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Educare all`antico

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Educare all`antico
Educare all'antico
Esperienze, metodi, prospettive
Atti del Convegno
Pavia – Casteggio, 4–5 aprile 2008
a cura di
Stefano Maggi
con
Beatrice Marchesini, Silvia Paltineri, Mirella T.A. Robino
ARACNE
Copyright © MMVIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
978–88–548–2055–5
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: settembre 2008
INDICE
p. 9
STEFANO MAGGI
Presentazione
PROGETTARE LA FORMAZIONE
(a cura di SILVIA PALTINERI)
p. 13
LIVIO ZERBINI
Didattica e comunicazione dell’antichità
p. 19
CRISTINA MENGOTTI
Gli agri centuriati nell’insegnamento della storia antica, tra formazione e
didattica
p. 29
MARIA GRAZIA DIANI
Educare al patrimonio e ai servizi culturali
p. 37
FRANCESCA MORANDINI, MARINA VOLONTÉ
Per una didattica in rete. I musei archeologici delle provincie di Brescia,
Cremona e Mantova
p. 47
ANGELA TREVISIN
Museo come risorsa per l’educazione all’antico nei CTP
DIDATTICA: TEORIA E PRATICA
(a cura di BEATRICE MARCHESINI)
p. 55
CINZIA JORIS, GIORDANA AMABILI, FEDERICA BERTONI
Roma e le sue città, le fondamenta dell’impero. Le collezioni
archeologiche come punto di partenza per una ricostruzione storica
p. 57
LORETTA DORATIOTTO VIGO
Archeogiocando
p. 61
FULVIA BUTTI RONCHETTI, RAFFAELLA MACORIN, CHIARA NICCOLI
L’attività didattica della Società Archeologica Comense: un impegno per
la conoscenza del passato e del territorio
p. 63
BENEDETTA CAPPI
Educare al Patrimonio. Esperienze e strategie dei Musei Civici di Como
p. 65
MARINA VOLONTÉ, ELENA BAIGUERA, FRANCESCA A. OSSORIO
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Indice
Scene di festa. Dall’antichità ad oggi, l’archeologia come ponte tra
culture
p. 69
EMANUELA GILLI, ANGELA TREVISIN
Scuola dell’infanzia ed educazione all’antico: esperienze del Museo
Civico di Montebelluna
p. 73
FRANCESCA REBAJOLI
«I riti funerari in età romana? Ve li raccontiamo noi!!!». Un progetto
intermuseale nella provincia di Pavia
p. 77
FRANCESCA REBAJOLI
«Facciamo che ero un antico lomellino... ». Percorsi museali per bambini
e ragazzi
p. 79
STEFANO TOMIATO
Archeologia e storia antica del territorio. Attività didattica al Museo
Archeologico Lomellino (Gambolò)
p. 83
FRANCESCA REBAJOLI, LAURA VECCHI
Un nuovo allestimento didattico alla fornace romana di Massinigo (PV)
p. 87
RAFFAELLA FASANI, LAURA VECCHI
Ieri, oggi e domani al Civico Museo Archeologico di Casteggio e
dell’Oltrepò Pavese
p. 91
SIMONA GUIOLI, FRANCESCA CAMPANINI
Laboratori didattici nei Musei aderenti al Sistema Bibliotecario
dell’Oltrepò pavese: “Tra archeologia e fossili”
p. 93
CLAUDIA FREDELLA
Coniugare ricerca, tutela e didattica: il caso del Parco Archeologico del
Forcello
p. 95
ALBERTO CROSETTO
L’acrobata sul cavallo. Riflessioni, strategie ed esperienze dei Servizi
Educativi del Museo di Antichità di Torino
p. 105 NICOLETTA FRAPICCINI, FRANCESCA RECANATINI
Archeologi...al cubo! Un laboratorio di archeologia per il Liceo Classico
“Carlo Rinaldini” di Ancona
p. 113 MONICA CELI, EMANUELA GILLI
Educare all’antico: l’applicazione degli stili di Kolbe nelle esposizioni
museali. Il caso della mostra “Il Fuoco di Vulcano”
Indice
7
p. 125 NICOLETTA FRAPICCINI
Aspetti della progettazione nella didattica dell’archeologia: l’esperienza
di “Itinera”
p. 135 GEORGIA CANTONI, ROBERTO MACELLARI, GIADA PELLEGRINI
Comunicare l’archeologia. Il mondo antico presentato ai diversi pubblici
del Musei Civici di Reggio Emilia
p. 141 ELENA CORRADINI
Musei per gioco. Un progetto educativo tra scuola e famiglia nei musei
modenesi per imparare giocando
p. 153 SILVANA MIRANDA, VINCENZA SPATOLA
Il CRIDACT per le scuole: a.s. 2007/2008
SCUOLA E TERRITORIO, MUSEI E UNIVERSITÀ. QUALI PROSPETTIVE?
(a cura di MIRELLA T.A. ROBINO)
p. 159 RAFFAELE PERETTO, CHIARA TOSINI
Il Museo dei Grandi Fiumi. Un museo per l’archeologia del Polesine
p. 169 SILVANA BALBI DE CARO, MAURIZIO NOÉ, ANNA MARIA BERTELÉ,
ILARIA MELILLO, CARLO MOLLE
Il Museo, ovvero come mettere in scena l’antico
p. 181 ENRICO PROIETTI
Educazione e tutela
p. 183 IVO MATTOZZI
L’archeologia per insegnare a viaggiare nella storia
p. 195 STEFANO MAGGI
Giocare con i piedi, giocare con le mani...
p. 203 DELFINO AMBAGLIO
Dall’archeologia alla storia: atrofia di saperi
p. 209 ANTONIO BRUSA, LAURA RIZZO
Insegnare l’antico: questioni tecnico-pratiche e di epistemologia didattica
p. 221 MONICA FERRARI
Educare al futuro, educare all’antico
Nota della Redazione
Per le abbreviazioni delle Riviste è stata utilizzata l’Archäologische Bibliographie.
Per la citazione degli autori antichi sono state usate le abbreviazioni del Thesaurus
linguae Latinae e del Greek-English Lexicon di H.G. Liddell e R. Scott.
Presentazione
Per il lavoro che facciamo spesso ci poniamo – nella prassi siamo costretti –
la domanda se abbia ancora un senso oggi parlare di educare all’antico (anche di
educare all’antica …) e, fuori di retorica, la risposta è sì, più che mai sì, per mille ragioni: una, particolarmente valida, si ravvisa nell’inesauribile capacità e attitudine alla sperimentazione che è propria delle culture antiche (penso ovviamente
a quelle greca e romana, penso da archeologo soprattutto alla cd. cultura materiale greca e romana). E, per portare il discorso su un piano pratico, penso al discorso insistentemente proposto a livello politico circa la necessità di creare valore
per il territorio: valorizzare il territorio dal punto di vista culturale porta di solito
anche alla sua valorizzazione economica, attraverso processi di riconversione in
termini di micro-economia, in cui la comunità locale diventa una sorta di laboratorio di nuove progettualità, anche in ambito culturale; in altre parole, si tratta di
attivare un circolo virtuoso sostenuto da motivazioni culturali, sociali, economiche per affermare un patrimonio locale dalle salde radici, fortemente coeso e
strettamente connesso alla dimensione quotidiana del vivere, come risorsa (turistica, ad esempio).
Per valorizzare bisogna prima conoscere, soprattutto da parte di coloro che
in quel territorio abitano.
È evidente che la scuola può/deve giocare un ruolo determinante in tutto
ciò.
Alla base di nuovi strumenti come “Territory to Business” o “Territory to
Consumers” servono risorse umane, intraprendenza, creatività (Knowledge-based
Economy, Creative Economy, New Economy; lo human capital è un fattore recuperato anche dal premio Nobel Robert Lucas).
Si riafferma la scuola, dunque, quale luogo istituzionalmente preposto
all’apprendimento: un apprendimento efficace promuove lo sviluppo e il cambiamento personale nonché il desiderio di continuare ad apprendere (Lifelong
Learning).
Torniamo allo specifico dell’antico e del patrimonio culturale che dal passato lontano abbiamo ereditato. Il tema dell’educazione al patrimonio fu posto
all’attenzione di tutti dalla Raccomandazione n. 5 del Consiglio d’Europa del 19
marzo 1998: quel documento inaugurava l’era di una pedagogia fondata sul patrimonio culturale, caratterizzata da metodi di insediamento attivi, da una spiccata connessione pluridisciplinare e da rapporti di collaborazione tra Enti e Istituzioni (si veda su questo argomento il bel manuale Guida ai Musei e ai siti archeologici statali, Roma 2007). L’ idea fu prontamente recepita con positive conseguenze tra le quali, ad esempio, si segnalano l’istituzione dei Servizi Educativi
presso Musei Statali e Soprintendenze (ma anche Musei locali) e il riconoscimento sul versante della Scuola della flessibilità organizzativa e didattica, della libertà di sperimentazione, della possibilità di stipulare convenzioni e accordi,
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Premessa
10
dell’attivazione di rapporti di interscambio con il territorio (Regolamento
dell’Autonomia, D.P.R. n. 275, 8 marzo 1999).
Proprio in quegli anni (era il 1998) la sezione di Archeologia del Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università di Pavia iniziava una sperimentazione didattica di tipo laboratoriale in campo archeologico per le scuole della città e della provincia, che si muoveva seguendo le linee sovraccennate ed assumeva come obiettivo primario e immediato l’incremento della partecipazione civica
dei giovani, attraverso la creazione di una coscienza storica, per lo stretto riferimento che le esperienze avevano con la realtà di vita dei giovani stessi (idea della
«città come aula» di McLuhan).
Sono passati dieci anni e il Laboratorio per la Didattica dell’Archeologia
classica è diventato Centro di Ricerca Interdipartimentale per la Didattica
dell’Archeologia Classica e le Tecnologie antiche (CRIDACT). Non sono cambiati i presupposti e le finalità dell’operare; soprattutto, resta prioritaria l’idea che
una rete, un sistema di Istituzioni (la Scuola, i Musei, le Soprintendenze,
l’Università e altro ancora) sia l’unico strumento possibile e adeguato per educare al collegamento tra passato e presente.
In tutto ciò si è trovato da parte nostra il senso del Convegno, che ha visto
riuniti esperti di molte esperienze e realtà (ri)educative; con soddisfazione possiamo dire che gli Atti, grazie alla puntualità e cura dei Relatori e al prezioso lavoro di Beatrice Marchesini, Mirella Robino e Silvia Paltineri, vedono la luce assai presto per diventare subito occasione di un nuovo dibattito.
*
*
*
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’appassionato impegno del
Comitato tecnico-scientifico del CRIDACT e di alcuni generosi sponsors: la Provincia di Pavia, il Comune di Casteggio, il Sistema Bibliotecario Integrato
dell’Oltrepò Pavese, la Libreria CLU di Pavia, i Collegi Cairoli, Castiglioni Brugnatelli, Ghislieri, Giason del Maino, Santa Caterina.
Un ringraziamento a parte va a Silvana Miranda, Enza Spatola e alle ragazze tutte dei laboratori didattici.
Pavia, 31 luglio 2008
Stefano Maggi
PROGETTARE LA FORMAZIONE
(a cura di SILVIA PALTINERI)
LIVIO ZERBINI*
Didattica e comunicazione dell’antichità
In questi ultimi anni, con sempre maggiore insistenza, si sente parlare di
Didattica dell’Antichità, anche in ambito universitario1.
La necessità, sempre più avvertita, di riflettere su come insegnare e comunicare l’Antichità è dovuta ad una serie di motivazioni, che qui di seguito cercherò di riassumere, in maniera, per la verità, piuttosto estemporanea.
In primo luogo, ed in tal senso in modo particolare nel contesto universitario, si è focalizzata l’attenzione, a proposito dell’Antichità, sul primato esclusivo
dei contenuti rispetto alla forma, vale a dire ci si è preoccupati, quasi del tutto, di
“cosa comunicare”, senza fare, il più delle volte, grandi sforzi nella direzione di
“come comunicarlo”. La rilevanza dei contenuti risulta naturalmente scontata ed
ovvia, ma individuare per essi l’abito migliore non può che rappresentare un indubitabile valore aggiunto, che può dare sicuramente un vigore ed un’energia
maggiore a ciò che si intende dire.
Ciò vale, a mio giudizio, anche per la ricerca scientifica. Quando, in una
pubblicazione, si comunicano i risultati di un lavoro di ricerca, si è totalmente
presi dai dati che si intendono comunicare, che la veste espressiva, che consentirebbe di condividerli meglio, e non solo con gli addetti ai lavori, passa decisamente in secondo piano.
In ambito universitario la didattica e la divulgazione sono rimaste pertanto
decisamente relegate ai margini, quasi non avessero una loro dignità e non meritassero un’adeguata attenzione. Lo dimostra il fatto che, ancora oggi, pubblicazioni in tale direzione non hanno alcun peso ed alcuna valenza nei curricula universitari.
L’Università non può che essere ovviamente il luogo deputato della ricerca,
ma, nel contempo, a mio avviso, è necessario che riservi il giusto interesse alla
didattica ed alla divulgazione, troppo spesso dimenticate, ed in alcuni casi viste
come una sorta di “corpo estraneo” rispetto al sapere universitario.
Certo è che, spesso, quando si evoca l’Antichità nelle aule universitarie o
nelle scuole, nella percezione della gente comune sembra quasi di richiamare temi e motivi ormai stantìi, che sembrano aver irrimediabilmente perso il loro vigore e che, ai più, risultano essere incomunicabili e privi di alcun appeal.
Mentre, per converso, nelle librerie proliferano romanzi storici, alquanto discutibili nei contenuti, ed in televisione hanno ottimi riscontri, in termini di audience, trasmissioni e format che comunicano un’Antichità dagli “effetti speciali” oppure in cui l’ingrediente principale sembra essere costituito dal mistero.
*
Università degli Studi di Ferrara.
A questo riguardo: L. ZERBINI, Verso una nuova didattica dell’antico, in Ricerche Pedagogiche
128-129, 1998, pp. 115-124; L. ZERBINI, D. PUPILLO, Una esperienza di didattica dell’epigrafia latina
nell’Università di Ferrara, in Acta XII Congressvs Internationalis Epigraphiae Graecae et Latinae (Barcelona 3-8 Settembre 2002), a cura di M. Mayer i Olivé et al., Barcelona 2007, pp. 1517-1522.
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Livio Zerbini
Date queste premesse, è auspicabile, negli anni a venire, che l’Università, a
latere della ricerca, che rimane chiaramente basilare e fondamentale, inizi ad avere un occhio di maggior riguardo per la didattica, la divulgazione e la comunicazione dell’Antichità, al fine di sottrarla a coloro che, non avendo preparazione
e competenze adeguate, danno molto spesso dell’Antico un’immagine distorta, e
talora fuorviante, alimentando così false credenze e luoghi comuni, difficili poi
da smantellare ed estirpare.
Questo è ciò che mi ha indotto ad istituire, presso l’Università degli Studi di
Ferrara, un Laboratorio di Antichità e Comunicazione, ed attivare, dieci anni fa,
un Master in “Didattica dell’Antico”, con l’intento, appunto, di riflettere
sull’importanza della didattica e della comunicazione nell’Antichità, cercando di
sperimentare in tale direzione metodi, modelli e materiali innovativi e prendendo
nella dovuta considerazione l’importante apporto, se utilizzate con la necessaria
consapevolezza e nella maniera più appropriata, delle nuove tecnologie multimediali e dei media più diffusi2.
Il presupposto da cui si è partiti è che l’Antichità non rimanga patrimonio
esclusivo degli addetti ai lavori e dei cultori, emarginata in una sorta di “torre
d’avorio”, ma sappia proiettarsi al di fuori delle aule universitarie e delle scuole,
verso tutti coloro che amano quell’inesauribile patrimonio di temi, motivi e valori rappresentato dalla Classicità, e sono molti, come attesta il grande successo di
festival o eventi sul mondo antico, rievocazioni storiche, libri divulgativi, romanzi storici e trasmissioni televisive.
Pertanto, per esprimere al meglio le inespresse potenzialità che l’Antichità
ha in sé, è sempre più ineludibile rivolgersi alla didattica ed alla comunicazione,
consci della loro importanza e della loro centralità, non semplicemente come una
mera estensione, bensì con un approccio strutturato, tale da evitare l’altrimenti
inevitabile estemporaneità3.
Per rivolgere la giusta attenzione alla didattica è indispensabile che si attui
un rapporto sempre più stretto tra l’Università e la Scuola, sulla scia di quanto è
avvenuto con l’istituzione della Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento
Secondario, meglio nota con l’acronimo S.S.I.S.
Questa fattiva collaborazione tra Università e Scuola è ancor più inderogabile, in considerazione della forte penalizzazione che la Storia antica ha subito
nei curricula scolastici4. Infatti, se si eccettuano i Licei, per molti studenti la Sto2
Si pensi, in tal senso, alle pubblicazioni, da me progettate e coordinate, edite nell’ambito del
Master in “Didattica dell’Antico”, alla trasmissione radiofonica “Akropolis”, realizzata con Radio24 - Il
Sole 24 Ore, ed ai documentari “Alburnus Maior. Un tesoro da salvare” e “Fortuna Maris. L’enigma di un
naufragio”.
3
Si veda, a questo proposito: Scuola Museo Territorio. Per una didattica dell’archeologia. Atti
della Giornata di Studio (Casteggio, 14 aprile 2002), a cura di M.G. Diani et al., Firenze 2003; Insegnare
l’Antichità, a cura di L. Zerbini, Roma 2006; I. MATTOZZI, L. ZERBINI, La didattica dell’Antico, Roma
2006; L. ZERBINI, Fare didattica nei musei, in La didattica museale, a cura di L. Zerbini, Roma 2006, pp.
9-12.
4
F. POLACCO, Studio dell’Antico e storia della Storia: il decennio 1996-2005. Dalla riforma Berlinguer alla riforma Moratti, in Insegnare l’Antichità, op. cit., pp. 39-63; P. ROSATI, Storia Antica e riforma scolastica, in Insegnare l’Antichità, op. cit., pp. 65-83.
Didattica e comunicazione dell’antichità
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ria antica costituirà oggetto di trattazione e riflessione solamente nella scuola elementare, vale a dire all’inizio del percorso di studi, certamente in un momento
che non consente di comprenderne appieno la rilevanza dal punto di vista formativo.
Si assiste così ad una situazione per certi aspetti paradossale: l’Antichità,
una delle sequenze fondamentali del D.N.A. culturale dell’umanità, che proprio
nel nostro Paese ha lasciato tracce così evidenti che tutto il mondo ci invidia,
viene di fatto cancellata dal curriculum scolastico e dal percorso formativo di
gran parte degli studenti.
E gli effetti di queste scelte, miopi dal punto di vista culturale, iniziano a
farsi sentire, ingenerando, proprio nella conoscenza della Storia antica, una situazione di “analfabetismo”.
Ciò induce l’Università e la Scuola ad attivarsi concretamente, in piena sintonia di intenti, per individuare comuni strategie didattiche, che possano limitare
il più possibile questo gap culturale, a cominciare dalla formazione in itinere degli insegnanti, i quali, in un certo qual modo, sono rimasti alquanto disorientati e
si sono sentiti spesso da soli a gestire il fardello di riforme calate dall’alto, senza
alcuna programmazione e senza alcun supporto.
Inoltre, a mio parere, è sempre più urgente che sia l’Università sia la Scuola, di concerto, collaborino per progettare manuali, che siano realmente utili
strumenti didattici. Chi ha una certa frequentazione con i manuali scolastici di
Storia antica si rende subito conto che o sono il frutto del lavoro di esperti di didattica, che però non sono profondi conoscitori dell’Antichità, oppure sono stati
scritti da studiosi di Storia antica, ma che però non hanno concrete esperienze didattiche. E così nella Scuola continuano a proliferare ponderosi manuali di Storia
antica, dall’accattivante veste grafica, ma la cui efficacia didattica lascia piuttosto
a desiderare, ricchi di pleonastici ed inutili testi, cartine, apparati grafici ed iconografici, che inevitabilmente concorrono a farne lievitare oltre misura il prezzo5.
La formazione degli insegnanti è indubbiamente uno degli obiettivi prioritari da perseguire, al fine di sostenerli nelle loro scelte didattiche, la cui bussola
non può che essere il buon senso.
Innanzitutto, occorre che gli insegnanti possano acquisire quella consapevolezza necessaria, che consenta loro di affrancarsi dai libri di testo, i quali rappresentano dei semplici strumenti, per riqualificare la propria professionalità attraverso un’autonoma progettazione e strutturazione di percorsi ed itinerari didattici, che dia piena centralità, nonché riservi la dovuta attenzione, alle fonti6.
Porre in evidenza il cosiddetto processo di fontizzazione, vale a dire il percorso dalla traccia alla fonte, mettendo, per certi aspetti, in trasparenza i procedimenti e le operazioni che il ricercatore e lo storico compiono, consente di far
5
I. MATTOZZI, L. ZERBINI, op. cit., pp. 70-78; F. VICARI, Il manuale di storia: coordinate per una
scelta consapevole, in Insegnare l’Antichità, op. cit., pp. 85-103.
6
L. ZERBINI, Tra archeologia e storia: i tramiti per la conoscenza dell’antichità, in Insegnare
l’Antichità, op. cit., pp. 7-12.
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