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alarico ed il sacco di roma
ALARICO ED IL SACCO DI ROMA
Tra il IV e il VI secolo d.C., alcuni popoli che avevano vissuto fino ad allora ai confini dell’Impero Romano
d’Occidente, migrarono al suo interno provocandone l’inevitabile caduta e la nascita di nuovi regni.
Tra questi i Visigoti, guidati da Alarico I, il quale tra il 24 e 27 agosto del 410 distrusse Roma,
saccheggiandola per tre giorni consecutivi. A Roma, Alarico mise mano su immense ricchezze, tra cui parte
del tesoro del tempio di Gerusalemme e probabilmente anche la Menorah, il candelabro a sette braccia in oro
massiccio, simbolo della religiosità ebraica che i Romani avevano sottratto al tempio di Salomone al termine
della Guerra Giudaica nel 70 d.C. e trasportato a Roma in trionfo e raffigurato nella pompa triumphalis del
fornice interno dell’Arco di Tito sull’erta della via Sacra a Roma.
Dalla città capitolina, carichi di bottini e di schiavi, i Visigoti si diressero in Calabria, precisamente a Reggio.
Qui Alarico aveva in mente di preparare uno degli ultimi smacchi all’Impero: attaccare l’Africa (considerata
il “granaio di Roma”) con una flotta di navi e conquistare definitivamente l’Italia. Ma qualcosa andò storto e,
a causa di un naufragio, come scrisse Paolo Diacono nella sua Historia, «perdettero molti di loro». Il re dei
Goti decise allora di ritornare verso nord ma, mentre si trovava nei pressi della città bruzia di Cosenza, morì
improvvisamente e il suo corpo fu seppellito, insieme al suo tesoro, nel letto del fiume Busento. Ecco il
momento in cui, dalla storia, nasce la leggenda. Il fiume fu fatto deviare da alcuni schiavi, così da seppellire
il corpo e il tesoro di Alarico; poi il corso del Busento venne ripristinato e gli schiavi furono barbaramente
uccisi per mantenere segreto il luogo della sepoltura.
Il seppellimento di Alarico nel letto del fiume Busento in un'incisione di Heinrich Leutemann (18241904)
IL SACCO DI ROMA
narrato da Paolo Orosio nelle Historiaeadversospaganos (VII,38-39)
Orosio è lo scrittore cristiano che ci consegna la descrizione del primo saccheggio che la città subirà
a partire dal V secolo. I barbari che saccheggiano la città, nell’ottica dello scrittore cristiano, sono lo
strumento del castigo divino: essi infatti , pur nella durezza delle devastazioni, dimostrano rispetto
per i luoghi sacri. Tutta la narrazione di Orosio sminuisce la gravità del sacco di Alarico, e manca
quel terrore atavico che un pagano avrebbe provato di fronte al barbaro invasore.
Quomodo Roma per Gothosirruptafuerit,
depraedata et incensa, solisChristianistutis et liberis
“Itaque post haec tanta augmentablasphemiarumnullamquepaenitentiam, ultima
illadiuquesuspensaurbempoenaconsequitur”.
(Orosio ha appena narrato la morte di Stilicone il magistermilitum di Onorio imperatore
d’Occidente e suo tutore nella giovinezza, e denuncia l’aggravarsi delle scelleratezze di corte e la
mancanza di pentimento per tanto disordine morale)- Pertanto dopo questo così grande
aggravamento di bestemmie e nessun pentimento, quella estrema e a lungo sospesa
punizione colpisce la città……….
TRADUCI nello spazio sottostante
AdestAlaricus, trepidamRomamobsidet, turbat,irrumpit. Dato tamenpraeceptoprius, ut si
qui in sancta loca praecipueque in sanctorum Apostolorum Petri et Pauli
basilicasconfugissent, hos in primis inviolatossecurosque esse sinerent, tumdeinde in
quantum possentpraedaeinhiantes a sanguine temperarent.
(Viene poi riportato lo straordinario caso di una matrona che consegna spontaneamente
oro e vasellami d’argento ad un barbaro goto che, cristiano, si commuove alle parole della
donna,……..)
TRADUCInegli spazi bianchi
Acciditquoque
ut
beatusInnocentius,
Romanaeecclesiaeepiscopus,
tamquamiustusLotsubtractus
a
Sodomis,
occulta
providentia
Dei
apudRavennamtuncpositus, peccatorispopuli non videretexcidium.
Discurrentibusitaque per Urbembarbaris, forte unusGothorum, idemquepotens et
Christianus, sacram Deo virginem, iamaetateprovecta, in quadam ecclesiastica domo
reperit: cumque ab ea aurum et argentumhonesteexposceret, illafidelicostantia esse apud
se plurimum et moxferendum esse sposponditacprotulit.
Dumqueexpositisopibus, adtonitumbarbarum magnitudine et pondereacpulchritudine,
ignota etiamvasorumqualitateintellegeret, virgo Christi ad barbarumait: -Haec Petri
Apostoli sacra ministeriasunt. Preasume, si audes, de facto tu videbis. Ego quiadefendere
non valeo, neque tenere audeo -.
Barbarus vero ad reverentiamreligionis, timore Dei et fide virginismotus, ad Alaricum per
nuntiumhaecrettulit: qui continuo reportari ad Apostoli basilicamuniversa, ut erant,
vasaimperavit: virginemetiam, simulqueomnes qui se adiungerent, Christianos,
eodemcum defensione deduci.
(La processione che si snoda lungo la città saccheggiata verso San Pietro spinge i Goti a tale
riverenza da risparmiare non solo i fedeli che si dirigevano alla Basilica di San Pietro ma anche tutti
i luoghi di culto cristiani).
TRADUCI nello spazio sottostante
Tertia die barbari quam ingressi
quidemaliquantarumaedium incendio
urbemfuerant,
sponte
discedunt,
facto
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