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Castello
A cura della classe 2.0 sez.A/D
ISIS Ciro Pollini
Mortara (PV)
a.s. 2011/2012
La Lomellina è una parte
della Pianura Padana sita
nella zona sud-occidentale
della Lombardia compresa
tra il Sesia ad ovest,
il Po ad ovest e a sud,
il Ticino ad est e le Colline
Novaresi a nord.
Comprende 57 comuni tra
cui Vigevano è il centro più
importante. Il suo nome
deriva dal comune di
Lomello.
Terra di confine tra Piemonte e Lombardia, la Lomellina prende il nome
da Lomello, L'arrivo dei Longobardi (568 d.c.) inaugura un periodo di
pace e di prosperità che si interrompe nel 773 a Pulchra Silva
(l'attuale Mortara) residenza di caccia di Rotari, dove i Franchi di
Carlo Magno sconfiggono in una cruente battaglia le truppe di re
Desiderio. A partire dal XI secolo si afferma il potere dei conti di
Lomello e a loro si deve il rafforzamento de territorio per il tramite di
una rete di castelli, rocche, fortificazioni ancora oggi in gran parte
conservati. La penetrazione religiosa tra X e XI secolo è di importanza
vitale per lo sviluppo della Lomellina. Con i Visconti e gli Sforza
vengono introdotte sperimentazioni agrarie e praticata per la prima
volta in Italia la coltivazione del riso, la ricchezza d’acque consente
ancora oggi la presenza di habitat naturali unici come le garzaie, zone
umide dove si accoppiano e nidificano gli aironi.
LOMELLO
Basilica di Santa Maria Maggiore
La Basilica di Santa Maria Maggiore (XI sec. - foto in alto) è una notevole costruzione del primo periodo romanico
lombardo. Nella tradizione popolare lomellina la basilica viene chiamata "la chiesa del diavolo": la leggenda racconta
che la costruzione è stata distrutta dal maligno e da lui stesso riedificata in una sola notte di lavoro febbrile, ma, a
causa del sorgere del sole, lasciata incompleta. Ecco perchè oggi troviamo la facciata parzialmente crollata e le prime
due campate senza il tetto. La basilica è a tre navate con un transetto più basso del corpo longitudinale. Fu una delle
prime chiese in Italia ad essere coperta con volte a crociera nelle navate laterali, prima che si diffondesse lo stile
romanico.
Battistero di San Giovanni ad Fontes
Il Battistero di San Giovanni ad Fontes a Lomello è un monumento sacro di origine longobarda posto a fianco
alla Basilica di Santa Maria Maggiore.
L'esterno
Il battistero è un edificio alto 13 metri ed è costruito interamente con mattoni; la cupola, è una costruzione più
tarda del resto dell'edificio, voltata attorno al X secolo con materiali meno pregiati. La cupola è sormontata da
un piccolo tiburio a più piani, che costituisce la parte finale dell'intera costruzione. Tratto caratteristico
dell'architettura longobarda di quel periodo è l'eccentuato verticalismo dell'ottagono centrale, che si distacca
così dalle omologhe costruzioni paleocristiane, più compatto.
L'interno
Il complesso presenta nel suo insieme la forma di una semplice croce tipica delle tendenze religiose dei primi
secoli d.C. Al suo interno però la parte centrale è costituita da un ottagono - sopra il quale si staglia la cupola,
anch'essa di forma ottagonale - il quale, assieme alle absidi e alle cappelle interne del battistero, assume la
caratteristica forma crociata che ben si nota all'esterno. Elemento di grande importanza è il fonte
battesimale (battesimo ad immersione), risalente tra al VII-VIII secolo.
Castello
Il castello sorge sopra un rilievo del terreno nel centro del paese, con ingresso dalla piazza che ne prende il
nome. Presidio fortificato di un abitato di grande importanza in epoca tardoantica e altomedievale, è
probabilmente di origine assai alta, risalente forse al X secolo ma ha subito vari rifacimenti, inizialmente
nell'XI secolo, quando i conti palatini dominavano sulla Lomellina e quindi agli inizi del XV, allorché ormai queste
terre facevano parte della signoria viscontea. Oggi si compone di due edifici distinti: quello verso ovest, con
pianta ad L, che appartiene al castello vero e proprio; e quello verso est, di epoca posteriore.
BREME
Abbazia di San Pietro
La storia dell’abbazia benedettina di Breme è legata a quella della celebre abbazia di Novalesa, in Val di Susa,
fondata nel 726: all’inizio del X sec., in seguito alle scorrerie dei pirati saraceni, i monaci fuggirono a Torino,
alloggiati in un primo tempo nel monastero dei SS. Andrea e Clemente , i frati fuggiaschi furono presi sotto la
protezione del marchese d’Ivrea Adalberto , che donò loro la chiesa di S. Andrea . Breme, che sorgeva alla
confluenza tra Po e Sesia, era in una posizione ottimale per i monaci della Novalesa: il luogo, fertile e
rigoglioso, era anche in una posizione strategicamente sicura e inoltre a breve distanza dalla sede imperiale di
Pavia. Qui Donniverto, ultimo abate di Novalesa e primo di Breme, edificò un monastero che fu intitolato a S.
Pietro.
Cripta
Vi si accede da un’apertura posta sul lato posteriore del fabbricato, scendendo due brevi rampe di scale
ricavate nel ‘600 nello spessore del muro. Vi era un secondo accesso, oggi murato, dalla navata sinistra della
chiesa, che è attualmente visibile (ma non visitabile, in quanto situato in un’abitazione privata) nel cortile. Lunga
poco più di 11 metri e larga 6,la cripta è divisa in tre navate da quattro colonne cilindriche in pietra e da
quattro pilastri in laterizio, di epoca più tarda; le quattro colonne in pietra, di cui una è in marmo bianco venato,
potrebbero provenire, come pezzi di recupero, da edifici di epoca romana dalla vicina Lomello.
Battistero
Situato sul lato destro della chiesa, è un gioiello dell’architettura romanica paleocristiana. La struttura esterna
è poligonale, con muratura in laterizi misti a ciottoli di fiume. L’interno, ora adattato a cappella di S. Barnaba, è
stato oggetto di importanti restauri.
FRASCAROLO
Abbazia di Acqualunga
La località in cui sorgeva l’Abbazia di Acqualunga è l’odierna Frascarolo, ai confini tra la Lombardia e il
Piemonte; è incerto il preciso anno di fondazione, anche se lo Janauschek, basandosi sulle tavole genealogiche
dell’Ordine, le assegnò la data del 24 novembre 1204. La casa madre fu Rivalta Scrivia, la quale aveva già dei
beni in tale località fin dal 1185, anno in cui li aveva ereditati da un monaco a nome Ascherio, a capo della chiesa
di San Giovanni di Rivalta e di una piccola chiesa ad Acqualunga. da lui personalmente eretta.
La chiesa abbaziale è di piccole dimensioni, e ciò è indice che la famiglia dei monaci cistercensi non fosse molto
numerosa; oggi rimane una costruzione in mattoni, a tre navate di due campate ciascuna, con volte a crociera
cordonata, senza transetto e con coro a terminazione piatta; quest’ultimo è anch’esso di due campate e
fiancheggiato da cappelle.
Castello
Fatto costruire dai Visconti nel XIV secolo, fu riedificato nel 1512. Nel 1882 fu restaurato in stile gotico dall'
architetto Vandone di Vigevano, su incarico di Giovanni Vochieri . Il castello si presenta a pianta quadrata ai cui
quattro angoli si erigono altrettante torri cilindriche ed è munito di un fossato. È magnificamente arredato e
conservato, per quanto denunci strutture e rielaborazioni ottocentesche.
Il castello di Frascarolo divenne teatro di cruenti battaglie combattute fra vari eserciti per il possesso della
Lomellina. Nella zona, il segno delle più violente devastazioni lo diede Facino Cane, che a capo di soldati di
ventura, si accanì anche nei confronti di Pieve del Cairo e Olevano. La fine definitiva del castello di Frascarolo
avvenne nel 1404, quando esso fu incendiato e irreparabilmente distrutto.
Museo del Contadino
Il Museo del Contadino si trova all'interno del Castello di Frascarolo, nella ex stalla della cascina. Il Museo è
diviso in tre sezioni: LA CASA, I MESTIERI e LA TERRA, contenenti rispettivamente gli attrezzi che, nei
tempi ormai remoti, sono serviti ai nostri antenati per produrre e per poter vivere quotidianamente. Il numero
dei pezzi si aggira, attualmente, intorno a 800, ma l'apporto di reperti è sempre in continua evoluzione.
SARTIRANA
Castello
Costruito verso la fine del 1300 per ordine di Gian Galeazzo Visconti, fu rafforzato verso la fine del 1400 dagli
Sforza che, nel frattempo, avevano conquistato il potere. Gli Sforza aggiunsero altre parti al corpo principale,
che tale rimase fino al XVI secolo, epoca in cui il Castello, ad opera della famiglia Gattinara, fu trasformato in
una comoda residenza, che non ha subito sostanziali modifiche sino ai giorni nostri. Di tipico impianto
quadrilatero, con fossato, cortile interno e quattro torri angolari. Nel 1462-1463 sotto gli Sforza, il Castello
subisce delle trasformazioni di carattere militare di ampliamento e di consolidamento della Torre rotonda,
delle quali si occupa il famosissimo architetto Bartolomeo Fioravanti, lo stesso che Ivan II, Zar di Russia,
chiamò alla sua corte per la realizzazione delle difese del Cremlino. Sartirana e il suo castello passarono quindi
agli Spagnoli con Mercurino Arborio (cardinale) sino morte avvenuta nel 1530. Il castello è appartenuto alla
dinastia degli Arborio sino al 1934, e quindi al Duca D’Aosta Amedeo di Savoia. Dopo alcuni decenni dalla
seconda guerra mondiale passò a proprietà privata.
OLEVANO
Museo Agricolo
Il museo raccoglie gli oggetti più significativi del mondo contadino lomellino dall'Ottocento agli anni sessanta
del Novecento. Esso è ospitato in un edificio rurale ristrutturato, un tempo adibito a stalla e fienile , sito in
Via Uberto de' Olevano, di fronte al Castello Medievale.
La tradizione contadina fonda le sue radici nella madre terra, sono quindi i ritmi della campagna e delle
stagioni ad accompagnare il visitatore lungo il percorso espositivo che è stato articolato in 5 aree didattiche:
il ciclo dei lavori in campagna, ambienti di vita domestica, antichi mestieri artigianali, ambientazione stalla e
scuderia, esposizione mezzi agricoli pesanti.
Al primo piano il percorso di visita inizia con la primavera, stagione dedicata alla sistemazione del terreno,
dove sono esposti gli attrezzi utilizzati per l'aratura, l'erpicatura e la semina del mais e del riso.
Proseguendo nel periodo estivo, quando il terreno comincia a produrre i suoi frutti, si incontrano gli attrezzi
usati per la fienagione, la monda, la mietitura, la trebbiatura e un angolo dedicato alla mondina forestiera.
L'estate sfuma nell'autunno con i lavori sull'aia meno faticosi di quelli nei campi e con i primi raccolti a
rinvigorire le stanche braccia dei lavoratori. L'autunno e l'inverno sono i mesi dove la terra riposa , mentre il
contadino si dedica alla raccolta e taglio della legna, all’uccisione del maiale per fare i salami,
all'imbottigliamento del vino.
A questi lavori stagionali verranno affiancati alcuni mestieri tipici dell'artigianato rurale di fine Ottocento: il
falegname, il cardatore ed il carradore.
Castello
Il castello attuale fu fatto innalzare intorno al 1420 su una fortificazione preesistente, eretta da Antonio
Olevano. Fu trasformato poi in villa nel 1758. Numerose integrazioni stilistiche vi vennero aggiunte ancora nel
1912.
È un organismo rurale, benché collocato nel centro del paese, con pianta a "C" e un'alta torre maestra. Un'altra
torre, più bassa, sorge sul corpo edilizio posteriore. Nonostante l'epoca in cui fu costruito (i primi decenni del
Quattrocento), presenta caratteri ancora decisamente tardo trecenteschi. Nell'edificio sono ben visibili, e
architettonicamente distinte, le due principali fasi storiche della costruzione: quella del castello vero e proprio,
che si affaccia verso nord, e quella della villa settecentesca (che si affaccia invece verso sud, su di un giardino).
La torre ha pianta rettangolare, base scarpata ed è sormontata da merli sotto i quali si snoda il caratteristico
fregio in mattoni a dente di sega. In prossimità della torre è posto un oratorio settecentesco.
GAMBOLÒ
Museo Archeologico Lomellino
Visitare il Museo Archeologico Lomellino significa fare un tuffo nel passato per scoprire la vita dell’uomo
preistorico, dei Celti, dei Romani in Lomellina.
Le testimonianze permettono di scoprire le caratteristiche e la vita quotidiana delle popolazioni che hanno
vissuto in questa parte di Pianura Padana.
Il Museo raccoglie il materiale archeologico recuperato dall'Associazione Archeologica Lomellina dal 1972 ad
oggi. La collezione è frutto sia di scavi sistematici, sia di ritrovamenti fortuiti rinvenuti in occasione di lavori
agricoli o edili, sempre in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia. I reperti offrono
una panoramica completa della presenza umana in Lomellina, dal Mesolitico recente all'Età Romana Imperiale.
Il museo è strutturato in quattro sale espositive, è corredato da pannelli didattici e da una grande carta
archeologica della Lomellina. Nella prima sala vengono ricostruite la Preistoria e la Protostoria. La seconda sala
è dedicata alla storia del rito funebre, a partire dalla fine della media età del Bronzo, sin verso la seconda metà
del II sec. d.C. La terza sala illustra alcuni aspetti della vita e del costume nel periodo celtico attraverso
l'esposizione dei corredi rinvenuti soprattutto a Valeggio, Garlasco e Gambolò. La quarta sala è dedicata all'età
Romana.
FLORA
Le piante tipiche della lomellina sono:
•
Il nocciolo (Corylus avellana) è una pianta
appartenente alla famiglia delle Betulacee
può raggiungere un’altezza che varia dai 5
ai 7m. Ha foglie decidue e il suo frutto è
la nocciola.
•
Il pioppo bianco (Populus alba) è una pianta
che appartiene alla famiglia delle
Salicacee. Può raggiungere un’altezza di
40m. Ha foglie decidue.
•
Il ligustro comune (Ligustrum vulgare) è
una pianta appartenente alla famiglia delle
Oleacee. Può raggiungere un’altezza di 22,5m. In un clima invernale mite è una
pianta semi-sempreverde altrimenti è
decidua.
•
La
robinia
pseudoacacia
(Robinia
pseudoacacia) è una pianta appartenente
alla
famiglia
delle
Fabacee.
Può
raggiungere un’altezza di 25m. È una
pianta decidua.
•
La ginestra (Cytisus scoparius) è una
pianta appartenente alla famiglia delle
Faboidee. Essendo un arbusto la sua
altezza varia dai 60cm ai 2,4m inoltre ha
foglie decidue.
•
La quercia (Quercus robur) è una pianta
appartenente alla famiglia delle Fagacee.
Può raggiungere un’altezza di 25-40m in
casi eccezionali arriva anche ai 50m. Il suo
frutto è la ghianda. Questa pianta è
decidua.
FAUNA
La fauna tipica della lomellina è:
•
L’airone cenerino (Ardea cinerea) è un
uccello che appartiene alla famiglia
degli Ardeidi. L’airone adulto ha una
statura di 90-98cm un’apertura alare di
170cm e un peso di 1-2Kg. Quando vola
tiene il collo a S.
•
L’airone bianco maggiore (Egretta alba)
è un uccello che appartiene alla famiglia
degli Ardeidi. È lungo 85-102cm
un’apertura alare di 170cm e un peso
che varia dai 700 ai 1000g. Durante il
periodo nuziale l’airone bianco ha sia le
zampe che il becco nero.
•
La nitticora (Nycticorax nycticorax) è un
uccello che appartiene alla famiglia degli
Ardeidi. Raggiunge una lunghezza che
varia dai 58 ai 65cm un peso di730-1000g.
Questo uccello ha abitudini crepuscolari.
•
Il tasso (Meles meles) è un mammifero
appartenente alla famiglia dei Mustelidi.
Possiede un muso allungato e una banda di
colore bianco che dal muso si prolunga
anche verso il ventre.
•
La nutria (Myocastor coypus) è un
mammifero roditore appartenente alla
famiglia dei Myocastoridae. Raggiunge una
lunghezza di 43-63,5cm e un peso
compreso tra i 5-10Kg.
•
La faina (Mrtes foina) è un mammifero
carnivoro appartenente alla famiglia dei
Mustelidi. Misura 45-50cm e un peso di
pochi Kg.
Il rospo smeraldino (Bufo virdis) è un anfibio appartenente alla famiglia dei Bufonidae. La sua
lunghezza è di 7-10cm
GARZAIE
Fin dal medioevo, il luogo in cui si insediano in gruppo gli aironi di una sola o più specie, per
costruire i loro nidi e riprodursi, viene detto "garzaia"; il nome deriverebbe dal termine
dialettale "sgarza": airone. In genere le garzaie si trovano in luoghi con vegetazione palustre, in
corrispondenza di ciuffi di alberi, quali salici, pioppi, ontani e farnie, e non lontano da corsi
d'acqua, risaie o piccoli bacini d'acqua dove gli uccelli possano trovare cibo per sè e per i
piccoli. Nelle garzaie della Lomellina trovano ospitalità numerose specie avicole come gli aironi
cenerini, gli aironi rossi, le nitticore, le garzette e le sgarze ciuffetto.
Garzaia del lago di Sartirana
UBICAZIONE: nei pressi di una lanca formatasi nel settecento da un'ansa del Sesia.
FLORA: sullo specchio d'acqua cresce il nannufaro, della famiglia delle ninfee con il suo
caratteristico fiore giallo. Sui bordi della garzaia cresce il salice o salicone, la canna di palude e
una rara specie erbacea Cicuta virosa. Sul terreno più consolidato crescono tre tipi di pioppo: il
pioppo nero, il pioppo bianco, il pioppo tremulo, così pure l'ontano, il salice, l'olmo, la quercia
farnia, ed inoltre arbusti come il sanguinello ed il nocciolo.
FAUNA: sono presenti sette specie di aironi tra cui il raro Tarabuso e l'Airone bianco
maggiore, il Mignattaio (un ibis europeo) e il Falco di palude, il Martin pescatore, la Folaga, la
Gallinella d'acqua e il Germano reale. Nelle acque del lago vivono molte specie di pesci, numerosi
anfibi e rettili quali il Biacco e la Biscia d'acqua. Nella parte boschiva prospera il Coniglio
selvatico, come pure alcuni mammiferi insettivori quali il Riccio e il toporagno. Fra gli insetti,
particolarmente numerosi sono i Coleotteri acquatici, le Libellule ed alcune Farfalle diurne.
Garzaia di Celpenchio
UBICAZIONE: Si trova nella Lomellina occidentale, tra i comuni di Cozzo, Rosasco e
Castelnovetto.
FLORA: una vasta zona a canneto, sparsi gruppi di saliconi, salici e ontani neri. La vegetazione
presenta aspetti particolarmente interessanti per l'alternarsi dei tipi di vegetazione
caratteristici delle zone umide della Lomellina.
FAUNA: nella riserva è presente anche una ricca avifauna acquatica, che comprende tra gli
altri, il porciglione, il tuffetto, la cannaiola verdognola, la salciaiola, il migliarino di palude.
Inoltre, durante il passo migratorio, sostano numerose pantane, combattenti, e beccaccini,
mentre tra i mammiferi è presenza stabile la puzzola. Ospita la più numerosa colonia di aironi
rossi della Lomellina. Nidificano inoltre nitticore, garzette e sgarze ciuffetto.
Garzaia della Verminesca
UBICAZIONE: si trova nella Lomellina occidentale, tra i comuni di Cozzo, Sant'Angelo e
Castelnovetto, è una fascia paludosa lungo la Roggia Guida.
FLORA: i boschi umidi ad ontano nero si alternano a distese di vegetazione palustre. La parte
centrale è occupata da un bosco di ontano nero di media altezza, mentre lo strato arbustivo è
costituito da sambuchi, rovi e luppoli. Alle due estremità del bosco si estendono
rispettivamente un vasto canneto e un ampio acquitrino.
FAUNA: sono presenti varie specie di mammiferi e di uccelli; insieme ad un'abbondante avifauna
acquatica, si ritrovano nitticore, garzette, sgarze ciuffetto ed aironi rossi. Tra la vegetazione
palustre nidifica anche il tarabusino, un piccolo airone solitario specializzano nel mimetismo.
Garzaia di Cascina Isola
UBICAZIONE: situata a Langosco in un'area golenale del fiume Sesia.
FLORA: coltivata in prevalenza a pioppeto e risaia, vi si conservano alcune piante di quercia,
pioppo bianco e platano. L'essenza dominante è l’ontano nero, accompagnato da esemplari di
olmo, di pioppo bianco, di farnia e da gruppi di salici dove il suolo è più umido. Inoltre ci sono
sambuchi e sanguinelli mentre sul terreno maggiormente impregnato d'acqua lo strato erbaceo
è formato quasi esclusivamente da canne palustri, mazzesorde, e carici.
FAUNA: nei campi coltivati a riso vivono essenzialmente rane, girini, crostacei e vermi. In
periodi ben precisi dell’anno arrivano varie specie: gli aironi cenerini, le nitticore, le garzette, gli
aironi rossi e le sgarze ciuffetto.
Garzaia di Sant'Alessandro
UBICAZIONE: si trova nel comune di Zeme, presenta una grande varietà di ambienti.
FLORA: un bosco umido di ontani neri, alcune zone cespugliose di salicone, distese di canne
palustri, di mazzasorde, di carici, e vaste aree allagate da acque sorgive prive di vegetazione.
FAUNA: vi nidificano il germano reale, il martin pescatore, la folaga, la gallinella d'acqua, il
tarabusino, il cannareccione e l'usignolo di fiume. In primavera si possono osservare il
mignattaio e la spatola, mentre in inverno sono spesso presenti alcuni esemplari di airone
guardabuoi, di airone bianco maggiore e un'ingente colonia di nitticore, garzette, sgarze
ciuffetto ed aironi rossi. Tra i rapaci troviamo il falco di palude e la poiana diventata rara in
pianura.
Garzaia della Rinalda
UBICAZIONE: situata a Candia.
FLORA: la vegetazione è varia, con la presenza di un bosco igrofilo, di canneti e di formazioni a
salicone. La parte centrale è occupata da un alneto (bosco ad ontano nero), mentre lo strato
erbaceo mostra la presenza di una specie esotica di origine nord-americana, poco diffusa in
Italia, nota comunemente come glicine tuberoso.
FAUNA: è composta da nitticore, garzette, la cannaiola, il gufo comune, il picchio verde. Le
nidificazioni di aironi sono sporadiche, ma sono presenti varie specie di mammiferi e di uccelli
fra i quali germani, fagiani e poiane.
Garzaia di Acqualunga
UBICAZIONE: situata nei pressi dell'omonima Abbazia nel comune di Frascarolo.
FLORA: le formazioni boschive sono costituite prevalentemente da salice bianco, ontano nero e
salicone, mentre le rive delle rogge che delimitano la riserva sono coperte da una fascia di
vegetazione arborea ricca e ben conservata.
FAUNA: sono presenti, caso unico in Lombardia, tutte e cinque le specie di aironi gregari che
nidificano in Italia. Qui sono state individuate tracce di puzzole, tassi e donnole, ma la riserva è
abitata anche da scoiattoli, lepri, volpi, tassi, donnole, puzzole ed è spesso sorvolata da rapaci
come la poiana e il falco di palude.
Garzaia di Cascina Notizia
UBICAZIONE: situata vicino a Goido (Mede).
FLORA: la vegetazione è uniforme rispetto le altre garzaie, con la presenza di ontani, sambuchi,
farnie, salici bianchi, accompagnati da pioppi ibridi dovuti alla vicinanza di colture industriali.
FAUNA: tra gli alberi e le canne nidificano nitticore, garzette e sgarze ciuffetto. Inoltre anche
qui è presente l'ornitofauna tipica delle zone di pianura tra cui esemplari di tuffetto, folaga e
tarabusino.
Garzaia di Villa Biscossi
UBICAZIONE: situata nell'omonima località, a pochi chilometri dal Fiume Po.
FLORA: l'ontano nero costituisce l'essenza dominante, accompagnato da esemplari di olmo, di
pioppo bianco, di farnia e da gruppi di salici dove il suolo è più umido. Accanto ai giovani ontani,
compaiono sambuchi e sanguinelli, mentre sul terreno maggiormente impregnato d'acqua lo
strato erbaceo è formato quasi esclusivamente da canne palustri, mazzesorde e carici.
FAUNA: nelle garzaie possono convivere aironi diversi, in periodi ben precisi dell'anno arrivano
varie specie: gli aironi cenerini, le nitticore, le garzette gli aironi rossi e le sgarze ciuffetto.
Garzaia del Bosco Basso
UBICAZIONE: si trova nei comuni di Breme e Sartirana.
FLORA: è presente l’ontano nero, il salicone e il canneto.
FAUNA: ospita l’airone rosso, la nitticora e la garzetta. Qui sono insediate colonie di aironi
piuttosto consistenti. Tra le canne nidificano anche esemplari di tarabusino, un airone non
gregario, di usignolo di fiume e di cannareccione. Si segnalano poi folaghe e soprattutto i
tuffetti.
CIPOLLA ROSSA DI BREME
Dove cresce
• Terreno soffice di medio impasto, sciolto e non argilloso
• Drenaggio preventivo per evitare ristagni d’acqua e ridurre infestanti
• Rotazione biennale del sito di coltivazione per miglior resa
Tipicitá
colore rosso intenso
sapore dolciastro
croccantezza
forma schiacciata
diametro e altezza del bulbo notevoli
peso medio 600-700 g (record g 2041)
Varietà
Quarantina
Più precoce di forma piatta, raggiunge la piena maturità nella
seconda metà di giugno
Nostrana
Più bulbosa, forma ovale, ha un rigonfiamento in prossimità del
ciuffo e matura circa 15 giorni dopo.
Riconoscimento ufficiale
La denominazione “Cipolla Rossa di Breme” De.C.O. ha il fine di identificare e tutelare questa
produzione di nicchia tipica della Lomellina e di fare tesoro della sua biodiversità.
Sagra
Alla seconda domenica di giugno, la Polisportiva Bremese con il patrocinio di Comune di Breme
organizza la “Sagra della cipolla rossa di Breme” , dove si possono degustare i piatti tipici della
tradizione Bremese dall’antipasto al dolce al gelato.
SALAME D’OCA DI MORTARA
Il salame d'oca di Mortara si differenzia dai salami comuni poiché viene cotto. La sua
elaborazione per il resto è del tutto simile agli altri tipi di salame: il trito di carni di oca (minimo
30%) e di maiale viene impastato con sale, pepe ed aromi di varia natura. Il composto viene poi
avvolto nella pelle di oca, cucito e legato, ben coperto da un panno. Dopo un'asciugatura di
qualche giorno, viene cotto in acqua calda, non bollente, dopo averlo punzecchiato. Una volta
pronto viene fatto raffreddare. Il colore della fetta indica la natura delle carni: al bianco del
grasso, fanno da contrasto il rosso scuro delle carni di oca e il rosato delle carni di maiale.
Sagra del salame d’oca
Legata alla rarissima specialità culinaria mortarese è una delle più amate feste folcloristiche
della zona: la Sagra del Salame d'Oca, che si svolge l'ultima domenica di settembre. Ludovico il
Moro, Beatrice d'Este, la corte ducale, le corporazioni delle arti e dei mestieri e gli
sbandieratori fanno rivivere per un giorno, in una suggestiva e coinvolgente sfilata, le magiche
atmosfere medievali. Abbinato alla manifestazione si svolge il "Palio dell'Oca", una sfida
avvincente tra le sei contrade cittadine; il comune gioco dell'oca trova qui una rappresentazione
con pedine umane che si spostano lungo le cinquanta caselle e con gli arcieri associati alle
contrade che, con la loro abilità, determinano il numero di spostamenti lungo il percorso.
ASPARAGO DI CILAVEGNA
E’ il prodotto principe della città di Cilavegna, coltivato fin dal Medioevo. La leggenda del posto
racconta che, l’asparago ha poteri magici e medicamentosi, aiuta a combattere il mal di denti e
vale come antidoto contro il veleno, gode di proprietà diuretiche e favorisce l’amore.
Caratteristiche
L’asparago bianco di Cilavegna, si distingue per le notevoli dimensioni, la sua forma perfetta né
esile, né gonfia. Il suo gusto è delicato, morbido e anche molto persistente, può essere
consumato anche crudo.
Tecniche di produzione
Vengono coltivate sulle spargiate, campi destinati ad accogliere la produzione esclusiva di
questo prodotto. Infatti proprio questa terra umida e sabbiosa favorisce la coltivazione
dell’asparago. Il raccolto avviene da marzo a maggio.
Sagra
Ogni anno, la seconda domenica di maggio, si svolge la Sagra dedicata a questo prodotto tipico
della zona.
OFFELLE DI PARONA
HUMMMM…….
QUANTO
SONO
BUONE!!!!!
Le offelle sono una specialità dolciaria che vanta ormai più di un secolo di vita. Si tratta di
biscotti dall'inconfondibile forma ovale, nati da un'indovinata miscela di ingredienti semplici e
nutrienti.
Pare che le inventrici dello squisito dolce siano state, sul finire dell'Ottocento, le sorelle
Pasqualina e Linìn Colli.
Il successo commerciale delle offelle arrivò nel 1969 con l'organizzazione della prima sagra di
questo prodotto tipico. Da allora, la locale Pro Loco tutela la genuinità del biscotto attraverso
un marchio di garanzia fornito ai produttori. Il dolce ha conquistato il palato di tanti
consumatori italiani ed esteri.
Nel corso degli anni sono state create numerose varianti alla ricetta originale, aggiungendo ad
esempio del cioccolato o dello strutto d'oca.
La genuinità degli ingredienti, molto comuni (farina di grano tenero, burro, zucchero, uova, olio
d'oliva, lievito), un sapiente dosaggio e un'indovinata cottura hanno fatto di questo dolce un
prodotto unico nel suo genere e sempre molto apprezzato.
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