La Sveglia - Maggio 2012 - Collegio Vescovile S. Alessandro
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La Sveglia - Maggio 2012 - Collegio Vescovile S. Alessandro
Anno LVI - semestrale - n. 1 - Maggio 2012 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Bergamo Notiziario per gli Ex allievi del Collegio Vescovile Sant’Alessandro in Bergamo e per le loro famiglie Direttore responsabile: Pierluigi Saurgnani; autorizzazione n. 8 del 17/05/1948 del Tribunale di Bergamo. Con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica Sabato 19 maggio assemblea annuale Uno slogan per il Sant’Alessandro 40 anni e (non) sentirli A scuola... di persona Non si offenda nessuno, soprattutto i quarantenni (miei coetanei per altro). Ma i quarant’anni che noi “sentiamo” sono ovviamente quelli della prima maturità del Liceo Scientifico. Le iniziative per questa ricorrenza stanno mettendo in moto un rilancio del Liceo Scientifico di oggi. Rinnovamento dei laboratori e quindi della didattica; incontro con persone (ex allievi per l’appunto) con le quali discutere di scienza ed etica (questo il taglio degli incontri chiamati “persone di scienza”), il riproporsi anche del convegno “Fantastika!” in riferimento alla seconda edizione del “Premio Lorenzo Capellini”. Il collegio sta cercando di rinnovare la sua proposta e di intensificare le offerte formative in modo speciale nell’ambito linguistico e in quello scientifico. Sta contribuendo fattivamente a questa spinta anche l’associazione ex-allievi: lo dico senza falsa retorica auspicando un sempre maggiore coinvolgimento; mi sia permesso spendere una parola di ringraziamento al presidente dott. Marco Ghitti per la passione che sta profondendo per l’associazione e per la scuola. Un ringraziamento anche a tutti gli ex-allievi che stanno sostenendo, in diversi modi, la nostra associazione. Spero infine di incontrarvi sabato 19 maggio alle 17.00 per l’assemblea annuale degli Ex allievi. Saranno premiate le professoresse Barbara Piazza e Marta Recalcati per i primi venticinque anni di insegnamento al Sant’Alessandro. I neolaureati riceveranno un simpatico omaggio con la “griffe” del Collegio. Sarà anche l’occasione per festeggiare la ricorrenza degli esami di maturità per chi ha conseguito la maturità negli anni 2002, 1992, 1982, 1972, 1962. Prima dell’incontro sarà celebrata una Santa Messa in suffragio dei nostri defunti. Ci sarà anche mons. Achille Sana. Don Luciano Manenti - Rettore Nell’anno del quarantesimo della prima maturità del Liceo Scientifico presso il Collegio S. Alessandro l’istituto ha scelto come slogan per comunicarsi il motto “A scuola … di persona”. E’ opportuna una riflessione. Il tema della persona diventa centrale in questa dichiarazione di intenti, che riassume il protagonismo del soggetto sia come presenza (la scuola non può essere fatta per delega) che come obiettivo della formazione (la scuola, attraverso le discipline, educa e forma l’uomo, preparandolo per l’ingresso nella società civile). Inoltre il concetto di persona abbraccia non solo gli studenti, indiscussi protagonisti della proposta, ma anche i docenti, i genitori, i non docenti, il preside e il rettore, insomma tutti coloro che a vario titolo ruotano attorno al mondo “scuola”. Potremmo fermarci qui nella riflessione sottolineando l’ambizione del progetto, ma non servirebbe; il passo successivo è chiederci se e come lo slogan diventa proposta, si fa attenzione quotidiana, si offre come cartina al tornasole dell’efficacia educativa e formativa del Collegio. La storia ci puntella: considerare la bellezza di tante figure di ex alunni sia affermati nella società in ruoli di responsabilità sia semplicemente nella vita familiare (fedeli mariti/mogli e padri/madri attenti) è prova di un successo formativo che riguarda l’investimento nel passato. Oggi la società ci sfida a scelte nuove e coraggiose; cambia l’idea di “persona”, cambia l’idea di “educazione”, cambia anche l’idea di “successo”. E’ in atto una radicale trasformazione, che la scuola deve captare e incarnare, vincendo la scommessa di valorizzare sempre e comunque l’individuo, attraverso un sapiente cocktail tra gli insegnamenti della tradizione e una fiduciosa apertura al nuovo che avanza. Si investe tutto il capitale intellettivo, affettivo, spirituale sulla “persona” nella convinzione che solo una società di persone possa essere degna di vivere le sfide che il presente ci propone. Speriamo di essere all’altezza del compito. Lucio Sisana - Preside La sveglia Il Liceo Scientifico del Sant’Alessandro compie 40 anni e “La Sveglia” ha voluto ripercorrere la sua ormai lunga storia attraverso le testimonianze di alcuni suoi insegnanti che rievocano quegli anni, valutando nel suo complesso la scuola in un confronto tra il presente e il passato. Qui sotto la sintesi dei contributi dei docenti. “Ho insegnato Religione cattolica – ricorda il professor don Stefano Maffioletti - dal settembre 1995 al novembre 2004. I ricordi di quegli anni sono sicuramente positivi anche se qualche fatica non può essere nascosta, soprattutto quando insegnavo 21 ore settimanali. Ci sono stati cambiamenti notevoli, in particolare, a mio parere, nel rapporto docente/studenti: io avevo “quasi paura” dei miei insegnanti, anche di quello di Religione, cosa che credo e spero di non aver mai trasmesso ai ragazzi. Tra gli insegnanti, oltre al Preside Mons Achille Sana, non posso non ricordare, nel Liceo Scientifico, coloro che fino a maggio 2012 1972-2012 quarant’anni Liceo Scientifico qualche anno fa, ed in parte anche oggi, rappresentano il “nucleo storico”del Collegio Docenti. Solo per fare qualche esempio: Balestra, Calzana, Campana, Clivati, Donadoni, Morosini, Odinolfi, Piazza, Recalcati, Ruch, Togni, Sonzogni, Zizzo. Gli studenti, quando mi capita di incrociarli, li ricordo e riconosco più o meno tutti; in particolare quelli ai quali ho benedetto le Nozze e/o battezzato i figli”. La professoressa Daniela Maggioni rievoca: “Ho insegnato Filosofia e Storia al Liceo Scientifico dal 1974 al 1985 e poi il mio incarico è stato trasformato in quello di Psicologa, da un’idea di Monsignor Achille Sana e mia, fino al 2001. Al Sant’Alessandro sono entrata a 23 anni, un mese prima di laurearmi, e nel corso di oltre 25 anni ho avuto modo Mons. Paolo Carrara (a sinistra) e mons. Achille Sana (a destra) sono stati i principali protagonisti della storia del Collegio Vescovile Sant’Alessandro tra il 1967 e il 2011. Mons. Paolo Carrara è stato Rettore dal 1947 al 1977 e Preside dal 1947 al 1980. Mons. Achille Sana è stato Rettore dal 1977 al 2011 e Preside dal 1984 al 2009. pag. 2 di partecipare allo sviluppo della Scuola e alle profonde modificazioni culturali e istituzionali di quegli anni. Ricordo la stima prima di Monsignor Carrara e poi di Monsignor Sana nei miei confronti, nonostante la differenza generazionale, di formazione e di visione del ruolo della scuola. Ricordo, di quei primi anni, la passione condivisa e l’amicizia con Amadigi, Gallizioli, Noris, Donadoni, Doneda, don Tarantini; ma anche la reciproca e direi affettuosa collaborazione con quelli che per me erano i “vecchi” e segnatamente i mitici Suter, Lussana, Sonzogni e Locatelli. ma stoppiamo l’amarcord. Non so come sia cambiata la Scuola, ma per certo la motivazione degli studenti, il ruolo sociale degli insegnanti, l’orientamento cattolico, le proposte educative formative, curricoli e non, nel periodo 1975-1990 si sono ampliate, adeguate, precisate e talora anche annacquate. Credo che il ruolo dei genitori sia molto cambiato in quegli anni, e che Preside e Docenti abbiano faticosamente preservato la serietà e specificità della proposta del S. Alex a fronte di richieste di efficienza e risultato a tutti i costi, magari in nome della retta... Sì secondo me si tratta di una buona Scuola, in tutti i sensi. Non ho mai avuto la sensazione che fosse una Scuola d’élite, ma piuttosto un Liceo di preparazione culturale generale, non così spiccatamente scientifico, e continua alle pagine successive La sveglia che nel vissuto comune passava per “più facile” e “più maschile” dell’allora temutissimo Classico”. “Ho insegnato inglese al Liceo Scientifico del Sant’Alessandro negli anni scolastici 1985-86 e 1986-87 – ricorda la professoressa Edda Ghilardi Vincenti - Il ricordo che ho di quei due anni è bellissimo, e tuttora molto vivo. Non esito a definirlo “la migliore esperienza professionale di quegli anni, quella che sicuramente mi era più congeniale”; ho sempre amato molto l’insegnamento a ragazzi della Scuola Superiore, in particolare dei Licei, perché mi consentiva un approccio più approfondito alla lingua scritta e parlata ed alla letteratura, che ho sempre amato moltissimo. In 40 anni la Scuola è cambiata profondamente: siamo passati da una Scuola che incominciava ad essere meno meritocratica e selettiva (fine anni ’60 e inizio anni ’70) ad una Scuola di massa che si è estesa a tutti i gradi d e l l ’ i s t r u z i o n e . L’abbassamento del livello culturale, a mio parere, rispecchia la caduta di valori comportamentali e sociali. Il permissivismo crescente e, dall’altro lato, la minore preparazione degli insegnanti (da anni ormai non si fanno più concorsi per la selezione del personale docente) hanno buttato la scuola in una progressiva dequalificazione degli studi e in un “diplomificio” che però non sempre consente poi un ingresso nel mondo del lavoro. Di ricordi belli ne ho molti di quei due anni in cui ho portato i miei alunni alla maturità. Tra i miei colleghi ricordo con particolare affetto e stima il Prof. Farina, persona preparatissima ed amabilissima, sempre disposto alla collaborazione; con tanta stima e affetto ricordo anche Cristina Sonsogni, la Ruck, e, in generale anche gli altri maggio 2012 colleghi delle altre classi dello Scientifico, come la Zanetti, la Maisano, la Crippa, il Prof. Locatelli. Tra gli alunni, ricordo, quei visi attenti e intelligenti, con i quali era bello dialogare e per nulla pesante insegnare, anzi, di grande soddisfazione. Ricordo di essere andata ad ascoltarli durante le prove orali della maturità, per il legame affettivo, filiale, che si era creato. Circa le peculiarità dello Scientifico ai tempi del mio insegnamento, non posso che parlare dell’impegno degli insegnanti del S. Alessandro per dare una preparazione seria e qualificata. Si può comunque dire che allora lo Scientifico fosse ancora “Scuola d’élite”. Per la serietà degli studi, quindi penso che fosse meglio allora. I Licei dovrebbero tornare ad essere ciò che erano: degli studi seri e selettivi per un accesso alle Facoltà Universitarie più importanti. Lo Scientifico oggi lo consiglierei solo a chi ha una buona predisposizione per la matematica e il desiderio di completare gli studi con l’Università”. “Ho insegnato – parla la professoressa Eliana Gamba al liceo scientifico Matematica e Informatica dal 1998/99 al 2001/2002. Sono stati i miei primi anni di insegnamento. Don Sana e i colleghi di allora mi hanno aiutata dandomi preziosi consigli. I ricordi legati al Sant’Alex sono principalmente quelli della mia vita da studente. I docenti che ho avuto al liceo classico (anni 85-90) erano davvero eccezionali. Il liceo (pubblico o paritario) rispetto al passato è diventato meno selettivo. I ragazzi “quasi” studiano/svolgono compiti molto più alle medie che al liceo. Sicuramente è un indirizzo che consiglierei (è il meno peggio), di certo però non l’opzione Scienze applicate, che è meno qualificante di un istituto tecnico”. E il professor Fernando Noris, ex docente di Storia dell’arte al Liceo Classico dal 1973 al 1997 dice: “Non ho insegnato al Liceo Scientifico, ma, soltanto, l’ho accompagnato dalla sua contiguità con il Classico dove ho lavorato per 23 anni come docente di Storia dell’Arte. Conservo il ricordo di un suo passaggio dalla generazione dei docenti “storici” (Lussi, Locatelli, don Filisetti, Lussana, Farina, Morelli, don Arnoldi, Gallizioli…) a quella dei docenti più giovani degli anni successivi. Una scuola nel Anno scolastico 1967-1968: la Prima Liceo Scientifico con la professoressa Maria Luisa Corona pag. 3 La sveglia maggio 2012 laureato”, ma “dove” e con segno di un acuto conflitto professore-regista, che mette al “chi”. Esattamente come generazionale, vissuto centro della scena gli sudenti. potrebbe già succedere oggi all’interno del Collegio Docenti, Per me, ovviamente, è meglio nella frequenza di un buon nel turbolento passaggio da oggi, convinta, come sono, che Liceo: dove l’hai frequentato e una scuola erede di una la cultura, senza distinzione quali Maestri hai avuto la tradizione di alti contenuti tra cultura umanistica e fortuna di incontrare”. “selezionatori”, a una scuola cultura scientifica, sia un bene, ugualmente, ma diversamente, La professoressa Giuseppina un tesoretto prezioso da formativa basata su un Zizzo: “Dei miei primi tre anni diffondere il più possibile e da progetto per obiettivi e ricordo il prof. Mancinelli, che custodire gelosamente. Ed è un competenze. Sinteticamente si mi sgridava quando prendevo tipo di scuola che consiglierei potrebbe dire, oggi a distanza l’ascensore, scambiandomi per perché vedo nello scientifico (io di tempo, che intervenne una una studentessa, ma mi che provengo da studi classici) trasformazione simile a quella aiutava anche a comprendere un tipo di scuola che propone e occorsa al ruolo del meglio i ragazzi e a indirizzarli cerca di fornire una capo-famiglia: da un padre nella crescita; e, ovviamente, preparazione a tutto tondo, “epico” forte di prestigio e ricordo mons. Carrara, che mi attenta ai valori del passato e autorità a una padre “ di ha insegnato i rudimenti del aperta alle provocazioni del fuconsenso” attento anche ai mestiere. Le classi le ho turo. A parte le innovazioni travagli di una crescita riordinate nella mia memoria metodologiche, cerco, allora complessiva dei figli. Per i come P.C.: la prima classe che come ora, di comunicare docenti del tempo credo si l’amore per il Bello”. sia trattato di una Questo il contributo della occasione irrepetibile di professoressa Maria intenso confronto, come Cristina Sonzogni: di un aggiornamento “Insegno matematica e fondamentale sul ruolo fisica dal 1984. Ho un della scuola (e di una ricordo molto bello e scuola cattolica in intenso di quei lontani particolare!) e della anni. Quali cambiamenti cultura nel contesto di in questi anni? La Scuola una società in profonda ha seguito, con qualche trasformazione. Non so se ritardo, l’evoluzione della consiglierei ancora oggi a società che ha avuto svolte uno studente la notevoli nell’ambito della frequenza dello r i v o l u z i o n e Scientifico: forse sì, alla tecnologico-informatica. luce delle profonde Invece penso che la novità, anche in direzione macchina-uomo non sia davvero più “scientifica”, molto cambiata: i ragazzi che si è riscoperto. Non so sono nella loro età invece se gli consiglierei la evolutiva con luci e ombre frequenza dell’Università, magari con più fragilità così anonima, generalista nell’affrontare il mondo e la e burocratica. Spesso, vita, distolti anche dai Prof. Costantino Locatelli docente di Italiano e Latino dal 1973 al 1986 almeno in alcune facoltà, nuovi mezzi di comunicazione più simile a un generico, mal ho avuto (e di un’allieva ho ora i “arida” di massa. Ricordo i fatto, “liceone”. A meno che, figli come alunni), la prima docenti che mi hanno accolto Monti docet, non si arrivi classe con cui ho girato un nel 1984: il Maestro Prof. finalmente all’annullamento video, la prima classe che ho Biagio Lussi e il Prof. del valore legale del titolo di portato a Parigi (senza il collega Costantino Locatelli ma ricordo studio. Solo allora troverei Campana!), la prima classe che tutti i docenti. Per quanto stimolante vedere studenti ho portato a Saint Vincent. Le riguarda le classi in particolare andare in cerca di docenti peculiarità dello scientifico ricordo la 5B scientifico universitari motivati e erano queste: prevalenza delle 1990/1991 detta la classe di motivanti, e arrivare a una lezioni frontali sulle lezioni platino con cui c’è stata una conclusione degli studi che li interattive, laboratoriali, particolare condivisione di mettesse in condizione di sperimentali: dal professore intenti, ma per tutte le classi ho rispondere alla domanda non attore-mattatore, al centro un ricordo particolare. Per tanto “in che cosa ti sei della scena, al quanto riguarda gli alunni i pag. 4 La sveglia ricordi si moltiplicano, ognuno ha avuto una storia da raccontare. Dal chirurgo plastico, al comandante pilota militare, al professore universitario che è diventato professore di giovani ex-alunni, a tutti coloro di cui ho continuato a seguire con interesse, affetto e soddisfazione il futuro. A proposito delle peculiarità dello Scientifico allora rispetto a quello degli anni più recenti, dico che forse allora si lavorava e si scavava più in profondità ora si rimane più in superficie forse è il mordi e fuggi internettiano. Credo, comunque, che il miglior momento sia sempre l’oggi. E’ una scuola completa e, con la nuova riforma, ben calata nella realtà odierna”. La professoressa Marta Recalcati ricorda: “Ho iniziato nel lontano secolo scorso 1987 e ho sempre insegnato English of course! Ricordi bellissimi, e non del tutto sbiaditi forse perché erano le mie prime classi. Ricordo (con un pizzico di nostalgia) che si poteva interrogare sempre ossia al rientro dalle vacanze, dopo una gita, di lunedì pure (anche se non è legale) anche fuori orario e nessuno si lamentava. Ricordo che i voti erano decisi, “stringati” (cioè bassi) e venivano accettati senza tante polemiche. In generale una maggiore libertà di insegnamento e meno “intrusione” da parte dei genitori. La scuola è cambiata perchè i ragazzi e la società in cui vivono sono cambiati. Il modo di vivere di questi giovani (tutto e subito) ha influenzato il loro lavoro di studente. Il processo di apprendimento non porta sempre ad immediati successi, anzi, a volte a parziali sconfitte. Se studio oggi, domani ho la sufficienza non è sempre vero. Più facile insegnare nei miei primi anni perché i ragazzi erano abituati a stare sui libri, ad osservare, a meditare ed approfondire, a maggio 2012 leggere. Passaggi indispensabile per arrivare al Sapere. Ora non hanno più tempo per tutto ciò. Sono distratti dai “social network”, passano ore e ore davanti ad uno schermo (più passivamente che attivamente) e quindi i minuti dedicati allo studio sono proprio limitati. Rigore, disciplina, sacrificio e fatica fanno parte della vita di uno studente (anni addietro) normale ora invece “fuori dalla norma”. Se lo studio domestico è misero l’insegnante deve ora far fare molto di più in classe (esercitazioni, analisi, letture, commenti…). Questo è un grosso cambio anche per noi docenti. Allora al Liceo Scientifico accedevano solo i ragazzi che veramente ne capivano di matematica etc. ora anche ragazzi che non sanno cosa frequentare dopo la scuola media. Ecco perché diventa una scuola di massa. E’ una scuola che ancora lascia aperte parecchie strade, sicuramente meno selettiva, per materie, degli altri licei (artistico, classico, linguistico), è una scuola che forma completamente il ragazzo”. La professoressa Milly Denti: “Ho insegnato al 1983 al 2007 Lingua e letteratura inglese. Ho un ricordo bellissimo. La scuola ha subito i cambiamenti della società, mentre prima era quella che li provocava; purtroppo non le è più riconosciuto il valore, che ha tuttora, non informativo ma formativo; spesso la si associa a una delle tante agenzie educative ma l’ambiente scuola è privilegiato ed unico per le esperienze di vita oltre che di cultura. Tra gli insegnanti ricordo in particolare Don Giuseppe Arnoldi con una cultura infinita e grande umanità. Aneddoti? Gita in treno a Monza con la 1^ Scientifico A, aggrediti da tifosi contro l’Atalanta, le abbiamo prese ma le abbiamo anche tornate, io compresa, e da per qualche tempo girò “Occhio la Denti picchia duro” ma avevo avuto una gran paura! Più che del tipo di indirizzo parlerei delle peculiarità degli studenti che sceglievano lo Scientifico allora: amavano la matematica e le scienze, erano disposti a far fatica per arrivare alla fine preparati e continuare con facoltà universitarie scientifiche, sembravano aver già chiaro il loro percorso verso il sogno del oro futuro. Oggi mi pare che lo scientifico sia un pass par tout, non troppo Professor Biagio Lussi docente di Matematica e Fisica nei due Licei dal 1977 al 1989 pag. 5 La sveglia specifico che ti può offrire più alternative future. Comunque, meglio allora o forse nei prossimi anni in cui si stanno definendo indirizzi più specifici. Lo consiglierei oggi? Solo se non è un ripiego, se amano le materie proposte, se hanno il pallino delle scienza e della matematica e vogliono eccellere in quello. Allora era un’ottima formazione, raggiunta con fatica ma che dava allo studente la dimensione del proprio valore; arrivare in fondo era una garanzia per la scelta futura, una conferma delle passioni personali. Oggi mi pare che finire il liceo scientifico abbia lo stesso valore solo per pochi, basta arrivare alla fine rispettando i tempi, ma la passione per ciò che si studia non è così comune, non sono molti gli studenti che si sentono dei privilegiati nel poter avere quel tipo di formazione anche se di buon livello”. Ed ecco l’intervento della professoressa Pinuccia Schopf, che ha insegnato Matematica e fisica in entrambi i Licei. “Di quegli anni ho un ricordo splendido di una grande famiglia affiatata: si lavorava insieme per creare e redigere il progetto educativo della scuola e, successivamente, per metterlo in pratica nel quotidiano. Inoltre stava sorgendo il nuovo edificio scolastico di via Garibaldi e per la creazione del laboratorio di fisica io con l’altro docente della materia, maggio 2012 abbiamo esaminato cataloghi per la scelta degli arredi e proposto un elenco di attrezzature, che negli anni sono state poi acquistate. I cambiamenti? Da un Sant’Alex riservato ai soli maschi alle classi miste; dalle alunne e dalle insegnanti rigorosamente con il grembiule a look sempre meno rigorosi. Ad ogni lustro la popolazione scolastica ha evidenziato un lieve cambio generazionale, caratterizzato negli studenti da motivazioni allo studio sempre meno convinte e da un impegno non sempre costante, e nei genitori che da alleati con gli insegnanti nel processo educativo dei loro figli si sono via via trasformati in difensori delle carenze della prole. Chiaramente il discorso non vuole avere carattere generale e, soprattutto, queste trasformazioni della società scolastica sono avvenute nel corso dei decenni. Un pensiero particolare va a mons. Carrara, allora preside e rettore del Collegio e secondo padre per me: ha celebrato il mio matrimonio, il funerale di mia madre e il battesimo di mio figlio. E naturalmente mons. Sana, che l’ha sostituito come rettore dal 1977 e, successivamente anche come preside ed è pure stato presente nei momenti particolari della mia famiglia. Sempre di quei primi anni ricordo soprattutto i colleghi del Liceo Classico, insegnanti presenti in Collegio da anni e Consiglio di classe di Terza Liceo Classico 1977 - vignetta di Maurizio Kalli pag. 6 di grande spessore culturale, di fronte ai quali io mi sentivo piccola piccola, come don Bellini (latino e greco), padre Bassan (storia e filosofia) e mons. Mario Fornoni (scienze), famoso anche per il linguaggio personalissimo utilizzato in classe per dialogare o sollecitare gli allievi e per gli scherzi feroci ai colleghi, soprattutto ai più giovani come la sottoscritta. Tale ricordo particolare va forse ricondotto al fatto che al Classico il corpo docente si è mantenuto più stabile rispetto a quello dello Scientifico. Degli anni successivi ricordo don Tedoldi, don Arnoldi, il prof. Amadigi, le prof.sse Suter e Lussana, il mitico prof. Locatelli, il prof. Lussi, la prof.ssa Maggioni e poi via via tutti gli altri, ex alunni compresi, come le prof.sse Denti, Ianniello, ecc. Gli alunni sono stati numerosissimi, ne ho perso il conto. Ma li ricordo tutti, uno per uno, qualità e difetti, capacità e carenze, sorrisi e bronci… Li ho amati molto e sono tuttora presenze “vive” nel mio cuore; moltissimi di loro hanno continuato a mantenersi in contatto con me durante il periodo degli studi universitari e anche oltre (ho speso una fortuna in regali per gli inviti alle loro nozze, ai battesimi e alle cresime dei loro figli…); altri, purtroppo, li devo ricordare nella preghiera. Qualche aneddoto? Proprio di una delle prime classi dello Scientifico, un alunno, che persisteva nel voler risolvere in modo del tutto personale le espressioni (“in verticale”, termine per termine), in quel primo anno, durante l’ispezione ministeriale volta a concedere anche al nuovo Liceo la parifica di legge, e in quell’occasione l’ispettore era proprio un insegnante di matematica, si offre volontario per risolvere alla lavagna quella che era una delle sue “specialità”. A questo punto La sveglia rischio l’infarto: il cammino per la parifica, appena iniziato, stava per avere scarsissime possibilità di successo! Ma… sorpresa delle sorprese, per me e per l’intera classe, per la prima volta l’alunno, attingendo a risorse miracolose (e ancora oggi mi chiedo grazie a quale intercessione o ispirazione), svolge con tranquillità e sicurezza tutti gli esercizi proposti e… salva la parifica!”. “Ho insegnato Matematica e Fisica al Liceo scientifico del Sant’Alessandro dal 1972 al 1982 - spiega il professor Saul Sonzogni – e di quegli anni go un piacevole ricordo. La scuola, prima della riforma Gelmini non mi sembra sia cambiata molto. Per la società c’è stata un’evoluzione dovuta anche ai nuovi mezzi di comunicazione e al progresso tecnologico. Ricordo i colleghi con i quali ho condiviso il lavoro di ogni giorno (Proff. Biagio Lussi, Costantino Locatelli, don Tedoldi). Ricordo con grande piacere gli alunni con i quali ho avuto buone relazioni, ho potuto constatare che molti di loro hanno avuto una buona riuscita nella vita. Un piccolo ricordo? Un mio alunno diventato medico e anche Sindaco di Solto Collina (dott. Minelli) alle 10.45 in punto sbucciava un classico mandarino inondando l’aula del suo profumo. Le peculiarità dello Scientifico oggi non sono molto diverse da quelle di ieri. Allora meno ragazzi potevano accedere allo studio delle discipline scientifiche e in particolare agli studi superiori oggi tutti possono accedere, forse la quantità può essere a discapito della qualità? Ma ogni scuola è figlia del suo tempo. E’ una scuola che consiglierei anche se tutte le scuole superiori con le riforme effettuate forniscono una buona istruzione di base”. “Una bella avventura - maggio 2012 esordisce il professor Luciano Doneda, Storia dell’arte e Disegno al Liceo Scientifico 1975-1983 - che ricordo con un po’ di nostalgia ma che conservo gelosamente come un grande ricordo indelebile nell’avere condiviso con i superiori (Presidi e Rettori), i colleghi, i genitori e tutti quelli che sono stati i miei alunni/e la gioia di poter fare parte della grande famiglia del Professoressa Pinuccia Schöpf docente di Matematica e Fisica nei Licei 1966-1996 Sant’Alessandro. Il primo ricordo straordinario è stato determinato dall’incontro con il Preside e Rettore Mons. Paolo Carrrara. Una figura indimenticabile a cui riservo perenne stima e affetto per la sua affabilità nell’accogliermi al Collegio, io neo-insegnante alle prime armi tra illustri e autorevoli colleghi, e con l’autorevolezza nell’indicarmi i primi passi da fare nel rapporto con gli alunni, consegnandomi immediatamente il foglio del Regolamento interno del personale docente che ancora conservo. Non dimenticherò il mio primo ingresso, su invito del Rettore, nel refettorio del collegio, per la pausa pranzo durante i primi scrutini e collegi docenti, l’indimenticabile presenza di suor Giovannina sempre premurosa e ossequiante nei confronti degli ospiti, con una pag. 7 particolare attenzione per la salute di mons. Carrara, l’emblematica figura di don Ippolito Maffeis, puntualmente punzecchiato da don Arnoldi e la saggezza di don Biava nelle sue proluzioni conviviali. Fatto è che, a fatica e con la complicità della collega MariaRosa, supportati dai due genitori accompagnatori, riusciamo a convincere il buon Mons. Carrara preside a concederci questa uscita straordinaria. Il riferimento alla collega Provenzi prematuramente mancata all’affetto dei suoi cari ed in particolare di tutti i suoi alunni, mi riporta alla memoria anche il drammatico momento dell’incidente accorso ad un nostro alunno Alberto Oberti e della solidarietà espressa dai suoi compagni classe nell’assisterlo durante il lungo periodo di coma e nel mantenere i contatti con i suoi genitori anche dopo la sua scomparsa. Questa è stata la mia prima esperienza “forte” del mio percorso di insegnamento”. Anno scolastico 1967-1968 1A Liceo Scientifico Consiglio di classe Preside mons. Paolo Carrara Religione don Giovanni Frana Italiano e Latino Luisa Suter Storia e Geografia Luisa Suter Inglese Maria Luisa Corona Matematica Maria Belotti Valli Disegno Milena Losito Educazione Fisica Patrizia Ghitti La sveglia L ’illustrazione, per sua natura, gode della più vasta libertà nel rapportarsi a un testo letterario. Il più delle volte si spinge ben oltre la pura complementarietà, per spingersi volentieri in intrecci inediti, in percorsi autonomi entro i quali si possono comunque individuare stimolanti direzioni persino per comprendere il testo sotto ottiche prima inedite, anche rispetto a quelle degli stessi critici letterari. Perciò è stato sicuramente utile il confronto che gli esperti dell’opera di Charles Dickens riuniti all’università di Verona per un convegno internazionale di studi - hanno avuto con le opere dedicate dall’artista Mirando Haz al grande scrittore inglese (la mostra di incisioni è aperta nella biblioteca universitaria fino al 15 agosto). L’impegno e l’orizzonte di Haz nella sua opera di illustratore di Dickens e di altri poeti vennero del resto riconosciuti già da Giulio Carlo Argan nel 1989 al Premio Feltrinelli per la grafica dell’Accademia dei Lincei: “Haz non concepisce l’illustrazione del libro come un’applicazione, ma come un movente e un indirizzo della ricerca grafica. Non raffigura o visualizza un racconto, ma lo interpreta traducendone il senso poetico nella qualità del segno grafico, nei ritmi compositivi (...) il suo obiettivo è la relazione profonda tra testo letterario e testo figurativo, come per una reciproca complementarietà e integrazione”. Haz, allievo di Alberto Vitali, appare un classico se si tiene conto che le sue fonti d’ispirazione si rintracciano nei grandi espressionisti del secolo scorso: Kubin, Ensor e Kokoscka. Per di più, a fronte di una tale nobiltà di ascendenze maggio 2012 Le atmosfere di Dickens nelle acqueforti di Mirando Haz stilistiche, altrettanto grandi sono gli scrittori da lui illustrati: oltre a Dickens, Hans Christian Andersen, Federico García Lorca, Marcel Proust, Thomas Mann e Aleksandr Puskin. Sono molteplici i registri espressivi toccati da Mirando Haz tra originale complementarietà e sorprendente libertà interpretativa dei testi. Il primo Mirando Haz pseudonimo di Amedeo Pieragostini maturità classica 1957 registro si pone, tuttavia, sulla linea della rievocazione della storia che, senza l’obbligo dell’ossequio a ingombranti fonti scritte, passa a una sorta di narrazione visionaria di remoti fatti familiari e del nostalgico ricordo personale. Un intreccio che si ritrova, ad esempio, nelle opere proposte per la mostra a Camerino nel 2005. Haz (pseudonimo di Amedeo Pieragostini) ricordò per immagini la crociata del 1344 indetta da Papa Clemente vi. L’avo Pieragostini, capitano della compagnia di Muralto, partecipando a quell’evento, secondo tradizione portò con sé da Smirne la preziosa tavola della Vergine di Santa Maria in pag. 8 Via. Mirando, alias Amedeo, la “ricorda” e la ritrae nella sua opera, aggiungendo così ai fatti il senso del mistero che quella tradizione devota porta con sé. A proposito de La Donna di Picche di Puskin, edita nella traduzione di Leone Ginzburg (Milano, Nuages, 2007, pagine 61, euro 22), Mirando Haz si può indicare ancora una volta come un visionario appassionato di storie, ma in questo caso il registro è quello degli intrecci soprattutto psicologici. Lo scenario è dato dagli ambienti decadenti e neogotici descritti nel racconto, che sollecitano l’artista ad abbondare col nero delle inchiostrazioni tra i personaggi in maschera. Sarebbe certo riduttivo definire Haz, in questo caso, semplicemente come incisore di ambientazioni. Equivarrebbe a disconoscere il valore che le situazioni spaziali - o le assenze di spazio ottenute attraverso l’uso del nero - assumono proprio nel manifestare i risvolti psicologici complessi e talora sotterranei delle scene raffigurate. Per quanto riguarda Dickens, interessa sottolineare come nella mostra veronese si espongano, in particolare, le dodici acqueforti “Dickens-Christmas” edite in cartella da Vanni Scheiwiller. L’editore le pubblica anche nel 1981 in volume col suo celebre marchio tipografico “All’insegna del pesce d’oro”. Il racconto Un albero di Natale - tra i meno noti di Dickens - nell’occasione venne tradotto per la prima volta in italiano da Valentina Poggi-Ghigi. A corredo del vol- La sveglia ume, i saggi di Ada Nisbet, Guido Almansi, Vito Amoruso, Marisa Bulgheroni, Alberto Castoldi e Valentina Poggi-Ghigi. In quel testo si trova, forse più sorprendentemente, uno “Scritto per la cartella di dodici acqueforti Dickens-Christmas” dello stesso Mirando Haz. Quel rapporto di complementarietà e libertà interpretativa che si instaura ogni volta rinnovato fra scrittore e illustratore è dunque destinato in questo caso specifico a complicarsi ulteriormente. Haz non vuole assumere, ovviamente e intelligentemente, le vesti di un critico o di un erudito, di un insegnante o di cronista, come osserva nella sua introduzione Valentina Poggi-Ghigi. Si dà il caso, anzi, che anche in questo scritto, come nelle sue acqueforti, Haz sia “artista che risponde alle creazioni di un altro artista, in un rapporto esclusivo che ha sempre qualcosa di misterioso, che non si può condividere o comprendere del tutto da terzi”. Fatte salve queste premesse di metodo, a leggere lo scritto di Haz e a osservare la dimensione visionaria e persino conturbante delle dodici acqueforti che accompagnano il testo di Dickens, si trova un’adesione al disagio del vivere i miti più che i riti del Natale, perché coinvolti nell’ottica di un consumismo egoista spesso inconsapevole che ne ottenebra il vero significato, o addirittura lo fa vivere in modo contraddittorio e vano, o infine addirittura lo nega. Tutto questo si esprime con una sensibilità propriamente contemporanea che è quasi dilaniante. Se la noia, osserva Haz, “avvolge in nebbia e ghiaccio qualsiasi giornata di festa, [nel periodo di Natale] il genere umano sembra muoversi più maggio 2012 velocemente verso qualcosa di cui non ha mai conosciuto il significato”. Finalità è il tavolo da pranzo “da dove chi non fa parte del gruppo (...) viene escluso con i ”no" più gentili, vili e micidiali". La descrizione del giorno di festa di Haz è perfettamente immaginifica: “È in questa giornata centrale dell’anno che sembra concentrarsi, avvolgendosi e contorcendosi, negli arabeschi più intricati e misteriosi, nei suoni più flautati e modulati, nelle luci più bianche di specchi e argenterie, il monosillabo terribile, velenoso e intransigente, su cui si annidano i delitti degli uomini contro il prossimo, quel monosillabo secco, imperativo e decisivo che è il no. Questo aspro preambolo è necessario per scandagliare, nel profondo e nell’essenza, il clima natalizio delle opere di Charles Dickens”. Le immagini di Haz esorcizzano questa negatività, contengono strane creature appollaiate sui rami dell’albero. L’albero stesso è in movimento e mutazione, passando dal vero all’irreale. Lo spazio buio è popolato di maschere, occhi incavati, bocche aperte, mani tese e capelli sciolti. Anche se sono molte le candele accese, l’albero non ha splendore. Se l’escluso è il bambino, gli oggetti dell’albero pag. 9 assumono per lui una dimensione addirittura spettrale e minacciosa. Il valore esorcizzante di tutto questo è dichiarato da Haz: “Un clima d’angoscia e di solitudine che, nelle notti avare d’amore, l’infelice acquafortista ha cesellato con intrecci spinosi, con maschere arroventate, con pugnali avvelenati, per esorcizzare le vibrazioni negative del giorno più solenne dell’anno”. In questo modo si esprime in immagini la consapevolezza che Dickens “ha analizzato, combattuto e dissacrato il rituale delle negazioni”. Nei suoi scritti avvertiamo distinzioni esasperate e cristalline tra ciò che è positivo e negativo, tra il mondo del sì e quello del no, tra luce e tenebre, tra bianco e nero, tra “angeli buoni e angeli cattivi”. Per lo scrittore inglese l’esclusione, la negazione del rapporto caritatevole è simbolo del potere e si manifesta a ogni livello e categoria sociale, la società vittoriana come pure la nostra cosiddetta “buona società”, il cui benpensante è il mascherato. Il “non c’è posto” riguarda poi i bambini nei cui confronti la perversità e falsità del meccanismo si manifesta con risultati della massima angoscia. Questa atmosfera natalizia è in Dickens stesso descritta a un tempo con realismo e visionarietà: “Tutto assume osserva Haz - una forma secca che si frantuma, si muta in qualcosa oltre il significato, senza confine tra persone, oggetti, e paesaggio, nel più sfrenato scambio dei ruoli”. Per l’acquafortista questo genera la convinzione che è tempo di “sgretolare lo schema della tradizione figurativa”, pena “un’arte che fa la parodia di se stessa”. Giorgio Fossaluzza Università di Verona La sveglia maggio 2012 La tesi di laurea? L’ho preparata in Australia I n un gelido pomeriggio di Gennaio arrivò la conferma, l’applicazione per la borsa di studio era andata a buon fine e l’Università del Western Australia aveva accettato i termini dell’accordo bilaterale tra le due istituzioni. Sì, finalmente sarei potuto partire per l’Australia con una borsa di studio per condurre la mia tesi di Laurea Magistrale in Scienze Ambientali. Forse però, prima di continuare è meglio fare un po’ d’ordine. Sono Matteo, uno studente di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio dell’Università degli studi di Milano – Bicocca nonché ex allievo del Sant’Alex al quale è venuta la follia di sfruttare le proprie conoscenze per poter realizzare un suo sogno, visitare l’Australia. L’idea mi venne inizialmente per gioco quando un prof. durante una lezione disse che in Australia c’è bisogno di gente e che la ricerca, soprattutto nel campo ambientale e in particolare sui cambiamenti climatici, è molto sviluppata. Io, come fanno i bravi marinai, iniziai subito a fantasticare su quale magnifica esperienza potesse essere e chissà quali magnifiche avventure avrei potuto vivere. Passato il primo momento da sognatore, mi misi subito all’opera per tentare di raggiungere quell’obiettivo e dopo mesi spesi a dialogare con segreterie, ambasciate e uffici legali finalmente ottenni l’accordo tra le due università, il visto d’ingresso nel paese per un anno e il progetto di base per la mia ricerca. Il 4 luglio 2011 diventai indipendente pure io e partii per Perth dove atterrai dopo ventitré ore di viaggio. Perth è la capitale del Western Australia, lo stato più grande della Monarchia parlamentare federale Australiana. Ospita una popolazione di 2.3 milioni di persone pressappoco un decimo della popolazione totale del Paese. Perth, la capitale dello stato appunto conta 1.6 milioni di abitanti diffusi su un territorio pari a circa tre volte l’area urbana di Milano. In questa cittadina c’è una delle più attraenti università australiane, l’UWA, fondata nel 1911 e che annovera tra i suoi studenti e professori illustri ben tre premi Nobel. Il mio progetto è stato condotto nel dipartimento d’ingegneria ambientale e più precisamente nel Centre for Water Research (CWR) sotto la supervisione del direttore del centro che molto pazientemente mi ha guidato nel processo di apprendimento. Il CWR è un piccolo centro di ricerca dove s’incontrano professori e studenti che scambiano conoscenze e tecniche provenienti da tutto il mondo. Negli ultimi anni il CWR ha sviluppato diversi progetti internazionali tra cui il monitoraggio dei grandi laghi USA, la riqualificazione di Marina Bay a Singapore e due in Italia per seguire l’evoluzione del M.O.S.E a Venezia e la riqualificazione del lago di Como. Nel mio piccolo mi sono occupato di calibrare il modello numerico 3D che è stato sviluppato negli ultimi dieci anni dal CWR. Questo modello permette di monitorare un corpo d’acqua superficiale e prevalentemente costiero tidale o lacustre nella maggioranza degli aspetti idrologici ed ecologici partendo da parametri fisico-chimici per finire alla modellizzazione di pag. 10 gruppi zoo e fitoplanctonici. Le innovazioni offerte da questo modello sono: in primis la tridimensionalità che permette di avere una visione dettagliata dell’ambiente in studiato e secondariamente la possibilità di impostare un sistema in real-time che permetta di seguire l’evoluzione del corpo idrico studiato nel dettaglio e con una risoluzione spaziale e temporale impossibile da ottenere con campionamenti sul campo. Durante la mia permanenza ho avuto la fortuna di conoscere giovani studenti PhD (quello che chiamiamo dottorato in Italia) provenienti da Australia, Iran, Venezuela, Brasile, Argentina, USA, Italia Francia Olanda, Inghilterra e potrei fare un elenco molto più lungo. Insomma, dall’altra parte del mondo, lontano di casa e al di fuori del mondo s’impara a conoscere il Mondo. Grazie a questa esperienza ho imparato che l’Australia non è sono solo paesaggi sterminati, canguri, koala e deserto ma anche e soprattutto un paese pieno di occasioni e opportunità che ha il vantaggio di potersi sviluppare partendo dagli errori che altri paesi fecero a loro tempo durante il grande boom. Australia, il posto dove essere nei prossimi dieci anni. Matteo Mattavelli La sveglia l Liceo Scientifico del Sant’Alex IEcchissenefrega! compie quarant’anni! E con questo sono a posto con il tema conduttore di codesta edizione della Sveglia (de La Sveglia? della La Sveglia? di La Sveglia? Ma perché i nomi dei giornali c’hanno sempre l’articolo che mi sguara su le preposizioni articolate?), epperdunque posso passare a parlarvi di ciò che più mi aggrada… come? Cheddite? Ho liquidato con troppa superficialità, financo con spocchiosa supponenza, l’ottavo lustro (sìc pér òt quaranta, per chi avesse problemi) dello scientifico liceo? Vabbene, riparliamone. Il Liceo Scientifico del Sant’Alex compie quarant’anni! Ecchissenefrega! Ecchessaramai? Li ho compiuti anche io i quarant’anni e non è che mi hanno dedicato la più parte di un qualche giornale. E non è nemmeno un granché di cifra. Magari fra dieci anni facciamo una bella festa, eh? Con i confetti dorati con la stagnola che vanno bene per i cinquant’anni e che poi ti resta tutta la stagnola dorata sui denti che sembri un Uzbeko. E insomma! Noi che abbiamo fatto il Classico al Sant’Alex ci scomodiamo solo per le ricorrenze secolari (nel senso che si ripetono ogni secolo, non nel senso di laiche o non ecclesiastiche) e poi lasciatemi perpetuare quel gioco delle parti che prevede che chi ha fatto il Classico assuma un maggio 2012 atteggiamento di sprezzante superiorità nei confronti di chi ha fatto lo Scientifico e viceversa. Ok, va bene… congratulazioni al Liceo Scientifico del Sant’Alex che per quarant’anni ha sfornato menti eccelse e personaggi di prim’ordine. Non cito esempi perché non vorrei dimenticare nessuno e poi perché gli esempi che mi vengono in mente erano tutti del Classico. E con questo chiudiamo le celebrazioni. Perché in realtà oggi volevo parlare non di Sant’Alessandro ma di Sant’Antonio. Nel senso di catene di Sant’Antonio. Intanto cominciamo col dire che si chiamano così perché negli anni ’50 erano diffusissime le lettere che invitavano a recitare “tre Ave Maria a Sant’Antonio” (che è più facile che tre Ave Antonio a Santa Maria) promettendo fortune a chi avesse copiato e distribuito la missiva e raccontando le disgrazie capitate a chi le aveva ignorate. Che poi mi viene in mente l’origine del modo di dire “fare il portoghese” (detto di chi si intrufola da qualche parte senza pagare il biglietto) che in realtà sarebbe “fare il romano”, visto che fu l’ambasciatore portoghese presso la Santa Sede a organizzare nel XVIII secolo uno spettacolo teatrale cui i Portoghesi potevano accedere gratuitamente dichiarando la propria nazionalità e i Romani quelli che entrarono a sbafo dichiarando falsamente di essere Portoghesi, ma questo non c’entra molto con Sant’Antonio. Però mi piaceva raccontarvelo e magari non lo sapevate e adesso invece sì. Comunque, tornando alle catene e a Sant’Antonio… giusto oggi mi maila (voce del verbo mailare = inviare via mail) un deficiente che mi segnala che luglio 2012 avrà 5 venerdì, 5 sabati e 5 domeniche e che quindi secondo il Feng Shuei cinese (ma va’? Se non specificava “cinese” avrei pag. 11 pensato tedesco o anche ucraino) quest’anno sarà un “money bag” (e perché in Inglese?), ma solo per chi pubblicizzerà ad almeno tot persone la rarissima occorrenza che capita ogni 823 anni! Ora mi chiedo… se già era una scemenza l’anno scorso (visto che i 5 venerdì et cetera erano nel luglio 2011) e la rarissima occorrenza si era già verificata nel 2005 e si ripeterà anche nel 2016, ‘sto imbecille non poteva almeno guardare il calendario prima di procurarmi un ulteriore peggioramento di un umore già di per sé pessimo? Sì, è vero, non è un’impresa titanica cestinare una mail in compagnia di tutte quelle che promettono di aumentare le dimensioni di talune parti del mio corpo, di quelle che mi offrono a prezzi di realizzo cose che non vorrei nemmeno gratis e di quelle dell’Eugenio (ma voi non diteglielo se no si offende). Ma è il principio che conta. E il principio è che uno prima di passare una bufala dovrebbe almeno scartare quelle evidenti. E invece… almeno quella dei “bonsai kittens” era carina… non la conoscete? Bellissima! Un gruppo di buontemponi pubblicò un sito web in cui venivano fornite le istruzioni per la creazione dei “gatti bonsai in bottiglia” e messo in vendita il relativo kit. Le immagini (tarocche) erano talmente realistiche che si scatenò un putiferio mediatico con tanto di intervento di FBI, oscuramento del sito per istigazione a delinquere, crisi isterica di Licia Colò e catene di Sant’Antonio via mail a denunciare l’orrore. Fantastico! C’è ancora qualcuno che manda la mail con convinzione a distanza di dieci anni! Se cercate sul web potete ancora trovare le foto e farvi due risate. Sempre se non siete troppo impegnati con i festeggiamenti per i quarant’anni del Liceo Scientifico del Sant’Alex… Masse La sveglia maggio 2012 Oggi la Grecia e domani l’Italia? «Il governo di occupazione di Tsolakoglou* ha letteralmente annullato la mia capacità di sopravvivere con una pensione dignitosa, per la quale avevo già pagato (senza aiuti pubblici) per 35 anni. La mia età mi impedisce di dare una risposta decente individuale (senza ovviamente escludere la possibilità di essere la seconda persona a prendere le armi se qualcun altro dovesse decidere di farlo), non trovo altra soluzione che una fine dignitosa, prima di dover ricorrere alla spazzatura per sopperire alle mie esigenze nutrizionali. Un giorno, credo, i giovani senza futuro prenderanno le armi e appenderanno i traditori del paese a piazza Syntagma, proprio come gli italiani hanno fatto con Mussolini nel 1945». Poche dure parole affidate all’inchiostro di una penna e poi il gesto estremo: il 4 aprile scorso, nel cuore di Atene, in quella piazza Syntagma divenuta tristemente celebre per le proteste dei Greci contro i continui tagli di bilancio intimati dalla trojka (Fondo Monetario Internazionale - Banca Centra Europea - Unione Europea), il settantasettenne pensionato Dimitris Christoulas si è sparato un colpo alla testa. Si è trattato di un atto politico, non dettato esclusivamente dalla comprensibile esasperazione di un anziano la cui pensione più volte mutilata non era più sufficiente a garantire uno stile di vita dignitoso. A muovere la mano di Christoulas, come si può intuire dal tono veemente della sua lettera, è stata anzitutto l’indignazione. È stata la precisa volontà di dare voce a un malessere collettivo attraverso la combinazione esplosiva che sempre viene a prodursi quando morte e protesta si danno appuntamento nella medesima piazza. Un malessere che negli ultimi due anni ha fatto quasi raddoppiare il tasso di suicidi in un paese che, tra i membri dell’UE, occupava fino al 2010 l’ultimo posto di questa triste classifica. Il baratro in cui sta precipitando la Grecia sta assumendo sempre più i contorni di una vera e propria crisi umanitaria. A darne ulteriore conferma ha contribuito, pochi giorni dopo la tragedia di piazza Syntagma, il rapporto diffuso dall’Unicef e dall’Università di Atene, dal quale è emerso che ben 439mila bambini greci soffrono oggi di malnutrizione, circa uno su cinque. La Grecia è ormai agli occhi di tutto il mondo il malato d’Europa. Se accettiamo questa metafora medica, va però riconosciuto che finora l’antica Ellade è stata trattata non come un paziente bisognoso di cure, ma alla stregua di un pericoloso appestato. Terrorizzati dalla possibilità di venire in qualche modo contagiati, abbiamo fatto di tutto per isolare la Grecia dal resto di un’Europa di per sé sana e svergognata suo malgrado da un cugino scapestrato. Ci hanno trovato pronti a deprecare e a meravigliarci delle rischiose scelte economiche e politiche prese dai Greci – scelte che, in verità, abbiamo assecondato per oltre 10 anni –, preparando sulle labbra il cinico adagio “chi è causa del suo mal…”. Abbiamo assistito al compiersi del dramma mostrando quel meschino compiacimento che – diceva bene Lucrezio – si prova guardando da terra il naufragio lontano. Oggi non è più ammissibile persistere in un simile atteggiamento. L’Europa, se davvero desideriamo che esista una realtà e un ideale che rechi questo nome, non può lasciare che una parte di sé muoia nella malriposta speranza che il sacrificio di un intero paese possa esimere gli altri dal vivere un domani la medesima sorte. Le storie che ormai quotidianamente giungono alle nostre orecchie dall’altra sponda dell’Adriatico reclamano una risposta. Francamente dubito che tale risposta possa arrivare dalla tecnocrazia alla quale abbiamo delegato la nostra sovranità nazionale e sovranazionale. Certamente la Grecia continuerà ad avere estremo bisogno di risposte economiche forti, di aiuti per il presente e di strategie di crescita per il futuro. Ma forte dovrà essere anzitutto la risposta umana al dolore che la sta straziando. Roberto Vedovati * Georgios Tsolakoglu era l’ufficiale militare collaborazionista divenuto Primo Ministro della Grecia durante l’occupazione nazi-fascista. Neonati senza latte nel Chacas, Perù Maria Grazia Oberti è un’ex allieva del Collegio Sant’Alessandro. Dopo laurea in Medicina è partita per un anno di volontariato in Perù presso l’ospedale Mama Ashu di Chacas, sulle Ande peruviane. In questi giorni ci ha fatto pervenire una appello drammatico. Nel suo ospedale stanno per esaurirsi le scorte di latte in polvere per i neonati. Gli Ex allievi del Collegio Sant’Alessandro possono fare qualcosa? Potrebbero acquistare in farmacia una confezione di latte in polvere e consegnarla al professor Donadoni in Biblioteca? Chi fosse in grado di proporre altre modalità di aiuto ne riferisca al prof. Eugenio Donadoni. Non dimenticate che dei neonati resteranno senza latte! pag. 12 La sveglia maggio 2012 Marta Recalcati e Barbara Piazza Un quarto di secolo al Sant’Alex D ue donne determinate e con una grande passione per la letteratura. Italiana una, inglese l’altra. Ma ad accomunare le professoresse Barbara Piazza e Marta Recalcati, oltre all’età, è soprattutto il traguardo appena raggiunto: 25 anni di insegnamento. Praticamente tutti trascorsi nelle aule del Sant’Alessandro. La prima in palestra, la seconda nelle aule del liceo scientifico. «Ho iniziato a insegnare 29 anni fa a Lecco» racconta la docente di educazione fisica. «Ero una studentessa poco più che 20enne appena uscita dall’Isef e i ragazzi cui dovevo insegnare erano poco più piccoli di me. Ho cercato subito di instaurare con loro un rapporto di partecipazione, di scambio reciproco. Che poi è quello che mi impegno a fare ogni giorno anche oggi». Anche la professoressa Recalcati il suo esordio come insegnante lo ha ancora ben impresso nella memoria: «È stato in una seconda liceo scientifico, praticamente avevamo solo dieci anni di differenza. Io ero molto impacciata e loro mi hanno scrutata come a chiedersi chi fossi. Ma sono stata fortunata: Professoressa Marta Recalcati era una “classe di platino” e i miei colleghi più anziani mi hanno fatto da tutor. Sono cresciuta insieme a loro e ai ragazzi: il collegio Sant’Alessandro è una grande famiglia». Una famiglia molto cambiata nell’ultimo quarto di secolo: «I ragazzi che mi trovo di fronte ora sono più rinunciatari: rifiutano lo sforzo mentale, vogliono ottenere tutto subito» spiega Recalcati. «Ma non è solo colpa loro: da una parte hanno dei genitori più fragili, che non accettano che i loro figli debbano fare fatica, dall’altra si trovano intorno troppe distrazioni, tra tv, internet e videogames vari, e capisci che devono affrontare una lotta quotidiana per resistere a queste tentazioni e aprire i libri. È difficile, lo vedo ogni giorno anche con mio figlio Carlo. Ma il mio motto è: mai rinunciare e mai smettere di imparare! Questo vale per tutti gli studenti ma anche per noi insegnanti». Lo stesso slogan potrebbe risuonare in palestra durante una lezione della professoressa Piazza: «Se il mio obiettivo fosse soltanto valutare le prestazioni atletiche dei ragazzi lavorerei in qualche società sportiva, ma la mia fatica quotidiana non è far correre più veloce i miei allievi, ma aiutarli a crescere come persone. Il bello dell’insegnamento è lo scambio: ogni classe reagisce in maniera diversa alle lezioni e ciò è stimolante. Il movimento per me è solo un “pretesto”, è il mezzo per tirare fuori la personalità dei ragazzi. Per questo sempre più spesso cerco di affiancare alla pratica di sport più tradizionali, come l’atletica, attività nuove, dal pag. 13 tennis all’acquagym, dal golf ai corsi di difesa personale, dove collaboro con un maestro di arti marziali e cerco di aiutare le mie alunne ad utilizzare il corpo in modo intelligente». Anche se da ragazza il suo preferito era il windsurf: «Quando vivevo sul lago di Como partivo alle due del pomeriggio e veleggiavo fino al tramonto, tanto che trovavo mia madre preoccupata che scrutava l’acqua con il binocolo Professoressa Barbara Piazza per vedere dove fossi finita. Per me lo sport era un’espressione di libertà personale, la stessa che vorrei trasmettere ai miei alunni, che invece spesso hanno un amplissimo ventaglio di opportunità e non le apprezzano. Ora pratico Tai Ji Quan, ma quando smetterò di insegnare vorrei dedicare più tempo anche al mio amore per la scrittura». «Io invece se avessi più tempo libero lo dedicherei al volontariato» confessa Recalcati. «Ho avuto tanto dalla vita, sento di dover restituire qualcosa». Certo durante questi 25 anni già ha dato molto ai ragazzi che l’hanno avuta come insegnante. «Il bilancio si può fare solo a esperienza conclusa. Se i miei studenti sono riusciti a fare loro anche solo un pezzetto dell’arte che ho cercato di trasmettergli, per me è già un successo». Valentina Ravizza La sveglia maggio 2012 Rassegna stampa degli Ex allievi Saurgnani, che attualmente lavora nella redazione Economia de L’Eco di Bergamo, sulla base dei commenti ricevuti in risposta ai questionari di gradimento trasmessi negli scorsi mesi ha ricevuto dal Consiglio direttivo l’incarico di progettare una riorganizzazione editoriale del periodico. T. S. da L’Eco di Bergamo Scappare dall’Italia? «Chi te lo fa fare di fare ricerca in Italia, con mezzi e opportunità più limitate, quando le distanze in Europa si sono drasticamente ridotte e siamo tutti cittadini europei?». Così Vittorio Peano (nella foto), 35 anni, di Bergamo, ricercatore di fisica mesoscopica, spiega la scelta di emigrare prima in Germania e poi negli Stati Uniti. Dopo la laurea in Fisica teorica all’Università Statale di Milano, il dottorato di ricerca a Dusseldorf: in Germania ci sta tre anni, poi si prende 8 mesi per scoprire il Sud America zaino in spalla, quindi torna a Bergamo. «Ho fatto dei colloqui in Italia, ma quando mi sentivo chiedere perché avessi perso tempo con il dottorato ho deciso di tornare in Germania dove la mia professionalità era più apprezzata». Prima a Dusseldorf, poi a Friburgo con un contratto di due anni all’università. Qui ha conosciuto anche la moglie russa Natalia. «Come ricercatore è difficile trovare una posizione permanente, devi mettere in conto di spostarti spesso». Infatti a gennaio del 2011 arriva il trasferimento negli Stati Uniti, con un contratto di ricerca alla Michigan State University. «A 35 anni inizia a pesarmi questa vita itinerante». L’idea è di tornare presto in Germania: «con mia moglie siamo felici della nostra esperienza negli Usa, ma vediamo il nostro futuro in Europa». L. B. dal Corriere della Sera Bergamo Modina e Nusiner al Sant’Alex Due ex alunni d’eccezione parleranno di nuovi media sabato alle 11 nell’auditorium del collegio vescovile Sant’Alessandro. Giovanni Modina e Paolo Nusiner, diplomati al liceo scientifico del collegio rispettivamente nel 1979 e nel 1982, ricoprono entrambi ruoli di vertice nell’industria editoriale italiana. Modina, vicedirettore generale della Gestione diritti di Rti-Reti televise italiane Spa dal 2011, da oltre 20 anni opera nel settore della televisione privata. Ha conseguito la laurea in Economia aziendale all’Università Bocconi. Nusiner dal 2002 è direttore generale di Avvenire Nuova Editoriale Italiana Spa, società editrice del quotidiano cattolico a diffusione nazionale. Ha conseguito la laurea in Economia e commercio presso l’Università cattolica di Milano. Nusiner e Modina si confronteranno sul tema «Nuovi media e comunicazione», conferenza aperta agli studenti del collegio ma anche a tutti gli interessati nell’ambito del ciclo «Persone di scienza». Gli incontri sono promossi nell’ambito dei 40 anni della maturità scientifica al Sant’Alessandro. T. S. da L’Eco di Bergamo Saurgnani direttore de La Sveglia Nuovo direttore per La Sveglia, il periodico dell’associazione Ex allievi del collegio vescovile Sant’Alessandro. È il giornalista Pierluigi Saurgnani, studente al Sant’Alessandro tra il 1974 e il 1979, anno in cui ha conseguito la maturità classica. Già membro, nel 1991, del Consiglio direttivo dell’associazione, Saurgnani «in passato ha già collaborato a La Sveglia, e anche per questo è stato ritenuto un candidato idoneo a contribuire efficacemente alla nostra attività», ha dichiarato il presidente dell’associazione Marco Ghitti. Fabio Finazzi al Corsera Bergamo Sbarca in terra orobica il grande quotidiano milanese. Da domani il Corriere della Sera in città e provincia sarà presente - tutti i giorni tranne il lunedì con pagine dedicate a Bergamo, confezionate nella redazione di piazza della Libertà, composta da nove giornalisti e guidata da Fabio Finazzi, ex caporedattore de L’Eco di Bergamo. da Bergamonews pag. 14 La sveglia maggio 2012 NOTIZIE DALLA SCUOLA Notizie in breve Il nuovo Laboratorio • Per il secondo anno consecutivo Gabriele Gambirasio si aggiudica dopo i Giochi di Archimede anche la fase d’istituto delle Olimpiadi della Fisica con punti 123 su 200. L’anno scorso si era fermato a 104. Il record d’istituto, inavvicinabile, è sempre quello di Alberto Fustinoni che nel 2004, in quinta scientifico, totalizzò 171/200 punti. • Per l’iniziativa “Il pozzo degli orfani” sono stati venduti 30 calendari per un importo di 150 euro. • Hannah Lorkin di Perth, Australia, è una studentessa diciassettenne ospite di 4A Scientifico. • Marta Franceschetti è l’assistente del nuovo laboratorio di Chimica e Scienze, mentre Federico Tresoldi è l’assistente del Laboratorio di Fisica. • Lunedì 27 febbraio Gabriele Gambirasio, Roy Nessi, Enrico Longo e Gianluca Scanzi hanno partecipato a Brescia alla fase interprovinciale delle Olimpiadi della Fisica 2012. • Gabriele Gambirasio ha partecipato alla fase provinciale delle Olimpiadi della Matematica. • Roberta Marzani non ha raggiunto il podio, ma è stata protagonista di un’altra eccellente prova ai Campionati del Mondo Cadetti e Giovani in corso a Mosca. Nella gara individuale la spadista bergamasca si è classificata al 17° posto, dopo aver dominato il girone e vinto il match del tabellone delle 64 contro la danese Donslund per 15-9. • Stefano Locatelli (3A Liceo Scientifico) ha partecipato alla XVI Rassegna Nazionale di Poesia e Narrativa “Anna Malfaiera” della Città di Fabriano e la sua poesia è stata selezionata per essere inserita nella pubblicazione. La premiazione avverrà a Fabriano domenica 13 maggio 2012. • Luca Oberti di seconda Liceo Classico e Mirko Bonalda di quarta Liceo Scientifico, sono gli unici studenti bergamaschi fra i venti ammessi alla fase regionale delle Olimpiadi di Italiano che si è disputata il 21 marzo. Luca Oberti si è classificato al quarto posto con il punteggio di 91,453/100 e Mirko Bonalda al ventesimo. • La vendita di torte pasquali ha fruttato circa 305 euro. Il ricavato è stato devoluto a favore dell’associazione “Amici della Pediatria”. • Beatrice von Wunster (II Liceo Classico) è fra i cento finalisti della finale nazionale della gara Kangorou della Lingua Inglese. Ampolle, vetrini, provette, e naturalmente microscopi e una cappa chimica per eseguire particolari reazioni. È stato inaugurato ieri al collegio vescovile Sant’Alessandro il nuovo laboratorio di chimica e biologia. Un’aula attesa da tempo e che ha sostituito il vecchio laboratorio, molto suggestivo con la sua tribuna in legno, che aveva bisogno di essere rinnovato: «Per una nuova didattica laboratoriale – hanno sottolineato il rettore, don Luciano Manenti, e il preside Lucio Sisana – non si può prescindere da questi strumenti che permettono agli studenti di vivere la scienza in modo più personale e diretto». Il laboratorio, già intitolato a monsignor Mario Fornoni, docente di scienza e chimica, è a disposizione sia degli allievi delle scuole medie sia di quelli del liceo, classico e scientifico. «Vista la grande difficoltà di questi tempi a trovare finanziamenti – ha commentato la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Patrizia Graziani che, tra l’altro, nel suo intervento ha ricordato il ruolo svolto dalle scuole paritarie nel sistema istruzione – il laboratorio è un gesto di grande attenzione verso una didattica di tipo nuovo che deve essere attenta ai grandi cambiamenti avvenuti nello stile di apprendimento dei giovani. Non ultimo, è giusto investire nelle scienze e nella matematica per permettere al nostro Paese di competere a pieno titolo con i paesi emergenti». Al termine della cerimonia il laboratorio, attrezzato anche di un computer connesso alla rete d’istituto e che consente la condivisione delle immagini inviate dal microscopio del docente a tutta la classe, è stato benedetto dal rettore. T. S. da L’Eco di Bergamo di venerdì 2 marzo 2012 Da destra don Paolo Rossi e il Preside prof. Lucio Sisana pag. 15 La sveglia maggio 2012 ULTIMA PAGINA Dal Sant’Alessandro al Festival di Cannes «La verità, ragazzi, è che quando Godot è arrivato vi è passato sotto agli occhi, ma non ve ne siete neanche accorti». La battuta risuona in Notizie da Godot, un cortometraggio di Nicolò Mazza de’ Piccioli (nella foto), classe 1984, ex allievo del Collegio Vescovile Sant’Alessandro. Il suo film ha già ricevuto due riconoscimenti: è stato selezionato per il Roma Indipendent Film Festival, che si svolgerà dal 13 al 20 aprile prossimi nella Capitale, e per il Short Film Corner, sezione fuori concorso del Festival di Cannes. «Non sono molto bravo a parlare di me e dei miei lavori», premette il giovane regista e sceneggiatore bergamasco, da alcuni anni residente a Roma; poi, però, si lascia andare e spiega che Notizie da Godot, con il suo evidente rimando all’opera teatrale di Samuel Beckett En attendant Godot, «è una commedia amara, una storia corale che ammicca anche a La terrazza di Ettore Scola e al cinema di Woody Allen. Un gruppo di persone si riunisce per festeggiare una conoscente, una sceneggiatrice il cui film è stato ammesso a un festival. Il tempo passa tra chiacchiere e discorsi inconcludenti, come se costoro tentassero di riempire con le parole il vuoto delle loro anime: hanno sempre preferito aspettare, piuttosto che impegnarsi in un progetto di vita. A un certo punto, uno dei presenti informa gli altri che Godot (nella pièce di Beckett, il misterioso personaggio vanamente atteso da Vladimiro ed Estragone) è già passato, senza che nessuno lo notasse». Nicolò Mazza de’ Piccioli ha frequentato a Bergamo i corsi di Lab 80 e ha poi conseguito il diploma in regia e sceneggiatura presso l’Accademia Rosebud di Roma. «Notizie da Godot – racconta – non è il primo cortometraggio da me realizzato, ma si è rivelato senz’altro il più impegnativo. Desideravo girare un film nella mia città d’origine, Bergamo: ho potuto avere come location Palazzo Stampa, in viale Vittorio Emanuele, e nelle sequenze in esterni appaiono scorci del centro cittadino. Ho scritto la sceneggiatura in un paio di mesi; le riprese, nell’aprile del 2011, sono durate una settimana, mentre il lavoro di post-produzione si è protratto fino allo scorso gennaio». Direttore della fotografia di Notizie da Godot è Luca Coassin; tra gli attori figurano Silvia Degrandi, Serena Iansiti, Gabriele Sangrigoli e il bergamasco Giorgio Marchesi (il trailer e altre informazioni sul film sono all’indirizzo Internet notiziedagodot.blogspot.com). Se gli si chiede a quali altri progetti sia intento, Nicolò Mazza de’ Piccioli risponde che ha appena scritto la sceneggiatura di una sitcom e che sta pensando da tempo a un lungometraggio: «Spero di trovare una casa di produzione interessata – aggiunge -, in modo da poter realizzare questo mio desiderio, diciamo entro un paio d’anni. Sarebbe particolarmente bello, poi, se potessi girare ancora dei film a Bergamo» Giulio Brotti Addio carta, La Sveglia diventa on-line Cari Amici, quello che avete in mano è l’ultimo numero cartaceo de “La Sveglia”. Il Consiglio Direttivo ha infatti deliberato un piano di riorganizzazione editoriale del nostro periodico. Nei prossimi mesi, il foglio si trasformerà in un giornale on-line (www.exsantalex.it). Un passaggio obbligato, imposto dai costi crescenti di stampa e spedizione, ma resosi anche necessario per adeguare ai tempi moderni il vecchio e glorioso organo degli ex allievi (il primo numero risale all’ormai lontano 1948), così come richiesto anche dalla maggioranza di chi, tra voi, ha risposto ai questionari degli scorsi mesi. La nuova formula ci permetterà di avere più spazio a disposizione e di raggiungere in maniera più rapida la platea di voi ex allievi e anche di interagire e di dialogare con voi. “La Sveglia” sarà fatta sempre più da voi e, in questo senso, vi invitiamo già fin d’ora ad inviarci contributi di notizie, idee, pensieri, fotografie, ricordi al seguente indirizzo email: [email protected]. Per il futuro, l’obiettivo è anche quello di essere presenti sui social network, e il giornale sarà consultabile anche con smartphone. Una newsletter che invieremo periodicamente vi informerà sugli aggiornamenti de “ La Sveglia” on-line (se vorrete riceverla, vi invitiamo pertanto a trasmetterci la vostra mail). Se da un lato “La Sveglia” cambia pelle e diventa interattiva, dall’altro resta sé stessa, continuando a svolgere il ruolo di sempre: tenere aperto un canale informativo e di dialogo con voi che siete rimasti affettivamente legati non solo al Collegio ma a tutta la nostra comunità e ai valori che essa rappresenta. Un grazie alla redazione de “La Sveglia” in edizione cartacea e, in particolare, ai prof. Donadoni e Gualandris per tutto il lavoro appassionato di questi anni. La redazione resterà comunque a lavorare con noi al nostro nuovo progetto. Arrivederci dunque a presto... on-line! Pierluigi Saurgnani e Marco Ghitti La Redazione: Teresa Capezzuto, Gianpietro Masserini, Roberto Vedovati. Segretario di redazione: Eugenio Donadoni. Grafica: Fabio Colombo e Domenico Gualandris. LA SVEGLIA c/o Biblioteca Collegio Vescovile Sant’Alessandro via Garibaldi 3, 24122 Bergamo Tel. 035 21 85 00 - Fax. 035 388 60 88 - Internet: www.exsantalex.it - www.santalex.it email: [email protected]