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Slides - Promozione della Salute
PROMOZIONE DELLA
SALUTE
BREVE STORIA DEL CONCETTO DI
SALUTE
Fino al 1948 si concepiva la salute come assenza di malattie (E’
sano chi non è ammalato, chi ha malattie non è sano).
Nel 1948 emerge un nuovo concetto di salute, figlio della
temperie del secondo dopoguerra così espresso dall’art. 1 dello
statuto dell’O.M.S.:
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e
sociale e non soltanto una mera assenza di malattia o di
infermità”.
Nel preambolo della costituzione dell’O.M.S. si afferma:
Il godimento del più alto standard di salute raggiungibile è uno
dei diritti fondamentali di ogni essere umano senza distinzione
di razze, religione, credo politico, condizione economica o
sociale. La salute di tutti i popoli è fondamentale per il
raggiungimento della pace e sicurezza e dipende dalla più
ampia cooperazione degli individui e degli Stati.
BREVE STORIA DEL CONCETTO DI SALUTE
In Italia, negli stessi anni post-bellici (dicembre 1947),
veniva emanata la nuova Costituzione della Repubblica
che, nell’art. 32, afferma:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell’individuo e interesse della collettività e garantisce
cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato
a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso
violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Breve storia del concetto di Salute
La nuova concezione allarga decisamente l’area
della salute umana dalla sfera del corpo a quella
della mente e a quella delle relazioni sociali.
Nel 1966 A. Seppilli, introduceva alcuni elementi che
offrivano una chiave di lettura innovativa del concetto di
salute: “La salute è una condizione di armonico
equilibrio,
fisico
e
psichico,
dell’individuo,
dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e
sociale”.
Le parole “armonico equilibrio” all’interno della
definizione da una dimensione dinamica alla salute.
L’equilibrio diventa una costante giocata tra interno, la
capacità di controllo, ed esterno, la situazione favorevole
o sfavorevole dell’ambiente reale o percepita.
BREVE STORIA DEL CONCETTO DI SALUTE
Antonovsky, nel 1979, nel definire il suo modello di salute,
sostiene che la salute si presenta come un continuum,
una proprietà del sistema vivente, che non è perfetto ed è
soggetto a processi antropici e a inevitabile morte. Tutto
individuabile nel continuum.
La salute non è uno stato d’equilibrio, bensì il risultato di
un’interazione dinamica tra fattori d’aggravio e fattori di
protezione
BREVE STORIA DEL CONCETTO DI SALUTE
Nel 1984 l’O.M.S. articola ulteriormente il concetto di
salute:
"salute" intesa come campo di applicazione delle
capacità individuali o di gruppo, intese a
modificare o a convivere con l’ambiente. La salute
è quindi vista come una risorsa della nostra vita
quotidiana, e non come lo scopo della nostra
esistenza; si tratta di un concetto positivo che
pone l’accento sia sulle risorse personali e sociali
che sulle capacità fisiche".
BREVE STORIA DEL CONCETTO DI SALUTE
E’ opportuno considerare che nel periodo storico coincidente e successivo a quello
in cui si affermò il nuovo concetto pluridimensionale di salute (seconda metà del
XX secolo) si verificò una complessa e rapida transizione epidemiologica nei
vari Paesi, compresa l’Italia, rispetto alla quale il nuovo concetto di salute
apparve adeguato.
Le caratteristiche della transizione riguardavano non soltanto la patologia, ma anche
altre importanti caratteristiche sociali e demografiche che possono essere così
schematicamente indicate:
 passaggio
da epidemie di malattie infettive, curabili e guaribili
(broncopolmoniti, enteriti, difterite, tifo, ecc.) a epidemie di malattie cronico degenerative (neoplasie, cardiopatie, artropatie, diabete, demenze, ecc.) con
aumento delle sofferenze prolungate;
 invecchiamento esplosivo della popolazione che si intreccia inestricabilmente
con il cambiamento anzidetto della patologia in una serie di rapporti reciproci di
causa ed effetto;
 cambiamenti rapidi degli stili di vita e dei comportamenti (sedentarietà,
alimentazione, guida spericolata di automezzi, fumo, alcol, droghe, ecc.) con
relativo aumento delle malattie comportamentali;
 rapido aumento della patologia mentale (depressioni, ansie, angosce, anoressie,
bulimie, crisi di panico, ecc.) e del disagio sociale sia giovanile che degli
anziani, sempre più soli,ingombranti e consapevoli del loro tramonto.
BREVE STORIA DEL CONCETTO DI SALUTE
Dopo la prima Conferenza mondiale sulla promozione
della salute, che si tenne ad Ottawa nel 1986, si cominciò
a prendere in considerazione un’altra dimensione della
salute, quella spirituale (La persona è un complesso
inscindibile di corpo, mente e spirito, profondamente
inserita in un contesto familiare, lavorativo e sociale).
A partire dagli anni ’70 le discipline che si occupano di
salute entrano in una fase di profondo cambiamento:
UN sistema costruito per rispondere ai problemi di salute
della società, centrato sulla malattia e la sua cura, è
entrato in crisi e ha visto contemporaneamente irrompere
il concetto di “PROMOZIONE DELLA SALUTE”.
L’espressione “promozione della salute viene coniata nel
1974 nel documento conosciuto come il RAPPORTO
LALONDE (ministro canadese della Salute e
dell’assistenza).
“a fronte di un cospicuo incremento dei fondi forniti ai
servizi sanitari rivolti alla cura delle malattie, non si sono
rilevati nel Paese sostanziali incrementi nei livelli di
salute della popolazione”.
Nuove prospettive:
agire nel complesso dei fattori che influenzano la salute.
Dagli anni ’80 l’espressione è utilizzata anche dall’O.M.S.
che promulga la CARTA D’OTTAWA (1986).
“è il processo che mette in grado le persone di aumentare il
controllo sulla propria salute e di migliorarla”.
Si sancisce, con il documento, che l’incremento dei livelli
di salute di una comunità è obiettivo che deve essere
perseguito attivamente svolgendo azioni di “advocacy”,
cioè di sostegno alle popolazioni perché queste possano
affermare il loro diritto alla salute.
Il miglioramento della salute deve poggiare su
alcuni
requisiti fondamentali: la pace, un reddito, cibo e
abitazione, un ecosistema stabile, giustizia ed equità.
E’ necessario sviluppare le capacità personali utili alla vita
quotidiana e rafforzare l’azione delle comunità.
Nel 1999 l’O.M.S. rimodula la definizione di promozione
della salute:
È il complesso delle azioni dirette non solo a aumentare le
capacità degli individui, ma anche ad avviare
cambiamenti sociali, ambientali ed economici, in un
processo che, sostenuto dalla partecipazione, aumenti le
reali possibilità di controllo, da parte dei singoli e delle
comunità, dei determinanti di salute.
I DETERMINANTI DELLA SALUTE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce i
determinanti di salute come: “i fattori personali,
sociali, culturali, economici e ambientali che
influenzano lo stato di salute di individui e
popolazioni”.
Equità e sviluppo sostenibile
Dalla metà degli anni Novanta la WHO (1999) ribadisce la
necessità di aprire una nuova era per la sanità pubblica:
 sviluppo delle politiche per la salute pubblica;
 La prevenzione delle malattie;
 La promozione della salute;
 Equità sociale nell’ambito di una sviluppo sostenibile.
Sviluppo sostenibile in luogo a uno sviluppo tecnologico a
ritmi insostenibili, nella ricerca dell’equità.
Concepire la salute come un equilibrio tra
l’individuo e il suo ambiente di vita.
Nel prossimo futuro la vera sfida che dovrà essere
raccolta, per ottenere ulteriori miglioramenti
nelle stato di salute delle popolazioni occidentali,
sarà quella della riduzione delle diseguaglianze
nella salute esistenti tra le diverse classi sociali.
(Es. malattie cardiovascolari tra 1à metà e IIà metà del XX sec).
SALUTOGENESI
Il concetto di salute espresso nel 1948 ha il difetto di
rappresentarla come uno stato ideale, al quale non si può
realisticamente guardare come ad una condizione da
raggiungere attivamente: un concetto di salute che si
presenta come un fine e non come un processo.
Alla fine degli anni ‘70 s’esprime questo processo come
uno spazio all’interno del quale le persone si muovono
verso la direzione della salute o quella della malattia.
Da “completo benessere” a “equilibrio tra l’individuo e il
suo ambiente di vita”. La salute come un equilibrio.
SALUTOGENESI
All’idea di fattori di rischio che portano alla malattia (con
un conseguente ruolo della “prevenzione”) si affianca
quella dei fattori che portano il soggetto verso il
benessere, cioè il processo della SALUTOGENESI.
La salute, in questo senso si fonda su risorse quali quelle
culturali, sociali e altre.
Esistono determinanti della salute.
IL CONCETTO DI AMBIENTE ECOLOGICO
E’ un insieme di strutture che rappresenta il
sistema di riferimento di ogni essere umano
IL CONCETTO DI AMBIENTE ECOLOGICO
IL CONCETTO DI AMBIENTE ECOLOGICO
Ogni soggetto è portatore di risorse interne (fisiche,
psicologiche, cognitive) sulle quali fondare la propria
salute interagendo con le risorse dell’intero sistema.
Le risorse hanno una valenza dinamica e la salute è il
risultato delle possibilità e capacità che un individuo ha a
sua disposizione per gestire tali risorse.
EMPOWERMENT E RESILIENZA
L’Empowerment (W.H.O., 1999) è un processo di crescita,
di un individuo o di un gruppo basato sull’incremento
della
stima
di
se,
dell’autoefficacia
e
dell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti e
per appropriarsi del proprio potenziale.
Nelle scienze umane la Resilienza indica la capacità
dell’essere umano di affrontare le avversità della vita e di
superarle ricostruendo un equilibrio di salute e benessere
anche in situazioni di forte criticità.
LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI
(OTTOBRE 2009, 600 PROFESSIONISTI PER 100 PAESI)
Nella settima conferenza internazionale della promozione
della salute sono stati identificati cinque blocchi di
“strategie chiave” che è necessario mettere in atto per
promuovere salute e ridurre le diseguaglianze.
LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI
1.
2.
3.
4.
5.
Sviluppare l’empowerment individuale;
sviluppare l’empowerment di comunità;
Dare nuova forza ai sistemi sanitari;
Costruire partnership per condurre azioni
intersettoriali;
Costruire capacità per promuovere la salute.
LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI
“Sviluppare l’empowerment individuale”
Questo primo blocco contiene il concetto di “HEALT
LITERACY” cioè l’insieme delle capacità cognitive e
sociali che determinano la motivazione e le abilità
indispensabili ad ogni individuo per accedere,
comprendere e utilizzare le informazioni necessarie a
compiere scelte salutari ( Kickbush, 2001; Nutbean,
2000).
LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI
“Dare nuova forza ai sistemi sanitari”
I migliori risultati di salute possono essere ottenuti a
condizione che i sistemi sanitari, costruiti per la cura e
l’assistenza, assumano l’ottica della promozione della
salute.
La carta di Tallinn, 2008 (capitale dell’Estonia), identifica
azioni chiave da intraprendere per migliorare l’efficacia
ed efficienza dei servizi:
LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI
“Dare nuova forza ai sistemi sanitari”
Integrare i programmi di prevenzione e di promozione
della salute per garantire la loro sostenibilità;
 Ridistribuire le risorse finanziarie per andare incontro ai
bisogni di salute della comunità e ridurre le barriere di
accesso ai servizi;
 Bilanciare l’allocazione delle risorse tra assistenza,
prevenzione delle malattie e promozione della salute;
 Valutazione dei risultati ottenuti, per migliorare la salute
dei cittadini, da parte dei governi centrali e locali in
collaborazione con i portatori d’interesse.

LA DICHIARAZIONE DI NAIROBI
“Costruire partnership per condurre azioni intersettoriali”
LA PREVENZIONE
Prevenire significa agire prima, impedire che la patologia si sviluppi.
Il concetto di prevenzione si articola tradizionalmente in tre livelli
d’intervento:
1.
La prevenzione primaria, definita come l’insieme delle strategie
volte ad impedire l’insorgenza di malattie nell’individuo sano e
nell’intera collettività: s’interviene sulle cause, sui fattori di
rischio, e modificando gli stili di vita potenzialmente pericolosi per
la salute;
2.
La prevenzione secondaria, è rivolta a specifici gruppi della
comunità, a determinati fattori di rischio per riconoscere le
malattie ai primi segnali e a diminuirne la durata e la diffusione
(diagnosi precoce);
3.
La prevenzione terziaria, tesa a evitare ulteriori
aggravamenti per ottenere il massimo recupero fisico,
psichico e sociale possibile.
L’EDUCAZIONE SANITARIA
Il concetto di HEALTH EDUCATION (educazione
sanitaria), è stato concepito nella sua prima fase (1à
generazione di educazione sanitaria) come un intervento
finalizzato alla diffusione di informazioni e di norme da
seguire nella prospettiva di una “alfabetizzazione” del
singolo, di un gruppo o di un’intera comunità (Health
literacy). I destinatari dell’intervento non sono coinvolti
nell’azione.
La seconda generazione di educazione sanitaria ha
cominciato a servirsi di diverse discipline per lo studio
dei comportamenti dei soggetti (antropologia, sociologia,
psicologia)
L’EDUCAZIONE SANITARIA
In particolare la psicologia ha focalizzato l’attenzione verso
fattori che influenzano l’adozione di certi modi di agire (è, per
es. il concetto di autoefficacia, cioè la fiducia nelle proprie
capacità di poter superare determinati problemi, questa è in
relazione all’autostima).
La 1à generazione è precettistica, la seconda la supera ed è questa
che viene intesa quando si parla di educazione sanitaria.
Pertanto si può affermare con il W.H.O. che scopo
dell’educazione sanitaria è di aiutare la popolazione ad
acquisire la salute attraverso i propri comportamenti ed i propri
sforzi.
L’educazione alla salute opera sulla modificazione del
comportamento, puntando sulla piena consapevolezza
e accettazione degli individui che accolgono l’azione
educativa.
TEORIE E MODELLI CONCETTUALI DI
RIFERIMENTO PER L’EDUCAZIONE SANITARIA
Lo studio dei comportamenti di salute messi in atto
dall’individuo parte dai seguenti presupposti:
Nelle nazioni industrializzate una sostanziale
proporzione di morti è imputabile alle abitudini
comportamentali (fumo, alimentazione, attività fisica,
comportamento sessuale);
 I comportamenti sono modificabili.

I modelli teorici possono aiutare a creare progetti
preventivi ed educativi fondati su basi solide.
TEORIE E MODELLI CONCETTUALI DI RIFERIMENTO
PER L’EDUCAZIONE SANITARIA
Le teorie possono essere:
 Cognitive, centrate cioè sul rapporto cognizionecomportamento (utilizzate per comprendere i
ruoli della motivazione, delle paure e delle
percezioni errate) es. quattordicenni fumatori e
non;
 Socio - ambientali, se riguardano il rapporto tra il
contesto e il comportamento (l’ambiente influenza
le scelte comportamentali).
I MODELLI TEORICI
I modelli teorici sono uno strumento utile perché:
 Forniscono una chiara cornice di riferimento alle
ricerche;
 Identificando le variabili implicate nell’origine dei
comportamenti correlati alla salute, ne migliorano la
conoscenza e la comprensione fornendo efficacia ai
programmi di promozione della salute;
 Descrivono i processi cognitivi che danno origine ai
diversi comportamenti;
 Evidenziano l’efficacia degli interventi se indirizzati a
comportamenti specifici (camminare 20’ tre volte a
settimana, in luogo di “fare attività fisica”).
Le teorie non sono statiche ma evolvono con il tempo e con
le relazioni.
ALCUNI MODELLI …
Health Belief Model (Rosenstock, 1974) (credenze sulla salute)
L’adozione di comportamenti salutari è strettamente dipendente dalla
percezione del rischio di malattia e dalla convinzione che un
cambiamento del comportamento possa produrre un beneficio in
termini di salute.
Il modello prevede quattro variabili chiave:
1.
Suscettibilità percepita (percezione soggettiva della vulnerabilità
nei confronti della malattia);
2.
Severità percepita (percezione della gravità delle conseguenze
della malattia);
3.
Benefici percepiti (percezione dell’efficacia dell’azione da
condurre nel ridurre la vulnerabilità e la gravità della malattia).
4.
Vincoli percepiti (il soggetto percepisce che i benefici dell’azione
siano meno che i rischi associati alla malattia, per la presenza di
ostacoli).
ALCUNI MODELLI …
Protection Motivation Theory (motivazione a proteggersi)
L’obiettive del modello è chiarire cosa spinge l’individuo
ad abbandonare un comportamento nocivo per la sua
salute.
Il soggetto capisce la minaccia della malattia e la necessità
della risposta da dare a questa, perché comprende la sua
vulnerabilità di fronte alla gravità della malattia. Insorge
la paura.
Il soggetto deve comprendere l’importanza dell’adozione
di un comportamento che sia protettivo ed efficace.
ALCUNI MODELLI …
Teoria del comportamento pianificato (Aizen) (azione
ragionata)
La variabile è l’intenzione, cioè la motivazione necessaria a
mettere in atto un determinato comportamento.
La teoria focalizza l’attenzione sull’intenzione piuttosto
che sul comportamento, sottolineando l’importanza di
separare le intenzioni personali dalle influenze esterne.
(es. anziane e attività fisica).
ALCUNI MODELLI …
Precede – Proceed Model
È un acronimo:
PRECEDE,
Variabili della diagnosi educativa e della valutazione di
natura predisponente, rinforzante e abilitante
PROCEED,
Variabili educative e di sviluppo del contesto ambientale di
natura organizzativa, regolamentativa e politico –
gestionale.
Per la progettazione di un programma prevede inizialmente
un’analisi multidimensionale della situazione di
partenza, poi l’implementazione del programma e
valutazione dei risultati.
PRECEDE – PROCEED MODEL
Fasi:
1.
Valutazione sociale e analisi situazionale (qualità della vita, speranze e
problemi della popolazione);
2.
Valutazione epidemiologica (identificare obiettivi o problemi di
salute);
3.
Valutazione comportamentale/ambientale (comportamenti o ambienti
che possono sostenere o provocare il problema);
4.
Valutazione educativo/organizzativa (diagnosi educativa. Si
identificano i determinanti da cambiare nel processo di
comportamento. Si individuano tre categorie di determinanti:
predisponenti, abilitanti, rinforzanti;
5.
Valutazione amministrativo/politica (Analizzare le risorse: tempo,
personale, budget, setting);
6.
Implementazione;
7.
Valutazioni di processo (aggiustamenti);
8.
Valutazioni d’impatto (valutazione degli effetti immediati del
programma);
9.
Valutazione dei risultati (stato di salute e qualità della vita. Outcome).
ALCUNI MODELLI …
Stadi di cambiamento
E’ un modello multistadio, che descrive il processo che ha luogo
durante il cambiamento del comportamento. Il percorso si
realizza in cinque stadi in sequenza temporale:
1.
Precontemplazione (mancanza di consapevolezza, non si ha
intenzione di cambiare);
2.
Contemplazione (s’inizia a considerare la possibilità di
cambiare comportamento);
3.
Preparazione (la persona sviluppa l’intenzione di agire in
concreto);
4.
Azione (il comportamento è cambiato, ma non sempre è
permanente);
5.
Mantenimento (l’obiettivo è stabilizzare il nuovo
comportamento. Occorre motivazione, capacità, supporto
sociale ed ambientale).
STADI DI CAMBIAMENTO
ALCUNI MODELLI …
Approccio ecologico
Lo sviluppo umano ha luogo mediante l’interazione
reciproca tra l’individuo e i differenti contesti ambientali
e sociali.
L’ambiente è un insieme di strutture concentriche incluse
l’una nell’altra definite come microsistema (scuola,
famiglia, pari), mesosistema (insieme di microsistemi),
esosistema (per es. mezzi di comunicazione di massa) e
macrosistema (istituzioni politiche, i valori della società,
la sua cultura, il contesto ideologico).
APPROCCIO ECOLOGICO (BRONFENBRENNER)
ALCUNI MODELLI …
Approccio salutogenico (Aaron Antonovsky)
Il presupposto dell’approccio è che tutte le persone siano
più o meno sane e contemporaneamente più o meno
malate (continuum tra salute e malattia).
Gli individui con le loro risorse e opportunità possono porsi
in una condizione di migliore stato di salute.
Importante è il concetto di senso di coerenza (SOC) che
rappresenta l’orientamento generale dell’individuo nei
confronti della realtà che permette di portare ordine e
organizzazione nelle varie situazioni della vita, le quali
possono essere affrontate adeguatamente.
ALCUNI MODELLI …
Teoria del marketing sociale
Il marketing sociale è l’utilizzo di principi e tecniche del
marketing per influenzare i destinatari ad accettare,
rifiutare, modificare o abbandonare un comportamento in
modo volontario, allo scopo di ottenere un beneficio per i
singoli, i gruppi o la società nel suo complesso.
Con il marketing commerciale ha in comune il rapporto di
scambio costi/benefici, l’attenzione ai destinatari e al
cambiamento comportamentale. Le finalità sono
differenti.
Il marketing sociale intende favorire l’adozione di
comportamenti salutari sulla base di una libera scelta.
TEORIA DEL MARKETING SOCIALE
La progettazione del marketing sociale è suddivisa in 4 fasi:
1.
Analitica (raccolta delle informazioni necessarie per lo
sviluppo e la realizzazione del progetto, attraverso la
letteratura scientifica e analisi dello stato di salute oggettivo
e soggettivo della popolazione);
2.
Strategica (definire le priorità e gli obiettivi specifici del
progetto);
3.
Operativa (elaborazione dei piani d’intervento, le 4 P del
marketing: prodotto (comportamento da favorire), prezzo
(costi del cambiamento), promozione e comunicazione,
canale di distribuzione);
4.
Valutazione (di processo e di esito).
Il marketing sociale interviene sugli individui ma anche scuola,
mass media, decisori politici.
DALLA PROGETTAZIONE ALLA
VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI
PIANIFICARE
E’ un processo tecnico nel quale si studia in dettaglio
come perseguire uno o più obiettivi specifici, in un
dato periodo di tempo. Prevede dei passaggi :
 Conoscenza del problema;
 Definizione degli obiettivi e della popolazione target;
 Identificazione delle risorse e degli strumenti a
disposizione;
 Pianificazione dei prodotti (nuovi comportamenti,
benefici di salute ottenuti), delle azioni e dei guadagni
di salute (outcomes - risultati);
 Redazione del protocollo (l’iter) di lavoro e di
realizzazione del progetto;
 Valutazione dell’intervento.
PIANIFICARE (È UN PROCESSO CIRCOLARE)
LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA
Si procede a partire da un’analisi dettagliata del problema sul
quale si vuole intervenire; valutare il fenomeno, identificarne
le componenti, studiare le possibili soluzioni.
Iniziale raccolta d’informazioni, sulla situazione, su chi ne è
colpito, sull’impatto sociale, sulle possibilità d’intervento.
Quale è la migliore modalità di comunicazione da adottare?
La fase della progettazione deve tener presente:
1.
Lo studio del problema;
2.
L’identificazione dei bisogni;
3.
La raccolta delle informazioni disponibili e la consultazione
delle banche dati;
4.
L’identificazione delle attività già esistenti, dei loro punti di
forza e debolezza.
LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA
LO STUDIO
Acquisire nozioni relative a:
• Dati statistici;
• Popolazione interessata (età, sesso, etnia, livello socio –
economico, istruzione ecc.);
• Effetti sugli individui e sulla comunità;
• Cause e concause;
• Misure preventive in atto e attuate;
• Presenza di piani programmatori.
LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA
IDENTIFICAZIONE DEI BISOGNI
S’individuano tre tipologie di bisogni:
Bisogno identificato in base a valori soglia (individuato da
un esperto);
Bisogno percepito, avvertito realmente dalla popolazione
(ma non sempre sono reali); influenza la domanda verso i
servizi sanitari;
Bisogno espresso (è un bisogno percepito che si è
trasformato in domanda).
Quali sono i più rilevanti per dare loro priorità nel nostro
intervento?
LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA
IDENTIFICAZIONE DEI BISOGNI
LA CONOSCENZA DEL PROBLEMA
LA RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI DISPONIBILI E LA CONSULTAZIONE
DELLE BANCHE DATI
Le informazioni sanitarie possono essere ottenute
consultando:
• Biblioteche elettroniche e non (riviste, articoli, testi);
• Motori di ricerca e banche dati relativi alla salute
pubblica e alla scienza medica presenti su internet
(PubMed, Medline);
• Fonti di dati statistici sanitari (ospedali, Asl, distretti,
centri di statistica sanitaria);
• Le agenzie governative, università;
• I siti web.
LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
Per definire l’obiettivo dell’intervento (e i suoi obiettivi
specifici) bisogna rispondere alla domanda: Che cosa
vogliamo ottenere con il nostro intervento?
Dell’intervento si distinguono una finalità preventiva
(descrive in generale ciò che si vuole ottenere) e obiettivi
educativi (descrivono il comportamento nei destinatari
che la finalità preventiva dovrebbe produrre – cosa
s’intende cambiare).
LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
Le finalità educative hanno lo scopo di:
o Aumentare la coscienza individuale riguardo argomenti
relativi all’area della salute;
o Migliorare la consapevolezza dell’utente;
o Fornire opportune conoscenze;
o Favorire il cambiamento di abitudini;
o Aiutare il destinatario a prendere decisioni;
o Aiutare a cambiare il comportamento;
o Promuovere un cambiamento sociale.
LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
Gli obiettivi per essere corretti devono rispondere ai
seguenti requisiti:
 attuabilità (essere ragionevoli e realistici);
 Specificità (essere congruenti con la finalità educativa);
 Misurabilità (verifica dei progressi);
 Tempo – correlazione;
 Gerarchizzazione (per regolare l’allocazione delle
risorse).
LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
Gli obiettivi per essere ragionevoli devono rispondere alla
domanda:
“Quale tipo d’intervento educativo può concretamente
contribuire al conseguimento dell’obiettivo sulla base di
quello che sappiamo a riguardo del tipo di cambiamenti
che la popolazione target è in grado di fare e che farà?”
LA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
E’ necessario, per allocare appropriatamente le risorse a
disposizione, che gli obiettivi siano realistici. Le
domande che ci aiutano possono essere:
 Quali sono le risorse che abbiamo a disposizione?
 Quale intervento contribuirà di più a soddisfare le nostre
esigenze?
 Esistono delle condizioni facilitanti l’intervento e quali
sono?
 Quali possono essere gli ostacoli che si possono
frapporre?
 Quali obiettivi garantiscono un miglior utilizzo delle
risorse a nostra disposizione e si adattano agli eventuali
vincoli imposti o individuati? È l’intervento proponibile?
LA DEFINIZIONE DELLA POPOLAZIONE
TARGET
La scelta dei destinatari è fondamentale per ottenere il
cambiamento che vogliamo ottenere. La raccolta dei dati
della popolazione target è l’elemento decisivo per la
realizzazione del progetto. Questi sono:
 epidemiologici;
 Attitudinali, visione della vita;
 Comportamentali in materia di salute, stile di vita;
 Altro (fisici, reddito, grado d’istruzione, religione..).
Può aiutare il raggiungimento degli obiettivi della
pianificazione la segmentazione della popolazione target
(es. tra gli ipertesi quelli che eseguono la terapia e quelli
che non lo fanno).
LA DEFINIZIONE DELLA POPOLAZIONE
TARGET
Anche per l’identificazione della popolazione target ci sono
domande da porsi che indirizzano:
• Quali sono le conoscenze della popolazione target in
merito alla problematica di salute?
• Quanto sono pronti al cambiamento i destinatari
all’intervento?
• Quando e dove è preferibile raggiungere la popolazione
target?
• Quale tipo di canale (mass media, incontri interpersonali,
e-m) è in grado di raggiungere meglio la popolazione
target?
IDENTIFICAZIONE DELLE RISORSE E DEGLI
STRUMENTI A PROPRIA DISPOSIZIONE
LE RISORSE
Per pianificare un progetto effettivamente realizzabile è
necessario conoscere le risorse che si hanno a
disposizione; queste sono sia umane che materiali.
Le risorse umane sono rappresentate dagli autori del
progetto, dai destinatari e dalle persone vicine all’utenza
in grado di influenzarle.
Le risorse materiali sono costituite dalle risorse finanziarie
dei promotori, dai servizi e strutture, dalle attrezzature,
dalle informazioni raccolte,dalle linee guida, dal tempo a
disposizione.
IDENTIFICAZIONE DELLE RISORSE E DEGLI
STRUMENTI A PROPRIA DISPOSIZIONE
I CANALI
Per ottenere l’interesse dei destinatari è necessario
considerare e studiare:
 I luoghi dove il programma può raggiungere la
popolazione target;
 Le situazioni in cui i membri della popolazione target
possono risultare più attenti e aperti nello sforzo di
comunicazione;
Bisogna in tal modo rendere il messaggio maggiormente
credibile.
I CANALI
Sono le vie attraverso le quali avviene il trasferimento del
messaggio. Sono rappresentati da le seguenti categorie:
I canali interpersonali (medici di famiglia, genitori,
amici, colleghi);
• I gruppi (discussioni scolastiche, ritrovi);
• Le organizzazioni e le comunità (possono distribuire
materiale informativo alla popolazione);
• I mass media (campagne massmediatiche);
• I media digitali e interattivi (limite della credibilità e
della possibilità d’accesso dei destinatari).
Pianificare con più canali garantisce maggior efficacia
all’azione.
•
IDENTIFICAZIONE DELLE RISORSE E DEGLI
STRUMENTI A PROPRIA DISPOSIZIONE
I PARTNERS
Lavorare con partners può produrre vantaggi, quali:
• L’accesso a un pubblico più ampio;
• un incremento delle risorse;
• Una maggiore credibilità ;
• Sponsorizzazione di attività ed eventi …..
I PARTNERS
Ma può presentare anche svantaggi, quali:
• Perdita di tempo (per reperirli, per coordinarsi);
• Modificazioni del programma;
• Perdita del patrocinio e controllo del programma:
E’ necessario avere capacità di mediazione.
REDAZIONE DELLA SCHEDA DI
PROGRAMMAZIONE
La scheda di programmazione permette di registrare tutti
gli elementi studiati per l’elaborazione del piano
d’Intervento; è la
traccia da seguire nello suo
svolgimento.
E ‘ il documento ufficiale di presentazione dell’intervento
educativo agli eventuali partners e ai possibili
finanziatori.
VALUTARE GLI INTERVENTI DI
PROMOZIONE DELLA SALUTE
Nella seconda metà degli anni ‘60 negli U.S.A. la
valutazione diviene un passaggio importante nella
progettazione dei programmi di promozione della salute.
È applicabile il metodo sperimentale nella ricerca sociale?
(Campbell 1963)
Una domanda: Come possiamo documentare i cambiamenti
prodotti in un programma di educazione alla salute?
Una considerazione:
Per un verso il programma è da considerare come una
risposta razionale a un problema adeguatamente
investigato e compreso e la sua valutazione è lo
strumento per ricondurlo alle attese;
Per altri aspetti il programma rappresenta il
“suggerimento” prescelto, perché considerato il più
adeguato per sviluppare le potenzialità presenti
nell’insieme dato dalle persone e dal contesto; la
valutazione diviene allora lo strumento sia per cogliere
dove e perché tale suggerimento è stato raccolto sia per
sostenere le scelte che si faranno nel tempo.
La valutazione non può essere solo un ‘attività tecnica ma
va affrontata attraverso una riflessione intorno ai principi
che la debbono guidare. Valutare significa comprendere
come elaborare un programma di educazione alla salute e
come giudicarlo.
Bisogna porsi la domanda circa le caratteristiche che
rendono un approccio valutativo appropriato ad
esaminare e giudicare interventi di promozione della
salute.
Esistono due approcci principali che determinano
l’impostazione del tema della valutazione che si devono
esaminare.
IL PARADIGMA POSITIVISTA
La dimostrazione di efficacia avviene attraverso un Trial
controllato randomizzato (disegno di osservazione
sperimentale caratterizzato dall’assegnazione casuale dei
soggetti ai gruppi di confronto).
È il metodo sperimentale che studia la regolarità con cui un
evento si presenta associato ad un risultato favorevole
atteso. Attraverso una successioni d’osservazioni
dell’evento e del risultato favorevole si giunge con un
definito margine di probabilità all’affermazione che il
primo è causa del secondo.
Si definisce così una legge generale con un ragionamento
deduttivo che svela la verità e l’essere replicabile di ciò
che si rivela efficace.
IL COSTRUTTIVISMO
Il metodo sperimentale presenta criticità per ciò che
riguarda la salute, in quanto è un costrutto sociale. I suoi
risultati sono frutto della complessa relazione che si
viene a creare tra interventi, individui e ambiente.
L’esistenza di una verità oggettiva rinvenibile nel campo
biologico non è affermabile in quello sociale.
La realtà descritta è sempre “il prodotto di una costruzione
sociale” che prende forma durante l’esperienza diretta.
La realtà si genera attraverso un processo induttivo.
Questo approccio è detto “costruttivista”. È un
interpretazione condivisa di una realtà, che è sempre una
tra le rappresentazioni possibili.
L’APPROCCIO PRAGMATICO
Dalla contrapposizione tra positivismo e costruttivismo
emerge nella letteratura più recente la convinzione che
sia necessario un approccio pragmatico.
Questo approccio è finalizzato a porre le basi
metodologiche che consentano l’avanzare della
conoscenza sull’impatto delle azioni condotte con la
comunità attraverso una loro appropriata valutazione.
LA VALUTAZIONE REALISTICA
Si tratta dell’approccio proposto da Pawson e Tilley
riassunto nella formula:
Risultato = Meccanismo + Contesto
Dove il Meccanismo presenta un carattere processuale
(d’interazione tra l’attore e le risorse a disposizione) e
rappresenta “ciò che produce un effetto” (il programma).
La relazione tra meccanismi e risultati è relativa al contesto
(non è di causa ed effetto) e alla possibilità che si hanno
per attivare o meno tali meccanismi.
Il contesto non è solo uno spazio ma anche tempo,
istituzioni e l’insieme dei valori delle norme che
permeano tale luogo.
È un continuo intrecciarsi tra ragioni individuali e vincoli
di sistema.
LA VALUTAZIONE REALISTICA
La possibilità di identificare meccanismi (programmi) è
legata alla capacità di cogliere questo continuo
intrecciarsi tra ragioni individuali e vincoli di sistema
che può innescare una reazione in coloro che
dall’intervento sono coinvolti (cioè per es. il
cambiamento utile al raggiungimento di una maggior
qualità di salute).
LA VALUTAZIONE REALISTICA
Per rilevare causalità è necessario:
Identificare i meccanismi che si vengono a creare tra il
programma d’intervento, i diversi gruppi di persone e i
differenti contesti.
L’obiettivo non sarà quello di confermare l’efficacia di una
azione nel produrre un risultato atteso, ma capire il
perché con un determinato gruppo di persone, in un
determinato contesto, in presenza di quel imput, si è
ottenuto un certo risultato. (cumulare conoscenza ed
esperienza).
VALUTARE L’EMPOWERMENT
La valutazione, secondo l’O.M.S. deve rispondere a alcuni
principi:
 Essere delineata in modo da accogliere la complessità
che caratterizza i suoi interventi;
 Essere disegnata attraverso la collaborazione delle
diverse discipline;
 Essere partecipata.
VALUTARE L’EMPOWERMENT
Le radici dell’idea della necessità della partecipazione della
comunità alle scelte valutative risalgono a due autori:
Lewin e Freire che sottolineano:
Il ruolo fondamentale del processo di riflessione che segue
l’azione e guida l’individuazione delle scelte future le
quali diventano volano del processo di trasformazione
delle coscienze e dello sviluppo dell’Empowerment.
VALUTARE L’EMPOWERMENT
È possibile all’interno di azioni di promozione della salute
valutare lo sviluppo dell’empowerment?
L’Empowerment induce alla percezione di poter influenzare il
decorso degli eventi. Tale percezione è la conseguenza delle
aumentate capacità di controllo della propria vita.
Progettare e valutare l’empowerment richiede di identificare tali
aree.
Glenn Laverack ha individuato dei “domini” di influenza che
costituiscono l’empowerment.
Essi permettono partendo dalla considerazione della loro
assenza prima dell’intervento educativo e conseguente
presenza dopo lo stesso intervento, di valutare l’avvenuto
sviluppo dell’empowerment.
VALUTAZIONE E PROCESSI DECISIONALI
Si possono configurare diversi approcci nella valutazione:
Con basso livello di partecipazione al programma (modello
direttivo):
È richiesta alla valutazione di prefigurare gli esiti in base alle
premesse (domanda lineare, Quali obiettivi è possibile
perseguire?)
Dagli obiettivi discenderanno gli indicatori, rispetto i quali
verranno effettuate le misurazioni che permetteranno il
corretto procedere verso le mete e il loro successivo
raggiungimento.
Individuare quelle variabili significative che permettono di
monitorare lo svolgersi del programma (valutazione di
processo) e il raggiungimento degli obiettivi (valutazione di
risultato.
VALUTAZIONE E PROCESSI DECISIONALI
Questo modello presenta alcuni presupposti:
 Reale possibilità da parte del decisore d’individuare con
chiarezza un problema e di poter identificare tutti gli
interventi che possono condurre al suo superamento;
 l’attivazione degli interventi scelti rappresenta una pura
e semplice esecuzione di quanto deciso.
VALUTAZIONE E PROCESSI DECISIONALI
Quando entra in gioco l’intenzionalità dell’agire umano le
leggi causali non funzionano e si deve considerare, nel
mutare dei fenomeni, gli andamenti tendenziali.
L’ampia partecipazione al processo decisionale diviene
un’esigenza che consegue alla necessità di ricostruire il
senso stesso che fa da cornice all’azione (perché
mancano certezze e valori condivisi tra i soggetti
coinvolti nell’azione di sviluppo di comunità).
Nella valutazione la razionalità non scompare, ma diviene
“procedurale” (non più sostanziale, cioè capace di dettare
soluzioni) nel senso di avere capacità di scelta tra varie
soluzioni di problemi – Costruttivismo).
VALUTAZIONE E PROCESSI DECISIONALI
La concezione costruttivista della valutazione sposta
l’accento dai temi della conoscenza (vista come
preliminare, obiettiva e neutrale) e della decisione
(direttiva) a quella della comunicazione, della
negoziazione e della partecipazione.
La valutazione diviene il prodotto di una negoziazione.
E’ lo strumento per capire la situazione, i problemi,
(attraverso l’interpretazione degli attori sociali) e cosa
dal programma si può ottenere (quindi un’attività di
supporto strategico).
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