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l` è SErVITO - Verona Pantheon

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l` è SErVITO - Verona Pantheon
copia gratuita
€ 2,50
Anno 8, Numero 3
Aprile 2015
Pantheon
www.giornalepantheon.it
L’
è SERVITO
indagine
EVENTI
cultura
SPECIALE SPOSI
Crescono le imprese
staniere a Verona
Grande attesa per il
Festival Biblico
Inaugurata la mostra
“Arte e Vino” in Gran Guardia
Consigli e tendenze
in vista delle nozze
EDITORIALE
“Expo? Molti di noi non sanno ancora esattamente cosa sia...
tuttavia ci si dà da fare, si accendono i cervelli,
si torna a sperare, a credere in qualcosa di buono”.
unità
pport
li l’o
e cog
di Matteo
Scolari
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O
rmai ci siamo, l’attesa è finita. La grande
Esposizione Universale
di Milano 2015 prende
il via. Diciamoci la verità, riguardo
ad Expo, in questi mesi, si è detto di tutto e di più. Si potrebbero
trovare argomentazioni all’infinito per appoggiare o meno un
evento globale che, questo è certo, porterà in Italia milioni di visitatori da ogni parte del mondo.
Per gli amanti dei numeri posso
dire che degli oltre 20 milioni di
persone attesi, 8 proverranno
dall’estero e, sempre rimanendo in tema, questo flusso straordinario produrrà, secondo una
recente stima di Coldiretti, una
spesa aggiuntiva dei turisti stranieri nel Belpaese di quasi 5,4 miliardi, nel 2015, in più rispetto ai
34,2 calcolati da Bankitalia (per
un totale di quasi 39,6 miliardi).
Tralasciando l’aspetto puramente economico, quello che accadrà
all’interno dell’immenso parco
tematico, di quel milione di metri quadrati messi a disposizione dei 145 Paesi per 184 giorni
esatti, dal 1 maggio al 31 otto-
bre 2015, ancora nessuno ce l’ha
ben chiaro. Di sicuro si tratterà
di uno spettacolo meraviglioso,
indimenticabile, con centinaia di
attrazioni e migliaia di show ed
esibizioni studiate per un pubblico composto principalmente
da famiglie. Non mancheranno
neppure convegni, workshop, incontri e seminari per capire come
rendere sostenibile il Pianeta,
ovvero come garantire le stesse
opportunità che abbiamo noi, dal
punto di vista ambientale, nutrizionale, energetico... alle generazioni che verranno.
Ma, di là dell’offerta di intrattenimento che il “format” Expo sarà
in grado di mettere a disposizione dei suoi visitatori, quello che
penso io dell’Esposizione Universale è che questo grande evento
mondiale sta generando quell’effetto a onde concentriche, come
un sasso lanciato in uno stagno,
di cui parlavo nell’editoriale di
qualche numero fa.
Mi spiego meglio. Molti di noi
sentono parlare di Expo per la
prima volta soltanto in queste
ultime settimane, molti altri non
sanno ancora esattamente cosa
sia un’Esposizione Universale, né
tanto meno che effetti reali possa produrre a livello nazionale e
a livello locale. Tuttavia ci si dà
da fare, si accendono i cervelli,
si torna a sperare, a credere in
qualcosa di buono. Associazioni
che rinvigoriscono e arricchiscono il loro personale calendario
eventi, aziende che, segnate negli
ultimi anni da un’aurea di pessimismo dovuta alla crisi, tornano
a parlare di loro stesse e di come
l’azienda possa farsi trovare
pronta al 1 maggio e oltre. Giovani che approfittano di questa forte onda energetica per trovare il
loro spazio, per far uscire il loro
talento, con audacia e coraggio.
Di esempi ne potremmo elencare
a centinaia. Mi limito a citare l’esperienza di VeronaExpo. Un’associazione temporanea di scopo
nata nell’ottobre scorso con nove
soci fondatori e che è arrivata
oggi, alla vigilia dell’Esposizione
Universale, ad oltre 40 realtà che
hanno deciso di sposare il progetto per creare un’offerta turistica, enogastronomica e culturale coordinata “pro-Verona”. Un
piccolo grande miracolo, quello
di VeronaExpo, che io definisco
in due modi: moltiplicatore di opportunità, perché abbiamo messo attorno a un tavolo, in modo
trasversale, realtà molto differenti tra loro, ma complementari,
che probabilmente non avrebbero avuto modo di conoscersi e di
iniziare un percorso relazionale
condiviso; dall’altra un moltiplicatore di visibilità poiché, tutti insieme, si è in grado di rilanciare
su diverse piattaforme di comunicazione l’offerta stessa messa
in cantiere da ognuno di noi proprio per Expo.
C’è entusiasmo, c’è adrenalina,
c’è vita. Questo, in fondo, è Expo.
Niente di grande è stato mai raggiunto senza l’entusiasmo.
Ralph Waldo Emerson
P antheon
VENERDI 1 MAGGIO
APERTO TUTTO
IL GIORNO
il magazine di Verona
Registrazione Tribunale di Verona
n.1792 del 5/4/2008
Numero chiuso in redazione il 18/04/2015
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PRIMO PIANO
L’EXPO è servito
Dopo mesi di attesa, parte il grande
evento universale di Milano 2015.
INDAGINE
Imprenditori stranieri
I nomi e i volti dell’imprenditoria
straniera a Verona.
ACCOGLIENZA&TURISMO
Turismo religioso a Verona
Eventi e degustazioni, anche bibliche. Ritorna il Festival Biblico.
INTRAPRENDENZA
FEMMINILE
Un deserto di pane
La scrittrice Antonia Arslan racconta il
genocidio degli armeni.
CREDITO&IMPRESA
Il Business del Vino
SOMMARIO
36
38
24
Straverona verso l’Expo
Frutta e verdure sicure?
Possiamo ancora fidarci della frutta
italiana?
SALUTE E BENESSERE
Mangiare sano? Aiuta a star
bene
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52
Il cibo e l’insorgenza dei tumori
42
44
46
I numeri del Vinitaly 2015, i progetti per
l’Esposizione Universale.
SPORT
AGROALIMENTARE
48
SOLIDARIETÀ&NO PROFIT
Una nuova didattica
La scuola si fa rete, per insegnare
meglio.
GIOVANI&LAVORO
Arte urbana
L’iniziativa Colori Portanti per riquaificare i quartieri delle Golosine
GRANDE GUERRA
L’attesa di una lettera
La raccolta “Ta Pum” di Lucia Beltrame
54
CULTURA
Tra arte e vino
Inaugurata la mostra in Gran Guardia
TERRITORIO E CULTURA
Boschi e strade interrotte
L’iniziativa in Villa Ca Vendri per raccontare lo scrittore di viaggio Patrick
Leight Fermor
PANTHEON UNDERGROUND
The Blue Lads e Sydian
Un viaggio nella musica veronese
56
58
LETTERATURA E MUSICA
Musica indipendente
Il libro di Francesco Bommartini
POLLICE VERDE
Al lavoro nell’orto
Grande impegno per chi ha l’orto.
ARTE&CULTURA
Villa Bevilacqua Lazise Giusti
Un’altra perla della Valpantena.
Gianni Gobbi presenta le novità
dell’edizone 2015.
57
Redazione e Collaboratori
LIBRO DEL
MESE
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In cucina
con
da pag. 25
Direttore responsabile: Matteo Scolari
Redazione: Matteo Scolari, Moira Falzi, Miryam Scandola, Flavio Brutti, Alessio Faccincani
Hanno collaborato al numero di aprile 2015:
Adiconsum Verona, Matteo Bellamoli, Marta Bicego, Giorgia Castagna, Alessio Faccincani,
Francesca Mauli, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, Erika Prandi, Miryam Scandola,
Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, Giovanna Tondini,
Francesco Turlon, Giulia Zampieri, Mattia Zuanni.
Copertina: Flavio Brutti
Progetto grafico: Flavio Brutti
Società editrice: InfoVal S.r.l.
Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248
mail: [email protected] - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvr
Sviluppo commerciale e pubblicità:
Moira Falzi 340.8775197 - Fabio Dai Prè 340.0735137
Contributi per Pantheon Magazine:
c/c postale 93072262 intestato a: Infoval srl – Viale del Lavoro 2, 37023 Grezzana (VR)
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Sognando
Al
via l’attesissima
impresaEsposizione Universale
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EXPO parte. Inizia la
nostra gioiosa possibilità
Il futuro e il condizionale li lasciamo agli altri. Noi parliamo di Expo al presente, perché è
iniziata e perché ci crediamo.
di Miryam Scandola
U
n’isola di un milione di
metri quadri, una babele di stili, un frastuono di
architetture, il mondo, insomma, dentro un mondo.
In un dedalo di diversità che forse può stupire ma anche un po’
spaventare, tanto per cominciare, all’Esposizione Universale, ci
sono loro. La Collina Mediterranea, il Lake Arena, l’Albero della Vita. Hanno i nomi e le forme
della geografia di tutti per essere
capiti, ricordati e per far sentire, un poco, a casa. La Collina è
quel posto particolare dove persone sconosciute e lontane, che
non si sarebbero mai incontrate,
mettono una mano sulla fronte e
guardano, insieme, tutta la bellezza che è l’Expo. Varie specie di
vegetazione mediterranea sono
disposte lì, per addolcire la salita verso la cima di questo rilievo
artificiale di 12 metri. Un luogo
inventato apposta, per godersi il
panorama.
Più in là c’è un lago. Non è solo
lo specchio d’acqua che, grazie
al vicino fiume Ticino, mantiene
in vita le aree verdi dell’Esposizione. Questa immensa distesa
d’acqua che porta il nome imponente di Lake Arena, è lo spazio
aperto più grande dell’intero sito
espositivo. Abbracciato da una
piazza di circa 28mila metri quadri, trattiene dentro di sé, oltre a
un particolare sistema di fontane, anche lui: l’Albero della Vita.
Icona interattiva, a metà tra monumento e installazione, l’Albero
nei mesi dell’esposizione vedrà
un susseguirsi di giochi d’acqua,
spettacoli e concerti meravigliosamente accolti da piattaforme
galleggianti. Questo intreccio di
legno e acciaio ispirato al bozzetto michelangiolesco è, e sarà, per
tutta la durata dell’Esposizione,
non solo un’installazione simbolica, ma anche un richiamo suggestivo all’innovazione grazie agli
effetti speciali di cui dispone.
Dopo aver riempito gli occhi con
la maestosa irruenza di Expo dalla cima della Collina, ammirato i
riflessi del Lago, e dopo aver fissato nello smartphone e pure nel
cuore, lo spettacolo dell’Albero
della Vita, si è pronti per il viaggio
nel variegato universo di simboli,
architetture e sapori.
È un vivaio attorcigliato con una
chioma vetrata, il Palazzo Italia.
Disegnato e concepito per la sua
alta sostenibilità energetica, si
sviluppa su quattro piani come il
numero dei punti di forza italiani
sul tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. In mostra c’è la potenza del saper fare, di un popolo
che non rinuncia alla bellezza ma
che la insegue sempre. Nel padiglione nazionale trova spazio anche tutta la consapevolezza di un
paese che conosce i limiti e prova
a gestirli con attenzione, come
nel caso delle risorse alimentari. E infine, nell’ultimo piano della
struttura, quello più vicino al cielo,
c’è il futuro, la scommessa sulla
biodiversità della nostra penisola. L’Italia ha scelto un vivaio. Gli
altri 52 padiglioni nazionali hanno forme e lineamenti differenti,
disegnati come sono dalle mille
mani della creatività e della tradizione. Muri di sabbia, corsi d’acqua digitali e uno schermo video
P antheon
7
Al via l’attesissima Esposizione Universale
lungo 75 metri, così lo spazio degli Emirati Arabi Uniti trattiene le
suggestioni delle sue terre, quelle
del sole. Un granaio su due piani
con schermi alle pareti e giardini verticali rappresenta invece il
mondo americano. Tanti ingressi diversi per lo spazio espositivo
del Principato di Monaco, quasi a
dire che tanti sono anche gli accessi alle riflessioni sull’ecologia
e sul riciclo, e un po’ lo si inizia a
credere davvero guardando l’orto di colture mediterranee che
cresce sul tetto della struttura. La
gratitudine, nella forma di inchino, a quella natura che ci nutre
da sempre; il padiglione Cinese
ha voluto uno spazio che fosse un ringraziamento alla Terra.
L’arca di Noè è la metafora della vita che si è salvata, perché è
stata preservata. Per gli ungheresi è un simbolo chiaro, intenso.
L’hanno messo al centro della
loro area espositiva, per questo.
Ė una questione di bellezza l’Expo, ma forse anche di altro. Par-
BAR
BIRRERIA
BIGOLERIA
lano a qualcosa di nostro, forse
dimenticato, le atmosfere sospese delle risaie, gli specchi d’acqua
interrotti appena dai chioschi che
propongono assaggi delle più
svariate tipologie di riso esistenti.
Questi e tutti gli altri viaggi dentro
le infinite strade del pianeta che i
9 Cluster tematici dell’Esposizione ci permettono di percorrere,
per sei mesi. Tra la vegetazione
ricca e insistita della giungla che
con il suo clima tropicale fa nascere il cacao fino al fitto intreccio di rami che racconta la storia
del caffè, passando per tempeste
di sabbia e ambienti marini. Per
alcuni l’Expo è solo un’ubriacatura. Uno stordimento senza cambiamento. Forse è così, o forse
per niente. Intanto dal 1 maggio al
31 ottobre ci sarà tutto il mondo,
in fila. 20 milioni di visitatori che
verranno a fare quello che è più
bello fare. Mangiare e guardarsi,
conoscersi e ascoltarsi, immersi
in profumi e sapori che ne contengono mille altri.
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PRIMO PIANO
PRIMO PIANO
Sognando
Al
via l’attesissima
impresaEsposizione Universale
8
P antheon
P antheon
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Al via l’attesissima Esposizione Universale
Se c’è un posto dove essere oggi, è questo
Expo e Verona. La parola ai Big
Tra padiglioni finiti o quasi, in un clima di eccitazione e ansia, nella fretta concitata degli
ultimi momenti, abbiamo chiesto a Elena Pagano, assistente stampa nel padiglione tedesco, di raccontarci le ultimissime dall’Expo di Milano. Per essere un po’ i nostri occhi nel
dietro le quinte del grande evento mondiale sull’alimentazione.
di Miryam Scandola
20 milioni di visitatori attesi, 145 paesi presenti, 1.1 milioni di metri quadri di spazio espositivo. Visti i numeri, abbiamo chiesto ai grandi della finanza veronese quanto conti, davvero, l’Expo.
di Alessio Faccincani
un primo piano di Elena Pagano
E
lena Pagano, provincia di
Rovigo, veronese d’adozione e tedesca per amore,
quello vero.
Si è infatuata appena dodicenne
della Germania, quando ha iniziato a impararne i suoni e le parole. Il forte trasporto per la cultura
nibelunga l’ha portata a vivere in
Germania per tre anni e oggi, dopo
il ritorno in Italia, a unire le passioni di una vita: la comunicazione e
la lingua tedesca. Il suo desiderio
grande di fare giornalismo dinamico si è trasformato in un’opportunità. Quella di vivere l’Expo da
assistente stampa per la Delegazione tedesca che si occupa di curare proprio l’aspetto comunicativo del settore teutonico.
Noi l’abbiamo sentita, la nostra inviata ( nei prossimi numeri leggeremo i suoi racconti direttamente
dal grande evento, ndr) per scoprire in anteprima le novità e qualche, sussurrata, anticipazione su
tutta la bellezza che l’Expo sarà,
partendo da un padiglione, quello
dei tedeschi, che oggi, senza la minima sorpresa, è già finito.
Come si presenterà il mondo tedesco agli occhi dei tantissimi che
parteciperanno all’Expo?
Intanto il nostro (ride, ndr) è già un
padiglione bellissimo. Il motto è
“Fields of Ideas” e la dice lunga. Il
percorso espositivo sarà un viaggio nel fertile terreno delle idee per
il futuro sostentamento mondiale.
Quello che posso anticiparvi è che
ad ogni visitatore verrà consegnato un cadeaux multimediale,
chiamato SeedBoard, una sorta
di cartoncino bianco che, attraverso delle componenti tecnologiche
applicate al soffitto della struttura, permetterà di accedere a contenuti, tradotti in quattro lingue,
del padiglione. Sarà in mostra,
insomma, una Germania spiritosa e divertente che guarda anche
all’agricoltura come un settore
economico moderno e forte, ma
anche e soprattutto come un’esperienza culturale da raccontare.
La Germania ha investito mol-
to per l’Expo di Milano, che cosa
spera di ottenere?
I tedeschi vogliono farsi vedere come un popolo diverso dallo
stereotipo. Gli oltre 700 artisti che
saranno presenti durante i mesi
dell’evento, con spettacoli incredibili, sono stati chiamati proprio per
questo. La Germania non è solo
razionalità ed efficienza ma anche
divertimento e vitalità.
Il Ministero tedesco dell’Economia
e dell’Energia ha investito molto e
bene. La cura dei dettagli è stata
ed è veramente straordinaria; dalla formazione del personale che
in questi mesi lavorerà nel padiglione, alla scelta green di creare
le divise per hostess e stuart con
materiali eco-sostenibili. Persino le
scarpe sono state progettate con
materiale biodegradabile.
Come è il clima fuori dal tuo padiglione, a pochissimi giorni dal
grande inizio?
Sono tutti molto concentrati, si
lavora tanto, tantissimo. Personalmente, non condivido affatto il
pessimismo di alcuni. L’Expo è, prima di tutto, un grande contenitore.
E quindi c’è tanto di fatto e tanto
da fare, come in ogni cosa. Ma se
c’è un posto dove essere oggi, in
Italia, è assolutamente questo.
U
na tradizione ormai consolidata. Anche quest’anno
il magazine Pantheon, in
collaborazione con Apindustria, Compagnia delle Opere
del Veneto, Associazione Innoval e
Finval, ha organizzato la Settimana
Veronese della Finanza, giunta in
questo 2015 alla sua sesta edizione. La manifestazione quest’anno
ha goduto di un format speciale, in
virtù del patrocinio di VeronaExpo,
l’associazione temporanea di scopo che riunisce oltre 40 enti, associazioni e realtà istituzionali veronesi con l’obiettivo di creare sinergie e
opportunità sul territorio scaligero. Protagonisti assoluti di questa
edizione due big della finanza veronese come Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni, e
Carlo Fratta Pasini, presidente di
Banco Popolare. I due sono rispettivamente intervenuti lunedì 13 e
lunedì 20 Aprile nella nostra rinnovata sede di via Torricelli 37, dove
hanno intrattenuto la platea con
argomenti di natura economica,
esprimendo un loro parere anche
sull’imminente Expo 2015.
Paolo Bedoni
(Cattolica Assicurazioni):
“Expo 2015 è una grande opportunità di rilancio per il nostro paese.
L’Italia deve assolutamente cogliere questa straordinaria occasione
di promozione per il proprio territorio.
Cattolica sarà presente all’Esposizione Universale dedicata
all’alimentazione con tre diverse
modalità. La nostra compagnia assicurativa infatti sarà main sponsor
della Santa Sede nel padiglione
“Non solo Pane” e sarà presente come sponsor anche all’Albero
della Vita e al padiglione del Vino.
Il nostro sforzo quindi sarà massimale. Personalmente spero che
l’Italia esca rinvigorita da questi sei
mesi di Expo. E’ il mio auspicio”.
L’Expo secondo Giovanni Mantovani,
Direttore Generale di Veronafiere
di Camilla Pisani
L’Expo, a un’ora da Verona e con un
intero padiglione curato da Vinitaly:
quali opportunità può e deve saper
cogliere la città durante la prossima
Esposizione Universale?
L’obiettivo del Padiglione Vino - A taste of Italy è quello di dare piena rappresentazione ad una delle eccellenze
indiscusse dell’agroalimentare made
in Italy, raccontandone la sua storia,
cultura, paesaggi e stili di vita, sempre
declinati attraverso il filo rosso della
sostenibilità. Veronafiere ha utilizzato il
proprio network di appuntamenti all’estero per promuovere Expo, insieme
ad ulteriori azioni per mettere in luce
Carlo Fratta Pasini
(Banco Popolare):
“Expo 2015 sarà sicuramente
un’opportunità per far conoscere
il nostro Paese ad un numero rilevante di visitatori ed investitori.
Dal mio punto di vista comunque
è lecito non attendersi miracoli.
Gli investimenti stranieri non lieviteranno in automatico. Expo può
essere solo un punto di partenza per la definizione futura della
nostra economia. In questa sede
probabilmente l’Italia assumerà
una connotazione definitiva agli
occhi del mondo. Il nostro paese
vuole essere un accessorio nello
scenario internazionale oppure un
protagonista?
Molto dipenderà proprio dall’andamento dell’Esposizione Universale.
la nostra città, terra di vini. Il sistemaVerona ha quindi la grande opportunità di intercettare una parte dei flussi
dei 20 milioni di visitatori previsti ad
Expo, con enormi ricadute in termini di
indotto economico. Insieme al Comune
abbiamo organizzato in Gran Guardia
la mostra-evento “Arte e Vino”: un’esposizione di quadri del Museo Statale
Ermitage (potete leggere l’intervista ai
curatori alle pagine 50-51) e trasferiremo per i mesi di Expo la celebre statua
di Giulietta, conosciuta dai turisti di tutto il mondo, all’interno del Padiglione
del Vino per rendere ancora più tangibile il collegamento con Verona. Infine,
abbiamo in programma di replicare in
città anche una “versione Expo” di Vinitaly and the City (per leggere l’intervista completa al Direttore Generale di
Veronafiere andate a pag 23).
Cercare fortuna
all’ombra dell’Arena
di Matteo Bellamoli
EXPO Milano 2015 ha puntano l’occhio di bue sul sistema Italia. Ma, prima che la grande
Esposizione illuminasse le eccellenze italiane, c’era già chi ne aveva intuito le potenzialità.
Siamo andati a scoprire i numeri e i nomi dell’imprenditoria straniera a Verona, partendo
dal dato della Camera di Commercio che registra un tasso di crescita delle imprese “straniere” del 1,5%, sul suolo veronese.
D
11
Imprenditori stranieri nella nostra città
Questione di matematica
Le imprese attive iscritte alla Camera di Commercio al 31
dicembre 2013 erano 87.305. Quelle italiane rappresentavano l’88% del totale (quasi 77mila) mentre quelle straniere hanno toccato quota 10.495, il dato più alto da quando
questa misurazione è diventata degna di nota.
IMPRESE A VERONA AL 31.12.2013
F
a riflettere inoltre la provenienza di queste aziende
straniere, di cui solo il 23%
è comunitario, mentre il
57,8% è di origine extracomunitaria, quindi fuori Europa.
Per calcolare l’aumento percentuale rispetto all’anno preceden-
te, la Camera di Commercio ha
escluso le aziende non classificate, che misurano un 18% sul totale delle straniere, e nonostante
questo deficit, l’aumento è del
+1,4% rispetto al 2012. Le imprese extracomunitarie crescono del
1,7% annuo, mentre quelle comunitarie solo dello 0,8%.
L’evoluzione del fenomeno imprese extra UE assume tratti ancora più significativi se rapportato
al triennio recente 2011-2013.
L’aumento sfiora il 6% mentre le
aziende straniere UE faticano a
superare l’1%. Questo a sottolineare che i tassi di crescita sono
molto diversi. Per spiegare questo fenomeno occorre distingue-
Jeepa
Renegade
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Immaginare di avviare un’attività
imprenditoriale a Verona essendo
non solo non veronesi, ma addirittura non italiani, sembra impresa titanica. Eppure i numeri che la
Camera di Commercio ha diffuso
relativi a tutto il 2013, dimostrano invece che c’è chi ha creduto
in questo progetto ed è riuscito
nell’impresa. Sono una fetta che
occupa il 13% delle imprese registrate, in crescita costante ed
esponenziale rispetto agli anni
passati. Un fenomeno che dopo
un primo momento di contrazione, dall’inizio degli anni Duemila
ha iniziato a prendere forma, e
ora sta crescendo con evidenza
di anno in anno. Ma chi c’è dietro
a questi numeri? Abbiamo cercato di raccontare questo fenomeno non solo dai dati di cui sopra,
ma anche attraverso le parole di
chi rappresenta fisicamente una
parte di queste percentuali in
ascesa.
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a molti professionisti del
settore economico, Verona viene definita come
“città test”. Non importa
quale sia la categoria merceologica, può trattarsi di ristorazione, di abbigliamento o di design.
Gli usi e costumi dei veronesi non
hanno uguali non solo se confrontati con i nostri “cugini” del Nordest, ma nemmeno con quelli di
nessun’altra città del Nord Italia.
Siamo commercialmente molto
particolari. Diffidiamo di qualsiasi
novità, spesso osteggiandone lo
sviluppo, ma se riusciamo a recepirla, diventiamo uno dei mercati
più floridi in termini di affezione al
prodotto, durevolezza del rapporto di scambio e fiducia con i venditori o i commercianti. Per questo
motivo, per il lancio di nuovi prodotti o di campagne commerciali
inedite, spesso Verona è inserita
quale una delle prime zone da
monitorare. Se il sistema funziona
qui, sarà facilmente esportabile
anche nel resto d’Italia.
In una situazione di questo tipo,
avviare attività autonoma a Verona, in modo particolare per quei
beni e servizi che toccano in prima
persona ciascuno di noi, è estremamente difficile. O si parte da
una situazione di vantaggio, come
raccogliendo il testimone di un’attività di famiglia di cui ad esempio
portiamo il cognome, oppure è un
po’ come essere stranieri. “Foresti” si dice, sia nel centro città sia
(ancora di più) in provincia.
P antheon
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10
Sognando impresa
Imprenditori
stranieri nella nostra città
prezzi chiavi in mano I.P.T. esclusa
PRIMO PIANO
PRIMO PIANO
12
Sognando impresa
Imprenditori
stranieri nella nostra città
DETTAGLIO IMPRESE STRANIERE
re tra due fenomeni. Il primo è la
movimentazione sull’asse europea Nord-Sud. Se prendiamo ad
esempio i dati di movimentazione
di persone dalla Germania all’Italia, o dalla Francia all’Italia, noteremmo subito che i flussi sono più
evidenti in uscita dall’Italia rispetto all’entrata. Per dirla in parole
povere, sono tanti gli italiani che
vanno a cercare lavoro in Europa,
ma pochissimi gli europei che cercano lavoro in Italia.
Se invece ci spostiamo sull’asse
Est-Ovest, la situazione cambia.
Negli anni passati abbiamo registrato, in Italia, un picco da arrivi
da queste zone: Romania, Croazia, Albania per fare qualche
esempio. Oggi questi migranti si
sono però tendenzialmente stabilizzati nel contesto italiano, moltissimi hanno raggiunto, o stanno
per raggiungere, la cittadinanza,
si sono create delle piccole comunità anche all’interno dei paesini
di provincia. La movimentazione
è quindi calata e di conseguenza
anche la nascita di imprese “straniere” di questa nazionalità.
L’impresa straniera a Verona,
quindi, è per lo più extracomunitaria, e questo fenomeno di
crescita ha rappresentato per il
settore economico veronese un
certo beneficio. Si pensi che se
per effetto della crisi le imprese
registrate in Camera di Commercio dal 2011 al 2013 sono calate
del 2,5%, una crescita del 6% di
imprese straniere si è tradotta in
posti di lavoro, opportunità e prospettive.
CRESCITA IMPRESE STRANIERE
EXTRA UE A VERONA
Ma quando un’impresa si considera straniera? Secondo la statistica, possono essere tali le aziende
la cui partecipazione di persone
non nate in Italia risulta superiore
al 50%, mediando sia le quote di
partecipazione sociale sia i ruoli di
cariche amministrative.
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ed Elettriche in genere
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P antheon
Settore abbigliamento
in primo piano
Non è una sorpresa che il settore
con un tasso di penetrazione delle imprese straniere extra UE più
alto sia quello delle del commercio all'ingrosso e al dettaglio che
registra un 31,9%. Le percentuali,
in questo caso, risentono dell'alta presenza cinese nell'abbigliamento, anche se purtroppo non
siamo riusciti a parlare con nessuno che lavori in questo campo.
Molte di queste realtà, pur essendo relativamente recenti rispetto
ad altre (possiamo individuarne
un'esplosione dopo il 2006/2007)
hanno potuto radicare anche dei
veri e propri marchi, quindi ben
distanti dalle realtà locali che si
sono affermate in un primo momento. L'abbigliamento, all'interno del macrosettore commercio,
rappresenta infatti il 28,6%. Alto
anche il numero delle imprese nel
settore costruzioni (31,5%), mentre manifattura e ristorazione
sono più indietro (rispettivamente
8,1% e 7,8%).
Autorizzata RENAULT - DACIA
Climatizzatori auto DIAVIA
IMPRESE
ITALIANE E
STRANIERE
PER
SETTORE
DI ATTIVITÀ
P antheon
13
La storia
da dipendente a titolare
Abbiamo incontrato Mario (il nome è di fantasia), che da circa un anno e mezzo ha aperto
una propria azienda di costruzioni dopo quattro anni di lavoro da dipendente. È di nazionalità rumena, è in Italia dal 2001 e la sua storia assomiglia a molte di quelle dei suoi
connazionali.
A
nzitutto perché in Italia?
Avevo degli amici e dei
parenti che erano venuti in Italia, non tutti qui
a Verona. In un primo momento
sono venuto a trovarli e ho vissuto
assieme a loro per il primo anno e
mezzo. Poi ho cercato casa e ho
iniziato a lavorare con più continuità. Il lavoro era spesso saltuario, il
permesso di soggiorno non l’avevo
da subito, e quindi trovare qualcuno che mi facesse lavorare non
era facile.
Perché la decisione di metterti in
proprio?
Ho lavorato nel settore praticamente da subito, perché avevo dei
parenti che mi hanno aiutato ad
entrare nel giro. Poi ho ottenuto il
permesso e sono stato assunto in
una ditta di costruzioni. Ho fatto
quattro anni di lavoro e assieme ad
un socio italiano due anni fa abbiamo avviato la nostra azienda.
Trovi difficoltà nel rapporto con i
clienti? Come ti senti accolto professionalmente?
Devo dire che fino a questo momento abbiamo lavorato soprattutto in appoggio ad altre imprese
che già mi conoscevano e quindi
sapevano chi ero. Se dovessi mettermi in concorrenza diretta con
italiani e con clienti sconosciuti
credo che avrei delle difficoltà.
Quanto è cambiata l’accoglienza
dal 2001?
Molto. Ovviamente mi sono creato
il giro di amicizie, anche con italiani, ma vedo per esempio che i miei
figli non hanno difficoltà a legare
con i compagni di scuola. Le nuove generazioni hanno un altro approccio verso i figli di immigrati.
Hai fatto fatica quando sei arrivato in Italia?
Sì, molta. Non sapevo la lingua,
comunque anche oggi si capisce
subito che il mio è un accento di-
verso. Questo è il freno più grande a livello lavorativo. A Verona c’è
molta diffidenza, poi però se riesci
a dimostrare che lavori bene allora le persone si fidano, ti chiamano ancora. Ma non è facile riuscire
a trovare un accordo all’inizio.
C’è un aneddoto che ricordi con
piacere legato al tuo lavoro?
Qualche anno fa lavoravamo in un
cantiere in provincia per il restauro
di una vecchia casa di campagna.
Il proprietario non era particolar-
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Imprenditori stranieri nella nostra città
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DETRAZIONE FISCALE 65%
PRIMO PIANO
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Sognando impresa
Imprenditori
stranieri nella nostra città
mente entusiasta che ci fossero
dei dipendenti non italiani. Alla fine
dei lavori, quando vide che effettivamente avevamo fatto bene, ci
invitò dentro casa sua offrendoci
un bicchiere di vino. Ho provato
una bella soddisfazione.
Se tornassi indietro sceglieresti
ancora l’Italia?
Non avevo molte alternative. Gli
amici e i parenti erano qui. In un
primo momento avevo anche
pensato di proseguire verso la
Germania con i soldi che avevo
messo da parte nei primi anni, ma
poi ho iniziato a lavorare e a fare
esperienza, mi sono trovato abbastanza bene e sono rimasto.
P antheon
Non solo aziende,
anche imprenditori
Tornando alla ricerca realizzata dalla Camera di Commercio di
Verona, è particolarmente interessante la parte relativa agli imprenditori. Perché se sono in crescita le aziende straniere, si tratta
comunque di realtà che possono
avere anche un’ampia fetta di
lavoratori italiani. Se parliamo invece di imprenditori, ci riferiamo
direttamente ai titolari. Persone che hanno scommesso e che
ora danno lavoro anche ai nostri
connazionali. Nei dati del Registro
Imprese, viene classificato straniero un imprenditore che sia nato
all’estero, ma non viene tenuto
(titolari di impresa, soci, amministratori o altre cariche), sono 7.730
quelli provenienti da Paesi extra
UE (5,6% del totale). La nostra
provincia è, al 2013, la seconda in
Veneto dietro solo a Treviso. Anche Padova, da molti ritenuta più
multiculturale, non registra i nostri
numeri. Gli imprenditori stranieri extra UE a Verona sono l’8,4%
del totale, oltre la media regionale
(7,7%) e nazionale (7,8%).
Interessa, a questo punto, anche
la provenienza di questi professionisti. Il 25,8% viene dalla Romania,
Paese che come abbiamo detto
ha già vissuto il picco di immigra-
conto della sua cittadinanza. Nelle
statistiche finiscono quindi anche
quegli imprenditori che hanno già
la cittadinanza italiana, ma sono
comunque nati all’estero.
Sul totale di 137.575 imprenditori
zione in Italia. Il 15,2% sono originari del Marocco, altro esempio
di nazione che ha visto un’immigrazione verso l’Italia già dai primi
anni Novanta. Si tratta quindi di
persone che in molti casi si sono
P antheon
15
stabilite e hanno trovato qui a Verona una vita serena e stabile.
Seguono poi la Cina (12,3%), il
Brasile (8,8%) e la Germania (8%).
Nel primo caso si tratta del fenomeno più recente, legato per lo più
alla ristorazione e al commercio di
abbigliamento. Il Brasile è invece
una realtà abbastanza recente in
termini di numeri di immigrati, ed è
auspicabile che i dati su questo
Imprenditori stranieri nella nostra città
Paese registreranno un tasso di
crescita considerevole.
Nonostante questa “classifica” va
considerato il valore di crescita
delle singole nazionalità. I cittadini
marocchini rispetto all’anno precedente sono calati quasi del 4%,
mentre crescono gli imprenditori
cinesi (+4%) e Nigeriani (+16%) che
seguono nel totale gli imprenditori
tedeschi.
La storia: noi, primo ristorante
giapponese a Verona
Shon è a Verona da oramai tanto tempo. Vive in Italia da quando era
giovanissimo e la sua famiglia è sempre stata impegnata nella ristorazione. Ha aperto, nel 1999, il primo ristorante giapponese a Verona (e
nel Veneto) e oggi gestisce diversi ristoranti tra la nostra città, Padova,
Mantova e Brescia.
La scelta di venire a Verona come è maturata?
Nel 1987 mio papà ha aperto il primo ristorante asiatico in Sardegna e
abbiamo fatto subito un successo. Parlavamo poco italiano, non avevamo molta esperienza, ma abbiamo avviato una sfida, un azzardo andato a buon fine. Io avevo 13 anni, sono cresciuto in cucina e ho imparato il
mestiere. Verona è stata la mia prima sfida, ho aperto il primo ristorante quando avevo 24 anni.
Come è stato arrivare a Verona?
La sensibilità verso la cucina asiatica era molto bassa ventanni fa...
Sì assolutamente. In pochissimi
mangiavano crudo. Venivano solo
per sperimentare. Non era ancora considerata una cucina da tutti
i giorni. All’inizio non è stato facile,
avevamo pochi clienti, ma abbiamo continuato ad insistere sulla
qualità. Sapevamo, e speravamo,
che prima o poi avrebbero risposto. Si sono abituati con calma e il
passaparola ha fatto il resto. Certo abbiamo avuto anche fortuna,
ma abbiamo anche azzardato.
C’è stata una certa difficoltà an-
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PRIMO PIANO
Sognando impresa
Imprenditori
stranieri nella nostra città
che per il fatto di essere straniero?
Forse un po’ all’inizio. Il veronese
è molto diffidente, non solo con
noi, con tutto. Ma se dopo un po’
capisce la buona fede e riconosce
la qualità del lavoro si affeziona,
diventa curioso delle novità, ti dà
consigli. Noi abbiamo cercato di
seguire i consigli, rinnovando non
solo i piatti ma anche i locali.
Ha riscontrato delle difficoltà rispetto alle altre città?
Verona, appunto, è diversa. A Padova avevo alcuni conoscenti che
sono partiti subito molto forte, ma
poi sono andati in discesa. Noi invece abbiamo sempre avuto una
crescita costante, ed è un comportamento che abbiamo ritrovato spesso. Certo, serve solidità e
pazienza.
Quindi serve una base di partenza?
Sì, ma soprattutto pazienza. Devi
sapere aspettare.
Come è il rapporto della Sua cucina con i prodotti della tradizione
veronese?
Il cibo giapponese si abbina con il
sake o il the verde, oppure con la
birra giapponese. Essendo a Verona, l’accostamento con il vino
locale è stato un passaggio dovuto. Anche in questo caso i vini non
li avevamo mai utilizzati quindi ci
siamo fatti consigliare, abbiamo
ascoltato i clienti, capito quali era-
no i vini migliori che si abbinavano
al meglio con la nostra cucina.
Proponendo cucina straniera, il
cliente è più attento alla qualità
rispetto ad altri locali?
Non saprei. Il cliente cerca sempre
la qualità, ed è per questo che siamo molto attenti a questo aspetto, cercando di integrare anche la
nostra cucina con prodotti italiani
o con variazioni speciali. Usiamo,
ad esempio, la stracciatella di bufala, l’olio di oliva di Mezzane, tonni
dalla Sicilia pinna blu. Le materie
prime sono importanti, soprattutto se si mangia crudo.
Una delle soddisfazioni più grandi
che ha avuto?
Ricordo un signore che venne a
mangiare qui tutti i giorni per una
settimana.
Come avete fatto a partire, a trovare visibilità e fiducia?
Il passaparola è stato fondamentale. Ci hanno aiutato anche delle
feste a tema con le quali abbiamo
collaborato per la parte di cucina.
Abbiamo sempre cercato di ascoltare i consigli dei clienti per andare
incontro al territorio.
Una curiosità: la Sua cucina assomiglia a quello che si mangia in
Giappone?
I grandi piatti: sushi, tempura e
teppanyaki sono uguali. Ma anche la nostra cucina tradizionale si evolve continuamente, si sta
16
P antheon
Sentire
P antheon
17
“contaminando” delle influenze più
varie e questo perché è una cucina semplice, ma allo stesso tempo
difficile da rendere in qualità.
Un’ultima domanda. Hellas o
Chievo?
Bisogna ammettere chi è bravo è
bravo. Ora mi stanno contagiando con la febbre Hellas, ma non
dimentichiamo che il Chievo era
una piccola squadra che ha saputo emergere e fare molta strada.
Speriamo che siano tutti contenti
così ci sarà da festeggiare...
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L'inchiesta di Pantheon
Le interviste che avete letto su queste pagine sono state realizzate nei mesi scorsi, tra la fine di marzo e la prima metà
di aprile. Va detto che oltre alle due testimonianze che abbiamo pubblicato, era prevista anche un'intervista con Joseph
Chome Ngala, impreditore keniota che ha fondato, a Soave, una agenzia di viaggio Italia-Kenya, coniugando la passione
per il lavoro con l'amore per la propria terra. Le recenti drammatiche vicende che hanno sconvolto il Paese africano, con la
strage di Garissa, ha interrotto le comunicazioni con lo Stato africano e per questo motivo non siamo riusciti a pubblicarla
su questo numero. Sperando in una soluzione pacifica della difficile situazione venutasi a creare, ci auguriamo di poter
comunque realizzare questa intervista e pubblicarla sui prossimi numeri del magazine.
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P antheon
P antheon
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ACCOGLIENZA & TURISMO
Turismo Religioso Verona e le
sue degustazioni bibliche
A poche settimane dall’inizio dell’atteso Festival Biblico abbiamo
sentito Monsignor Grandis, per scoprirlo in anteprima.
di Giorgia Castagna
Mons. Grandis
S
ulla città scaligera cala un
clima mistico e religioso di
grande effetto e le chiese
veronesi si preparano per
accogliere la quarta edizione del
Festival Biblico veronese in scena dal 21 al 24 maggio. Il grande
evento, promosso dalla Diocesi veronese, con il sostegno di Banca
Popolare di Verona, il contributo
di Fondazione Cattolica Assicurazioni, e il patrocinio del Comune di
Verona, che prenderà il via ufficialmente con l’inaugurazione di giovedì 21 maggio, ore 20.30, al Teatro
Nuovo di Verona, non fa altro che
rinforzare il turismo religioso veronese, vantando un ricco programma d’incontri, dibattiti, laboratori,
itinerari e degustazioni bibliche.
Ma non è tutto, tante saranno anche le mostre e i momenti di grande musica e teatro sparsi per la
città. Tema centrale della kermesse biblica di questa edizione 2015
“Custodire il Creato, coltivare l’Umano” con una serie d’importanti
ricorrenze, in attesa di entrare nel
vivo degli appuntamenti, come il
centenario dell’eccidio del popolo
armeno, il settecento cinquantesimo anno dalla nascita del Sommo
Poeta, l’Expo 2015, la Settimana
della Comunicazione e la Festa di
San Zeno. Tanti altri gli eventi che
precederanno e seguiranno la tre
giorni di Festival, dal percorso tra
Animali e Piante della Bibbia, ai colori e sapori del Piatto Biblico. Per
capire più da vicino la manifestazione abbiamo intervistato Monsignor Giancarlo Grandis, Vicario
Episcopale per la cultura, l’università, il sociale.
Il Festival Biblico si arricchisce
sempre più di eventi e attività.
Tante opportunità per i pellegrini
di conoscere la nostra città?
Sì, da qualche anno il Festival Biblico, nato a Vicenza nel 2005, è approdato anche a Verona. In questi
anni esso è cresciuto in maniera significativa generando una ricaduta culturale nella nostra comunità
coinvolgendo un bacino territoriale
sempre più ampio. Da quest’anno,
infatti, il Festival è presente, oltre
a Vicenza e Verona, anche in altre
città - Padova, Rovigo, Trento - divenendo così il Festival della regione Triveneto. In un’epoca di transizione culturale come la nostra, si
tratta di portare la Bibbia fuori dal
recinto sacro per farla incontrare
con gli ambienti dove la persona
vive la sua avventura umana, cercando sopravvivenza, ma anche
senso di vita. Per i credenti si tratta
di accogliere l’invito di papa Francesco di “uscire” verso le periferie
esistenziali.
All’indomani della presentazione
del Festival, Papa Francesco ha
annunciato che dall’8 dicembre
al 20 novembre 2016, la cristianità passerà attraverso un Giubi-
leo straordinario. Quali scenari si
apriranno per la città?
Il 2015 sta diventando un anno
importante sia per la Chiesa universale e quindi anche per la nostra Diocesi. Quest’anno si celebrano tre avvenimenti ecclesiali
di grande impatto culturale e sociale. In ottobre ci sarà il Sinodo
sulla vocazione e missione della
famiglia che cercherà di aggiornare l’azione pastorale della Chiesa
affinché essa, la famiglia, possa
essere aiutata, in una stagione di
forte crisi, a divenire sempre più
ciò che è, vale a dire luogo di amore e di vita. In novembre la Chiesa
italiana celebrerà il suo V Convegno su un tema assai accattivante
per la nostra società sempre più
tecnologica e artificiale: “In Gesù
Cristo: il nuovo umanesimo”. E
quindi il Giubileo straordinario, in
cui la Porta santa sarà presentata
come Porta della misericordia.
Il turismo religioso prende sempre
più piede e il marketing spirituale
e culturale apre grandi possibilità.
Come si sta organizzando la Chiesa scaligera?
Il pellegrinaggio è l’essenza della
concezione cristiana della vita terrena. Essa è “cammino”, il cammino di un popolo che, da errante nel
deserto della vita, cammina ora
con una speranza nel cuore che
dà senso al suo pellegrinare. La
meta (in termini religiosi: “cieli nuovi e terra nuova”) coincide con la
promessa dell’inizio. Dio ci ha posto
nell’esistenza con un atto di amore.
La meta non è altro che ritornare
nell’amore di Dio. Se è vero, come
diceva un grande pensatore, che
amare è dire a uno “tu non morirai”,
allora l’amore di Dio e la fede in lui
ci dà la speranza e la certezza che
la morte non è l’ultimo atto della
vita che ci traghetta nel nulla, ma ci
fa passare da una vita all’altra. Per
la Chiesa, uscire nelle vie e nelle
piazze, è per comunicare all’uomo
questa speranza.
Il web è una nuova piazza dalle
grandi potenzialità che non può essere ignorata dalla Chiesa. Il Festival biblico ha infatti un suo sito web
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di tutte le manifestazioni di questo
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INTRAPRENDENZA FEMMINILE
Un deserto di grano
di Miryam Scandola
La storia del poeta armeno Varujan, delle sue poesie amate e
tradotte dalla scrittrice Antonia Arslan. Nel centenario del genocidio armeno, dopo l’appello del Papa e la chiusura sorda
della Turchia, Verona ricorda e ascolta.
Antonia Arslan
A
ccostarsi a una narrazione dolorosa è sempre
cosa difficile. Ma questo
non implica, necessariamente, la rinuncia a confrontarsi
con quella storia. Lo sa bene, Antonia Arslan, scrittrice padovana
ma armena di origine e di cuore,
che ha dedicato i suoi anni alla cultura della memoria. «C’è un libro
meraviglioso» racconta la scrittrice ai molti veronesi che il 27 febbraio, nelle belle sale della Società Letteraria, sono intervenuti al
convegno dal titolo “Cent’anni fa
il genocidio degli Armeni”. Il libro,
Pro Armenia, di cui lei ha curato la
pubblicazione, tiene insieme le testimonianze di quattro intellettuali
ebrei che vedendo quanto era
successo nel 1915, denunciarono l’eccidio dopo averne intuito la
natura terribilmente sistematica,
con tutta l’ironia perversa di una
storia che vent’anni dopo avrebbe ospitato gli orrori della Shoah.
«L’Armenia deve farsi conoscere»,
era l’appello accorato e a lungo
inascoltato di Gramsci, nel 1916,
all’indomani dello sterminio mandato avanti dai Giovani Turchi. Il
sogno nazionalista di alcuni dei
grandi padri della Turchia reca
infatti il prezzo della morte di un
milione e mezzo di armeni. Ancora oggi, cento anni dopo, della
tragedia di famiglie saccheggiate
dei loro averi e abbandonate nel
deserto siriano a morire di fame
e di sete, si parla poco e distrattamente. Alcune volte ci si rifiuta,
con ostinazione, di riconoscerne
l’esistenza.
Si sarà indignata Arslan, l’autrice
delle righe struggenti de La masseria delle allodole ( Rizzoli, 2004)
e delle pagine disperate de La
strada di Smirne (Rizzoli, 2009),
dopo le chiusure testarde del premier turco Erdogan in merito alla
tragedia armena. Le recenti dichiarazioni del papa hanno infatti
sollevato il tappeto di polemiche
e silenzi che per troppo tempo
ha nascosto i cocci di una delle
più drammatiche carneficine del
Novecento. «Bisogna stare attenti
a negare- avverte la scrittrice- è
una lebbra che si diffonde».
Mai come oggi, conoscere e riconoscere questa tragedia vuol
dire capire meglio quelle che po-
polano il nostro oggi. La scrittrice
parla in particolare del rituale di
morte che i Giovani Turchi inscenavano con grande cura, con il
desiderio pressante di esporre la
fine materiale dei nemici. Tra la
documentazione storica, emergono, infatti, le foto delle atrocità
commesse e volutamente offerte
all’obbiettivo; dalle teste mozzate
degli intellettuali armeni disposte
con spregio su raffinati tavolini in
stile liberty, fino alle espressioni
finite di uomini impiccati, avvolti
in tuniche bianche. Agghiaccianti esibizioni che non possono non
ricordare gli strazi volgarmente
esposti dell’Isis, che, oggi, riprende gli ultimi attimi delle sue vittime, vestite di arancione.
Ma se è un dovere ricordare, un
dovere è anche sperare. Ed è
quello che prova a fare Verona.
Tra gli “assaggi” del Festival biblico ( di cui vi abbiamo parlato
a pagina 18 e 19) che anticipano
la Kermesse su suolo scaligero, si
inserisce l’eccezionale presenza di
Boghos Zekiyan Levon, recentemente divenuto l’Arcivescovo di
Istanbul per gli Armeni Cattolici
P antheon
21
INTRAPRENDENZA FEMMINILE
della Turchia. Nell’anno del centenario del genocidio armeno, Levon, sabato 16 maggio alle 20.30
nella Basilica di San Zeno, terrà
una conferenza dal titolo “La parola nel vissuto cristiano armeno”
con approfondimenti circa la storia della Chiesa e delle liturgie armene. Nella giornata di domenica
17, alle 11.15 presiederà La Messa
Solenne con rito armeno, accompagnata dal coro dei padri Mechitaristi dell’Isola San Lazzaro degli
armeni di Venezia.
Anche la storia dei versi de Il canto
del Pane, edito in italiano grazie al
lavoro della signora Arslan, meriterebbe lo spazio del ricordo, perché la sua vicenda è un miracolo,
di quelli delicati, che la vita ogni
tanto permette. È una raccolta
di poesie, sopravvissuta straordinariamente al Golgota armeno.
L’aveva nella tasca della giacca, il
suo autore, il grande poeta armeno Daniel Varujan, nell’altra tasca
teneva l’Iliade, la sua ispirazione. Si perse per anni, dopo che lo
scrittore venne arrestato la notte
del 24 aprile 1915 quando l’orrore turco iniziò, colpevole come gli
altri intellettuali, di essere la voce
del suo popolo, quello sbagliato.
Grazie all’incredibile tenacia di alcuni amici, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, Il canto del
pane viene trovato tra gli enormi quantitativi di beni sequestrati
alla minoranza.
Pubblicato a Costantinopoli nel
1921, diviene il simbolo della vita,
le parole di una generazione
spezzata. Sono versi intensi che
dicono del legame forte dell’uomo con la terra, celebrano il pane
che è nutrimento e speranza, e
vengono da una voce uccisa nei
deserti dell’Anatolia.
La raccolta di poesie del poeta armeno Varujan, nell’edizione curata
dalla scrittrice Antonia Arslan.
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CREDITO & IMPRESA
22
P antheon
Il business del vino: così
Verona si prepara per Expo
di Camilla Pisani
C
Visitatori, operatori di settore e turisti: tutti i numeri del “business del vino” registrati durante l’ultima edizione della rassegna
veronese, banco di prova per il prossimo Expo.
alato il sipario su uno
degli eventi più distintivi della città, il Salone
Internazionale del Vino
e dei Distillati, Veronafiere tira le
somme dell’ultima edizione, andata in scena dal 22 al 25 marzo.
Qual è stato il beneficio, in termini
economici, che Verona, città indissolubilmente legata alla cultura
enologica, ha tratto dai quattro
giorni di Vinitaly? E quanti ancora
potrà trarne in vista dell’appuntamento con Expo, dove Comune e Fiera si presenteranno nel
prestigioso ruolo di ambasciatori
del vino italiano davanti al mondo
intero, con un padiglione interamente dedicato, A Taste of Italy?
Lo abbiamo chiesto a Giovanni
Mantovani, Direttore Generale
dell’ente fieristico, con cui abbiamo approfondito i vari aspetti di
una rassegna sempre più proiettata verso il business. Per ciò
che riguarda i visitatori, il Salone
del Vino ha chiuso con un totale
di 150mila presenze provenienti
da 140 paesi stranieri, ma sono
ottimi anche i bilanci dei due Padiglioni correlati: Sol&Agrifood,
Salone dedicato all’Olio extravergine di oliva ed altre eccellenze del comparto agroalimentare
italiano, che ha raggiunto 65mila
visitatori da 80 paesi, ed Enolitech, il Salone Internazionale
delle Tecniche per la Viticoltura e
l’Enologia, che ha contato 42mila
presenze, di cui il 20% esteri, da
68 Paesi. Ma per Vinitaly hanno
brindato anche gli albergatori.
Complici gli eventi collaterali che
hanno animato il centro storico
della città, da Vinitaly and The
City e Operawine, secondo i dati
raccolti dall’Osservatorio Trivago,
la quota degli hotel al completo
tra sabato 21 marzo e mercoledì
25 ha raggiunto il 92 per cento.
La società ha rilevato che per
prenotazioni last-minute sono
stati spesi in media 235 euro a
notte, con un incremento del 98
% rispetto alla media dell’intero
mese di marzo. Numeri che potranno replicarsi nei sei mesi di
Expo, durante i quali è previsto
l’arrivo a Verona di almeno un milione e mezzo di turisti.
Giovanni Mantovani,
direttore generale di Veronafiere,
ci racconta i numeri di Vinitaly 2015
D
irettore, quali sono i numeri da ricordare in questa 49ma edizione di Vinitaly?
Quelli di quest’anno sono i numeri
che ci fanno guardare con ottimismo all’importante appuntamento delle prime 50 edizioni, che traguarderemo nel 2016. Tornando
al presente e alle cifre, l’edizione
appena conclusa ha registrato
oltre 4mila aziende espositrici su
100mila metri quadrati espositivi
e la visita di 150mila operatori, di
cui 55mila esteri. Il dato che più
ci ha colpito è stato l’aumento dei
paesi di provenienza dei buyer
stranieri, giunti da 140 nazioni, 20
in più rispetto al 2014. Un risultato che centra in pieno uno degli
obiettivi che ci eravamo prefissati
come Veronafiere, cioè accrescere il tasso di internazionalità della
manifestazione.
P antheon
23
CREDITO & IMPRESA
ProWein subito prima e Vinexpo
a distanza di poche settimane:
le fiere di Dusseldorf e Bordeaux
spaventano o la capitale del vino
è ancora Verona?
La capitale del vino italiano è
senza dubbio Verona. Solamente
a Vinitaly il buyer internazionale
può trovare rappresentata l’intera produzione vitivinicola made in
Italy, la più importante al mondo,
considerato che nel nostro Paese
ci sono oltre 540 vitigni, pari ad
un terzo di tutti quelli presenti sulla terra. Vinexpo e Prowein non
spaventano, ma rappresentano
importanti eventi fieristici b2b di
portata internazionale.
Quali sono i mercati esteri sui
quali il vino italiano ha ancora
ampi margini di crescita e come
Vinitaly si propone di supportare
l’internazionalizzazione dei produttori italiani?
Dai riscontri sulle provenienze dei buyer stranieri presenti
quest’anno abbiano notato più
Far East, con Thailandia, Vietnam, Singapore e Malesia. Crescono Messico e Africa, con new
entry interessanti come Camerun
e Mozambico. I grandi mercati di Usa e Canada da soli hanno
rappresentato il 20% degli oltre
55mila visitatori stranieri, mentre l’area di lingua tedesca, con
Germania, Svizzera e Austria, si è
confermata la più importante con
il 25% delle presenze.
Vino e marketing: quali sono le
maggiori leve che servono ai nostri produttori per creare valore
intorno a questo prodotto?
La qualità del prodotto è sempre
imprescindibile. A fare la differenza è il modo di comunicarla e
il valore aggiunto che si riesce a
conferirle. Il marketing 2.0 deve
poter raggiungere pubblici di riferimento sempre più parcellizzati,
personalizzando il messaggio e
intessendo un dialogo continuo
con stakeholder e social influencer. Una leva importante nella
commercializzazione è anche la
patente bio di un vino: pur restando una nicchia, nel 2014 i consumi
di vino bio sono cresciuti dell’11,4%
e già da alcune edizioni a Vinitaly
è presente il salone dedicato di
VinitalyBio
LA FIERA DEI MAKERS
23 / 24 MAGGIO
ARSENALE DI VERONA
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PERSONAGGIO Intervista a Gianni Gobbi di Straverona
24
P antheon
Straverona 2015 ,
di corsa verso l’Expo
Torna l’annuale appuntamento con una delle più amate manifestazioni sul suolo scaligero.
Abbiamo chiesto a Gianni Gobbi, Presidente di Straverona, di raccontarci in anteprima tutte
le novità dell’edizione targata 2015.
di Alessio Faccincani
I
l 17 Maggio scatterà la 33^ edizione di Straverona. La città sta
già attendendo, con la consueta impazienza, l’appuntamento
che da molti anni ormai riunisce
famiglie e gruppi di amici in una
domenica di sano podismo fra le
bellezze della nostra Verona. Anche quest’anno la portata principale avrà il tradizionale antipasto
dedicato ai più piccoli. Sabato 16
Maggio infatti si svolgerà la tappa
finale di “Straverona Junior”, contenitore ideato nel 2012 per avvicinare i bambini e i rispettivi genitori alla corsa non competitiva
e che si sviluppa durante l’anno
con vari appuntamenti, prima del
Gran Galà finale in Piazza Brà.
Abbiamo sentito Gianni Gobbi, presidente dell’Associazione
Straverona, che descrive così l’evento ormai imminente: “Straverona sarà ancora una volta una
festa per l’intera città”.
E
aggiunge
come
anche
“quest’anno la macchina organizzativa sta già lavorando a pieno
regime. Il comitato direttivo, composto da 15 persone ed espres-
sione dell’Unione Marciatori Veronesi e della sezione locale FIASP,
sta curando dal termine della
scorsa Straverona ogni fase di
questa edizione. La manifestazione si articolerà in tre diversi percorsi: 6, 10 e 20 Km”.
Presidente Gobbi, Straverona
negli anni è diventata un simbolo
per il nostro territorio…
Straverona non può essere paragonabile alle altre corse podistiche. La corsa ha ormai raggiunto
una popolarità diffusa. Il comitato
direttivo poi ha avviato nel tempo varie iniziative collaterali. Gli
esempi? La marcia del giocattolo
dell’ 8 Dicembre o la Straverona
Training, in collaborazione con la
facoltà scaligera di Scienze Motorie. Straverona così è entrata nella
vita della gente. Le 20000 presenze delle ultime edizioni ne sono
la più fedele delle testimonianze.
Quest’anno una novità sportiva
nel contenitore Straverona: la
CronoRun….
CronoRun sarà sempre una corsa non competitiva, ma con una
partenza dedicata e con un cro-
nometraggio in tempo reale. CronoRun quindi sarà perfetta per i
marciatori più allenati e desiderosi di conoscere le proprie prestazioni cronometriche. Straverona necessitava di questo lato
maggiormente agonistico. Può
essere una bella sorpresa.
Quest’anno Straverona ha deciso di collaborare con l’Associazione VeronaExpo, realtà che
raggruppa circa una quarantina
fra enti ed associazioni e che sta
coordinando, in vista dell’Expo,
le attività di promozione del nostro territorio a livello economico,
sociale e culturale….
Straverona è lieta di aver avviato questa collaborazione con
VeronaExpo. Abbiamo accettato
di associarci per offrire ai podisti
veronesi un’ulteriore opportunità. L’associazione VeronaExpo
infatti sta promuovendo degli
straordinari pacchetti per visitare
Expo 2015. Dal prossimo 1 Maggio, presso lo stand Straverona
di Piazza Brà, podisti e non potranno acquistare queste speciali
proposte iscrivendosi alla corsa.
P antheon
25
26
L
ui l’avete trovato. E che dire?
Siete solo a metà del lavoro.
Quel giorno il cuore batterà
forte, ma sarà bellissimo arrivare da lui, che nervoso vi attende, e dal suo sorriso. Prima però
vi aspettano qualche centinaio di
cosa da organizzare, cambiare,
scartare e, infine, scegliere.
Niente panico. Siamo qui apposta
per darvi un suggerimento, un filo
insomma da tenere in mano così da
non perdervi in questo labirinto di
taffetà, pizzi, confetti e fiori. Partiamo con uno sguardo alle tendenze
2015, in fatto di abiti e di location.
Dalle suggestive nozze all’aperto
in pieno stile boho-chic alle scelte
minimal dell’ industrialstyle, passando per il social wedding, il matrimonio vissuto sul web. Ma ci sono
anche le ultime dal mondo green
che suggeriscono cerimonie celebrate nella natura, con prodotti a
km zero, in mano solo fiori locali e
di stagione, addosso abiti vintage
riadattati in sartoria o addirittura
P antheon
frutto dell’ weeding sharing ( ovvero
la condivisione dell’abito nuziale tra
amiche e sorelle). Storcete il naso?
Per voi l’abito non si tocca, deve essere unico e “vostro”? D’altro canto
davanti alle nuove collezioni sposa di Alberta Ferretti o Alessandra
Rinaudo, che con i loro modelli romantici e delicati incarnano il sogno
della bambina che eravamo, come
darvi torto.
Oggi, l’avete capito, le proposte e
le opportunità sono infinite. Dalla
scelta dei confetti (una volta era
di un tipo solo, e quello era) al leggendario tableau de mariage, passando per la carta degli inviti, fino
al colore dei fiori sui tavoli . Quando
si parla di nozze, non ci sono scelte giuste o scelte sbagliate, ci sono
scelte vostre (e saranno quelle perfette). Se vi ricorderete chi siete
avrete un matrimonio dove trionfa l’amore e non tutto il contorno.
Perché, in fondo, la felicità è quella
persona lì, che vi aspetta all’altare,
e poco altro.
P antheon
27
Lei: Per tutte quelle che diranno sì quest’anno, prendete un post.it e annotatevi bene le
tendenze 2015. Tra onde di organza, nuvole di merletti, il romanticismo corre su di un filo. La
silhouette sirena si ripropone, e coniuga il nuovo spirito romantico con l’alta seduzione.
Abiti che si sgonfiano, dunque, e che puntano tutto sulla bellezza delle spalle. Il trend irrinunciabile di quest’anno sono le spalline con inserti in pizzo capaci di ritagliare fessure sulla
schiena o incantevoli scolli a barca.
Per una sposa green l’abito in seta grezza o in lino è un’alternativa straordinaria oltre che
estremamente moderna. Trovate modelli raffinati ed ecosostenibili per tutti i gusti, come quelli
della stilista francese Caroline Lindenlaub (aranel-creation.com).
Lui: Non c’è niente come un taglio classico. Vestito, giacca e gilet; il tre pezzi è intramontabile . Evitate dunque la stravaganza
per quel giorno, ma se non volete rinunciare
ad un tocco di personalità, approfittate del
dettaglio della boutonniere e invece del solito
fiore all’occhiello, scegliete qualcosa di personalizzato, che possa raccontare del vostro
carattere, magari creato dalle mani della vostra amata. La scelta green? Un abito che si
possa riutilizzare in altre occasioni.
Arredamento
chiavi in mano
Ecco qualche wedding blog
che vi può accompagnare passo passo
nel giorno più importante
della vostra vita.
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D
vigliosa approvazione del sole (se
si è fortunati) in un parco o in una
pineta vicino alla spiaggia, con il
rumore leggero delle onde unito
a quello delicato del vento, tra le
foglie.
Avete sempre sognato...
Una cena prelibata, con gli occhi
che si perdono su soffitti affrescati, un buffet di aperitivo in una
lussuosa terrazza, una zona dedicata all’irrinunciabile confettata,
dove assaggiare tutte le tipologie
di confetti in commercio, un intrattenimento musicale delicato e raffinato. Se nei vostri sogni le nozze,
le vostre, dovrebbero essere un
evento meraviglioso dove niente
è lasciato al caso, allora non c’è
niente di meglio che la location
da sogno per eccellenza: il castello. Ma un risultato “principesco” lo
potete ottenere anche in una delle tante e bellissime ville che fanno
del nostro il Bel Paese per eccellenza. Via libera a raso e organza,
a leggiadre composizioni floreali e
a numerose e ricercate portate.
Se il tempo è mite sfruttatelo per
organizzare un suggestivo aperitivo all’aperto, nel parco della vostra ambientazione da sogno.
E se il budget è quello che è.... tra
nozze low cost e 2.0
Non è detto che un matrimonio
debba per forza svuotare le tasche.
Un piccolo budget, alle volte, garantisce grandi risultati. Non ci
P antheon
29
credete? Eppure i matrimoni con
gli allestimenti DiY, l’abbreviazione inglese per il nostro “fai da te”,
sono già da qualche anno, di gran
moda (fare un giro su Pinterest
per credere). Se voi sposi saprete mettervi in gioco, poche risorse economiche da investire per il
grande evento si trasformeranno in uno stimolo continuo per la
vostra creatività magari, all’inizio
un po’ sopita. Decorazioni, allestimenti, bomboniere, tutti rigorosamente fai da te che racconteranno
con efficacia, a tutti gli ospiti, non
solo il vostro impegno, ma anche
la vostra personalità. Saranno sicuramente tutti sorridenti e soddisfatti, i vostri invitati, con stretto
in mano il sacchettino dei confetti
fatto da voi, o la marmellata che
avete preparato in lunghi e divertenti pomeriggi, e che ora è la vostra originalissima (e buonissima)
bomboniera.
Un alternativa, per sposarvi senza fare grosse rinunce ve la offre il web. Si chiama matrimonio con lo sponsor e da tre anni è una soluzione innovativa per
sposi parsimoniosi. L'unica cosa, si fa per dire, che dovete fare è aprire un
blog in cui raccontare i dettagli del vostro amore e di quello che vorreste fosse
il vostro matrimonio, fate un elenco dei prodotti che i vostri potenziali sponsor
(professionisti che hanno negozi e aziende) potrebbero fornirvi gratuitamente
o a prezzo scontato, in cambio della pubblicità che voi vi impegnerete a fare
sul blog, sulla vostra pagina fb e ovviamente tra i parenti. ( Mattia e Federica
ce l'hanno fatta, la loro storia la trovate su www.cisposiamoconlosponsor.it )
Matrimoni Convegni
Riunioni Soggiorni
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eve rappresentarvi. Questa è una dritta, forse l’unica, da tenere a mente
quando si tratta di scegliere la location del vostro ricevimento. Il luogo che ospiterà il
banchetto deve essere all’altezza
del vostro amore, ma soprattutto
deve somigliarvi, nei profili degli
archi come nel numero delle portate, nelle decorazioni come nei
colori dei tovaglioli. Che poi, diciamocelo, se c’è una cosa che gli
invitati rievocheranno negli anni,
sarà proprio la suggestione e l’incanto del luogo che ha ospitato la
magia della vostra unione. Da un
ricevimento di grande eleganza in
una villa o in un grand hotel, fino
al catering in un ambiente più rustico, da un banqueting originale
nel foyer di un teatro a un rinfresco minimal chic in un loft post industriale; le possibilità, cari sposi,
sono pressoché illimitate. E allora
come fare a scegliere? Ecco i nostri suggerimenti e le ultime tendenze da seguire, sì, ma anche da
reinterpretare secondo il vostro
gusto e la vostra personalità.
Un amore selvaggio
Stanno spopolando tra le celebrità, e sono ormai il trend indiscusso del 2015/ 2016 le delicate
e particolari atmosfere dello stile
boho-chic. Un mix di elementi hippy accompagnati da dettagli gitani, un’allure tutta bohèmienne che
avvolge gli spazi, con scelte che si
mantengono raffinate ed ecosostenibili. Siete una coppia di spiriti
liberi, creativi e irriverenti? Sognate un matrimonio dallo stile ricercato ma vagamente informale,
dove la natura con le sue suggestive scenografie faccia da padrona? Allora siete quelli giusti.
Le regole sono semplici. Ambientatelo in una villa antica, con gli interni bianchi e con le volte a crociera o a botte, dove la modernità
si lasci sopraffare, per qualche ora,
dal sapore delle cose di una volta.
Un casolare di campagna con una
stalla (ristrutturata!) può essere
l’alternativa perfetta se l’atmosfera che cercate è un po’ più “selvaggia”.Gli oggetti d’epoca, dalle valige del nonno alle cornici di svariate
misure, devono essere disseminate un po’ dappertutto; saranno dei
veri e propri complementi d’arredo
che daranno carattere alla vostra,
indimenticabile location. Niente
come le nozze all’insegna dello stile
bohèmienne, si prestano ad essere vissute all’aperto, con la mera-
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É
il vostro giorno più bello e le foto
saranno lì, a ricordarvelo sempre, per tutti i giorni che verranno. Per evitare di incorrere nel
rischioso risultato di un album che non
vi piace e non vi rappresenta la soluzione migliore è certamente affidarsi a un
professionista. Ma se preferite comunque farvi aiutare da un amico amante
della macchina fotografica, non tralasciate di ricordargli alcune regole fondamentali. Per prima cosa, il vostro
fotografo amatoriale dovrà muoversi
moltissimo e di continuo, perdersi tra gli
invitati ed essere il flusso di quello che
succede, lasciarsi coinvolgere dalla festa. E come seconda cosa, dovrà scattare in continuazione, collezionare un
milione di foto, per riuscire a trovare, infine, la foto perfetta, quella che incorniciata, guarderete sempre, sorridendo.
Dimenticatevi le foto di gruppo noiose, tutti appiccicati per farci stare pure
la zia e il cugino di secondo grado, le
pose scontate dove tutti sembrano un
po’ assopiti. La rivoluzione che mette-
rà sottosopra il vostro album si chiama Photo booth e viene dall’America.
Booth, in inglese vuol dire cabina ed
effettivamente l’unica cosa che vi serve per realizzare un album spiritoso
e ironico è una speciale cabina per
fototessere rivisitata che, personalizzata a dovere, farà da scenografia
alle pose più esilaranti dei vostri ospiti. Per rendere il momento delle foto
ancora più spassoso non dimenticatevi di arricchire il vostro corner con
buffi cappelli, baffi, maschere e tutto
ciò che vorrete vedere indossato dai
vostri invitati.
L’ideale sarebbe rivolgersi ad un professionista che nel momento della
festa, dedicato appunto al Photo booth, si occupi di trattenere i ritratti e
di creare shooting originali, ma si può
chiedere anche a qualche amico particolarmente talentuoso di occuparsi
della postazione.
Volete rendere le vostre nozze un vero
evento social? Ricordatevi di creare
un hasthag per il vostro matrimonio,
in questo modo i vostri ospiti
potranno condividere le loro
foto online e voi avrete un
inedito, divertente e ricchissimo album 2.0.
P antheon
P antheon
31
Se siete sopravvissute alle infinite prove
dell’abito e ai terribili dubbi dopo averlo scelto siete pronte per concentrarvi su
quello che dal giorno del vostro sì, in poi,
porterete al dito per sempre.
Come tanti e diversi sono gli amori, così
innumerevoli e svariate sono le tipologie di
fedi che sapranno raccontarlo. Accanto al
fascino senza tempo del modello classico
in oro giallo e in oro bianco, ultimamente il
trend suggerisce il platino e il bicolor. Ma
ora veniamo alle forme. La classica fede
è tonda e smussata, segue la francesina
che è leggermente bombata e più sottile,
la mantovana è invece alta e piatta e in
genere ha un peso maggiore. Il consiglio è
di provvedere all’acquisto almeno 3 mesi
prima. In modo da avere tutto il tempo per
apportare modifiche e eventuali incisioni.
Quel giorno se qualcuno deve
brillare, quelle dovete essere
voi. I dettagli sono fatti per colpire, non per imporsi. È meglio
quindi che vi concentriate sulla
scelta di un pezzo unico. Ma se
per voi la parure è qualcosa di
irrinunciabile, meglio puntare
su orecchini e bracciale, evitando l’accoppiata coordinata di
orecchini con collana, eccessiva a livello visivo.
Il gioiello ideale? Le perle. Molto
chic e ricercate si accompagnano a qualsiasi tipologia di abito,
visto che sono, come narra la
tradizione araba, gocce di luna
cadute nel mare proprio per
adornare la bellezza femminile
Il tra guard o più r o man ti c o, più
e moz i onan te d i u na s tor ia d ’ Amore
è il ma tr i moni o.La fede, l ' anello
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32
P antheon
P antheon
33
gia, scienza che studia la fisiologia, la patologia
e le funzioni della mandibola, e ora sto frequentando un master di primo livello in Implantologia avanzata per perfezionare sempre di più le
competenze messe a disposizione dei pazienti».
Uno staff di professionisti. Come Lorenzo De
Medici, che nel 15esimo secolo accoglieva nel
suo salotto, “La Fucina”, medici, scienziati e letterati, anche il dott. Zambelli ospita nel suo Centro numerosi professionisti e colleghi medici specializzati in diverse discipline. «Il Centro Dentale
La Fucina ha la caratteristica unica di essere un
polo di eccellenza in cui il paziente può trovare
tutte le risposte che cerca, in ambito odontoiatrico e non solo, senza dover spostarsi in diverse sedi. Assieme a me collaborano specialisti di
Centro Dentale
La Fucina
Ascolto del paz iente e
benessere della persona
«M
i definisco un sentimentale della professione. Ascolto attentamente il paziente, per un’ora, anche un’ora e
mezza o più al primo incontro. Instauro con lui un dialogo per spiegargli quali sono le
cause del suo problema e le cure terapeutiche
che andremo, eventualmente, ad effettuare nel
nostro Centro. Il nostro paziente sa che grazie a
un percorso riabilitativo mirato, trasversale e studiato ad hoc per lui può tornare a godere di un
benessere diffuso e generale che parte proprio
dalla bocca. Sono estremamente convinto che
la salute sia una cosa troppo seria per essere presa con leggerezza o lasciata in balia delle semplici leggi del mercato».
È con queste parole che si presenta il dott. Enzo
Zambelli, medico odontoiatra, proprietario e direttore sanitario del Centro Dentale La Fucina di
Montorio. Una passione infinita per il suo lavoro
e una laurea in odontoiatria, ottenuta nel 2010,
dopo anni di attività come odontotecnico e
come titolare di una struttura medico-sanitaria
che si è avvalsa, e si avvale tutt’ora, delle collaborazioni di alcuni tra i più importanti medici e
specialisti del panorama nazionale e che riceve
pazienti da ogni parte d’Italia.
«Il Centro Dentale La Fucina nasce a Montorio,
paese in cui sono nato e cresciuto, nel 2004. Da
odontotecnico e poi medico ho sempre seguito
seminari, corsi e conferenze in Italia e all’estero,
partecipandovi spesso in qualità di relatore. Ho
coltivato parallelamente il mio interesse verso
l’osteopatia che mi ha portato a concepire la
professione odontoiatrica come una disciplina
terapeutica e riabilitativa a 360 gradi, che restituisce benessere a tutto il corpo, partendo proprio dalla cura del cavo orale. Dopo la laurea ho
ottenuto un master di secondo livello in Gnatolo-
Sala d’attesa
prim’ordine in maxillofacciale, edodonzisti (per
terapie canalari e devitalizzazioni, ndr), ortodontisti, pedodonzisti (per i bambini), logopedisti e
medici chirurghi osteopati, quest’ultimi in grado
di fornire diagnosi scritte anche solo dopo una
visita osteopatica».
Il polo unico. Caratteristica pregnante del
Centro Dentale La Fucina, come dicevamo, è
quella di riunire in uno stesso luogo fisico, con tre
unità operative, non solo uno staff di professionisti e collaboratori altamente qualificato, ma
una serie di strumenti tecnologici importanti che
vanno a supporto dell’attività diagnostica e riabilitativa. Alla Fucina, ad esempio, è presente
un nuovo macchinario per la ortopantomografia
(meglio conosciuta come “panoramica”), per la
Lavorazioni in laboratorio
Combine (Tac) e per la teleradiografia per ortodonzia. «Oltre a questo, nel nostro Centro effettuiamo esami di elettromiografia (valutazione
della dinamica masticatoria e della attività di
superficie muscolare) e di kinesiografia, ovvero
l'analisi computerizzata dei movimenti mandibolari volontari e la registrazione dell'occlusione
fisiologica».
Il laboratorio. Oltre ai più avanzati strumenti
tecnologici, il Centro dispone di un laboratorio
odontotecnico interno, ambiente in cui il dott.
Zambelli ha iniziato la sua attività professionale
Ortopantomografo - teleradiografo - combine
e in cui ha maturato un’ottima esperienza. «In
questo spazio vengono costruite le protesi e modificate all’istante affinché il paziente non si debba mai allontanarne dal luogo in cui lo stiamo
curando. Alcune lavorazioni, ad esempio, sulle
chiusure marginali delle corone, vengono controllate fino a 50 ingrandimenti sotto il microscopio e ogni manufatto, viene lavorato per ottenere il massimo risultato che soddisfi il paziente dal
punto di vista della sua salute e del suo benessere generale e sotto lo stretto controllo del dott.
Enzo Zambelli».
Centro Dentale La Fucina - V ia O li ve' 32 /H , Verona
Telefono: 045 558677 - [email protected]
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Fiordiloto
di Grezzana
Via Roma, 46/A, 37023
Tel. 045 907811
P antheon
Fiordiloto di Bosco
Chiesanuova
Via Cristo, 13, 37021
Tel. 045 6780880
www.fiordiloto.com - [email protected]
Ma il bouquet.... perché?
È un’antica tradizione araba
quella di agghindare il capo della giovane promessa con i candidi
fiori d’arancio,che per il loro candore marcavano simbolicamente
la purezza della fanciulla.
Benché venga scelto dalla sposa,
tradizionalmente è lo sposo a provvedere all’acquisto del bouquet per
la futura moglie, proprio come ultimo omaggio da fidanzato.
Ogni fiore ha il suo significato. La
composizione floreale è quindi un
ottimo modo per lanciare messaggi criptati al proprio amore,
creando un piccolo spazio d’intimità nonostante gli occhi di un
centinaio di invitati.
E il lancio del bouquet?
Le origini di questa originale pratica sono piuttosto oscure, e non si
riesce a dire con certezza i motivi
che stanno dietro alla credenza
che vede prossime le nozze della
fortunata che riesce ad afferrare
il tanto desiderato mazzo. Oggi
molte spose, per evitare che le
agguerrite nubili si lancino in spintoni, preferiscono scegliere prima
chi sarà la fortunata e sfuggire
così ad eventuali e poco eleganti
contese.
Una cosa vecchia, una nuova,
qualcosa di prestato, di blu e una
cosa regalata...
È una tradizione inglese quella che
vuole che la futura sposa indossi
un oggetto nuovo e uno vecchio
come simbolo del passaggio dalla
fanciullezza alla nuova condizione
di moglie. L’idea di nascondere tra
i capelli un fermaglio prestato dalla zia o dalla nonna si riferisce invece al desiderio di rendere parte
della cerimonia la persona a cui
appartiene. Deriva invece da un’usanza ebraica l’uso di aggiungere
qualcosa di colore blu al look della
sposa. Secondo questa tradizione il nastro ceruleo che ornava le
spose sanciva la loro purezza e la
loro fedeltà. Per quanto riguarda
l’ oggetto regalato deriva dall’uso
britannico di inserire una moneta da sei pence nella scarpa della
sposa come augurio di ricchezza e
prosperità economica per la nuova coppia.
Lo sapevi che...
Il giorno prima delle nozze gli sposi non dovrebbero né vedersi né
parlarsi; e questo lo sanno tutti.
Ma forse meno conosciuto è un
altro aspetto della tradizione. Lo
sposo, una volta uscito di casa,
deve infatti recarsi direttamente in chiesa e, secondo l’uso, per
nessun motivo può tornare sui
suoi passi. Per evitare che, pre-
so da un’improvvisa follia, “sbagli
strada” viene seguito da un amico o dal testimone che, nel caso
di eventuali dimenticanze tornerà
indietro al suo posto.
Perché ti devo prendere in braccio?
Se lo sarà chiesto, il vostro lui,
soprattutto dopo una giornata
faticosa e tesa come quella del
matrimonio. Ma è davvero fondamentale sorreggere il dolce peso
della propria metà per il primo
ingresso nella nuova casa? La risposta è assolutamente sì! L’usanza di prendere tra le braccia
la sposa per compiere la prima
ufficiale entrata nel nido d’amore,
trova le sue origini già nell’antica
Roma. Se per caso la sposa, per
l’emozione, fosse inciampata durante il primo ingresso, era segno
chiaro di un cattivo presagio, e voleva dire che le divinità della casa
non erano per nulla bendisposte
nell’accogliere la fresca sposa. Da
qui la tradizione, pratica oltre che
romantica, di accompagnare in
braccio la moglie nella nuova casa
e nella nuova vita.
Sposa bagnata, davvero più fortunata?
È il vostro giorno. E piove. Un comitato di parenti cerca di consolarvi con incessanti: “Sposa bagnata, sposa fortunata”, ma voi
non ci credete, e non riuscite a
smettere di maledire quei nuvoloni. Ebbene, quello che sembra solo
un proverbio nato da madri e zie
premurose per rincuorare sposine
affrante, nasce invece da un mondo più lontano. Ed è quello della
vita contadina, scandita dai ritmi
della terra e dalle stagioni. Come
la pioggia, in un simile contesto,
garantiva l’abbondanza di raccolti
così, si pensava che assicurasse
alla sposa un altro tipo di “abbondanza”.
“L
e persone non fanno i viaggi, sono i viaggi
che fanno le persone” , diceva Steinbeck
e l’agenzia viaggi FIORDILOTO di Grezzana
crea possibilità di questo tipo, ogni giorno,
da quasi vent’anni. Nata nel 1996, ama definirsi
la “memoria storica” della Valpantena, perché,
semplicemente, lo è davvero. Con servizi che
spaziano dalla biglietteria all’offerta di pacchetti
turistici, tour organizzati o studiati ad hoc sempre in collaborazione con i migliori tour operator,
FIORDILOTO è il vero punto di riferimento a cui
affidarsi per raggiungere mete vicine o lontane. La professionalità delle operatrici coniugata all’attenzione nella cura di ogni dettaglio del
viaggio, la disponibilità sempre accompagnata
dalla cortesia nel rispondere a tutte le domande.
Questi gli elementi cardine della filosofia dell’agenzia di Grezzana. Nel 2014 tutto cambia, ma
in meglio, ovviamente. Lasciata la storica sede
di via Roma con il suo piccolo ingresso a volto,
FIORDILOTO si trasferisce a pochi metri di di-
stanza, al civico 46/A , in uno spazio nuovo,
più ampio e luminoso. Cambiano gli uffici ma
invariata rimane la passione per un lavoro meraviglioso che è quello di far sognare le persone. La creatività nel proporre mete e soluzioni
originali secondo le esigenze del cliente cresce
con “TRAVELS&EVENTS”, la nuova veste che fa
dell’agenzia una risorsa non solo nell’organizzazione di viaggi e soggiorni ma anche per la pianificazione di proposte destinate al business. Dal
desiderio di essere più presente in tutta la vallata
nasce l’idea di aprire una sede anche in Lessinia.
Così nel 2015 FIORDILOTO raddoppia perchè acquisisce un’altra consolidata realtà della vallata.
LA LESSINIA NEL MONDO di Bosco Chiesanuova
che entra nel gruppo come Filiale di Fiordiloto
Per i clienti sarà dunque possibile interfacciarsi
con entrambe le realtà, e qualora avessero la
necessità di terminare una pratica o di ricevere
della documentazione, lo potranno fare comodamente in una sede piuttosto che nell’altra.
Se le tue nozze si avvicinano,
non perderti l’aperitivo
per novelli sposi,
organizzato da FIORDILOTO
Sabato 23 maggio,
dalle ore 11,
presso Borgo 27
Via Borgo 27 37023
Grezzana - Verona
É gradita gentile confer ma telefonica o via email
entro il 20 maggio.
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P antheon
AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
Possiamo fidarci
della frutta italiana
di Matteo Bellamoli
I
Dopo le recenti inchieste sul settore diffuse da alcune emittenti
televisive che hanno scatenato il dibattito online, abbiamo intervistato Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto e
da anni nel settore, per capire come viene garantita qualità e
sicurezza al consumatore.
Stefano Pezzo
presidente di Fruitimprese Veneto
n questo ultimo mese, su più
emittenti televisive, sono stati proposti dei servizi che hanno
puntato il dito contro l’effettiva
sicurezza alimentare e la tutela
del consumatore di frutta. Da un
lato si è parlato della facilità con
cui i venditori al dettaglio possono
commerciare merce biologica che
tale non è, dall’altro si è invece focalizzata l’attenzione su alcuni prodotti chimici utilizzati da antiparassitari che sembrerebbero essere
presenti sulla buccia della maggior
parte dei frutti comuni (mele, pere,
pesche, agrumi…).
Si tratta chiaramente di questioni
che toccano da vicino un grande
numero di consumatori, alla luce
anche della sempre maggiore sensibilità verso alimentazioni vegetariane e vegane. Se la frutta, dal
punto di vista della domanda, sta
crescendo rispetto agli anni scorsi, è legittimo chiedersi se la qualità del prodotto può essere in ogni
caso tutelata. Per capire come funzioni il settore e fare chiarezza su
questi argomenti, abbiamo intervistato Stefano Pezzo, da anni nel
settore ortofrutticolo e oggi presidente di Fruitimprese Veneto.
Dott. Pezzo, in questo ultimo periodo
anche il settore ortofrutticolo è stato criticato per un utilizzo di prodotti
nocivi per la salute durante la coltivazione. Quali normative esistono in
Veneto per garantire la sicurezza a
partire dalla coltivazione?
Il Veneto, al pari di tutte le altre
regioni Italiane, si deve adeguare alla normativa comunitaria che
è molto stringente su materie che
riguardano la salute dei consumatori. Purtroppo il settore è un
bersaglio facile per reportage che
mirano solo a creare scandalo. Le
notizie ufficiali, diramate dall’Efsa
(Autorità Europea per la Sicurezza
Alimentare, ndr) e che riguardano
il monitoraggio dei residui di fitofarmaci realizzato annualmente
dall’Unione Europea, offrono un
quadro diverso e molto lusinghiero. All’interno dell’Unione Europea il
97,1% dei campioni analizzati hanno
dei residui nei limiti consentiti ed il
54,6% è esente da residui. In Italia
la situazione è ancora migliore: il
99,6% dei campioni è nei limiti ed
il 61,8% è esente da residui (e non
stiamo parlando di biologico).
Che ruolo ha Fruitimprese Veneto
dal punto di vista della sicurezza e
della qualità?
I soci di Fruitimprese, sia veneti che
di altre regioni, sono aggiornati in
tempo reale sulle nuove normative
sanitarie e fitosanitarie e ritengono
che il rispetto della qualità e della
salubrità dei prodotti sia una componente fondamentale per poter
svolgere la loro attività nel miglior
modo possibile.
Nel momento in cui i prodotti sono
raccolti per essere immessi sul
mercato, quali sono i passaggi o i
controlli cui devono sottostare?
Anche in Italia il canale di vendita
più importante è diventato quello della grande distribuzione che,
spesso, sul fronte dei residui adotta dei disciplinari molto severi e più
stringenti rispetto alle normative
vigenti. La stragrande maggioranza degli operatori aderenti a Fruitimprese è dotata di laboratori di
analisi interni o stipula convenzioni
con laboratori riconosciuti ed accreditati per effettuare analisi preventive sui prodotti da immettere
sul mercato.
Parliamo di biologico. In che percentuale i produttori veneti coltivano biologico e anche in questo
caso quali tutele sono offerte al
consumatore?
La percentuale di prodotto biologico è ancora molto esigua, anche
se l’Italia si pone tra i maggiori produttori di questo tipo di produzioni.
Le tutele sul biologico dovrebbero
essere massime e, se raffrontiamo
i dati con il monitoraggio del prodotto convenzionale, si può dire che
i rischi siano pari a zero.
P antheon
37
AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
Un consiglio pratico: meglio sbucciare la frutta prima di mangiarla
o possiamo fidarci a consumarla
integralmente?
Il consiglio che ci viene offerto da
luminari e scienziati è quello di
mangiare la frutta con la buccia
dopo averla lavata per non perdere l’apporto di fibre contenute
nella buccia.
Un’ultima domanda. Con questa attenzione verso il biologico, il
mercato dell’ortofrutticolo gode
di una buona salute. Ci sono rischi
che l’innalzamento della domanda
abbassi la qualità dei prodotti o
che, tramite importazione, si perda
l’identità territoriale dei prodotti?
Gli operatori italiani rivolgono
la massima attenzione a questi
aspetti senza disdegnare il prodotto di importazione che in molti
casi è utile per ampliare la gamma
dell’offerta o per garantire forniture dodici mesi l’anno.
Fruitimprese Veneto
Costituita nel 1935, dal 1949 ha assunto la forma di Associazione con il nome
di ANEIOA. Alla vigilia del 60° anniversario di attività ricopre ancora un ruolo
fondamentale ed insostituibile per favorire lo sviluppo delle imprese impegnate nell’attività di export-import in un
settore che nel tempo ha contribuito in
maniera rilevante all’affermazione del
“Made in Italy” nel mondo. Dal dicembre
2008 prende il nome di FRUITIMPRESE. Le aziende associate a Fruitimprese Veneto producono , confezionano e
distribuiscono in Italia e all’Estero i prodotti principali che si trovano in Veneto
( in ordine di diffusione) : Mele, Patate,
Radicchio, Pere, Kiwi, Pesche e Nettarine, Fragole, Pomodori, Meloni, Cipolle,
Zucchine, Lattughe, Peperoni, Ciliegie,
Carote, Cetrioli, Melanzane, Cavoli, Aglio
e altri articoli. Inoltre fanno parte di Fruitimprese Veneto anche altri operatori
della filiera ortofrutticola come Importatori di frutta e verdura proveniente da
tutto il Mondo, agenzie di intermediazione, fornitori diversi alla produzione,
allo stoccaggio e al confezionamento.
38
P antheon
Falzi Autotrasporti
Falzi Commerciale
Due aziende veronesi, e un polo
unico, al servizio dell’ambiente
Zeno, Giuseppe e Michele Falzi
I
n Italia e in Europa sono quattro le parole d’ordine, diventate leggi da anni, che regolano la
corretta gestione dei rifiuti urbani e industriali.
Iniziano tutte con la lettera “R”: ridurre, riutilizzare, riciclare la materia e recuperare energia. A
Verona, ad occuparsi da quasi quarant’anni di
questi aspetti, con dedizione e professionalità, è
la famiglia Falzi. È il 1976 quando Giuseppe Falzi,
originario di Grezzana, avvia un’attività in proprio
nel settore del commercio dei rottami e dei prodotti ortofrutticoli.
A segnare una prima svolta professionale, che
determinerà lo sviluppo degli anni avvenire
dell’azienda e ne connoterà la natura imprenditoriale, avviene in concomitanza con la parallela espansione in Valpantena del polo produttivo
marmifero. La Falzi Giuseppe, infatti, si struttura
specializzandosi nel servizio di raccolta, trasporto
e smaltimento dei rifiuti provenienti dalla lavorazione lapidea: fanghi di marmo e granito e nel
trasporto, recupero e/o riciclaggio di rifiuti speciali non pericolosi (ferro, imballaggi misti, plastica, polistirolo, nailon, gomma, vetroresina, legno,
carta, ecc.), destinati a discarica, cernita o recupero.
Nel corso degli anni la ditta individuale ottiene
presso l’Albo Gestori Rifiuti tutte le autorizzazioni al trasporto e all’intermediazione di rifiuti pericolosi e non. Si arriva al 2013 quando i figli di
Giuseppe, Michele e Zeno, subentrano al padre
trasformando la ditta individuale in Falzi Autotrasporti Srl.
A questa nuova realtà, nata appunto nel 2013, si
affianca già da dodici anni la Falzi Commerciale
Srl. Fondata nel 2001, questa seconda azienda di
famiglia si specializza, in particolare, nel recupero
di rottami ferrosi e metalli, i quali, una volta selezionati e cerniti vengono avviati al recupero. Altra attività della ditta è l’effettuazione di demolizioni industriali di qualsiasi grandezza con mezzi
idonei e personale specializzato.
Il connubio e la coesistenza di queste due aziende parallele permette oggi a Zeno e Michele,
con la supervisione attenta del papà, di gestire
il tema rifiuti a 360 gradi andando incontro alle
esigenze, anche quelle più particolari, sia delle
aziende che del privato.
Falzi Autotrasporti. Tra i molteplici servizi che
l’azienda eroga con rapidità, esperienza e professionalità, si può annoverare il trasporto di rifiuti
pericolosi e non pericolosi di provenienza industriale e urbana. Questo avviene per mezzo del
noleggio, della consegna e del recupero in loco
di cassoni e navette di varie dimensioni, dai 5 ai
32 mc (sono oltre 200 quelli di proprietà, ndr). Ma,
oltre ai cassoni la Falzi Autotrasporti fornisce alle
imprese imballaggi speciali (fusti, big bag, cisternette...) per lo stoccaggio dei rifiuti. Entrambe
le soluzioni prevedono il carico con automezzi
scarrabili dotati, in taluni casi, di attrezzatura gru
ragno. Uno dei veri punti di forza dell’azienda è
la consulenza che è in grado di offrire sia a livello
burocratico, con la corretta gestione del registro
di carico/scarico rifiuti e compilazione M.U.D., sia
a livello di ottimizzazione dei servizi di smaltimento, recupero e trasporto e sicurezza dei rifiuti, preceduti da un’approfondita analisi e valutazione
del contesto aziendale in cui vengono prodotti.
Falzi Commerciale. Dal commercio alla selezione, passando dalla cernita di rottami ferrosi e
metalli, quali rame, cavi di rame, ottone, bronzo, piombo, alluminio per citarne alcuni, la Falzi
P antheon
39
Commerciale si occupa fin dalle origini, nel 2001,
della demolizione e dello smantellamento di edifici e macchinari industriali di qualsiasi grandezza
o entità. I metalli recuperati, come dicevamo,
dopo un’accurata cernita vengono avviati al
recupero definitivo, ma l’attività aziendale non si
ferma qui. L’azienda offre servizi di recupero di
rifiuti industriali e urbani non pericolosi (carta, legno, ramaglie, polistirolo, imballaggi misti, vetro,
materiali edili...), di rifiuti plastici di qualsiasi tipologia, sia (ed è questo un altro valore aggiunto)
di rifiuti speciali pericolosi.
Polo Unico IN VALPANTENA. Una data importante per la Falzi Commerciale e la Falzi Autotrasporti è quella del 1 marzo 2015. Da quel giorno,
infatti, le due aziende sono state autorizzate ad
esercitare le attività di recupero, di selezione e
di cernita di qualsiasi tipologia di rifiuto industriale e urbano. Questo passaggio è fondamentale
perché, se fino a quella data venivano gestiti internamente solo rifiuti di rottame di ferro e metalli,
oggi viene concesso alle due aziende di gestire
all’interno di un polo unico di oltre 4mila metri
quadrati tutto il ciclo di vita dei rifiuti derivanti dal
conferimento di terzi in azienda o dal ritiro con
mezzi autorizzati presso le altre aziende, per poi
effettuare un’accurata cernita al fine di avviare
al recupero più rifiuti possibili. Ad oggi i dati dicono che grazie a questo tipo di azioni, in media
si ottiene un recupero dei rifiuti che arriva fino al
60%.
Per citare un semplice esempio che fa capire
l’importanza di questo passaggio fondamentale,
è sufficiente pensare alle tante imprese edili o ai
privati che devono smaltire manufatti in cemento o cartongesso a seguito di una demolizione.
Per entrambi, gli accessi ai centri di raccolta comunali non sono consentiti, mentre nella sede diGrezzana delle aziende Falzi questo è possibile.
Via Carrara,10
GREZZANA (Verona)
Tel. 045907143 - Fax 0458669560
[email protected] - www.falzi.it
RIVOLUZIONE IN EDILIZIA. La nascita del polo unico in Valpantena per la gestione dei rifiuti va a
risolvere una questione annosa piuttosto importante che riguarda in particolare le numerose
imprese edili del territorio. «Confrontandoci con
gli artigiani locali sul tema rifiuti, emergeva quotidianamente un profondo disagio da parte loro
sul fatto che, alla fine della giornata lavorativa
in un cantiere, si andava incontro alla difficoltà
di smaltire i tre rifiuti che si producono in questo
settore (materiale edile, rifiuti misti e rottami ferrosi)» spiega Zeno Falzi, amministratore delegato
dell’azienda «Si tratta infatti di rifiuti speciali che
in area ecologica non è possibile portare, e che
vanno destinati a impianti autorizzati per tipologia singola. Quindi, dopo dieci, dodici ore di lavoro, un artigiano è costretto ad andare in due
o tre centri diversi per poter svuotare il proprio
carico. Proprio per andare incontro a questa esigenza è nata l’idea del polo unico: con questo
servizio integrato diamo la possibilità di ottimizzare i tempi di rientro a casa, conferendo tutte le
tipologie di rifiuto presso la nostra sede.
AUTORIZZAZIONE AL CONFERIMENTO. Per poter
conferire i rifiuti presso il Centro di via Carrara 10,
come in tutti gli altri centri autorizzati, è necessario avere l’autorizzazione al trasporto di rifiuti in
conto proprio (Ai sensi del comma 8 dell’art. 212
del d.lgs. 152/2006 e dell’art.8 comma 1 lettera b
del DM 120/2014).
Per chi ancora non ne fosse in possesso, Falzi
Commerciale provvede alla produzione della
documentazione necessaria.
Orari di apertura:
dal lunedì al venerdì
dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.
Il sabato dalle 8 alle 12.
40
P antheon
SALUTE & BENESSERE
Mangiare sano? Aiuta a vivere meglio
L’obesità è un’epidemia silente, ma non è solo questione di chili. Il
segreto per una lunga vita in salute, dice l’esperienza dell’oncologo ed epidemiologo Franco Berrino che ha studiato la correlazione tra alimentazione e insorgenza dei tumori, ha come presupposto la semplicità. A partire dalla tavola...
Proff. Franco Berrino
di Marta Bicego
S
i mangiava meglio, e in
maniera più sana, quando
si stava peggio. E il prezzo
da pagare si conta in chili
che si accumulano sulla bilancia,
senza guardare in faccia a nessuno. I dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della Sanità per
la Giornata mondiale della salute
testimoniano una “epidemia silente globale” che nel Paese simbolo
della dieta mediterranea colpisce
oltre 4 milioni e 700 mila adulti.
Fenomeno in aumento nell’ultimo
quinquennio, tanto da contagiare
le giovani generazioni che crescono pure in termini di peso corporeo
al ritmo di abbondanti porzioni di
snack e patatine fritte innaffiate
da litri di bibite zuccherate.
«L’obesità giovanile? Non è più
tanto silente, nel senso che è oggettivamente visibile specie nel
Sud Italia» esordisce senza giri di
parole il professor Franco Berrino.
A Verona per l’evento “Chi mangia
sano va forte e va lontano”, orga-
nizzato dall’associazione Amici di
Verona nell’ambito di UniVeronaXExpo, ha voluto innanzitutto
incontrare i futuri chef dell’Istituto
alberghiero Angelo Berti di Chievo
per dispensare consigli e suggerimenti da mettere in pratica tra i
fornelli.
Oncologo alla guida del Dipartimento di Medicina preventiva e
predittiva dell’Istituto nazionale
dei tumori di Milano, Berrino ha
dedicato la vita all’epidemiologia
e allo studio dell’alimentazione,
ricercando le correlazioni tra ciò
che si mangia e l’insorgenza del
cancro. «Nell’ultimo mezzo secolo
le abitudini a tavola sono mutate»
fa notare. E ciò, dice, non ha portato con sé dei vantaggi. Anzi...
Il cibo, insomma, può nuocere alla
salute?
Oggi conosciamo molto bene
quali sono le cause alimentari
dell’obesità. La prima è l’eccesso di proteine nell’alimentazione,
la seconda è la raffinazione. I figli
crescono con bevande zuccherate,
farine raffinate, patatine, dolciumi
commerciali. L’alimentazione dovrebbe privilegiare invece il cibo
integrale: cereali, legumi, verdure
e frutta di stagione. Ciò non interessa l’industria....
Una cattiva nutrizione fa male.
Ma quale correlazione esiste con
il cancro?
L’obesità è associata al cancro e
le persone grasse si ammalano
di più. Una scorretta alimentazione favorisce il diabete e alti livelli
di glicemia nel sangue. Chi ha la
glicemia alta nel sangue, anche
all’interno dei cosiddetti valori normali, si ammala di più di cancro.
Per tenere bassa la glicemia bisogna evitare i cibi raffinati. La nostra
alimentazione è esageratamente
ricca di zuccheri e di latte. Inoltre,
mangiamo troppe proteine.
È necessaria, pertanto, una rivoluzione nelle abitudini a tavola?
Bisogna ritornare ai sapori semplici, quelli precedenti alla rivoluzione
P antheon
41
SALUTE & BENESSERE
industriale in campo alimentare.
Bisogna tornare al cibo, più che
delle nostre nonne, delle bisnonne. Bisogna ritornare in cucina. Le
persone dicono di non avere tempo di mettersi ai fornelli? Basta
che smettano di guardare i programmi di cuochi in televisione e
troveranno il tempo di cui hanno
bisogno per cucinare.
Mettersi ai fornelli sì, ma in modo
diverso e con una nuova mentalità?
Serve riscoprire la forma mentis
vecchia, con la ricchezza e la varietà che abbiamo a disposizione oggi. Una volta la gente aveva
un’alimentazione sana, ma troppo
povera e con una scarsa varietà.
Ora possiamo permetterci una
grande varietà di cibi. La biodiversità nel piatto è importante.
La prevenzione inizia a tavola. Ma
una giusta alimentazione può anche curare?
Con il cibo possiamo guarire il diabete e aiutare le terapie anticancro.
Possiamo guarire dalle malattie
autoimmuni come l’artrite reumatoide. Riusciamo a fare stare bene
le persone che soffrono terribilmente per coliti ulcerose o a causa
del morbo di Crohn. Possiamo aiutare chi soffre di emicrania. Possiamo, insomma, vivere meglio....
Veneto, isola felice?
Nel 2010 nel mondo, rivela l’Oms, a causa dell’obesità 3,4 milioni di
persone sono morte. Sono diminuiti (del 4%) gli anni di vita, per l’insorgenza di malattie cardiovascolari e respiratorie. Un numero che,
nella quotidianità, si traduce in costi relativi ad assistenza medica,
somministrazione di farmaci, ricoveri ospedalieri. La spesa sanitaria
sostenuta per curare un soggetto obeso è in media il 25% maggiore
rispetto a quella per un paziente normopeso.
Fortunatamente in Veneto, nel 2013, il 57% delle persone tra i 18 e
69 anni era normopeso; il 30% sovrappeso; il 10% obeso contro il 3%
sottopeso. Meno preoccupanti le statistiche che riguardano i bambini: il 75% era normopeso rispetto al 17% sovrappeso; il 5% è risultato
essere obeso e l’1% sottopeso.
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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT
42
P antheon
I “semi” di una nuova didattica
per una “buona” scuola
Sono una ventina le scuole del nostro territorio riunite nelle “Reti per le competenze – Istituti Comprensivi Verona e
provincia”, allo scopo di promuovere una nuova didattica a
misura di bambini e ragazzi.
di Francesca Mauli
Una nuova didattica nelle scuole,
più orientata alle competenze e al
raggiungimento di traguardi, che ai
“classici” programmi. A richiederla
non sono solo le nuove indicazioni
nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di
istruzione (che comprende scuole elementari e medie), uscite nel
2012 e fortemente volute dal Ministero dell’Istruzione, recettive delle
Raccomandazioni europee in tema
di competenze, ma gli stessi ragazzi, sempre più vicini alle nuove tecnologie e, di conseguenza, a nuovi
modi di apprendere. Anche la scuola veronese si sta muovendo verso
l’innovazione, e lo fa concretamente
attraverso la nascita di alcune reti
di scuole che lavorano insieme per
costruire i “semi” della scuola del futuro. «Siamo abituati a un modello
scolastico che non è più sufficiente»
spiega la dottoressa Laura Donà,
dirigente tecnico MIUR presso l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto. «I bambini di oggi sono diversi da
quelli del passato, hanno esigenze
e difficoltà diversificate, nuovi modi
di leggere la realtà e di apprenderla, individualità che devono essere
ascoltate e valorizzate; la scuola
deve andare di pari passo con questo cambiamento».
«Le indicazioni 2012 – prosegue
Rossella De Vecchi, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo 1
di Pescantina, capofila di una delle reti presenti nel nostro territorio
– ci spinge a lavorare su “traguardi
finali”, da far raggiungere ai ragazzi con modalità costruite su misu-
ra, e su “competenze”, certificate
alla fine di ogni ciclo scolastico con
uno specifico certificato diverso,
ma simile alla pagella. L’unione tra
le tematiche irrinunciabili nella formazione – come quelle presenti nei
“vecchi” programmi- e la creatività
dell’insegnante, condurrà i ragazzi
verso il raggiungimento di obiettivi
educativi specifici e di “competenze
di cittadinanza” che contribuiranno
a disegnare il cittadino del futuro».
Questa ricerca didattica affianca
al tradizionale modo di fare scuola una formazione che guarda alla
persona nella sua complessità, con
particolare attenzione a chi presenta bisogni educativi specifici,
disturbi dell’apprendimento, disabilità, ma anche ai cosiddetti “gifted”, alunni con forme di intelligenza eccellenti e creative. Un modo di
lavorare diverso, in cui l’apprendimento non è più fornito dall’insegnante attraverso la ripetizione di
nozioni, ma è guidato, in modo che
sia l’alunno, attraverso la propria
curiosità e con le proprie capacità, a raggiungere la conoscenza. Ne consegue un modo diverso
di lavorare per gli insegnanti, che
necessitano quindi di formazione.
«Nonostante i finanziamenti ridotti,
il Ministero dell’Istruzione ha elaborato un piano di accompagnamento per il personale» specifica
Laura Donà. «In questo processo
sono coinvolte attivamente le scuole, che possono presentare dei progetti in rete con altri istituti proprio
per sperimentare queste novità. Le
reti più meritevoli ricevono un finanziamento per la realizzazione del
progetto». Queste reti, che devono comprendere almeno 5 scuole
(una scuola capofila, più altre 4, di
cui una di secondo grado), nascono
autonomamente, attraverso l’interesse di singoli dirigenti e insegnanti
che iniziano a collaborare, e sono
messe in connessione tra loro attraverso incontri provinciali, regionali e nazionali.
A Verona e provincia si contano
oggi cinque reti finanziate e altre 2
nuove per il corrente anno scolastico, ognuna contraddistinta da una
scuola capofila (I.C. Montecchia e
Roncà, I.C. Nogara Don G. Calabria,
I.C. Pescatina 1, I.C. Verona 17 Montorio, I.C. Verona 19 Santa Croce),
unite sotto un unico logo, quello delle “Reti per le competenze – Istituti
Comprensivi Verona e provincia”;
le nuove reti sono afferenti all’IC di
Borgo Milano e all’IC di Bardolino.
P antheon
43
SOLIDARIETÀ & NO PROFIT
Queste realtà si sono incontrate lo
scorso 26 marzo, presso le scuole medie G. Verdi di Santa Croce,
per condividere impressioni, idee,
problematiche e soluzioni didattiche nel seminario “Scambiamoci
le pratiche” organizzato con brevi
momenti comuni di conoscenza ma
soprattutto con la partecipazione
attiva a 8 workshop animati dai
docenti sperimentatori. All’evento
hanno partecipato 165 insegnanti
della scuola dell’infanzia, primaria
e media. «I partecipanti – anche
quelli che ancora non fanno parte
delle reti - si sono dichiarati molto
contenti dell’esperienza, mostrando
un grande interesse verso queste
nuove esperienze didattiche» spiega Isabella Avesani, insegnante e
coordinatrice della rete coordinata
dall’I.C. Verona 17 Montorio. L’impegno messo dagli insegnanti in questi progetti – va detto - è totalmente volontario: «non c’è alcun obbligo
di partecipare alle reti, né viene
riconosciuto un compenso extra a
chi impiega creatività, passione e
tempo per sviluppare le basi della
nuova didattica. Lo facciamo per-
ché ci crediamo, e speriamo che siano sempre di più i colleghi “ambasciatori di innovazione” nelle proprie
scuole» conclude Isabella Avesani.
IL RACCONTO DI UN’ESPERIENZA
Isabella Avesani e Nicoletta Trivellati, insegnanti, raccontano il progetto di geostoria sviluppato con la classe prima della scuola elementare di Montorio
Durante lo scorso anno scolastico, con la prima elementare, abbiamo elaborato
un progetto di “geostoria”. Con bambini così piccoli è necessario lavorare in un ambiente conosciuto; per questo, abbiamo scelto di muoverci all’interno della scuola
stessa. L’abbiamo visitata, per capire come fosse disposta, a cosa servissero i diversi spazi, osservando come, in alcuni casi, in uno stesso spazio venissero svolte
più attività, introducendo così il concetto di contemporaneità. Coinvolgendo i nonni,
attraverso i loro racconti e le foto del passato, abbiamo visto come nel tempo la
scuola sia cambiata, come il passato influenzi il presente e come ogni luogo racchiuda in sé una storia. A conclusione del progetto, gli alunni stessi hanno fatto da
ciceroni all’interno della scuola ai bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, che l’anno successivo avrebbero occupato i loro stessi banchi, introducendoli
al cambiamento. Anche la seconda A, con le insegnanti Roberta Pernigo e Maria
Grazia Nicolis, e la seconda B, con l’insegnante Patrizia Gheller, hanno sviluppato
dei progetti di geostoria. Quest’anno, invece, le risorgive di Montorio sono diventate
le protagoniste di un nuovo progetto sullo stesso filone; a conclusione del percorso, in un’ottica di scambio e relazione, ospiteremo i bambini delle elementari di
Pescantina, accompagnandoli alla scoperta di quel luogo, e saremo poi loro ospiti
nell’ambito del progetto che hanno realizzato nel loro territorio.
Infoval srl
GIOVANI & LAVORO
44
P antheon
Arte urbana: quando il il
quartiere diventa a colori
di Giulia Zampieri
L
Colori Portanti, il giovane progetto che nasce per promuovere
l’arte urbana nei quartieri di Santa Lucia e Golosine, si racconta a modo suo: tra immagini, colori, scritte a caratteri cubitali e
sogni nel cassetto.
’arte si è fatta strada e si
è intrufolata tra le crepe di
un grigio muretto per colorarlo di vivacità: un foglio di
carta che, piegato, diventa una
barchetta, curiosa di navigare
per mari inesplorati. E poi, l’arte
si è anche fatta largo nel sottopasso che ogni mattina guida
piccoli studenti e grandi sognatori, accompagnati come al solito
da mamma o papà, a scuola. Sì,
però questa volta a bordo di una
mongolfiera! Se siete della zona li
avrete sicuramente già visti: in via
Tevere si viaggia per mare, in Via
Mantovana si preferisce il cielo.
Nicolò Ferrarese, Alberto Boso,
Valeria Pierantoni sono i nomi dei
tre amici che, riuniti da un anno
a questa parte nell’associazione
culturale Il Triangolo, hanno deciso di riqualificare e valorizzare il
quartiere di Golosine, dove sono
cresciuti, e di Santa Lucia attraverso opere di arte urbana. Colo-
ri Portanti è l’ambizioso nome di
questa ammirevole iniziativa.
«L’idea è nata durante un’esperienza Erasmus» ci racconta
Nicolò, presidente dell’associazione, «quando io a Valencia e
Alberto a Parigi abbiamo potuto
osservare come l’arte urbana e
i suoi colori fossero in grado di
abbellire e valorizzare anche le
zone più grigie di queste città.
Al ritorno in Italia, quindi, abbiamo pensato che si potesse dare
colore anche ad alcuni spazi degradati, ma ancora pienamente
in uso, della nostra città».
A meno di un anno dalla nascita del progetto, la soddisfazione
che si coglie anche nelle parole
di Nicolò è tanta ma ancora di
più è la ferma volontà di proseguire, e di aggiungere altri pezzi
a questa galleria a cielo aperto.
«Fin da subito- prosegue Nicolò- abbiamo goduto del pieno
appoggio della Circoscrizione 4^
che ha accolto la nostra proposta come una preziosa opportunità per aggiungere valore e
bellezza ai nostri quartieri, dando vita, non per ultimo, a dei momenti di aggregazione per giovani e ragazzi». E complici la serietà
e la dedizione che hanno animato Colori Portanti fin dalla sua
nascita, il progetto si è rivelato
un’occasione per fare chiarezza
in un ambito, quello della street
art, dipinto talvolta in modo controverso. Un’occasione in più per
affrancare l’arte urbana da giudizi dati spesso frettolosamente.
«A fine maggio si concluderà la
prima fase di Colori Portanti -ci
spiega il presidente dell’associazione- con un’iniziativa a cui teniamo davvero molto. Per dare
continuità alla storia del nostro
quartiere abbiamo pensato di
realizzare dei nuovi murales per
decorare i 16 pannelli che erano
stati abbelliti nel 1993, durante
P antheon
45
GIOVANI & LAVORO
un evento organizzato nel parco di via Po, e che ora risultano
molto rovinati, anche da scritte
abusive. Alcuni di questi graffiti sono così radicati nella storia
del quartiere che desideriamo
restaurarli: tra questi, quello storico che riporta il messaggio “Golosine non è solo droga”».
Come ci racconta Nicolò, l’iniziativa ha riscosso un successo
inaspettato: il bando, conclusosi
lo scorso 12 aprile, per selezionare i bozzetti dei nuovi disegni,
ha visto molte più proposte inviate rispetto al numero di pannelli disponibili, molte delle quali arrivate anche da fuori città.
Ricchissima la varietà di stili e
tematiche: bianco e nero oppure colori, il tema del viaggio e il
gusto per la scoperta, e poi temi
legati all’ecologia e all’ambiente,
fino all’importanza, oltre che alla
necessità, della diversità. Le date
precise si sapranno a breve (e
anche noi di Pantheon ve le comunicheremo al più presto, ndr)
ma intanto abbiamo già una cer-
Contatti: Facebook/ Colori Portanti – Verona [email protected]
tezza: sarà un maggio coloratissimo quello che ci aspetta. E infine,
è forse possibile non chiedere a
un gruppo di visionari quali sono
i sogni che tengono nel cassetto?
Tra i desideri di Alberto, Nicolò e
Valeria c’è quello di continuare il
murale realizzato nel sottopasso
che porta alle scuole elementari,
in un luogo così importante per i
bambini e per il loro futuro. E magari, portare l’arte urbana anche
DONNE E LAVORO
Presso il Verona FabLab
Viale del Lavoro 2, Grezzana (VR)
Ore 20.00 - Registrazione e welcome drink
Per maggiori informazioni collegati al sito www.innoval.it
o contattaci all’indirizzo [email protected]
Per iscriverti all’evento collegati a
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all’interno delle classi, con laboratori realizzati in collaborazione
con writers professionisti. Infine
il sogno più grande: percorrere
a colori Stradone Santa Lucia,
decorando tutto il muro che circonda la Stazione Porta Nuova.
Impresa non facile. Servirà ben
altro però per scoraggiare chi è
abituato a sognare tenacemente, in bianco e nero, e a colori ancor di più.
I 100 anni della Grande Guerra
46
P antheon
L’attesa di una lettera
La raccolta “Ta-pum” di Lucia Beltrame è un viaggio tra le righe dolorose delle missive dal
fronte. In sei anni di lavoro la poetessa veronese ha raccolto oltre ottocento lettere delle
famiglie del suo paese nella Bassa Veronese. L’abbiamo incontrata per farci raccontare le
cronache intime, le confessioni e i pianti dei nostri soldati al fronte.
di Giovanna Tondini
Lucia Beltrame
U
tocento, costata il lavoro di quasi
sei anni. «Un giorno nella casa in
campagna dei miei nonni, mentre
cercavo un tavolo in soffitta, con
mio fratello, trovai una cassetta
piena di lettere della Prima e Seconda Guerra mondiale», custodite ordinatamente dalla zia. «La
portammo via con gran fatica da
quanto pesava!».
Da qui, da Via Larga 14 di S. Pietro di Morubio, ha avuto inizio l’interesse per la corrispondenza dal
fronte, che attraverso un passaparola ha portato Lucia a raccogliere centinaia di lettere dalle famiglie di tutto il paese, compresa
la frazione di Bonavicina.
Un’occasione in più per raccontare la sua terra. Come ha iniziato
a fare scrivendo poesie, subito
dopo il pensionamento. «Ho lavorato tanti anni presso la Telefonia di Stato, per la quale mi sono
trasferita a Verona insieme a mio
marito». Poi, il tempo le ha consentito di dedicarsi alla sua vera
indole: la scrittura, la poesia. Il
dialetto è la sua lingua. Tanto da
diventare anche giornalista pub-
blicista con la rivista «Quatro ciacoe».
Con il lavoro «Ta-pum» si è calata nella parte di «corrispondente
di guerra», come si definisce lei
stessa. «Questi soldati li ho amati tutti. Difficile non soffrire con
loro». In generale dalla corrispondenza non emerge un giudizio
sulla guerra, a causa anzitutto
della censura. Si percepisce
cofoto di: Gabriele
Temporiti
munque la rassegnazione dei
soldati. «Partivano inconsapevoli,
per poi rassegnarsi al loro destino». Inoltre, le lettere erano spesso standardizzate nel linguaggio,
rassicuranti, quando rivolte ai genitori.
E cosa dire di quell’attesa, spesso
logorante, ma paziente, alla quale oggi non saremmo più capaci.
Oggi che il tempo scorre veloce,
ci sfugge. «Per la seconda volta
mando alla sua persona un misero mio scritto» scriveva Amabile Guerra nel dicembre del 1915
ad Antonio Tognella, «per sapere notizie precise dell’amato mio
Sposo suo compagno. Da giorni
e giorni lo piango perduto, già in
braccio mi sono data alla disperazione per una perdita sì tanto
amata» (il marito Carli Primo Tullio era già morto il 23 novembre
1915 sul Medio Isonzo).
L’attesa di allora durava giorni,
settimane, mesi. Anche per chi si
trovava al fronte. «Quando si era
47
I 100 anni della Grande Guerra
in guerra erano certamente tante le situazioni che davano forti
emozioni, ma il momento che arrivava in linea il furiere con la posta era il più atteso» (Mario Rigoni
Stern). Così Angelo Giarola scriveva: «io viò spedito 9 cartoline
e 7 lettere, manio non o ricevuto
nesuna notizia, da Voi». Perché, in
una situazione drammatica, dove
gravavano su ogni soldato «i patimenti sofferti di freddo sonno
e stanchezza» e dove «si lavorava peggio delle bestie» (Alberto
Pasini), dopotutto «scrivendo mi
passa piu presto i giorni di male
inconia (malinconia), come pure
chredo che sia ancora di Voi altri
tutti» (Vittorio Gobetti).
Una lettera. Quale fascino? Oppure l’opportunità di provare a
percepire, anche solo intuire, la
sofferenza di milioni di persone.
Un dolore, che per molti si è trasformato in un lutto, difficile da
accettare e da superare.
Con questa pubblicazione Lucia
ha voluto lasciare un ricordo da
trasmettere alle giovani generazioni, «perché abbiano misura del
caro prezzo pagato per l’attuale
libertà». Soprattutto oggi che la
trasmissione della memoria ha
rotto quel filo rosso che legava i
nostri genitori e nonni alla storia
della nostra terra.
le ore dure della Trincea
© Infoval srl
na lettera. Quale fascino, in un’epoca virtuale! Frammenti di carta,
scritti con penna e calamaio. Faticosamente, da chi era
poco abituato alla scrittura. Ma
di una semplicità che senza giri
di parole lascia fluire sentimenti
profondi, veri, autentici. Intrisi di
«angoscia, di paura dal sapore
di piombo, di disagio» per la vita
in trincea. «I morsi della fame, la
sofferenza della sera e della malattia, la lontananza da casa, il
desiderio struggente di una breve
licenza che poi non viene firmata,
un bisogno estremo di rivedere i
propri cari, la moglie, soprattutto
i figli piccoli, i genitori, la morosa,
la voglia di tenerezza velata da un
delicato pudore, infine desideri e
speranze di porre termine a quella terribile esperienza, invocando
la pace agognata da tutti». Tutto questo emerge tra le righe di
quelle lettere inviate dai soldati al
fronte alla propria famiglia. Che
era in attesa – un’attesa struggente – di notizie.
Lucia Beltrame Menini ha lasciato un documento importante e
insostituibile alla storia. Una raccolta di preziose lettere, più di ot-
La ristampa in originale del libro «TA-PUM, Lettere dal fronte» è della Tipolitografia Arte
Stampa s.n.c. dei F.lli Corradin
Editori - Urbana (PD), settembre 2014.
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ARTE&CULTURA
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P antheon
P antheon
49
ARTE&CULTURA
Alla scoperta di «Palazzo Rosso» a Grezzana
I
Facciata di Palazzo Rosso con l’elegante fontana
n Valpantena e a Grezzana i
grandi investimenti fondiari iniziarono alla fine del ‘500. Nobili veronesi compravano terreni
per ricavarne reddito e, per accrescere il loro prestigio costruirono ville nelle quali abitare durante
i raccolti e le vacanze. Ville che, a
mio avviso, oggi potrebbero entrare in un circuito turistico, valorizzando il paesaggio e i prodotti
(vino, olio e frutta). «Un grande
potenziale che aspetta di essere utilizzato», conferma Riccardo
Cometti, attuale proprietario di
«Palazzo Rosso», il quale di recente, negli edifici un tempo adibiti a
servizi, ha ricavato una foresteria
e alcune stanze, ricreando per gli
ospiti spazi funzionali, accoglienti
ed eleganti.
«Palazzo Rosso» è un lineare edificio, con atrio ad archi bugnati,
sormontati da paraste che inquadrano le tre finestre del piano
nobile; sotto gronda sette ammiccanti tonde finestrelle, sembrano
occhi aperti che illuminano la facciata ed attirano il visitatore inglobandolo nell’intero complesso. Al
centro la fontana (del secolo scorso), dell’architetto Ettore Fagiuoli,
con alla base la vasca, un tempo
usata come abbeveratoio degli
animali, davanti si apre il giardino. Il retro della villa si affaccia sul
parco e la campagna. Fa parte
della Villa anche la chiesetta dedicata all’Assunta, con annessa
casa. L’interno della Villa con le
sue decorazioni affascina davvero
tutti. Tanto che durante la seconda Guerra Mondiale il comando
tedesco requisì «Palazzo Rosso»
e poi gli americani (pochi mesi),
anche loro «molto rispettosi delle
strutture», ha precisato Riccardo
Cometti.
A costruire questa Villa, secondo
gli studiosi Marco Pasa e Luciano
Rognini, è stato Ludovico Bevilacqua Lazise (medico), che commissionò i primi affreschi. Tra questi,
commissionò a Bernardino India,
la tela “ Mosè salvato dalle acque”,
ispirato dalla pala di Paolo Veronese. Morì (1588), prima di terminare le decorazione. La proprietà
passò al nipote Cesare, il quale
affidò ad altri pittori gli affreschi
delle stanze minori e amministrò
con cura la proprietà ereditata
e anche quella dei pronipoti, dei
quali diventò tutore, alla morte del
nipote Antonio. Aveva 27 anni e
lasciò due bimbi piccoli e la moglie,
Camilla Mondello Zorzi, incinta.
Cesare contribuì anche a combinare il prestigioso matrimonio tra
Antonia (figlia postuma del nipote
Antonio) e Gian Francesco Giusti,
assicurando una dote sostanziosa
e consentendole di entrare nell’alta società veronese.
Gian Francesco Giusti amava l’arte, tanto che il nonno, conte Agostino collezionista e protettore dei
pittori dell’epoca, conoscendo la
sua sensibilità verso l’arte, lo nominò erede del suo patrimonio artistico. Cesare Bevilacqua Lazise
(1620) nominò eredi universali i
pronipoti Giambattista e Galeotto,
i quali, secondo gli storici, cedettero provvisoriamente alla sorella
Antonia e al marito, la tenuta di Palazzo Rosso: Gian Francesco com-
Salone di Mosè, Bernardino d’India
Paolo Caliari, il veronese, post 1580
pletò così le decorazioni. Nel 1652
la proprietà tornò ai Bevilacqua
Lazise. Seguirono altri passaggi,
finché Michele e Luigi Bevilacqua
Lazise (1811) cedettero l’intera tenuta all’avvocato Giò Batta Anselmi, il quale, alla sua morte, passò
Palazzo Rosso alla figlia Giovanna,
moglie di Bartolomeo Ruzzinenti:
avevano un ingente patrimonio e
9 figli che lo ereditarono. Il 16 giugno 1883 Cesare Cometti
acquistò da Giuseppe Ruzzinen-
Veduta del salone
di Mosè
ti, per 39mila lire, “l’intero podere
denominato Palazzo Rosso, compreso l’oratorio”. Ed è con la famiglia Cometti che «Palazzo Rosso»,
ritrovò il suo antico fascino, anche
se, nell’ottobre del 1897, il Comune di Grezzana con la costruzione
della strada che porta a Montecchio, tagliò in due questa proprietà. Cesare Cometti stipulò con il
sindaco una convenzione, nella
quale impegnò il Comune “a costruire le mura di cinta, il cancello
Infoval srl
di Alessandra Scolari
Villa Bevilacqua Lazise Giusti risale al 1580. Fu costruita da Ludovico Bevilacqua Lazise, in una zona amena, a meno di 200
metri dal campanile romanico della chiesa di Grezzana. Ha preso il nome di «Palazzo Rosso», per il colore rosso mattone della
facciata. Al suo interno i molti affreschi testimoniano la passione
per l’arte dei vari proprietari e all’esterno, il parco ritenuto di «interesse pubblico».
e, per non compromettere la visuale della villa, a non innalzare i
fabbricati di civile abitazione”.
Con Ottorino Cometti e poi con
Carlo Cesare, sono aumentati i
raccolti dei terreni agricoli: comparvero anche frutta e bachi da
seta. Inoltre fra il 1920 e 1923,
nella dimora padronale vennero riportati alla luce gli affreschi,
nascosti dalla calce che li aveva
protetti dalle epidemie. Per questo
lavoro fu incaricato Angelo Zamboni (abitava a Romagnano), il
quale affrescò l’atrio e il salone di
entrata (danneggiati dall’umidità).
Lavorava d’estate e si racconta
«spesso restava ospite in villa». Il
parco (disegnato dall’Arch. Fagiuoli), nel 1952, con decreto ministeriale venne classificato di “notevole interesse pubblico per i suoi
secolari alberi che donano alla
località una nota paesaggistica di
non comune bellezza”.
B&B CORTE PALAZZO ROSSO
Nel cuore della Valpantena, immerso nella campagna di Grezzana,
il B&B Corte Palazzo Rosso offre ai suoi ospiti un ricercato equilibrio tra vecchio e nuovo.
Il B&B ha sede in un’ala di Villa Bevilaqua-Lazise Cometti, detta Palazzo Rosso
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ARTE
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La nuova mostra in Gran Guardia
P antheon
Mostra Arte e Vino: un omaggio
alle eccellenze del nostro Paese
Ne abbiamo parlato con Annalisa Scarpa, curatrice dell’esposizione insieme a Nicola Spinosa, che ci ha condotto tra le sale della Gran Guardia per raccontarci della mostra dal suo
punto di vista.
di Erika Prandi
L
a mostra Arte e Vino è stata inaugurata l’11 aprile con
due obiettivi: stimolare la
curiosità verso musei meno
noti ma ricchi di capolavori e indagare il rapporto tra l’uomo e il
vino attraverso l’arte nelle varie
espressioni artistiche. Per fare
questo sono state selezionate
184 opere tra quadri, sculture e
manifatture provenienti da oltre
90 prestatori. Le sale della Gran
Guardia di Verona sono state
adibite a museo per raccogliere
quanti più capolavori (s)conosciuti si poteva. Così, tra un dipinto e l’altro, l’occhio salta da una
coppa dorata a una statuetta in
maiolica a un servizio di porcellana napoletana, e a molto altro.
Ogni presenza rimanda al tema
del vino, che sia rappresentato
sotto forma di grappolo d’uva o di
vino liquoroso. Ad aiutare il visitatore nella lettura delle molteplici
allegorie anche un vero e proprio lessico bacchico, curato da
Fernando Rigon. Ma se il fruitore
pensa che proprio tutto sia collegato al vino si sbaglia, in quanto
le pareti della mostra sono state
dipinte in carta da zucchero, un
colore molto lontano dai forse più
immediati toni del vinaccia. I due
curatori, Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa, coadiuvati da Villaggio Globale International e Skira
editore per l’organizzazione , hanno espresso bene il messaggio
sul quale è stata costruita l’esposizione. «Sono dipinti che normalmente non si vedono nei musei
– ha precisato Spinosa – perché
la storia è fatta anche di non capolavori». Lungo tutto il percorso,
suddiviso in tre grandi aree (vino
e sacro, vino e mito, vino e lavoro),
si possono ammirare opere che
hanno come tema il Nuovo e Antico Testamento oppure la mitologia e il piacere dello stare a tavola
conseguente al lavoro nei campi.
«Ciò che unisce Sacro e Profano
– continua il curatore – è proprio
la presenza del vino e dell’uomo. Il
vino è sangue, vita, allegria, amore, gioia, passione, sesso. Il vino
ci rende liberi e ci lascia sognare. Ci libera anche dalle angosce
e dalle difficoltà, così come l’arte. È per questo che si uniscono.
Ed è proprio quello che volevamo
dimostrare». Nata tre anni fa da
un’idea dei due curatori e realiz-
zata nel 2015 per cogliere l’occasione di Expo (dedicato al tema
Nutrire il Pianeta, Energia per la
Vita), la mostra è stata pensata
per essere accolta nella città di
Verona perché «storicamente è
un punto di passaggio molto importante – sottolinea Scarpa –
un crocevia fondamentale per il
nord Italia grazie ai collegamenti
diretti con tutte le maggiori città». Poi c’è il fatto che il territorio
veronese è molto conosciuto per
i suoi vini (dall’Amarone al Valpolicella, tant’è che proprio qui si
svolge la fiera internazionale del
vino), quindi non poteva esserci
posto migliore. I quadri selezionati appartengono ad autori italiani e a stranieri che hanno avuto
rapporti con il nostro Paese e che
abbracciano un periodo storico
che va dal Cinquecento fino al
Novecento. Si possono trovare
lavori di Tiziano, Luca Giordano,
Annibale Carracci, Rubens, Guido
Reni, Poussin, Picasso, Sironi, Morandi, e tanti altri. Ma ce n’è una di
P antheon
51
cui Scarpa va più orgogliosa: “Allegoria dell’Autunno” di Giuseppe
Antonio Petrini che non usciva dal
museo Cantonale d’Arte di Lugano da ben vent’anni. Le opere che
si susseguono tra i doppi percorsi
che si offrono al visitatore all’ingresso di ogni sala «non seguono
un ordine strettamente cronologico – evidenzia la curatrice – in
quanto abbiamo privilegiato un
rapporto stilistico». Ogni sala è
divisa in tre parti che corrispondono alle tre macro aree geografiche d’Italia da cui provengono gli
artisti selezionati. «La mostra rappresenta un omaggio all’arte del
nostro Paese – sottolinea Scarpa
– che comprende anche le opere di manifattura artigianale. Con
questa esposizione vorrei che il
visitatore si incuriosisca degli autori presenti e di questo forte legame che abbiamo costruito tra
quadro e oggetto prezioso. Perché non dobbiamo dimenticarci che queste coppe erano state
realizzate per essere utilizzate.
Solo noi ora le esponiamo come
simboli dei prodotti artistici di varie epoche. Ogni cosa fa parte di
una grande storia». E così tutto si
intreccia: arte, testi letterari, oggetti sacri. E, non per ultimi, l’uomo e il vino. A questo prodotto è
dedicato un wine shop accanto al
bookshop dove poter acquistare i
vini delle aziende sostenitrici con
La nuova mostra in Gran Guardia
uno spazio degustazione dove
poter assaggiare anche prodotti doc e dop dei territori di
Verona e Trento.
I dettagli della mostra
Orari
Dal lunedì al giovedì e il sabato e
la domenica dalle 9.30 alle 20.30.
Il venerdì dalle 9.30 alle 22.30.
Biglietti
Intero 12,00 euro.
Ridotto visitatori individuali
e gruppi 9,00 euro.
Biglietto famiglia 16,50 euro con un
adulto e un bambino; 20,00 euro con
un adulto e due bambini.
Per le scuole il costo è di 4,50 euro
a bambino.
Per informazioni
www.mostraarteevino.it
+39 045 71 101 27
TERRITORIO E CULTURA
Omaggio allo scrittore e viaggiatore Patrick Leigh Fermor
52
P antheon
Fra boschi, parole e
strade interrotte
di Ingrid Sommacampagna
La libreria Gulliver, in collaborazione con Villa Ca’ Vendri, dedicherà venerdì 8 maggio una
serata al grande scrittore e viaggiatore Patrick Leigh Fermor, grazie alla presenza di due relatori d’eccezione, William Blacker e Matteo Nucci, anch’essi scrittori e viaggiatori. In questa
occasione sarà presentato La strada interrotta, l’ultimo libro dell’autore inglese.
Patrick Leigh Fermor
V
ivere come un pellegrino,
un palmiere o un chierico vagante, dormire nei
fossi, nei pagliai, nelle capanne di pastori ma anche
nelle country house della nobiltà
terriera e dell’aristocrazia. Questa è la vita di Patrick Leigh Fermor, scrittore e viaggiatore inglese, classe 1915, considerato come
uno dei massimi autori di viaggio
del XX secolo, alla stregua di Robert Byron e Bruce Chatwin.
Che cosa ha fatto Leigh Fermor?
Decise, l’8 dicembre 1933, a 18
anni, di percorrere a piedi l’Eu-
ropa partendo da Hoek van Holland in Olanda e arrivando sino
a Istanbul in Turchia, munito solo
di uno zaino da alpinista, di pochi
abiti tra cui un vecchio cappotto militare, di scarponi chiodati,
dell’Oxford Book of English Verse,
di un volume contenente le Odi di
Orazio e di un passaporto nuovo.
Nel gennaio del 1937 interruppe
il suo viaggio perché entrò a far
parte delle Irish Guards e vista la
sua conoscenza perfetta del greco andò a combattere sul fronte
albanese e nella Battaglia di Creta. Qui, si finse per 18 mesi un pastore greco e riuscì a catturare il
generale Heinrich Kreipe, comandante delle truppe naziste. Dopo
la guerra cominciò a scrivere libri,
tra questi Mani: Viaggi nel Peloponneso, pubblicato in Italia da
Adelphi nel 2004. Fermor, in seguito, ritrovando i suoi vecchi diari di viaggio, decise di raccontare
il suo attraversamento dell’Eu-
ropa, che durò diciotto anni, in
tre libri: Tempo di regali (Adelphi,
2009), descrizione del percorso
dall’Olanda fino al Ponte di Mária
Valéria e tra Cecoslovacchia e
Ungheria, e Tra i boschi e l’acqua
(Adelphi, 2013), fino alle Porte di
Ferro tra Carpazi e Balcani. La
terza parte finale del viaggio, a
cui lo scrittore lavorò negli ultimi
anni della sua vita, che descrive
le terre da poco redente dall’Impero Ottomano, verrà finalmente
pubblicata in Italia con il titolo La
strada interrotta (Adelphi). L’uscita è prevista per questo giugno,
nell’anno del centenario della nascita del viaggiatore, e verrà presentato a Villa Ca’ Vendri venerdì
8 maggio alle ore 20.45, grazie
all’iniziativa della libreria Gulliver
di Luigi Licci. La serata è intitolata ‘’La strada interrotta’’, come il
libro, e saranno presenti due relatori di prestigio: William Blacker
e Matteo Nucci.
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P antheon
53
Chi sono i relatori? Blacker è uno
scrittore e giornalista freelance
anglo-irlandese, che tutt’ora abita
in Toscana, e che ha collaborato
con riviste prestigiose quali il Times, il Daily Telegraph e The Ecologist. Inoltre, ha fatto il contadino
in una comunità di zingari in un villaggio della Transilvania, in Romania, dove ha cresciuto il figlio, nato
da una relazione con una zingara.
La sua avventura in questa terra,
cominciata un mese dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989,
è alla base del suo libro Lungo la
via incantata (Adelphi, 2012) che
Leigh Fermor teneva ‘’vicinissimo
al cuore”, avendo attraversato
quelle terre molti anni prima; è un
libro che aiuta a ragionare sulla
diversità e sulle paure dell’Occidente nei confronti di chi vive uno
stile di vita immutato nei secoli e
al di fuori della modernità. ‘’Nelle
ultime settimane di vita di Fermor,
morto l’11 giugno del 2011 a 96
anni, ho aiutato lo scrittore nella redazione dell’ultimo libro della
trilogia di viaggio.
Era un uomo eccezionale che ha
vissuto la vita appieno e con entusiasmo; era divertente, con una
memoria incredibile, infatti parla-
Omaggio allo scrittore e viaggiatore Patrick Leigh Fermor
va tantissime lingue, tra cui il romeno, e recitava poesie e storie’’
spiega Blacker.
Matteo Nucci è un giornalista e
scrittore italiano, amico e recensore di Blacker, che collabora da
anni con il Venerdì di Repubblica,
il Messaggero e con Nuovi Argomenti. Ha pubblicato nel 2013
Le lacrime degli eroi (Einaudi), un
saggio romanzato che racconta
l’evoluzione della civiltà greca dal
mondo arcaico a quello classico.
È il maggior studioso della Grecia
ed è appassionato di Patrick Leigh Fermor, ritenuto da lui, forse,
il più grande scrittore di viaggio, e
ha visitato Kardamili, paese greco,
in cui il viaggiatore inglese ha vissuto per 60 anni.
Il 9 maggio, il giorno dopo la serata a Ca’ Vendri, sarà ospite al liceo
scientifico A. Messedaglia per presentare il suo ultimo libro.
“Leigh Fermor è un grande personaggio che merita di essere conosciuto e messo alla portata di tutti
grazie a Nucci e a Blacker’’ spiega
Luigi Licci.
La serata, con ingresso libero, si
concluderà con una degustazione
gratuita di vini offerta dalla Cantina Pasqua di San Felice Extra.
relatori
William Blacker e
Matteo Nucci,
scrittori e viaggiatori
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PANTHEON UNDERGROUND
P antheon
Sydyan, musica folk dal cuore dolce
a cura di Marco Nicolis
Michele Ambrosi
chitarra e voce
Francesco Salandin
chitarra e seconda voce
Eddy Fiorio
tastiera
Alessandro Passaia
batteria
Nicola Righetti
basso
I
l progetto musicale Sydyan
nasce dalla penna di Michele Ambrosi (chitarra e voce) e
ripercorre l’intricato cammino
dell’amore e del parlar d’amore.
Una via, per noi comuni mortali, decisamente ardua, spesso e
volentieri in salita. Ma partendo
dal principio, dalle origini, spesso
la nostra rubrica ci ha insegnato
che le band affondano le proprie
radici nell’amicizia e nella collaborazione tra musicisti/amici,
riuniti sotto una comune, idea
musicale. In questo caso, tralasciando i legami di tipo affettivo,
i Sydyan ci mostrano come sia
possibile costruire e plasmare
nel tempo un gruppo affiatato e
innovativo, nonostante le attitudini musicali e antropologiche tra
i componenti risultino collocate
su binari diversi e in alcuni casi
paralleli.
La chiave di volta per analizzare
questa band originaria della nostra Verona, si può trovare proprio qui, all’interno di queste idee
e queste differenze.
Un gruppo “bipolare”, che riesce
nel proprio modo di (co)esistere ad essere originale e pieno di
idee.
Da questo calderone sono nati
“Quiedora”, “Benefico perturbante” e “Quando tutto tace”, le
prime fatiche dei nostri musicisti.
Tra pezzi scritti in lingua inglese e
sonorità dal delizioso tocco folk,
si nota una certa prosecuzione
tra i lavori, autoprodotti, i quali
mirano a seguire il sentiero (musicalmente parlando) scivoloso
e intricato della musica cantau-
torale italiana. Non è facile dare
un “volto” a questa musica e, forse, un estratto di cosa ci si può
aspettare da questo gruppo lo
si può estrapolare direttamente dalle loro parole: (non amo
riprendere pari pari le citazioni degli artisti ma credo che in
questo caso sia necessario) “Si
cerca di inventarsi qualcosa, paradossalmente senza la pretesa
di volerlo fare. Alla ricerca di una
colloquialità molto materiale, realista ma senza apparire cinica,
e che non sacrifichi comunque
una certa cultura della complessità”.
Ecco, credo che ormai lo si è
capito, la normalità e la consuetudine non è tra le corde dei
Sydyan. Un piccolo consiglio?
Ascoltate qualche loro traccia.
Il Blues-Rock torna alla ribalta,
ecco a voi i The Blue Lads
Alessandro Taveggia
chitarra e voce
Davide Martini
basso
Marco Gorla
batteria
T
radizione americana e
idee chiare, poche parole
che riassumono alla perfezione l’animo di questa
band milanese. Nati quasi per
caso nel 2012 dall’idea di Alessandro Taveggia (voce e chitarra), ma definitivamente esplosi nel 2014, i nostri tre musicisti
italiani, riuniti sotto la medesima
bandiera musicale, hanno già
messo mano alla loro creativi-
tà pubblicando un loro primo
lavoro inedito ed autoprodotto
e portando la loro musica lungo mezza Italia. Come da prassi
consolidata infatti, i momenti live
sono i più importanti. Non si può
sognare in grande senza la giusta affinità con il palco e, anche
nel caso dei “Blues”, la gavetta
lungo locali e contest ha rappresentato il primo trampolino di
lancio per la loro musica. Tram-
P antheon
55
Pantheon Underground
polino che, dopo alcuni anni passati come semplice cover band,
ha portato il trio milanese a compiere il grande salto di qualità
con la stesura dei loro primi pezzi
originali. Questo salto è coinciso
con un cambio di formazione e
con l’entrata nella band di Marco
Gorla (batterista), momento che
ha segnato la vera svolta nell’attività del gruppo. Quindi eccoci quindi qui, al disco (Ep), Hero.
Quattro brani. Pezzi diretti, potenti e di forte impatto, incentrati
volutamente su tematiche di denuncia e protesta, (con una grafica, affidata a Gabriele Temporiti, che riprende perfettamente
i concetti espressi all’interno dei
brani). L’album, nato e registrato
interamente live, senza sovraincisioni o editing successivi, mantenendo tutta quella purezza che il
buon vecchio rock esprime. Scelta questa che svela la vera essenza della band, rude e diretta.
Per dare un ultimo assaggio delle
potenzialità di questo disco basti
foto di: Gabriele Temporiti
pensare che lo stesso lavoro di mastering è andato in scena presso i
rinomati Metropolis Studios di Londra (UK), sotto la sapiente guida di
Andy Baldwin, personaggio che in passato ha lavorato con band del
calibro di The Who, Blur e Coldplay. Ma questo Ep è solo l’inizio. I lavori
procedono e le idee sono parecchie. Diamo tempo al tempo e sono
sicuro che sentiremo di nuovo parlare dei The Blue Lads.
Domenica 24 Maggio 2015
StartUp
DAY
Presso l’Arsenale di Verona
in occasione della fiera Roboval.
Piazza Arsenale 8 37136 Verona
StartUp DAY
Come partecipare?
Programma:
ore 14.30 Saluti Iniziali
ore 14.45 Pitch StartUp
ore 16.30 Pitch StartUp Artigianato
ore 17.45 Conclusione Progetto #ARTIgianaMENTE
ore 18.30 Premiazioni
Per iscriversi alla Business Competition
è necessario compilare il FORM ONLINE
entro il 13 MAGGIO 2015.
Innoval 2015
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Per informazioni scrivete a [email protected] o visitate il sito www.innoval.it
Evento organizzato da:
In collaborazione con:
LETTERATURA E MUSICA
Il nuovo libro di Francesco Bommartini
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Musica indipendente italiana,
altro che nicchia
In febbraio è uscito “Fuori dalla Riserva Indipendente”, secondo lavoro del giornalista
veronese Francesco Bommartini, che vuole dare la parola ad artisti e addetti ai lavori per una disamina di quella parte della musica italiana degli ultimi vent’anni non
riguardante l’ambito mainstream.
L
a musica indipendente italiana è una selva in cui ci si
potrebbe facilmente perdere. Francesco Bommartini, pubblicista veronese al suo
secondo lavoro editoriale, con
Fuori dalla Riserva Indipendente
(Arcana Edizioni) ha cercato di
creare una bussola con cui orientarsi, ma ha tentato anche di
analizzare musicalmente gli ultimi
decenni, tramite 18 interviste ad
artisti, più 6 capitoli riguardanti
altri approfondimenti.
Come definirebbe Fuori dalla Riserva Indipendente?
È una disamina della situazione
musicale italiana, o di una sua
parte, degli ultimi vent’anni circa. Continua il lavoro precedente,
Riserva Indipendente del 2013,
sempre con approccio cronachistico, prendendo in esame un
insieme di progetti che rientrano
tutti sotto l’egida del nome “indipendente”
Con quale intento ha scritto i suoi
libri?
Possono aiutare ad avvicinarsi a
P antheon
Il libro: Racconta l’amicizia di due ragazzine che non avrebbero mai potuto piacersi. Di carattere diversissimo tra loro: Bea (Beatrice) ha i capelli neri e scompigliati,
pantaloni e maglietta, ama fare capriole, giocare a pallone, camminare nelle pozzanghere e combinare guai. Ely è una bambina brava (tanto da sembrare «noiosa»), studia, ama leggere e…. ha idee geniali. Il loro primo incontro, più volte invano
sollecitato dalle loro mamme, avviene per un’esigenza impellente di Bea…. La loro
diventa un’amicizia costruttiva, nella quale Bea si confronta, scopre modi «scientifici»:
entrambe arricchiscono il loro bagaglio. Poi c’è Nancy sorella maggiore di Bea… Finiranno nei guai? Intanto trascorrono una giornata divertente!
di Emanuele Pezzo
quest’ambito, ma essere utili anche per chi apprezza già il movimento, riguardo aspetti non trattati nelle solite interviste. Sono
due vademecum che però hanno
un’anima, con parti critiche perché alcuni progetti e l’andazzo
generale non meritano totalmente quello che hanno raccolto.
La prefazione è partita da una
critica.
Renzo Stefanel è un vero critico
musicale e il suo giudizio al mio
primo libro, anche con negatività,
mi era piaciuto tantissimo. Così
l’ho coinvolto nel mio secondo
progetto. L’onestà intellettuale è
la chiave di volta per qualunque
cosa, in particolar modo per il
giornalismo: devi essere onesto
con te stesso allo scopo di essere credibile per il pubblico a cui ti
rivolgi.
Come mai ha scelto come mezzo
un libro e non un blog?
Il libro nel 2015 è ancora un oggetto che resta. Internet non facilita l’approfondimento delle
tematiche. La carta stampata invece è qualcosa di fisico, la posso
toccare e sentire, posso avere un
rapporto carnale con essa.
Una delle sue idee cardine è che
la discussione genera coscienza.
Non parlo delle discussioni che si
possono avere sui social. È giusto ascoltare, ma anche interagire e creare un incontro. La scena
musicale indipendente italiana è
foriera di novità e di movimento.
Siamo in una fase di trasformazione che non sappiamo dove ci
porterà.
Cosa pensa di Spotify e della mu-
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RUBRICA
P antheon
Gli autori: Annie Barrows è nata nel 1962 a San Diego in California, dove vive (al
Autori: ANNIE BARROWS +
SOPHIE BLACKALL (disegni)
Titolo: ELY+BEA
Edizioni: GALLUCCI EDITORE
Prezzo: 9,90 (sconto 25%)
Pagine: 113
Per ragazzi dagli 8 anni
recensione
a cura di Alessandra Scolari
a cura di Mattia Zuanni
sica disponibile facilmente su internet?
Avere tutto a disposizione è positivo. La cosa negativa è che avere tutto è come non avere niente:
saltellare di qua e di là non ti aiuta a essere concentrato su una
forma d’arte, come può essere
un disco composto tramite un
concept. Sul web ci si annoia molto più facilmente e questo non
funziona se il tuo rapporto con la
musica è viscerale.
Quali artisti veronesi segue particolarmente?
I C+C=Maxigross non mi fanno
ammattire, però dal vivo meritano. Poi ci sono Le Maschere di
Clara, che meritano veramente
tanto. Sono interessanti anche i
Movimento Artistico Pesante, Veronica Marchi, i Cafè Desordre e
gli Younger Son.
BOX
OFFICE
fotografa
il QR per
vedere il
trailer
Nord) con il marito e due figlie, fonte di ispirazione di questa sua opera prima per
bambini, che in breve tempo è diventata un «Best seller». Dieci libri pubblicati (dal
2003 al 2015). Tra i premi citiamo quello della Biblioteca pubblica di New York «per
il libro più prestato»; seguono il miglior libro per ragazzi (2009) e miglior libro da leggere in classe. Le illustrazioni sono di Sophie Blackall, nata a Sidney e che oggi vive
a New York (Brooklyn) con il marito e due bambini vivacissimi. I suoi disegni (opere
artistiche) sono stati pubblicati su tante riviste e giornali, tra cui New York Times.
Curiosità: Di questa serie di Ely+Bea ne sono state vendute solo negli USA 2,5 milioni
di copie, considerata in breve la «saga regina» nelle classifiche dei libri per ragazzi. I
racconti sono scritti con uno stile asciutto e incalzante, i dialoghi briosi colgono la vita
di tutti i giorni, in cui scorre l’infanzia con la sua genuinità e creatività. Sophie Blackall
descrive, attraverso i disegni, le scene principali con maestria e un tocco di perfidia.
Le due autrici delineano le caratteristiche di queste due simpatiche ragazzine, che
saranno molto amate dalle piccole lettrici e lettori. Una serie che, a mio avviso, avrà
lunga vita anche in Italia.
Il film: Lo S.H.I.E.L.D. è stato distrutto e i Vendicatori si fanno carico della protezione della Terra. Tony Stark ha trovato il modo per evitare di indossare l’armatura di Iron Man e
allo stesso tempo fornire aiuto agli Avengers. La sua soluzione è Ultron, un’avanzata
intelligenza artificiale auto-cosciente progettata per aiutare a sventare le minacce e
controllare la Iron Legion, una squadra di droni costruiti da Stark per combattere al suo
posto. Ultron però non ha sentimenti umani e presto il suo intelletto superiore capisce
che l’unico modo per rendere migliore la vita sulla Terra è eliminare il nemico principale:
l’uomo.
Curiosità: Era abbastanza evidente che i dubbi manifestati da Joss Whedon in merito a un suo possibile ritorno per The Avengers 2 fossero un modo di alzare il prezzo.
Come prevedibile, la Disney non si è lasciata sfuggire lo sceneggiatore e regista che ha
contribuito all’incasso record di quasi 1,5 miliardi di dollari nel mondo e ha annunciato il
suo ritorno. Oggi, Joss Whedon ha siglato un accordo globale con la Disney, che durerà
fino a giugno del 2015 e che prevede anche lo sviluppo di una serie live-action per la
Marvel Television e la ABC, oltre a un contributo per la prossima fase dell’universo cinematografico della Marvel. Come sarà Ultron? Quello che sappiamo dai fumetti è che è
un robot fatto di adamantio e titanio, con a disposizione armi e laser, dotato di forza e
velocità, capace di controllare qualsiasi computer e persino le menti umane.
Classici da non perdere...
Titolo: Howard e il destino del mondo
Titolo: The Avengers 2
Genere: Azione, Fantascienza
Durata: 150 minuti
Regia: Joss Whedon
Attori: Robert Downey Jr, Mark
Ruffalo, Chris Hemsworth,
Scarlett Johansson
Uscita (Italia): 22 aprile
Genere: Azione, Fantascienza
Durata: 110 minutiRegia: Willard Huyck
Attori: Lea Thompson, Jeffrey Jones, Tim Robbins
Il papero alieno Howard viene trasportato a Cleveland da un esperimento
fallito con un laser. Il fascio di luce ha trascinato con sé anche lo spirito di
uno degli Occulti Super Sovrani dell’Universo, intento a distruggere la Terra.
Ad aiutare Howard è la cantante rock Beverly Switzler. Dopo essersi recati
al centro ricerche, responsabile dell’accaduto, sfuggono per un pelo alla sua esplosione. Il papero, Beverly e un amico, apprendista scienziato, riescono a fuggire, ma poi dovranno fermare
l’Occulto Super Sovrano dell’Universo, entrato nel corpo dello scienziato Walter Jenning.
58
RUBRICA
Al lavoro nell’orto,
al riposo in cantina
P antheon
P
anguria e basilico, carote, cavoli, cetrioli, fagiolini e fagioli, porri, rucola e
scarola (tra le colture più in voga per
utilizzo domestico). Se potete seminate in semenzaio riparando i germogli
dal sole diretto cavoli e verze. Le altre piantine possono essere poste in
piena terra. Tra i prodotti che potrete
già raccogliere, se le semine invernali
sono andate bene, ci sono le erbe aromatiche e frutta di stagione, se avete
anche un angolo a frutteto. Tra gli ortaggi, spinaci e asparagi su tutti.
In giardino invece le temperature
sono oramai buone e ci consentono di
portare all’aperto le piante che ancora
stavamo ricoverando in casa per farle
svernare. Se avete siepi ornamentali
conviene effettuare un trattamento
antiparassitario, ma fatelo sempre
con prodotti biologici, altrimenti ne
P antheon
Sicurezza degli alimenti
a cura di Adiconsum Verona
di Matteo Bellamoli
Temperature miti, giornate lunghe e tanto lavoro da fare. Il lavoro all’aria aperta degli
appassionati della terra e del biologico vive nel mese di aprile un momento d’oro che era
atteso da tutto l’inverno.
rimavera nuovamente protagonista nei nostri orti. Se
non avete ancora dato inizio
al vero lavoro, è il momento
di procedere. Non importa se avete
un appezzamento modesto o l’orto
sul balcone, il lavoro che vi aspetta
è ugualmente importante. Fondamentale, in ogni caso, che seguiate i
consigli del calendario lunare, preziosi
soprattutto in un periodo di semina
come questo, da cui dipendono le sorti di resa del vostro orto durante tutta
l’estate. In luna crescente potrete seminare zucchine, zucca, peperoni, sedano, lattughe e prezzemolo. Preferite
sempre la luna crescente per seminare, in calante meglio dedicarsi alle
piante da interno, non all’orto. Tra le
altre semine che potrete prevedere in
questo periodo spiccano sicuramente
59
RUBRICA
risentirà tutto il vostro terreno (e la
vostra salute!). Fatevi consigliare dal
vostro venditore di fiducia, specificando le vostre esigenze. Non usate mai
questi prodotti in giornate ventose,
anche se certificati sulla loro naturalità. Se la temperatura media sta al
di sopra del 10 gradi potrete seminare e innaffiare le semine, soprattutto
alla sera o al mattino presto (evitando le fastidiose evaporazioni estive).
Questa regola vale anche per il prato.
Potete mettere a dimora geranei, petunie e tutte le annuali simili a queste.
Per farlo preparate una buca leggermente più grande di quanto vi occorre
e aggiungete del terriccio. Ponete la
pianta in buca e quindi innaffiate abbondantemente.
Concludiamo, al solito, con la cantina. Dopo Vinitaly, che sicuramente vi
avrà fatto sognare in grande, potrete
rilassarvi, visto che a maggio non sono
previsti grossi lavori né in cantina né
nel campo. Potrete comunque imbottigliare (solo nella prima settimana
o nell’ultima di aprile), controllare le
scolmature, cambiare la pastiglia antifioretta e dare un giro d’aria ai locali
d’imbottigliamento.
Con la locuzione “sicurezza degli alimenti” si intente il rispetto – in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione – dei requisiti di igiene atti a garantire
la salubrità degli alimenti e quindi l’assenza di contaminazioni che possano esporre i consumatori al rischio di tossinfezioni alimentari.
L
a sicurezza degli alimenti è regolamentata
da una serie di specifiche norme europee
e nazionali che interessano tutta la filiera,
dalla produzione alla commercializzazione
e alla somministrazione di alimenti e bevande,
intervenendo anche nel controllo ufficiale e nella
gestione delle emergenze. In particolare si ricorda
il regolamento (Ce) n. 178/2002, che rappresenta una vera e propria “legge quadro” in materia,
tracciando i principi generali e i requisiti di una
nuova legislazione alimentare, istituendo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Agency = EFSA) e definendo
procedure in materia di sicurezza degli alimenti.
Una delle principali innovazioni del Regolamento
consiste nell’imposizione all’industria alimentare
della “rintracciabilità” degli alimenti durante tutte
le fasi della filiera produttiva. Una misura atta a
permettere, in caso di emergenza, ritiri dal mercato di lotti specifici di prodotti, evitando così interventi più drastici ed inutilmente distruttivi. Al
regolamento 178/2002 si deve anche la creazione di un “Sistema di allerta rapido per alimenti e
mangimi” (Rapid Alert System for Food and Feed
= RASFF), istituito per fornire un efficace strumento di scambio delle informazioni tra tutte le
autorità preposte a questa tipologia di controllo
nei diversi Paesi, in merito alle misure adottate in
risposta all’individuazione di un rischio connesso
con alimenti o mangimi.
L’efficacia del RASFF è garantita dalla semplicità
della sua struttura: esso consiste essenzialmente in “punti di contatto” chiaramente identificati
nella Commissione europea, nell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), nell’ESA
(Autorità di vigilanza dell’European Free Trade
Association) e, a livello nazionale, nelle autorità
individuate dai singoli Paesi membri. Tutti i soggetti coinvolti si scambiano informazioni in modo
chiaro e strutturato attraverso la compilazione di
modelli che assicurano l’omogeneità delle segnalazioni. Il Ministero della Salute, e per la precisione
la sua Direzione Generale degli Organi Collegiali
per la Tutela della Salute, è il punto di contatto
italiano per il sistema di allerta comunitario. La
completezza e la tempestività delle comunicazioni, anche a livello nazionale, sono garantite dall’uso di schede di notifica standard e dal loro invio a
mezzo posta elettronica.
Per i consumatori
Nello sforzo di rendere il funzionamento del RASFF il più trasparente possibile per i consumatori,
per gli operatori della filiera agroalimentare e le
per autorità di controllo di tutto il mondo, la Commissione europea ha deciso di creare un portale
dedicato, dotato di un database consultabile online, al quale è possibile accedere tramite il sito di
Adiconsum Verona www.adiconsumverona.it
Chi è Adiconsum?
Adiconsum è un’associazione indipendente e senza scopo di lucro presente su tutto il territorio nazionale, con sedi locali, provinciali e regionali.
Gli operatori, i volontari e i dirigenti forniscono assistenza e tutela individuale e collettiva ai consumatori e alle famiglie. È possibile collegarsi al
sito internet dell’Associazione:
www.adiconsumverona.it
o utilizzare il numero telefonico 045/8096934.
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RUBRICA
Territorio a Spicchi
P antheon
P antheon
Le Ricette
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P antheon
Brevi da Verona e Provincia
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GREZZANA
A.S.D Tennis Grezzana, si ricomincia!
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Una ventata di novità per il tennis della Valpantena. Domenica 19 Aprile, in occasione dell’Open
Day, si è aperta una nuova epoca per lo storico A.S.D Tennis Grezzana, associazione che a metà
anni ‘90 aveva raggiunto quota 250 iscritti, prima di un lento ridimensionamento. Adesso il vento
però è decisamente cambiato. Il nuovo direttivo, presieduto da Riccardo Natali, sta avviando
un piano per la ripresa. Le strutture, consistenti in un campo in terra rossa e un tendone riscaldato,
sono ancora fra le migliori del comprensorio. L’obiettivo quindi è ritornare a riempirle di nuovi
iscritti, in particolar modo bambini. L’associazione avvierà concretamente le proprie attività
nel periodo estivo, con corsi collettivi o individuali aperti a tutte le fasce d’età. Dal mese di
Ottobre così l’ASD Tennis Grezzana sarà pienamente operativo per rimettersi in gioco come scuola federale della disciplina. L’ultimo
dettaglio? I nuovi iscritti godranno degli insegnamenti di Caterina Marusic, ex nazionale giovanile italiana con molta esperienza nel
settore. Per maggiori informazioni comunque rivolgersi allo 045 8650135. La segreteria è aperta ogni sabato con orario continuato.
MOUSSE AL
CIOCCOLATO
FONDENTE
S. MARIA IN STELLE
Una grande festa e un libro per i 100 anni dell’asilo parrocchiale
“Una festa che ci sentiamo in dovere di fare anche per ringraziare una comunità, quella di S. Maria in Stelle, che da sempre ha creduto fermamente in questa esperienza educativa”, sono le parole di Rossana Riofi, presidente del Comitato di Gestione dell’asilo
parrocchiale S. Maria Assunta. Si festeggerà sabato 23 maggio alle ore 15 presso le sale della scuola dell’infanzia il compleanno della
struttura. Una storia quella dell’asilo parrocchiale di S. Maria in Stelle che parte più di un secolo fa. Gli inizi dell’asilo affidato alla cura
e alla organizzazione di “signorine”, fino all’arrivo nel 1942 delle suore dell’Istituto Sorelle della Misericordia che vi rimasero sino al 1981,
sono trattenuti nelle pagine del libro, dal titolo “Il mio asilo ha cent’anni”, scritto in occasione del centenario della scuola. Un volume
che racconta anche i momenti difficili, dopo la partenza delle suore, durante i quali, di fronte alla prospettiva di chiudere il centro,
si è preferito continuare il percorso con l’impegno di tutta comunità. Dal finanziamento per la ristrutturazione dell’edificio, grazie ai
fondi ricavati dalla generosità delle famiglie, sino alla costituzione di Comitati di Gestione con alla guida genitori e volontari. E i numeri
parlano di un una scelta coraggiosa, ma anche di successo: 60 genitori coinvolti negli anni in questa tipologia di attività, 70 bambini
accolti dalla struttura, 12 dipendenti fissi tra insegnanti e personale ausiliario.
Per maggiori informazioni è possibile visitare la pagina www.infanziastelle.it
Uno dei
dessert più
golosi
Procedimento:
In questa stagione camminando tra i
campi veronesi si incontrano piccoli
broccoli dalle foglie lunghe e commestibili.
Procedimento:
Lessate il broccolo con le foglie e saltatelo in padella con un filo d’olio, sale, pepe
ed uno spicchio d’aglio. Amalgamate la
panna alla farina e ad un pizzico di sale.
Unite anche i broccoli. Foderate una teglia con la pasta sfoglia, bucherellatela e
farcitela con il composto. Infornate a 190
gradi per 30 minuti..
a cura di Miryam Scandola
e Alessio Faccincani
Iniziate sciogliendo il
cioccolato a
bagnomaria.
Fate ammollare la colla
di pesce in
un bicchiere d’acqua.
Trascorsi
15 minuti strizzatela e scioglietela in due
cucchiai di latte caldo. Montate la panna
ed aggiungete cioccolato e colla di pesce
ammollata. Trasferite la mousse in vasetti.
1
senzalattesenzauova.blogspot.it
Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per
la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno
tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee
sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”.
In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose per
trasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare!
Se volete contattarmi: [email protected]
VERONA
Giardino Giusti ospita per Les Nouveaux Spectacles De Musique
Arte, musica e cultura, tornano gli incontri con il maestro Martino Beaupain. Dopo il successo
delle precedenti rassegne (Le Nouveaux Chansonniers e Les Nouveaux Artistes) è arrivato il
momento di Les Nouveaux Spectacles De Musique, una rassegna ospitata dal Laboratorio
Danza Verona di Tiziana di Nardo, all’interno della splendida cornice di Giardino Giusti .
L’evento si snoderà lungo tre serate, ciascuna delle quali articolata in maniera diversa dalla
precedente. L’apertura della rassegna è fissata per domenica 26 Aprile alle ore 18, con la
prima serata intitolata “Voci dalla Spagna”, dove il mezzosoprano Alessandra Notarnicola presenterà un repertorio interamente
ispirato alla musica spagnola. La manifestazione riprenderà domenica 10 Maggio alle ore 18 presentando il tema “Serata
cantautorale”, dove lo stesso Martino Beaupain si esibirà nel suo originale repertorio di brani inediti da lui stesso scritti e arrangiati. A
chiudere l’evento, domenica 24 Maggio alle ore 18, ancora Martino Beaupain, in veste di compositore presenterà il trittico “Scene
di riflessione”, dove protagonista sarà, oltre alla musica, la riflessione profonda su argomenti di stretta attualità. L’ingresso per ogni
serata è di 7 euro comprensivo di aperitivo finale, mentre per i soci del Laboratorio danza Verona è prevista una riduzione di 4 euro.
Per tutte le informazioni contattare Martino Beaupain: 3475442843 - [email protected]
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S. ANNA D’ALFAEDO
Si festeggia la primavera a Malga Gravazzo
Una manifestazione simbolo della Lessinia. Il 1 Maggio si svolgerà la dodicesima edizione della Festa di Primavera di Malga Gravazzo,
a Sant’Anna d’Alfaedo. La giornata avrà il chiaro intento di rinnovare gli usi e i costumi più antichi della montagna veronese. Tutto
ruoterà attorno alla caratteristica Malga Gravazzo, ristrutturata negli ultimi anni dai residenti della contrada, con l’aiuto delle
istituzioni locali. La giornata si aprirà con la consueta messa delle 10.30, prima del pranzo conviviale a base dei tipici gnocchi di
malga, che saranno preparati nei tradizionali pentoloni di rame. Durante la festa inoltre spazio anche per l’intrattenimento. Il 1
Maggio di Malga Gravazzo infatti sarà allietato da musica e giochi per grandi e bambini. La giornata infine si concluderà con
la tradizionale lotteria, il cui ricavato sarà devoluto ad un ente di beneficenza ancora da definire. La manifestazione si svolgerà
anche in caso di pioggia, sotto un apposito tendone al coperto.
Territorio a Spicchi
POLLINARI RENATO
Brevi da Verona e Provincia
IMPIANTI TERMOSANITARI S.r.l
CIVILI E INDUSTRIALI
a cura di Miryam Scandola
e Alessio Faccincani
VALPANTENA
Un Progno di idee
Un progetto ideato per migliorare la pista ciclabile del Progno. Il prossimo 23 Maggio le
associazioni CiViVi, Gastelle, Associazione Agile, Fiab, nonché singoli cittadini, saranno
promotrici di una camminata lungo il Progno della Valpantena per rilevare le eventuali
situazioni di abbandono e di degrado presenti nell’area. Il Progno in questo periodo
è sede di grandi cambiamenti. In questo contesto infatti verranno a breve messi in
sicurezza alcuni ponti e verrà leggermente deviato il corso del fiume per fare spazio
alla SP6. Proprio in questo clima quindi il 23 Maggio le associazioni cercheranno di
veicolare nuove proposte per l’area. Durante la camminata infatti i cittadini potranno
sostare in vari capannelli illustrativi, dove ogni associazione esporrà il proprio progetto
per migliorare la ciclabile del Progno. In ballo molte idee. Esempi? La creazione di un Viale Verde o il disegno di alcuni murales nelle
vicinanze della tangenziale. L’appuntamento per tutti è per sabato 23 Maggio. Miglioriamo insieme il Progno.
a cura di Alessandra Scolari
LUGO
Grande festa per Don Michele Zampieri, in programma un concerto dei Metatrone
A Lugo, domenica 17 maggio, si festeggerà il neo sacerdote don Michele Zampieri, appassionato di tutto ciò che ha a che fare con
la musica, dal Karaoke al service-audio. Ed è questo che ha spinto la parrocchia di Lugo ad impreziosire la giornata - che inizierà con
la messa solenne alle 10,30 e il pranzo sociale alle 13 - con il concerto, ad ingresso libero (alle 21) in Piazza degli Alpini, dei «Metatrone».
Un gruppo di giovani siciliani, conosciuti per il loro particolare Rock: un metal a sfondo cristiano. Torniamo a Michele Zampieri nato nel
1974 a Lugo e vissuto all’ombra del campanile della chiesa di Sant’Apollinare: a 14 anni sentì che la sua strada sarebbe stata quella
del sacerdote. La prima esperienza in seminario a 22 anni, ma studiare per Michele non era facile, così ritornò alla passione per il lavoro nell’ambito musicale che lo gratificava molto. A 35 anni la scelta definitiva: ritornare in seminario, dove Michele racconta di aver
«capito cosa significa donare la mia vita al Signore e alla Chiesa». Sono stati sei anni di teologia, materia non facile, ma alleggerita
dall’attività nelle parrocchie di Lugo, Monteforte d’Alpone e Raldon. Alla celebrazione della prima messa di Michele Zampieri, tutte
le famiglie di Lugo saranno presenti, anche perché sono 26 anni che aspettano che un loro «figlio» diventi prete. L’ultimo nel 1989 era
stato don Franco Dal Dosso.
GREZZANA
Nuova sede per i ciclisti della Bruno Gaiga
Una nuova opportunità per i giovani sportivi della Valpantena. A Grezzana è stata istituita una
sede distaccata della storica società ciclistica scaligera Bruno Gaiga, attiva a Verona dal
lontano 1952. La nuova sede, situata esattamente sotto la biblioteca comunale di Grezzana,
ha già spinto dieci giovani aspiranti ciclisti ad abbracciare la disciplina. Il lavoro della neonata
realtà è già capillare. In questi mesi infatti sono state proposte mattinate tematiche sul ciclismo
in varie scuole primarie della Valpantena. Le iscrizioni sono ancora aperte e si concluderanno
soltanto nei prossimi mesi. Il primo mese è gratuito e la quota comprende tutto il materiale necessario per un anno di attività
agonistica, dall’abbigliamento estivo a quello invernale sino alle indispensabili visite mediche. Per maggiori informazioni rivolgersi
via mail a [email protected]. E voi che aspettate? Pedalate con il nuovo gruppo Bruno Gaiga in Valpantena.
VALPANTENA
Shopping in villa: il meglio dell’artigianato italiano in mostra a Villa Ca’ Vendri
Si è giunti ormai alla 4ª edizione di un appuntamento sempre attesissimo per la città e per la provincia. Nel fine settimana del 9 e
del 10 maggio, avvolti dalla bellezza incantata della Villa Ca’ Vendri si potrà prender parte al consueto evento mercato che ospita
una selezione di prodotti di alto artigianato, frutto dell’ingegno e della creatività del nostro eccezionale Made in Italy.
Un’occasione unica per visitare uno dei luoghi simbolo del patrimonio culturale veronese qual’è la costruzione tardo cinquecentesca
di Villa Ca’ Vendri, sita in contrada Vendri 39. Un’ opportunità davvero irripetibile anche per godersi la bellezza di un parco
secolare di oltre 6 ettari arricchito da cipressi, statue e da un ninfeo colonnato dietro cui si cela la cappella gentilizia dedicata a
S. Nicolò di Tolentino. Immersi in una scenografia così suggestiva si potranno vedere e toccare oggetti di design, creativi bijoux,
singolari gioielli, abbigliamento ed accessori di moda, di oggi e di allora, e anche alcune vere e proprie opere d’arte.
L’ingresso è libero.
Via L. Da Vinci, 2 – Grezzana VR
E-mail: [email protected]
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