Elisabetta Piastri "Parole che cantano la nostra storia"
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Elisabetta Piastri "Parole che cantano la nostra storia"
PAROLE CHE CANTANO LA NOSTRA STORIA Corso di formazione per insegnanti di scuola secondaria di primo grado Docente: ELISABETTA PIASTRI Le FINALITA‟ del corso in oggetto sono quelle di conoscere le tradizioni popolari locali, in un‟area geografica particolarmente interessante perché punto di incrocio di tre differenti civiltà:la ligure, la toscana e l‟emiliana;conoscere ed utilizzare il repertorio a scopi didattico-musicali in una interazione tra cultura popolare e curricolo. Gli OBIETTIVI sono quelli di scoprire e valorizzare le tracce musicali del nostro territorio e della nostra identità, conoscere e saper utilizzare didatticamente il patrimonio popolare locale nella scuola di base e saper rielaborare i materiali musicali in modo creativo. PERCHE‟IL CANTO POPOLARE A SCUOLA. Il repertorio popolare infantile è un utile materiale per favorire nel bambino di scuola dell‟infanzia l‟educazione alla “madrelingua musicale”(Z.Kodaly). L‟ascolto, apprendimento e l‟imitazione di canti popolari infantili serve al bambino come modello per le sue improvvisazioni melodiche e ritmiche. CONTENUTI EDUCATIVI DEL CANTO POPOLARE L‟arricchimento del lessico linguistico, che nella scuola dell‟infanzia si realizza per mezzo del gioco e dell‟apprendimento di filastrocche, può essere avvantaggiato dal contemporaneo insegnamento di canti popolari infantili con melodie ricche ma di estensioni limitate ma appartenenti alla civiltà etnomusicale della regione-paese in cui il bambino vive. Con il canto popolare si mantiene vivo il dialetto, si ricordano usi e costumi locali come storia, si aiuta il bambino a inserirsi nel suo habitat linguistico-musicale naturale. VALORE DEL CANTO POPOLARE INFANTILE Spesso il repertorio vocale infantile che oggi viene “propinato” ai bambini è fatto di canti con linee melodiche artificiose e complesse, estensioni esagerate, forme ritmiche e melodiche stereotipate appartenenti alla musica commerciale con forme difficilmente memorizzabili per difficoltà ritmiche, testuali e concettuali. Il canto popolare è semplice nella sua forma iterativa, facilmente recepibile, assimilabile, memorizzabile, imitabile, ripetibile allo stesso modo di una filastrocca parlata. Lavorare musicalmente sulla semplicità della filastrocca parlata favorisce l‟acquisizione di elementi musicali in modo molto naturale. La melodia popolare infantile si presta a essere cantata correttamente mentre quella pseudoinfantile si presta ad essere cantata con approssimazione sia nell‟intonazione che nella respirazione e nel ritmo. La pratica di questo semplice genere di canto sviluppa il senso musicale del bambino, ma anche facoltà psico-intellettive utili all‟apprendimento, dalla percezione alla logica, dalla concentrazione mentale alla prontezza di riflessi, dalla memoria all‟analisi, dalla sintesi al coordinamento motorio, fino all‟interiorizzazione del ritmo e del suono. COME UTILIZZARE IL CANTO POPOLARE Facendo attività SU un canto popolare si possono perseguire obiettivi educativi-didattici extramusicali quali: -favorire la socializzazione -conoscere più approfonditamente e rispettare la propria e le altre culture -imparare a condurre una ricerca -percepire, osservare,conoscere, comprendere, analizzare esperienze e fatti -imparare a leggere criticamente i testi. Facendo attività CON un canto si possono perseguire obiettivi didattici musicali legati al FARE e all‟ASCOLTARE come: -cantare -suonare -analizzare forme, melodie, testi -comporre (accompagnamenti strumentali e/o vocali, linee melodiche su testi dati, testi estrapolati da racconti su melodie date) -muoversi per creare coreografie-danze -drammatizzare i contenuti dei testi FORME E GENERI DEL CANTO POPOLARE FILASTROCCHE: sono un insieme di parole concatenate tra loro logicamente o anche in modo sconnesso; spesso vi è senso dell‟umorismo. Baraban e Maietta Reperita a Volastra, Cinque Terre Baraban u l’è in ta cascetta Cu scercava Maietta Maietta a l’è in tu cian Ca scercava Baraban Baraban è nella cassetta Che cercava la Marietta La Marietta è nel campo Che cercava Baraban (musica di Elisabetta Piastri) Luzega,luzega Reperita a Romito Luzega, luzega barbagiana Metta a luse ‘n ta cavana A cavana l’è du re Lezega, luzega vien da me. (musica di Elisabetta Piastri) Questa filastrocca veniva detta dai bambini a caccia di lucciole nelle notti estive. Cataina Reperita a Riomaggiore Cataina sta un po’ su Mia un po’ s’à l’è ciovù A ghè er garbin a Lavacina Scrincia en letu Cataina (musica di Elisabetta Piastri) Sciò chi, sciò là Reperita a S.Stefano Magra Sciò chi, sciò là Er me fantin i è andà ar mercà. Sciò chi, sciò là Chi sa quando i artornrà Sciò chi, sciò là Ecl chi i è artornà. (musica di Elisabetta Piastri) Bella donna dal corsaletto Reperita a Follo Bella donna dal corsaletto L‟avè visto er mi galletto G‟era inzimo a na montagna Chi pizava l‟erba bagna. Sciò de chi, sciò de là Bella donna mandemelo a cà. (musica di Elisabetta Piastri) Tirè la cassa Reperita a Romito Magra Nonna: Tirè la cassa Bambino: Tirela vò Nonna: Savè cantar Bambino: Pù che vò Nonna: Cantenen po‟ Bambino: Chicchirichì (la nonna dà una patta nel sedere al bambino) Nonna: Daghe na pata e laselo lì (musica di Elisabetta Piastri) La ma del me sgabiccio Reperita a S.Stefano La ma del me sgabiccio L‟è na stria: La mette su so figio Che non pe pia. La vogia o non la vogia Sarò sa noa. Se non me vo in casa Me sbatta al trogio Ma me so figio Ar vogio! Ar vogio! Ar vogio! (musica di Elisabetta Piastri) Pater nostrer Reperito a S.Stefano Pater noster alla rodela Come mai son così bella? A gò un marido così cativo Fusso morto i è ancor vivo A gò na crava da quattro pè L‟è tanto tempo che a ghe stò adrè Ma se trovo „n bon partito A vendo a crava e……arpio marido. Filastrocche di Merizzo: Giovanìn, Titombola Reperite nell‟Alta Lunigiana. Giovanìn: Giovanìn dal prat mora Dam’la Carola, dam‘la Carola Giovanìn dal prat mora Dam la Carola da sposar (Giovannino del Prato Scuro dammi la Carola, dammi la Carola Giovannino dal Prato Scuro Dammi la Carola da sposare) Titombola: Titombola, titombola Se trov na vecia sfondola Se trov na sposà Daghe ‘n caucio e butla là Se trov na giovineta Daghe ‘n baso e tentla streta (Titombola, titombola se trovi una vecchia sfondala se trovi una sposata dagli un calcio e buttala là se trovi una giovinetta dalle un bacio e tienila stretta) Queste due filastrocche hanno una melodia che si basa su tre suoni (sol, la, si) corrispondenti all‟accordatura delle campane; questi due brani, infatti, sono nati dalla fantasia dei giovani appartenenti a parrocchie “rivali” di paesi vicini, i quali, per divertimento, si “sfidavano” nel creare melodie con testi particolarmente divertenti e accattivanti. Tandarandan Reperito a Mocrone, Alta Lunigiana Tandarandan ià pià mugera Ga fat la nozia nt’na panera E ia pià na piza d’pan Viva la nozia di Tandarandan (Tandarandan ha preso moglie, ha fatto le nozze dentro un paniere ha preso un pezzo di pane viva le nozze di Tandarandan) Tandarandan è un personaggio talmente povero che le sue nozze le fa dentro un paniere e il pranzo è un pezzetto di pane. GIOCHI INFANTILI: sono intonati su cantilene,facili da imitare. I Giochi adulto-bambino non hanno solo la funzione del gioco, del divertimento in sé, ma promuovono, infatti, il coordinamento dei movimenti, suscitano il controllo emozionale, favoriscono lo sviluppo logico mnemonico, fanno apprendere nozioni e vocaboli (ad esempio: far saltare il bambino sulle ginocchia e poi fingere di farlo cadere, battere le mani con un certo ritmo, guidare la mano a toccare il naso gli occhi e le orecchie, ecc.). I didi-Schissapioci Filastrocca reperita a Volastra-Cinque Terre Schissapioci, lecca murtau, cu dau didau, cu dau l’aneu, er meimeo schiaccia pidocchi lecca il mortaio quello del ditale quello dell‟anello il mignolo Questa filastrocca veniva raccontata ai bambini per acquisire consapevolezza delle funzioni delle dita della mano. (la musica è stata composta da Elisabetta Piastri) CONTE: i testi sono spesso strani e incomprensibili con molti accenti ritmici, possono avviare a un primo discorso tattile di enumerazione; fanno scegliere un bambino per far svolgere un gioco. NINNA NANNE: hanno strutture facili ma un‟emissione vocale espressiva. Alcune volte erano canti narrativi anche struggenti. Avviavano il processo di inculturazione (non solo musicale) del neonato. Spesso le mamme vi trattavano problemi esistenziali quotidiani. Infatti lo scopo era quello sì di far addormentare il bambino, ma erano anche uno sfogo per l‟adulto in senso canoro e umano non altrimenti possibile nella società contadina tradizionale. Ecco perché i testi non presentino solo contenuti sereni e lieti. Il mondo popolare ha adoperato testi di varia origine e non solo quelli con contenuti che si riferiscono al sonno del bambino (con promesse o minacce). Spesso compaiono immagini della morte o altri segni paurosi. Ciò che accomuna tutti i vari testi è la funzione a cui vengono destinati. Pastorella- ninna nanna Reperita a Pontremoli La pastorella è un canto natalizio conosciuto e diffuso in tutto il pontremolese e lo zerasco.Ancora oggi viene cantato per la notte di Natale a Vignola e a Rossano, con alcune variazioni nel testo e nell‟interpretazione. Vesiuset bambinèl Re dal ciél Nad an mèss Al crud e al zel Ti’ se pu bel che al giurne O bambin re divin Di’ grasia adurne San giusep i t’a ninà, i t’à basà dulcement i t’à riabrasà. Fa la nana an t’al presepe O bambin re divin Te padrin i è san Giusep San Giusep vecerel E al sant bambinel Po’ la vergine Maria Ang’li e santi an cumpagnia Vezzosetto bambinel Re del ciel nato in mezzo al crudo gel sei più bello che il giorno o bambin re divin di grazia adorno San Giuseppe ti ha cullato, ti ha baciato, dolcemente ti ha riabbracciato fa la nanna nel presepio. O bambin re divin Tuo padrino è San Giuseppe San Giuseppe vecchierel E il santo bambinel Poi la vergine Maria Gli angeli e i santi in compagnia. CANTI “DI CHIAMO” o “BALLOCANTO” Questo canto insieme al ballo del fiasco in passato venivano cantati a fine di serate danzanti con lo scopo di rivitalizzare la festa che ormai volgeva al termine per l‟ora tarda e per la stanchezza dei ballerini. L‟uomo prende una dama e con lei comincia a ballare un valzer, l‟orchestra, complice, si ferma di colpo e l‟uomo comincia a cantare: Questo ballo non va bene Se Giuseppe qui non viene Se Giuseppe qui verrà Questo ballo si farà. Giuseppe a sua volta prende la propria dama e comincia a ballare aggiungendosi alla prima coppia, al secondo stop della musica anche lui chiama un altro amico e così via fino a coinvolgere nuovamente tutti i ballerini. Questo tipo di coinvolgimento nel ballo era tipico dello zerasco ma apparteneva al altre zone della Lunigiana. A Villafranca, Monti Bagnone, Merizzo era chiamato “ballo canto”. CANTI STAGIONALI – RITUALI PROPIZIATORI Lungo lo svolgersi del calendario agricolo si colloca la scansione dei momenti rituali tradizionali della civiltà contadina. Legati intrinsecamente al ciclo della natura che nasce, muore e rinasce, gli eventi rituali del mondo popolare sintetizzano lo stesso ciclo vitale dell‟uomo e quando sopravviene la cristianizzazione è lo svolgersi dell‟esistenza di Cristo che, sincretisticamente, si sovrappone, conservando gli antichi significati, al più antico periodizzare dei dodici mesi. Il cristianesimo agisce abbastanza profondamente sul modo di manifestarsi di molti momenti rituali del calendario, ma elementi anteriori, anche molto importanti, sopravvivono (…..).I riti calendariali sono oggi in profonda crisi, hanno intatto il loro valore per conoscere la cultura popolare e per “leggere” più correttamente anche altre manifestazioni tradizionali. Alcuni momenti del calendario agricolo tradizionale: - ciclo del solstizio d‟inverno (Natale, Capodanno, Epifania) - ciclo del carnevale/Quaresima - Festa di Maggio - Feste dell‟estate (Leydi 1973, 60) “Le befanate più antiche sono quelle religiose che ricostruiscono il viaggio dei re Magi e derivano dai drammi liturgici medioevali. La befana , che personifica la festa dell‟Epifania, si è poi introdotta come personaggio fantastico in ruolo di protagonista. Ecco quindi l‟origine delle befanate profane, che assumono nei paesi la caratteristica prevalente di questue” ( Goitre-Seritti,1980, 23) La pefana di Nicola Noi vi diam la buonasera Rispettabili signori Con gran festa e grandi onori Ci inchiniamo con maniera Noi vi diam la buonasera. Ecco giunto il lieto istante Che pefana fa ritorno E in tal felice giorno Ci annunciam feste brillanti Ecco giunto il lieto istante. Già Maria Vergine Santa Che dal cielo gli angeli canta Nel presepio con amore Per il nato Redentore Già Maria Vergine Santa I Re Magi dall‟Oriente Nell‟udire nova si bella Seguitarono una stella Per trovare il Dio nascente I re Magi dall‟Oriente. Alla grotta giunti appena Al Messia si son prostrati I lor doni han presentati E mostrar faccia serena Alla grotta giunti appena. Tocca a lei Laura bella A pregar quelli di casa Salutar quelli di strada Col fiaschetto e la cartella Tocca a lei o Laura Bella Canto di questua che veniva effettuato la mattina del 6 gennaio in molti paesi della Val di Magra.Una squadra di bambini bussava alle porte delle case raccogliendo piccoli doni. La pefana di Nicola veniva cantata appunto a Nicola di Ortonovo. Una cosa simile succedeva anche la notte di Ognissanti, il cosiddetto “bendimorti”, versione nostrana di “halloween”(testimonianze raccolte a Ponzano Magra e a Ortonovo). Due tradizioni ormai irrimediabilmente morte….(testo e commento tratti dal libretto del disco “epata”) La pefana d’ giardolo (La befana di Giardolo-Sarzana) Bonasera signoria Care genti del Signore Tutta stima e tutto onore E il buon anno serva Iddio Siam venuti a salutarvi Con il nome di Maria San Giuseppe in compagnia E la santa Pasqua darvi Siam venuti a salutarvi. Prima dunque del cantare Pregherem vostra clemenza Se ci date la licenza Di potervi salutare. Salutiamo il signor padrone E la casa e i fondamenti E la gente ci sta dentro. Salutiamo la padrona Con la sua diletta figlia chi la vuole se la piglia Dio la faccia bella e buona. Siamo in quattro scarpellini Che inveniamo dal pianello Con la spunta e lo martello Scarpigliare quei scalini. Tre re magi dall‟oriente Da una grotta siam rivati Da Gesù siam presentati È uno scherzo che facciamo. Anche noi già lo sappiamo Voi signori di casa siete Scenderete giù in cantina Con il fiasco e la mezzina E da bere a noi darete Bianco e brusco come l‟avete. Noi di qua farem partenza Per andare in altri luoghi Pregherem vostra clemenza Se ci date qualche cosa Per potervi salutare. Dalle noci ai fichi secchi Ne darete un panierino Con un fiasco e del buon vino Rivederci a quest‟altranno. Si tratta di un testo purtroppo non corredato da musica;si potrebbe parlare di Maggio se la destinazione del canto non fosse puramente epifanica. I moduli fondamentali del canto di questua permangono: il saluto al padrone di casa, la richiesta di offrire da bere e l‟eventuale scalpellatura degli scalini di casa. Dal che si intuisce che i “Re maggi” dell‟occasione sono degli scalpellini o cavatori di marmo di Carrara. (Neill. I993, 35) La suddivisione del testo è stata fatta con difficoltà in sede di ricopiatura. Ecco donne la befana Canto di questua dell‟Epifania-Barga di Lucca Befana dei giovani Canto rituale di questua della provincia di Lucca(Montefegatesi) Ohi di Casa, Buonasera, siam venuti a parlar chiaro. Siamo ai cinque di gennaio, la pefana è qui presente, ohi di casa, buona gente! O ragazze che vegliate, che vegliate sulle piume, state su, fateci lume, che son lunghe le nottate, o ragazze che vegliate! O Rosina, vago fiore, e con tu le tue sorelle sembran tante damigelle circondate dall‟amore. O Rosina vago fiore. CARNEVALE - lamento funebre Il funerale del carnevale di Lerici Forse da considerarsi un lamento funebre, brano che si eseguiva l‟ultimo giorno di carnevale e terminava con la”ressurrezione” del finto morto e un ballo finale. Anche nel bolognese si ha il “bal di Baraban”, una danza carnevalesca attorno ad un finto morto. Lassè dormie sto’ fante Lasselo reposae Oci del nostro pianto Oci del nostro pianto MAGGI “La pratica di festeggiare il 1° Maggio (o il periodo attorno a tale data) con manifestazioni rituali di vario genere è ancora oggi diffusa in tutta Europa, segno dell‟importanza dell‟evento e della profondità di radici nella civiltà popolare. La festa socialista del 1° maggio, nata alla fine dell‟8oo, può essere vista come una rifunzionalizzazione dell‟antico rito del maggio contadino. I riti primaverili del maggio si realizzano con: a) l‟offerta di rami e fiori b) elezione della regina del maggioo “sposa di maggio”, c) offerta di uova (da cui il nostro uovo di Pasqua), d) l‟innalzamento dell‟albero e la danza attorno ad esso, e) la questua (maggio di questua), f)la rappresentazione di un evento teatrale (maggio drammatico).Il maggio serenata è un maggio di questua ma destinato alle donne da marito.”(Leydi 1973) Il significato simbolico e religioso più primitivo dei maggi trova conferma nelle svariate feste propiziatorie primaverili presenti in tutta Italia. Le calende di Maggio durante il Medio Evo indicavano il vero inizio della primavera, il suo risveglio. Ancora oggi ad Assisi si festeggia il Calendimaggio. Maggio di Montereggio (MS) Siam venuti a palesare Di un bel maggio a voi signori In quel mentre a far gli onori Di un bel maggio a voi cantare Siam venuti a palesare. Bel vedere la rondinella Ritornare al nido antico Per vedere un certo amico Che nella stagion novella Bel vedere la rondinella. E‟ arrivato il maggio bello che si è messo già il cappello Ora da questo, ora da quello E‟ arrivato il maggio bello In questa casa ci canta lo pavone Dio del cielo mantenga un buon padrone Mantenga un buon padrone E bona venga l‟magg. Primo maggio è dappertutto In Italia e in altri stati Vi preghiam di esser garbati Darci uova e del prosciutto Primo maggio è dappertutto Su cantiamo in allegria Già che maggio è qui che viene Viva maggio e la compagnia Ci riscaldano le vene Su cantiamo in allegria Noi di cuore vi ringraziamo Che il Signore vi mantiene Arrivederci all‟anno che viene Augurandovi buon anno Noi di cuore vi ringraziamo. Maggio di Biassa Vieni bel maggio vieni Vieni bello e gradito Il mondo a rallegrar E se non ci credete Che maggio sia venuto Guardate dappertutto In mezzo a l‟erba e ai fior. Il contadin ritorna Ai campi abbandonati Le pecorelle ai prati I pescatori al mar Or che maggio è venuto Salutiamo il padrone Che porti un bottiglione Di vin che fa cantar. Tutti formiamo un circolo Armati di coraggio Cantiamo evvive, evviva maggio Viva la gioventù Portè pan e formaggio Qualche scudo d‟argento Per far il cuor contento A questi cantator. Ecco la bella fante Si affaccia alla finestra Con una rosa in testa Saluta i cantator. Ecco le alleate Cesira e Parmicella ……è la più bella delle più belle ancor. E‟ interessante notare quanto un‟attenta lettura del testo ci possa dare indicazioni sul luogo d‟origine del canto (vedi strofa n. 3) “A Biassa il canto del maggio si svolgeva seguendo un itinerario che comprendeva tutto il paese, casa per casa. Numerosi uomini (per il controcanto suddivisi in due gruppi) dedicavano il canto ad una delle donne di ogni famiglia di Biassa. Dopo aver trascorso tutta la notte a cantare, il mattino seguente passavano a raccogliere ciò che ogni famiglia poteva offrire loro. Il ricavato serviva ad offrire un pranzo per i partecipanti alla festa, tradizione mantenuta con alcune modifiche fino agli anni ‟80.” (Natale,2002,p.52) CANTO NARRATIVO/BALLATA E‟ un tipo di canto con un testo poetico di carattere narrativo strofico, monodico in stile enunciativo essendo veicolo per la comunicazione di un testo formalizzato. La canzone narrativa è presente in Italia come ballata, come storia, come componimento da “cantastorie”, o da “foglio volante (vedi Guida alla musica popolare” – 2 : i repertori-a cura di Roberto Leydi articolo “sentite buona gente”). Caratteristiche della ballata: - racconta un solo avvenimento - ha un‟esposizione sintetica - è impersonale - spesso utilizza la forma dialogata - evita descrizioni di ambiente e commenti ( talvolta può presentarsi la morale nel finale) - descrive i personaggi molto sommariamente - non contiene antefatti - presenta quasi sempre ripetizioni e ritornelli - è metricamente strutturata su versi epico lirici e su versi di sette, otto nove e dieci sillabe. Caratteristiche della storia: - diffusa nell‟Italia meridionale soprattutto in Sicilia - tende a raccontare una serie di avvenimenti - la narrazione è dilungata, ricca di particolari - vi sono descrizioni d‟ambiente - sono presenti commenti - delinea con minuzia i personaggi - presenza di un eroe o personaggio centrale - poche volte presenta ripetizioni, rarissimo è il ritornello - la metrica è in endecasillabi . - La storia si collega ad una produzione mediterranea e orientale-.balcanica. - La ballata punta sul fatto, la storia si dedica al protagonista. (vedi “ canti opopolari italiani “ di R,. Leydi) La ballata in Italia è diffusa soprattutto nelle regioni settentrionali, il nostro repertorio ha sicuramente elementi autoctoni ma è strettamente connesso al grande “corpus” della ballata europea e con quella provenzale-catalana; il Piemonte è stato il tramite di diffusione di tale repertorio nel nostro paese.. La ballata si fissa, nel suo repertorio di base, durante l‟età feudale. Incredibile fu la sua diffusione in tutta Europa ad opera dei cantastorie ma anche per il grande girovagare delle genti sulle strade dell‟Europa medioevale: ricchi, poveri, pellegrini, mercanti , studenti, soldati, vagabondi d‟ogni genere. E con loro camminano le canzoni, le storie, le leggende, le favole. L‟invenzione della stampa portò un nuovo contributo alla diffusione delle ballate. Con il foglio volante iniziano a circolare fra il popolo rifacimenti di vecchie ballate di larga conoscenza popolare ma soprattutto componimenti nuovi più pretenziosi, più ambiziosi, meno spontanei. “La ballata si presenta oggi nella tradizione italiana settentrionale in due grandi gruppi rispetto i modi di esecuzione: la ballata monodica solistica e la ballata polivocale (corale). Molte ballate sono note sia in forma monodica che polivocale, altre soltanto in forma monodica, ma non conosciamo ballate polivocali che non abbiano anche attestazione monodica. Ciò fa presumere che le versioni corali siano derivate dal repertorio monodico.” (Leydi, 2001,”Guida alla musica popolare in italia 2- i repertori p. 53). Le forme monodiche possono essere eseguita in forma alternata con la partecipazione di più solisti, utilizzando voci femminili, maschili o miste ( ninna nanna o lamento funebre tipicamente femminili, serenata e canto di carrettieri maschili), con esempi anche di forme a contrasto con l‟interazione tra uomo e donna. Nella ballata monodica il testo verbale appare preminente; vi si raccontano cantando vere e proprie storie e ciò che conta sembra essere principalmente la trasmissione del racconto. La musica si propone quasi come supporto alla narrazione, per rendere meglio il significato del testo, per renderlo più comunicante e facilmente memorizzabile. Le forme polifoniche (corali) non hanno tanto il fine di trasmettere un racconto ma danno vita soprattutto ad un “evento musicale”; qui l‟importanza della parola passa in secondo piano.Le voci si muovono per terze, con presenza di quinte e anche di quarte. La lingua “ i canti popolari raramente utilizzano il dialetto di uso quotidiano e preferiscono una lingua letteraria basata su una lingua comune(……)una lingua mista, artificiale, che accoglie nel dialetto locale elementi del dialetto regionale(….)viene utilizzata una lingua mista italiano-dialetto”( Magrini, a cura di Leydi “aspetti del canto monodico in Italia”, p. 105). Informatori e interpreti La forma della canzone narrativa è arrivata a noi grazie alle informazioni date da donne e ciò ha una spiegazione nel fatto che la vita sociale delle donne nella cultura contadina preindustriale si svolgeva nel contesto familiare dove vi confluivano le mogli degli uomini appartenenti alla famiglia. Le ballate che la donna aveva appreso fin dall‟infanzia nella sua comunità migravano così con lei in un nuovo nucleo familiare e talvolta anche in un‟altra realtà geografica. Le donne vivevano insieme in queste famiglie estese, lavoravano insieme e quei lavori comuni erano le principali occasioni di canto. A sfatare un mito del carattere solistico della ballata italiana concorre un‟analisi musicale dei canti che rileva che molte melodie si prestino ad essere cantate a più voci per lo più a terze parallele. Le storie vengono cantate con uno stile conciso, impersonale, evitando commenti sulle emozioni dei personaggi; spesso le ballate tragiche vengono eseguite su melodie che contrastano con il carattere doloroso degli eventi raccontati, evidenziando una volontà di straniamento dell‟interprete rispetto al coinvolgimento emotivo della storia. La ballata si concentra sulla relazione tra i due sessi anche perché un tempo il destino delle donne era profondamente determinato dagli uomini (padre, marito, autorità). Le tematiche I Temi toccati nelle ballate sono cinque: 1) la violenza fatta da un uomo a una donna: rapimento, spesso seguito dal suicidio pur di non cedere agli abusi, assassinio della donna, storie di amanti gelosi che uccidono donne innocenti 2) “donne tradite” : in queste ballate la donna è tradita e/o abbandonata da un uomo (marito o autorità); es.: Cecilia, che termina con il suicidio della donna nel vedere il marito morto nonostante si fosse sacrificata passando una notte col capitano pur di vederlo salvo. 3) Amore proibito: viene raccontato il conflitto tra una coppia di giovani amanti e l‟autorità (padri) e termina per lo più con la morte degli amanti. Es.: FIORE DI TOMBA, da cui deriva “Bella ciao”. La ragazza pur di non lasciare il ragazzo che ama e sposare un principe impostole dai genitori, preferisce morire e farsi seppellire in una “cassa fonda” insieme al suo innamorato su un monte, in una tomba sopra la quale predice che pianteranno delle rose e fiori, e tutte le genti che passeranno diranno che lì riposa una ragazza morta per amor. 4) Comportamento delle donne virtuose:gli uomini tentano di sedurre giovani donne e vengono rifiutati. Es. LA BELLA PIERA La bella Piera Reperita a Rossano (MS) Alta Lunigiana Sola al mondo la bella Piera È inesperta nel far l‟amor E nella rete cascò una sera Del Contino conquistator. Dopo averla disonorata E l‟ha lasciata quell‟uomo vil E lei lo cerca è disperata Fargli vedere il suo figliolin. La riceve l‟altera madre E le dice non tornar più Di quel figlio chissà che pena Della strada sei figlio tu. Avvilita ed umiliata Di vendetta lei freme già E se il contino l‟ha rovinata Quel vigliacco lei punirà. E la sera lei scrisse al bello E dicendo se vuoi venir Io ti aspetto dietro il ruscello Quel bambinello fare sparir. Per sopprimere il bambinello Lungo il ruscello lui si recò Ma la Piera tiene il coltello E nel cuore del vil piantò. Dopo avere commesso il fatto Dai gendarmi si reca già Dopo un anno di aver scontato Col bambinello ritornerà. I temi delle ballate sono un campionamento degli eventi che possono accadere nella vita, espongono una visione del mondo al femminile dove -la donna è debole difronte alla forza dell‟uomo, alla violenza, all‟autorità e può difendersi solo con l‟astuzia o l‟inganno - il comportamento virtuoso è un mezzo di affermazione del valore della donna a livello sociale - morte come conseguenza di ogni trasgressione. Le donne cantavano, creavano, variavano le ballate perché ciò le aiutava a configurarsi un mondo esterno a loro sconosciuto e fonte di ansie, segregate nel loro ambiente familiare ( gli uomini avevano l‟opportunità di uscire dalla quotidianità col servizio militare, andando in guerra, al mercato, all‟osteria….) Il canto della ballata era anche un trasmissione di valori educativi per le altre figure femminili della società contadina e il canto collettivo era motivo di socializzazione e di alleanza tra donne, come un‟implicita protesta verso una società dominata dagli uomini. Trasmissione dei repertori L‟interprete acquisisce il repertorio da precedenti esecutori grazie ad un processo di trasmissione orale e lo esegue riproponendolo correttamente e fedelmente senza intenti creativi.Gli aspetti creativi, comunque, operando in un regime di oralità esistono poiché il lavoro di memorizzazione e di riproposta delle canzoni difficilmente è privo di rielaborazione e reinterpretazione: la melodia può essere adattata al nuovo interprete, alcune parole possono essere sostituite, si possono verificare cesure o inserimenti di elementi o parti. Tali processi trasformativi hanno avuto grande peso nell’evoluzione dei repertori. La canzone, nella sua autonomia nei confronti dell‟interprete, può circolare nel mondo della tradizione orale e di ripresentarsi talora immutata nei tratti fondamentali anche a grandi distanze geografiche o cronologiche. Spesso i prodotti musicali possono dare luogo a nuovi accoppiamenti testo-musica, possono smembrarsi e concorrere a creare nuovi oggetti. Es. la ballata Cecilia e la pesca dell‟anello nelle quali, nelle varie versioni, non esistono affinità musicali mentre i testi, anche se nel complesso diversi, impiegano parole e immagini identiche. (Magrini op cit.). L‟esistenza di queste varianti è da collegare alla mobilità delle donne dell‟Italia settentrionale poiché queste, in accordo con la prassi della virilocalità adottata nel matrimonio, diffondevano il repertorio acquisito nelle famiglie e luoghi d‟origine in nuovi contesti. Le canzoni non sono legate ad un luogo definito e si diffondono in aree e comunità diverse. Le ballate circolavano ed erano soggette a cambiamenti dettati sia dal funzionamento della memoria e dalle nuove esperienze con cui venivano in contatto gli interpreti. Varianti Un argomento molto studiato è quello che riguarda le modalità con cui le musiche e i testi si trasformino nel tempo per effetto della trasmissione orale.Tullia Magrini nel capitolo riguardante lo studio dei testi verbali dal libro “universi “sonori” propone il grafico ideato da Bruno Netl in cui si cercano di individuare quattro possibili tipi di storie che possono essere all‟origine di un canto. Nel primo esempio, considerando solo il testo verbale della canzone, è rappresentata una linea retta che sta a significare che le parole del testo: una volta composte, non sono mai state variate nel tempo ( caso raro nella tradizione popolare); il secondo grafico evidenzia la canzone composta, che ad un certo punto, viene invece modificata, senza subire ulteriori alterazioni; il terzo e quarto grafico illustrano modalità di variazione assai complesse. Il terzo grafico si riferisce a processi che a partire da una fonte documentata si sviluppano attraverso molte varianti (ad esempio il repertorio dei cantastorie, dove i canti composti vengono portati nelle piazze e mercati, memorizzati e riproposti con piccole variazioni). Per le condizioni di circolazione dei repertori i testi diversi si intrecciano nel loro percorso storico. Nel quarto grafico si possono vedere punti di incontro fra canzoni che confluiscono in un nuovo testo; oppure, viene raffigurato lo sviluppo di due diverse canzoni da una sola variante. In ogni momento una canzone può essere modificata per l‟inserimento di un elemento che proviene da un‟altra fonte. Cecilia – ballata veneta Cecilia Reperita a Lusignana(MS), Alta Lunigiana La povera Cecilia la piang il so marì Ghe l‟han messo in prigion e ghe „l von far morì Andrò dal capitano la grassia mi farà Sol una notte sola vieni a dormir con me. Andrò dal meo marito se lui dirà di sì Stasera sarò chi, stasera sarò chi. Sì, sì vai pur Cecilia e non badar a l‟onor Basta che tu mi tiri fori dalla prigion Che la prigion l‟è scura non si vede nessun Altro che il capoporta che porta da mangiar. Cecilia a mezzanotte comincia a sospirar Cosa sospir Cecilia che nono poi mai dormir. Mi son sonaa che il meo marì che il meo marì l‟è mort Dormi pure Cecilia che è fori dalla prigion. Cecilia all‟alba andò al balcon e vide il so marì Col capo a bandinon, col capo a bandinon. La bevanda sonnifera La mia mamma l‟è vecchierella Presto presto mi fa alzar La mi manda alla fontanella Pigliar l‟acqua per far da mangiar. Quando fu a metà strada Un bel cavaglier mi fermò E mi disse bella ragazza Mi daresti un po‟ d‟acqua da ber. O fantina, bella fantina Che va a tor l’acqua per cucinar, fermati un poco bella fantina tanto che l’acqua la schiarirà. Non ho tazza né d‟un bicchiere Per dar da bere a lei cavalier. Beverei alla tua brocchetta Ben contento io sarò. Ti darei trecento scudi Solo una notte dormire con me Lo dirò alla mia mamma Se il consenso lei mi darà. Pigliali pure figliola mia L’è la dote per te marità, gli faremo una buona bevanda tutta la notte lui possa dormir. Cosa sospiri o bel cavaliere Forse sospiri per il tuo denar. Non sospiro il mio denaro Ma sospiro il mio troppo dormir. O fantina, bela fantina Trecento scudi ti go donat Ma altri cento te li ridono Solo una notte dormire con me. Domanderemo dala mia mama Se l‟è contenta io venirò Pigliali pure figliola mia Però non devi lasciarti baciar. La me non l’è vecchierella Questa rima per gioco infantile è un documento di notevole interesse poiché consente di attribuire un‟ascendenza musicale alla famosa canzone della resistenza Bella ciao poiché è sicuramente di origine anteriore. La melodia è uguale e vi appaiono i battiti di mani che sono rimasti nel nuovo canto politico, defunzionalizzati e rifunzionalizzati ( da gioco a scansione incitativa). La me non l‟è vecchierella veniva usato infatti per l‟educazione del coordinamento dei movimenti dei bimbi secondo un procedimento di battiti di mani alternate e unite tra due bambini posti uno di fronte all‟altro. La versione lunigianese di tale canto ha il testo simile ma più vario, non possiede lo stesso tempo, non è in quarti ma in ottavi e non vi compaiono i battiti di mani proprio per il movimento più lento, quasi a tempo di valzer. Per quanto riguarda il testo, bella ciao deriva da una canzone narrativa molto diffusa in Italia e Europa intitolata Fiore di tomba ( già da me citato nella parte riguardante i temi delle ballate). La storia è molto simile nel finale a quella della Pesca dell’anello. La pesca dell’anello Reperita in Lunigiana C‟eran di tre sorelle e tutt‟e tre in amor Ninetta tra la belle si mise a navigar Nel navigar d‟un giorno L‟anel li cade in mar. Alzando gli occhi al cielo vide un pescator O pescator d‟ l‟onda vieni a pescar più in qua Ripeschi il mio anello che in mare mi è cadù. Quando l‟avrò pescato cosa mi vole dar Cento cecchini d‟oro e una borsa ricamà Non voi cecchini d‟oro né borsa ricamà. Solo un bacin d‟amore se tu me lo voi dar Cosa dirà la gente vederci a baciar Direm che l‟è l‟amore chi ne la fata a far. Derem del là dal monte nessuno ci vederà Ci vederà la luna ma lei la spia non fa Nderemo in quel boscheto nessuno ci vederà. Sui monti ci sono i lupi potrebbero venir Noi si godiamo insieme che importa del morir. La pesca dell’anello Addirittura nel finale in questa versione bergamasca appare il nome della Cecilia quale protagonista. Sette sorelle I segatori-la bella Reperita a La bella s‟inveniva tralallallallaglieralà La bella s‟inveniva col suo rastrello in man. E rastrellando il fieno tralallallallaglieralà E rastrellando iol fieno il suo amor morto trovò. Con le sue dolci lacrime tralallallallaglierala Con le sue dolci lacrime la bella lo lavò. Con le sue bionde trecce tralallallallaglieralà Con le sue bionde trecce la bella lo asciugò. Allora li la bella tralallallallaglieralà Allora li la bella e li la pianse un po‟ Santa Caterina: Santa Caterina Santa Caterina Era figlia di un re Suo padre era pagano Suo padre era pagano Sua madre invece no Un giorno che in preghiera Un giorno che in preghiera Suo padre la trovò Che fai o Caterina Che fai o Caterina In quella posa lì Io prego il Dio del cielo Io prego il Dio del cielo Che non consoci tu Tirò fuori la spada Tirò fuori la spada Di un colpo l‟ammazzò E gli angeli del cielo E gli angeli del cielo Cantaron gloria Perdono o Caterina Perdono o Caterina Il padre l‟abbracciò COME ARRICCHIRE SEMPLICI BRANI VOCALI L‟arricchimento di un canto può avvenire inserendo: 1) OSTINATI RITMICI 2) OSTINATI MELODICI 3) PEDALI 4) PEDALI OSTINATI 5) IMPROVVISAZIONI RITMICHE E / O MELODICHE 1) Gli ostinati ritmici sono la ripetizione costante di un inciso ritmico più o meno lungo o complesso come: a) pulsazioni b) riproduzione di cellule estrapolate dalla melodia/parola c) ritmi a se stanti d) unione delle due precedenti 2) Negli ostinati melodici vi è l‟utilizzo di un elemento ritmico-melodico costante costituito da due o tre suoni 3) Il pedale è un solo suono d‟accompagnamento costante che si sovrappone o sottopone alla melodia 4)Il pedale ostinato si ha quando quest‟unico suono si ripete con un disegno ritmico. Per la creazione di ostinati ritmico-melodici si possono estrapolare parole, suoni onomatopeici significativi del testo preso in esame. BIBLIOGRAFIA Roberto Goitre, Ester Seritti,”Canti per giocare”, Milano, Suvini Zerboni,1980 Roberto Leydi, “ I canti popolari italiani”, Milano, Mondadori, 1973 Roberto Leydi ( a cura di ), “ Guida alla musica popolare in Italia – 1 forme e strutture”, Libreria Musicale italiana Roberto Leydi ( a cura di ), “Guida alla musica popolare in Italia – 2 i repertori”, Libreria Musicale Italiana, 2001 Giancarlo Natale, “ L‟en messe ite vespei cantà – Biassa: i nomi, i luoghi, le voci del passato”, Sarzana, Buonaparte, 2002 Edward Neill, “ La musica popolare ligure”, Milano, Sedimus, 1993 Sandro Biagiola, Giovanni Piazza, “Orff Schulwerk – canti folclorici italiani da 2 a 6 suoni”, Milano, Suvini Zerboni, 1992 Diego Carpitella, “Conversazioni sulla musica”, Ponte alla Grazia, 1993 Mauro Manicardi Silvia Battistini, “alla traditora”, Associazione Musicale Tandarandan,La Spezia, 2008 SCHEDA ORIENTATIVA PER UNA RICERCA ETNOMUSICOLOGICA TITOLO O PAROLE INIZIALI DEL CANTO (Incipit)…………………………………………...................................... ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. GENERE (v.d. elenco allegato)……………………………………………………………………………………………………….. RACCOGLITORE (bambino/a, maestra)che ha raccolto il canto………………………………………………………. INFORMATORE (persona che ha fornito il canto)…………………………………………………………………………….. ETA’ DELL’INFORMATORE………………………………………………………………………………………………………………… LUOGO DI NASCITA dell’informatore……………………………………………………………………………………………….. CITTA’ E PAESE DI PROVENIENZA del canto……………………………………………………………………………………… ATTIVITA’ SVOLTA dall’informatore………………………………………………………………………………………………… Da chi è stato appreso il canto…………………………………………………………………………………………………………. Quando è stato appreso il canto……………………………………………………………………………………………………… Il canto veniva eseguito in situazioni particolari? Quali?...................................................................... ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… FUNZIONE del canto………………………………………………………………………………………………………………………… Nel caso di canto-gioco, descrivere le modalità di svolgimento del gioco………………………………….................................................................................................................. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… Il canto era accompagnato da strumenti? Quali?................................................................................ Scrivere il testo e/o registrarlo su un’audio cassetta.