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LA STAMPA SEDUCE... CON IL TATTO

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LA STAMPA SEDUCE... CON IL TATTO
di L orenzo C apitani
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il tatto
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cinquesensi
Morbida come il velluto o ruvida come la canapa .
S ottile come un merletto o spessa e materica …
la stampa incanta anche la nostra pelle .
P er un ’emozione che si legge in punta di dita
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La Stamapdeisensi
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La stampa seduce...
con il tatto
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Spesso sottovalutato, il tatto è uno dei nostri sensi più raffinati; il suo organo è l’intera superficie della pelle, con un’estensione di circa 2 m2 e un peso di 10 kg: decisamente l’organo
di senso più “ingombrante”. E anche uno dei più sensibili – con
punte di massima recettività sui polpastrelli, sulle labbra e
sulla lingua. Se la vista è il veicolo dell’informazione, il tatto è
quello dell’emozione, dell’affettività: per questo siamo naturalmente portati a scegliere prodotti con una tattilità particolare.
Lo sanno bene le cartiere che, soprattutto negli ultimi anni,
hanno ideato supporti con sempre nuovi effetti, anche molto
sorprendenti. Si va da carte superpatinate dalla planarità più
assoluta, come la Splendorlux mono e bifacciale, alla piacevole
ruvidezza di molte uso mano (ad esempio la Century Cotton) o
leggermente goffrate come la serie Tintoretto o Canaletto di
Fedrigoni. Particolarmente apprezzate dai creativi ultimamente
sono Plike e Whike con la loro particolare gommosità semiopaca. Al confine con le tele di legatoria si situano le carte
lavorate, con texture più o meno regolari: un caso per tutti è
la raffinatissima Lizard Pellaq, distribuita in Italia da Fontanagrafica. Attenzione soltanto, se decidete di utilizzare una carta
particolare, a scegliere un fornitore, stampatore o cartotecnico, con le competenze necessarie.
Insomma, il mondo delle carte è ampio e intrigante per ogni
creativo e meriterebbe una trattazione a sé. Non ci credete?
Fate due chiacchiere con Barbara Crepaldi nello showroom
milanese di Paper&People. Ora però quello che ci interessa è
esplorare il campo delle nobilitazioni che doneranno al vostro
stampato un magico… tocco!
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La carta dopo la stampa offset è
stata plastificata opaca e successivamente serigrafata a registro con
una vernice UV glitterata in cui sono
immerse anche particelle trasparenti
che conferiscono alla superficie una
sensazione ruvida al tatto.
vernice/plastifica
Lo sviluppo della creatività per stampati dalla forte componente tattile si è raffinata con la sperimentazione e l’evoluzione delle varie nobilitazioni, a partire da verniciatura e plastificazione,
spesso in abbinamento tra di loro. Tatto e vista
in questo caso cooperano: è il caso, ad esempio,
della verniciatura lucida su plastificazione opaca,
usata nelle copertine e non solo. Ma i veri effetti
speciali si sono avuti quando inchiostri e vernici hanno iniziato ad essere usati non solo come
mezzo per stendere un pigmento, ma anche per
veicolare particelle tattili, in offset o serigrafia.
La differenza più grande tra le due tecniche è data
dallo spessore della particella veicolata che da
microscopica può raggiungere dimensioni anche
nell’ordine del millimetro, tanto da conferire effetti di ruvidità anche molto forti. In questo modo,
si possono ottenere superfici effetto seta, con
particelle molto sottili, o vere e proprie superfici scratch con pulviscoli di dimensioni più importanti. La scelta tra offset o serigrafia dipende
sostanzialmente dallo spessore che avrà il nostro
film di inchiostro. Trattandosi di una tecnica che
prevede l’utilizzo di rulli a pressione, l’offset consentirà di stendere strati sottili, viceversa la serigrafia permette effetti di maggior spessore. Non
a caso anche per la verniciatura, se si desiderano
alti spessori, si fa ricorso alla serigrafia o ad una
vernice UV invece della vernice di macchina. Oltre
agli effetti scratch, molto interessanti sono quelli
vellutati e morbidi dati dal soft touch, che rende
soffice e quasi “gommosa” la parte trattata.
serigrafia spessorata
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Quando si desiderano effetti di tattilità esasperata, la migliore soluzione è la serigrafia ad alto
spessore, o spessorata, che rende possibile creare strati di inchiostro nell’ordine del millimetro.
Ciò si ottiene combinando l’uso di un particolare telaio a basso numero di fili e di un inchiostro
molto denso. In questo senso un buon supporto,
magari precedentemente plastificato, garantirà
una migliore resa e un effetto davvero coinvolgente: pensate a cosa diranno i vostri clienti quando
vedranno la cover della brochure in Cotton Wove
bianco latte con serigrafia lucida ad alto spessore! Si può ottenere una serigrafia spessorata sia
con vernice trasparente (e in questo caso si parla
di verniciatura serigrafica spessorata) sia con inchiostri pigmentati. Da qui a veicolare attraverso
questo tipo di serigrafia particelle estranee che
diano effetti tattili il passo è breve. E ancora una
TERMOGRAFIA E FLOCCATO
Due tecniche a confronto. A sinistra
una serigrafia spessorata trasparente,
a destra una termografia su GSK.
Sotto, l’applicazione a registro per mezzo di calandre di un supporto fibroso colorato a trama
molto ampia su
carta laminata lucida. Effetti visivi
e tattili si fondono
armoniosamente.
A destra, uno scenografico effetto
di floccatura ad
alto spessore su
carta plastificata
opaca.
La termografia consiste nello sfruttare colori o
vernici offset come collanti per applicare, anche
in linea, una resina naturale in polvere, trasparente, semitrasparente o colorata, che polimerizza in
forno, consolidando il proprio volume. In questo
caso la trasparenza della resina donerà spessore e farà risaltare il grafismo sullo stampato. È
possibile arrivare a termografare anche caratteri a corpo 6 o testi particolarmente fitti, come
in save the date o business card. Nulla vieta poi
di inglobare alla resina pigmenti speciali, magari
perlescenti, metallici, fluorescenti o glitter. Mentre nella serigrafia le particelle sono immerse nella vernice vischiosa, qui sono applicate insieme
alla resina in polvere e la cromia dell’offset esalta
l’effetto speciale. Speciale per speciale, perché
non osare allora un velluto floccato? Di grande
tendenza e impatto, il floc sta diventando sempre
più accessibile anche economicamente. Si tratta
di stampare con un primer serigrafico un grafismo
sul quale vengono poi soffiate, all’interno di una
camera ad atmosfera controllata, fibre artificiali
elettrostatiche dalla lunghezza di qualche decimo
di millimetro che, polarizzate, si dispongono perpendicolarmente al foglio. Ciò consente orientamento e densità che ricordano in tutto il prezioso
tessuto. Generalmente si usa come finissaggio
post stampa, anche a registro. Ma per chi ama
lanciarsi verso nuove sperimentazioni, si può anche floccare il supporto prima della stampa in offset oppure ricorrere a materiali come Suedel e
Velprint.
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volta il tatto si sposa con la vista. Attenzione però
a non sbizzarrirsi troppo: la serigrafia spessorata
ha il limite tecnico di non consentire grafismi fini
o caratteri molto piccoli. Questo perché la grande
quantità di inchiostro in un telaio così largo tende
a spandere. In questi casi può sopperire, però, la
termografia.
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SBALZO
Fin qui abbiamo parlato di tecniche in cui uno
spessore viene applicato ad un supporto più o
meno stampato. L’impressione a secco invece
consiste nella deformazione della planarità del
foglio per ottenere effetti di rilievo o sfondamento (embossing o debossing) piani, multilivello o
artistici. La carta qui viene stressata mediante
pressione e calore da un sistema di matrice e
contromatrice in grado di trasferire stabilmente il grafismo. Sono molteplici le applicazioni in
questo senso anche in abbinamento con la stampa a caldo, o a registro con stampa o verniciatura. Fantasia e budget (e un bravo impressore)
sono gli unici limiti! A fare la differenza sono la
tipologia di carta, non leggera né troppo pesante, la matrice (rame, magnesio o ottone) e, soprattutto, la qualità dell’incisione in funzione di
grafismo, carta e tiratura. Si può andare da una
semplice scrittina, da poche copie con un clicherino in magnesio inciso chimicamente, a grafismi
molto fini e lavorati, da tirare in numerose copie
con matrici in ottone incise con macchine a controllo numerico, fino ai cosiddetti rilievi artistici.
Vere e proprie sculture tridimensionali ottenute
con cliché lavorati con assoluta maestria.
Oltre alle tradizionali scritte più o meno sbalzate,
effetti di grande impatto si possono avere anche
utilizzando cliché microincisi (fino a 10 linee al
millimetro) e nastri colorati, utilizzati anche come
sistema anticontraffazione.
TELE DI LEGATORIA
Un tempo utilizzate per proteggere e irrobustire lo stampato, oggi le tele di legatoria
conferiscono maggior appeal soprattutto
se stampate in offset.
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Le tele di legatoria, dalla pelle, più o meno naturale, alla stoffa, alla canapa, alla seta o materiali
esotici (Setalux, Cialux, Canvas, Shantung…),
accoppiate a carta per consentirne la lavorabilità, venivano generalmente usate per proteggere
e irrobustire gli stampati.
Oggi non è più soltanto così, ma si tende a privilegiare ed esaltare l’aspetto estetico soprattutto
con una ricerca di sensazioni tattili. In questo senso, oltre all’abbinamento tradizionale con stampa
a caldo e serigrafia, una potenzialità davvero interessante è data dall’offset che permette di stampare su questi supporti come fosse carta, coniugando ancora una volta vista e tatto. Da mettere
in conto sono soltanto la tendenza della tela ad
assorbire l’inchiostro e le possibili interferenze
ottiche fra trama e stampa: marezzature, moirè
e anelli di Newton dovuti alla deformazione del
foglio di tela in macchina sono dietro l’angolo!
Si ringrazia per la consulenza Nora Mazzocchi
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