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Fisica e Teologia problematiche attuali

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Fisica e Teologia problematiche attuali
FISICA E TEOLOGIA
PROBLEMATICHE ATTUALI
Introduzione
Gli elementi di novità emersi nel periodo della
rivoluzione scientifica erano andati gradatamente
sviluppandosi fino a trovare la loro piena
espressione nella visione fisica del mondo
dell’Ottocento. In questo periodo l’entusiasmo per i
continui successi della nuova scienza nel descrivere,
spiegare e prevedere i fenomeni fisici è ai massimi
livelli e tende ad espandersi in tutti gli ambiti
culturali, creando una visione del mondo
meccanicista, segnata dal determinismo e dal
riduzionismo, che si mette in antagonismo con la
visione trasmessa dalla teologia.
Introduzione
• Determinismo: L’immagine di un Dio che agisce ed opera
continuamente nel mondo aveva finito per trovare molte
difficoltà ad essere accettata in un mondo in cui i continui
progressi dalla fisica matematica avevano permesso di
formulare un insieme di stringenti leggi deterministiche
della natura che, espresse in linguaggi matematico, si
pensava avrebbero dato la possibilità, almeno in teoria, di
calcolare passato e futuro dei fenomeni fisici e dell’universo
stesso, e non avrebbero quindi lasciato alcuno “spazio” per
un’azione libera di Dio al di fuori di tali leggi. Una posizione
quest’ultima che trova il suo acme nel pensiero del già
citato Pierre-Simon Laplace
• Riduzionismo: pretesa di descrivere il comportamento dei
sistemi complessi a partire dal comportamento dei suoi
costituenti elementari, in modo da avere anche una visione
riduzionista che considera il tutto come la semplice somma
delle sue parti e nulla più.
Introduzione
Nel Novecento questa visione fisica del mondo
subirà dei cambiamenti importanti che porteranno
immancabilmente con se anche la possibilità di
nuove relazioni con la visione teologica.
• Il primo di questi avvenimenti è il passaggio che si
è avuto nella cosmologia moderna da un universo
inteso come realtà statica ad uno inteso come
realtà dinamica ed in evoluzione
• Il secondo è la messa in dubbio della visione
deterministica e riduzionista che si è avuta in
seguito all’avvento della meccanica quantistica e
dei sistemi caotici e complessi.
Universo dinamico
Dopo che il modello dinamico standard, meglio conosciuto con il
nome di “big-bang”, fu assunto come nuova visione del mondo,
sorse immediatamente il problema della nascita e dell’evoluzione
dell’universo dal suo istante iniziale fino allo stato attuale
• equiparazione dell’istante iniziale di cui parlava il modello
scientifico con quello della creazione di cui parlava la teologia
• le condizioni iniziali, le costanti fisiche e la forma delle leggi
fisiche dovevano essere di un tipo ben definito ed in perfetta
sintonia tra loro se si voleva giungere ad un universo tale da
poter produrre la vita e l’umanità. In pratica si era visto che
c’erano almeno una trentina di parametri fisici che dovevano
assumere un valore con una precisione tale (1 su 1040 ma anche
di più per certi parametri) da rendere l’esistenza di questo
universo un fatto del tutto eccezionale e altamente improbabile.
Universo dinamico – Inizio/origine
l’equiparazione dell’istante iniziale dell’universo in
espansione con l’istante della creazione è un errore che
nasce dalla troppo spesso dimenticata differenza tra una
spiegazione scientifica e una teologica del mondo.
errore abbastanza frequente è il ritenere che scienza e
teologia parlino esattamente delle stesse cose usando
solo un linguaggio differente. In realtà esse parlano di
cose diverse e forniscono risposte a domande del tutto
diverse.
l’inizio di cui parla la scienza è l’origine dell’universo da
qualcosa di pre-esistente, qualunque cosa essa sia,
secondo i dettami delle leggi fisiche
Universo dinamico - Inizio/origine
La dottrina della creazione vuole indicare invece
che solo Dio è il fondamento del mondo e che
questo si trova nei suoi confronti in un rapporto di
totale dipendenza e, in tutto ciò che é, ha parte al
suo essere.
Essa è la risposta ad una domanda fondamentale,
ma estranea alla scienza, quella che vuole sapere
perché esista qualcosa e non il nulla.
Quando si parla di creazione non ci si riferisce
quindi a un momento del passato (l'eventuale inizio
temporale), ma alla posizione, nei riguardi di Dio, di
tutto l'esistente, tempo compreso, posizione che
vale ora come in qualunque altro istante.
Universo dinamico - Finalismo
Studi hanno in pratica evidenziato come piccolissime variazioni nel
carattere e nell’intensità delle forze principali della natura che oggi noi
conosciamo, e delle circostanze che hanno visto l’inizio dell’universo,
avrebbero condotto ad un universo irrimediabilmente sterile.
Un fatto questo che il fisico e divulgatore scientifico Paul Davies ha
definito «la più affascinante scoperta della scienza moderna» e che ha
suscitato e continua a suscitare molte discussioni a riguardo del
possibile significato da attribuirgli. Le interpretazioni possibili sono
infatti molteplici ed in disaccordo.
1) Una prima possibilità è semplicemente quella di prendere atto della
buona sorte che ci è capitata e di ritenerci il risultato, del tutto casuale,
di una serie di eventi altamente improbabile
2) leggi, che ancora non conosciamo, vincolano l’universo ad avere
proprio quella struttura e quelle caratteristiche che sono atte a
produrre la vita umana. Su tale linea sembra muoversi, per esempio, il
fisico Stephen Hawking
Universo dinamico - Finalismo
3) Multiverso: Oltre alla spiegazione che si rifà al semplice
caso e quella che rimanda alla stretta necessità
matematica è possibile una spiegazione che combina
entrambi e che si basa sul incontestabile verità
matematica che un evento assai improbabile si verificherà
sicuramente se si hanno a disposizione un
convenientemente alto numero di tentativi o di prove.
Seguendo questo ragionamento si è pertanto ipotizzata
l’esistenza di un numero elevatissimo di universi diversi
l’uno dagli altri, di modo che il realizzarsi delle condizioni
necessarie per la vita in uno di essi, il nostro, non risulti
più un fatto straordinario ma perfettamente logico e
naturale.
Universo dinamico - Finalismo
4.1) Principio Antropico:
“forma debole” che evidenzia come le leggi e le
circostanze che hanno condotto alla formazione
del nostro universo devono essere compatibili
con la nostra presenza in qualità di osservatori.
“forma forte”, che dice che l’universo deve
essere tale da produrre degli osservatori, allora
esso ha sicuramente una capacità esplicativa
della nostra situazione ma solleva anche alcune
perplessità.
Universo dinamico - Finalismo
I primi problemi che una simile interpretazione solleva sono di
natura scientifica, visto che non è chiaro da dove nasca quella
necessità di cui esso parla
Se il finalismo che si usa è diverso da quello intenzionale, che
passa attraverso la mediazione di un qualche essere
intelligente, allora il finalismo utilizzato diventa illogico visto
che in maniera contraddittoria dice che il fine o la bontà del
fine (la comparsa dell’umanità), che è ciò che rende probabile
il processo, è allo stesso tempo anche la causa (efficiente) che
lo genera, che è però altamente improbabile. Inoltre si compie
in questo ragionamento anche una confusione tra livello di
riflessione ontologico (circa l’esistenza) ed assiologico (circa i
valori), visto che in pratica si dice che una data realtà
(l’umanità) è, esiste, in quanto è un fine buono e positivo. (Cf.
S. GALVAN, «Sul finalismo», in F.T. ARECCHI (ed.), Determinismo e
complessità, Roma 2000, 223-238)
Universo dinamico - Finalismo
4.2) presenza di un piano divino
Al suo interno si possono attualmente distinguere due posizioni:
• quella classica, che propone la tesi del piano come una
spiegazione di tipo filosofico-teologico. Vari modi di presentarla,
anche se tutti sembrano concordare sul fatto che essa non deve
essere intesa come una prova, di tipo logico-matematico,
dell’esistenza di Dio
• quella del così detto Intelligent Design Movement che la
propone invece come una spiegazione di tipo scientifico. Di
quest’ultima posizione tratteremo meglio in seguito, ma diciamo
fin da ora che, a nostro avviso, le sue pur valide argomentazioni
a favore dell’esistenza di un disegno intelligente vengono
vanificate dalla confusione che si fa tra due differenti piani di
riflessione, quello scientifico e quello metafisico o teologico, che
non vengono tenuti separati ma indebitamente uniti.
Limiti determinismo e riduzionismo
La meccanica che ora chiamiamo “classica” ha avuto inizio
nella rivoluzionaria opera del 1687 di Isaac Newton, i
Philosophiae naturalis principia mathematica, ed è stata il
modello dominante fino ai primi decenni dell’Ottocento
Nella seconda metà dell’Ottocento, con Rudolf Clausius (18221888), William Kelvin (1824-1907) e Ludwig Boltzmann (18441906), comparve innanzitutto quella che possiamo indicare
come indeterminazione statistica legata al fatto che quando si
aveva a che fare con un insieme molto grande di “oggetti” da
prendere in considerazione, come nei gas, diveniva
impossibile usare le leggi della meccanica per studiare la loro
evoluzione e diveniva necessario prendere in considerazione
tutto l’insieme con metodi statistici. Si trattava di un
indeterminismo che si poneva a livello conoscitivo e non
della realtà stessa,
Indeterminismo-Meccanica quantistica
Nei primi decenni del Novecento, con gli studi di Niels Bohr (18851962), Werner Karl Heisenberg (1901-1976), Erwin Schrödinger (18871961), Paul Dirac (1902-1984) e molti altri, comparve
l’indeterminazione quantistica che, a differenza della precedente, si
poteva interpretare come esprimente un tratto caratteristico della
realtà stessa.
l’evoluzione nel tempo del sistema è governata da equazioni
perfettamente deterministiche, ma quando si va a chiedersi che valore
abbia un dato osservabile la teoria risponde dando solo un insieme di
valori probabili. Due le possibilità.
Se la teoria è “completa” e che quindi il “vettore di stato”, descrivente
gli stati del sistema fisico, dice tutto quello che c’è da dire sul sistema,
siamo di fronte a un genuino indeterminismo e la realtà è
effettivamente “aperta” e non incatenabile all’interno delle leggi
fisiche ( «modello standard»)
Se la teoria non è invece “completa” siamo di fronte ad un
indeterminismo che è presente solo a livello di conoscenza, di
predicibilità, e quindi non dissimile da quello statistico.
Indeterminismo-Meccanica quantistica
Un altro tratto interessante della meccanica quantistica è
il fatto che la linearità delle sue equazioni conduce al
principio di sovrapposizione degli stati del sistema, cioè al
fatto che se due differenti stati sono soluzioni delle
equazioni lo è anche la loro somma; nei sistemi composti,
ciò conduce all’entanglement, vale a dire al fatto che ogni
stato del sistema composto dipende dagli stati di ciascuno
dei sistemi che compongono l'insieme, anche se questi
sistemi sono separati spazialmente.
due sistemi che hanno interagito tra di loro non
abbiano più proprietà oggettive individuali; le ha solo il
sistema composto considerato come un tutto: la
concezione quantistica rifiuta quindi ogni approccio
riduzionista tipico della meccanica classica e vede
l’universo come un tutt’uno
Indeterminismo-Meccanica quantistica
Un ultimo aspetto della meccanica quantistica che ha attirato
l’attenzione è in connessione con il suo aspetto più “delicato” e
problematico e, a tuttora, irrisolto: il passaggio dalla realtà potenziale
alla realtà attuale che si ha nel momento del processo di misura.
Fino al processo di misura infatti si hanno solo un insieme di
probabilità, per esempio di trovare una particella qui o là (quindi essa è
potenzialmente sia qui che là), che divine certezza (eliminando quindi
l’altra possibilità) solo al momento della misura, quando “si costringe”
la particella a “prendere posizione”.
Per questo fatto ci sono molte possibili interpretazioni e nessuna è
definitiva (molti universi, molte menti, processi spontanei di
localizzazione spaziale…).
Secondo una di queste è la coscienza umana che “chiama” a questa
attualizzazione e quindi, in questo caso, la meccanica quantistica
coinvolgerebbe profondamente il soggetto e farebbe una rivoluzione
copernicana alla rovescia rimettendo l’uomo al centro.
Indeterminismo-Caos e Complessità
Serie di studi iniziati a fine Ottocento con Henri Poincaré
(1854-1912); ripresi negli ultimi decenni del ‘900 con Edward
N. Lorenz (1917- ), Stephen Smale (1930- ), James A. Yorke
(1941- ), Ilya Prigogine (1917-2003) e altri, che hanno portato
al cosiddetto caos deterministico e ai sistemi complessi.
Le equazioni perfettamente deterministiche della meccanica
classica sono di natura non-lineare quando si riferiscono alla
concrete situazioni della nostra esperienza.
Questo significa che a piccole differenze iniziali tra due
ipotetiche traiettorie non corrispondono più piccole differenze
finali e, pertanto, il sistema viene a presentare una così
estrema sensibilità alle condizioni iniziali che oltre un dato
tempo, caratteristico per ogni sistema, diviene praticamente
impossibile sapere lo stato in cui si troverà il sistema stesso.
Anche se le equazioni sono quindi deterministiche, alla fine si
approda ad una situazione di caos e per questo motivo si parla
di “caos deterministico”.
Indeterminismo-Caos e Complessità
1^ Conseguenza:
Non solo nel mondo microscopico (meccanica quantistica) ma anche
nel mondo macroscopico, esiste una umanamente insuperabile
impredicibilità che, quanto meno, pone dei limiti agli argomenti da
portare a favore di un determinismo della realtà stessa.
Quando il sistema si trova in uno stato caotico, risulta infatti
impossibile dimostrare con certezza che le previsioni del modello
matematico deterministico che si usa in tali casi siano esatte e, quindi,
che il modello stesso sia esatto.
Questo modello potrebbero infatti essere solo una prima
approssimativa descrizione e spiegazione della realtà, ma non quella
più “vera”
La giusta descrizione del comportamento di tali sistemi naturali
potrebbe essere data da un modello che tenga conto di altri fattori
casuali che noi ora omettiamo (come per esempio l’azione divina).
Indeterminismo-Caos e Complessità
2^ Conseguenza:
L’estrema sensibilità alle condizioni iniziali di questi
sistemi fa inoltre si che tali sistemi non possano
essere presi in considerazione isolandoli
dall’ambiente circostante, visto che sono
sensibilissimi ad ogni minima perturbazione esterna
(“butterfly effect”). Essi debbono pertanto essere
discussi in una prospettiva olista e non più
riduzionista, come avveniva comunemente
all’interno della meccanica classica.
Indeterminismo-Caos e Complessità
3^ Conseguenza:
Tali sistemi non sono da considerarsi sistemi totalmente
disordinati, visto che le possibili evoluzioni del sistema sono
tutte contenute entro i confini rappresentati da un campo
limitato di comportamenti, indicato come “attrattore strano”.
Tutte queste possibili evoluzioni corrispondono alla stessa
energia e differiscono solo perché rappresentano differenti
forme di comportamento possibile.
Questo indirizza verso la possibilità di vedere all’opera delle
cause diverse da quella comunemente prese in considerazione
dalla scienza moderna - le forze -, visto che le cause qui in
gioco non producono risultati energeticamente differenti ma
differenze riguardanti la forma o il tipo di comportamento del
sistema.
Indeterminismo-Caos e Complessità
Per particolari valori delle forze esterne, i sistemi reali della nostra esperienza
non sono più né deterministici né caotici ma presentano tutta una particolare
fenomenologia che va sotto il nome di complessità.
Tali sistemi complessi sono sistemi instabili, in cui, in seguito ad una instabilità
interna o ad un’azione dall’esterno, il sistema abbandona un dato stato ed
evolve verso un nuovo stato, che è uno di una molteplicità di possibili stati
(“biforcazioni”), in maniera assolutamente imprevedibile e non predicibile a
priori.
La loro particolarità è che, in seguito a un meccanismo di feedback attivo, si
assiste alla scomparsa (con distruzione e quindi con irreversibilità) degli stati
di equilibrio precedenti e alla creazioni, in modo del tutto inaspettato, di
nuovi stati di equilibrio e di un nuovo ordine.
Nel sistema emergono cioè spontaneamente, per auto-organizzazione,
nuove proprietà che sono proprie del sistema inteso come un tutt’uno e che
sono inspiegabili partendo delle singole iterazioni, prese una per una, dei
costituenti del sistema, con conseguente necessità di assumere una visone
olista e non riduzionista.
Indeterminismo ed Azione divina
Percepita come troppo generica e oscura la spiegazione tradizionale che
presenta l’azione di Dio nel mondo nei termini di una metafisica “causa prima”
che sostiene la totalità del reale all’esistenza ed opera tramite una molteplicità di
“cause seconde”, unico oggetto della nostra esperienza diretta.
Alcuni autori hanno cercato di utilizzare la fisica più recente per presentare
l’azione di Dio in modo consistente con le leggi della natura, in modo che essa
non sia un arbitrario intervento nel mondo che “corregge” continuamente il
risultato di leggi che essa stessa aveva posto.
Alcuni hanno utilizzato la meccanica quantistica, altri i fenomeni caotici e
complessi.
Per tutti e due la spiegazione del mondo fisico fornita dalle odierne scienze è in
qualche modo intrinsecamente incompleta: c’è un “qualcosa” che sfugge alle
scienze moderne e in questo “qualcosa” si cela l’azione divina che agisce con una
modalità che ancora, e forse per sempre, ci sfugge.
Si tratta a prima vista della strategia del “Dio-tappabuchi”, che fa intervenire Dio
nei punti che la scienza non riesce a spiegare. Una strategia che si era rivelata
fallimentare
Nel caso attuale però lo spazio dell’azione divina non viene più ricavato a partire
dalla nostra ignoranza delle cose ma proprio dalla nostra attuale conoscenza
scientifica : è proprio la spiegazione scientifica che sembra aprire degli spazi,
questa volta ineliminabili, all’azione divina.
Mecc. quantistica ed Azione divina
L’utilizzo dell’indeterminazione quantistica nel discorso sull’azione divina si
può far risalire almeno ai lavori di William Pollard della metà del XX sec.
Filosofa e teologa Nancey Murphy :
 Dio opera indirettamente in ogni evento macroscopico tramite il governo
diretto degli eventi quantistici che lo costituiscono.
 A livello quantistico le cause naturali non sono sufficienti a determinare
con esattezza l’esito finale di un dato evento ma solo la sua probabilità di
avverarsi . Si può quindi vedere Dio come Colui che governa il mondo
attivando o attualizzando quelle che a livello quantistico sono solo delle
possibilità o delle potenzialità .
 Nulla accade senza la diretta partecipazione di Dio che, tuttavia, visto
l’indeterminismo di fondo della realtà, non entra mai in competizione con
le cause naturali dei fenomeni e, di conseguenza, nemmeno con la
spiegazione scientifica della realtà.
 Una azione divina di un tale tipo sarebbe tuttavia una azione dispotica di
dominio sul mondo.
 Questa azione diretta di Dio a livello quantistico è “auto-limitata” dal
rispetto per i “diritti naturali” della realtà creata ( NON panteismo) e
dalla nostra necessità di avere davanti a noi un mondo ordinato e,
soprattutto, predicibile negli esiti delle nostre azioni ( moralità).
Mecc. quantistica ed Azione divina
Presupposti ed assunti:
 ritenere l’interpretazione standard o di “Copenhagen”
come quella vera e che quindi ci si trovi di fronte ad un
genuino indeterminismo della realtà.
 ritenere che un’azione divina a livello quantistico avrà
sensibili conseguenze a livello macroscopico.
Su tale questione i pareri sono discordanti e si va da chi
pensa che gli effetti macroscopici degli eventi
quantistici siano troppo episodici per poter fondare
una teoria dell’azione divina a chi invece pensa che tali
effetti siano così penetranti da giustificare invece il loro
utilizzo in tale ambito.
Caos/Complessità ed Azione divina
Fisico e pastore anglicano John Polkinghorne:
la fenomenologia che si riscontra nella dinamica dei fenomeni caotici e complessi
indica indeterminismo (ontologia) e non solo impredicibilità (conoscenza).
le leggi deterministiche con cui trattiamo questi fenomeni sono solo una prima
approssimazione che non riesce a spiegare totalmente la reale natura del mondo
fisico: esso è in realtà intrinsecamente “aperto” ed “integrato”.
 “aperto” = le cause (le “forze”) che determinano gli scambi energetici tra i
costituenti di un dato sistema non sono sufficienti a determinate in modo preciso il
suo comportamento futuro  azione di altre cause
 “integrato” = queste altre cause hanno un carattere olistico, tale cioè da rendere
conto del fatto che il comportamento delle parti è influenzato dal contesto in cui
queste si trovano.
In sintesi:
esista un’altra forma di causalità che non determina il comportamento del tutto a
partire dai suoi costituenti, agendo così dal basso verso l’alto (bottom-up causality),
ma che agisce direttamente a livello del tutto, determinando un azione coerente delle
sue parti e agendo così dall’alto verso il basso (top-down causality)
Questa causalità non opera a livello energetico sui singoli componenti del sistema ma
a livello di informazione sul sistema stesso, organizzando i suoi componenti secondo
possibili tipi di comportamento energeticamente equivalenti e dei quali, quindi, la
fisica non può dire perché accada uno invece di un altro.
Questo ci da la possibilità di farci un idea del tipo e di come si eserciti l’azione
intenzionale delle nostre menti sui nostri corpi e anche di Dio sulla creazione
Caos/Complessità ed Azione divina
Fenomeni caotici e complessi per Polkinghorne indicano che:
 Necessità di una trattazione olistica
 Esistenza di una causalità “dall’alto in basso” che immette nel sistema una
“informazione attiva” che organizza il comportamento coerente dei suoi
costituenti.
Due problemi:
 Esistono degli scambi o dei flussi di informazione che avvengono senza
scambi energetici?
Abbiamo qui un tipo di passaggio al limite, in cui si passa da scambi di
informazioni connessi a sempre minori scambi di energia ad uno,
riguardante Dio, in cui lo scambio energetico è completamente nullo.
L’indeterminazione di Heisenberg applicata all’energia non mi permette di
parlare di differenze nulle a livello energetico tra forme o tipi diversi di
sviluppo dinamico di un dato sistema.
 Questo autore basa le sue argomentazioni a favore di un universo aperto,
non deterministico, partendo dalla impredicibilità dei fenomeni caotici e
complessi.
Normalmente si argomenta in modo opposto: la nostra conoscenza è
limitata in modo insuperabile dalla impredicibilità, ma sappiamo che
questi fenomeni possono essere spiegati da equazioni deterministiche e,
pertanto, essi sono una prova a favore del determinismo della realtà
Caos/Complessità ed Azione divina
Biochimico Arthur R. Peacocke:
 i fenomeni caotici e complessi indicano una
impredicibilità di fondo dei fenomeni naturali e,
quindi, solo la nostra incapacità di conoscere in
anticipo lo stato finale di un dato processo; una
intelligenza superiore potrebbe invece farlo
 i fenomeni caotici e complessi hanno aperto uno spazio
per l’azione di Dio che non potrà venir chiuso da
ulteriore progressi della scienza, vista l’ineliminabile
impredicibilità che li accompagna
 tali interventi di aggiustamento “straordinari”
dell’ordine stabilito dallo stesso Dio sarebbero però
problematici, in quanto solleverebbero la domanda del
perché Dio abbia creato un ordine che ha bisogno di
queste continue correzioni
Caos/Complessità ed Azione divina
 il punto centrale (per Peacocke) dei fenomeni caotici e complessi è il loro carattere
olistico  il tutto ha una influenza sulle sue parti
 esistenza di una causalità dall’alto verso il basso (top-down causality) o, meglio, di
una costrizione del tutto sulle parti (whole-part constraint)  i costituenti di un
insieme assumono un dato comportamento o una data proprietà solo e solo
perché sono parti di questo insieme
 possibile pensare all’universo come ad un tutto in cui una data azione su questo
“tutto” ha delle ripercussioni anche sui suoi singoli costituenti
 un essere onnisciente e trascendente il mondo avrebbe la possibilità di agire e di
realizzare i suoi piani agendo sul “tutto” del mondo, visto che avrebbe la
conoscenza necessaria, che noi non abbiamo, per conoscere quali ripercussioni
avrebbe una tale sua azione sui costituenti elementari di un tale “tutto”
 non tutto però è esattamente determinabile: i fenomeni quantistici infatti (se vale
l’interpretazione standard) costituiscono una fonte di ineliminabile e genuino
indeterminismo, che neppure l’onniscienza divina riesce a superare; in Dio la
conoscenza sarebbe ovviamente massima, ma comunque sempre e solo
probabilistica
 causa l’indeterminismo il futuro è ontologicamente non esistente e, quindi, questa
conoscenza divina «probabilistica» non ci impedisce di parlare di onniscienza
divina: Dio conosce tutto ciò che è possibile conoscere ma non ciò che ancora non
esiste e che diviene esistente solo in quest’istante
Caos/Complessità ed Azione divina
Due punti problematici principali:
 il primo è praticamente uguale a quello visto in precedenza per
Polkinghorne.
L’azione sul “tutto” del mondo da parte di Dio è una azione che
agisce a livello di ordinamento di questo “tutto”, mediante una
comunicazione di informazioni e non di energia.
Postulare una realtà non fisica che fa da “contorno” ad una realtà
fisica e che comunica informazioni senza uso di energia, è un
qualcosa che va oltre quanto la fisica conosca e possa conoscere
 come ci si immagina questa relazione tra il “tutto” del mondo e
Dio?
E’ molto facile cadere in una visione di tipo panteista che consideri
questo “tutto” come il “corpo” o una “parte” di Dio che, benché
non Lo esaurisca, sia ciò nonostante essa stessa divina, della Sua
stessa “natura”.
Differenziazione trinitaria permette di affermare allo stesso tempo
che tutto è “da Dio”, che tutto è “per mezzo di Dio” e che tutto è “in
Dio”, unendo immanenza e trascendenza divine
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