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- Massimo Caiazzo
Colore e superficie: associazioni tra la percezione visiva e quella tattile Con la gentile partecipazione di: Istituto dei Ciechi di Milano NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Milano A cura del Prof. Massimo Caiazzo e delle studentesse del I anno del biennio in Design del Tessuto e dei Materiali Indice Prefazione a cura del Prof. Massimo Caiazzo............. pag. 3 Introduzione............................................................. pag. 4 Descrizione dell’esperimento......................................pag. 5 I partecipanti all’esperimento......................................pag. 6 Le studentesse..........................................................pag. 14 I dati raccolti e i materiali utilizzati..............................pag. 24 Tabelle dell’esperienza...............................................pag. 26 I tessuti.....................................................................pag. 30 Prefazione Come suggerisce l’enciclopedia libera Wikipedia, la parola «sinestesia» “indica situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita alla stregua di eventi sensoriali distinti ma conviventi”. Si tratta di una interessantissima ricerca (chi non si è mai domandato come, e se, un non vedente possa percepire il colore) effettuata da Massimo Caiazzo, docente di Cromatologia per la Scuola di Fashion Design in NABA, il cui primo approccio sperimentale si è svolto il 29 maggio all’Istituto dei Ciechi di Milano. L’esperimento, inteso a superare la “mera fenomenologia della visione” (pur nella loro autonomia, in realtà i cinque sensi non agiscono in maniera del tutto distaccata) ha indagato appunto la simultaneità percettiva dei cinque sensi, conseguente alla stimolazione di un solo organo sensoriale. La prova è stata condotta con l’ausilio di un gruppo di non vedenti (otto persone) presentatisi volontariamente. I soggetti hanno toccato diverse superfici di differenti materiali e colori, con il compito, svolto da ciascuno dei volontari, di associare liberamente una sensazione cromatica alle stimolazioni tattili percepite. La cosa è avvenuta attraverso l’analisi di una serie di campioni di tessuti la cui superficie rispondeva a diverse tipologie, tali da distinguersi in lisce, ruvide, satinate, lucide, vellutate e altre ancora. In seguito, i dati raccolti saranno sottoposti a una rielaborazione, per poi venire composti all’interno di una tavolozza cromatica tattile. Con Massimo Caiazzo, collaborano al progetto di ricerca la stessa NABA e l’Istituto dei Ciechi, dove la sessione sperimentale ha avuto luogo. Massimo Caiazzo Vice-President for Italy of Executive Committee IACC International Association of Color Consultants Introduzione Con questo esperimento abbiamo voluto principalmente dimostrare l’esistenza del rapporto sinestetico tra tatto e colore, cercando inoltre di capire quali sono i fattori che influenzano questo rapporto. Ad esempio per alcuni anche l’udito ha un ruolo importante nell’associare una sensazione tattile ad un colore, mentre per altri no. Quindi partendo dal tatto abbiamo cercato, attraverso la sinestesia, di capire la connessione fra i nostri sensi e la percezione cromatica. Siamo partiti dalla considerazione che tutti noi siamo condizionati dall’inconscio collettivo, cioè l’insieme dei valori culturali, sociali ma anche delle radici più antiche dell’umanità. In questo senso sono molti i punti che accomunano la nostra percezione anche se proveniamo da culture diverse, da ambienti sociali lontani fra loro o se abbiamo abilità fisiche diverse. Un altro mezzo di valutazione è dato poi dalla memoria personale, sia visiva, che olfattiva, che uditiva, che tattile, che emozionale. Infatti a parità di oggetto ognuno di noi esprimerà sensazioni diverse dovute non solo all’oggettività di quel materiale, ma anche all’insieme delle esperienze soggettive fatte, per cui otterremo sempre delle differenze nell’aggettivazione di uno stesso campione, in quetso caso tessile. A proposito di quanto detto sopra, risulta molto interessante capire come cambia la percezione fra persone vedenti e non vedenti, ma in particolare, un aspetto che meriterebbe di essere maggiormente approfondito, riguarda la percezione da parte di quelle persone che sono cieche dalla nascita o comunque da un’età precedente alla quale non hanno ricordi. In questo caso infatti molti dei valori condivisi da coloro che vedono o che si ricordano di aver visto non sono rintracciabili, per cui ad esempio per questo tipo di persone i colori sono solo nomi che associano a certi oggetti solo perchè altri hanno dato loro quetsa informazione (ad esempio “il sole è giallo”) ma per loro giallo non corrisponde a un concetto, è solo una caratteristica che sanno essere propria di un certo oggetto. Descrizione dell’esperimento L’esperimento si è composto di tre fasi principali: la prima è stata la scelta dei tessuti da utilizzare in base alla loro “mano”, abbiamo cioè cercato di valutare se fossero o meno interessanti dal punto di vista tattile. La seconda fase è stata la realizzazione vera e propria dell’esperimento presso l’Istituto dei Ciechi di Milano. Per questa parte dell’esperimento abbiamo preparato delle tavole con i vari campioni e delle tabelle per ogni partecipante che abbiamo riempito con le sensazioni cromatiche, di luminosità, di temperatura o qualunque altra impressione i vari tessuti trasmettessero loro. Hanno partecipato all’esperimento otto volontari, non vedenti, che abbiamo contatto tramite l’istituto dei Ciechi di Milano e nella cui sede abbiamo svolto il test. La terza fase, è stata quella della valutazione dei risultati ottenuti e, in base a questi, la costruzione di una palette di 12 campioni che unisse la sensazione tattile alla cromia indicata dal maggior numero di partecipanti all’esperimento. I tessuti che sono stati utilizzati non seguivano un ordine di fibra, pesantezza o colore, ma anzi erano mescolati in modo da non abituare i soggetti ad una stessa sensazione, ma di variare continuamente il tipo di sensazione. Maria Brambilla Fino a 25 anni ha percepito il colore Residuo visivo: assente Impressioni personali: “Sostengo fermamente che un non-vedente non ha la percezione del colore”. “Attraverso il tatto percepisco la bellezza del tessuto: movimento, vaporosità”. “Ricordo il rosso, il giallo, il verde, il bianco, i fari delle macchine, il chiarore della luna, la luce del sole”. “Combinare i colori?!”. Claudia Consonni Fino a 21 anni ha percepito il colore Residuo visivo: assente Impressioni personali: “E’ come se percepissi degli elementi correlati alla sensazione che mi dà il toccare questo tessuto come il vento e l’estate” “Cerco di compensare la carenza visiva immaginando i colori”. “Dei tessuti che mi avete mostrato alcuni non mi ispirano altri non mi piacciono”. “Mi interessa il colore, perchè prima ero ipovedente e quindi lo ricordo bene”. “Il colore è importante per immaginare gli oggetti, le forme possono essere analizzate e riconosciute semplicemente toccandole”. “Non immagino mai un oggetto senza pensare al colore”. Ilaria Granata Non vedente da 5 anni a seguito di retinite pigmentosa. Residuo visivo: variabile in base alle condizioni luminose, riesce a distinguere occasionalmente i chiari dagli scuri. Impressioni personali: “Mi ricordo il colore come ci si può ricordare una fotografia che non si vede da cinque anni”. “Ormai il colore non mi interessa più perché ho escluso il parametro visivo dai miei strumenti per conoscere le cose, mi affido al tatto, all’olfatto e all’udito. Anche per scegliere gli abiti mi baso soltanto sulle sensazioni che mi comunicano al tatto”. Franco Lisi Ha perso la vista a 3 anni. Residuo visivo: assente Impressioni personali: “Non ho alcun ricordo dei colori, neppure quando sogno” Francesco Cusati Non vedente da 20 anni, fino a 15 anni è stato ipovedente. Residuo visivo: assente Impressioni personali: “Ricordo i colori, per esempio il bianco che era il colore dell’interno dell’abito da sposa di mia moglie” Alber to Piovani Non vedente da 20 anni. Residuo visivo: assente. Impressioni personali: “Mi ricordo la bellezza dei colori”. Maria De Nar di Fino a 30 ha percepito il colore. Residuo visivo: assente. Impressioni personali: “Ho un forte ricordo dei colori”. Ettore Bianchetti Non vedente da 34 anni. Residuo visivo: assente Impressioni personali: “Mi ricordo dei colori forti come il rosso, il blu, ecc.” “Con l’immaginazione si arriva a tutto...” Benedetta Baviera 26 anni Sono ipermetrope e astigmatica dall’età di 3 anni L’esperienza fatta con l’Istituto dei Ciechi è stata positiva perchè mi ha permesso di entrare in contatto con un mondo a me fino ad ora sconosciuto. Mi ha dato modo di percepire sfumature che altrimenti non sarei arrivata a cogliere. Durante l’esperimento di sinestesia al quale i non vedenti sono stati sottoposti, mi ha colpito l’associazione di aggettivi ai vari tessuti esaminati. Per quanto riguarda il percorso “Dialogo nel Buio”, mio malgrado, non sono riuscita a portarlo a termine. Yana Bering 24 anni La mia vista è peggiorata improvvisamente nell’ultimo anno, sono rimasta male quando ho scoperto che non vedevo più bene come prima. I soggetti lontani o le scritte, sono diventati sfuocati, ma ancora non ho comprato gli occhiali perché mi spaventa l’idea di ammettere quello che sta succedendo soprattutto perché sono una designer e per me la vista è uno strumento di lavoro indispensabile. Dopo il dialogo nel buio però la mia idea sui ciechi è un po’ cambiata perché prima pensavo che perdere la vista avrebbe significato la fine della mia vita, ora invece so che il mondo lo si percepisce anche attraverso gli altri sensi e che è comunque possibile vivere in maniera abbastanza indipendente. Mi ha insegnato a non aver paura di qualcosa solo perché non la conosci. A proposito dell’esperimento fatto on i ciechi, mi ha stupito che tutto ciò che non piaceva come tatto per loro era marrone o scuro, quindi come se vedessero i colori scuri come negativi ed è strano dal mio punto di vista perché loro vivono sempre nel buio e nell’oscurità perciò mi sarei aspettata che per loro i colori scuri fossero più familiari o comunque non sentiti in maniera così negativa. Un’altra cosa che mi ha colpito è stata che i ciechi hanno molta immaginazione, molto intuito tanto da riuscire ad indovinare diversi colori. Credo che questo test sia molto utile per noi designer, perché ci permette di capire come il tatto e il colore siano collegati e che ci dia la possibilità di usare questa relazione. Ofelia Bur gos Soria 31 anni Fino a 24 anni ero molto astigmatica e miope, vedevo tutto sfuocato perciò mi sono sottoposta ad un intervento chirurgico. La relazione col colore degli oggetti, il modo in cui mi esprimo graficamente, ma anche verbalmente, e forse anche il mio modo di pensare e di conseguenza, in un certo senso, la mia personalità, sono molto diversi tra prima e dopo l’operazione che ho subito. Adesso capisco che molto di quello che siamo è il risultato di come vediamo le cose e, quando questa modalità cambia, altera tutta la nostra personalità ed il nostro modo di sentire. Molta di quella che era la mia percezione razionale e anche sentimentale, era completata e reinterpretata dalla mia immaginazione. Inoltre ho notato un cambiamento anche nel mio modo di sognare; non posso dire che prima fosse peggiore, ma certo era diverso e quindi la differenza, a livello comunicativo, più forte che ho riscontrato è quella con me stessa. Prima di fare l’esperimento di sinestesia all’istituto dei ciechi pensavo di sottopormi ad un altro intervento per correggere gli ultimi difetti che mi sono rimasti agli occhi, ma quando abbiamo iniziato il test con i non vedenti mi sono resa conto di essere troppo esigente, volendo vedere ancora di più. Confrontandomi con tutte quelle persone, mi sono accorta di quanto in realtà sia fortunata e che loro si rendono conto di avere un valore che va oltre i limiti del loro corpo, mentre noi spesso cerchiamo di essere fisicamente perfetti come se questo ci facesse diventare anche persone migliori. Ascoltando i partecipanti all’esperimento parlare ho avuto la sensazione che fossero più sicuri di se’ e meno influenzati dall’opinione degli altri di quanto lo siamo noi. Francesca-Beatrice Guasconi 24 anni Sono leggermente miope (-0,50) e astigmatica (-0,25). L’astigmatismo mi crea qualche problema nella visione a distanza perché sfumo i contorni e non riesco a leggere bene, senza occhiali, i cartelli stradali o a distinguere persone con caratteristiche simili (ad esempio due attrici bionde in un film). La mia visione cromatica è perfetta. “Quello che mi ha colpito di più dell’esperienza del dialogo nel buio è stata la necessità che i non vedenti (anche se temporanei come noi) hanno di fidarsi degli altri; la sensazione di panico che ho provato appena siamo entrati era dovuta proprio all’incapacità di essere autonoma. Mi ha molto sorpreso che dopo qualche giorno mi sono resa conto che nei miei ricordi avevo le immagini del percorso anche se non l’avevo realmente visto ma forse la mia abitudine a vedere ha fatto si che convertissi i ricordi registrati con gli altri sensi in immagini. Per quanto riguarda l’esperimento di sinestesia con i colori all’istituto dei ciechi credo sia stato molto interessante ed anche utile. Ritengo però che sia più adatto, almeno nella forma da noi scelta, a chi ha visto, prima di diventare cieco, i colori perché in qualche modo il tatto può richiamare loro qualche memoria cromatica, mentre credo che per chi non ha mai visto i colori questi ultimi siano solo nomi associati a qualcosa ma che non abbiano per loro un vero significato e che quindi per queste persone il nostro esperimento abbia poco valore”. Maria Chiara Marino 23 anni Fino ad oggi non ho mai avuto problemi di vista. Per me il percorso “Dialogo nel buio” e soprattutto la possibilità di conoscere e parlare con la guida non vedente è stata un ‘esperienza unica, che m ha permesso, anche se per poco tempo, di mettermi nei panni di chi non può vedere. All’inizio del percorso ero un po’ impacciata e temevo di far inciampare qualcuno con il mio bastone, ma dopo i primi dieci minuti questa paura è scomparsa, mi sono rilassata, ho iniziato a parlare con gli altri e a cercare di riconoscere le mie compagne usando tutti gli altri sensi. Ho ancora il ricordo di tutto ciò che toccavo perché col solo tatto potevo ricostruirne l’immagine nella mia mente. Le nostre guide erano persone molto disponibili, che si relazionavano con tutti noi, attente a non dimenticare nessuno ed hanno risposto ad ogni nostra domanda anche alle più sciocche o strane. E’ stata un’esperienza che rifarei molto volentieri. Dimitrina Mar kova Età 25 anni Fino ad oggi non ho mai avuto problemi di vista. Il progetto di sinestesia che stiamo portando avanti con l’Istituto dei Ciechi mi piace molto e lo trovo estremamente interessante. Credo sia importante capire come queste persone si relazionano con la realtà. Quando siamo andati la prima volta all’Istituto dei Ciechi e abbiamo fatto il dialogo nel buio, restando per 70min senza luce, ho cominciato a capire come vivono loro e il mio cervello si è bloccato perché la sensazione era veramente molto forte. Per quanto riguarda l’esperimento sinestetico con i non vedenti mi è piaciuto molto perché mi ha permesso di capire che queste persone vivono in maniera molto simile a noi, poichè quello che non possono vedere lo recuperano attraverso gli altri sensi. L’unica cosa per me negativa di questa esperienza è che, quando sono lì con loro, mi fa soffrire che io possa vederli mentre loro no e mi sento in colpa anche se non dipende da me. Misuk Moon 36 anni Sono miope(-6,0) e di conseguenza anche astigmatica, ma grazie alle lenti a contatto non avverto molto questo problema. La mia visione cromatica è perfetta. Ho sempre avuto molta paura del buio e all’inizio del percorso del Dialogo nel Buio ero molto spaventata, tanto che ho scarsi ricordi di quello che ho provato durante la visita, ma posso dire che è stato molto utile in quanto adesso ho molta meno paura dell’oscurità, perciò per me è stato quasi terapeutico. L’esperienza di sinestesia con i ciechi è stata per me estremamente interessante perché credevo che i non vedenti non dessero importanza al colore e che non lo conoscessero bene, invece loro ne parlano tanto e trovano molte relazioni tra sensazioni di vario tipo (temperatura, luminosità, ecc.) e il colore. Mi ha stupito che per loro le impressioni che ricevono sono più importanti della cromia vera e propria e questo mi ha fatto scoprire anche per me stessa l’importanza di collegare sensazione e colori, in un modo che prima non avevo mai sperimentato. Biljana Petrovic 24 anni Dai 5 ai 7 anni ho avuto un problema con la pupilla, perchè, per una causa che non è stato possibile determinare, non si restringeva e allargava normalmente, come se non fosse molto sensibile alla luce. Non avevo una visione chiara e avevo spesso mal di testa. Il problema si è poi risolto da solo e adesso vedo perfettamente. Ho trovato l’esperienza del Dialogo nel Buio molto interessante: mi ha aperto un mondo nuovo perchè adesso posso capire i ciechi e la loro realtà meglio di prima, senza provare più alcuna paura. Ho capito quanta importanza abbiano tutti i nostri sensi e mi sono resa conto di quanto quotidianamente faccio affidamento sulla vista. Prima pensavo che la vita senza colore non fosse vita ma ora ho l’impressione che vivere al buio come i ciechi abbia un che di onirico. L’esperimento di sinestesia con i ciechi è stato per me molto interessante ma ho avuto la sensazione che i non vedenti non si trovino molto a loro agio con i noi che abbiamo la vista, mentre durante il dialogo nel buio mi sentivo più vicina e quasi uguale a loro. Dal mio punto di vista l’esperimento ha dimostrato che il colore non è solo una cosa che si vede, ma è anche un qualcosa che si può percepire con altri sensi. Mi piacerebbe portare ancora avanti questo test perchè credo che si possano scoprire altre novità interessanti. Ishraq Zraikat 30 anni Fino ad oggi non ho mi avuto problemi di vista Mi è piaciuto molto vedere i risultati del nostro lavoro di sinestesia colore e superficie con l’istituto dei Ciechi di Milano e mi ha colpito molto vedere come i non vedenti ricordino ancora i colori. E’ stato molto interessante notare come la maggior parte di loro ricordi perfino le minime sfumature dei colori. I materiali utilizzati e i dati raccolti Materiali: criteri di scelta e realizzazione delle tavole La selezione dei tessuti per la seconda fase dell’esperimento, come abbiamo già accennato, è stata fatto considerando la diversità di texture, lo spessore dei filati, l’alternanza di fibre naturali ed sintetiche, i diversi tipi di intrecci e di armature. Si tratta in prevalenza di tinte unite, ma abbiamo anche testato un campione bicromatico e due stampati. I campioni che sono stati presentati, erano di dimensioni 20cmx20cm, attacati in modo aderente su un cartoncino rigido con dietro riportato un codice numerico da 1 a 25 per indicarne l’ordine. L’ordine numerico dei campioncini è stato poi riportato invariato sulle tabelle dove abbiamo annotato le varie sensazione di tutti i partecipanti, in modo da avere a disposizione le impressioni e le sensazioni di ogni persona sullo stesso tessuto per poterle confrontare. Abbiamo notato come sia i non vedenti che conservano memoria del colore, sia in quelli che non ne hanno, creino connessioni fra la sensazione tattile, i loro ricordi e ciò che sapevano o potevano immaginare di quel tessuto e come tutti abbiano provato ad aggettivare cromaticamente i vari campioni. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 I 25 campioni utilizzati nella seconda fase. Tabelle di associazione tra percezione tattile e colore Maria Brambilla Claudia Consonni 1 chiaro * chiaro azzurro vento grigio 2 azzuro bianco caldo grigio dorato estivo 3 marrone scuro freddo yuta beige scuro artificiale poco naturale 4 beige chiaro non freddo grigio appiccicoso * 5 * * * nero poco gradevole asettico 6 non caldo medio * arancio ramato chiaro estivo 7 bordeaux caldo * verde muschio morbido beige 8 fantasia floreale * chiaro marrone 9 * * scuro laminato argento freddo poco piacevole * * 10 chiaro * chiaro rosso intenso 11 * * * grigio piacevole * 12 chiaro vaporoso caldo verde inglese opaco blu 13 medio caldo * bluette stimolante * 14 verde con fiori giallo * marrone sordo poco piacevole 15 scuro freddo * grigio topo caldo * 16 azzurro * * arancio chiaro * * 17 rosso caldo * verde pastello azzurrino * 18 cammello medio caldo * blu * poco piacevole 19 chiaro freddo chiaro azzurrino pallido leggero plasticoso 20 chiaro caldo * * bordeaux ocra mentatt stimolante 21 verde scuro marrone * verde fresco 22 beige caldo * a quadretti o grigio scozzese rosa poco piacevole 23 chiaro abbastanza caldo * daino * non piacevole 24 rosso * * nero o marrone mogano scuro rossiccio 25 * media * neutro * * Maria ha scelto gli aggettivi in base alle sensazioni che i tessuti le davano immaginandoseli come capi d’abbigliamento e anche dal punto di vista cromatico ha usato lo stesso criterio. Claudia è partita prima dall’associazione della sensazione tattile con un’ambientazione di sua immaginazione, per poi arrivare ad aggettivare le sue impressioni tramite il colore. Legenda: 1, 2, ...,25 * = Numero associato ai singoli campioni durante l’esperimento = Tessuti selezionati per palette finale = Nessuna sensazione associata Franco Lisi Ilaria Granata 1 beige * * * freddo * * viscido * 2 azzurro carta zucchero 3 marrone * * grigio sporco cupo 4 trasparente * * giallo * * 5 rosso * * * brutto * 6 rosso * * non bianco ruvido scuro confortevole scuro 7 * * * resistente 8 bianco * * morbido coinvolgente, chiaro bella senzione 9 * * * * * neutro 10 nero o rosso * scuro viola * * 11 * * chiaro marrone poco piacevole scuro 12 azzurrino pastello * rosa * * scuro * morbido * * poco piacevole fa schifo 13 * * 14 rosso * 15 grigio * scuro * respingente * 16 bianco * chiaro * caldo * 17 nero * * morbidoso scotta tendente al chiaro 18 beige * * * freddo neutro freddino poco comunicativo 19 bianco * * * 20 * caldo chiaro * indifferente apatico 21 beige * * graffiante puntinato tiepido 22 grigio * scuro marrone fastidioso scuro 23 * * * * * mediamente scuro 24 bianco * * * scuro caldo tiepido 25 nero * * * freddo tendente al chiaro Ilaria ha fatto le sue associazioni partendo da ciò che le trasmettevano le varie superfici, senza cercare collegamenti con altri ambiti sensoriali, ma concentrandosi solo sul tatto. Franco si è espresso molto di più atttraverso sensazioni e ricordi, che attraverso aggettivi cromatici, questo soprattutto perchè era l’unico dei partecipanti a non avere alcuna memoria del colore. Francesco Cusati Alberto Piovani 1 giallo * * bianco ghiaccio * chiaro 2 viola * scuro giallino * * 3 marrone ruvidissimo * canapa, beige * * 4 beige * * trasparente acqua ghiaccio 5 bianco grigio * * * neutro 6 marrone * chiaro beige chiaro * chiaro 7 blu * * verde * * 8 giallo marrone * panna * * 9 bianco sporco plasticoso * rosso * * 10 marrone pelle sintetica * * * 11 grigio-blu * * verde chiaro * chiaro 12 bianco sporco * chiaro trasparente femminile * 13 viola * * blu * * 14 marrone appiccicoso * poco piacevole * 15 marrone * * carta zucchero blu avio 16 grigio * scuro * chiaro 17 viola o nero * * rosso * * 18 nero * * marrone * * 19 grigio o bianco * chiaro * * 20 giallo * rosso * * 21 giallo * chiaro beige dorato * chiaro 22 marrone * scuro verdone * * 23 nero chiaro * * blu * * 24 nero * * rosso bordeaux * * 25 rosa * chiaro trasparente ghiaccio neutro chiaro Francesco si è basato sul ricordo di sensazioni simili provate quando ancora vedeva ed ha associato molti colori a tessuti che aveva visto in quella tonalità o che sapeva essere generalmente in quella cromia. Alberto ha provato ad associare i colori partendo, oltre che dal tatto, anche dal suono dei tessuti. Ha inoltre usato anche aggettivazioni di genere come maschile/femminile. Maria De Nardi Ettore Bianchetti 1 * caldo chiaro grigio * * 2 * * scuro nero ruvido * 3 ecrù * chiaro blu scuro * * 4 poco piacevole * * bianco sporco * * 5 * * * trasparente bianco * 6 * * chiaro marrone * * 7 rosso piacevole scuro blu * * 8 marrone * * rosso caldo * 9 * * * giallo poco piacevole * * * 10 * * chiaro rosa 11 marrone * scuro verde * * 12 azzurro * * bianco * * 13 azzurro pallido piacevole chiaro nero * * 14 * * chiaro viola * * 15 nero * scuro marrone * * 16 ecrù * chiaro bianco sporco * * 17 bordeaux * * marrone * * 18 rosso piacevole * verde * * 19 bianco * * nero opaco * 20 azzurro * * giallo * * 21 * * * * * 22 poco piacevole * * arancio * * 23 azzurro * un po’ spento azzurro * * 24 rosso * * nero * * 25 bianco * * giallo * * Maria ha mostrato una memoria molto precisa sul colore, cercando anche di definire le tonalità che le singole sensazioni le ispiravano. Ettore ha mostrato una maggiore sensibilità per i tessuti più pesanti, con i quali ha avuto anche maggior facilità nel collegarli ad un colore, mentre quelli più fini lo hanno lasciato più indifferente. I tessuti La scelta finale dei tessuti è stata fatta in base alla chiarezza percettiva che i singoli tessuti hanno avuto per la maggior parte dei soggetti non vedenti. I tessuti cioè che hanno dato elementi più chiari e decisi a livello di informazione cromatica e di sensazione tattile sono quelli che abbiamo deciso di inserire in questa palette riepilogativa. I tessuti così selezionati sono poi stati ricercati nel colore che la maggior parte dei soggetti vi aveva associato, creando così una palette cromo-tattile che permetta di far intuire un colore anche a chi non può vederlo. Di seguito sono riportate le schede tecniche dei singoli campioni, accompagnate da una parola chiave che identifica la sensazione tattile principale, insieme ad alcuni dati storici sul tessuto stesso. Tutti i dati storici sono tratti da “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile” di Aniello Gentile, Società Editrice Napoletana, 1981. Campione n. 1 “POCO LISCIO” Tela nera in cotone con ordito in cotone e trama sintetica. Probabilmente tinto in pezza con doppia tintura in unica fase. Fili in ordito 74 al cm, fili in trama 37 al cm. Struttura chiusa, peso leggero. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 124: Tela, s.f. Armatura tessile fondamentale, in cui ciascun filo di ordito passa alternativamente sotto e sopra le successive trame, in modo da ottenere un tessuto compattto, uniforme senza rovescio. Possono essere utilizzati i diversi tipi di filati cotone, canapa, seta, ecc.; comunemente indica il tessuto stesso così ottenuto nel qual caso si dice tela di cotone, tela di lino, tela di canapa, ecc. Dall’armatura fondamentale tela derivano altre armature: reps di ordito e trama, cannellato a rilievo, cannetillè, ecc. Per particolari tipi si usano denominazioni speciali: batista, olanda, olona, fiandra. Il termine è documentato in italiano nel XIII secolo (Statuti della lana di Siena). cfr. Statuti, Lucca, a. 1376: “Et siano le tele o tutte ugnole o tutte doppie et di pura seta et cotta. Et così la trama che si gicterà attraverso” (Edler). Lat. tela (da *teksla), connesso con texere “tessere”. Campione n. 2 “MOLTO RUVIDO” Tela di yuta marrone, tinta in pezza. Fili in trama 6 al cm, fili in ordito 5 al cm. Tessuto con struttura abbastanza aperta, di media pesantezza. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 124: Tela, s.f. Armatura tessile fondamentale, in cui ciascun filo di ordito passa alternativamente sotto e sopra le successive trame, in modo da ottenere un tessuto compattto, uniforme senza rovescio. Possono essere utilizzati i diversi tipi di filati cotone, canapa, seta, ecc.; comunemente indica il tessuto stesso così ottenuto nel qual caso si dice tela di cotone, tela di lino, tela di canapa, ecc. Dall’armatura fondamentale tela derivano altre armature: reps di ordito e trama, cannellato a rilievo, cannetillè, ecc. Per particolari tipi si usano denominazioni speciali: batista, olanda, olona, fiandra. Il termine è documentato in italiano nel XIII secolo (Statuti della lana di Siena). cfr. Statuti, Lucca, a. 1376: “Et siano le tele o tutte ugnole o tutte doppie et di pura seta et cotta. Et così la trama che si gicterà attraverso” (Edler). Lat. tela (da *teksla), connesso con texere “tessere”. Campione n. 3 “POCO MORBIDO” Spugna di cotone gialla, tessuto composto da una tela di fondo e un filo supplementare che crea l’effetto. Tinto in filo. Struttura chiusa, tessuto pesante. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 120: Spugna, s.f. Nella tecnica della tessitura è un tessuto, solitamente di cotone, del tipo dei velluti ricci, impiegato per accappatoi da bagno, asciugamani e fabbricato con due subbi d’ordito, uno inferiore per i fili di fondo e l’altro superiore, per quelli di riccio. Dal lat. spongia. Campione n. 4 “UMIDO” Tela di viscosa viola, questo tipo è detto commercialmente anche fodera dal suo utilizzo più comune. Fili in ordito 48 al cm, fili in trama 33 al cm. Tessuto leggero con struttura chiusa. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 124: Tela, s.f. Armatura tessile fondamentale, in cui ciascun filo di ordito passa alternativamente sotto e sopra le successive trame, in modo da ottenere un tessuto compattto, uniforme senza rovescio. Possono essere utilizzati i diversi tipi di filati cotone, canapa, seta, ecc.; comunemente indica il tessuto stesso così ottenuto nel qual caso si dice tela di cotone, tela di lino, tela di canapa, ecc. Dall’armatura fondamentale tela derivano altre armature: reps di ordito e trama, cannellato a rilievo, cannetillè, ecc. Per particolari tipi si usano denominazioni speciali: batista, olanda, olona, fiandra. Il termine è documentato in italiano nel XIII secolo (Statuti della lana di Siena). cfr. Statuti, Lucca, a. 1376: “Et siano le tele o tutte ugnole o tutte doppie et di pura seta et cotta. Et così la trama che si gicterà attraverso” (Edler). Lat. tela (da *teksla), connesso con texere “tessere”. Campione n. 5 “POCO RUVIDO” Organza azzurra in fibra sintetica, con armatura a tela. Tinta in pezza. Peso leggero con struttura abbastanza aperta. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 96: Or ganza, s.f. Tessuto leggero e trasparente di cotone, simile alla mussola con intreccio a tela, piuttosto fitto in trama e in ordito, usato per abiti femminili. Se ne fabbrica anche un tipo con filati di seta. Campione n. 6 “OPACO” Tessuto con armatura derivata dalla saia, composto da lana e sintetico. Tinto in filo. Fili in ordito 16 al cm, fili in trama 10 al cm Struttura chiusa, grammatura pesante. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 113: Saia, s.f. In tessitura è un’armatura fondamentale detta anche sargia, spiga, spina, dalla quale derivano moltissime armature genericamente dette diagonali (spigati, batavie, levantine), perchè mostrano rigature oblique dovute al fatto che i punti di legatura dell’intreccio procedono lungo una diagonale più o meno obliqua a seconda del numero dei fili al cm. dell’ordito e della trama. Nel medioevo indicava un tessuto spinato di lana per vesti femminili. Lat. mediev. Saia, sagia, sagla, in documenti di Firenza, Udine, Venezia del XIII e XIV secolo. Der. dal Fr. a. saie (XIII sec.) a sua volta dal lat. saga, der. di sagum “panno di lana usato come mantello militare”, di origine gallica. Campione n. 7 “MOLTO ASCIUTTO” Panama di cotone ecrù tinto in pezza, armatura derivata dalla tela il cui nome commerciale in questo specifico caso è Tela Aida. Fili di ordito 20 al cm., fili di trama 20 al cm. Tessuto di peso medio, con struttura poco aperta. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 99: Panama, s.m. Qualunque tessuto, generalmente di lana o di cotone, morbido e rasato, ma anche di seta e raion, con intreccio nattè, derivato dalla tela, detto anche tessuto a stuoia, dall’aspetto simile agli omonimi cappelli; tipo di armatura derivato dalla tela; materiale da intreccio usato per cappelli e il cappello stesso di paglia, leggero, pieghevole e soffice, fabbricato intrecciando striscioline che si ottengono dalle foglie della Carludovica palmata, nelle zone equatoriali dell’America meridionale. Voce di diffusione europea, dal nome della città e della repubblica centroamericana. Campione n. 8 “POCO ASCIUTTO” Ottoman di cotone tinto in pezza, armatura derivata dalla tela. Fili in trama 64 al cm, fili in ordito 16 al cm. Tessuto di media pesantezza, con struttura molto chiusa. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 97: Ottoman, s.m. Tipo di tessuto sd armatura in tela o derivata dalla tela, a coste orizzontali molto marcate e distanziate, dette cannette. Dall’ar. ‘othman Campione n. 9 “LUCIDO” Shantung verde di seta 100% tinto in pezza, armatura a tela. Fili in ordito 40 al cm, fili in trama 32 al cm. Struttura chiusa, peso medio. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 116: Shantung, s.m. Tessuto di seta a trama scarsamente fitta con superficie ineguale e opaca, largamente usato per abiti femminili e per abiti maschili estivi e da mezza stagione. Dal cinese Shantung, la provincia della Cina orient., dalla quale il tessuto originariamente proveniva. Campione n.10 “ DURO” Diagonale azzurra in fibra sintetica tinto in pezza. Fili in ordito 24 al cm, fili in trama 15 al cm. Struttura chiusa, peso medio. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 113: Saia, s.f. In tessitura è un’armatura fondamentale detta anche sargia, spiga, spina, dalla quale derivano moltissime armature genericamente dette diagonali (spigati, batavie, levantine), perchè mostrano rigature oblique dovute al fatto che i punti di legatura dell’intreccio procedono lungo una diagonale più o meno obliqua a seconda del numero dei fili al cm. dell’ordito e della trama. Nel medioevo indicava un tessuto spinato di lana per vesti femminili. Lat. mediev. Saia, sagia, sagla, in documenti di Firenza, Udine, Venezia del XIII e XIV secolo. Der. dal Fr. a. saie (XIII sec.) a sua volta dal lat. saga, der. di sagum “panno di lana usato come mantello militare”, di origine gallica. Campione n. 11 “MOLTO MORBIDO” Velluto tagliato cangiante di cotone e viscosa a due colori arancione e nero, l’armatura di fondo è una tela su cui lavora un filo supplementare che crea il pelo. Struttura chiusa, peso medio. Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 131: Velluto, s.m. Tessuto dall’aspetto caratteristico per il pelo o le sfioccature in rilievo su una o due facce del tessuto di fondo, morbido al tatto e liscio. Il pelo si ottiene tagliando con una lama affilatissima i fili di un ordito supplementare, dopo l’inserimento nel senso della trama di appositi ferri. E’ ottenuto anche senza ferri, tessendo contemporaneamente due pezze sovrapposte e col taglio dei fili che le collegano. Si distinguono due specie di velluto, quello di ordito cioè con il pelo formato dall’ordito, e quello di trama, con il pelo formato dalla trama. Il velluto di ordito si distingue a sua volta in riccio, tagliato e cesellato, a seconda che i fili dell’ordito siano stati accavallati su bacchette metalliche, siano stati tagliati in modo da ottenere fiocchetti a spazzola o con effetti alternati di fiocchetti ed anelli. [...] Lat. tardo villutus, glossato con hirsutus der. di villus “pelo”. Campione n. 12 “MOLTO LUCIDO” Tela bianca mista con ordito in poliammide e trama in viscosa Fili in ordito 42 al cm., fili in trama 21 al cm. Tessuto leggero con struttura chiusa Dal “Dizionario Etimologico dell’Arte Tessile”, pag 124: Tela, s.f. Armatura tessile fondamentale, in cui ciascun filo di ordito passa alternativamente sotto e sopra le successive trame, in modo da ottenere un tessuto compattto, uniforme senza rovescio. Possono essere utilizzati i diversi tipi di filati cotone, canapa, seta, ecc.; comunemente indica il tessuto stesso così ottenuto nel qual caso si dice tela di cotone, tela di lino, tela di canapa, ecc. Dall’armatura fondamentale tela derivano altre armature: reps di ordito e trama, cannellato a rilievo, cannetillè, ecc. Per particolari tipi si usano denominazioni speciali: batista, olanda, olona, fiandra. Il termine è documentato in italiano nel XIII secolo (Statuti della lana di Siena). cfr. Statuti, Lucca, a. 1376: “Et siano le tele o tutte ugnole o tutte doppie et di pura seta et cotta. Et così la trama che si gicterà attraverso” (Edler). Lat. tela (da *teksla), connesso con texere “tessere”.