’evoluzione del bullismo:
piccole bulle crescono preferiti dalle ragazze bulle,
che incitano anche il gruppo delle seguaci a fare
commenti particolarmente cattivi su alcune
caratteristiche fisiche.
Cyberbullismo
“Atto aggressivo e intenzionale, condotto da
un individuo o da un gruppo di individui,
usando varie forme di contatto elettronico,
ripetuto nel corso del tempo contro una
vittima che ha difficoltà a difendersi”
(Smith. 2008, coniato dall’educatore
canadese Bill Belsey nel 2002)
Elementi distintivi del cyberbullismo
Abuso di potere:
attraverso una
conoscenza
maggiore dei
mezzi ITC
Anonimità del
web, che permette
al bullo di agire
indisturbato e
impunito
Intenzionalità e
aggressività
La ripetizione:
interventi
continui nel web,
condivisione
all’infinito del
materiale
Diretto:
messaggistica
istantanea
indiretto:
pubblicizzazione
nella rete
Bullismo tradizionale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
I bulli sono studenti o
compagni di classe conosciuti
I testimoni abitano uno spazio:
scuola, parco, giochi
Un certo tipo di disinibizione
sollecitata dalle dinamiche di
gruppo
Ha bisogno di relazioni
interpersonali presenza reale e
visibilità
Feedback tra la vittima e il suo
oppressore
Deresponsabilizzazione
Aggressività reale
Pubblico passivo
Cyberbulling
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
I cybebulli sono anonimi
Il “materiale” può essere
diffuso in tutto il mondo
Disinibizione virtuale: non ha
il coraggio di agire nella vita
reale
Approfitta della presunta
“invisibilità”
Il bullo virtuale non vede le
conseguenze delle proprie
azioni (non ha comprensione
empatica della sofferenza
Depersonalizzazione (le
conseguenze prescritte agli
avatar)
Anche la vittima può diventare
cyber bullo
Gli spettatori possono essere
passivi e attivi
Modalità e classificazioni del
bullismo Cibernetico (Willard, 2007)
1. Flaming
2. Molestie online
3. Cyberstalking
(persecuzione)
4. Denigrazione
(Denigration)
1. Spedire messaggi
rabbiosi, volgari,
tramite chat o altro
2. Messaggi offensivi
3. Molestie online che
includono minacce
fisiche o intimidatorie
4. Divulgare materiale per
danneggiare la
reputazione delle
persone
Modalità e classificazioni del
bullismo Cibernetico (Willard, 2007)
5.
Mascheramento
(impersonation)
6. Divulgazione con
inganno
5.
Esclusione
Assumere identità altrui e
spedire messaggi o
postare materiali per
danneggiare la
reputazione
2. Spedire o postare online
dei materiali con
informazioni private,
delicate e imbarazzanti
3. Escludere qualcuno
deliberatamente per
emarginarlo
1.
Dati sul Cyberbullismo
(Rapporto Ipsos 2014 per Save The Children)
4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo on line
verso coetanei, percepiti come “diversi” per l’aspetto fisico
(67/%), orientamento sessuale (56%) o perché stranieri
(43%).
2. Il bullismo è percepito dal 69% dei minori come un
problema più grave di droga, alcol e delle possibilità di
subire molestie da un adulto.
3. I social network rappresentano la modalità d’attacco
preferita dai cyber bullo (61%), che di solito colpisce la
vittima attraverso la diffusione di foto e immagini
denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi
contro (57%).
1.
Dati sul Cyberbullismo
(Rapporto Ipsos 2014 per Save The Children)
4. C’è poi il fenomeno dl “furto” di mail e messaggi
privati, l’invio di messaggi aggressivi e minacciosi
(52% che sale al 61% per le femmine preadolescenti)
e la diffusione di notizie false sulla vittima (58%).
5. Il cyberbullismo ha conseguenze sul rendimento
scolastico (38%), sui rapporti sociali (65%), può
causare ansia e depressione (57%), percentuale che
sale al 63% nelle ragazze).
6. Conseguenze nella salute: difficoltà di
concentrazione, ritiro dalla vita sociale, aggressività,
ansia, depressione e nei casi peggiori il suicidio.
Linee di orientamento (MIUR)
 Il Miur ha di recente presentato le Linee di orientamento per azioni
di prevenzione e di contrasto al bulismo e al cyberbullismo. Il
documento, realizzato da un gruppo di esperti del Miur, «ha lo scopo di
dare continuità alle azioni già avviate dalle istituzioni scolastiche e non
solo, arricchendole di nuove riflessioni».
Alla stesura del testo hanno collaborato circa trenta enti e associazioni
aderenti all'Advisory board dell'iniziativa Safer Internet Centre (SIC),
coordinata dal Ministero.
 Le Linee guida sono suddivise in sei capitoli. Il primo riporta alcune
considerazioni sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, il
secondo si sofferma sul tema della sicurezza in rete e il terzo riguarda le
politiche di intervento del Ministero. Gli altri tre capitoli sono dedicati,
rispettivamente, all'organizzazione territoriale, alle azioni delle scuole
rivolte agli studenti e alle loro famiglie e alla formazione degli
insegnanti.
Premessa: La ricchezza della “diversità” contro gli
stereotipi e i pregiudizi
Il bullismo ha assunto le forme subdole e pericolose del
cyberbullismo che richiedono la messa a punto di nuovi e più
efficaci strumenti di contrasto
Gli atti di bullismo e di cyberbullismo si configurano
sempre più come l’espressione della scarsa tolleranza e della
non accettazione verso chi è diverso per etnia, per religione,
per caratteristiche psico-fisiche, per genere, per identità di
genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà
familiari
I ragazzi con disabilità
 ”… i ragazzi con disabilità sono spesso vittime dei bulli
che ripropongono ed enfatizzano pregiudizi ancora
presenti nella società…”: il ragazzo potrebbe essere
incapace di gestire la violenza e questo potrebbe
scatenare in lui crisi oppositive o auto-etero lesioniste.
 I ragazzi con autismo sono spesso vittime dei bulli per
i loro comportamenti “bizzarri” e per la loro mancanza
di abilità sociali
La diversità di genere
 La diversità di genere accettata come una diversa
manifestazione del Sé e condannata la
disinformazione e il pregiudizio, che relegano la
vittima di bullismo omofobico all’isolamento.
 Richiamo al Patto di corresponsabilità educativa e
alla Statuto delle Studentesse e degli studenti per
rafforzare la collaborazione tra Scuola e famiglia.
Dal Bullismo al cyberbullismo (I cap.)
 Si ribadiscono concetti ormai acquisiti sul sempre
crescente utilizzo di internet che condiziona le
relazioni sociali, quelle interpersonali e i
comportamenti di tutti, coinvolgendo sia i “nativi
digitali” sia i “migranti digitali”.
 Il cyberbullismo come manifestazione in rete del
fenomeno del bullismo. Ma vanno considerati come
fenomeni da contrastare il “cyberstalking” e il sexting”.
 Occorre fare opera d’informazione, divulgazione e
conoscenza per garantire atteggiamenti corretti in
Rete, intesa come “ambiente di vita”.
I social network
 I social network, strumenti di grande
comunicazione;
 Bisogno di connessione come sintomi di bisogni
psicologici: vincere al noia, voglia di informazione,
bisogno di relazione , e di amicizia
 Diventa indispensabile tutelare la propria sicurezza
in rete ma anche essere consapevoli che Internet può
diventare una pericolosa forma di dipendenza e di
rischio.
Le politiche di intervento del MIUR
2007: Linee d’indirizzo generali ed azioni a livello
nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo
(D.M. n.16 del 5 febbraio 2007).
 Casella postale e linee telefoniche per segnalazioni –
sito web www.smontailbullo.it- due siti di dialogo per
under 13 3 over 14 www. webimparoweb.eu e
www.ilsocial.eu (2013)
Safer Internet Center per l’Italia
A partire dal 2012 il MIUR ha aderito al programma comunitario
“Safer Internet” istituito dal Parlamento dell’Unione Europea (n.
1351/2008/CE)
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Dal 2012 al 2014 è stato realizzato il progetto “Generazioni
connesse - Safer Internet Centre Italiano (SIC), che lavora su
tra ambiti:
Realizzazione di programmi di educazione e sensibilizzazione
Helpline come supporto su problematiche legate alla Rete
Due Hotlines per segnalare la presenza online di materiale
pedopornografico
Costituzione di un Advisory Board
Formazione dei docenti in ingresso e in servizio (Poli
formativi)
Il Safer Internet Day: la giornata della
sicurezza in rete
 Il Safer Internet Day (SID) organizzata a febbraio
per promuovere un utilizzo più responsabile delle
tecnologie avanzate legate ad Internet (da 14 paesi oggi
aderiscono 100 paesi).
 Gli eventi ogni anno intorno ad un tema diverso
 Ogni anno tutte le scuole, che desiderano organizzare
attività per la giornata possono consultare i vari siti.
Strumenti di segnalazione
Per segnalare episodi di bullismo e cyberbullismo
 Il numero verde offerto da telefono azzurro 1.96.96
 Un servizio di Helpline attraverso una piattaforma
integrata (telefono, chat, sms, watsapp, skype) per
aiutare i ragazzi a comunicare il proprio disagio.
Per segnalare la presenza di materiale
pedopornografico online
 Save the children mette a disposizione “Stop-It”
all’indirizzo www.stop-it che consente agli utenti della
Rete di segnalare la presenza di materiale
pedopornografico
Organizzazione territoriale
 Il documento prevede, fra l'altro, una “riorganizzazione della
governance”, con il trasferimento delle funzioni attualmente
svolte dagli Osservatori regionali ai Centri territoriali di
supporto (Cts). La scelta di affidare ai Cts le azioni di contrasto
al bullismo e al cyberbullismo, si spiega nel testo, «è basata sulla
considerazione che questi fenomeni coinvolgono soggetti, bulli e
vittime, che vivono in una situazione di forte disagio e che
richiedono particolari attenzioni. I cosiddetti bulli e cyberbulli,
infatti, si possono configurare, alla stregua delle loro vittime,
come adolescenti che necessitano dell'azione coordinata della
comunità educante, almeno in alcune fasi del loro percorso
scolastico, per far fronte alle esigenze educative speciali che
richiedono misure necessarie per un loro recupero sia da un
punto di vista educativo che sociale».
Organizzazione territoriale
 I Cts sono punti di riferimento per le scuole e coordinano le
proprie attività con province, comuni, associazioni e altri
soggetti, «assicurando efficienza ed efficacia nella gestione
delle risorse disponibili e nell'offerta di servizi per gli alunni
con bisogni educativi speciali e, dunque, anche per alunni
attori e/o vittime di episodi di bullismo, cyberbullismo,
stalking e cyberstalking».
 Secondo quanto previsto dalle Linee guida, inoltre, le
scuole hanno il compito di realizzare interventi mirati
alla prevenzione dei due fenomeni e di integrare
l'offerta formativa con attività finalizzate alla
prevenzione e al contrasto del bullismo e del
cyberbullismo.
Azioni mirate agli studenti e alle loro famiglie rivolte
Alle scuole è affidato il compito di individuare e
contrastare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo e
di realizzare interventi mirati di prevenzione del
disagio, ponendo in essere specifiche azioni culturali ed
educative rivolte a tutta la comunità scolastica.
Aggiornamento del Regolamento d’Istituto con una
sezione dedicata all’utilizzo a scuola del computer,
smartphone e altri dispositivi elettronici.
Apertura di uno sportello di ascolto on line presso
ciascuna scuola sede di CTS
Somministrazione di questionari agli studenti
Percorsi di formazione per i genitori sulle
problematiche adolescenziali e sul bullismo
Creazione nel sito web della scuola di una sezione
dedicata ai temi del bullismo
Comunicazione ai genitori delle sanzioni previste
per il bullismo e cyberbullismo
La formazione degli insegnanti
Alle scuole va riconosciuta la discrezionalità decisionale
della progettazione e dell’aggiornamento della formazione
degli insegnanti
Contenuti della formazione
 Di natura psico-pedagogica, utili a comprendere e gestire
situazioni di bullismo, e finalizzati ad una vera e propria ad
una vera e propria alfabetizzazione nella gestione dei
conflitti, di conoscenze delle tecnologie dell’informazione
e della comunicazione, sul loro uso consapevole e sui rischi
in cui si può incorrere.
 Innovazione radicale della didattica per rispondere ai
nuovi stili cognitivi e comunicativi degli studenti
- SMONTA il BULLO
(MIUR)
-SE MI POSTI TI
CANCELLO
- MOVE UP
(Piemonte)
•FERMIAMO il
BULLISMO
Facebook
•“UNA VITA DA
SOCIAL” –
POLIZIA DI
STATO
Aspetto giuridico del bullismo
cyberbullismo
Nell’ordinamento giuridico italiano manca un
inquadramento normativo specifico in materia di
bullismo e cyberbullismo.
Tuttavia, tale vuoto normativo viene colmato
ricorrendo alle fattispecie esistenti. I comportamenti
posti in essere possono produrre conseguenze sia sul
piano civilistico sia su quello penalistico.
Aspetto giuridico del bullismo
cyberbullismo
I reati che si possono configurare sono:
1. percosse (art. 581 del codice penale),
2. lesione personale (art. 582 del codice penale),
3. ingiuria (art. 594 del codice penale),
4. diffamazione (art. 595 del codice penale),
5. violenza privata (art. 610 del codice penale),
6. minaccia (art. 612 del codice penale),
7. danneggiamento (art. 635 del codice penale).
IL DPR n. 448 del 22/09/1988
Se l’autore è un minore di età ricompresa tra i 14 e i
18 anni, si applicheranno le norme del processo
penale minorile (ai sensi del 22 settembre 1988).
Decreto del Presidente della Repubblica n. 448
Per il minore che, nel momento in cui ha
commesso il fatto, non aveva compiuto i 14 anni,
non essendo imputabile per l’ordinamento
giuridico del nostro Paese (art. 97 del codice
penale), possono essere adottate misure rieducative
IL DPR n. 448 del 22/09/1988
L’articolo che maggiormente interessa lo psicologo
giuridico è l’11:
 Forme del procedimento; indagini sulla
personalità del minore.
“Nei procedimenti a carico dei minori, speciali ricerche
devono essere rivolte ad accertare i precedenti
personali e familiari dell’imputato, sotto l’aspetto
fisico, psichico, morale e ambientale”.
IL DPR n. 448 del 22/09/1988
Art. 9 del DPR 448/88:
 Il pubblico ministero e il giudice acquisiscono
elementi circa le condizioni e le risorse personali,
familiari, sociali e ambientali del minorenni fine di
accertarne l’imputabilità e il grado di
responsabilità, valutare la rilevanza sociale del fatto
nonché dispone le adeguate misure penali e adottare
gli eventuali provvedimenti civili
IL DPR n. 448 del 22/09/1988

Alcuni principi cardini del DPR n. 448
 Attitudine
Principio della minima
offensività: far entrare il
responsabilizzante: il
minore nel circuito penale e
minore deve agire
farlo uscire il più presto
possibile. Questo concetto è
all’interno dell’iter penale
fondamentale per evitare
da protagonista e non da
stigmatizzazioni e la cosiddetta
“vittimizzazione secondaria”. Il
soggetto passivo. Deve
minore meno transita all’interno
comprendere ciò che gli sta
del circuito penale, maggiore è
la possibilità di evitare la
accadendo e, addirittura,
destrutturazione della sua
ha la facoltà di effettuare
personalità e la compromissione
della sua vita familiare e sociale,
delle scelte
in altri termini evitare
l’interrompersi del processi
educativi in atto
AZIONE DEVIANTE E RUOLO DEVIANTE
 TEORIA DELL’AZIONE DEVIANTE
COMUNICATIVA (De Leo, Patrizi, 2002)
 L’azione deviante ha una componente
comunicativa;
 La comunicazione è fatta di un emittente e un
ricevente che si condizionano a vicenda.
 E’ pertanto fondamentale il modo in cui gli adulti
reagiscono a un’azione deviante (o a una infrazione
del codice disciplinare della scuola)
49
La reazione degli adulti può:
restituire all’alunno un’immagine di sé che può
aiutarlo a non ripetere azioni del genere;
confermare definitivamente la sua immagine di
“deviante”, inducendolo a continuare a recitare
l’unico copione che gli è consentito.
50
Il comportamento corretto è il primo, coerente con i
principi ispiratori del c.p.p. per i minorenni (DPR
n. 448/1988):
attitudine responsabilizzante
de-stigmatizzazione
riconoscimento del minore come persona che può
prendere decisioni
51
 si deve pertanto operare affinché da una AZIONE
DEVIANTE non scaturisca una CARRIERA
DEVIANTE
 CARRIERA DEVIANTE: l’individuo riveste
progressivamente sempre di più il ruolo di
deviante, trasformando il comportamento
deviante in modello di vita (De Leo, Patrizi, 2002)
52
 “I BAMBINI SONO RESPONSABILI A OGNI
ETA’, MA ALL’INTERNO DEI LORO FORMATI
DI SVILUPPO – CHE POSSIANO ANCHE
CHIAMARE FORMATI DI RESPONSABILITA’”
(De Leo, 1996)
53
Bullismo omofobico
Omofobia: un insieme di sentimenti,
pensieri e comportamenti avversi
all’omosessualità o alle persone
omosessuali, include credenze negative,
atteggiamenti, stereotipi, comportamenti
negativi verso persone gay e lesbiche
(Wright, Adams & Bernat, 1999)
Bullismo omofobico
Lo stereotipo verso gli omosessuali ha radici
profonde e probabilmente tutti i ragazzi sin
dall’infanzia sono esposti ai suoi effetti, che
vanno dalla derisione, alla disapprovazione,
all’attacco violento.
Già dall’infanzia entrambi i sessi assimilano
una lettura della sessualità legate ad
antropologie consolidate e strutturano una
serie di credenze e stereotipi nei confronti
delle persone omosessuali.
Bullismo omofobico
 Si intende una forma di abuso verbale o psichico
diretto ad una persona, a causa del suo orientamento
sessuale o percepita sessualità.
 Può includere aggressione verbale, psichica e
relazionale così come l’uso di epiteti omofobici, verso
studenti omosessuali.
 Questo fenomeno non colpisce solo persone gay,
lesbiche e bisessuali, ma anche persone che dubitano
circa la propria identità sessuale e persone che
assumono atteggiamenti effeminati o mascolini
Bullismo omofobico
 Il bullismo omofobico si discosta dalle comuni forme di
bullismo per varie ragioni:
 Le prepotenze chiamano in causa una dimensione nucleare
del sé psicologico e sessuale;
 La vittima può incontrare particolari difficoltà a chiedere
aiuto agli adulti, perché teme di richiamare l’attenzione sulla
propria sessualità coni relativi vissuti di ansia e vergogna, e il
timore di deludere le aspettative dei genitori;
 La vittima può incontrare particolari difficoltà a individuare
figure di sostegno e protezione fra pari, in quanto il numero
dei potenziali “difensori della vittima” si abbassa
notevolmente nel caso del bullismo omofobico e questo
perché difendere un omosessuale comporterebbe il rischio di
essere considerati omosessuali.
Modalità del bullismo omofobico
Molte ricerche sembrano dimostrare che il BO tra
adolescenti è un modo attraverso il quale i maschi
affermano e provano la loro mascolinità ed
eterosessualità (Phoenix, 2003)
L’uso di epiteti omofobici fra maschi e femmine risulta
essere più frequente tra i maschi; tale comportamento è
però significativamente associato con molte forme di
aggressività per entrambi i sessi (Poteat & Espelage, 2005)
Modalità del bullismo omofobico
Modo diretto: offese, prese in giro di tipo
omosessuale, minacce fisiche di tipo
omosessuale fino a forme più gravi come la
violenza fisica di tipo omosessuale;
Modo indiretto: far circolare storie sulla
presunta o reale omosessualità della persona
che è vittima.
L’esperienza scolastica del
bullismo omofobico
“Lesbica” e “gay” come insulti
- risultati di una ricerca (Noret-Rivers, 2006)
 Il fenomeno del bullismo omofobico è andato
costantemente aumentando
 Il livello di mortificazione ai danni delle ragazze risulta
tre volte più alto del 2003
 Gli insulti nella scuola riguardano sia coloro che
cominciano ad assumere un’identità omosessuale o
bisessuale sia coloro che vengono percepiti
semplicemente come diversi e definiti genericamente
gay, considerato l’insulto peggiore.
La reazione degli adolescenti oggetto
di insulti omofobici
 La voglia di scomparire, di nascondersi durante le
pause o l’intervallo: “… volevo mimetizzarmi”
 Mortificazione, rabbia e paura – passività e impotenza
 Sensazione di totale vulnerabilità: “… nella mia vita
non credo di essermi mai più sentito così vulnerabile e
solo”
 Profondo senso senso di umiliazione accompagnato da
autodisprezzo e insoddisfazione di sé: “… mi sentivo
sporco, ignobile, e tutto quello che volevo fare era
lavarmi e tornare pulito”
Una giornata a scuola: racconti di bullismo
omofobico
 La forma di bullismo omofobico più frequente è l’insulto,




seguito dall’essere ridicolizzati davanti agli altri;
Gli insulti seguono come coazione a ripetere gli stereotipi
sull’omosessualità (finocchio, frocio… checca, stupratore,
pervertito, sieropositivo…);
Gli atti di bullismo omofobico sono ampi: corridoi, cortili,
classe, spogliatoi, ma anche situazioni esterne alla scuola.
Un numero limitato ne parla con gli insegnanti;
leggermente superiore il numero di chi ne parla in famiglia.
Le assenze dei ragazzi vittimizzati per BO sono alte e il
numero degli amici minimo.
Aspetti pratici per genitori e insegnanti
 I genitori sono spesso gli ultimi a sapere non solo
quello che riguarda la sessualità del figlio, ma anche le
sue esperienze a scuola
 Omofobia, religione e fede: si afferma una condanna
che le persone omosessuali siano ancora oggetto di
espressioni malevoli e di azioni violente (ebraismo,
Chiesa cattolica, buddismo, Corano?)
 La necessità di affrontare il bullismo omofobico a
scuola.
Come affrontare l’omofobia a scuola: qualche
suggerimento
Una diversa Educazione Sentimentale a scuola a
seconda i livelli di istruzione scolastica
2. Consapevolezza dei sentimenti e del fatto che le
azioni di ognuno hanno conseguenze su chi sta
vicino;
3. Comprendere il concetto di relazione interpersonale
e dei diversi “tipi” di relazione;
4. Comprendere che le famiglie possono avere forme e
dimensioni diverse;
1.
5. Sviluppare una comprensione dei diversi stili di vita,
delle diverse sessualità e dei punti di vista differenti
su questi argomenti;
6. Far riflettere i ragazzi sul modo in cui le persone
omosessuali vengono emarginati e discriminate;
7. Far scoprire ai ragazzi attraverso ricerche di gruppo il
contributo culturale e umano di tanti uomini e
donne che hanno espresso una diversa sessualità, ma
questo non ha impedito loro di essere grandi poeti,
scrittori, musicisti, artisti (il caso Pasolini)
L’omofobia e i campi di concentramento –
suggerimenti per un lavoro di gruppo Attività introduttiva: far
emergere da una
discussione libera le varie
posizioni sull’omofobia.
2. Attività di
sensibilizzazione:
Conoscete il significato del
triangolo rosa nei campi di
concentramento?
1.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Stella gialla: ebrei
Triangolo giallo: parente
ebreo
Triangolo nero: comunisti,
socialisti, zingari,
prostitute
Triangolo rosso: prigionieri
politici
Triangolo blu: immigrati
Triangolo verde:
criminali,assassini
Triangolo lilla: prigionieri
religiosi, preti.
L’omofobia e i campi di concentramento –
suggerimenti per un lavoro di gruppo Prima parte
 Chiedere agli studenti di
avanzare ipotesi sul
significato del triangolo
rosa. Spiegare loro la scelta
del colore e la sua
associazione con
l’omosessualità
Seconda parte
 Parlare della Seconda
guerra mondiale e del
significato delle stelle e dei
triangoli all’interno dei
campi di concentramento.
Spiegare il significato di
ogni triangolo
 Discussione sui modi che
utilizziamo oggi per
indicare persone diverse,
sull’emarginazione sociale,
sul perché del bullismo e
degli insulti.
Riflessioni conclusive: Il concetto di capro
espiatorio
 Per mantenere forte il potere, all’interno di comunità coese, si
elegge un individuo più debole o più sfortunato come cassa di
risonanza delle debolezze di chi possiede il potere.
 L’aggressività è un modo di trasferire, tramite la proiezione,
quegli aspetti, che tendiamo a rimuovere, della nostra
personalità su un altro individuo più vulnerabile e che mostra in
modo evidente di possedere quelle stesse caratteristiche.
 In ogni cultura si forma un “ideale” subliminale che fa si che chi
non lo soddisfa venga bollato come inadeguato (Goffman)
 Il bullo potente incarna culturalmente il potere e la vittima
si definisce un ruolo propiziatorio per liberare la società
(classe) dal male e dalla violenza (identificazione con il
marchio dello stigma)
Categorizzazione sociali e teoria
dell’identità sociale
 La categorizzazione sociale non è altro che una rappresentazione del
mondo fondata su stereotipi accettati dal gruppo, spesso sono
attribuzioni arbitrarie di caratteristiche da parte di un individuo che si
identifica come appartenente ad una categoria sociale specifica e di
questa condivide ideali e valori
 L’identità sociale deriva dalla comprensione e dalla consapevolezza del
suo appartenere ad un gruppo: si creano processi di identificazione
con tratti desiderabili o non desiderabili. Le persone che possiedono i
tratti condivisi sono accettate all’interno del gruppo privilegiato e fanno
parte dell’in-group, mentre gli altri ne sono esclusi e fanno a formare
l’out-group.
 L’identificazione con l’in-group porta una serie di benefici al singolo
membro: l’appartenenza mantiene e promuove l’autostima e lo status
sociale e facilita l’accesso a una serie di risorse che sono precluse o
difficili da ottenere per i membri dell’out-group.
Teoria dellìidentità sociale
 La teoria dell’identità sociale ci fornisce un quadro molto utile
alla comprensione del bullismo scolastico, perché, a seconda
delle circostanze sia i bulli che le vittime possono far parte
dell’out group., ma il bullo migliora la sua posizione, mentre la
vittima già debole, viene danneggiata ancora di più.
 Coloro che incitano il bullo si assicurano di non diventare le
prossime vittime e distolgono l’attenzione da sé, salvaguardando
la loro appartenza all’in-group (base motivazionale della
categorizzazione sociale). Rispetto alla vittima, che ricopre un
ruolo simile a quello del pharmacos dell’antichità classica, spesso
i compagni incitano il bullo, sottolineando così le differenze tra
loro e la vittima, un meccanismo che legittima gli episodi di
vittimizzazione (questa è la base cognitiva della
categorizzazione).
1) La teoria della deindividuazione
 La perdita dell’individualità all’interno della massa è
sia un meccanismo di difesa che il soggetto mette in
atto perché si trova in una situazione difficile o
instabile, sia una conseguenza del suo venire
sopraffatto dalla forza incontenibile della volontà della
massa. Entrando a far parte di un gruppo e facendosi
inglobare in esso, il soggetto si libera dai vincoli morali
interiorizzati che normalmente lo frenano nel mettere
in atto azioni violente o aggressive e ciò produce una
riduzione del senso di responsabilità sia personale sia
della massa, autorizzando così soprusi anche molto
gravi (Festinger)
1) La teoria della deindividuazione
Per quanto riguarda il bullismo:
1. Il gruppo è più aggressivo
2. Il leader riconosciuto dal gruppo si comporta in
modo più aggressivo, ma può permettersi anche di
non partecipare al comportamento violento
3. I membri si identificano con le regole del gruppo per
mantenere o migliore la loro posizione sociale
all’interno del gruppo scolastico.
La teoria del rango sociale” (social ranking)
 All’interno della psicologia evoluzionistica, propone di
considerare aspetti psicopatologici, in particolare la
depressione, come una risposta adattativa a una
condizione di perdita di rango sociale allo scopo di
facilitare la sottomissione.
 Per mantenere il rango sociale nel gruppo si adottano
due modalità di controllo, una “agonica” e l’altra
“edonica”, minacce o richieste di approvazione.
 Nella vittima che decade si rafforza l’identificazione,
nel bullo che si esalta aumenta l’aggressività.
Scuola e stress
 La scuola luogo privilegiato di cultura, con momenti




relazionali forti, dove si confrontano attori diversi;
dirigenti, personale docente, personale ATA;
Tutti questi attori recitano a soggetto e nessuno conosce la
parte degli altri: l’incomunicabilità. Dirigenti controparte,
docenti autorefenziali, collaboratori incompresi,
amministrativi emarginati, genitori scontenti e
presuntuosi.
La scuola come una grande lotta di conquista per privilegi
parcellizzati.
Le RSU continuamente sul piede di guerra.
Risultato un clima da burnout (DMP).
Tutti i lavoratori indipendentemente dal ruolo sono
soggetti a rischio
 La scuola (l’insegnamento) “è tra le
occupazioni a più alto rischio per la salute
mentale e lo stress da lavoro è spesso legato
a violenza, bullismo, mobbing e
comportamento inaccettabile degli
studenti… I lavoratori del settore educativo
sono maggiormente esposti al rischio di
violenza quando il loro lavoro implica
operare direttamente con genitori e
studenti…
Tutti i lavoratori soggetti a rischio stress
 Tra i cinque principali motivi di stress viene
incluso dai docenti il comportamento inaccettabile
degli alunni”.
 L’educazione di alunni con problemi sociali ed
emotivi è un’area di interesse prioritario per
prendere provvedimenti a riguardo ai rischi
psicologici degli insegnanti (stress, ansietà,
tensione emotiva, stanchezza, depressione e
burnout”(Federazione Sindacati Scuola dei
Paesi della UE, 16/11/2007)
IL BENESSERE DEGLI INSEGNATI: STUDI E
CONSIDERAZIONI
L’insegnante si può ammalare o
semplicemente può lasciarsi trascinare
in una dimensione di risentimento, di
insoddisfazione, di perdita delle
motivazioni ideali che lo hanno spinto
a scegliere questa professione.
I punti positivi del suo lavoro sono
tanti:
 E’ un lavoro “politico” (di interesse verso la polis) che abitua alla




libertà e al pensiero critico: può costituire e soddisfare il senso ideale
della vita di un docente
E’ un lavoro che trasmette i contenuti della cultura, della civiltà, della
democrazia
Si diventa costruttori di esseri umani che superano la semplice
razionalità della sopravvivenza e della biologicità per entrare nel
mondo della ri-creazione del mondo attraverso la scienza e l’arte;
Si passa la propria vita a confrontarsi con le nuove generazioni e si
mantiene desto un senso di giovinezza e di ricerca continua anche
quando si invecchia;
Si può dire, alla fine della carriera, che ne è valsa la pena vivere, perché
abbiamo realizzato il logos nel rapporto e lasciato onde di sapienza che
si perpetueranno.
una professione che richiede identità e
coscienza:
 individualmente, perché il suo compito lo investe e lo
coinvolge nelle sue dimensioni inconscie, coscienti e
comportamentali;
 collettivamente perché deve lottare per la trasformazione
di strutture più idonee a valorizzarne la professione;
 socialmente perché è investito più degli altri delle grandi
trasformazioni sociali, che scuotono la società e mettono in
crisi il modo tradizionale di trasmettere dei contenuti
costringendolo ad essere nel suo mestiere un laboratorio
della complessità sociale, dove quotidianamente si
sperimentano i grandi flussi migratori, i cambiamenti di
stili cognitivi, le incertezze del futuro, le trasformazioni
etiche e motivazionali.
la cultura dell’organizzazione
 Per realizzare tutto questo è necessario riflettere e
approfondire la cultura dell’organizzazione in
un contesto lavorativo in cui la comunicazione del
sapere è il nucleo fondante della professione.
 Per cultura scientifica dell’organizzazione
s’intende una progettazione flessibile di
ambienti, persone, contenuti che
contribuiscono in un clima positivo alla
realizzazione degli obiettivi che l’istituzione si è
prefissata.
Punti fondamentali:
 Un contenuto disciplinare da comunicare, che è il punto




più alto a cui il sapere è arrivato;
Delle forme strutturate e programmate di comunicazione,
che hanno tempi e spazi evolutivi;
Una utenza in pieno sviluppo evolutivo, che rappresenta
continuamente una sfida ed esige risposte e contenuti.
Una istituzione che attende dei risultati dal discente e dal
docente.
Per non ammalarsi di delusione il docente deve avere
successo o portare al successo formativo gli esseri umani
che gli vengono affidati.
La cultura dell’organizzazione
La cultura dell’organizzazione deve trasformarsi
in organizzazione dell’apprendimentoinsegnamento organizzativo o “fertilizzazione”
delle conoscenze, che non è altro che il risultato
dinamico dell’insieme dei processi organizzativi,
di comunicazione, di informazione, di
apprendimento che pervadono l’intera azienda
(=leggi dell’organizzazione) e che consentono di
accumulare un saper fare (Know how) distintivo.
L’insegnamento organizzativo
L’insegnamento organizzativo è
un momento importante per
organizzare atmosfere culturali,
benessere psichico, superamento
del malessere e del solipsismo
didascalico.
Insegnamento organizzativo
 Insegnamento organizzativo non può fare a meno di una






progettualità, che richiede:
Ricerca psicologica
Ricerca sociologica: rilevamento domanda in termini di
allarmi sociali (appeli europei, Lisbona, Riforme)
Ricerca metodologico-didattica e disciplinare (come
strategie idonee)
Ricerca epistemologico-disciplinare: efficienza degli
strumenti-discipline.
Forza del dubbio-mettersi in discussione
Nuova progettazione
Successo professionale.
 E’ questo insegnamento
apprendimento organizzativo si
traduce poi in apprendimento
individuale e determina il successo
professionale.
Disagio professionale (bournout)
Tutti gli insegnanti possono essere
candidati al disagio professionale
(bournout) se non si tiene conto
che:
Superamento del DP


Bisogna adottare e ricercare idee chiare sui
principi dell’apprendimento e della
comunicazione (principio della significatività,
dell’unità della mente, della gradualità, del
protagonismo attivo);
Progettare un’offerta formativa come
conseguenza di una continua rilevazione della
domanda in vista del successo formativo e della
valorizzazione della persona;
Superamento del DP
 L’utilizzo strategico delle discipline come potenti
strumenti formativi e orientativi, come strategie
per avvicinare quelle “mappe cognitive ingenue”,
tipiche di soggetti in età evolutiva, verso “mappe
cognitive sapienti”, capaci di trasmettere abilità e
competenze
 Cognitive: linguaggi, conoscenze, collegamenti;
 Metacognitive: processi, riflessione su percorsi e
metodologie;
 Fantacognitive: abilità d’uso e d’invenzione – ricreare.
Superamento del DP
 L’unitarietà dell’impostazione curriculare al suo
interno e nel rapporto con il territorio.
 Linee guida, piste, competenze di riferimento che
devono guidare gli insegnanti come professionisti
dell’apprendimento (Perrenoud, Dieci competenze per
insegnare).
Dal burnout al benessere
Quattro dimensioni di burnout
Esaurimento emotivo
2. Depersonalizzazione
3. Ridotta realizzazione professionale
4. CINISMO, disinteresse verso la vita lavorativa in
generale.
1.
Dal burnout al benessere
 Negli ultimi tempi lo studio degli specialisti della
Psicologia Positiva (Seligman, 2000) si è concentrato
sulle condizioni favorevoli che permettono lo sviluppo delle
proprie potenzialità come realizzazione e soddisfazione
personale contro il disagio:
 Si è sviluppato uno studio sul benessere
 in una prospettiva eudaimonica, sviluppo del proprio benessere
attraverso le opportunità offerte dall’ambiente;
 e in una prospettiva edonica, che si riferisce alla dimensione
affettiva e a quella psicofisica, nel senso di piacere e soddisfazione.
Ricerche e studi
 La rete di supporto sociale degli insegnanti produce significativi
effetti sul burnout e sulla sfera emotiva
 Il supporto sociale è stato definito dagli studiosi come una
transazione interpersonale basata su un tipo di aiuto sia emotivo che
tangibile (Antonucci, 1988) e come un costrutto essenziale nel
determinare la qualità delle relazioni nell’ambiente in cui si vive (Vaux,
1988).
 Il lavoro dell’insegnante è una “professione relazionale”(Lombardi,
2006) e come tale è influenzata fortemente dai rapporti che si
instaurano a scuola e dalla rete di sostegno a disposizione nelle
situazioni complesse sul luogo di lavoro.
Ricerche e studi
 Recenti studi ( Consiglio, Bergonzi, 2007) hanno
dimostrato che il supporto dei colleghi, dei genitori
degli alunni, del dirigente, della famiglia e degli stessi
allievi, anche se spesso sono conflittuali, possono prevenire
e promuovere benessere negli insegnanti, proteggendoli in
particolare dalla dimensione della depersonalizzazione.
 Il supporto sociale è un potenziale fattore di protezione
per il benessere degli insegnanti e favorisce l’adattamento
professionale, inteso come assenza di malessere (Drago
,2006)
Ricerche e studi
Interessante la meta analisi di Halbesleben, 2006) più le
risorse di supporto sociale sono rinforzate, maggiore è
l’immagine positiva che si ha di sé.
 Il supporto scolastico promuove benessere in ambito
professionale (fonti di sostegno esterne)
 Il supporto extrascolastico compensa meglio problemi di
depersonalizzazione e di insoddisfazione personale (fonti
di sostegno interne).
L’impatto del supporto sociale, ricevuto in particolare dai
colleghi, contribuisce a prevenire il rischio del burnout
(Greeglass etc, 1997, ricerca su 833 insegnanti canadesi).
Ricerche e studi
 La mancanza di supporto da parte dei colleghi e dei dirigenti ha un
significativo effetto sulle loro credenze di autoefficacia e sul burnout
(ricerca su 277 insegnanti olandesi).
 Una valutazione positiva dei genitori è un’importante cornice di
riferimento per l’autovalutazione degli insegnanti e l’auto percezione
(Pazzaglia, Ronconi…,2010):
 le strategie educative e la soddisfazione lavorativa non sono in
relazione diretta ma sono mediate dalle influenze positive di riflessione
che gli insegnanti ricevono dal lavoro con gli studenti, con i colleghi e
dalla loro autoefficacia, ovvero dal credere in se stessi e dal sentirsi
capace di far fronte alle difficoltà scolastiche.
Da ciò si deduce che:
 sono necessari programmi di partecipazione
formativa per i docenti:
 la creazione di gruppi di ricerca e di progettazione,
 la rivitalizzazione dei momenti della discussione,
condivisa sul contenuto delle esperienze
lavorative, in modo da potenziare le proprie
competenze nell’ottica di un miglioramento del
benessere individuale e organizzativo.
La competenze e l’intelligenza emotiva
degli insegnanti
 La gestione delle emozioni è determinante per il benessere psicologico della vita
quotidiana
 Carolyn Saarni (1999) ha individuato otto competenze emotive:
1. La consapevolezza del proprio stato emotivo;
2. l’abilità di riconoscere le emozioni degli altri;
3. l’abilità di usare il vocabolario emotivo e le espressioni culturali disponibili nella
propria cultura;
4. la capacità di coinvolgimento empatico;
5. la capacità di distinguere tra stati emotivi manifestati e provati effettivamente;
6. la capacità di far fronte a emozioni a valenza negativa attraverso l’utilizzo di
strategie di autoregolazione;
7. la consapevolezza che la natura delle relazioni è definita dal modo in cui le
emozioni sono comunicate all’interno della relazione;
8. l’autoefficacia emotiva.
“intelligenza emotiva”
 E’ chiaro a tutti che il benessere emotivo degli insegnanti è
una condizione necessaria per la costruzione del proprio
benessere e per quello degli alunni, oltre ad essere
determinante per raggiungere un maggior senso di
autoefficacia (Day e Qing,2009).
 Si è coniato il termine “intelligenza emotiva”
(Mayer)=valutazione ed espressione, regolazione e
utilizzazione delle emozioni.
 Si considera l’intelligenza emotiva come un set di
abilità cognitive, in cui percepire, utilizzare,
comprendere e regolare le emozioni per gestire
problemi personali e interpersonali.
“intelligenza emotiva”
 Ricerche del 2008 (Albanese) hanno dimostrato che in
situazioni di violenza gli insegnanti avrebbero regolato in
modo positivo le emozioni sul versante della
riconciliazione piuttosto che su quello del rimprovero
(buona regolazione delle emozioni dei docenti).
 Si avverte perciò la necessità di intervenire con progetti
formativi sul benessere degli insegnanti prima che
fenomeni come il burnout insorgano in questa professione
e abbiano conseguenze negative sugli alunni.
Il docente artista di trasformazione
 Insegnare, comunicare alle nuove
generazioni valori culturali, significa
realizzare sé stessi come costruttori
del futuro. L’insegnante è un artista
che modella gli esseri umani ad
accogliere l’idea del bene, del vero,
del bello.
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