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Castello
A cura della classe 2.0 sez.A/D ISIS Ciro Pollini Mortara (PV) a.s. 2011/2012 La Lomellina è una parte della Pianura Padana sita nella zona sud-occidentale della Lombardia compresa tra il Sesia ad ovest, il Po ad ovest e a sud, il Ticino ad est e le Colline Novaresi a nord. Comprende 57 comuni tra cui Vigevano è il centro più importante. Il suo nome deriva dal comune di Lomello. Terra di confine tra Piemonte e Lombardia, la Lomellina prende il nome da Lomello, L'arrivo dei Longobardi (568 d.c.) inaugura un periodo di pace e di prosperità che si interrompe nel 773 a Pulchra Silva (l'attuale Mortara) residenza di caccia di Rotari, dove i Franchi di Carlo Magno sconfiggono in una cruente battaglia le truppe di re Desiderio. A partire dal XI secolo si afferma il potere dei conti di Lomello e a loro si deve il rafforzamento de territorio per il tramite di una rete di castelli, rocche, fortificazioni ancora oggi in gran parte conservati. La penetrazione religiosa tra X e XI secolo è di importanza vitale per lo sviluppo della Lomellina. Con i Visconti e gli Sforza vengono introdotte sperimentazioni agrarie e praticata per la prima volta in Italia la coltivazione del riso, la ricchezza d’acque consente ancora oggi la presenza di habitat naturali unici come le garzaie, zone umide dove si accoppiano e nidificano gli aironi. LOMELLO Basilica di Santa Maria Maggiore La Basilica di Santa Maria Maggiore (XI sec. - foto in alto) è una notevole costruzione del primo periodo romanico lombardo. Nella tradizione popolare lomellina la basilica viene chiamata "la chiesa del diavolo": la leggenda racconta che la costruzione è stata distrutta dal maligno e da lui stesso riedificata in una sola notte di lavoro febbrile, ma, a causa del sorgere del sole, lasciata incompleta. Ecco perchè oggi troviamo la facciata parzialmente crollata e le prime due campate senza il tetto. La basilica è a tre navate con un transetto più basso del corpo longitudinale. Fu una delle prime chiese in Italia ad essere coperta con volte a crociera nelle navate laterali, prima che si diffondesse lo stile romanico. Battistero di San Giovanni ad Fontes Il Battistero di San Giovanni ad Fontes a Lomello è un monumento sacro di origine longobarda posto a fianco alla Basilica di Santa Maria Maggiore. L'esterno Il battistero è un edificio alto 13 metri ed è costruito interamente con mattoni; la cupola, è una costruzione più tarda del resto dell'edificio, voltata attorno al X secolo con materiali meno pregiati. La cupola è sormontata da un piccolo tiburio a più piani, che costituisce la parte finale dell'intera costruzione. Tratto caratteristico dell'architettura longobarda di quel periodo è l'eccentuato verticalismo dell'ottagono centrale, che si distacca così dalle omologhe costruzioni paleocristiane, più compatto. L'interno Il complesso presenta nel suo insieme la forma di una semplice croce tipica delle tendenze religiose dei primi secoli d.C. Al suo interno però la parte centrale è costituita da un ottagono - sopra il quale si staglia la cupola, anch'essa di forma ottagonale - il quale, assieme alle absidi e alle cappelle interne del battistero, assume la caratteristica forma crociata che ben si nota all'esterno. Elemento di grande importanza è il fonte battesimale (battesimo ad immersione), risalente tra al VII-VIII secolo. Castello Il castello sorge sopra un rilievo del terreno nel centro del paese, con ingresso dalla piazza che ne prende il nome. Presidio fortificato di un abitato di grande importanza in epoca tardoantica e altomedievale, è probabilmente di origine assai alta, risalente forse al X secolo ma ha subito vari rifacimenti, inizialmente nell'XI secolo, quando i conti palatini dominavano sulla Lomellina e quindi agli inizi del XV, allorché ormai queste terre facevano parte della signoria viscontea. Oggi si compone di due edifici distinti: quello verso ovest, con pianta ad L, che appartiene al castello vero e proprio; e quello verso est, di epoca posteriore. BREME Abbazia di San Pietro La storia dell’abbazia benedettina di Breme è legata a quella della celebre abbazia di Novalesa, in Val di Susa, fondata nel 726: all’inizio del X sec., in seguito alle scorrerie dei pirati saraceni, i monaci fuggirono a Torino, alloggiati in un primo tempo nel monastero dei SS. Andrea e Clemente , i frati fuggiaschi furono presi sotto la protezione del marchese d’Ivrea Adalberto , che donò loro la chiesa di S. Andrea . Breme, che sorgeva alla confluenza tra Po e Sesia, era in una posizione ottimale per i monaci della Novalesa: il luogo, fertile e rigoglioso, era anche in una posizione strategicamente sicura e inoltre a breve distanza dalla sede imperiale di Pavia. Qui Donniverto, ultimo abate di Novalesa e primo di Breme, edificò un monastero che fu intitolato a S. Pietro. Cripta Vi si accede da un’apertura posta sul lato posteriore del fabbricato, scendendo due brevi rampe di scale ricavate nel ‘600 nello spessore del muro. Vi era un secondo accesso, oggi murato, dalla navata sinistra della chiesa, che è attualmente visibile (ma non visitabile, in quanto situato in un’abitazione privata) nel cortile. Lunga poco più di 11 metri e larga 6,la cripta è divisa in tre navate da quattro colonne cilindriche in pietra e da quattro pilastri in laterizio, di epoca più tarda; le quattro colonne in pietra, di cui una è in marmo bianco venato, potrebbero provenire, come pezzi di recupero, da edifici di epoca romana dalla vicina Lomello. Battistero Situato sul lato destro della chiesa, è un gioiello dell’architettura romanica paleocristiana. La struttura esterna è poligonale, con muratura in laterizi misti a ciottoli di fiume. L’interno, ora adattato a cappella di S. Barnaba, è stato oggetto di importanti restauri. FRASCAROLO Abbazia di Acqualunga La località in cui sorgeva l’Abbazia di Acqualunga è l’odierna Frascarolo, ai confini tra la Lombardia e il Piemonte; è incerto il preciso anno di fondazione, anche se lo Janauschek, basandosi sulle tavole genealogiche dell’Ordine, le assegnò la data del 24 novembre 1204. La casa madre fu Rivalta Scrivia, la quale aveva già dei beni in tale località fin dal 1185, anno in cui li aveva ereditati da un monaco a nome Ascherio, a capo della chiesa di San Giovanni di Rivalta e di una piccola chiesa ad Acqualunga. da lui personalmente eretta. La chiesa abbaziale è di piccole dimensioni, e ciò è indice che la famiglia dei monaci cistercensi non fosse molto numerosa; oggi rimane una costruzione in mattoni, a tre navate di due campate ciascuna, con volte a crociera cordonata, senza transetto e con coro a terminazione piatta; quest’ultimo è anch’esso di due campate e fiancheggiato da cappelle. Castello Fatto costruire dai Visconti nel XIV secolo, fu riedificato nel 1512. Nel 1882 fu restaurato in stile gotico dall' architetto Vandone di Vigevano, su incarico di Giovanni Vochieri . Il castello si presenta a pianta quadrata ai cui quattro angoli si erigono altrettante torri cilindriche ed è munito di un fossato. È magnificamente arredato e conservato, per quanto denunci strutture e rielaborazioni ottocentesche. Il castello di Frascarolo divenne teatro di cruenti battaglie combattute fra vari eserciti per il possesso della Lomellina. Nella zona, il segno delle più violente devastazioni lo diede Facino Cane, che a capo di soldati di ventura, si accanì anche nei confronti di Pieve del Cairo e Olevano. La fine definitiva del castello di Frascarolo avvenne nel 1404, quando esso fu incendiato e irreparabilmente distrutto. Museo del Contadino Il Museo del Contadino si trova all'interno del Castello di Frascarolo, nella ex stalla della cascina. Il Museo è diviso in tre sezioni: LA CASA, I MESTIERI e LA TERRA, contenenti rispettivamente gli attrezzi che, nei tempi ormai remoti, sono serviti ai nostri antenati per produrre e per poter vivere quotidianamente. Il numero dei pezzi si aggira, attualmente, intorno a 800, ma l'apporto di reperti è sempre in continua evoluzione. SARTIRANA Castello Costruito verso la fine del 1300 per ordine di Gian Galeazzo Visconti, fu rafforzato verso la fine del 1400 dagli Sforza che, nel frattempo, avevano conquistato il potere. Gli Sforza aggiunsero altre parti al corpo principale, che tale rimase fino al XVI secolo, epoca in cui il Castello, ad opera della famiglia Gattinara, fu trasformato in una comoda residenza, che non ha subito sostanziali modifiche sino ai giorni nostri. Di tipico impianto quadrilatero, con fossato, cortile interno e quattro torri angolari. Nel 1462-1463 sotto gli Sforza, il Castello subisce delle trasformazioni di carattere militare di ampliamento e di consolidamento della Torre rotonda, delle quali si occupa il famosissimo architetto Bartolomeo Fioravanti, lo stesso che Ivan II, Zar di Russia, chiamò alla sua corte per la realizzazione delle difese del Cremlino. Sartirana e il suo castello passarono quindi agli Spagnoli con Mercurino Arborio (cardinale) sino morte avvenuta nel 1530. Il castello è appartenuto alla dinastia degli Arborio sino al 1934, e quindi al Duca D’Aosta Amedeo di Savoia. Dopo alcuni decenni dalla seconda guerra mondiale passò a proprietà privata. OLEVANO Museo Agricolo Il museo raccoglie gli oggetti più significativi del mondo contadino lomellino dall'Ottocento agli anni sessanta del Novecento. Esso è ospitato in un edificio rurale ristrutturato, un tempo adibito a stalla e fienile , sito in Via Uberto de' Olevano, di fronte al Castello Medievale. La tradizione contadina fonda le sue radici nella madre terra, sono quindi i ritmi della campagna e delle stagioni ad accompagnare il visitatore lungo il percorso espositivo che è stato articolato in 5 aree didattiche: il ciclo dei lavori in campagna, ambienti di vita domestica, antichi mestieri artigianali, ambientazione stalla e scuderia, esposizione mezzi agricoli pesanti. Al primo piano il percorso di visita inizia con la primavera, stagione dedicata alla sistemazione del terreno, dove sono esposti gli attrezzi utilizzati per l'aratura, l'erpicatura e la semina del mais e del riso. Proseguendo nel periodo estivo, quando il terreno comincia a produrre i suoi frutti, si incontrano gli attrezzi usati per la fienagione, la monda, la mietitura, la trebbiatura e un angolo dedicato alla mondina forestiera. L'estate sfuma nell'autunno con i lavori sull'aia meno faticosi di quelli nei campi e con i primi raccolti a rinvigorire le stanche braccia dei lavoratori. L'autunno e l'inverno sono i mesi dove la terra riposa , mentre il contadino si dedica alla raccolta e taglio della legna, all’uccisione del maiale per fare i salami, all'imbottigliamento del vino. A questi lavori stagionali verranno affiancati alcuni mestieri tipici dell'artigianato rurale di fine Ottocento: il falegname, il cardatore ed il carradore. Castello Il castello attuale fu fatto innalzare intorno al 1420 su una fortificazione preesistente, eretta da Antonio Olevano. Fu trasformato poi in villa nel 1758. Numerose integrazioni stilistiche vi vennero aggiunte ancora nel 1912. È un organismo rurale, benché collocato nel centro del paese, con pianta a "C" e un'alta torre maestra. Un'altra torre, più bassa, sorge sul corpo edilizio posteriore. Nonostante l'epoca in cui fu costruito (i primi decenni del Quattrocento), presenta caratteri ancora decisamente tardo trecenteschi. Nell'edificio sono ben visibili, e architettonicamente distinte, le due principali fasi storiche della costruzione: quella del castello vero e proprio, che si affaccia verso nord, e quella della villa settecentesca (che si affaccia invece verso sud, su di un giardino). La torre ha pianta rettangolare, base scarpata ed è sormontata da merli sotto i quali si snoda il caratteristico fregio in mattoni a dente di sega. In prossimità della torre è posto un oratorio settecentesco. GAMBOLÒ Museo Archeologico Lomellino Visitare il Museo Archeologico Lomellino significa fare un tuffo nel passato per scoprire la vita dell’uomo preistorico, dei Celti, dei Romani in Lomellina. Le testimonianze permettono di scoprire le caratteristiche e la vita quotidiana delle popolazioni che hanno vissuto in questa parte di Pianura Padana. Il Museo raccoglie il materiale archeologico recuperato dall'Associazione Archeologica Lomellina dal 1972 ad oggi. La collezione è frutto sia di scavi sistematici, sia di ritrovamenti fortuiti rinvenuti in occasione di lavori agricoli o edili, sempre in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia. I reperti offrono una panoramica completa della presenza umana in Lomellina, dal Mesolitico recente all'Età Romana Imperiale. Il museo è strutturato in quattro sale espositive, è corredato da pannelli didattici e da una grande carta archeologica della Lomellina. Nella prima sala vengono ricostruite la Preistoria e la Protostoria. La seconda sala è dedicata alla storia del rito funebre, a partire dalla fine della media età del Bronzo, sin verso la seconda metà del II sec. d.C. La terza sala illustra alcuni aspetti della vita e del costume nel periodo celtico attraverso l'esposizione dei corredi rinvenuti soprattutto a Valeggio, Garlasco e Gambolò. La quarta sala è dedicata all'età Romana. FLORA Le piante tipiche della lomellina sono: • Il nocciolo (Corylus avellana) è una pianta appartenente alla famiglia delle Betulacee può raggiungere un’altezza che varia dai 5 ai 7m. Ha foglie decidue e il suo frutto è la nocciola. • Il pioppo bianco (Populus alba) è una pianta che appartiene alla famiglia delle Salicacee. Può raggiungere un’altezza di 40m. Ha foglie decidue. • Il ligustro comune (Ligustrum vulgare) è una pianta appartenente alla famiglia delle Oleacee. Può raggiungere un’altezza di 22,5m. In un clima invernale mite è una pianta semi-sempreverde altrimenti è decidua. • La robinia pseudoacacia (Robinia pseudoacacia) è una pianta appartenente alla famiglia delle Fabacee. Può raggiungere un’altezza di 25m. È una pianta decidua. • La ginestra (Cytisus scoparius) è una pianta appartenente alla famiglia delle Faboidee. Essendo un arbusto la sua altezza varia dai 60cm ai 2,4m inoltre ha foglie decidue. • La quercia (Quercus robur) è una pianta appartenente alla famiglia delle Fagacee. Può raggiungere un’altezza di 25-40m in casi eccezionali arriva anche ai 50m. Il suo frutto è la ghianda. Questa pianta è decidua. FAUNA La fauna tipica della lomellina è: • L’airone cenerino (Ardea cinerea) è un uccello che appartiene alla famiglia degli Ardeidi. L’airone adulto ha una statura di 90-98cm un’apertura alare di 170cm e un peso di 1-2Kg. Quando vola tiene il collo a S. • L’airone bianco maggiore (Egretta alba) è un uccello che appartiene alla famiglia degli Ardeidi. È lungo 85-102cm un’apertura alare di 170cm e un peso che varia dai 700 ai 1000g. Durante il periodo nuziale l’airone bianco ha sia le zampe che il becco nero. • La nitticora (Nycticorax nycticorax) è un uccello che appartiene alla famiglia degli Ardeidi. Raggiunge una lunghezza che varia dai 58 ai 65cm un peso di730-1000g. Questo uccello ha abitudini crepuscolari. • Il tasso (Meles meles) è un mammifero appartenente alla famiglia dei Mustelidi. Possiede un muso allungato e una banda di colore bianco che dal muso si prolunga anche verso il ventre. • La nutria (Myocastor coypus) è un mammifero roditore appartenente alla famiglia dei Myocastoridae. Raggiunge una lunghezza di 43-63,5cm e un peso compreso tra i 5-10Kg. • La faina (Mrtes foina) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei Mustelidi. Misura 45-50cm e un peso di pochi Kg. Il rospo smeraldino (Bufo virdis) è un anfibio appartenente alla famiglia dei Bufonidae. La sua lunghezza è di 7-10cm GARZAIE Fin dal medioevo, il luogo in cui si insediano in gruppo gli aironi di una sola o più specie, per costruire i loro nidi e riprodursi, viene detto "garzaia"; il nome deriverebbe dal termine dialettale "sgarza": airone. In genere le garzaie si trovano in luoghi con vegetazione palustre, in corrispondenza di ciuffi di alberi, quali salici, pioppi, ontani e farnie, e non lontano da corsi d'acqua, risaie o piccoli bacini d'acqua dove gli uccelli possano trovare cibo per sè e per i piccoli. Nelle garzaie della Lomellina trovano ospitalità numerose specie avicole come gli aironi cenerini, gli aironi rossi, le nitticore, le garzette e le sgarze ciuffetto. Garzaia del lago di Sartirana UBICAZIONE: nei pressi di una lanca formatasi nel settecento da un'ansa del Sesia. FLORA: sullo specchio d'acqua cresce il nannufaro, della famiglia delle ninfee con il suo caratteristico fiore giallo. Sui bordi della garzaia cresce il salice o salicone, la canna di palude e una rara specie erbacea Cicuta virosa. Sul terreno più consolidato crescono tre tipi di pioppo: il pioppo nero, il pioppo bianco, il pioppo tremulo, così pure l'ontano, il salice, l'olmo, la quercia farnia, ed inoltre arbusti come il sanguinello ed il nocciolo. FAUNA: sono presenti sette specie di aironi tra cui il raro Tarabuso e l'Airone bianco maggiore, il Mignattaio (un ibis europeo) e il Falco di palude, il Martin pescatore, la Folaga, la Gallinella d'acqua e il Germano reale. Nelle acque del lago vivono molte specie di pesci, numerosi anfibi e rettili quali il Biacco e la Biscia d'acqua. Nella parte boschiva prospera il Coniglio selvatico, come pure alcuni mammiferi insettivori quali il Riccio e il toporagno. Fra gli insetti, particolarmente numerosi sono i Coleotteri acquatici, le Libellule ed alcune Farfalle diurne. Garzaia di Celpenchio UBICAZIONE: Si trova nella Lomellina occidentale, tra i comuni di Cozzo, Rosasco e Castelnovetto. FLORA: una vasta zona a canneto, sparsi gruppi di saliconi, salici e ontani neri. La vegetazione presenta aspetti particolarmente interessanti per l'alternarsi dei tipi di vegetazione caratteristici delle zone umide della Lomellina. FAUNA: nella riserva è presente anche una ricca avifauna acquatica, che comprende tra gli altri, il porciglione, il tuffetto, la cannaiola verdognola, la salciaiola, il migliarino di palude. Inoltre, durante il passo migratorio, sostano numerose pantane, combattenti, e beccaccini, mentre tra i mammiferi è presenza stabile la puzzola. Ospita la più numerosa colonia di aironi rossi della Lomellina. Nidificano inoltre nitticore, garzette e sgarze ciuffetto. Garzaia della Verminesca UBICAZIONE: si trova nella Lomellina occidentale, tra i comuni di Cozzo, Sant'Angelo e Castelnovetto, è una fascia paludosa lungo la Roggia Guida. FLORA: i boschi umidi ad ontano nero si alternano a distese di vegetazione palustre. La parte centrale è occupata da un bosco di ontano nero di media altezza, mentre lo strato arbustivo è costituito da sambuchi, rovi e luppoli. Alle due estremità del bosco si estendono rispettivamente un vasto canneto e un ampio acquitrino. FAUNA: sono presenti varie specie di mammiferi e di uccelli; insieme ad un'abbondante avifauna acquatica, si ritrovano nitticore, garzette, sgarze ciuffetto ed aironi rossi. Tra la vegetazione palustre nidifica anche il tarabusino, un piccolo airone solitario specializzano nel mimetismo. Garzaia di Cascina Isola UBICAZIONE: situata a Langosco in un'area golenale del fiume Sesia. FLORA: coltivata in prevalenza a pioppeto e risaia, vi si conservano alcune piante di quercia, pioppo bianco e platano. L'essenza dominante è l’ontano nero, accompagnato da esemplari di olmo, di pioppo bianco, di farnia e da gruppi di salici dove il suolo è più umido. Inoltre ci sono sambuchi e sanguinelli mentre sul terreno maggiormente impregnato d'acqua lo strato erbaceo è formato quasi esclusivamente da canne palustri, mazzesorde, e carici. FAUNA: nei campi coltivati a riso vivono essenzialmente rane, girini, crostacei e vermi. In periodi ben precisi dell’anno arrivano varie specie: gli aironi cenerini, le nitticore, le garzette, gli aironi rossi e le sgarze ciuffetto. Garzaia di Sant'Alessandro UBICAZIONE: si trova nel comune di Zeme, presenta una grande varietà di ambienti. FLORA: un bosco umido di ontani neri, alcune zone cespugliose di salicone, distese di canne palustri, di mazzasorde, di carici, e vaste aree allagate da acque sorgive prive di vegetazione. FAUNA: vi nidificano il germano reale, il martin pescatore, la folaga, la gallinella d'acqua, il tarabusino, il cannareccione e l'usignolo di fiume. In primavera si possono osservare il mignattaio e la spatola, mentre in inverno sono spesso presenti alcuni esemplari di airone guardabuoi, di airone bianco maggiore e un'ingente colonia di nitticore, garzette, sgarze ciuffetto ed aironi rossi. Tra i rapaci troviamo il falco di palude e la poiana diventata rara in pianura. Garzaia della Rinalda UBICAZIONE: situata a Candia. FLORA: la vegetazione è varia, con la presenza di un bosco igrofilo, di canneti e di formazioni a salicone. La parte centrale è occupata da un alneto (bosco ad ontano nero), mentre lo strato erbaceo mostra la presenza di una specie esotica di origine nord-americana, poco diffusa in Italia, nota comunemente come glicine tuberoso. FAUNA: è composta da nitticore, garzette, la cannaiola, il gufo comune, il picchio verde. Le nidificazioni di aironi sono sporadiche, ma sono presenti varie specie di mammiferi e di uccelli fra i quali germani, fagiani e poiane. Garzaia di Acqualunga UBICAZIONE: situata nei pressi dell'omonima Abbazia nel comune di Frascarolo. FLORA: le formazioni boschive sono costituite prevalentemente da salice bianco, ontano nero e salicone, mentre le rive delle rogge che delimitano la riserva sono coperte da una fascia di vegetazione arborea ricca e ben conservata. FAUNA: sono presenti, caso unico in Lombardia, tutte e cinque le specie di aironi gregari che nidificano in Italia. Qui sono state individuate tracce di puzzole, tassi e donnole, ma la riserva è abitata anche da scoiattoli, lepri, volpi, tassi, donnole, puzzole ed è spesso sorvolata da rapaci come la poiana e il falco di palude. Garzaia di Cascina Notizia UBICAZIONE: situata vicino a Goido (Mede). FLORA: la vegetazione è uniforme rispetto le altre garzaie, con la presenza di ontani, sambuchi, farnie, salici bianchi, accompagnati da pioppi ibridi dovuti alla vicinanza di colture industriali. FAUNA: tra gli alberi e le canne nidificano nitticore, garzette e sgarze ciuffetto. Inoltre anche qui è presente l'ornitofauna tipica delle zone di pianura tra cui esemplari di tuffetto, folaga e tarabusino. Garzaia di Villa Biscossi UBICAZIONE: situata nell'omonima località, a pochi chilometri dal Fiume Po. FLORA: l'ontano nero costituisce l'essenza dominante, accompagnato da esemplari di olmo, di pioppo bianco, di farnia e da gruppi di salici dove il suolo è più umido. Accanto ai giovani ontani, compaiono sambuchi e sanguinelli, mentre sul terreno maggiormente impregnato d'acqua lo strato erbaceo è formato quasi esclusivamente da canne palustri, mazzesorde e carici. FAUNA: nelle garzaie possono convivere aironi diversi, in periodi ben precisi dell'anno arrivano varie specie: gli aironi cenerini, le nitticore, le garzette gli aironi rossi e le sgarze ciuffetto. Garzaia del Bosco Basso UBICAZIONE: si trova nei comuni di Breme e Sartirana. FLORA: è presente l’ontano nero, il salicone e il canneto. FAUNA: ospita l’airone rosso, la nitticora e la garzetta. Qui sono insediate colonie di aironi piuttosto consistenti. Tra le canne nidificano anche esemplari di tarabusino, un airone non gregario, di usignolo di fiume e di cannareccione. Si segnalano poi folaghe e soprattutto i tuffetti. CIPOLLA ROSSA DI BREME Dove cresce • Terreno soffice di medio impasto, sciolto e non argilloso • Drenaggio preventivo per evitare ristagni d’acqua e ridurre infestanti • Rotazione biennale del sito di coltivazione per miglior resa Tipicitá colore rosso intenso sapore dolciastro croccantezza forma schiacciata diametro e altezza del bulbo notevoli peso medio 600-700 g (record g 2041) Varietà Quarantina Più precoce di forma piatta, raggiunge la piena maturità nella seconda metà di giugno Nostrana Più bulbosa, forma ovale, ha un rigonfiamento in prossimità del ciuffo e matura circa 15 giorni dopo. Riconoscimento ufficiale La denominazione “Cipolla Rossa di Breme” De.C.O. ha il fine di identificare e tutelare questa produzione di nicchia tipica della Lomellina e di fare tesoro della sua biodiversità. Sagra Alla seconda domenica di giugno, la Polisportiva Bremese con il patrocinio di Comune di Breme organizza la “Sagra della cipolla rossa di Breme” , dove si possono degustare i piatti tipici della tradizione Bremese dall’antipasto al dolce al gelato. SALAME D’OCA DI MORTARA Il salame d'oca di Mortara si differenzia dai salami comuni poiché viene cotto. La sua elaborazione per il resto è del tutto simile agli altri tipi di salame: il trito di carni di oca (minimo 30%) e di maiale viene impastato con sale, pepe ed aromi di varia natura. Il composto viene poi avvolto nella pelle di oca, cucito e legato, ben coperto da un panno. Dopo un'asciugatura di qualche giorno, viene cotto in acqua calda, non bollente, dopo averlo punzecchiato. Una volta pronto viene fatto raffreddare. Il colore della fetta indica la natura delle carni: al bianco del grasso, fanno da contrasto il rosso scuro delle carni di oca e il rosato delle carni di maiale. Sagra del salame d’oca Legata alla rarissima specialità culinaria mortarese è una delle più amate feste folcloristiche della zona: la Sagra del Salame d'Oca, che si svolge l'ultima domenica di settembre. Ludovico il Moro, Beatrice d'Este, la corte ducale, le corporazioni delle arti e dei mestieri e gli sbandieratori fanno rivivere per un giorno, in una suggestiva e coinvolgente sfilata, le magiche atmosfere medievali. Abbinato alla manifestazione si svolge il "Palio dell'Oca", una sfida avvincente tra le sei contrade cittadine; il comune gioco dell'oca trova qui una rappresentazione con pedine umane che si spostano lungo le cinquanta caselle e con gli arcieri associati alle contrade che, con la loro abilità, determinano il numero di spostamenti lungo il percorso. ASPARAGO DI CILAVEGNA E’ il prodotto principe della città di Cilavegna, coltivato fin dal Medioevo. La leggenda del posto racconta che, l’asparago ha poteri magici e medicamentosi, aiuta a combattere il mal di denti e vale come antidoto contro il veleno, gode di proprietà diuretiche e favorisce l’amore. Caratteristiche L’asparago bianco di Cilavegna, si distingue per le notevoli dimensioni, la sua forma perfetta né esile, né gonfia. Il suo gusto è delicato, morbido e anche molto persistente, può essere consumato anche crudo. Tecniche di produzione Vengono coltivate sulle spargiate, campi destinati ad accogliere la produzione esclusiva di questo prodotto. Infatti proprio questa terra umida e sabbiosa favorisce la coltivazione dell’asparago. Il raccolto avviene da marzo a maggio. Sagra Ogni anno, la seconda domenica di maggio, si svolge la Sagra dedicata a questo prodotto tipico della zona. OFFELLE DI PARONA HUMMMM……. QUANTO SONO BUONE!!!!! Le offelle sono una specialità dolciaria che vanta ormai più di un secolo di vita. Si tratta di biscotti dall'inconfondibile forma ovale, nati da un'indovinata miscela di ingredienti semplici e nutrienti. Pare che le inventrici dello squisito dolce siano state, sul finire dell'Ottocento, le sorelle Pasqualina e Linìn Colli. Il successo commerciale delle offelle arrivò nel 1969 con l'organizzazione della prima sagra di questo prodotto tipico. Da allora, la locale Pro Loco tutela la genuinità del biscotto attraverso un marchio di garanzia fornito ai produttori. Il dolce ha conquistato il palato di tanti consumatori italiani ed esteri. Nel corso degli anni sono state create numerose varianti alla ricetta originale, aggiungendo ad esempio del cioccolato o dello strutto d'oca. La genuinità degli ingredienti, molto comuni (farina di grano tenero, burro, zucchero, uova, olio d'oliva, lievito), un sapiente dosaggio e un'indovinata cottura hanno fatto di questo dolce un prodotto unico nel suo genere e sempre molto apprezzato.