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L`indovinello della regina di Saba

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L`indovinello della regina di Saba
L’indovinello della regina di Saba
Quando la regina di Saba arrivò a Gerusalemme, prima di
andare a rendere omaggio al re Salomone, volle metterlo alla
prova, per vedere se era così sapiente come aveva la fama.
Prese una bottiglia di vino pregiato e un pane rotondo, li
incartò ben bene, e li diede a suo padre, come persona di grande fiducia, dicendogli di portarli al re e di domandargli: «Se il
mare non si muove e la luna è piena, che giorno del mese è?».
Il padre della regina andò dal re Salomone, gli consegnò il
regalo e gli ripeté l’indovinello della figlia. Il re aprì il pacco e
disse al padre della regina: «Di’ a tua figlia che il mare si muove,
la luna è a tre quarti, e il giorno è il sette del mese!».
Il padre tornò dalla figlia con la risposta del re, e la figlia gli
disse: «Signor padre, perché ti sei mangiato una parte del pane
e ti sei bevuto una parte del vino che ho mandato al re?! Se avevi fame o sete, avresti potuto chiedere a me che ti dessi il necessario per il viaggio, senza toccare il regalo che stavo mandando
a lui! Io avevo scelto proprio te perché in te avevo fiducia!».
«Come fai a sapere che mi sono mangiato una parte del pane e
mi sono bevuto una parte del vino!» chiese meravigliato il padre.
«Me lo ha detto il re stesso nella sua risposta» disse la regina, «perché il mare che si muove è il vino, che si muoveva nella
bottiglia perché non era più piena dal momento che te ne sei
bevuta la metà, e la luna è il pane rotondo, che è diventato tre
quarti quando te ne sei mangiata una parte!».
Così la regina di Saba capì che il re Salomone rispondeva
alla fama di sapienza che aveva, e accettò di andare a rendergli
omaggio.
[A.S., 1984]
Il re Salomone e il pesce d’oro
Al tempo del re Salomone viveva in Galilea, presso al lago di
Tiberiade, un vecchio pescatore che aveva sette figlie, una più
bella dell’altra. Ma la minore, Shulamìt, era la più bella di tutte.
Un giorno la figlia maggiore si presentò a suo padre, e gli disse: «Oggi, gettando la rete, di’, per favore “Questa rete è il destino della mia figlia maggiore”. Vedremo che cosa verrà fuori».
E il pescatore fece così: quando venne l’ora, sul lago di Tiberiade, salì sulla barca e gettò la rete in mezzo al lago, dicendo:
«Questo è il destino della mia figlia maggiore». E aspettò la sera.
Alla sera, tirando su la rete, sentì che era pesante, molto pesante! Con grande sforzo tirò la rete a riva, e ci vide dentro un pietrone. Tornato a casa, disse alla figlia: «Il tuo destino è una pietra!».
Il giorno dopo gli si presentò la seconda figlia... Per farla
breve, l’una dopo l’altra ci provarono tutte: una volta uscì un
paio di scarpe vecchie, un’altra uscirono delle erbacce. Ognuna
ebbe il suo destino.
Alla fine si presentò Shulamìt, la minore: «Papà, questa volta
devi chiedere per me!».
«Ma, hai già visto quello che ne esce! Non c’è nulla di buono!».
«Questa volta getta la rete per me!».
Era venerdì, il pescatore voleva far presto per tornare a casa e
accogliere lo Shabbath1. All’alba si sporse sul lago e gettò la rete,
dicendo: «Getto la rete per Shulamìt, la mia figlia minore!», e
si mise ad aspettare. Nel pomeriggio tirò su la rete, e sentì che
era pesante.
La tirò a riva pian piano, e che cosa vide? Un pesce enorme,
scintillante d’oro e di diamanti! Mentre lui se ne stava lì incantato,
Shabbath: è il sabato ebraico, il giorno festivo che inizia al tramonto del
venerdì.
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LE STORIE DEL RE SALOMONE
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il pesce aprì bocca e gli disse: «Toglimi subito di qua, portami a
casa tua, e mettimi in una piscina, perché io possa vivere!».
Il pescatore tornò a casa, portandosi il pesce con gran fatica.
Tutti gli corsero incontro.
«Presto» disse lui. «Mettiamoci al lavoro!», e scavarono una
piscina nel cortile della casa, la riempirono d’acqua, e ci misero
dentro il pesce.
Da quel giorno il piacere della famiglia consisteva in questo:
si alzavano ogni mattina e bevevano il caffè intorno alla piscina,
mentre il pesce faceva mille giravolte e raccontava loro storie
meravigliose dei tempi antichi. Così passavano il tempo.
Un giorno, mentre stava seduto di fronte al pesce, il pescatore si mise a pensare a quale sarebbe stato il destino delle sue
sette figlie e a come sarebbe riuscito a farle sposare, senza un
soldo di dote.
Il pesce aprì la bocca e disse: «Perché ti preoccupi tanto?
Stendi la mano, prendi un pugno di perle e di diamanti, e va’ a
venderli a Gerusalemme!».
«Buona idea!».
Il pescatore allungò la mano, prese un pugno di perle e di
diamanti dalla testa del pesce, si mise in tasca un tozzo di pane
e s’incamminò verso Gerusalemme.
Cammina cammina, dopo tre giorni arrivò in città, e si incantò al vederne lo splendore e la bellezza. Tutte le strade portavano al centro, che era il Beth ha-Miqdàsh2, tutto scintillante
d’oro. Alla fine chiese dove si trovasse la strada dei gioiellieri, e
gliela indicarono. Gerusalemme era tutta fatta di strade: la strada dei gioiellieri, la strada dei macellai, la strada dei tessitori...
In ogni strada c’era un mestiere diverso.
Alla fine il pescatore arrivò alla strada dei gioiellieri. Il primo
al quale si presentò gli disse: «Mi dispiace, ma non sono in grado
di pagarti! La merce che mi hai presentato è molto cara! Però c’è
un gioielliere, di nome Aminadav, che porta i gioielli alla corte
del re Salomone. Lui sì, che ti può comprare tutto questo!
Il pescatore si indirizzò a Aminadav, ma questi, esaminando
le perle, vide che non aveva, neanche lui, la somma necessaria.
2
Beth ha-Miqdàsh: il Tempio di Gerusalemme.
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