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Cattedrale di San Vigilio –Trento

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Cattedrale di San Vigilio –Trento
Cattedrale di San Vigilio –Trento- inizio 1212
Veduta dall'alto del duomo
Il Duomo di San Vigilio, teatro del Concilio
di Trento, è una imponente fabbrica romanica,
iniziata nel 1212 da Adamo d'Arogno,
appoggiata al bell'edificio pubblico del
Castelletto.
Architetti dell'edificio furono famiglie di artefici
campionesi (Adamo d'Arogno prima, Egidio e
Bonino da Campione poi). L'edificio attuale ha
preso il posto di una serie di edifici religiosi che
a partire dal VI secolo (quando fu creata fuori
dalla cerchia muraria una cappella cimiteriale
sul luogo di sepoltura di S. Vigilio, terzo
vescovo di Trento martirizzato nel 400) si sono
sovrapposti sullo stesso luogo.
La leggenda narra che la campana della torre
di San Romedio, che spicca graziosa dalle
merlature a coda di rondine che ornano la
cornice del Castelletto, abbia rintoccato da sola
per annunciare a Vigilio, vescovo
evangelizzatore di Trento, la sua morte.
Facciata occidentale. Sulla
destra si notano i segni del
campanile meridionale, non
ultimato.
Lato settentrionale della cattedrale, con la fontana del Nettuno
È la principale chiesa cittadina ed è stata edificata sull'area in cui
era originariamente presente un antico tempio dedicato a san
Vigilio, da cui prende il nome e che è il patrono della città
Il principe vescovo Uldarico II (1022-1055) iniziò la costruzione del palazzo
vescovile e la riedificazione della cattedrale. Quest'ultima aveva tre navate, con
pilastri impostati su blocchi di base provenienti da resti romani, inoltre si iniziò
anche la costruzione di una cripta. Altemanno (1124-1149) proseguì la
costruzione della cripta (che esiste tuttora) che verrà consacrata nel 1145. Ma se
con Uldarico II la costruzione procedeva riadattando e utilizzando i resti romani,
con Altemanno vennero aperte nuove cave, facendo così cessare la dipendenza
dai resti classici.
Il campanile di san Romedio ed il Castelletto
del Vescovo sul lato orientale
Abside della cattedrale
Il vescovo Federico Vanga (Friederich Wanger) (1207-1218) decise di ricostruire interamente il
duomo dalle fondamenta, affidando il progetto alle maestranze comacine guidate da Adamo
d'Arogno, come attesta una lapide murata nel basamento dell'abside, che recita in latino come
nell'anno 1212, alla presenza del Vescovo Federico Vanga, il maestro della diocesi di Como
Adamo d'Arogno, incominciò e fabbricò questa chiesa poi conclusa dai suoi figli e nipoti. La
costruzione iniziò nel 1212, ma alla morte del Vanga in Terrasanta i lavori andarono in crisi. Il
progetto di Federico Vanga venne comunque sostanzialmente rispettato dai suoi successori che
ne proseguirono la costruzione, mantenendone i caratteri principali stabiliti nel progetto,
ovvero:
•Tre navate scompartite da colonne a fascio
•Transetto sporgente munito di tiburio
Navata maggiore terminante ad est della crociera con un presbiterio molto profondo e con
un'abside semicircolare
Due campanili in facciata, ne fu ultimato solo uno. Questo si può notare dalla facciata, che
risulta incompleta dove doveva sorgere il secondo campanile, e dall'interno con una scala che si
ferma alle mura; ciò dà alla facciata un aspetto asimmetrico (nella chiesa della SS. Trinità in via
S.Trinità, è visibile un'incisione di entrambi i campanili, ai piedi di un altare laterale).
Porta laterale a nord dotata di protiro.
Capitelli a forma di bocciolo.
Nel 1236 morì il maestro Adamo d'Arogno a cui successe il figlio Enrico di Fono d'Arogno, nel
frattempo i fondi cominciarono a mancare e quindi il cantiere procedette a rilento.
Alla fine del Duecento il transetto settentrionale venne ornato con un rosone detto ruota della
fortuna per il motivo iconografico rappresentato.
Lapidazione di S. Stefano, bassorilievo trecentesco
Il rosone con la Ruota della Fortuna
L'intero rosone rappresenta una ruota con dodici raggi, costituiti
dalle esili colonnine che terminano con capitelli vegetali, che
terminano con archi che intersecandosi suddividono l'apertura in
dodici petali. Al centro, sul fulcro della ruota, è rappresentata una
figura coronata e vestita con una lunga tunica: la fortuna, che
poggia le mani su un cerchio decorato a motivi vegetali,
probabilmente la vite simbolo della Vita. Al di sopra, un re,
riconoscibile dalla corona, leva al cielo due coppe, mentre lungo
tutta la ruota, che gira in senso antiorario, sono rappresentate le
dodici figure che scendono e risalgono a seconda del girare della
sorte benigna o avversa.
Lato orientale della cattedrale. Da sinistra: il transetto meridionale, l'abside, il Castelletto
del Vescovo con il campanile di san Romedio e, a destra, la Torre Civica
Tra il 1305 e il 1307, Egidio da Campione diresse i lavori realizzando il fianco
meridionale del duomo e la parte inferiore dei campanili. Nel 1321 il figlio di
Egidio, Bonino da Campione, realizzò il rosone sulla facciata e aggiunse elementi
ormai gotici.
Al di sotto del rosone si allunga il protiro della Porta del Vescovo, mentre a
sinistra, una nicchia ospita la Madonna degli Annegati, copia dell'originale
duecentesco spostato all'interno della chiesa, così chiamata per l'antica usanza di
porre ai suoi piedi i cadaveri recuperati dalle acque dei fiumi. Nella lunetta del
portale, il Cristo pantocratore duecentesco, in atteggiamento maestoso e
severo, con i simboli degli evangelisti, mostra ancora tracce dell'originaria
decorazione policroma. Il portale fu restaurato all'epoca del Principe
Vescovo Bernardo Clesio, che vi fece aggiungere il proprio stemma, le sette
verghe legate in un fascio. Sempre sotto Bernardo Clesio, Lucio da Como innalzò
la cupola. Nel 1511 venne incoronato al Duomo l'imperatore Massimiliano
d'Asburgo che trasferì ad Innsbruck la sua residenza ufficiale nel Tirolo.
La chiesa dal 1545 al 1563 ospitò il Concilio di Trento.
Nel 1682 ad opera di Giuseppe Alberti venne realizzata la Cappella del Crocefisso,
una struttura barocca inserita nelle forme quasi totalmente romaniche, mentre
nel 1739 venne realizzato il baldacchino dell'altare maggiore d'inspirazione
berniniana, demolendo il precedente altare romanico.
Dettaglio del portale all'ingresso settentrionale
Nella lunetta del portale, il Cristo pantocratore con i simboli degli evangelisti, mostra
ancora tracce dell'originaria decorazione policroma
Una colonna annodata, ofitica (elemento architettonico, costituito
da una coppia di colonnine unite insieme da un "nodo“), fa bella
mostra di sé nel protiro meridionale nel transetto del Duomo, la
cui strana foggia potrebbe indicare la teologia della trinità (Padre e
Figlio legati dallo Spirito). Da notare che alla base della colonnina
di destra vi sono due fanciulli, che secondo la leggenda sarebbero i
figli dell'architetto Adamo d'Arogno, i figli di Adamo, che
continuarono la costruzione dopo la morte del padre.
Il Duomo sarebbe collegato al Palazzo delle Albere tramite un
condotto sotterraneo, per permettere al cardinale Madruzzo di
sfuggire alle lamentazioni del popolo di fedeli. Attualmente la via
che collegava la villa al centro urbano è interrotta dalle ferrovie
dello stato.
Le colonne annodate del Duomo di Trento
Ce ne sono più di una, in particolare una
presenta una doppia annodatura.
Pianta del Duomo di Trento ?
Duomo di Trentonavata centrale
Baldacchino Barocco
Concilio di Trento in Duomo
Trento - Piazza Duomo e la Torrre civica che una sapiente opera di
restauro sta riportando agli antichi splendori, salvaguardando il
caratteristico assetto urbanistico dove gli aspetti rinascimentali si
alternano a quelli medioevali.
Piazza del Duomo
È il salotto della città, piccolo, elegante, accogliente. Qui sorge la Fontana del
Nettuno e le Case Cazuffi-Rella, due palazzi attigui abbelliti da facciate policrome
affrescate con figure mitologiche e floreali, tra gli scorci più suggestivi di tutta la
città. Appena sotto, i portici e i locali per il caffè del mattino e l’aperitivo della
sera.
Al centro della piazza fa bella mostra di se la Fontana di Nettuno costruita su
progetto dello scultore Francesco Antonio Giongo.
La fontana del Nettuno
La fontana del Nettuno si trova in piazza Duomo a Trento,
nel luogo dove era consueto installare la "macchina dei
fuochi" per la festa di san Vigilio, e fu costruita su progetto
dello scultore Francesco Antonio Giongo di Lavarone fra
il 1767 e il 1769. Per questa fontana lo scultore ideò un
sistema di scorrimento dell'acqua senza interruzioni.
La statua del Nettuno originaria è opera di Stefano
Salterio da Como, ma a causa dei danni subiti nel tempo
essa è stata spostata alla fine del 1939 nel cortile del
vicino palazzo Thun, mentre sulla fontana è presente
dal 1945 una copia in bronzo realizzata nel 1942 da Davide
Rigatti.
Via Belenzani
È la strada più elegante di tutta Trento. Inizia da Piazza del
Duomo, proprio accanto le Case Cazuffi-Rella e prosegue fino
all’Università degli Studi. Al civico 20 sorge Palazzo Geremia,
splendido edificio rinascimentale all’esterno e gotico
all’interno. Ospita numerosi eventi culturali e l’ufficio del
sindaco.
Palazzo Pretorio
Anche questo storico edificio sorge in Piazza del Duomo. È
sormontato dalla massiccia mole della Torre Civica. Austero e
regale al tempo stesso, lo decorano fitte merlature realizzate
in conci di pietra calcarea, come il resto della costruzione.
Palazzo Pretorio
E’ uno dei vari edifici che si affacciano sulla piazza principale e la sua
visita è consigliata a tutti gli amanti di mostre di arte sacra, infatti al
suo interno è contenuto tutto il “tesoro” di arte sacra della diocesi.
Sul tragitto che dal castello porta a piazza
Duomo, si incontrano splendidi edifici nobiliari,
come il seicentesco Palazzo Trautmannsdorf,
con i grotteschi mascheroni alle finestre; Palazzo
del Monte, affrescato con scene delle Fatiche di
Ercole,e Palazzo Galasso, detto anche del
Diavolo, perché secondo la leggenda, fu costruito in
una sola notte nel 1602 per vincere una scommessa
con Satana.
Su via Belenzani, si susseguono palazzi
rinascimentali con le facciate affrescate, che
accompagnano fino alla bella cattedrale romanica
di San Vigilio, patrono della città. Al centro della
piazza, troneggia la settecentesca Fontana del
Nettuno; su un lato, si ammirano gli straordinari
affreschi che ornano le Case Rella, dette
anche Case ai Portici. Sulla facciata sinistra sono
raffigurate scene con personaggi della mitologia
classica, su quella destra, campeggiano i temi
della Virtù, della Fortuna, del Tempo, i
Trionfi dell’Amore, Apollo e Abbondanza.
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