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Guelfi bianchi e guelfi neri
Guelfi bianchi e guelfi neri I Guelfi bianchi e i Guelfi neri furono le due fazioni in cui si divisero intorno alla fine del XIII secolo, i Guelfi, il partito dominante nella città di Firenze dopo la cacciata dei Ghibellini. Le due fazioni lottavano per l’egemonia politica ed economica in città. I guelfi bianchi, pur sostenendo il Papa, non precludevano la possibilità del ritorno dell’imperatore, infatti ritenevano che il pontefice dovesse esercitare un potere solamente di tipo ecclesiastico espirituale, ma non doveva entrare nella vita politica di Firenze. I guelfi neri invece erano pienamente sostenitori del Papa come unico avente il diritto di governare su tutto, anche sulle questioni politico-economiche. Dante è un guelfo bianco I Guelfi bianchi intorno alla fine delXIII secolo a Firenze costituivano un partito, rappresentava le forze popolari appartenenti alla nuova borghesi (tra cui finanzieri e mercanti) e sostenevano la supremazia del Papa, ma solamente in campo spirituale, egli infatti non doveva entrare nella vita politica di Firenze. I Guelfi bianchi dunque perseguivano l’indipendenza politica, rifiutando ogni ingerenza papale e non disdegnavano un possibile ritorno dell’imperatore. Questo carattere di distinzione dai Guelfi neri, era quello che li avvicinava invece ai Ghibellini, i quali però erano stati cacciati tempo prima, in quanto sostenitori totali dell’imperatore. . Discordie e guerre a Firenze I Guelfi neri, invece, rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie più ricche di Firenze, ed erano forti sostenitori della restaurazione del potere nobiliare. Per raggiungere questi fini politici e i loro interessi economici erano disposti ad appoggiarsi al Papa, che in quel periodo era Bonifacio VIII (rappresenta le esigenze teocratiche del papato), per cui e ne ammettevano l’ingerenza negli affari interni di Firenze. La rivalità tra i Guelfi bianchi e i Guelfi neri fu al centro della vita sociale e politica, tra la fine del ’200 e all’inizio del ’300 a Firenze, a Pistoia e in altre città della Toscana. I Guelfi bianchi, sconfissero ed esiliarono i Guelfi neri in un primo tempo, nel 1301 ma questi ultimi, alleatisi con Carlo di Valois, tornarono in città e sconfissero i bianchi. La successiva cacciata da Firenze spinse così i Guelfi bianchi a cercare l’appoggio del partito Ghibellino per tornare in città, nel 1303. Molti intellettuali come Guido Cavalcanti (uno dei maggiori esponenti del “Dolce Stil Novo”) e Dante Alighieri erano difensori dell’autonomia politica e sostennero pertanto lo schieramento dei Guelfi bianchi. Dante che era stato priore di Firenze fu esiliato. Dante e l’impero Enrico VII di Lussemburgo (in lingua volgare Arrigo) fu conte di Lussemburgo, re di Germania dal 1308 e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1312 alla morte. Egli fu il primo imperatore della Casa di Lussemburgo. Durante il suo breve regno rafforzò la causa imperiale in Italia, divisa dalle lotte partigiane tra le fazioni guelfa (guelfi bianchi e neri) e ghibellina, e ispirò i componimenti di lode di Dino Compagni e Dante Alighieri che auspicava il ritorno all’impero pensando che avrebbe portato la pace (DE MONARCHIA). Tuttavia, la sua morte prematura impedì il compimento dei suoi propositi. La sua discesa in Italia (1311) incontrò l'ostilità di papa Clemente V, Filippo IV di Francia e Roberto d'Angiò, re di Napoli.