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La Sveglia - Maggio 2012 - Collegio Vescovile S. Alessandro

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La Sveglia - Maggio 2012 - Collegio Vescovile S. Alessandro
Anno LVI - semestrale - n. 1 - Maggio 2012
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Bergamo
Notiziario per gli Ex allievi
del Collegio Vescovile
Sant’Alessandro in Bergamo
e per le loro famiglie
Direttore responsabile: Pierluigi Saurgnani; autorizzazione n. 8 del 17/05/1948 del Tribunale di Bergamo. Con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica
Sabato 19 maggio assemblea annuale
Uno slogan per il Sant’Alessandro
40 anni e (non) sentirli
A scuola... di persona
Non si offenda nessuno, soprattutto i
quarantenni (miei coetanei per altro). Ma i
quarant’anni che noi “sentiamo” sono
ovviamente quelli della prima maturità del
Liceo Scientifico. Le iniziative per questa
ricorrenza stanno mettendo in moto un
rilancio del Liceo Scientifico di oggi.
Rinnovamento dei laboratori e quindi della
didattica; incontro con persone (ex allievi per
l’appunto) con le quali discutere di scienza ed
etica (questo il taglio degli incontri chiamati
“persone di scienza”), il riproporsi anche del
convegno “Fantastika!” in riferimento alla
seconda edizione del “Premio Lorenzo
Capellini”.
Il collegio sta cercando di rinnovare la sua
proposta e di intensificare le offerte formative
in modo speciale nell’ambito linguistico e in
quello scientifico. Sta contribuendo
fattivamente a questa spinta anche
l’associazione ex-allievi: lo dico senza falsa
retorica auspicando un sempre maggiore
coinvolgimento; mi sia permesso spendere
una parola di ringraziamento al presidente
dott. Marco Ghitti per la passione che sta
profondendo per l’associazione e per la
scuola. Un ringraziamento anche a tutti gli
ex-allievi che stanno sostenendo, in diversi
modi, la nostra associazione.
Spero infine di incontrarvi sabato 19 maggio
alle 17.00 per l’assemblea annuale degli Ex
allievi. Saranno premiate le professoresse
Barbara Piazza e Marta Recalcati per i primi
venticinque anni di insegnamento al
Sant’Alessandro. I neolaureati riceveranno un
simpatico omaggio con la “griffe” del Collegio.
Sarà anche l’occasione per festeggiare la
ricorrenza degli esami di maturità per chi ha
conseguito la maturità negli anni 2002, 1992,
1982, 1972, 1962. Prima dell’incontro sarà
celebrata una Santa Messa in suffragio dei
nostri defunti. Ci sarà anche mons. Achille
Sana.
Don Luciano Manenti - Rettore
Nell’anno del quarantesimo della prima maturità
del Liceo Scientifico presso il Collegio S.
Alessandro l’istituto ha scelto come slogan per
comunicarsi il motto “A scuola … di persona”. E’
opportuna una riflessione. Il tema della persona
diventa centrale in questa dichiarazione di
intenti, che riassume il protagonismo del
soggetto sia come presenza (la scuola non può
essere fatta per delega) che come obiettivo della
formazione (la scuola, attraverso le discipline,
educa e forma l’uomo, preparandolo per
l’ingresso nella società civile). Inoltre il concetto
di persona abbraccia non solo gli studenti,
indiscussi protagonisti della proposta, ma anche
i docenti, i genitori, i non docenti, il preside e il
rettore, insomma tutti coloro che a vario titolo
ruotano attorno al mondo “scuola”. Potremmo
fermarci qui nella riflessione sottolineando
l’ambizione del progetto, ma non servirebbe; il
passo successivo è chiederci se e come lo slogan
diventa proposta, si fa attenzione quotidiana, si
offre come cartina al tornasole dell’efficacia
educativa e formativa del Collegio. La storia ci
puntella: considerare la bellezza di tante figure di
ex alunni sia affermati nella società in ruoli di
responsabilità sia semplicemente nella vita
familiare (fedeli mariti/mogli e padri/madri
attenti) è prova di un successo formativo che
riguarda l’investimento nel passato. Oggi la
società ci sfida a scelte nuove e coraggiose;
cambia l’idea di “persona”, cambia l’idea di
“educazione”, cambia anche l’idea di “successo”.
E’ in atto una radicale trasformazione, che la
scuola deve captare e incarnare, vincendo la
scommessa di valorizzare sempre e comunque
l’individuo, attraverso un sapiente cocktail tra
gli insegnamenti della tradizione e una fiduciosa
apertura al nuovo che avanza. Si investe tutto il
capitale intellettivo, affettivo, spirituale sulla
“persona” nella convinzione che solo una società
di persone possa essere degna di vivere le sfide
che il presente ci propone. Speriamo di essere
all’altezza del compito.
Lucio Sisana - Preside
La sveglia
Il Liceo Scientifico del
Sant’Alessandro compie 40
anni e “La Sveglia” ha voluto
ripercorrere la sua ormai
lunga storia attraverso le
testimonianze di alcuni suoi
insegnanti che rievocano
quegli anni, valutando nel
suo complesso la scuola in un
confronto tra il presente e il
passato. Qui sotto la sintesi
dei contributi dei docenti.
“Ho insegnato Religione
cattolica – ricorda il professor
don Stefano Maffioletti - dal
settembre 1995 al novembre
2004. I ricordi di quegli anni
sono sicuramente positivi
anche se qualche fatica non
può
essere
nascosta,
soprattutto quando insegnavo
21 ore settimanali. Ci sono
stati cambiamenti notevoli, in
particolare, a mio parere, nel
rapporto docente/studenti: io
avevo “quasi paura” dei miei
insegnanti, anche di quello di
Religione, cosa che credo e
spero di non aver mai
trasmesso ai ragazzi. Tra gli
insegnanti, oltre al Preside
Mons Achille Sana, non posso
non ricordare, nel Liceo
Scientifico, coloro che fino a
maggio 2012
1972-2012 quarant’anni
Liceo Scientifico
qualche anno fa, ed in parte
anche oggi, rappresentano il
“nucleo storico”del Collegio
Docenti. Solo per fare qualche
esempio: Balestra, Calzana,
Campana, Clivati, Donadoni,
Morosini, Odinolfi, Piazza,
Recalcati, Ruch, Togni,
Sonzogni, Zizzo. Gli studenti,
quando mi capita di incrociarli,
li ricordo e riconosco più o
meno tutti; in particolare quelli
ai quali ho benedetto le Nozze
e/o battezzato i figli”.
La professoressa Daniela
Maggioni rievoca: “Ho
insegnato Filosofia e Storia al
Liceo Scientifico dal 1974 al
1985 e poi il mio incarico è
stato trasformato in quello di
Psicologa, da un’idea di Monsignor Achille Sana e mia, fino al
2001. Al Sant’Alessandro sono
entrata a 23 anni, un mese
prima di laurearmi, e nel corso
di oltre 25 anni ho avuto modo
Mons. Paolo Carrara (a sinistra) e mons. Achille Sana (a
destra) sono stati i principali protagonisti della storia del
Collegio Vescovile Sant’Alessandro tra il 1967 e il 2011. Mons.
Paolo Carrara è stato Rettore dal 1947 al 1977 e Preside dal
1947 al 1980. Mons. Achille Sana è stato Rettore dal 1977 al
2011 e Preside dal 1984 al 2009.
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di partecipare allo sviluppo
della Scuola e alle profonde
modificazioni culturali e
istituzionali di quegli anni.
Ricordo la stima prima di Monsignor Carrara e poi di Monsignor Sana nei miei confronti,
nonostante la differenza
generazionale, di formazione e
di visione del ruolo della
scuola. Ricordo, di quei primi
anni, la passione condivisa e
l’amicizia con Amadigi,
Gallizioli, Noris, Donadoni,
Doneda, don Tarantini; ma
anche la reciproca e direi
affettuosa collaborazione con
quelli che per me erano i
“vecchi” e segnatamente i mitici
Suter, Lussana, Sonzogni e
Locatelli. ma stoppiamo
l’amarcord. Non so come sia
cambiata la Scuola, ma per
certo la motivazione degli
studenti, il ruolo sociale degli
insegnanti, l’orientamento
cattolico, le proposte educative
formative, curricoli e non, nel
periodo 1975-1990 si sono
ampliate, adeguate, precisate e
talora anche annacquate.
Credo che il ruolo dei genitori
sia molto cambiato in quegli
anni, e che Preside e Docenti
abbiano
faticosamente
preservato la serietà e
specificità della proposta del S.
Alex a fronte di richieste di
efficienza e risultato a tutti i
costi, magari in nome della
retta... Sì secondo me si tratta
di una buona Scuola, in tutti i
sensi. Non ho mai avuto la
sensazione che fosse una
Scuola d’élite, ma piuttosto un
Liceo di preparazione culturale
generale,
non
così
spiccatamente scientifico, e
continua alle pagine successive
La sveglia
che nel vissuto comune
passava per “più facile” e “più
maschile”
dell’allora
temutissimo Classico”.
“Ho insegnato inglese al Liceo
Scientifico del Sant’Alessandro
negli anni scolastici 1985-86 e
1986-87 – ricorda la
professoressa Edda Ghilardi
Vincenti - Il ricordo che ho di
quei due anni è bellissimo, e
tuttora molto vivo. Non esito a
definirlo “la migliore esperienza
professionale di quegli anni,
quella che sicuramente mi era
più congeniale”; ho sempre
amato molto l’insegnamento a
ragazzi della Scuola Superiore,
in particolare dei Licei, perché
mi consentiva un approccio più
approfondito alla lingua scritta
e parlata ed alla letteratura,
che ho sempre amato
moltissimo. In 40 anni la
Scuola
è
cambiata
profondamente: siamo passati
da
una
Scuola
che
incominciava ad essere meno
meritocratica e selettiva (fine
anni ’60 e inizio anni ’70) ad
una Scuola di massa che si è
estesa a tutti i gradi
d e l l ’ i s t r u z i o n e .
L’abbassamento del livello
culturale, a mio parere,
rispecchia la caduta di valori
comportamentali e sociali. Il
permissivismo crescente e,
dall’altro lato, la minore
preparazione degli insegnanti
(da anni ormai non si fanno più
concorsi per la selezione del
personale docente) hanno
buttato la scuola in una
progressiva dequalificazione
degli
studi
e
in
un
“diplomificio” che però non
sempre consente poi un
ingresso nel mondo del lavoro.
Di ricordi belli ne ho molti di
quei due anni in cui ho portato
i miei alunni alla maturità. Tra
i miei colleghi ricordo con
particolare affetto e stima il
Prof.
Farina,
persona
preparatissima
ed
amabilissima, sempre disposto
alla collaborazione; con tanta
stima e affetto ricordo anche
Cristina Sonsogni, la Ruck, e,
in generale anche gli altri
maggio 2012
colleghi delle altre classi dello
Scientifico, come la Zanetti, la
Maisano, la Crippa, il Prof.
Locatelli. Tra gli alunni,
ricordo, quei visi attenti e
intelligenti, con i quali era bello
dialogare e per nulla pesante
insegnare, anzi, di grande
soddisfazione. Ricordo di
essere andata ad ascoltarli durante le prove orali della
maturità, per il legame
affettivo, filiale, che si era
creato. Circa le peculiarità
dello Scientifico ai tempi del
mio insegnamento, non posso
che parlare dell’impegno degli
insegnanti del S. Alessandro
per dare una preparazione
seria e qualificata. Si può
comunque dire che allora lo
Scientifico fosse ancora
“Scuola d’élite”. Per la serietà
degli studi, quindi penso che
fosse meglio allora. I Licei
dovrebbero tornare ad essere
ciò che erano: degli studi seri e
selettivi per un accesso alle
Facoltà Universitarie più
importanti. Lo Scientifico oggi
lo consiglierei solo a chi ha una
buona predisposizione per la
matematica e il desiderio di
completare gli studi con
l’Università”.
“Ho insegnato – parla la
professoressa Eliana Gamba al liceo scientifico Matematica e
Informatica dal 1998/99 al
2001/2002. Sono stati i miei
primi anni di insegnamento.
Don Sana e i colleghi di allora
mi hanno aiutata dandomi
preziosi consigli. I ricordi legati
al
Sant’Alex
sono
principalmente quelli della mia
vita da studente. I docenti che
ho avuto al liceo classico (anni
85-90)
erano
davvero
eccezionali. Il liceo (pubblico o
paritario) rispetto al passato è
diventato meno selettivo. I
ragazzi
“quasi”
studiano/svolgono compiti
molto più alle medie che al
liceo. Sicuramente è un
indirizzo che consiglierei (è il
meno peggio), di certo però non
l’opzione Scienze applicate, che
è meno qualificante di un
istituto tecnico”.
E il professor Fernando Noris,
ex docente di Storia dell’arte al
Liceo Classico dal 1973 al 1997
dice: “Non ho insegnato al Liceo
Scientifico, ma, soltanto, l’ho
accompagnato dalla sua
contiguità con il Classico dove
ho lavorato per 23 anni come
docente di Storia dell’Arte.
Conservo il ricordo di un suo
passaggio dalla generazione dei
docenti “storici” (Lussi,
Locatelli, don Filisetti,
Lussana, Farina, Morelli, don
Arnoldi, Gallizioli…) a quella
dei docenti più giovani degli
anni successivi. Una scuola nel
Anno scolastico 1967-1968: la Prima Liceo Scientifico con la professoressa Maria Luisa Corona
pag. 3
La sveglia
maggio 2012
laureato”, ma “dove” e con
segno di un acuto conflitto
professore-regista, che mette al
“chi”. Esattamente come
generazionale,
vissuto
centro della scena gli sudenti.
potrebbe già succedere oggi
all’interno del Collegio Docenti,
Per me, ovviamente, è meglio
nella frequenza di un buon
nel turbolento passaggio da
oggi, convinta, come sono, che
Liceo: dove l’hai frequentato e
una scuola erede di una
la cultura, senza distinzione
quali Maestri hai avuto la
tradizione di alti contenuti
tra cultura umanistica e
fortuna di incontrare”.
“selezionatori”, a una scuola
cultura scientifica, sia un bene,
ugualmente, ma diversamente,
La professoressa Giuseppina
un tesoretto prezioso da
formativa basata su un
Zizzo: “Dei miei primi tre anni
diffondere il più possibile e da
progetto per obiettivi e
ricordo il prof. Mancinelli, che
custodire gelosamente. Ed è un
competenze. Sinteticamente si
mi sgridava quando prendevo
tipo di scuola che consiglierei
potrebbe dire, oggi a distanza
l’ascensore, scambiandomi per
perché vedo nello scientifico (io
di tempo, che intervenne una
una studentessa, ma mi
che provengo da studi classici)
trasformazione simile a quella
aiutava anche a comprendere
un tipo di scuola che propone e
occorsa
al
ruolo
del
meglio i ragazzi e a indirizzarli
cerca
di
fornire
una
capo-famiglia: da un padre
nella crescita; e, ovviamente,
preparazione
a
tutto
tondo,
“epico” forte di prestigio e
ricordo mons. Carrara, che mi
attenta ai valori del passato e
autorità a una padre “ di
ha insegnato i rudimenti del
aperta alle provocazioni del fuconsenso” attento anche ai
mestiere. Le classi le ho
turo. A parte le innovazioni
travagli di una crescita
riordinate nella mia memoria
metodologiche, cerco, allora
complessiva dei figli. Per i
come P.C.: la prima classe che
come ora, di comunicare
docenti del tempo credo si
l’amore per il Bello”.
sia trattato di una
Questo il contributo della
occasione irrepetibile di
professoressa
Maria
intenso confronto, come
Cristina
Sonzogni:
di un aggiornamento
“Insegno matematica e
fondamentale sul ruolo
fisica dal 1984. Ho un
della scuola (e di una
ricordo molto bello e
scuola cattolica in
intenso di quei lontani
particolare!) e della
anni. Quali cambiamenti
cultura nel contesto di
in questi anni? La Scuola
una società in profonda
ha seguito, con qualche
trasformazione. Non so se
ritardo, l’evoluzione della
consiglierei ancora oggi a
società che ha avuto svolte
uno
studente
la
notevoli nell’ambito della
frequenza
dello
r i v o l u z i o n e
Scientifico: forse sì, alla
tecnologico-informatica.
luce delle profonde
Invece penso che la
novità, anche in direzione
macchina-uomo non sia
davvero più “scientifica”,
molto cambiata: i ragazzi
che si è riscoperto. Non so
sono nella loro età
invece se gli consiglierei la
evolutiva con luci e ombre
frequenza dell’Università,
magari con più fragilità
così anonima, generalista
nell’affrontare il mondo e la
e burocratica. Spesso,
vita, distolti anche dai
Prof.
Costantino
Locatelli
docente
di
Italiano
e
Latino
dal
1973
al
1986
almeno in alcune facoltà,
nuovi
mezzi di comunicazione
più simile a un generico, mal
ho avuto (e di un’allieva ho ora i
“arida”
di massa. Ricordo i
fatto, “liceone”. A meno che,
figli come alunni), la prima
docenti
che
mi hanno accolto
Monti docet, non si arrivi
classe con cui ho girato un
nel
1984:
il
Maestro Prof.
finalmente all’annullamento
video, la prima classe che ho
Biagio
Lussi
e il Prof.
del valore legale del titolo di
portato a Parigi (senza il collega
Costantino
Locatelli
ma ricordo
studio. Solo allora troverei
Campana!), la prima classe che
tutti
i
docenti.
Per
quanto
stimolante vedere studenti
ho portato a Saint Vincent. Le
riguarda
le
classi
in
particolare
andare in cerca di docenti
peculiarità dello scientifico
ricordo la 5B scientifico
universitari motivati e
erano queste: prevalenza delle
1990/1991 detta la classe di
motivanti, e arrivare a una
lezioni frontali sulle lezioni
platino con cui c’è stata una
conclusione degli studi che li
interattive, laboratoriali,
particolare condivisione di
mettesse in condizione di
sperimentali: dal professore
intenti, ma per tutte le classi ho
rispondere alla domanda non
attore-mattatore, al centro
un ricordo particolare. Per
tanto “in che cosa ti sei
della
scena,
al
quanto riguarda gli alunni i
pag. 4
La sveglia
ricordi si moltiplicano, ognuno
ha avuto una storia da
raccontare. Dal chirurgo
plastico, al comandante pilota
militare,
al
professore
universitario che è diventato
professore di giovani ex-alunni,
a tutti coloro di cui ho
continuato a seguire con
interesse,
affetto
e
soddisfazione il futuro. A
proposito delle peculiarità dello
Scientifico allora rispetto a
quello degli anni più recenti,
dico che forse allora si lavorava
e si scavava più in profondità
ora si rimane più in superficie
forse è il mordi e fuggi
internettiano.
Credo,
comunque, che il miglior
momento sia sempre l’oggi. E’
una scuola completa e, con la
nuova riforma, ben calata nella
realtà odierna”.
La professoressa Marta
Recalcati ricorda: “Ho iniziato
nel lontano secolo scorso 1987
e ho sempre insegnato English
of course! Ricordi bellissimi, e
non del tutto sbiaditi forse
perché erano le mie prime
classi. Ricordo (con un pizzico
di
nostalgia)
che
si
poteva interrogare sempre ossia al rientro dalle vacanze,
dopo una gita, di lunedì pure
(anche se non è legale) anche
fuori orario e nessuno
si lamentava. Ricordo che i voti
erano decisi, “stringati” (cioè
bassi) e venivano accettati
senza tante polemiche. In generale una maggiore libertà di
insegnamento
e
meno
“intrusione” da parte dei
genitori. La scuola è cambiata
perchè i ragazzi e la società in
cui vivono sono cambiati. Il
modo di vivere di questi giovani
(tutto e subito) ha influenzato il
loro lavoro di studente. Il
processo di apprendimento
non porta sempre ad immediati
successi, anzi, a volte a parziali
sconfitte. Se studio oggi,
domani ho la sufficienza non è
sempre vero. Più facile
insegnare nei miei primi anni
perché i ragazzi erano abituati
a stare sui libri, ad osservare, a
meditare ed approfondire, a
maggio 2012
leggere.
Passaggi
indispensabile per arrivare al
Sapere. Ora non hanno più
tempo per tutto ciò. Sono
distratti dai “social network”,
passano ore e ore davanti ad
uno
schermo
(più
passivamente che attivamente)
e quindi i minuti dedicati allo
studio sono proprio limitati.
Rigore, disciplina, sacrificio e
fatica fanno parte della vita di
uno studente (anni addietro)
normale ora invece “fuori dalla
norma”. Se lo studio domestico
è misero l’insegnante deve ora
far fare molto di più in classe
(esercitazioni, analisi, letture,
commenti…). Questo è un
grosso cambio anche per noi
docenti. Allora al Liceo
Scientifico accedevano solo i
ragazzi che veramente ne
capivano di matematica etc.
ora anche ragazzi che non
sanno cosa frequentare dopo la
scuola media. Ecco perché
diventa una scuola di massa.
E’ una scuola che ancora
lascia aperte parecchie strade,
sicuramente meno selettiva,
per materie, degli altri licei
(artistico, classico, linguistico),
è una scuola che forma
completamente il ragazzo”.
La professoressa Milly Denti:
“Ho insegnato al 1983 al 2007
Lingua e letteratura inglese. Ho
un ricordo bellissimo. La
scuola ha subito i cambiamenti
della società, mentre prima era
quella che li provocava;
purtroppo non le è più
riconosciuto il valore, che ha
tuttora, non informativo ma
formativo; spesso la si associa
a una delle tante agenzie educative ma l’ambiente scuola è
privilegiato ed unico per le
esperienze di vita oltre che di
cultura. Tra gli insegnanti
ricordo in particolare Don
Giuseppe Arnoldi con una
cultura infinita e grande
umanità. Aneddoti? Gita in
treno a Monza con la 1^
Scientifico A, aggrediti da tifosi
contro l’Atalanta, le abbiamo
prese ma le abbiamo anche
tornate, io compresa, e da per
qualche tempo girò “Occhio la
Denti picchia duro” ma avevo
avuto una gran paura! Più che
del tipo di indirizzo parlerei
delle peculiarità degli studenti
che sceglievano lo Scientifico
allora: amavano la matematica
e le scienze, erano disposti a far
fatica per arrivare alla fine
preparati e continuare con
facoltà
universitarie
scientifiche, sembravano aver
già chiaro il loro percorso verso
il sogno del oro futuro. Oggi mi
pare che lo scientifico sia un
pass par tout, non troppo
Professor Biagio Lussi docente di Matematica e Fisica nei due Licei dal 1977 al 1989
pag. 5
La sveglia
specifico che ti può offrire più
alternative future. Comunque,
meglio allora o forse nei
prossimi anni in cui si stanno
definendo indirizzi più
specifici. Lo consiglierei oggi?
Solo se non è un ripiego, se
amano le materie proposte, se
hanno il pallino delle scienza e
della matematica e vogliono
eccellere in quello. Allora era
un’ottima
formazione,
raggiunta con fatica ma che
dava allo studente la
dimensione del proprio valore;
arrivare in fondo era una
garanzia per la scelta futura,
una conferma delle passioni
personali. Oggi mi pare che
finire il liceo scientifico abbia
lo stesso valore solo per pochi,
basta arrivare alla fine
rispettando i tempi, ma la
passione per ciò che si studia
non è così comune, non sono
molti gli studenti che si
sentono dei privilegiati nel
poter avere quel tipo di
formazione anche se di buon
livello”.
Ed ecco l’intervento della
professoressa
Pinuccia
Schopf, che ha insegnato
Matematica e fisica in
entrambi i Licei. “Di quegli
anni ho un ricordo splendido
di una grande famiglia
affiatata: si lavorava insieme
per creare e redigere il progetto
educativo della scuola e,
successivamente, per metterlo
in pratica nel quotidiano.
Inoltre stava sorgendo il nuovo
edificio scolastico di via Garibaldi e per la creazione del
laboratorio di fisica io con
l’altro docente della materia,
maggio 2012
abbiamo esaminato cataloghi
per la scelta degli arredi e
proposto un elenco di
attrezzature, che negli anni
sono state poi acquistate. I
cambiamenti?
Da
un
Sant’Alex riservato ai soli
maschi alle classi miste; dalle
alunne e dalle insegnanti
rigorosamente
con
il
grembiule a look sempre meno
rigorosi. Ad ogni lustro la
popolazione scolastica ha
evidenziato un lieve cambio
generazionale, caratterizzato
negli studenti da motivazioni
allo studio sempre meno
convinte e da un impegno non
sempre costante, e nei genitori
che da alleati con gli
insegnanti nel processo
educativo dei loro figli si sono
via via trasformati in difensori
delle carenze della prole.
Chiaramente il discorso non
vuole avere carattere generale
e, soprattutto, queste
trasformazioni della società
scolastica sono avvenute nel
corso dei decenni.
Un
pensiero particolare va a
mons. Carrara, allora preside
e rettore del Collegio e secondo
padre per me: ha celebrato il
mio matrimonio, il funerale di
mia madre e il battesimo di
mio figlio. E naturalmente
mons. Sana, che l’ha sostituito
come rettore dal 1977 e,
successivamente anche come
preside ed è pure stato
presente nei momenti
particolari della mia famiglia.
Sempre di quei primi anni
ricordo soprattutto i colleghi
del Liceo Classico, insegnanti
presenti in Collegio da anni e
Consiglio di classe di Terza Liceo Classico 1977 - vignetta di Maurizio Kalli
pag. 6
di grande spessore culturale,
di fronte ai quali io mi sentivo
piccola piccola, come don Bellini (latino e greco), padre
Bassan (storia e filosofia) e
mons.
Mario
Fornoni
(scienze), famoso anche per il
linguaggio personalissimo
utilizzato in classe per
dialogare o sollecitare gli allievi
e per gli scherzi feroci ai
colleghi, soprattutto ai più
giovani come la sottoscritta.
Tale ricordo particolare va
forse ricondotto al fatto che al
Classico il corpo docente si è
mantenuto più stabile rispetto
a quello dello Scientifico. Degli
anni successivi ricordo don
Tedoldi, don Arnoldi, il prof.
Amadigi, le prof.sse Suter e
Lussana, il mitico prof.
Locatelli, il prof. Lussi, la
prof.ssa Maggioni e poi via via
tutti gli altri, ex alunni
compresi, come le prof.sse
Denti, Ianniello, ecc. Gli
alunni
sono
stati
numerosissimi, ne ho perso il
conto. Ma li ricordo tutti, uno
per uno, qualità e difetti,
capacità e carenze, sorrisi e
bronci… Li ho amati molto e
sono tuttora presenze “vive”
nel mio cuore; moltissimi di
loro hanno continuato a
mantenersi in contatto con me
durante il periodo degli studi
universitari e anche oltre (ho
speso una fortuna in regali per
gli inviti alle loro nozze, ai
battesimi e alle cresime dei
loro figli…); altri, purtroppo, li
devo ricordare nella preghiera.
Qualche aneddoto? Proprio di
una delle prime classi dello
Scientifico, un alunno, che
persisteva nel voler risolvere in
modo del tutto personale le
espressioni (“in verticale”,
termine per termine), in quel
primo
anno,
durante
l’ispezione ministeriale volta a
concedere anche al nuovo
Liceo la parifica di legge, e in
quell’occasione l’ispettore era
proprio un insegnante di
matematica, si offre volontario
per risolvere alla lavagna
quella che era una delle sue
“specialità”. A questo punto
La sveglia
rischio l’infarto: il cammino
per la parifica, appena
iniziato, stava per avere
scarsissime possibilità di
successo! Ma… sorpresa delle
sorprese, per me e per l’intera
classe, per la prima volta
l’alunno, attingendo a risorse
miracolose (e ancora oggi mi
chiedo grazie a quale
intercessione o ispirazione),
svolge con tranquillità e
sicurezza tutti gli esercizi
proposti e… salva la parifica!”.
“Ho insegnato Matematica e
Fisica al Liceo scientifico del
Sant’Alessandro dal 1972 al
1982 - spiega il professor Saul
Sonzogni – e di quegli anni go
un piacevole ricordo. La
scuola, prima della riforma
Gelmini non mi sembra sia
cambiata molto. Per la società
c’è stata un’evoluzione dovuta
anche ai nuovi mezzi di
comunicazione e al progresso
tecnologico. Ricordo i colleghi
con i quali ho condiviso il
lavoro di ogni giorno (Proff.
Biagio Lussi, Costantino
Locatelli, don Tedoldi).
Ricordo con grande piacere gli
alunni con i quali ho avuto
buone relazioni, ho potuto
constatare che molti di loro
hanno avuto una buona
riuscita nella vita. Un piccolo
ricordo? Un mio alunno
diventato medico e anche
Sindaco di Solto Collina (dott.
Minelli) alle 10.45 in punto
sbucciava un classico
mandarino inondando l’aula
del suo profumo. Le
peculiarità dello Scientifico
oggi non sono molto diverse
da quelle di ieri. Allora meno
ragazzi potevano accedere allo
studio delle discipline
scientifiche e in particolare
agli studi superiori oggi tutti
possono accedere, forse la
quantità può essere a
discapito della qualità? Ma
ogni scuola è figlia del suo
tempo. E’ una scuola che
consiglierei anche se tutte le
scuole superiori con le riforme
effettuate forniscono una
buona istruzione di base”.
“Una bella avventura -
maggio 2012
esordisce il professor Luciano
Doneda, Storia dell’arte e
Disegno al Liceo Scientifico
1975-1983 - che ricordo con
un po’ di nostalgia ma che
conservo gelosamente come
un grande ricordo indelebile
nell’avere condiviso con i
superiori (Presidi e Rettori), i
colleghi, i genitori e tutti quelli
che sono stati i miei alunni/e
la gioia di poter fare parte
della grande famiglia del
Professoressa Pinuccia Schöpf docente di
Matematica e Fisica nei Licei 1966-1996
Sant’Alessandro. Il primo
ricordo straordinario è stato
determinato dall’incontro con
il Preside e Rettore Mons.
Paolo Carrrara.
Una figura indimenticabile a
cui riservo perenne stima e
affetto per la sua affabilità
nell’accogliermi al Collegio, io
neo-insegnante alle prime
armi tra illustri e autorevoli
colleghi, e con l’autorevolezza
nell’indicarmi i primi passi da
fare nel rapporto con gli
alunni, consegnandomi
immediatamente il foglio del
Regolamento interno del
personale docente che ancora
conservo. Non dimenticherò il
mio primo ingresso, su invito
del Rettore, nel refettorio del
collegio, per la pausa pranzo
durante i primi scrutini e
collegi
docenti,
l’indimenticabile presenza di
suor Giovannina sempre
premurosa e ossequiante nei
confronti degli ospiti, con una
pag. 7
particolare attenzione per la
salute di mons. Carrara,
l’emblematica figura di don
Ippolito
Maffeis,
puntualmente punzecchiato
da don Arnoldi e la saggezza di
don Biava nelle sue proluzioni
conviviali. Fatto è che, a fatica
e con la complicità della
collega MariaRosa, supportati
dai
due
genitori
accompagnatori, riusciamo a
convincere il buon Mons. Carrara preside a concederci
questa uscita straordinaria. Il
riferimento alla collega
Provenzi prematuramente
mancata all’affetto dei suoi
cari ed in particolare di tutti i
suoi alunni, mi riporta alla
memoria anche il drammatico
momento dell’incidente
accorso ad un nostro alunno
Alberto Oberti e della
solidarietà espressa dai suoi
compagni
classe
nell’assisterlo durante il
lungo periodo di coma e nel
mantenere i contatti con i suoi
genitori anche dopo la sua
scomparsa. Questa è stata la
mia prima esperienza “forte”
del
mio
percorso
di
insegnamento”.
Anno scolastico
1967-1968
1A Liceo Scientifico
Consiglio di classe
Preside
mons. Paolo Carrara
Religione
don Giovanni Frana
Italiano e Latino
Luisa Suter
Storia e Geografia
Luisa Suter
Inglese
Maria Luisa Corona
Matematica
Maria Belotti Valli
Disegno
Milena Losito
Educazione Fisica
Patrizia Ghitti
La sveglia
L
’illustrazione, per sua
natura, gode della più
vasta libertà nel rapportarsi a
un testo letterario. Il più delle
volte si spinge ben oltre la
pura complementarietà, per
spingersi volentieri in intrecci
inediti, in percorsi autonomi
entro i quali si possono
comunque
individuare
stimolanti direzioni persino
per comprendere il testo sotto
ottiche prima inedite, anche
rispetto a quelle degli stessi
critici letterari.
Perciò è stato sicuramente utile
il confronto che gli esperti
dell’opera di Charles Dickens riuniti all’università di Verona
per un convegno internazionale
di studi - hanno avuto con le
opere dedicate dall’artista
Mirando Haz al grande scrittore
inglese (la mostra di incisioni è
aperta nella biblioteca
universitaria fino al 15 agosto).
L’impegno e l’orizzonte di Haz
nella sua opera di illustratore di
Dickens e di altri poeti vennero
del resto riconosciuti già da
Giulio Carlo Argan nel 1989 al
Premio Feltrinelli per la grafica
dell’Accademia dei Lincei: “Haz
non concepisce l’illustrazione
del libro come un’applicazione,
ma come un movente e un
indirizzo della ricerca grafica.
Non raffigura o visualizza un
racconto, ma lo interpreta
traducendone il senso poetico
nella qualità del segno grafico,
nei ritmi compositivi (...) il suo
obiettivo è la relazione profonda
tra testo letterario e testo
figurativo, come per una
reciproca complementarietà e
integrazione”.
Haz, allievo di Alberto Vitali,
appare un classico se si tiene
conto che le sue fonti
d’ispirazione si rintracciano nei
grandi espressionisti del secolo
scorso: Kubin, Ensor e
Kokoscka. Per di più, a fronte di
una tale nobiltà di ascendenze
maggio 2012
Le atmosfere di Dickens nelle
acqueforti di Mirando Haz
stilistiche, altrettanto grandi
sono gli scrittori da lui illustrati:
oltre a Dickens, Hans Christian
Andersen, Federico García
Lorca, Marcel Proust, Thomas
Mann e Aleksandr Puskin.
Sono molteplici i registri
espressivi toccati da Mirando
Haz
tra
originale
complementarietà
e
sorprendente
libertà
interpretativa dei testi. Il primo
Mirando Haz pseudonimo di Amedeo
Pieragostini maturità classica 1957
registro si pone, tuttavia, sulla
linea della rievocazione della
storia che, senza l’obbligo
dell’ossequio a ingombranti fonti
scritte, passa a una sorta di
narrazione visionaria di remoti
fatti familiari e del nostalgico
ricordo personale. Un intreccio
che si ritrova, ad esempio, nelle
opere proposte per la mostra a
Camerino nel 2005. Haz
(pseudonimo di Amedeo
Pieragostini) ricordò per
immagini la crociata del 1344
indetta da Papa Clemente vi.
L’avo Pieragostini, capitano della
compagnia di Muralto,
partecipando a quell’evento,
secondo tradizione portò con sé
da Smirne la preziosa tavola
della Vergine di Santa Maria in
pag. 8
Via. Mirando, alias Amedeo, la
“ricorda” e la ritrae nella sua opera, aggiungendo così ai fatti il
senso del mistero che quella
tradizione devota porta con sé.
A proposito de La Donna di
Picche di Puskin, edita nella
traduzione di Leone Ginzburg
(Milano, Nuages, 2007, pagine
61, euro 22), Mirando Haz si
può indicare ancora una volta
come un visionario appassionato di storie, ma in questo caso
il registro è quello degli intrecci
soprattutto psicologici. Lo scenario è dato dagli ambienti
decadenti e neogotici descritti
nel racconto, che sollecitano
l’artista ad abbondare col nero
delle inchiostrazioni tra i
personaggi in maschera.
Sarebbe certo riduttivo definire
Haz, in questo caso,
semplicemente come incisore di
ambientazioni. Equivarrebbe a
disconoscere il valore che le
situazioni spaziali - o le assenze
di spazio ottenute attraverso
l’uso del nero - assumono
proprio nel manifestare i risvolti
psicologici complessi e talora
sotterranei delle scene
raffigurate.
Per quanto riguarda Dickens,
interessa sottolineare come
nella mostra veronese si
espongano, in particolare, le
dodici acqueforti “Dickens-Christmas” edite in cartella
da Vanni Scheiwiller. L’editore le
pubblica anche nel 1981 in volume col suo celebre marchio
tipografico “All’insegna del pesce
d’oro”. Il racconto Un albero di
Natale - tra i meno noti di Dickens - nell’occasione venne
tradotto per la prima volta in
italiano
da
Valentina
Poggi-Ghigi. A corredo del vol-
La sveglia
ume, i saggi di Ada Nisbet,
Guido Almansi, Vito Amoruso,
Marisa Bulgheroni, Alberto
Castoldi
e
Valentina
Poggi-Ghigi.
In quel testo si trova, forse più
sorprendentemente, uno
“Scritto per la cartella di dodici
acqueforti Dickens-Christmas”
dello stesso Mirando Haz. Quel
rapporto di complementarietà e
libertà interpretativa che si
instaura ogni volta rinnovato fra
scrittore e illustratore è dunque
destinato in questo caso
specifico a complicarsi
ulteriormente. Haz non vuole
assumere, ovviamente e
intelligentemente, le vesti di un
critico o di un erudito, di un
insegnante o di cronista, come
osserva nella sua introduzione
Valentina Poggi-Ghigi. Si dà il
caso, anzi, che anche in questo
scritto, come nelle sue
acqueforti, Haz sia “artista che
risponde alle creazioni di un
altro artista, in un rapporto
esclusivo che ha sempre
qualcosa di misterioso, che non
si può condividere o
comprendere del tutto da terzi”.
Fatte salve queste premesse di
metodo, a leggere lo scritto di Haz
e a osservare la dimensione
visionaria e persino conturbante
delle dodici acqueforti che
accompagnano il testo di Dickens, si trova un’adesione al
disagio del vivere i miti più che i
riti del Natale, perché coinvolti
nell’ottica di un consumismo
egoista spesso inconsapevole che
ne ottenebra il vero significato, o
addirittura lo fa vivere in modo
contraddittorio e vano, o infine
addirittura lo nega.
Tutto questo si esprime con una
sensibilità
propriamente
contemporanea che è quasi
dilaniante. Se la noia, osserva
Haz, “avvolge in nebbia e
ghiaccio qualsiasi giornata di festa, [nel periodo di Natale] il genere
umano sembra muoversi più
maggio 2012
velocemente verso qualcosa di
cui non ha mai conosciuto il
significato”. Finalità è il tavolo da
pranzo “da dove chi non fa parte
del gruppo (...) viene escluso con i
”no" più gentili, vili e micidiali".
La descrizione del giorno di festa
di Haz è perfettamente
immaginifica: “È in questa
giornata centrale dell’anno che
sembra
concentrarsi,
avvolgendosi e contorcendosi,
negli arabeschi più intricati e
misteriosi, nei suoni più flautati e
modulati, nelle luci più bianche
di specchi e argenterie, il
monosillabo terribile, velenoso e
intransigente, su cui si annidano
i delitti degli uomini contro il
prossimo, quel monosillabo
secco, imperativo e decisivo che è
il no. Questo aspro preambolo è
necessario per scandagliare, nel
profondo e nell’essenza, il clima
natalizio delle opere di Charles
Dickens”.
Le immagini di Haz esorcizzano
questa negatività, contengono
strane creature appollaiate sui
rami dell’albero. L’albero stesso è
in movimento e mutazione,
passando dal vero all’irreale. Lo
spazio buio è popolato di
maschere, occhi incavati, bocche
aperte, mani tese e capelli sciolti.
Anche se sono molte le candele
accese, l’albero non ha
splendore. Se l’escluso è il
bambino, gli oggetti dell’albero
pag. 9
assumono per lui una
dimensione addirittura spettrale
e minacciosa.
Il valore esorcizzante di tutto
questo è dichiarato da Haz: “Un
clima d’angoscia e di solitudine
che, nelle notti avare d’amore,
l’infelice acquafortista ha
cesellato con intrecci spinosi, con
maschere arroventate, con
pugnali avvelenati, per
esorcizzare le vibrazioni negative
del giorno più solenne dell’anno”.
In questo modo si esprime in
immagini la consapevolezza che
Dickens “ha analizzato,
combattuto e dissacrato il rituale
delle negazioni”. Nei suoi scritti
avvertiamo
distinzioni
esasperate e cristalline tra ciò
che è positivo e negativo, tra il
mondo del sì e quello del no, tra
luce e tenebre, tra bianco e nero,
tra “angeli buoni e angeli cattivi”.
Per lo scrittore inglese
l’esclusione, la negazione del
rapporto caritatevole è simbolo
del potere e si manifesta a ogni
livello e categoria sociale, la
società vittoriana come pure la
nostra cosiddetta “buona
società”, il cui benpensante è il
mascherato. Il “non c’è posto”
riguarda poi i bambini nei cui
confronti la perversità e falsità del
meccanismo si manifesta con
risultati della massima angoscia.
Questa atmosfera natalizia è in
Dickens stesso descritta a un
tempo con realismo e
visionarietà: “Tutto assume osserva Haz - una forma secca
che si frantuma, si muta in
qualcosa oltre il significato, senza
confine tra persone, oggetti, e
paesaggio, nel più sfrenato
scambio dei ruoli”. Per
l’acquafortista questo genera la
convinzione che è tempo di
“sgretolare lo schema della
tradizione figurativa”, pena
“un’arte che fa la parodia di se
stessa”.
Giorgio Fossaluzza
Università di Verona
La sveglia
maggio 2012
La tesi di laurea? L’ho preparata in Australia
I
n un gelido pomeriggio di
Gennaio arrivò la conferma,
l’applicazione per la borsa di
studio era andata a buon fine e
l’Università del Western Australia aveva accettato i termini
dell’accordo bilaterale tra le
due istituzioni. Sì, finalmente
sarei potuto partire per
l’Australia con una borsa di
studio per condurre la mia tesi
di Laurea Magistrale in
Scienze Ambientali.
Forse però, prima di
continuare è meglio fare un po’
d’ordine. Sono Matteo, uno
studente di Scienze e
Tecnologie per l’Ambiente e il
Territorio dell’Università degli
studi di Milano – Bicocca
nonché ex allievo del Sant’Alex
al quale è venuta la follia di
sfruttare
le
proprie
conoscenze
per
poter
realizzare un suo sogno,
visitare l’Australia.
L’idea mi venne inizialmente
per gioco quando un prof. durante una lezione disse che in
Australia c’è bisogno di gente e
che la ricerca, soprattutto nel
campo ambientale e in
particolare sui cambiamenti
climatici, è molto sviluppata.
Io, come fanno i bravi marinai,
iniziai subito a fantasticare su
quale magnifica esperienza
potesse essere e chissà quali
magnifiche avventure avrei
potuto vivere.
Passato il primo momento da
sognatore, mi misi subito
all’opera per tentare di
raggiungere quell’obiettivo e
dopo mesi spesi a dialogare
con segreterie, ambasciate e
uffici legali finalmente ottenni
l’accordo tra le due università,
il visto d’ingresso nel paese per
un anno e il progetto di base
per la mia ricerca.
Il 4 luglio 2011 diventai
indipendente pure io e partii
per Perth dove atterrai dopo
ventitré ore di viaggio.
Perth è la capitale del Western
Australia, lo stato più grande
della Monarchia parlamentare
federale Australiana. Ospita
una popolazione di 2.3 milioni
di persone pressappoco un
decimo della popolazione
totale del Paese.
Perth, la capitale dello stato
appunto conta 1.6 milioni di
abitanti diffusi su un territorio
pari a circa tre volte l’area
urbana di Milano.
In questa cittadina c’è una
delle più attraenti università
australiane, l’UWA, fondata
nel 1911 e che annovera tra i
suoi studenti e professori
illustri ben tre premi Nobel.
Il mio progetto è stato condotto
nel dipartimento d’ingegneria
ambientale e più precisamente
nel Centre for Water Research
(CWR) sotto la supervisione
del direttore del centro che
molto pazientemente mi ha
guidato nel processo di
apprendimento.
Il CWR è un piccolo centro di
ricerca dove s’incontrano
professori e studenti che
scambiano conoscenze e
tecniche provenienti da tutto il
mondo.
Negli ultimi anni il CWR ha
sviluppato diversi progetti
internazionali tra cui il
monitoraggio dei grandi laghi
USA, la riqualificazione di Marina Bay a Singapore e due in
Italia per seguire l’evoluzione
del M.O.S.E a Venezia e la
riqualificazione del lago di
Como. Nel mio piccolo mi sono
occupato di calibrare il
modello numerico 3D che è
stato sviluppato negli ultimi
dieci anni dal CWR. Questo
modello
permette
di
monitorare un corpo d’acqua
superficiale e prevalentemente
costiero tidale o lacustre nella
maggioranza degli aspetti
idrologici ed ecologici partendo
da parametri fisico-chimici per
finire alla modellizzazione di
pag. 10
gruppi zoo e fitoplanctonici. Le
innovazioni offerte da questo
modello sono: in primis la
tridimensionalità che permette
di avere una visione dettagliata
dell’ambiente in studiato e
secondariamente la possibilità
di impostare un sistema in
real-time che permetta di
seguire l’evoluzione del corpo
idrico studiato nel dettaglio e
con una risoluzione spaziale e
temporale impossibile da
ottenere con campionamenti
sul campo.
Durante la mia permanenza ho
avuto la fortuna di conoscere
giovani studenti PhD (quello
che chiamiamo dottorato in
Italia) provenienti da Australia,
Iran, Venezuela, Brasile, Argentina, USA, Italia Francia
Olanda, Inghilterra e potrei fare
un elenco molto più lungo.
Insomma, dall’altra parte del
mondo, lontano di casa e al di
fuori del mondo s’impara a
conoscere il Mondo.
Grazie a questa esperienza ho
imparato che l’Australia non è
sono solo paesaggi sterminati,
canguri, koala e deserto ma
anche e soprattutto un paese
pieno
di
occasioni
e
opportunità che ha il vantaggio
di potersi sviluppare partendo
dagli errori che altri paesi
fecero a loro tempo durante il
grande boom. Australia, il
posto dove essere nei prossimi
dieci anni.
Matteo Mattavelli
La sveglia
l Liceo Scientifico del Sant’Alex
IEcchissenefrega!
compie
quarant’anni!
E con questo sono a posto con il
tema conduttore di codesta
edizione della Sveglia (de La
Sveglia? della La Sveglia? di La
Sveglia? Ma perché i nomi dei
giornali c’hanno sempre
l’articolo che mi sguara su le
preposizioni articolate?),
epperdunque posso passare a
parlarvi di ciò che più mi
aggrada… come? Cheddite? Ho
liquidato
con
troppa
superficialità, financo con
spocchiosa
supponenza,
l’ottavo lustro (sìc pér òt
quaranta, per chi avesse
problemi) dello scientifico liceo?
Vabbene, riparliamone. Il Liceo
Scientifico del Sant’Alex compie
quarant’anni! Ecchissenefrega!
Ecchessaramai? Li ho compiuti
anche io i quarant’anni e non è
che mi hanno dedicato la più
parte di un qualche giornale. E
non è nemmeno un granché di
cifra. Magari fra dieci anni
facciamo una bella festa, eh?
Con i confetti dorati con la
stagnola che vanno bene per i
cinquant’anni e che poi ti resta
tutta la stagnola dorata sui
denti che sembri un Uzbeko. E
insomma! Noi che abbiamo
fatto il Classico al Sant’Alex ci
scomodiamo solo per le
ricorrenze secolari (nel senso
che si ripetono ogni secolo, non
nel senso di laiche o non
ecclesiastiche) e poi lasciatemi
perpetuare quel gioco delle parti
che prevede che chi ha fatto il
Classico
assuma
un
maggio 2012
atteggiamento di sprezzante
superiorità nei confronti di chi
ha fatto lo Scientifico e
viceversa. Ok, va bene…
congratulazioni al Liceo
Scientifico del Sant’Alex che per
quarant’anni ha sfornato menti
eccelse e personaggi di
prim’ordine. Non cito esempi
perché non vorrei dimenticare
nessuno e poi perché gli esempi
che mi vengono in mente erano
tutti del Classico. E con questo
chiudiamo le celebrazioni.
Perché in realtà oggi volevo
parlare non di Sant’Alessandro
ma di Sant’Antonio. Nel senso
di catene di Sant’Antonio.
Intanto cominciamo col dire che
si chiamano così perché negli
anni ’50 erano diffusissime le
lettere che invitavano a recitare
“tre Ave Maria a Sant’Antonio”
(che è più facile che tre Ave Antonio
a
Santa
Maria)
promettendo fortune a chi
avesse copiato e distribuito la
missiva e raccontando le
disgrazie capitate a chi le aveva
ignorate. Che poi mi viene in
mente l’origine del modo di dire
“fare il portoghese” (detto di chi
si intrufola da qualche parte
senza pagare il biglietto) che in
realtà sarebbe “fare il romano”,
visto che fu l’ambasciatore
portoghese presso la Santa
Sede a organizzare nel XVIII
secolo uno spettacolo teatrale
cui i Portoghesi potevano
accedere
gratuitamente
dichiarando
la
propria
nazionalità e i Romani quelli
che entrarono a sbafo
dichiarando falsamente di
essere Portoghesi, ma questo
non c’entra molto con
Sant’Antonio. Però mi piaceva
raccontarvelo e magari non lo
sapevate e adesso invece sì.
Comunque, tornando alle
catene e a Sant’Antonio…
giusto oggi mi maila (voce del
verbo mailare = inviare via mail)
un deficiente che mi segnala
che luglio 2012 avrà 5 venerdì,
5 sabati e 5 domeniche e che
quindi secondo il Feng Shuei
cinese (ma va’? Se non
specificava “cinese” avrei
pag. 11
pensato tedesco o anche
ucraino) quest’anno sarà un
“money bag” (e perché in
Inglese?), ma solo per chi
pubblicizzerà ad almeno tot
persone la rarissima occorrenza
che capita ogni 823 anni! Ora
mi chiedo… se già era una
scemenza l’anno scorso (visto
che i 5 venerdì et cetera erano
nel luglio 2011) e la rarissima
occorrenza si era già verificata
nel 2005 e si ripeterà anche nel
2016, ‘sto imbecille non poteva
almeno guardare il calendario
prima di procurarmi un
ulteriore peggioramento di un
umore già di per sé pessimo? Sì,
è vero, non è un’impresa
titanica cestinare una mail in
compagnia di tutte quelle che
promettono di aumentare le
dimensioni di talune parti del
mio corpo, di quelle che mi
offrono a prezzi di realizzo cose
che non vorrei nemmeno gratis
e di quelle dell’Eugenio (ma voi
non diteglielo se no si offende).
Ma è il principio che conta. E il
principio è che uno prima di
passare una bufala dovrebbe
almeno scartare quelle evidenti.
E invece… almeno quella dei
“bonsai kittens” era carina…
non la conoscete? Bellissima!
Un gruppo di buontemponi
pubblicò un sito web in cui
venivano fornite le istruzioni per
la creazione dei “gatti bonsai in
bottiglia” e messo in vendita il
relativo kit. Le immagini
(tarocche) erano talmente
realistiche che si scatenò un
putiferio mediatico con tanto di
intervento di FBI, oscuramento
del sito per istigazione a
delinquere, crisi isterica di Licia
Colò e catene di Sant’Antonio
via mail a denunciare l’orrore.
Fantastico!
C’è
ancora
qualcuno che manda la mail
con convinzione a distanza di
dieci anni! Se cercate sul web
potete ancora trovare le foto e
farvi due risate. Sempre se non
siete troppo impegnati con i
festeggiamenti
per
i
quarant’anni del Liceo
Scientifico del Sant’Alex…
Masse
La sveglia
maggio 2012
Oggi la Grecia e domani l’Italia?
«Il governo di occupazione di
Tsolakoglou* ha letteralmente
annullato la mia capacità di
sopravvivere con una pensione
dignitosa, per la quale avevo già
pagato (senza aiuti pubblici) per
35 anni. La mia età mi impedisce
di dare una risposta decente
individuale (senza ovviamente
escludere la possibilità di essere la
seconda persona a prendere le
armi se qualcun altro dovesse
decidere di farlo), non trovo altra
soluzione che una fine dignitosa,
prima di dover ricorrere alla
spazzatura per sopperire alle mie
esigenze nutrizionali. Un giorno,
credo, i giovani senza futuro
prenderanno le armi e
appenderanno i traditori del paese
a piazza Syntagma, proprio come
gli italiani hanno fatto con Mussolini nel 1945».
Poche dure parole affidate
all’inchiostro di una penna e poi il
gesto estremo: il 4 aprile scorso,
nel cuore di Atene, in quella piazza
Syntagma divenuta tristemente
celebre per le proteste dei Greci
contro i continui tagli di bilancio
intimati dalla trojka (Fondo
Monetario Internazionale - Banca
Centra Europea - Unione
Europea), il settantasettenne
pensionato Dimitris Christoulas si
è sparato un colpo alla testa.
Si è trattato di un atto politico, non
dettato esclusivamente dalla
comprensibile esasperazione di un
anziano la cui pensione più volte
mutilata non era più sufficiente a
garantire uno stile di vita
dignitoso. A muovere la mano di
Christoulas, come si può intuire
dal tono veemente della sua
lettera, è stata anzitutto
l’indignazione. È stata la precisa
volontà di dare voce a un
malessere collettivo attraverso la
combinazione esplosiva che
sempre viene a prodursi quando
morte e protesta si danno
appuntamento nella medesima
piazza.
Un malessere che negli ultimi due
anni ha fatto quasi raddoppiare il
tasso di suicidi in un paese che,
tra i membri dell’UE, occupava
fino al 2010 l’ultimo posto di
questa triste classifica.
Il baratro in cui sta precipitando la
Grecia sta assumendo sempre più
i contorni di una vera e propria
crisi umanitaria. A darne ulteriore
conferma ha contribuito, pochi
giorni dopo la tragedia di piazza
Syntagma, il rapporto diffuso
dall’Unicef e dall’Università di
Atene, dal quale è emerso che ben
439mila bambini greci soffrono
oggi di malnutrizione, circa uno su
cinque.
La Grecia è ormai agli occhi di tutto il mondo il malato d’Europa. Se
accettiamo questa metafora
medica, va però riconosciuto che
finora l’antica Ellade è stata
trattata non come un paziente
bisognoso di cure, ma alla stregua
di un pericoloso appestato.
Terrorizzati dalla possibilità di
venire in qualche modo contagiati,
abbiamo fatto di tutto per isolare la
Grecia dal resto di un’Europa di
per sé sana e svergognata suo
malgrado da un cugino
scapestrato. Ci hanno trovato
pronti a deprecare e a
meravigliarci delle rischiose scelte
economiche e politiche prese dai
Greci – scelte che, in verità,
abbiamo assecondato per oltre 10
anni –, preparando sulle labbra il
cinico adagio “chi è causa del suo
mal…”. Abbiamo assistito al
compiersi del dramma mostrando
quel meschino compiacimento
che – diceva bene Lucrezio – si
prova guardando da terra il
naufragio lontano.
Oggi non è più ammissibile
persistere in un simile
atteggiamento. L’Europa, se
davvero desideriamo che esista
una realtà e un ideale che rechi
questo nome, non può lasciare che
una parte di sé muoia nella
malriposta speranza che il
sacrificio di un intero paese possa
esimere gli altri dal vivere un
domani la medesima sorte. Le
storie che ormai quotidianamente
giungono alle nostre orecchie
dall’altra sponda dell’Adriatico
reclamano una risposta.
Francamente dubito che tale
risposta possa arrivare dalla
tecnocrazia alla quale abbiamo
delegato la nostra sovranità
nazionale e sovranazionale.
Certamente la Grecia continuerà
ad avere estremo bisogno di
risposte economiche forti, di aiuti
per il presente e di strategie di
crescita per il futuro. Ma forte
dovrà essere anzitutto la risposta
umana al dolore che la sta
straziando.
Roberto Vedovati
* Georgios Tsolakoglu era l’ufficiale
militare collaborazionista divenuto
Primo Ministro della Grecia durante
l’occupazione nazi-fascista.
Neonati senza latte nel Chacas, Perù
Maria Grazia Oberti è un’ex allieva del Collegio Sant’Alessandro.
Dopo laurea in Medicina è partita per un anno di volontariato in Perù
presso l’ospedale Mama Ashu di Chacas, sulle Ande peruviane. In
questi giorni ci ha fatto pervenire una appello drammatico. Nel suo
ospedale stanno per esaurirsi le scorte di latte in polvere per i neonati.
Gli Ex allievi del Collegio Sant’Alessandro possono fare qualcosa?
Potrebbero acquistare in farmacia una confezione di latte in polvere e
consegnarla al professor Donadoni in Biblioteca? Chi fosse in grado
di proporre altre modalità di aiuto ne riferisca al prof. Eugenio
Donadoni. Non dimenticate che dei neonati resteranno senza latte!
pag. 12
La sveglia
maggio 2012
Marta Recalcati e Barbara Piazza
Un quarto di secolo al Sant’Alex
D
ue donne determinate e
con una grande passione
per la letteratura. Italiana una,
inglese l’altra. Ma ad
accomunare le professoresse
Barbara Piazza e Marta
Recalcati, oltre all’età, è
soprattutto il traguardo appena
raggiunto: 25 anni di
insegnamento. Praticamente
tutti trascorsi nelle aule del
Sant’Alessandro. La prima in
palestra, la seconda nelle aule
del liceo scientifico.
«Ho iniziato a insegnare 29
anni fa a Lecco» racconta la
docente di educazione fisica.
«Ero una studentessa poco più
che 20enne appena uscita
dall’Isef e i ragazzi cui dovevo
insegnare erano poco più
piccoli di me. Ho cercato subito
di instaurare con loro un
rapporto di partecipazione, di
scambio reciproco. Che poi è
quello che mi impegno a fare
ogni giorno anche oggi».
Anche la professoressa
Recalcati il suo esordio come
insegnante lo ha ancora ben
impresso nella memoria: «È
stato in una seconda liceo
scientifico, praticamente
avevamo solo dieci anni di
differenza. Io ero molto
impacciata e loro mi hanno
scrutata come a chiedersi chi
fossi. Ma sono stata fortunata:
Professoressa Marta Recalcati
era una “classe di platino” e i
miei colleghi più anziani mi
hanno fatto da tutor. Sono
cresciuta insieme a loro e ai
ragazzi:
il
collegio
Sant’Alessandro è una grande
famiglia».
Una famiglia molto cambiata
nell’ultimo quarto di secolo: «I
ragazzi che mi trovo di fronte
ora sono più rinunciatari:
rifiutano lo sforzo mentale,
vogliono ottenere tutto subito»
spiega Recalcati. «Ma non è solo
colpa loro: da una parte hanno
dei genitori più fragili, che non
accettano che i loro figli
debbano fare fatica, dall’altra si
trovano intorno troppe
distrazioni, tra tv, internet e
videogames vari, e capisci che
devono affrontare una lotta
quotidiana per resistere a
queste tentazioni e aprire i libri.
È difficile, lo vedo ogni giorno
anche con mio figlio Carlo. Ma il
mio motto è: mai rinunciare e
mai smettere di imparare!
Questo vale per tutti gli
studenti ma anche per noi
insegnanti».
Lo stesso slogan potrebbe
risuonare in palestra durante
una lezione della professoressa
Piazza: «Se il mio obiettivo fosse
soltanto valutare le prestazioni
atletiche dei ragazzi lavorerei in
qualche società sportiva, ma la
mia fatica quotidiana non è far
correre più veloce i miei allievi,
ma aiutarli a crescere come
persone.
Il bello dell’insegnamento è lo
scambio: ogni classe reagisce
in maniera diversa alle lezioni e
ciò è stimolante. Il movimento
per me è solo un “pretesto”, è il
mezzo per tirare fuori la
personalità dei ragazzi. Per
questo sempre più spesso
cerco di affiancare alla pratica
di sport più tradizionali, come
l’atletica, attività nuove, dal
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tennis all’acquagym, dal golf ai
corsi di difesa personale, dove
collaboro con un maestro di
arti marziali e cerco di aiutare le
mie alunne ad utilizzare il
corpo in modo intelligente».
Anche se da ragazza il suo
preferito era il windsurf:
«Quando vivevo sul lago di
Como partivo alle due del
pomeriggio e veleggiavo fino al
tramonto, tanto che trovavo
mia madre preoccupata che
scrutava l’acqua con il binocolo
Professoressa Barbara Piazza
per vedere dove fossi finita. Per
me lo sport era un’espressione
di libertà personale, la stessa
che vorrei trasmettere ai miei
alunni, che invece spesso
hanno
un
amplissimo
ventaglio di opportunità e non
le apprezzano. Ora pratico Tai
Ji Quan, ma quando smetterò
di insegnare vorrei dedicare più
tempo anche al mio amore per
la scrittura». «Io invece se avessi
più tempo libero lo dedicherei
al volontariato» confessa
Recalcati. «Ho avuto tanto dalla
vita, sento di dover restituire
qualcosa». Certo durante
questi 25 anni già ha dato
molto ai ragazzi che l’hanno
avuta come insegnante.
«Il bilancio si può fare solo a
esperienza conclusa. Se i miei
studenti sono riusciti a fare loro
anche solo un pezzetto dell’arte
che ho cercato di trasmettergli,
per me è già un successo».
Valentina Ravizza
La sveglia
maggio 2012
Rassegna stampa degli Ex allievi
Saurgnani, che attualmente lavora nella
redazione Economia de L’Eco di Bergamo,
sulla base dei commenti ricevuti in risposta
ai questionari di gradimento trasmessi negli
scorsi mesi ha ricevuto dal Consiglio
direttivo l’incarico di progettare una
riorganizzazione editoriale del periodico.
T. S. da L’Eco di Bergamo
Scappare dall’Italia?
«Chi te lo fa fare di fare ricerca in Italia, con
mezzi e opportunità più limitate, quando le
distanze in Europa si sono
drasticamente ridotte e
siamo
tutti
cittadini
europei?». Così Vittorio
Peano (nella foto), 35 anni, di
Bergamo, ricercatore di fisica
mesoscopica, spiega la scelta
di emigrare prima in
Germania e poi negli Stati Uniti. Dopo la
laurea in Fisica teorica all’Università
Statale di Milano, il dottorato di ricerca a
Dusseldorf: in Germania ci sta tre anni, poi
si prende 8 mesi per scoprire il Sud America
zaino in spalla, quindi torna a Bergamo. «Ho
fatto dei colloqui in Italia, ma quando mi
sentivo chiedere perché avessi perso tempo
con il dottorato ho deciso di tornare in
Germania dove la mia professionalità era
più apprezzata». Prima a Dusseldorf, poi a
Friburgo con un contratto di due anni
all’università. Qui ha conosciuto anche la
moglie russa Natalia. «Come ricercatore è
difficile trovare una posizione permanente,
devi mettere in conto di spostarti spesso».
Infatti a gennaio del 2011 arriva il
trasferimento negli Stati Uniti, con un
contratto di ricerca alla Michigan State University. «A 35 anni inizia a pesarmi questa
vita itinerante». L’idea è di tornare presto in
Germania: «con mia moglie siamo felici
della nostra esperienza negli Usa, ma
vediamo il nostro futuro in Europa».
L. B. dal Corriere della Sera Bergamo
Modina e Nusiner al Sant’Alex
Due ex alunni d’eccezione parleranno di nuovi
media sabato alle 11 nell’auditorium del
collegio vescovile Sant’Alessandro.
Giovanni Modina e Paolo Nusiner, diplomati al
liceo scientifico del collegio rispettivamente nel
1979 e nel 1982,
ricoprono entrambi
ruoli
di
vertice
nell’industria editoriale
italiana.
Modina,
vicedirettore generale
della Gestione diritti di
Rti-Reti televise italiane
Spa dal 2011, da oltre 20 anni opera nel settore
della televisione privata. Ha conseguito la
laurea in Economia aziendale all’Università
Bocconi. Nusiner dal 2002 è direttore generale
di Avvenire Nuova Editoriale Italiana Spa,
società editrice del quotidiano cattolico a
diffusione nazionale. Ha conseguito la laurea in
Economia e commercio presso l’Università
cattolica di Milano. Nusiner e Modina si
confronteranno sul tema «Nuovi media e
comunicazione», conferenza aperta agli
studenti del collegio ma anche a tutti gli
interessati nell’ambito del ciclo «Persone di
scienza». Gli incontri sono promossi nell’ambito
dei 40 anni della maturità scientifica al
Sant’Alessandro.
T. S. da L’Eco di Bergamo
Saurgnani direttore de La Sveglia
Nuovo direttore per La Sveglia, il periodico
dell’associazione Ex allievi
del
collegio
vescovile
Sant’Alessandro. È il
giornalista
Pierluigi
Saurgnani, studente al
Sant’Alessandro tra il 1974 e
il 1979, anno in cui ha
conseguito la maturità classica. Già
membro, nel 1991, del Consiglio direttivo
dell’associazione, Saurgnani «in passato ha
già collaborato a La Sveglia, e anche per
questo è stato ritenuto un candidato idoneo
a contribuire efficacemente alla nostra
attività», ha dichiarato il presidente
dell’associazione Marco Ghitti.
Fabio Finazzi al Corsera Bergamo
Sbarca in terra orobica il grande quotidiano
milanese. Da domani il Corriere della Sera in
città e provincia sarà presente
- tutti i giorni tranne il lunedì con pagine dedicate a
Bergamo, confezionate nella
redazione di piazza della
Libertà, composta da nove
giornalisti e guidata da Fabio
Finazzi, ex caporedattore de L’Eco di Bergamo.
da Bergamonews
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La sveglia
maggio 2012
NOTIZIE DALLA SCUOLA
Notizie in breve
Il nuovo Laboratorio
• Per il secondo anno consecutivo Gabriele
Gambirasio si aggiudica dopo i Giochi di
Archimede anche la fase d’istituto delle
Olimpiadi della Fisica con punti 123 su 200.
L’anno scorso si era fermato a 104. Il record
d’istituto, inavvicinabile, è sempre quello di Alberto
Fustinoni che nel 2004, in quinta scientifico,
totalizzò 171/200 punti.
• Per l’iniziativa “Il pozzo degli orfani” sono stati
venduti 30 calendari per un importo di 150 euro.
• Hannah Lorkin di Perth, Australia, è una
studentessa diciassettenne ospite di 4A
Scientifico.
• Marta Franceschetti è l’assistente del nuovo
laboratorio di Chimica e Scienze, mentre
Federico Tresoldi è l’assistente del Laboratorio di
Fisica.
• Lunedì 27 febbraio Gabriele Gambirasio, Roy
Nessi, Enrico Longo e Gianluca Scanzi hanno
partecipato a Brescia alla fase interprovinciale
delle Olimpiadi della Fisica 2012.
• Gabriele Gambirasio ha partecipato alla fase
provinciale delle Olimpiadi della Matematica.
• Roberta Marzani non ha raggiunto il podio, ma
è stata protagonista di un’altra eccellente prova
ai Campionati del Mondo Cadetti e Giovani in
corso a Mosca. Nella gara individuale la spadista
bergamasca si è classificata al 17° posto, dopo
aver dominato il girone e vinto il match del
tabellone delle 64 contro la danese Donslund per
15-9.
• Stefano Locatelli (3A Liceo Scientifico) ha
partecipato alla XVI Rassegna Nazionale di
Poesia e Narrativa “Anna Malfaiera” della Città di
Fabriano e la sua poesia è stata selezionata per
essere inserita nella pubblicazione. La
premiazione avverrà a Fabriano domenica 13
maggio 2012.
• Luca Oberti di seconda Liceo Classico e Mirko
Bonalda di quarta Liceo Scientifico, sono gli
unici studenti bergamaschi fra i venti ammessi
alla fase regionale delle Olimpiadi di Italiano che
si è disputata il 21 marzo. Luca Oberti si è
classificato al quarto posto con il punteggio di
91,453/100 e Mirko Bonalda al ventesimo.
• La vendita di torte pasquali ha fruttato circa
305 euro. Il ricavato è stato devoluto a favore
dell’associazione “Amici della Pediatria”.
• Beatrice von Wunster (II Liceo Classico) è fra i
cento finalisti della finale nazionale della gara
Kangorou della Lingua Inglese.
Ampolle, vetrini, provette, e naturalmente microscopi
e una cappa chimica per eseguire particolari reazioni.
È stato inaugurato ieri al collegio vescovile
Sant’Alessandro il nuovo laboratorio di chimica e
biologia. Un’aula attesa da tempo e che ha sostituito il
vecchio laboratorio, molto suggestivo con la sua tribuna in legno, che aveva bisogno di essere rinnovato:
«Per una nuova didattica laboratoriale – hanno
sottolineato il rettore, don Luciano Manenti, e il preside Lucio Sisana – non si può prescindere da questi
strumenti che permettono agli studenti di vivere la
scienza in modo più personale e diretto».
Il laboratorio, già intitolato a monsignor Mario
Fornoni, docente di scienza e chimica, è a disposizione
sia degli allievi delle scuole medie sia di quelli del
liceo, classico e scientifico.
«Vista la grande difficoltà di questi tempi a trovare
finanziamenti – ha commentato la dirigente
dell’Ufficio scolastico provinciale Patrizia Graziani
che, tra l’altro, nel suo intervento ha ricordato il ruolo
svolto dalle scuole paritarie nel sistema istruzione – il
laboratorio è un gesto di grande attenzione verso una
didattica di tipo nuovo che deve essere attenta ai grandi
cambiamenti avvenuti nello stile di apprendimento dei
giovani. Non ultimo, è giusto investire nelle scienze e
nella matematica per permettere al nostro Paese di
competere a pieno titolo con i paesi emergenti».
Al termine della cerimonia il laboratorio, attrezzato
anche di un computer connesso alla rete d’istituto e che
consente la condivisione delle immagini inviate dal
microscopio del docente a tutta la classe, è stato
benedetto dal rettore.
T. S. da L’Eco di Bergamo di venerdì 2 marzo 2012
Da destra don Paolo Rossi e il Preside prof. Lucio Sisana
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La sveglia
maggio 2012
ULTIMA PAGINA
Dal Sant’Alessandro
al Festival di Cannes
«La verità, ragazzi, è che quando
Godot è arrivato vi è passato sotto
agli occhi, ma non ve ne siete
neanche accorti». La battuta
risuona in Notizie da Godot, un
cortometraggio di Nicolò Mazza de’
Piccioli (nella foto), classe 1984, ex
allievo del Collegio Vescovile
Sant’Alessandro. Il suo film ha già
ricevuto due riconoscimenti: è
stato selezionato per il Roma
Indipendent Film Festival, che si
svolgerà dal 13 al 20 aprile
prossimi nella Capitale, e per il
Short Film Corner, sezione fuori
concorso del Festival di Cannes.
«Non sono molto bravo a parlare di
me e dei miei lavori», premette il
giovane regista e sceneggiatore
bergamasco, da alcuni anni
residente a Roma; poi, però, si
lascia andare e spiega che Notizie
da Godot, con il suo evidente
rimando all’opera teatrale di Samuel Beckett En attendant Godot, «è
una commedia amara, una storia
corale che ammicca anche a La
terrazza di Ettore Scola e al cinema
di Woody Allen. Un gruppo di
persone si riunisce per festeggiare
una
conoscente,
una
sceneggiatrice il cui film è stato
ammesso a un festival. Il tempo
passa tra chiacchiere e discorsi
inconcludenti, come se costoro
tentassero di riempire con le parole
il vuoto delle loro anime: hanno
sempre preferito aspettare,
piuttosto che impegnarsi in un
progetto di vita. A un certo punto,
uno dei presenti informa gli altri
che Godot (nella pièce di Beckett, il
misterioso personaggio vanamente
atteso da Vladimiro ed Estragone)
è già passato, senza che nessuno lo
notasse». Nicolò Mazza de’ Piccioli
ha frequentato a Bergamo i corsi di
Lab 80 e ha poi conseguito il diploma in regia e sceneggiatura
presso l’Accademia Rosebud di
Roma. «Notizie da Godot – racconta
– non è il primo cortometraggio da
me realizzato, ma si è rivelato
senz’altro il più impegnativo.
Desideravo girare un film nella mia
città d’origine, Bergamo: ho potuto
avere come location Palazzo
Stampa, in viale Vittorio
Emanuele, e nelle sequenze in
esterni appaiono scorci del centro
cittadino.
Ho
scritto
la
sceneggiatura in un paio di mesi; le
riprese, nell’aprile del 2011, sono
durate una settimana, mentre il
lavoro di post-produzione si è
protratto fino allo scorso gennaio».
Direttore della fotografia di Notizie
da Godot è Luca Coassin; tra gli
attori figurano Silvia Degrandi,
Serena Iansiti, Gabriele Sangrigoli
e il bergamasco Giorgio Marchesi
(il trailer e altre informazioni sul
film sono all’indirizzo Internet
notiziedagodot.blogspot.com). Se
gli si chiede a quali altri progetti sia
intento, Nicolò Mazza de’ Piccioli
risponde che ha appena scritto la
sceneggiatura di una sitcom e che
sta pensando da tempo a un
lungometraggio: «Spero di trovare
una casa di produzione interessata
– aggiunge -, in modo da poter
realizzare questo mio desiderio,
diciamo entro un paio d’anni.
Sarebbe particolarmente bello, poi,
se potessi girare ancora dei film a
Bergamo»
Giulio Brotti
Addio carta, La Sveglia diventa on-line
Cari Amici, quello che avete in mano è l’ultimo numero cartaceo de
“La Sveglia”. Il Consiglio Direttivo ha infatti deliberato un piano di
riorganizzazione editoriale del nostro periodico. Nei prossimi mesi, il
foglio si trasformerà in un giornale on-line (www.exsantalex.it). Un
passaggio obbligato, imposto dai costi crescenti di stampa e
spedizione, ma resosi anche necessario per adeguare ai tempi
moderni il vecchio e glorioso organo degli ex allievi (il primo numero
risale all’ormai lontano 1948), così come richiesto anche dalla
maggioranza di chi, tra voi, ha risposto ai questionari degli scorsi
mesi. La nuova formula ci permetterà di avere più spazio a
disposizione e di raggiungere in maniera più rapida la platea di voi ex
allievi e anche di interagire e di dialogare con voi. “La Sveglia” sarà
fatta sempre più da voi e, in questo senso, vi invitiamo già fin d’ora ad
inviarci contributi di notizie, idee, pensieri, fotografie, ricordi al
seguente indirizzo email: [email protected]. Per il futuro,
l’obiettivo è anche quello di essere presenti sui social network, e il
giornale sarà consultabile anche con smartphone. Una newsletter
che invieremo periodicamente vi informerà sugli aggiornamenti de “
La Sveglia” on-line (se vorrete riceverla, vi invitiamo pertanto a
trasmetterci la vostra mail).
Se da un lato “La Sveglia” cambia pelle e diventa interattiva, dall’altro
resta sé stessa, continuando a svolgere il ruolo di sempre: tenere
aperto un canale informativo e di dialogo con voi che siete rimasti
affettivamente legati non solo al Collegio ma a tutta la nostra
comunità e ai valori che essa rappresenta. Un grazie alla redazione de
“La Sveglia” in edizione cartacea e, in particolare, ai prof. Donadoni e
Gualandris per tutto il lavoro appassionato di questi anni. La
redazione resterà comunque a lavorare con noi al nostro nuovo
progetto. Arrivederci dunque a presto... on-line!
Pierluigi Saurgnani e Marco Ghitti
La Redazione: Teresa Capezzuto, Gianpietro Masserini, Roberto Vedovati. Segretario di redazione: Eugenio Donadoni. Grafica: Fabio
Colombo e Domenico Gualandris. LA SVEGLIA c/o Biblioteca Collegio Vescovile Sant’Alessandro via Garibaldi 3, 24122 Bergamo
Tel. 035 21 85 00 - Fax. 035 388 60 88 - Internet: www.exsantalex.it - www.santalex.it email: [email protected]
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