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Intervista a_Giuseppe Peano

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Intervista a_Giuseppe Peano
Alessandra Galimberti
II anno Scienze della Formazione
Università cattolica del Sacro Cuore
wiki Pedia
Giuseppe Peano (Spinetta di Cuneo, 27 agosto 1858 – Torino, 20 aprile 1932) matematico e glottoteta
italiano.
Inventore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del
latino classico.
Assistente all'Università di Torino di Angelo Genocchi, divenne professore di calcolo infinitesimale
presso la stesso ateneo a partire dal 1890. 1891 fondò la Rivista di Matematica
Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare logica in un corso di calcolo
infinitesimale e a non fare mai esami, venne più volte allontanato dall'insegnamento, a dispetto della
sua fama internazionale.
Ricordi del grande matematico (e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e
ammirazione nel romanzo biografico Giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano, scrittrice e
poetessa.
Morì nella sua casa di campagna a Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte.
Il matematico piemontese è capostipite di una scuola di matematici italiani tra i quali possiamo
annoverare Giovanni Vailati, Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca,
Mario Pieri e Tommaso Boggio.
wiki Pedia
Sviluppò l’interlingua, come chiamava il suo latino sine flexione.
Sviluppò il Formulario mathematico.
Diede un contributo alla didattica con i suoi pensieri
Diede un contributo alla didattica con i suoi giochi matematici
Dette un eccezionale contributo alla logica elaborando un simbolismo di grande
chiarezza e semplicità e semplificando la notazione esistente.
Fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (Curva di Peano)
Diede una versione assiomatizzata della matematica, i famosi assiomi di Peano.
Scoperte di analisi matematica
Precisò la definizione del limite superiore.
Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali ordinarie.
Ideò un metodo di integrazione per successive approssimazioni.
Uno dei padri del calcolo vettoriale .
POSIZIONAMENTO DELL’INTERVISTA
La vita di Peano si chiude improvvisamente il 20 aprile 1932 con un attacco di angina pectoris, al
termine di una consueta giornata di lavoro.
La sera prima s’era molto divertito a narrare la trama del film L’allegro tenente che aveva visto al
cinema.
I funerali si svolgono il 22 aprile alla presenza delle massime autorità della città e dell’Università;
ma Peano vuole essere sepolto nel cimitero di Torino in un campo comune, fra i poveri, senza
sfarzi, né clamori, in una bara adorna unicamente dei fiori di campo che i contadini avevano
portato giù da Cavoretto.
L’Intervista si colloca negli anni della maturità del matematico immaginando di
incontrarlo nella sua casa di Cavoretto.
Le risposte immaginate sono state raccolte da diverse fonti bibliografiche reperite su
Internet e anche dai racconti della nipote Lalla Romano.
Ho cercato di fare emergere non solo le sue scoperte, ma come la matematica abbia
sempre accompagnato la sua vita.
Stili adottati
domande dirette rivolte al matematico
Punti chiave della sua vita
Risposte immaginate tratte dalle fonti
Risposte di Peano da sue annotazioni
I racconti di Lalla Romano o suoi collaboratori
Motivazioni di scelta del personaggio
Matematico italiano
Molte scuole hanno preso il suo nome e questo ha acceso la mia
curiosità
Espressione di un rigore e di una precisione “pratica” e non
“filosofica” che credo sia utile anche oggi
Espressione di una sapienza non artefatta ma calata sempre nella vita
e in tutti gli aspetti dell’umano (attenzione all’arte, aveva sposato una
moglie figlia d’arte, al buon insegnamento, alla natura, all’ospitalità, alla
creatività)
Espressione di una sapienza “alla mano” a tutto campo
Espressione di tenacità a scapito dei giudizi accademici
La vita
Una casa rustica, lunga e bassa con la scaletta di
pietra che s’arrampica diritta attraverso la
facciata dall’aia fino al primo ed unico piano,
ravvivata dai tralci d’una grossa vite americana che
corre lungo il muro
Come era la tua casa in campagna? un poco sgretolato, gira attorno alle finestre sparse
irregolarmente e si spinge fin sotto il tetto d’ardesia
grigia. Si entrava nell’abitazione dalla cucina, quasi
a piano terra. Il soggiorno qualche gradino più su e
di qui si passava alla
camera da letto, che dava su un terrazzo. Alcuni
gradini portavano al giardino sottostante, mentre
dal soggiorno una ripida scala conduceva al
sottotetto, dove Giuseppe dormiva da bambino.
Quinto figlio di una famiglia di
agricoltori, nasce a Tetti Galant,
frazione di Spinetta, provincia di
Cuneo.
Come ti recavi a scuola?
Negli anni delle elementari, ogni giorno, d’estate
e d’inverno, quasi cinque chilometri da casa a
scuola e da scuola a casa, insieme al fratello
maggiore Michele, fino al trasferimento a
Cuneo, con la famiglia.
La formazione
Che influenza ha avuto
la famiglia nella tua
formazione?
Non ti mancava la tua casa di campagna?
Non spezzai mai il legame con la mia città e
con la mia famiglia.
Ai nipoti, ma anche agli amici, spesso dicevo
Spinetta (e poi anche Cavoretto) è il centro
del mondo.
FORMAZIONE UMANISTICA
Nel 1870, lo zio prete (il teologo G.M.
Cavallo, fratello della madre) si interessa a
me e mi ha voluto con sé a Torino. Mi ha
fatto da precettore per il latino,
procurandomi poche lezioni private per
qualche altra materia, ed
in breve ho potuto sostenere l’esame di
licenza al Liceo classico Cavour.
Si laurea a soli 22
anni. Rimarrà
all'università per il
resto della sua vita.
Come hai proseguito gli studi?
Mi sono iscritto al corso di laurea in Matematica dell’Università di
Torino, e ho ottenuto una borsa di studio. Devo ringraziare maestri
come Enrico D’Ovidio, Angelo Genocchi e Francesco Faà di Bruno
che hanno continuamente incentivato il mio percorso.
Una volta conseguita la laurea la fortuna mi vuole assistente di
D’Ovidio e di Genocchi. Poi libero docente a ventiquattro anni e, a
dieci dalla laurea, nel 1890, ho vinto il concorso della cattedra
torinese di Calcolo infinitesimale già tenuta da Genocchi.
Nel 1880 diventa
assistente
universitario, nel
1887, viene nominato
professore stabile alla
Reale Accademia di
Artiglieria e Genio,
nel 1890 diventa
professore
straordinario e quindi,
nel 1895, professore
ordinario.
Vita coniugale e spirito gentile
Nel 1887 Peano sposa Carola
Crosio, la più giovane delle
quattro figlie del pittore
Luigi Crosio. Quello tra i
coniugi
Peano è un rapporto molto
felice, come documentano
alcune lettere e cartoline
inviate da Peano alla moglie
durante
i suoi viaggi di lavoro e di
studio.
Con tutti i tuoi impegni c’era spazio per gustare i tuoi bei paesaggi?
Mi piaceva raggiungere Cavoretto attraverso i boschi e, se era primavera, raccoglievo
margheritine (bellis perennis) e anemoni viola (anemon epatica); mi piaceva staccare
infilandola fra le dita della mano a coppa, la corolla soltanto. Poi mettevo i fiori in tasca,
li dimenticavo. A casa, ritrovandoli, li offrivo alla moglie. Sul bordo del caminetto in
quei giorni c’era una scodellina in cui nuotavano le corolle.
Cultura e clima familiare sereno in cui educare e vivere
Ecco cosa ricorda Lalla Romano, nipote
Gli zii abitavano all’ultimo piano di un grande palazzo d’angolo sulla piazza
Castello, alla confluenza di una strada elegante con due strade antiche e buie.
C’era un divano – il mio letto – e tutt’intorno alle pareti, fin nel mezzo della
stanza, pile e pile di libri intonsi dalla copertina celeste. Erano il Formulario e
altri testi di Analisi Matematica. L’ingresso era ingombro di nuove edizioni,
di estratti, di riviste.
La stanza da pranzo – nel senso che era quella dove si pranzava – aveva nel
mezzo un grosso tavolo scuro, di quelli da osteria. Facendo ribaltare il piano,
appariva un fondo assai capace, pieno di giochi matematici; alcuni erano
modellini ricavati dai trucchi dei baracconi. Il mago, raccontò zia Nina, aveva
pregato lo zio di non rivelarli al pubblico.
Due armadi a vetri erano pieni di grossi libri rilegati, enciclopedie e dizionari;
in un angolo torreggiava un torchio da tipografo. Alle pareti erano appesi
grandi fogli stampati: il calendario dell’Università, orari e regolamenti.
In questa stanza lo zio riceveva le visite: studenti ... e scienziati, in genere
molto diversi da lui. ... Guardavano lo zio conversazione. Mentre lui, cupo, la
barba arruffata, andava avanti e indietro nella stanza, scuotevano la testa.
L’educatore. Lalla , la nipote dello zio.
Parlami un po’ di tua nipote Lalla…..
Le piacevano le mie le fotografie di statue greche:
Aristotele e altri sapienti. Quando Melampo, il grosso cane
che era morto vecchio e cieco, di morte naturale, voleva
farlo uccidere, e io rispondevo: Melampo è contento di
vivere anche così. Lasciamolo dunque vivere.
Nei pomeriggi la portavo alla Società di Cultura o in
tipografia. La Società di Cultura consisteva in piccole sale buie
tappezzate di scaffali: nel silenzio scricchiolavano i pavimenti
di legno ai rari passi degli studiosi. Le facevo prendere il
libro che voleva. La portavo nella tipografia che avevo
comperato per stampare i libri. Quando mia moglie andava a
Cavoretto, mangiavamo al Ristorante Vegeteriano, in corso
Vittorio. Più spesso uscivamo verso sera. (...)
Certe sere, dopo cena, mia moglie le proponeva di andare a
teatro, lei amava Verdi e Rossini. Si finiva che lei andava a
dormire, e io la portavo al varietà.
Il didatta
La differenza tra noi e gli allievi affidati alle
nostre cure sta solo in ciò: che noi abbiamo
percorso un più lungo tratto della parabola
della vita.
Se gli allievi non capiscono, il torto è
dell'insegnante che non sa spiegare.
Né vale addossare la responsabilità alle
scuole inferiori. Dobbiamo prendere gli allievi
così come sono, richiamare ciò che essi
hanno dimenticato, o studiato sotto altra
nomenclatura.
Se l'insegnante tormenta i suoi alunni, e
invece di cattivarsi il loro amore, eccita odio
contro sé e la scienza che insegna, non solo il
suo insegnamento sarà negativo, ma il dover
convivere con tanti piccoli nemici sarà per lui
un continuo tormento.
Ognuno si fabbrica la sua fortuna, buona o
cattiva. Chi è causa del suo mal, pianga se
stesso. Così disse Giove, e lo riferisce Omero,
Odissea I, 34. Con questi principi, caro lettore
e collega, vivrai felice.
I tuoi principi di insegnamento?
Insegnava matematica con metodo storico
preciso e infondeva negli
allievi, senza alcuna coercizione, amore per
la scienza e per lo studio.
Sapeva a memoria, e recitava volentieri,
lunghe pagine dei Principia di Newton . ... Le
sue lezioni, variate ogni anno,
rappresentavano uno sforzo continuo di
raggiungere esposizioni più lucide. … Ma ho
presente alla mente specialmente le lunghe
discussioni davanti ai testi classici,
da Archimede, Euclide, Apollonio, fino ai più
moderni, Gauss, Dirichlet, Weierstrass, Dini,
Cantor ... (Ugo Cassina, Su l’opera filosofica e
didattica )
Noi non dobbiamo, anche insegnando
matematica tormentare i giovani, ma
infondere in loro con gioia l’amore per la
scienza, per ogni scienza, poiché tutte
hanno uguale importanza
Didatta per tutta la vita
Il suo operato nel campo della
didattica della matematica, attraverso
i dibattiti sui contenuti e sui metodi,
costituisce uno dei tasselli
fondamentali per capire ed
apprezzare quell’originale e
modernissima sintesi delle attività di
ricerca matematica, storica e
pedagogica, caratteristica della sua
personalità e della sua Scuola, la cui
eredità è
giunta fino a noi.
Ti sei mai stancato di fare il didatta?
Sono sempre stato desideroso di agire concretamente sulla formazione dei futuri
docenti, spero che il manuale Aritmetica generale e Algebra elementare,
i Giochi di Aritmetica e problemi interessanti, recensioni di testi scolastici e una
caleidoscopica antologia di articoli, per lo più in latino sine flexione, su argomenti di
aritmetica dilettevole e curiosa possano essere utiliNegli ultimi anni della sua attività, organizzavo annualmente cicli di corsi di integrazione
per i neo-laureati in procinto di sostenere i concorsi a cattedra, collaborando attivamente
con Nicola Mastropaolo alla redazione della rivista Schola et Vita.
Il rapporto con gli studenti
E con i tuoi studenti?
Spesso gli allievi salivano da Torino in collina per
mangiare la frutta e conversare, era solito mostrare [la
rappresentazione della curva], apriva il balcone sul
terrazzo, si volgeva agli amici alzando le mani e con
ironia bonaria, esclamava: “Questo è il mio spazio;
voi non potete entrare!”
Era un uomo molto amato dai
suoi sottoposti; per esempio in
un periodo nel quale i professori
universitari tenevano dagli
studenti una distanza siderale
che li faceva somigliare a
inaccessibili divinità, il
comportamento dello zio nei
confronti dei
suoi studenti era semplicemente
scandaloso: li invitava a casa
sua, dava loro consigli e aiuto a
superare le loro difficoltà e
orientarsi, passeggiava con loro
discutendo dei loro problemi …
e questo, lei comprende, non
aiutava a farsi amici i colleghi.
Però questo atteggiamento nei
confronti degli studenti e dei
giovani non lo scambi mica per
lassismo o debolezza. Lui
aiutava
gli studenti in tutti i modi ma
poi era molto esigente.
I principi
un uomo di grande umiltà, che non aveva la smania di primeggiare:
...che importa se un’idea si affermi col nome di Peano o con un altro? L’importante è
che si affermi...;
un uomo forse un po’ dimenticato dai suoi conterranei: .
-.. ci si deve ricordare che nemo propheta in patria; e che come l’uno nasce ricco e
l’altro povero, l’uno sano, e l’altro indisposto, e ciò senza ragione, così gli onori sono
distribuiti a casaccio... ma con un altissimo senso del dovere, come poi aggiungeva:
Bisogna prendere il mondo com’è, fare sempre il proprio dovere, lavorare, e così, se non
subito, chi ha lavorato e pubblicato, finisce sempre per essere più apprezzato di chi fa
nulla...;
1905 - Cavaliere della Corona
1917 - Ufficiale della Corona
1921 - Commendatore della corona
L'asteroide 9987 Peano è stato battezzato così in suo onore.
Vitalità sempre curiosa e i congressi
… affrontare con animo tranquillo anche viaggi molto lunghi, come quello di andare, nel 1924, in
America e di giungere a Toronto nel Canadà ed a New York, negli Stati Uniti, per partecipare ad un
congresso internazionale di matematici.
E numerosi e lunghi viaggi ha compiuto G. Peano: in Italia – che tutta percorse più volte – ed all’estero.
Non disdegnò né temette nessun mezzo di locomozione: così, nel 1889, in tre giorni andò a piedi da
Torino a Genova; e, nel 1930, volle andare in idrovolante da Pavia a Torino, perché – mi diceva –
mentre un giovane poteva aspettare che la navigazione aerea divenisse più sicura e diffusa, egli non
poteva oltre indugiare, se voleva provare l’effetto del volo prima di essere sorpreso dalla morte.
Con un abito modesto, con l’aspetto buono e sereno, con la barba a pochi peli bianchi, non era difficile
incontrarlo, sotto i portici di piazza Castello o di via Po, a Torino, in modo speciale quando erano messi
in vendita i giornali di cui era lettore appassionato. E ciò fino al giorno già ricordato della sua morte
improvvisa: 20 aprile 1932.
Ugo Cassina
Cartolina alla moglie
da Toronto
Lettera alla moglie in ritorno
dagli stati uniti
I matematici del convegno di Toronto
Rigore formale. Notazione, semplificazione e stampa.
Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella
ricerca della chiarezza e della semplicità. Contributo
fondamentale che gli si riconosce è la definizione di
notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, per
esempio il simbolo di appartenenza (es: x ∈ A) o il
quantificatore esistenziale "∃".
Un tuo interesse principale?
Ho sempre rivolto la mia attenzione alla ricerca della
semplificazione, allo sviluppo di una notazione
sintetica, che ho utilizzato molto nel Formulario.
I miei sforzi mi hanno spinto fino alla fino alla
definizione del latino sine flexione.
Ho anche acquistato una macchina per la stampa,
allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per
la Rivista di Matematica e per le altre pubblicazioni.
Più volte ho suggerito note per le tipografie relative alla
stampa di testi di matematica, uno per tutti il consiglio
di stampare le formule in un'unica riga, cosa che ora
viene data per scontata ma che non lo era allora.
L’algebra moderna. La definizione assiomatica dei numeri
La tua definizione formale dei numeri naturali. Non lo mai vista e ne sono incuriosita
Un modo informale di descrivere gli assiomi può essere il seguente:
Esiste un numero naturale, 0
Ogni numero naturale ha un numero naturale successore
Numeri diversi hanno successori diversi
0 non è il successore di alcun numero naturale
Ogni insieme di numeri naturali che contenga lo zero e il successore di ogni proprio
elemento coincide con l'intero insieme dei numeri naturali (assioma dell'induzione)
Un modo più formale
(P1) Esiste un numero
(P2) Esiste una funzione
(P3)
(chiamata "successore")
implica
(P4)
(P5) se U è un sottoinsieme di

allora
tale che
Il linguista
Nel 1915 pubblica il Vocabolario de
interlingua, un vocabolario in latino sine
flexione, e fonda la "Accademia pro
interlingua".
Come sappiamo, il suo linguaggio non ha
successo, anzi, gli procura alcune
polemiche in ambiente universitario: ma
tuttavia la sua idea si è realizzata
nell'inglese internazionale, la lingua
odierna della comunicazione globale.
Latino sine flexione e
cosa è?
Latino sine flexione è un'opera pubblicata nel 1906: si tratta del
tentativo di costruire un latino semplificato che possa diventare
linguaggio universale soprattutto per la comunità scientifica.
Sei riuscito qualche volta a parlare?
Nel 1912 avrei voluto presentare un discorso in latino sine flexione al quinto Congresso
Internazionale dei Matematici a Cambridge, ma il regolamento prevedeva soltanto
discorsi in inglese, francese, tedesco e italiano; il latino sine flexione rappresenta l'
italiano, ma non mi è stato concesso di relazionare nel linguaggio. Tuttavia, in un' altra
occasione, al Congresso dei Matematici a Toronto nel 1924 mi è stato permesso di
parlare in latino sine flexione.
Il gioco matematico
Dai Giuseppe. Divertiamoci un pochino
2
7
6
9
5
1
4
3
8
1. Quadrato Magico
Nel quadrato qui sotto sono scritti i numeri 1, 2, 3, ...9. Si verifichi che la somma dei
numeri scritti su d'una stessa orizzontale, o su d'una stessa verticale, o su una delle due
diagonali, è sempre 15, e cioè 2 + 7 + 6 = 9 + 5 + 1 = 4 + 3 + 8 = 2 + 9 + 4 = 7 + 5 + 3 =
6 + 1 + 8 = 2 + 5 + 8 = 4 + 5 + 6 = 15.
Rivolto ai maestri
delle elementari
Sono tutte le scomposizioni di 15 nella somma di tre numeri 1, 2, ...9. I numeri 1, 3, 7, 9
entrano in due somme, i numeri 2, 4, 6, 8 in tre, e il 5 entra in quattro somme. Gli antichi
Magi di Persia, che erano anche medici, curavano le malattie applicando sulla parte
inferma un quadrato magico, seguendo il principio di medicina, ed anche di didattica:
primum non nocère, primo principio: non nuocere. Questi quadrati erano pure noti agli
antichi Cinesi, agli Indiani e Arabi verso l'anno 800 ed in Europa verso il 1300. Servono
nella scuola come esercizio di addizione.
Il gioco matematico.
Problemi capziosi
Così si chiamano alcuni problemi, in cui la risposta vera non è
quella che prima si presenta alla mente. Sono dilettevoli, ed
acuiscono la mente. Molti di questi problemi sono estratti da
una raccolta della prof.a P. QUARRA, in Bollettino di
Matematica, del prof. Conti, a. 1919.
8. Importanza dello zero
Un tale scrive ad un venditore di animali:
"mandatemi 1 o 2 gatti". Dopo qualche giorno
si vede arrivare una grossa gabbia, piena di
gatti, accompagnata da una lettera del
venditore che diceva: "per ora vi mando 58
gatti; la settimana prossima manderò gli altri
44". Donde è nato l'equivoco?
Operazioni
Addizione
§ 2. I calcolatori consigliano, dopo aver calcolato la somma delle cifre di una colonna, di scrivere la cifra del
riporto nella colonna di sinistra in tal modo si può interrompere l'operazione, senza dover ricominciare da capo; e
si può verificare una colonna, indipendentemente dalle altre. Ciò è specialmente utile, dovendosi sommare molti
Riporti
1200
numeri.
Riporti 1200.
Stella di 1a grandezza
20
Stella di
Stella di
Stella di
Stella di
Stella di
Somma
2a
3a
4a
5a
6a
grandezza
grandezza
grandezza
grandezza
grandezza
51
200
595
1213
3640
5719
Il gioco matematico.
Operazioni capziose
29.
1x1=1
11 x 11 = 121
111 x 111 = 12321
1111 x 1111 = 1234321
11111 x 11111 = 123454321
In Albanna, matematico arabo, vivente al Marocco
verso il 1200, pubblicò queste moltiplicazioni curiose,
e le seguenti.
30.
12345679 x 9 = 111 111 111
12345679 x 8 = 98765432.
31.
1 x 9 + 2 = 11
12 x 9 + 3 = 111
123 x 9 + 4 = 1 111
1234 x 9 + 5 = 11 111
12345 x 9 + 6 = 111 111
123456 x 9 + 7 = 1 111 111
1234567 x 9 + 8 = 11 111 111
12345678 x 9 + 9 = 111 111 111
43. Il Maestro, e i piccoli allievi
Pietro e Paolo.
MAESTRO: Pietro, pensa un
numero.
PIETRO: Pensato.
MAESTRO: Aggiungi uno.
PIETRO: Aggiunto.
MAESTRO: Quanto hai trovato?
PIETRO: Sei.
MAESTRO: Tu Paolo, indovina il
numero pensato da Pietro.
PAOLO: 6 - 1 = 5, tale è il
numero pensato.
MAESTRO: Bravo Paolo, hai
fatto un primo passo in
Algebra.
L’analisi matematica.
Parlami un poco dei tuoi studi analitici
Di questi potresti leggere un pochino
tu….
Un anno importante per me è stato il
1890 dove sono riuscito a formulare
dimostrazioni dei fondamentali
teoremi di esistenza delle soluzioni per i
sistemi di equazioni differenziali
ordinarie, avvalendomi,, per la prima
volta, del mio linguaggio simbolico.
Risultati di Analisi su temi classici della teoria delle
funzioni di variabile reale, all’epoca di assoluta
avanguardia:
criteri di integrabilità, le funzioni interpolari, il
metodo delle approssimazioni successive, la
definizione di area di una superficie curva, i
determinanti funzionali, la formula di Taylor, le
formule di quadratura e di interpolazione,
con la determinazione dei relativi resti, e le equazioni
differenziali ordinarie.
Interprete di un’esigenza di raffinato rigore, il
matematico cuneese acquisisce fin dal 1884 la fama
di “Maestro del contro esempio” pubblicando il
trattato noto come Genocchi-Peano, frutto delle
lezioni da lui impartite all’Università
e corredato da un ampio apparato di annotazioni
critiche, in cui si denunciano numerose inesattezze
presenti nei più celebri manuali dell’epoca italiani
ed esteri, elaborando geniali contro esempi che
dimostrano l’inesattezza di proposizioni accolte fino
ad allora senza riserve.
Il formulario matematico
Progetto editoriale ambizioso, cui Peano dedica tutte le sue energie
a partire dal 1891: una grande enciclopedia che raccoglie nella sua
versione definitiva oltre quattromila proposizioni scritte in simboli
ideografici, corredate da citazioni delle fonti e dei passi originali,
notizie biografiche e bibliografiche, note storiche sui concetti
fondamentali e sull’evoluzione del simbolismo, informazioni
etimologiche e linguistiche su oltre cinquecento vocaboli di logica e
di matematica. Alla realizzazione di quest’opera poderosa e “corale”
collaborano in molti.
La tua opera più grande?
Giuseppe Peano, Sul § 2 del Formulario, t. II: Aritmetica, 1898
Chiunque si interessi di Matematiche può collaborare al Formulario, e se prende la
cosa pel giusto verso, avrà una buona occasione di istruzione e di vero divertimento. Se si
interessa alle pubblicazioni moderne relative ad un ramo della Matematica, può
tenere al corrente di queste il capitolo corrispondente del Formulario. Se preferisce i
libri antichi, o di altre civiltà, come l’araba, l’egiziana, la cinese, può fornire utili citazioni al
Formulario. Se predilige la storia, essa è ancora a scrivere nel Formulario, nella massima
parte dei casi. Se ama il proprio insegnamento, e ad esso solo si dedica, può
confrontare la sua lezione col corrispondente Formulario; se alcune volte questo
contribuirà a perfezionare la sua lezione, spesso essa servirà a perfezionare il Formulario
mettendone in miglior ordine le Proposizioni, dandone dimostrazioni mancanti o
semplificandole. Chi ama lo studio individuale, senza libri, ha da costruire intere teorie.
Una vita intensa
Dopo la morte
Peano trascorse alcuni periodi della sua esistenza in manicomio, al pari di altri grandi logici, quali
Cantor, Zermelo e Gödel.
Ugo Cassina
Il primo liceo a lui dedicato,
Cuneo 1952
Dopo la morte di Peano, grazie alla donazione da parte della moglie
Carola della sua ricca Biblioteca, gli allievi e collaboratori di Peano: U.
Cassina, G. Canesi, N. Mastropaolo e M. Gliozzi si dedicano a stilare il
catalogo dei suoi numerosi volumi, manoscritti, corrispondenze e
documenti
vari.
Tramite Ugo Cassina, l’ultimo degli allievi di Peano, all’epoca direttore
della Biblioteca di Matematica, la maggior parte dei volumi
scientifici è venduta all’Università di Milano, con l’intento di
sostenere, con il ricavato, la rivista Schola et Vita. Gaetano Canesi si
occupa dell’ordinamento e dell’inventario dei documenti relativi alle
lingue ausiliarie internazionali. Tali materiali, appartenenti in gran
parte all’Academia pro Interlingua, negli anni quaranta sono
conservati da Gaetano Canesi e Mario Gliozzi. Nel 1954 Cassina
ottiene dagli eredi di Canesi il permesso di donarli alla Biblioteca
Civica di Cuneo. L’allora direttore Piero Camilla, nel marzo del 1955,
accetta la donazione e trasporta a Cuneo la biblioteca interlinguistica
e l’archivio di corrispondenze di Peano.
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