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IL PRIMO DOPOGUERRA – in Europa e nel mondo

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IL PRIMO DOPOGUERRA – in Europa e nel mondo
IL PRIMO DOPOGUERRA
IN EUROPA E NEL MONDO
Le conseguenze della Grande Guerra
 Il primo dopoguerra è segnato da una serie di
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problemi:
La recrudescenza delle malattie epidemiche
La difficoltà della riconversione industriale
I debiti di guerra
La disoccupazione
Il malessere sociale e la ripresa delle lotte
operaie
La Conferenza per la pace
 Il 18 gennaio 1919 si aprì a Versailles la Conferenza per la
pace, che approvò 5 trattati, per ridisegnare la carta
geopolitica europea e penalizzare i Paesi sconfitti, specie la
Germania e l’Impero austro-ungarico. i Tedeschi restituirono alla
Francia l’Alsazia e la Lorena e l’indipendenza alla Polonia, la
quale ottenne uno sbocco sul mare, con la costituzione del
corridoio di Danzica. Le colonie tedesche furono divise tra
Francia, Inghilterra, Belgio e Giappone. Inoltre la Germania dovette
pagare i danni di guerra. L’Impero austro-ungarico fu
smembrato in tre Stati, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria.
L’Austria cedette all’Italia il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia
Giulia e l’Istria, tranne Fiume; consegnò alla Serbia la Croazia,
la Slovenia, la Bosnia e l’Erzegovina, che formarono la Jugoslavia.
Anche la Bulgaria perse territori a favore della Grecia e della
Jugoslavia; così come dallo smembramento dell’Impero Ottomano
vennero fuori la Repubblica Turca, con capitale Ankara, e l’Arabia,
riconosciuta come Stato indipendente.
Nasce la Società delle Nazioni
 Sempre nel 1919, grazie al Presidente degli USA Thomas
Woodrow Wilson, nacque la Società delle Nazioni, i cui
lavori iniziarono a Ginevra l’anno dopo e durarono fino al
1945, quando la Società fu sostituita dall’ONU,
l’Organizzazione delle Nazioni Unite. La funzione della
Società delle Nazioni era quella di garantire la pace e la
cooperazione tra i Paesi membri. Tuttavia, nel caso di un
conflitto armato, la Società poteva dichiarare aggressore uno
Stato e punirlo con sanzioni economiche, ma non militari. Fu
questo forse il limite cui successivamente l’ONU cercò di
rimediare,
dotandosi
di
una
forza
militare
internazionale, i Caschi Blu, impegnati ancora oggi in
svariate azioni militari nel mondo, finalizzate non
all’aggressione, bensì al ripristino dell’ordine e del dialogo tra
le parti in conflitto.
Milioni di morti, feriti e disperati
 Dagli splendori della belle èpoque, l’Europa, nel giro di 4 o 5 anni, era
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passata alla distruzione e alla disperazione più nere:
10 milioni di morti in guerra
12 milioni di feriti, dei quali 6 in modo permanente
4 milioni di vedove
8 milioni di orfani
Milioni e milioni ancora di morti in tutto il mondo causate da una epidemia
influenzale detta “spagnola”
Crisi industriale causata dalla difficoltà economica di riconvertire le
produzioni da belliche a civili, con conseguente aumento della
disoccupazione , scarso reinserimento dei reduci nel lavoro e crescente
malcontento delle classi operaie, già in lotta per la difesa dei salari e la
riduzione dell’orario di lavoro a otto ore giornaliere
Enormi debiti sia degli Stati sconfitti che di quelli vincitori, questi ultimi
debitori nei confronti degli USA, che avevano prestato denaro per la
risoluzione della guerra e ne reclamavano la restituzione
Le grandi democrazie in crisi
Sciopero dei lavoratori
del settore
edile
Parigidi
 In Francia, nel primo dopoguerra, si alternano
al potere
leaforze
centro-destra e quelle di centro- sinistra.
Come in altri Paesi
nel 1930
europei, anche in Francia l’aumento del costo della vita generò forti
malcontenti, scioperi e agitazioni, nei quali le classi operaie
cominciarono a prendere a modello il bolscevismo sovietico,
vagheggiando idee rivoluzionarie e di potere operaio. Nacque infatti nel
1920 il partito comunista francese, che tuttavia avrà sempre vita
difficile e sarà sempre ostacolato dalle forze di destra, conservatrici,
nazionaliste e autoritarie.
 L’Inghilterra, nel ‘21 rinunciò all’Irlanda, che divenne indipendente, e
riuscì a tenere per sé l’Ulster. L’anno dopo anche l’Egitto ottenne
l’indipendenza. Sul piano economico, le merci inglesi non riuscivano più a
imporsi sui mercati internazionali, perché quelle americane costavano
meno e avevano preso il sopravvento. Nel 1931 nacque allora il
Commonwealth, una comunità di nazioni legate tra loro da un
giuramento di fedeltà alla corona inglese e da vantaggi economici per la
circolazione dei prodotti all’interno della confederazione.
I regimi fascisti in Europa
 In Spagna, nel 1923, il generale Primo De Rivera
instaurò un regime dittatoriale per porre fine con
durezza sia ai disordini tra le masse operaie, sia alle
spinte autonomistiche della Catalogna e dei Paesi
Baschi.
 In Portogallo, il potere autoritario del governo
di Antonio de Oliveira Salazar durò dal 1932 al 1968.
 Anche nell’Europa orientale si costituiscono
regimi autoritari: in Ungheria, in Polonia, in
Austria, in Jugoslavia, Bulgaria, Romania, Grecia,
Turchia, Albania, Lituania, Estonia, Lettonia
Gli USA, tra illusioni, euforia e tracollo
 Gli Americani vissero negli anni ‘20 i cosiddetti “anni
ruggenti”, durante i quali lo sviluppo industriale e il
conseguente consumismo di massa diedero una
sensazione di benessere sociale mai provato prima: il
jazz, il cinema hollywoodiano, le automobili, gli
elettrodomestici, la pubblicità scoppiettante di luci
sui grattacieli diedero l’illusione di un progresso
ormai inarrestabile.
Troppa euforia
 Il crescente consumismo aveva intanto portato le industrie , a chiedere
sempre maggiori quantità di denaro alle banche e agli investitori; e a
questi ultimi esse davano in cambio azioni, cioè porzioni, quote delle
proprietà delle aziende. Queste azioni venivano liberamente acquistate o
vendute ogni mattina attraverso la Borsa di New York, che è ancora oggi
il più grande mercato azionario del mondo, con sede in Wall Street.
Nell’euforia generale, il prezzo delle azioni saliva continuamente,
consentendo grossi guadagni a chi investiva il proprio denaro
speculando in borsa. Gli speculatori accumulavano debiti sempre più
forti con le banche per comprare sempre più azioni: erano certi di poterli
rimborsare con i guadagni ottenuti attraverso la vendita di quelle stesse
azioni rincarate. Per molto tempo, anche le banche non si preoccupavano di
esigere i crediti con insistenza, essendo sicure e soddisfatte di un sistema
che comunque faceva arrivare nelle casse lauti interessi. Per cui, come si
suol dire, tutto filava liscio e coloro i quali entravano a far parte di questo
grande gioco, basato soltanto sull’entusiasmo e l’euforia del momento,
dormivano sonni tranquilli tra due guanciali.
La fila della mensa
dei poveri
All’improvviso, il “giovedì
nero”
Il giovedì nero di Wall Street
 A un certo punto, si cominciò a parlare di sovrapproduzione, cioè
si produceva più di quanto il mercato interno e quello
internazionale potessero assorbire. Nel 1929 notevoli quantitativi
di merce cominciarono a restare invenduti, i profitti delle imprese
diminuirono e in Borsa il valore delle loro azioni cominciò a calare.
Molti risparmiatori, preoccupati di questo calo, cercarono di
vendere le azioni, ma erano ormai troppo pochi quelli disposti a
comprarle. Da qui alla rovina il passo fu breve: il 24 ottobre 1929,
il “giovedì nero” di Wall Street, il valore di tutte le azioni crollò; in
poche ore milioni di risparmiatori si ritrovarono sul lastrico; le
banche che avevano prestato loro il denaro non poterono più
riavere i soldi e fallirono; le fabbriche alle quali nessuno dava
più prestiti chiusero e milioni di lavoratori finirono sulla strada,
costretti al vagabondaggio e a vivere di elemosina o di espedienti.
Crisi mondiale
 La crisi ebbe ripercussioni ovunque nel mondo, ma
specialmente in Europa, dalla quale vennero
immediatamente ritirati i capitali americani. Le
risorse della Germania furono quasi azzerate e la
depressione fu terreno fertile per le tensioni
sociali, che di lì a poco avrebbero dato sfogo a
reazioni estreme, come il nazismo. Ressero meglio
il colpo la Francia e l’Inghilterra, che potevano
contare sulle colonie come mercati sicuri di sbocco
per le esportazioni dei prodotti.
Roosevelt risolse
 Nel 1932, Franklin Delano Roosevelt, il nuovo presidente degli
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Stati Uniti, promosse una serie di provvedimenti per dare un nuovo
corso(New Deal) all’economia americana:
Diede inizio a grandi opere pubbliche, per creare posti di lavoro
Concesse sussidi agli agricoltori, a patto che questi riprendessero a
produrre senza fare sprechi e mantenendo bassi i prezzi dei prodotti
per renderli competitivi anche sui mercati internazionali
Assicurò la pensione di vecchiaia e l’assistenza statale ai
cittadini più bisognosi
Le spese federali per rimettere in moto l’economia salirono dai 3
miliardi di dollari del 1929 ai 9 miliardi del 1939, anno in cui quasi
un cittadino su 5 riceveva aiuti dal governo.
La Russia e il bolscevismo
 La partecipazione della Russia alla Prima Guerra Mondiale aggiunse
tragedie ad una popolazione già tragicamente provata da carestie e fame.
Per cui, l’avversione nei confronti del regime zarista scoppiò durante
l’inverno del ‘17 con scioperi e tumulti popolari per la mancanza del
pane. Presto però la protesta occasionale divampò in rivoluzione e il 7
marzo (22 febbraio secondo il vecchio calendario russo) a Pietrogrado,
la capitale, operai e soldati insorsero: vennero liberati i prigionieri politici e
fu costituito il Soviet dei lavoratori e dei soldati, una sorta di Parlamento
proletario. La rivoluzione dilagò rapidamente in altre grandi città, fino a
che lo zar Nicola II, nel tentativo di calmare gli animi dei rivoltosi,
abdicò a favore del fratello Michele; ma questi rifiutò il trono e decretò
così la fine della monarchia zarista e l’istituzione di un governo
provvisorio, liberale e moderato. Lenin, un rivoluzionario esiliato in
Svizzera, il 17 aprile 1912 tornò finalmente in Russia e indusse i bolscevichi
a una forte opposizione al governo liberal-democratico. Dopo alterne
vicende, che costrinsero Lenin a rifugiarsi in Finlandia, una seconda
rivoluzione bolscevica, la Rivoluzione d’ottobre, alla presenza di Lenin,
tornato dalla Finlandia, proclamò la nascita della Repubblica
sovietica, il 26 ottobre 1917.
Lenin spiega il suo programma al congresso
dei soviet
La dittatura del proletariato
 Immediatamente si stabilì per legge il controllo
operaio sulle fabbriche, che furono tolte ai
legittimi proprietari
 Fu decretata la nazionalizzazione delle banche,
che divennero anch’esse proprietà dello Stato
 Fu firmata la pace con la Germania, il 3 marzo
1918, che costò alla Russia la perdita di molti Stati
nell’Europa dell’Est
Trattato di pace di Brest, in
Bielorussia
E fu guerra civile
Lo zar Nicola II e la sua
famiglia
 La perdita dei grandi Stati dell’Est europeo provocò una violenta
reazione contro il governo rivoluzionario e contro i
bolscevichi. Della situazione approfittarono molte forze esterne
alla Russia che intendevano sopprimere il comunismo e riportare
Nicola II al potere. Per cui si formarono ai confini e sulle coste
veri e propri eserciti controrivoluzionari, fedeli allo zar, la
cosiddetta Armata Bianca, cui la Russia comunista contrappose
l’Armata Rossa. Gli anni tra il ‘18 e il ‘20 furono drammatici e
violenti: i sovietici, per assicurare i rifornimenti ai combattenti e alle
città, imposero il comunismo di guerra, con il quale tutto veniva
requisito e finiva nelle mani dello Stato, specialmente i beni di
prima necessità; lo zar Nicola II e i suoi familiari, tenuti
prigionieri in una cittadina degli Urali, furono presi e uccisi su
ordine di Lenin; lo sterminio della famiglia imperiale diede il via a
una serie di crimini terribili, che vide infine vittoriosa l’Armata
Rossa.
Da Lenin a Stalin
 Vinta la guerra civile, i bolscevichi abbandonano il comunismo di
guerra e adottano una politica economica più favorevole alla ripresa
 Il 30 dicembre 1922 nasce l’URSS, l’Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche
 Alla morte di Lenin, nel 1924, tra i possibili successori s’impone la
figura di Stalin, che dispose una più rapida industrializzazione del
Paese e l’esproprio di tutte le terre, che divennero dello Stato
 Ma il vero volto del regime stalinista fu quello di un potere assoluto,
basato sul culto della personalità. Stalin stroncò con le maniere
forti ogni dissenso; adottò le condanne a morte o le
deportazioni(grandi purghe) nei gulag contro tutti i suoi
oppositori politici, costretti a subire processi sommari, nei quali
erano obbligati a confessare colpe spesso inesistenti. Con tali
sistemi, Stalin si circondò di un folto manipolo di fedelissimi e si
assicurò per anni il dominio assoluto del Paese
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