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Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale Corso di Laurea Magistrale in Management A.A. 2014/2015 Retail Management Prof. Marcello Sansone Informazioni Orario Corso: Mercoledì e Giovedì ,ore 12-14 Modalità d’esame: Prova orale Ricevimento:Mercoledì, ore 17-18 Giovedì ore 1011 stanza 6.02 Contatti: [email protected] Obiettivi Analizzare il ruolo economico delle imprese commerciali, nella loro particolare collocazione tra produzione e consumo. Comprendere le principali problematiche gestionali delle imprese commerciali al dettaglio e approfondire i diversi strumenti sviluppati per affrontarle adeguatamente Programma Parte 1 – L’oggetto di studio: l’impresa commerciale e il suo ambiente di riferimento Il ruolo dell’impresa commerciale nel canale di marketing La domanda di servizi commerciali L’offerta di servizi commerciali Il quadro legislativo di riferimento Parte 2 – La gestione dell’impresa commerciale Introduzione alla gestione dell’impresa commerciale Concetti e strumenti gestionali Le scelte strategiche dell’impresa commerciale Le relazioni a valle: la creazione di valore per il consumatore finale Le relazioni a monte: la gestione del rapporto con l’Industria Il punto vendita: principali problematiche gestionali Libri di testo Baccarani C. (a cura di), Imprese commerciali e sistema distributivo.Una visione economico-manageriale, Giappichelli, 2005 Sansone M. Le determinanti dell’innovazione nei moderni contesti distributivi, Aracne , 2004 Parte 1 L’impresa commerciale e il suo ambiente di riferimento oC h e C o s ’ è U n ’ i m p r e s a C o m m e r c i a l e ? oQ u a l È I l S u o R u o l o E c o n o m i c o ? oC o m e C r e a Va l o r e ? oC h e C o s a O f f r e L’ i m p r e s a C o m m e r c i a l e ? oC o m e S i M a n i f e s t a L a D o m a n d a D i S e r v i z i o Commerciale? oQ u a l i S o n o L e P r i n c i p a l i C a r a t t e r i s t i c h e D e l l a Distribuzione Commerciale In Italia, In Europa E Nel Mondo? •… L’impresa commerciale PRODUZIONE DISTRIBUZIONE COMMERCIALE CONSUMO È un’impresa che si colloca tra produzione e consumo, con l’obiettivo di generare valore attraverso lo svolgimento specializzato delle funzioni di adattamento quantitativo e qualitativo, nel tempo e nello spazio, e di altre funzioni accessorie. Di quali imprese stiamo parlando? Piccola impresa tradizionale a conduzione familiare Impresa della grande distribuzione moderna Poniamoci ora altre domande: Perché tra produzione e consumo si crea uno spazio economico per le imprese commerciali? Come possiamo descrivere ed esemplificare le funzioni della distribuzione? Da quali operatori del canale di distribuzione possono essere svolte le funzioni commerciali? ... Il ruolo della distribuzione, tra produzione e consumo P P P P P P D C C C C C C C C C C Lo spazio economico della distribuzione commerciale Lo scambio di beni tra produttori e consumatori genera costi di varia natura (monetari e non monetari, di natura logistica, informativa, ecc.) Il passaggio diretto dei prodotti dai produttori ai consumatori è possibile, ma può essere molto costoso (in tal caso le funzioni commerciali vengono svolte dai produttori e/o dai consumatori, ma ciò comporta un numero molto elevato di scambi e quindi un costo elevato per il sistema complessivo) La presenza di intermediari specializzati nella distribuzione riduce generalmente il costo complessivo della distribuzione (perché si riduce il costo di produzione delle funzioni commerciali ed il numero di scambi necessario) Gli intermediari commerciali vengono remunerati per la loro attività (che si amplia/riduce in relazione alle decisioni di esternalizzazione della funzione di vendita da parte dei produttori e della funzione di approvvigionamento da parte dei consumatori); La presenza degli intermediari è giustificata quando genera benefici non inferiori ai suoi costi L’attività di distribuzione commerciale Consiste “nel trasferire i beni dai luoghi di produzione a quelli di consumo, nel conservarli nel tempo in modo da immetterli nel mercato in ragione delle graduali richieste degli acquirenti e nel porli a disposizione di questi ultimi secondo le modalità di assortimento, di pagamento e di consegna ad essi gradite” (Sciarelli, 1969, p. 3) (adattamento qualitativo e quantitativo del prodotto) Il processo di adattamento quali-quantitativo del prodotto Che cosa serve al consumatore finale? (Analisi e monitoraggio dei bisogni di beni e servizi del mercato di riferimento) Come organizzare e gestire in un punto vendita il servizio commerciale? (Definizione della formula distributiva, formazione e gestione dell’assortimento e dei relativi prezzi di vendita) Come far arrivare il prodotto dai luoghi di produzione ai luoghi di consumo? (Trasferimento dei prodotti dai luoghi di produzione a quelli di consumo nella quantità e nei tempi richiesti: trasporto, stoccaggio, handling) Come promuovere e commercializzare i prodotti in assortimento? (Gestione operativa del punto vendita) I presupposti tecnico-economici alla base della presenza di distributori specializzati nei canali di distribuzione Specializzazione delle operazioni Variazioni di scala Disomogeneità di assortimenti fra produzione e consumo La tipologia dei canali di distribuzione Canali diretti Canali indiretti Brevi (con uno stadio intermedio) Lunghi (con due o più stadi intermedi) Stadi del processo distributivo e tipi di canale con diverso livello di integrazione delle funzioni commerciali PRODUTTORE GROSSISTA DETTAGLIANTE CONSUMATORE/UTILIZZATORE FINALE I canali di vendita di Gillette (Gillette Group Italy S.p.A.) GILLETTE GDA Farmacie Cartolerie Elettroplus: grossisti e dettaglianti di articoli elettrici ed elettronici, profumerie, tabaccai Dentisti CONSUMATORE Industriali e forniture a enti La filiera dei prodotti di cancelleria/cartoleria in Italia - % Produzione e importazione 31 10 7 2 Distribuzione moderna 12 15 33 4 Grossisti 35 1 21 Cartolerie Cancelleria professionale 5 Consumatore finale 4 36 Vendita per corrispondenza 5 I canali di commercializzazione delle lavatrici Produzione Grandi catene elettronica di consumo GDA Gruppi d’acquisto PV tradizionali Consumatore finale Mercatoni e altri Le variabili ambientali che influenzano il sistema distributivo Sistema demografico-sociale Sistema culturale-tecnologico Sistema politico-istituzionale Sistema economico e comportamento d’acquisto del consumatore Il servizio commerciale COME SI DEFINISCE IL SERVIZIO COMMERCIALE? COME SI PRESENTA LA DOMANDA DI SERVIZIO COMMERCIALE? COME SI MANIFESTA L’OFFERTA DI SERVIZIO COMMERCIALE? Il servizio commerciale (1/2) È un aggregato di servizi di diversa natura, articolati in attributi elementari, a loro volta combinati in modo da appagare i bisogni di un determinato segmento di domanda Gli attributi elementari sono aggregabili in due categorie fondamentali, riferite a: servizi di natura logistica servizi di natura informativa Servizi logistici Servizi informativi Servizi accessori Il servizio commerciale (2/2) Ogni diversa combinazione di attributi elementari del servizio commerciale rappresenta una specifica formula distributiva Alcuni esempi di formule distributive sono: supermercato ipermercato hard discount grande magazzino Il servizio commerciale: articolazione in servizi e attributi elementari Servizi di natura logistica Prossimità (Adattamento nello spazio) Stoccaggio (Adattamento nel tempo) Frazionamento Ampiezza assortimento Orario di apertura Servizi di natura informativa Preselezione dell’assortimento Profondità assortimento Informazione diretta Servizi accessori Velocità servizio, comfort, assistenza post-vendita, ecc. Le dimensioni dell’ASSORTIMENTO Profondità (N. marche /varianti) (Per esigenze di sostituibilità tra prodotti) Ampiezza (N. famiglie/categorie prodotti) (Per esigenze di concentrazione degli acquisti) La domanda di servizio commerciale e il valore del servizio per il cliente Come si manifesta la domanda di servizio commerciale? Quali sono le relazioni fra domanda di beni e domanda di servizi commerciali? Quali fattori influenzano il comportamento del consumatore (scelta del/nel punto vendita)? Come si crea il valore per il cliente?... Il servizio commerciale: la domanda La domanda di servizi commerciali si esprime attraverso la scelta del punto vendita Si manifesta congiuntamente alla domanda di beni, ma risponde a bisogni diversi del consumatore Per analizzare la domanda di servizi commerciali è necessario distinguere tra diversi aspetti: tipologie di beni, occasioni di consumo, motivazioni dell’attività shopping, ... Per un determinato servizio commerciale, la domanda si basa sul valore percepito dai consumatori Il valore per il cliente Deriva teoricamente dal confronto (differenza o rapporto) fra: Componenti positive (Beneficio o valore utile) Componenti negative (Costo) Monetarie Non monetarie In pratica, è un processo implicito (valore percepito come sintesi delle componenti positive e negative) Nel caso del servizio commerciale Il singolo attributo del servizio commerciale può: Aumentare il valore utile totale Diminuire i costi (monetari e/o non monetari) Elementi critici nell’analisi del valore del servizio commerciale Natura soggettiva e contestuale della percezione del valore, espressione di vari fattori (culturali, sociali, psicologici, personali) Ruolo del prezzo del servizio commerciale Costo monetario, incorporato però nel costo complessivo del bene acquistato; Indicatore sintetico delle differenze qualitative tra prodotti, di cui diviene attributo; Percorsi basati sul valore per il cliente Accrescere i benefici per il cliente, potenziando i vantaggi connessi al servizio offerto; Ridurre i costi non monetari, prevalentemente costituiti da sacrifici di tempo, rischio e stress emotivo; Ridurre i costi monetari, attraverso la gestione del prezzo. Tipologie di beni Caratteristiche processo d’acquisto banali (grocery) problematici (non grocery) Sforzo d’acquisto di convenienza (convenience goods): ad acquisto corrente (programmato) ad acquisto d’impulso (non programmato) d’emergenza ad acquisto ponderato - di confronto (shopping goods) ad acquisto speciale (specialty goods) non previsti Motivazioni attività di shopping Motivazioni utilitaristiche Obiettivi: •acquisto bene •min. costo totale di approvvigionamento Motivazioni edonistiche Obiettivi: •max utilità attività shopping: •acquisto •socializzazione •divertimento... Aspetti fondamentali del processo d’acquisto Scelta categorie dei prodotti da acquistare Scelta del/dei pv (fornitori alternativi di sc) Max valore percepito: Max benefici Min costi totali di approvvigionamento Processo d’acquisto diverso per: beni banali beni problematici Costo totale di approvvigionamento Costo dei beni acquistati prezzi x quantità Costo delle informazioni Costo non monetario del tempo di ricerca Costo monetario per l’acquisizione delle informazioni Costo di spostamento e/o di attesa costo del tempo (spostamento, permanenza nel punto vendita, attesa del prodotto) (costo opportunità) costo di trasporto (eventuale) Costo di stoccaggio costo delle risorse monetarie immobilizzate (costo opportunità) costo d’uso dei beni strumentali e dello spazio costo connesso al deperimento dei beni Processo d’acquisto di beni banali Manifestazione bisogno di beni Scelta del/i pv (min.costo totale di approvvigion.) Programmazione degli acquisti (“lista della spesa”): per marca specifica (beni ad alta brand loyalty) per categoria generica del prodotto (beni a bassa brand loyalty) Visita al punto vendita e definitiva decisione d’acquisto, con possibilità di: revisione dei programmi d’acquisto conferma dei programmi d’acquisto Implicazioni del processo d’acquisto di beni banali sulla distribuzione (1/2) I consumatori scelgono il pv sulla base di un giudizio sintetico sul livello dei prezzi del singolo pv I beni di marca sono un vincolo alla composizione dell’assortimento in quanto: beni ad alta brand loyalty indicatori del livello generale dei prezzi del pv (prodotti civetta o traffic makers): vincolo alla composizione dell’assortimento Implicazioni del processo d’acquisto di beni banali sulla distribuzione (2/2) Nel pv il consumatore può essere indotto alla revisione dei programmi d’acquisto in seguito a specifiche offerte commerciali Il consumatore, dopo l’entrata nel pv, può giudicare troppo elevato il costo di cambiamento di pv (opportunità per l’impresa commerciale) … quali conseguenze? Politiche di discriminazione dei prezzi del servizio commerciale (margine lordo unitario) Prezzo unitario di vendita Costo unitario d’acquisto = Fissazione di margini unitari diversi sui differenti beni in assortimento Margine lordo unitario Processo d’acquisto di beni problematici Rilevanza della componente informativa del servizio commerciale Esistenza di consumatori: con diversi livelli di informazione a priori (informati/non informati) con diverse motivazioni all’attività d’acquisto Esistenza di pv con diverso peso del servizio informativo pv con elevata componente di servizio ed alti prezzi pv con bassa componente di servizio e bassi prezzi Fenomeno della free ridership (acquisizione speculativa di servizi informativi) Costo totale di approvvigionamento nel caso di beni problematici Costo dei beni acquistati prezzi x quantità (in genere 1 unità di prodotto) Costo di ricerca delle informazioni * Informazioni sulla qualità del prodotto Informazioni sul prezzo Costo di spostamento** costo del tempo di spostamento per e da il pv costo del tempo necessario all’acquisto nel pv costo di trasporto eventuale - *L’attività di shopping in alcuni casi e per alcuni soggetti può portare utilità (interesse, divertimento, curiosità, piacere, …) - **Il consumatore può essere disposto a spostarsi verso un altro pv se ritiene probabile di trovare un prezzo più basso: in tal caso lo spostamento avverrà se il differenziale di prezzo atteso è maggiore o uguale al costo dell’ulteriore spostamento Tipologie di beni e processo d’acquisto Beni di consumo corrente (convenience goods) di marca: processo d’acquisto banale e predeterminato non di marca: processo d’acquisto banale ma non predeterminato Beni di confronto (shopping goods) di marca: acquisto basato su ricerca informazioni e confronto non di marca: comparazione tra varietà di prodotto nel commercio specializzato Beni di acquisto speciale (specialty goods) di marca: acquisto basato su advertising industriale e informazione diretta non di marca: acquisto basato su immagine e garanzia offerta da distribuzione commerciale L’offerta di servizi commerciali: le forme distributive CLASSIFICAZIONE, DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE DELLE DIVERSE FORMULE DISTRIBUTIVE EVOLUZIONE DELLE PRINCIPALI FORMULE DISTRIBUTIVE Criteri di classificazione delle formule distributive Le classificazioni più diffuse nella letteratura specializzata si basano sull’incrocio di almeno due variabili, tra cui le più utilizzate sono: grado di specializzazione (ampiezza e profondità) dell’assortimento tecnica di vendita adottata ubicazione del punto vendita livello dei prezzi o dei margini di contribuzione tasso di rotazione delle scorte dimensione dell’esercizio commerciale ... Classificazione delle principali tipologie di commercio al dettaglio Beni Grocery (banali) Beni Non Grocery (problematici) Piccolo dettaglio tradizionale (despecializzato) Piccolo dettaglio tradizionale (despecializzato) Piccolo dettaglio specializzato Piccolo dettaglio specializzato Minimercato Grande superficie specializzata Supermercato Grande magazzino Ipermercato Magazzino popolare Hard discount Factory outlet Convenience store Un esempio di impresa commerciale con p.v. di più forme distributive: il Gruppo Pam S.p.a. Nato in provincia di Venezia nel 1958, attualmente i negozi, distribuiti nel Nord e Centro Italia, sono presenti con insegne distinte: •Pam e Superal, per i supermercati •Panorama, a presidio delle grandi superfici (ipermercati) •Pam Franchising, per le piccole superfici (superette) •In’s Mercato, per la formula hard-discount •Brek Ristoranti, unica esperienza di diversificazione nel settore della ristorazione •The Nuance Group, airport and travel retail (acquisito da Gruppo Pam S.p.a. e Stefanel S.p.a. nel 2002). (Fonte: http://www.thenuancegroup.com) Concorrenza a più livelli concorrenza intra-type: all’interno della stessa forma distributiva, in cui è possibile una differenziazione di insegna; concorrenza inter-type: tra diverse forme distributive. Margini operativi lordi e differenziali di prezzo in diverse forme distributive italiane Formule Mol (%) min – max Mol (%) valore medio Prezzi: ipermercato = 100 Discount 14 – 18 16,0 80 Ipermercato 15 – 19 17,5 100 Supermercato 18 – 25 22,1 108 Superette 22 – 26 24,0 115 Tradizionale 26 – 30 28,0 120 Fonte: Pellegrini L., “Distribuzione commerciale: un’agenda per la politica economica, Consumatori, Diritti e Mercato, 1/2006 Distribuzione alimentare: quote di mercato per dimensione di punto vendita (2003) UK Francia Spagna Germania Italia < 400 mq 12 4 28 20 36 400 – 1000 mq 11 19 19 37 23 1000-25000 mq 21 24 20 17 19 > 25000 mq 56 53 33 26 22 Fonte: Pellegrini L., “Distribuzione commerciale: un’agenda per la politica economica, Consumatori, Diritti e Mercato, 1/2006 I principali caratteri nell’identificazione dei formati di punto vendita grocery sulla base delle opinioni dei distributori commerciali Caratteristiche dei formati di punto vendita Valutazione espressa dai distributori commerciali (min 1 – max 10) Superficie di vendita 8,3 Quota dei freschi a banco 8,0 Localizzazione urbana 7,8 Numero di categorie trattate 7,8 Quota dei freschi a libero servizio 7,6 Intensità promozionale 7,4 Disponibilità di parcheggio 7,1 Numero di marche e referenze trattate 7,0 Display merceologico 6,8 Layout delle attrezzature 6,4 Quota non food 5,9 Numero di occupati 5,7 Superficie di riserva 3,8 Esempio di scheda tecnica di due formati di punto vendita, relativamente ad una superette e ad un ipermercato (1/3) Indicatori Superette Ipermercato Centrale Extraurbana 400,0 8.000 - 40 0-50 2.500 Numero casse 4 48 Numero addetti 16 260 Fatturato (m.ni di euro) 2,5 75 Intensità promozionale 10,0% 22,0% Margine lordo % 25,0% 15,0% Costo del lavoro (%) 15,0% 7,2% Struttura Ubicazione Superficie (mq) Numero negozi galleria Numero parcheggi Performance Esempio di scheda tecnica di due formati di punto vendita, relativamente ad una superette e ad un ipermercato (2/3) Indicatori Superette Ipermercato Peso freschi (%) 60% 30% Peso generi vari (%) 39% 35% Peso non food (%) 1% 35% Numero totale referenze 3.500 35.000 Numero referenze freschi 850 1.200 2.600 4.000 50 30.000 Assortimento Numero referenze generi vari Numero referenze non food Esempio di scheda tecnica di due formati di punto vendita, relativamente ad una superette e ad un ipermercato (3/3) Indicatori Superette Ipermercato Scontrino medio (euro) 15 45 Numero scontrini/giorno 575 5.747 Num.scontrini/giorno/cassa 144 120 3 20 1.389 92.593 Vendite medie/cliente (euro) 1.800 810 Vendite medie/mq (euro) 6.500 9.700 156.250 288.450 Traffico Frequenza media (ogni x giorni) Numero medio clienti Produttività Vendite medie/addetto (euro) L’innovazione nel commercio: molteplici modelli di analisi La ruota del dettaglio (Wheel of Retailing) Il modello del ciclo di vita del dettaglio (Retail Life Cycle) Teoria della selezione naturale (Natural Selection Theory) Teoria della fisarmonica (Retail Accordion Theory) Modello dialettico (Dialectic Process) Modello strategico integrato (Filser, 1992) … Alcune definizioni (1/2) (Fonte: A.M.A. – American Marketing Association - http://www.marketingpower.com – cons. 26/03/07) Wheel of Retailing - A theory of retail institutional change that explains retail evolution with an institutional life cycle concept; the hypothesis is that new types of retailers cut prices by lowering or eliminating customer services, but once established they increase prices and customer services and so become vulnerable themselves to new, low-price retailers. Retail Life Cycle - A theory of retail competition that states that retailing institutions, like the products they distribute, pass through an identifiable cycle. This cycle can be partitioned into four distinct stages: (1) innovation, (2) accelerated development, (3) maturity, and (4) decline Alcune definizioni (2/2) (Fonte: A.M.A. – American Marketing Association - http://www.marketingpower.com – cons. 26/03/07) Natural Selection Theory - A theory of retail institutional change that states that retailing institutions that can most effectively adapt to environmental changes are the ones most likely to prosper or survive. Retail Accordion Theory - A theory of retail institutional change that suggests that retail institutions go from outlets with wide assortments to specialized narrow line store merchants and then back again to the more general wide assortment institution. It is also referred to as the general-specific-general theory. Dialectic Process - An evolutionary theory based on the premise that retail institutions evolve. The theory suggests that new retail formats emerge by adopting characteristics from other forms of retailers in much the same way that a child is the product of the pooled genes of two very different parents. La ruota del dettaglio (The Wheel of Retailing) (McNair, 1958; Hollander, 1960) 1. Fase di entrata Nuova forma distributiva: -servizio minimo - assortimento limitato - ambiente essenziale politica di prezzo discount 3. Fase di debolezza - sistema distributivo in generale da un servizio commerciale “pesante” a prezzi elevati - incremento livello servizio - ampliamento assortimento - migliori localizzazioni e ambienti di vendita - crescita del livello di prezzo 2. Fase di trading up La regolamentazione delle attività commerciali in Italia In passato: Legge 426/71 (relativa al commercio al dettaglio in sede fissa) creazione di uno strumento di programmazione e gestione delle autorizzazioni per l’esercizio dell’attività commerciale (Piano di sviluppo e adeguamento della rete distributiva) e istituzione di un albo professionale presso la Camera di Commercio (Registro esercenti il commercio, R.E.C.) Oggi: DL 114/98 (Decreto Bersani) soppressione del R.E.C. riduzione delle tabelle merceologiche da 14 a 2 (alimentari e non alimentari) liberalizzazione dell’accesso al dettaglio per gli esercizi c.d. di vicinato conferimento alle Regioni di ampi poteri normativi e amministrativi blocco temporaneo delle aperture degli esercizi commerciali al dettaglio di maggiori dimensioni nuova disciplina degli orari di vendita per il dettaglio DL 114/98 - Tipologia di esercizi al dettaglio Comuni con pop. < 10.000 ab. Sup. vendita Esercizi di vicinato Medie strutture di vendita Grandi strutture di vendita Comuni con pop. > 10.000 ab. Sup. vendita Non sup. a 150 mq Non sup. a 250 mq 151 - 1.500 mq Sup. a 1.500 mq 251 - 2.500 mq Sup. a 2.500 mq Esercizi di vicinato: una volta effettuata una comunicazione al Sindaco, se entro 30 giorni non viene notificata una motivata volontà contraria si può dar avvio all’attività; Medie strutture di vendita: è necessaria una preventiva autorizzazione rilasciata dal comune e vanno rispettati dei criteri regionali; Grandi strutture di vendita: la domanda di autorizzazione deve essere esaminata da un’apposita Conferenza di servizi, indetta dal Comune e composta da rappresentanti comunali, provinciali e regionali, che deve pronunciarsi nel termine di 120 giorni. Alcune fonti di informazione sulla distribuzione commerciale in Italia Principali Siti Internet: www.minindustria.it www.istat.it www.infocommercio.it Riviste: GDOweek (www.plazanet.it) Mark Up (www.mark-up.it) Il lavoro di gruppo Formazione del gruppo (max 4 persone) Scelta di un caso aziendale, nell’ambito delle imprese della distribuzione commerciale (nazionale e internazionale) Sviluppo del caso aziendale Presentazione del caso in aula (power point) Marzo Marzo-Aprile-Maggio Maggio Formazione gruppi Scelta caso aziendale Analisi e sviluppo del caso aziendale Presentazione del caso in aula (entro 12/03) (entro 19/03) (entro 12/05) (dal 14/05) Schema di riferimento per il caso aziendale Presentazione dell’azienda e breve storia Ruolo dell’azienda nel sistema distributivo nazionale e/o internazionale Breve descrizione dell’ambiente competitivo di riferimento Principali scelte strategiche (di crescita e competitive) Modalità di offerta del servizio commerciale Conclusioni: sintesi delle principali problematiche gestionali emerse dall’analisi del caso Parte 2 LA GESTIONE DELL’IMPRESA COMMERCIALE Quali sono le principali scelte strategiche di un’impresa commerciale? Come si crea valore per il cliente? In quali modi si può sviluppare il fatturato di un punto vendita? Come avviene il processo di internazionalizzazione di un’impresa commerciale? Come si sono evoluti i rapporti industria-distribuzione? …. La gestione dell’impresa commerciale Riguarda il complesso di decisioni e di operazioni dirette al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Si articola in: decisioni strategiche (di lungo termine) decisioni tattiche (politiche di gestione di breve termine: approvvigionamento, marketing, ecc.) decisioni operative (decisioni e azioni di brevissimo termine: operazioni quotidiane) I livelli gestionali del business commerciale Gruppo d'acquisto X Impresa ALFA FORMA DISTRIBUTIVA A FORMA DISTRIBUTIVA B FORMA DISTRIBUTIVA C PV 1 PV 1 PV 1 PV 2 PV2 PV 2 PV 3 PV 3 PV3 PV 4 Livelli competitivi per l’impresa commerciale Impresa A Impresa B Forma Dist. 1 Forma Dist. 2 Forma Dist. 3 Forma Dist. 4 Forma Dist. 5 Concorrenza Inter-type Concorrenza Intra-type Il concetto di strategia può riferirsi a: Strategia emergente o occasionale non pianificata ma derivante da “occasioni” di mercato (tipica delle piccole e medie imprese) Strategia deliberata o intenzionale per perseguire percorsi di crescita programmati in una visione di lungo termine (tipica delle grandi imprese) Le decisioni strategiche possono essere assunte In fase di costituzione dell’impresa commerciale: Forma distributiva, localizzazione del pv, assortimenti merceologici, dimensione operativa, strutture organizzative (organico e attrezzature); In fase di funzionamento dell’impresa: Obiettivi congiunti: sviluppo vendite + riduzione incidenza costi - obiettivi di espansione aziendale (ammodernamento del pv, delocalizzazione del pv, apertura di un nuovo pv, acquisizioni aziendali, integrazione con l’industria, ecc.) - obiettivi di gestione competitiva per creare, difendere e ampliare il vantaggio competitivo (miglioramento del servizio, diversificazione dell’assortimento, riposizionamento di mercato, associazionismo, ecc.) Le strategie dell’impresa commerciale Strategie di sviluppo dimensionale Strategie competitive Strategie di sviluppo dimensionale dell’impresa commerciale Fonte: Sciarelli e Vona (2000), p.133 Tipo di crescita Alternative di realizzazione Sviluppo orizzontale Ampliamento pv Abilità Riposizionamento pv imprenditoriale Riconversione pv Apertura di nuovi pv Finanza Acquisiz. di nuovi pv Ridotto Associazionismo Indipendente Franchising Capacità relazionali Limitato Integrazione verticale Ascendente Discendente Abilità manageriali Finanza Molto elevato Diversificazione Diversif.forme dist. Divers.settori merc. Competenze e Elevato risorse commerciali Integrazione orizzontale Risorse chiave Internazionalizzazione Orient.domestico Abilità manageriali Orient.multinazionale Finanza Rischio di crescita Impegnativo Molto elevato Strategie di crescita: integrazione orizzontale (succursalismo) e associazionismo Sviluppo integrato (succursalismo): società di capitali (ad esempio Gruppo Pam, Coin, ...) cooperativa di consumo (ad esempio, Coop Italia, ...) Sviluppo associato (Grande Distribuzione Associata): Indipendente Gruppi d’acquisto (associazionismo orizzontale - fra dettaglianti - come Conad, Crai, Sisa, Sigma, ...) Unioni volontarie (associazionismo. verticale - fra grossisti e dettaglianti - come Vegè, Despar, A&O, Selex, Italmec, Unvo, C3, Gigad, Gea, ...) Franchising distributivo Franchising distributivo Fee d’ingresso Royalty periodica Franchisor (Produttore o Distributore) Franchisee 1 Franchisee 2 Marca/insegn a Prodotti Assistenza Franchisee 3 Forma contrattuale nella quale un membro del canale (produttore o distributore), definito franchisor o affilante, crea una rete insieme ad altre aziende giuridicamente ed economicamente indipendenti, dette franchisee o affiliati, ma vincolate contrattualmente al rispetto di alcuni oneri (il franchisee deve rispettare i vincoli contrattuali - ad esempio relativamente all’assortimento e alle modalità di pagamento e di allestimento dei beni nel punto vendita - e deve remunerare il franchisor attraverso il pagamento di una fee d’ingresso e/o di royalties periodiche) e all’ottenimento di alcuni benefici (il franchisee può beneficiare dell’uso della marca del franchisor, normalmente nota e quindi in grado di attirare clienti nel punto vendita e può inoltre ottenere assistenza di marketing, contabile, ecc.).. Lo sviluppo internazionale delle imprese commerciali La premessa logica ai processi di internazionalizzazione è costituita dall’esistenza di vantaggi competitivi di differenziazione o di costo. Tali vantaggi possono inoltre essere analizzati come: vantaggi proprietari (derivanti da risorse specifiche di cui l’impresa è in possesso); vantaggi di internalizzazione (che spingono all’investimento diretto); vantaggi di localizzazione (portano a definire priorità nel processo di internazionalizzazione) Motivazioni dell’internazionalizzazione della distribuzione Vincoli alla crescita sul mercato domestico saturazione del mercato domestico vincoli normativi all’apertura di nuovi punti vendita Vantaggi di innovazione innovazione assoluta: nuove formule distributive (es. Carrefour ipermercato) innovazione relativa: formule distributive non ancora consolidate sul mercato target (es.iper e gss sui mercati asiatici) assortimenti esclusivi: unicità dell’offerta basata su marche commerciali (es. Ikea, Body Shop, Benetton, …ma sono situazioni diverse!) Considerazioni strategiche vantaggi di prima mossa: occupazione dei prime site economie di scala non raggiungibili sul mercato domestico grado di concentrazione dei fornitori e potere contrattuale La scelta della strategia di sviluppo dipende da: Fattori interni all’impresa: Obiettivi da raggiungere Caratteristiche aziendali e risorse disponibili Fattori esterni all’impresa: Micro-ambiente competitivo Macro-Ambiente di riferimento Obiettivi generali dell’impresa commerciale Sviluppo delle vendite Riduzione dei costi Decisioni relative ai punti vendita Punto vendita di nuova costituzione Punto vendita esistente Decisioni relative al punto vendita di nuova costituzione Relativamente alla forma distributiva data: Dimensionamento della capacità produttiva Localizzazione Know-how strutturale del punto vendita tecnologico (NTIC) architettonico (atmosfera del pv) Assortimento / approvvigionamento Referenze Fornitori Quale valore per il cliente? Fattori produttivi dell’impresa commerciale Fattori di capitale spazio attrezzature e tecnologia mezzi finanziari Fattore lavoro lavoro dipendente lavoro indipendente lavoro imprenditoriale Dimensionamento del punto vendita Presupposto => stima dei volumi di attività necessari per minimizzare i costi unitari medi di produzione con determinazione di: potenzialità di lavoro massima dello spazio e delle attrezzature grado di sfruttamento ottimale degli impianti rispetto al punto di pareggio Strumenti => analisi finalizzate ad individuare le prospettive evolutive dell’impresa e il volume di affari complessivo corrispondente al punto di pareggio, con verifica del margine di sicurezza Nelle scelte di dimensionamento del pv è necessario tenere conto del fatto che la domanda di servizio commerciale è caratterizzata da oscillazioni, con picchi minimi e massimi, nelle diverse ore della giornata, nei diversi giorni della settimana, nei diversi mesi dell’anno… Il dimensionamento ad un livello intermedio comporta problemi di sotto / sovra dimensionamento del pv Il volume di attività del punto vendita L’attività del pv è valutabile relativamente a diversi elementi: Fatturato pv, Numero consumatori, Numero scontrini, Valore scontrini Fatturato / Numero scontrini = scontrino medio* Volume di attività = num. scontrini medi = Fatturato / scontrino medio * calcolabile a diversi livelli: mercato, forma distributiva, impresa, pv Schema dei possibili comportamenti di risposta del consumatore al fenomeno dell'affollamento del punto vendita PERCEZIONE DI DENSITA’ NON FUNZIONALE In presenza di: monopolio d’area oppure di: elevata concorrenza elevata store loyalty Se: Monopolio d’area Impossibilità a posticipare l’acquisto In presenza di: elevata concorrenza spaziale bassa store loyalty Il consumatore esce per tornare in altro orario Il consumatore rimane nel punto vendita Il consumatore esce per cambiare punto vendita Strategie di adattamento del consumatore Fonte: de Luca P. e Vianelli D. (2001), Il marketing nel punto vendita. Strumenti di gestione della densità e dell'affollamento, Franco Angeli, Milano Localizzazione del punto vendita Definizione dei confini dell’area di attrazione (formula distributiva, assortimento, efficacia politiche promozionali, intensità della concorrenza, grado di accessibilità della localizzazione, tempi di spostamento, …) Quantificazione del mercato potenziale (numerosità popolazione area considerata, potere di acquisto potenziale pro-capite o per nucleo familiare, punti di forza e di debolezza dei principali concorrenti) Scelta del sito (regolamentazione urbanistica, caratteristiche dei locali disponibili, …) Indice di potenzialità commerciale del mercato spaziale Ncp Smcpi IPC x SV Dove: x = specifica localizzazione Ncp = numero di consumatori potenziali Smcp = spesa media (annuale, mensile) per consumatore potenziale SV = superficie di vendita (mq) utilizzato dalle imprese commerciali concorrenti nell’area considerata Maggiore è il valore assunto dall’indice, migliori sono le opportunità commerciali offerte dall’area Esempi di strumenti gestionali per lo sviluppo del volume delle vendite del pv Estensione parcheggio Ampliamento clientela Estensione orario Consegna a domicilio Sviluppo volume vendite ... Ampliamento assortimento Aumento scontrino medio Miglioramento tecniche di offerta Credito al consumo ... Strategie competitive Leadership di costo Differenziazione Il controllo direzionale nelle imprese commerciali Nel processo di gestione dell’impresa, il ciclo di direzione riguarda le attività di: programmazione organizzazione conduzione controllo I sistemi di programmazione e controllo La programmazione è il processo di predeterminazione degli obiettivi, delle politiche e delle attività da compiere entro un determinato periodo di tempo Il controllo direzionale è quell’insieme di processi e strumenti che debbono supportare il perseguimento di elevati livelli di funzionalità, efficacia, efficienza ed economicità. Tipologie di controllo: controllo antecedente controllo concomitante controllo susseguente Finalità: salvaguardia del rendimento economico del servizio in modo combinato rispetto allo sviluppo della qualità e della customer satisfaction (leve che generano vantaggio competitivo) Controllo antecedente Si realizza attraverso l’applicazione di analisi di fattibilità e strumenti di simulazione Il Business Plan costituisce uno strumento analitico sempre più diffuso per l’analisi di fattibilità di un progetto o di una strategia d’impresa Controllo concomitante Ha l’obiettivo di monitorare il raggiungimento degli obiettivi prefissati in sede di pianificazione, sulla base di appositi standard, analizzando la dimensione degli scostamenti e cercando di interpretarne le cause e, in caso di divari rilevanti, promuovendo gli appositi correttivi alla gestione Tra gli strumenti più diffusi per la sua realizzazione vi sono il budget e il relativo controllo budgetario Controllo susseguente Si realizza attraverso le misurazioni di efficienza e di efficacia, prevalentemente basate su rapporti di grandezze indicative dei fattori di performance, relativamente a fenomeni di gestione ormai compiuti Nell’ambito delle misurazioni di efficienza e di efficacia due obiettivi rilevanti nel controllo dell’attività dell’impresa commerciale sono costituiti dalla qualità e dalla customer satisfaction Osservazioni su alcuni strumenti gestionali I margini, il turnover ed il servizio al cliente sono strumenti fondamentali di gestione dell’impresa commerciale Nel corso del tempo l’evoluzione degli orientamenti gestionali ha permesso di passare, in linea generale, attraverso le seguenti fasi (che possono anche coesistere in un dato sistema distributivo) a) alti margini - bassa rotazione - alto servizio b) bassi margini - alta rotazione - basso servizio c) bassi margini - alta rotazione - alto servizio Margine lordo Rappresenta il prezzo del servizio commerciale. Può essere calcolato sia in termini unitari sia in termini complessivi Margine lordo Unitario Totale In valore (Markup) PV – CA Ricavi di vendita – Costo merci vendute (Gross Margin o Markup) In % sul prezzo o ricarico (Markup Percentage at Retail) In % sul costo (Markup Percentage at Cost) (PV –CA) / PV (Ricavi di vendita – Costo merci vendute) / Ricavi di vendita (PV –CA) / CA (Ricavi di vendita – Costo merci vendute) / Costo merci vend. La redditività del capitale mediamente investito in scorte GMROI merci = Margine lordo Cap. inv. Scorte Margine lordo Fatturato Redditività fatturato = Fatturato x Cap. inv. Scorte Rotazione Scorte Margine lordo (ricavi netti di vendita - costo merci vendute) e Margine operativo (margine lordo - costi operativi diversi) + +/= = Ricavi netti di vendita variazioni merci costo acquisto merci costi di trasporto margine lordo costo del personale ammortamenti spese promozionali spese gestione magazzino spese amministrative altri costi operativi margine operativo NB: Alcuni Autori ritengono corretto inserire nel margine operativo anche il saldo della gestione finanziaria, in quanto strettamente legato a decisioni riguardanti la gestione caratteristica dell’impresa commerciale Il D.P.P (Direct Product Profit) Ricavi di vendita – Costo d’acquisto = --------------------------------------------------------Margine lordo + Sconti + Differenze inventariali = -----------------------------------------------Margine lordo rettificato – Costi diretti di prodotto (trasporto, magazzino, punto vendita, amministrazione) = ---------------------------------------------------------------------Profitto diretto di prodotto (D.P.P.) La gestione delle attività di marketing nell’impresa commerciale La gestione dell’assortimento Le marche commerciali Il merchandising I prezzi di vendita Le attività promozionali Il merchandising: marketing del e nel punto vendita E’ costituito dal complesso di fattori che contribuiscono a definire le caratteristiche fisiche del pv e dal complesso di azioni svolte per caratterizzarlo e renderlo attraente per il consumatore; Le aree di attività del merchandising sono: classificazione/segmentazione assortimento: tale azione avviene coerentemente con le scelte di segmentazione e posizionamento dell’impresa commerciale e della forma distributiva; lay-out delle attrezzature: assetto complessivo del pv, scelta e disposizione delle attrezzature espositive, organizzazione del flusso di traffico della clientela; lay-out merceologico: modalità ed organizzazione espositiva delle referenze e degli spazi di vendita display: modalità di attribuzione della superficie espositiva alle singole famiglie di prodotti e di referenze animazione del pv e visual merchandising Schema delle variabili che influiscono sulle decisioni di referenziamento Profitti di lungo periodo Profitti di breve periodo Costi Considerazioni strategiche Ricavi Contesto concorrenziale (Domanda e Concorrenza) Rapporti con i fornitori Condizioni di vendita Potenziale di vendita Impatto logistico Valore per il consumatore Supporto promozionale (Fonte: Pellegrini, 1990) Alcune problematiche di marketing distributivo Brand loyalty e store loyalty … Marketing esperienziale e atmosfera del punto vendita Il punto vendita: da P.O.P. (point of purchasing) a P.O.M. (point of meeting) Gli stadi di sviluppo del mercato: dall’offerta di commodity all’offerta di esperienze Offerta economica Commodity Prodotto Servizi Esperienze Agricola Estrarre Industriale Fabbricare Servizi Erogare Esperienza Mettere in scena Fungibile Tangibile Intangibile Memorabile Economia Funzione economica Natura dell'offerta Attributo chiave Metodo di fornitura Naturale Standardizzato Personalizzato Personale Immagazzinato In massa Rinnovo scorte Erogato a richiesta Venditore Commerciante Produttore Prestatore Acquirente Fattori di domanda Mercato Caratteristiche Utilizzatore Tratti distintivi Cliente Benefici Rivelata in un intervallo di tempo Regista di esperienze Ospite Sensazioni Fonte: Pine e Gilmore, 2000 L’atmosfera si crea attraverso: La gestione dello spazio: Elementi tangibili (assortimento, attrezzature, arredamento, …) Elementi intangibili (gusti, colori, illuminazione, musica, rumori, profumi, odori, …) Le relazioni sociali: Clienti / Personale di vendita Clienti / Clienti I rapporti Industria - Distribuzione PERCHÉ SI PARLA DEI RAPPORTI INDUSTRIA-DISTRIBUZIONE? QUAL È STATA L’EVOLUZIONE DI TALI RAPPORTI? QUALI FATTORI INFLUENZANO LE RELAZIONI TRA LE PARTI? … Dal conflitto …. ... alla collaborazione Il rapporto produzione-distribuzione-consumo: le tappe evolutive Rivoluzione industriale Produzione artigianale Produzione industriale di massa Concorrenza e differenziazione Industria di Marca (brand loyalty) Rivoluzione commerciale Grande Distribuzione Marca Commerciale (store loyalty) Rapporti IdM e GD* Rivoluzione digitale Internet E-business Nuovi rapporti Industria-DistribuzioneConsumo * IdM = Industria di Marca GD = Grande Distribuzione L’evoluzione dei rapporti I/D … prima della rivoluzione industriale La rivoluzione industriale La rivoluzione commerciale Lo sviluppo delle nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione La rivoluzione industriale dalla produzione frammentata alla grande produzione di massa la differenziazione: innovazioni tecnologiche: confezionamento dei prodotti conservazione del prodotto mezzi di comunicazione di massa (TV) ... marca e brand loyalty la grande industria di marca La rivoluzione commerciale dalla distribuzione frammentata alla grande distribuzione organizzata: innovazioni di processo innovazioni di prodotto crescita in forma integrata e associata verso la store loyalty: marca commerciale carte fedeltà merchandising atmosfera del pv ... PRODUTTORE Trade marketing DISTRIBUTORI (trade) Consumer marketing del produttore Consumer marketing del trade CONSUMATORI Il Trade Marketing Insieme delle attività svolte dal produttore per conoscere, pianificare e gestire il processo distributivo e i rapporti con la distribuzione commerciale Finalità del trade marketing Ottenere la qualità di presenza nei p.v. coerente con le strategie di marketing Negoziare/concordare tale presenza con i canali distributivi