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I Rifugi in Paradiso - Club Alpino Italiano

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I Rifugi in Paradiso - Club Alpino Italiano
I RIFUGI IN PARADISO
del
CLUB ALPINO ITALIANO
18 Escursioni naturalistiche guidate e illustrate
4 Itinerari naturalistici di due giorni
alla scoperta del
PARCO NAZIONALE del GRAN PARADISO
INDICE
LA GUIDA
Introduzione
Struttura della Guida
Legenda escursioni
Note tecniche
1
2
3
4
Biodiversità nel P.N.G.P.
5
SCHEDE MONOGRAFICHE RIFUGI
Valsavaranche - Valnontey
Rifugio Vittorio Sella
Rifugi Vittorio Emanuele II
Colle del Nivolet - Valle Orco
Rifugio Citta’ di Chivasso
Rifugio Pian della Ballotta
Rifugio Muzio
Levanne - Valle Orco
Rifugio Jervis
Rifugio Leonesi
Noaschetta - Valsoera
Rifugio Noaschetta
Rifugio Pocchiola - Meneghello
6-9
10-13
14-17
18-21
22-25
26-29
30-33
34-37
38-41
GRANDI ITINERARI
Itinerario della Val di Cogne
Itinerario del Colle del Nivolet
Itinerario in Valle Orco
Itinerario “Sulle tracce del Re”
44
45
46
47
Regolamento P.N.G.P.
Indirizzi utili
48
RIFUGI IN PARADISO
Il Club Alpino Italiano, Convegno Ligure-PiemonteseValdostano (L.P.V.), attraverso la realizzazione della
Guida “Rifugi in Paradiso” del Club Alpino Italiano, ha
inteso promuovere e valorizzare i patrimoni ambientali
e naturalistici presenti nei siti circostanti i nove rifugi di
proprietà del C.A.I. all’interno dell’area protetta del
Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Questa Guida si rivolge quindi sia al semplice turista che
all’escursionista esperto, proponendo sia facili
passeggiate che itinerari escursionistici più impegnativi
che consentono di conoscere, scoprire ed apprezzare le
peculiarità ambientali e naturalistiche dell’area
protetta più antica d’Italia.
Tutte le escursioni partono e giungono dai rifugi di proprietà del C.A.I., che l’utente potrà
contattare per prenotare il proprio soggiorno nell’area ambientale del Parco che desidera
scoprire.
Un ringraziamento particolare alle Sezioni C.A.I., ai suoi volontari, all’Ente Parco Nazionale
del Gran Paradiso e al Comitato di Presidenza del C.A.I.: senza lo sforzo e l’impegno congiunto
di tutti, questa iniziativa non sarebbe stata realizzabile.
Il Presidente del C.A.I. - L.P.V.
Mauro Marucco
Il Direttore dell’Ente Parco Nazionale
del Gran Paradiso
Michele Ottino
IL C.A.I. L.P.V.
Il Convegno Ligure Piemontese Valdostano coordina l’attività delle Sezioni CAI delle
tre regioni, mantiene contatti con la sede centrale del CAI, con le istituzioni
Regionali e provinciali, promuove iniziative intersezionali e attività che coinvolgano
l’ambiente montano nelle sue diverse forme.
C.A.I.
Delegazione Regionale Piemontese
c/o Regione Piemonte
C.so Stati Uniti, 21 - 10128 Torino
Tel./Fax 011/51.19.480
E-mail: [email protected]
C.A.I.
Delegazione Regionale Valdostana
c/o C.A.I. Verres
Via Martorey, 55
11029 Verres (Aosta)
Tel. 340/91.75.734 Fax. 0125/92.02.00
1
STRUTTURA DELLA GUIDA
L
a presente guida di fruizione ambientale è stata
realizzata al fine di fornire un utile strumento a chiunque
sia interessato a conoscere e a comprendere le bellezze
naturalistiche del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
A questo scopo sono state inserite all’interno della guida nove
schede monografiche, una per ciascun rifugio di proprietà del
CAI presente nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Per facilitare la lettura della guida stessa, l’area protetta è stata suddivisa concettualmente in
n. 4 macro-aree geografiche (Valsavaranche-Valnontey, Colle del Nivolet-Valle Orco;
Levanne-Valle Orco; Noaschetta-Valsoera), all’interno delle quali sono presenti i nove rifugi
di proprietà del CAI.
Per ogni rifugio sono indicate n.2 escursioni aventi ciascuna due punti di osservazione ai quali
è dedicato un focus riportante le specifiche peculiarità ambientali e naturalistiche che si
possono osservare.
Infine sono proposti quattro “Grandi Itinerari”, che consentono di trascorrere ciascuno due
giorni nell’area protetta e di osservare i diversi patrimoni ambientali e naturalistici nonché i
differenti e vari ecosistemi presenti nell’area protetta.
Piano della Bruna
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
Le schede monografiche dei rifugi:
Per ogni rifugio è proposta una scheda monografica
composta da quattro pagine:
nella prima pagina sono indicati i servizi offerti dal
rifugio, il periodo di apertura, i punti di accesso e i
riferimenti per la prenotazione presso la struttura;
in seconda pagina una sintetica presentazione
dell’ambiente circostante il rifugio e la storia del
medesimo;
in terza pagina viene proposta un’escursione
dedicata ad una particolare tematica ambientale,
differente per ogni rifugio (Escursione Tematica);
in quarta pagina un’escursione dedicata alla
scoperta dei principali patrimoni ambientali visibili
nell’area attorno al rifugio (Escursione Ambientale).
2
LEGENDA ESCURSIONI
Le escursioni contenute nella guida sono rivolte a tre tipologie di utenza. Di seguito se ne
fornisce una classificazione in funzione della scala internazionale di difficoltà.
T (Turista)
scursioni su larghi
sentieri o mulattiere
che non pongono
incertezze e problemi di
orientamento, percorribili
anche da famiglie con
bambini. Le escursioni che riportano questa
sigla alla voce “Difficoltà” sono rivolte al
grande pubblico, in quanto si svolgono
sempre su sentieri ben segnalati e su distanze
moderate.
E
Escursionismo nel Parco
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
E (Escursionista)
scursioni su sentieri oppure
su evidenti tracce di
passaggio in terreno vario
(pascoli, detriti, pietraie), di
solito con segnalazioni.
Possono esservi brevi tratti pianeggianti o
lievemente inclinati di neve residua. Le
escursioni che presentano questa sigla alla
voce “Difficoltà” sono rivolte a chi abbia
già maturato una modesta esperienza di
percorsi in montagna, dal momento che si
snodano su sentieri ben segnalati ma su
distanze, quote altimetriche e tempi di
percorrenza più impegnativi rispetto alla
categoria turistica.
E
EE (Escursionista Esperto)
scursioni generalmente
segnalate, ma che
richiedono la capacità
di muoversi su terreni
insidiosi, come sentieri o
tracce di sentiero su terreno
impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di
erba, o misti di erba e rocce o di rocce e
detriti).
E
Possono presentare tratti rocciosi con lievi
difficoltà tecniche e tratti attrezzati con
corde fisse o catene su passaggi
particolarmente esposti.
Le escursioni che presentano questa sigla alla
voce “Difficoltà” sono rivolte a chi
frequenta assiduamente l’ambiente alpino,
dal momento che può essere necessario
attraversare terreni impervi con distanze e
tempi di percorrenza decisamente
impegnativi. Sono quindi necessari un
adeguato allenamento ed un’attrezzatura
appropriata.
Alpe la Bruna
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
3
NOTE TECNICHE
ACCESSO ESTIVO
Via d’accesso estiva alla struttura. Per alcuni rifugi, raggiungibili mediante strada
carrozzabile o nelle vicinanze di essa, viene fornita opportuna indicazione. In alcuni casi
vengono indicate più vie d’accesso al medesimo rifugio. I Grandi Itinerari sono segnalati
con un colore di richiamo alla cartina allegata, ed i punti di inizio
e di termine
vengono indicati con una bandierina.
DISLIVELLO
E’ sempre indicato il dislivello in salita (espresso in metri), salvo alcune
escursioni dove viene indicato esclusivamente il dislivello in discesa. Per i “Grandi Itinerari”
è segnalato il dislivello in salita ed in discesa.
TERMINI DI DESTRA E SINISTRA
I termini destra e sinistra orografica o idrografica vanno intesi ponendo le spalle alla
testata della valle o alla sorgente del corso d’acqua.
PERIODO DI EFFETTUAZIONE
Dalla primavera all’autunno in assenza di neve. Per le escursioni e le ascensioni che si
svolgono ad alta quota, il periodo risulta molto più ristretto, normalmente da giugnoluglio a settembre. La possibilità di osservazione faunistica è variabile, a seconda della
stagione, della quota e delle caratteristiche peculiari della specie (come ad esempio il
periodo di letargo della marmotta o gli spostamenti stagionali degli stambecchi).
Gli ungulati sono facilmente osservabili alle basse quote nel periodo primaverile o
autunnale e si sposteranno più in alto durante la stagione estiva.
TEMPI DI PERCORRENZA
Per ogni escursione è indicato il tempo totale di percorrenza, riferito alla salita, ed i tempi
di raggiungimento per ciascun punto di osservazione. E’ specificato il tempo di percorrenza
riferito alla discesa. Si tratta di tempi approssimativi calcolati in riferimento ad un passo
normale e riguardano la montagna in buone condizioni.
IL METEO IN MONTAGNA
Le informazioni contenute nella presente guida si riferiscono a
condizioni della montagna ottimali, ovvero a quando, in piena stagione
estiva, la neve ha lasciato liberi i sentieri . E’ necessario tener presente che
all’inizio dell’estate i valichi più elevati si presentano ancora innevati e il loro
superamento può richiedere una certa esperienza di alta montagna; oppure,
specie all’inizio dell’autunno, si possono trovare tratti di sentiero ghiacciati. Infine,
anche nei periodi migliori, improvvisi temporali, piogge torrenziali ed anche nevicate possono creare
difficoltà impreviste. Pertanto è bene non dare per scontata la facilità dell’itinerario ed informarsi
preventivamente sulle condizioni della montagna e sulle previsioni meteorologiche.
Per informazioni meteo
Piemonte: Tel. 011/31.68.203 - web: www.arpapiemonte.it
Valle d’Aosta: Tel. 0165/77.66.00/1 - web: www.regione.vda.it
4
La biodiversità
nel Parco Nazionale del Gran Paradiso
S
toricamente il Parco Nazionale Gran Paradiso fu istituito per conservare la fauna, la
flora, per preservarne le formazioni geologiche e la bellezza del paesaggio. Oggi il fine
prioritario dell'area protetta è di conservarne la biodiversità, intesa come numero di
specie e sottospecie presenti a livello dei singoli habitat, e gli ecosistemi di cui sono parte, nella
loro composizione, distribuzione ed evoluzione.
Il Parco è universalmente conosciuto per esser stato l'estremo rifugio dello Stambecco sulle
Alpi ed aver salvato, anche grazie ad un intenso lavoro di reintroduzione, questa specie
dall'estinzione. Ospita inoltre una fauna ricca e varia e rappresenta un luogo eccezionale, sia
per l'osservazione di animali in condizioni d'assoluta naturalità, sia per la possibilità di
condurre ricerche scientifiche in condizioni di vera wilderness. Nel Parco sono registrate 39
specie di Mammiferi, di cui 15 Roditori, 6 Insettivori, 2 Lagomorfi, 7 Carnivori, 5 Ungulati (con
9.000 camosci e 3.500 stambecchi) e 4 Pipistrelli.
Più di 100 specie di uccelli vi nidificano, mentre gli ambienti di alta quota non sono così
favorevoli alla presenza di anfibi (3 sole specie) e rettili (8 specie).
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è invece una regione eccezionalmente ricca per le
briofite (363 specie: 92 epatiche e 271 muschi, che rappresentano il 33% del numero totale
registrato in Italia) e un santuario per specie molto rare o pesantemente minacciate in Italia
e in Europa. Sono state individuate 985 specie di piante superiori: 41 di loro sono endemiche
delle Alpi Occidentali e 51 assumono interesse Europeo prioritario.
Per seguire le variazioni nella biodiversità, in modo tale da poter documentare l'effettiva
efficacia delle azioni di conservazione, per verificare l'effetto di eventuali perturbazioni
ambientali (per es. il riscaldamento globale e l'effetto sulla regressione dei ghiacciai), per
dimensionare ed indirizzare gli usi turistici e agro-pastorali e indirizzare il recupero di aree
modificate dall'azione antropica, da alcuni anni è stato attivato un intenso lavoro di
monitoraggio degli habitat e delle specie animali e vegetali che consentirà anche di colmare
le conoscenze frammentarie e datate di alcuni gruppi come invertebrati, licheni e macrofunghi.
Schede monografiche dei rifugi
ed escursioni
N
elle pagine seguenti (da pag. 6 a pag. 41) sono riportate le nove schede
monografiche riguardanti i rifugi CAI e le escursioni tematiche ed ambientali
effettuabili nelle aree circostanti i rifugi stessi.
Per ogni rifugio sono quindi proposte n. 2 escursioni aventi ciascuna due punti di
osservazione, per ognuno dei quali è dedicato un focus riportante le specifiche peculiarità
ambientali e naturalistiche che si possono osservare.
5
RIFUGIO VITTORIO SELLA mt. 2.584
PROPRIETA’
CAI sezione di Biella
Via P. Micca, 13 - 13051 Biella
Tel. (+39) 015-2.12.34
E.mail: [email protected]
Web: www.caibiella.it
RIFUGIO CUSTODITO
Telefono Rifugio (+39) 0165-7.43.10
PERIODO DI APERTURA E GESTIONE
1/07 -30/09
Fine settimana nel mese di giugno
(compatibilmente con le condizioni di innevamento)
ACCESSO ESTIVO
Da Cogne, Fraz. Valnontey:
Su sentiero (Difficoltà E), 2h30
SERVIZI OFFERTI
191 Posti letto
(in camerette e dormitorio unico)
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo acquistabile in loco)
Dotazione di acqua interna ed esterna
Servizi igienici interni ed esterni
6
Illuminazione da linea elettrica
Riscaldamento a gas
Servizio di mezza pensione
AMBIENTE
Nel Gruppo del Gran Paradiso, al
centro del più prestigioso Parco
Nazionale italiano, si trova il rifugio
Vittorio Sella.
Rifugio Vittorio Sella
La conca del Lauson, nella quale è
posto il rifugio, offre la possibilità di
godere di un paesaggio
particolarmente ameno e di
incontrare esemplari simbolo della
fauna presente all’interno dell’area
protetta, quali camosci e
stambecchi.
È la meta escursionistica più frequentata della Valle di Cogne in quanto offre uno
splendido panorama sui ghiacciai della Valnontey e sul prato di Sant'Orso.
STORIA
In una delle conche più soleggiate del Parco Nazionale del Gran Paradiso il Re Vittorio
Emanuele II stabilì una delle sue case di caccia. Nel 1922 tale edificio fu opportunamente
restaurato e divenne l'attuale rifugio Vittorio Sella. Un sito, quindi, carico di memorie
storiche e calato in un grandioso scenario di alta montagna
Oggi il rifugio appartiene alla Sezione di
Biella del C.A.I. ed è dedicato al grande
alpinista e fotografo d'alta montagna
Vittorio Sella.
Rifugio Vittorio Sella in una foto storica
(Archivio fotografico C.A..I. Biella)
Recentemente ingrandita (1991) con il
determinante contributo della Regione
Valle d'Aosta, la struttura offre
attualmente servizio di mezza pensione
nei mesi estivi.
7
VALSAVARANCHE - VALNONTEY
L’area attorno al rifugio
A - Escursione tematica
ESCURSIONE ALLA SCOPERTA DELLO STAMBECCO
Rifugio Vittorio Sella - Laghetto del Lauson
Dislivello in salita: mt. 76 Tempo di percorrenza: 0h40 Difficoltà: T
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (0h30)
Archivio fotografico P.N.G.P.
MARMOTTA
Facile da avvistare, anche grazie al
caratteristico ed acutissimo fischio che
emette quando è impaurita, la marmotta è
molto diffusa nel Parco.
Scava lunghe tane: quelle estive
abbastanza superficiali e con molte uscite,
quelle invernali più profonde e con un'unica
uscita che viene accuratamente chiusa
quando la marmotta cade in letargo
insieme al suo gruppo. Durante il letargo,
lungo anche sei mesi, la marmotta rallenta
moltissimo le proprie funzioni vitali, e resta
senza mangiare e senza bere. Soltanto se la
temperatura interna della tana scende
sotto i 7 gradi la marmotta si sveglia per
cercare un riparo più efficace.
In passato questo animale è stato oggetto di
una caccia spietata a causa della pelliccia e
del grasso utilizzato come medicinale. In
natura, il suo nemico principale è l'Aquila
Reale.
P
2
1
I
l Laghetto del Lauson rappresenta una
meta classica tra quelle raggiungibili dal
Rifugio Vittorio Sella. E’ consigliabile
raggiungere la località nel tardo pomeriggio in
modo da osservare gli stambecchi ed i camosci
che si abbeverano presso le rive del lago.
Partendo dal Rifugio Vittorio Sella si giunge in
una zona ove è possibile osservare le marmotte
saltellare da una roccia all’altra o rimanere
immobili ad osservarvi incuriosite (0h10, punto di
osservazione 1).
Archivio fotografico P.N.G.P.
STAMBECCO
Specie simbolo del Parco Nazionale del Gran
Paradiso, lo stambecco vive nelle praterie d'alta
quota e sulle pareti rocciose. É un animale
caratterizzato da corna cave e permanenti, costituite
da un astuccio corneo di rivestimento delle ossa. La
sua dieta è composta esclusivamente da erba fresca
nella stagione estiva, mentre si completa con arbusti,
germogli, licheni e aghi di conifere nelle altre stagioni.
Lo stambecco alpino ha rischiato l'estinzione alla fine
del XIX secolo: solo alcuni esemplari si erano salvati
nelle valli che oggi compongono il Parco Nazionale
del Gran Paradiso.
ercorrendo il facile sentiero si
arriva, infine, al Laghetto
Lauson. In questo luogo è possibile ammirare da vicino gli animali simbolo del Parco
come il camoscio e lo stambecco. E’ possibile scattare suggestive fotografie,
comportandosi con molta discrezione, non avvicinandosi troppo agli animali ed arrestandosi
al loro primo cenno di inquietezza. (0h30, punto di osservazione 2).
8
VALSAVARANCHE - VALNONTEY
B - Escursione ambientale
ESCURSIONE ALLA SCOPERTA DELLA FAUNA
Rifugio Vittorio Sella - Col Lauson
Dislivello in salita: mt. 712 Tempo di percorrenza: 2h00 Difficoltà: E
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h15)
P
artendo dal Rifugio Vittorio Sella si 1
attraversa il pianoro in direzione del Col
Lauson. All’incirca al centro del pianoro
si possono osservare alcuni torrenti che, a
seconda della stagione, si presentano più o
meno ricchi d’acqua. Si nota il passaggio da
rocce cristalline a rocce calcaree. (0h30, punto
di osservazione 1).
S
2 uccessivamente, percorrendo il sentiero in
direzione del Col Lauson si giunge alla
biforcazione che conduce al Colle della
Rossa.
GIPETO
Da questo punto in avanti, è interessante
notare il passaggio da un tipo di roccia
cristallina ad uno calcareo. Si prosegue quindi
sul sentiero indicato per il Col Lauson, lungo il
quale è possibile osservare stambecchi,
camosci e non di rado il gipeto in volo sulle
creste più alte. Seguendo il sentiero (tratto
finale attrezzato con catene), si giunge al Col
Lauson (1h30, punto di osservazione 2).
Archivio fotografico P.N.G.P.
ACQUE CORRENTI
Sono rappresentate da torrenti e da ruscelli,
il cui scorrere delle acque può essere dolce o
tumultuoso a seconda della pendenza e
della stagione dell’anno.
Le piante che vivono in questi ambienti, per
resistere alle forti correnti , hanno dei fusti
flessibili e delle foglie finemente ramificate.
In alcuni punti, la corrente è così forte da
consentire l’instaurarsi solo di alcune alghe.
E’ uno dei più grandi uccelli europei: la sua
apertura alare raggiunge i 2,80 metri.
La sua figura assomiglia più a quella di un aquila
o di un falco che a quella di un avvoltoio. Da
quest’ultima caratteristica deriva il nome
Gypaetus: dal Greco gyps (avvoltoio) + aetos
(aquila).
La lunga coda a cuneo lo rende estremamente
agile. Molti accostano il suo modo di volare a
quello del Nibbio, mentre secondo alcuni studiosi
è in grado di fare lo Spirito santo, ossia librarsi
fermo nell'aria battendo le ali o semplicemente
usando il vento contrario.
9
PROPRIETA’
CAI sezione di Torino
Via Barbaroux, 1 - 10122 Torino
Tel. (+39) 011-54.60.31
(+39) 011-53.92.60
E-mail : [email protected]
[email protected]
Web: www.caitorino.it
RIFUGIO CUSTODITO
Telefono Rifugio (+39) 0165-9.59.20
PERIODO DI APERTURA E GESTIONE
Apertura continuativa da inizio aprile a metà settembre
ACCESSO ESTIVO
Da PONT VALSAVARENCHE:
Su sentiero (Difficoltà E), 2h00
SERVIZI OFFERTI
86 posti letto nel nuovo rifugio
49 posti letto nel vecchio rifugio
Illuminazione da microcentrale
elettrica
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo acquistabile in loco)
Riscaldamento a gasolio, impianto
centralizzato
Dotazione di acqua interna ed esterna
Servizio di mezza pensione
Servizi igienici interni
10
VALSAVARANCHE - VALNONTEY
RIFUGIO VITTORIO EMANUELE II mt. 2.732
L’area attorno al rifugio
AMBIENTE
Il rifugio è situato in splendida posizione di fronte
all'anfiteatro glaciale di Moncorvè, impreziosito dalle
famose pareti nord del Ciarforon (noto per la sua
splendida calotta ghiacciata), della Becca di Monciair e
dei Denti del Broglio.
Becca di Monciair
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
Il rifugio, punto di partenza per una delle due vie normali
di ascesa alla vetta del Gran Paradiso, è luogo di
particolare fascino, grazie allo spettacolo offerto dai
ghiacciai e dalla possibilità di vedere da vicino esemplari
di stambecco nel loro habitat naturale (soprattutto nelle
ore serali o di prima mattina).
STORIA
Il vecchio rifugio fu costruito nel 1884. Alla sua costruzione lavorò, come falegname, anche il
grande alpinista Emile Rey. All’epoca la struttura rappresentò un magnifico esempio di
costruzione alpina, tanto che il reverendo W.A.B. Coolidge la definì “il palazzo”. La
struttura sorge a 2.732 m, sulla sponda destra orografica del laghetto morenico di
Moncorvè, alla base del testone roccioso (3.064 m) che separa i ghiacciai del Gran Paradiso
e di Moncorvè. La costruzione è composta da un lungo caseggiato principale attualmente
destinato a solo dormitorio e da alcune piccole costruzioni accessorie.
Il nuovo rifugio, costruito nel 1932, consta di una Vetta del Gran Paradiso
intelaiatura in ferro rivestita in muratura (pianterreno),
legno e lamiera zincata (piani superiori). Inaugurato
una prima volta nel settembre 1932, quando era
sostanzialmente limitato alla sola intelaiatura e
copertura in legno rivestita in alluminio (poi sostituito
dall'attuale lamiera zincata), venne ultimato, dopo
molte difficoltà, soltanto nel 1961.
11
ESCURSIONE DEDICATA ALL’AMBIENTE MORENICO GLACIALE
Rif. Vittorio Emanuele II - L. morenico di Moncorvè - Rif. Vittorio Emanuele II
Dislivello in salita: mt. 150 Tempo di percorrenza: 1h00 Difficoltà: T
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (0h45)
1
I
l Rifugio Vittorio Emanuele II è collocato
all’interno di una magnifica conca
detritica di origine morenica che prelude
al grande Ghiacciaio di Moncorvè.
Particolare attenzione merita il lago morenico
di Moncorvè che, si è formato tra le morene del
ghiacciaio dopo il ritiro di quest’ultimo.
Costeggiando il lago se ne possono facilmente
comprendere le fasi di formazione e di
sviluppo, osservandone le sponde, formate da
antiche morene (0h10, punto di osservazione 1).
DETRITI
Accumuli di materiali poveri in sostanza
organica generati dall’erosione dei pendii.
Le zone interessate da questo fenomeno
sono soggette ad un apporto più o meno
regolare di materiale incoerente che
impedisce l’instaurarsi di una vegetazione
ben sviluppata. Le piante che vi crescono
sembrano notevolmente distanziate tra
loro, ma risultano in contatto attraverso
l’apparato radicale che è molto esteso.
Esempi ne sono l’erba storna o Iberella
(Thlaspi rotundifolium), alta al massimo 5
cm ma capace di ricoprire una superficie di
600 cm2.
P
Le morene possono essere già consolidate,
come appare sulla sponda che corre verso il
fondovalle, oppure essere in fase di
consolidamento, come le due sponde rivolte in
direzione del ghiacciaio.
Pascolo pietroso
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
2
ercorrendo le sponde del
laghetto, si raggiunge, dalla
parte opposta del rifugio, una
zona detritica.
Da questo luogo si prosegue lungo il
sentiero in direzione del Colle del Gran
Paradiso, raggiungendo un punto
intermedio (0h30, punto di
osservazione 2) ove è possibile
osservare la flora caratteristica delle
zone detritiche.
12
FLORA ZONE DETRITICHE
Le zone detritiche sono caratterizzate dalla presenza
di piante che si sviluppano notevolmente in superficie,
formando fitti e densi cuscinetti, che radicano in un
solo punto verso il quale convergono le ramificazioni.
Tali piante formano piccole isole verdi con una
notevole capacità di copertura e di collegamento (es.
Linaiola alpina).
VALSAVARANCHE - VALNONTEY
A - Escursione tematica
B - Escursione ambientale
IL PARADISO DEI GHIACCI
Rifugio Vittorio Emanuele - Rifugio Chabod
Dislivello in salita: mt. 18 Tempo di percorrenza: 2h00
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (2h00)
Difficoltà: E
I
l sentiero che collega il Rifugio Vittorio 1
Emanuele II al Rifugio Chabod offre la
possibilità di ammirare uno dei quadri
glaciali più belli e più suggestivi dell’arco
alpino.
Partiti dal Rifugio Vittorio Emanuele II si
raggiunge agevolmente la pietraia posta al
termine del Ghiacciaio del Gran Paradiso e
di qui una splendida area verde ricca di
esemplari di salice nano (0h45, punto di
osservazione 1).
SALICE NANO
P
2
roseguendo lungo il sentiero si entra nel
Vallone di Lavecieu, scoprendo il
magnifico versante settentrionale
del Gran Paradiso, alla cui base si sviluppa il
grande ghiacciaio di Lavecieu.
Il Ghiacciaio di Lavecieu
CREPACCI E SERACCHI
Lungo il sentiero adiacente al Rifugio Chabod,
nel tratto sottostante al ghiacciaio, è possibile
familiarizzare con l’ambiente glaciale
tipico dell’alta montagna e con i suoi aspetti
più spettacolari, quali crepacci e seracchi
(1h15, punto di osservazione 2).
Ne esistono diverse tipologie. Una di queste
cresce su substrato siliceo privo di carbonati
ed è denominata Salice erbaceo (Salix
herbacea). Si tratta di un vero e proprio
albero in miniatura, con fusto orizzontale
sotterraneo e rametti che escono dal terreno
e portano foglioline arrotondate, con lamina
intera e membranosa.
Dove il terreno è più ricco di carbonati sono
diffuse altre due specie di salice nano: il
Salice reticolato e il Salice retuso. Entrambi
hanno portamento simile al Salice erbaceo.
In conseguenza del movimento discendente nella massa del ghiacciaio, si
formano spaccature nel ghiaccio, dette crepacci, (terminali o periferici,
trasversali, longitudinali, obliqui, circolari, radiali, etc.).
L'incrociarsi di crepacci longitudinali e trasversali isola blocchi di ghiaccio a
forma di parallelepipedo detti seracchi.
La disposizione dei crepacci e delle fratture dipende dalle tensioni che si
originano nel ghiaccio in risposta alle irregolarità del substrato roccioso e
all’attrito lungo le pareti.
13
RIFUGIO CITTA’ DI CHIVASSO mt. 2.604
PROPRIETA’
CAI sezione di Chivasso
Via del Castello, 8
10034 - Chivasso (TO)
Tel. (+39) 011-910.20.48
E-mail: [email protected]
Web: www.caichivasso.it
RIFUGIO CUSTODITO
Telefono Rifugio (+39) 0124-95.31.50
PERIODO DI APERTURA E GESTIONE
20/06 - 20/09
(compatibilmente con l’apertura della strada provinciale)
Nei giorni festivi dei mesi di luglio ed agosto è attivo un servizio di navetta
(chiusura al traffico automobilistico)
ACCESSO ESTIVO
Da CERESOLE REALE:
Da PONT VALSAVARANCHE:
1. Strada carrozzabile del Nivolet e breve
tratto di Mulattiera, 0h05
2. Da localita’ Chiapili di sopra, seguendo il
sentiero Chabod (Difficoltà E), 3h30
3. Dal parcheggio del Serrù, seguendo la
mulattiera Reale (Difficoltà E), 1h30
Con comoda Mulattiera e poi su
sentiero (Difficoltà E), 3h30
SERVIZI OFFERTI
34 Posti letto
due camerette da 6 letti
due dormitori da 14 e 8 posti letto
Illuminazione da impianto fotovoltaico
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo acquistabile in loco)
Cucina tradizionale
Dotazione di acqua interna
Due blocchi di servizi igienici interni
14
Riscaldamento con stufa a legna
Servizio di mezza pensione
AMBIENTE
Il Rifugio Citta’ di Chivasso, nel
cuore del Parco Nazionale del
Gran Paradiso, è situato al
confine tra la Valle dell'Orco
(Piemonte) e la Valsavaranche
(Valle d'Aosta) un' ambiente
naturale ricco di vette superiori
ai 3.000 m., di laghi, di torrenti
e di pascoli d’alta quota.
Il rifugio è localizzato sul
versante valdostano del Colle
del Nivolet ed è raggiungibile a
piedi con un breve tratto di
mulattiera che si stacca dalla strada provinciale in prossimità del colle stesso.
Ideale per gli escursionisti che desiderano godere di una sosta rilassante da cui ripartire alla
volta dei numerosi itinerari che si snodano attraverso le antiche mulattiere reali.
Veduta del lago Rosset
STORIA
COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO
L’area attorno al rifugio
Il rifugio Città di Chivasso
in una foto storica
(Archivio fotografico C.A.I. Chivasso)
Costruito come rifugio militare intorno al 1940, è dal
1950 gestito dalla Sezione di Chivasso del C.A.I.
Sorge sul versante valdostano a 2604 m, poco oltre la
sommità del valico, a qualche minuto dalla strada
carrozzabile.
INIZIATIVE DI EDUCAZIONE AMBIENTALE
Grazie all'iniziativa ”Libri tra le nuvole” sono a
disposizione degli ospiti una ricca e qualificata
biblioteca plurilingue ed una rilevante dotazione
cartografica.
15
A - Escursione tematica
ESCURSIONE DEDICATA ALL’ACQUA
Rif. Città di Chivasso - L. Leita - L. Rosset - Rif. Città di Chivasso
Dislivello in salita: mt. 106 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: T
Lago Rosset
1
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
ACQUE CALME
Comprendono i laghi e gli stagni. L’acqua
dei laghi alpini è molto fredda ed in alcuni
casi, a quote elevate, la superficie rimane
ghiacciata per parecchi mesi all’anno. Ne
deriva una vegetazione molto povera,
costituita quasi esclusivamente da specie
altamente specializzate.
L
a zona del Colle del Nivolet presenta le
caratteristiche proprie degli ambienti
lacustri umidi. Al fine di conoscerne le
peculiarità viene proposta un’escursione breve
che permetta di osservare le differenti
combinazioni a cui danno vita l’ambiente alpino
e l’acqua.
Nello specifico, l’escursione dedicata
all’acqua prevede un percorso ad anello con
partenza dal rifugio Città di Chivasso ed arrivo
al Lago Leita, tipico esempio di acque calme.
Dove si nota la presenza del Salmerino
(Salvelinus Fontinalis) ed uno spettacolare
erioforeto sulla sponda settentrionale(0h40,
punto di osservazione 1).
Le piante che ritroviamo in questi ambienti
possono avere il loro corpo in parte
sommerso ed in parte galleggiante, un
esempio ne sono i ranuncoli d'acqua
(Ranunculus aquatilis e Ranunculus
tricophyllus) che possono raggiungere i
2.600 m.
2
I
n seguito, percorrendo un facile
sentiero, si raggiunge il Lago Rosset,
contornato da un tipico esempio di
ambiente umido, ivi rappresentato
dalla prateria umida (0h10, punto
di osservazione 2).
Per il ritorno al punto di partenza si
segue il sentiero che conduce ai Laghi
del Nivolet e di qui al rifugio (0h40).
16
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
RANUNCOLO ACQUATICO
Come altri ranuncoli viventi in acque ferme o correnti,
anche questa specie si ancora al fondale del lago con le
radici, sviluppa lunghi fusti sommersi con abbondante
fogliame natante e porta i piccoli fiori bianchi con sei
petali al di sopra della superficie dell'acqua.
Le fronde sommerse offrono rifugio e protezione a
molte piccole creature acquatiche, quali larve di
insetti, chiocciole d'acqua, pesci allo stadio giovanile e
girini della Rana temporaria (l'ospite caratteristico
di questi ambienti) .
SENTIERO BALCONE
Rif. Città di Chivasso - Colle della Terra - L. Lillet - Ceresole (Fraz. Mua)
Dislivello in salita: mt. 398 Tempo di percorrenza: 4h00 Difficoltà: E
Discesa: a Ceresole Reale (Fraz. Mua, 2h00) o seguendo l’itinerario di salita (1h30)
I
l Nivolet è uno dei più elevati altopiani delle 1
Alpi. Proprio per questa sua particolarità
esso permette a tutti di godere delle bellezze
che solo l’alta montagna sa offrire.
Roccia gneissica
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
L’escursione proposta, sicuramente una delle
più remunerative dal punto di vista
naturalistico, consente di osservare da vicino
alcuni degli aspetti più caratteristici del Parco,
quali fauna, flora e geologia.
Il percorso prevede, dopo la partenza dal
rifugio, il raggiungimento del Colle della
Terra. Da questo punto è possibile osservare la
natura rocciosa del versante meridionale del
Gran Paradiso ed avere importanti
informazioni sulla natura geologica del
massiccio (2h00, punto di osservazione 1).
COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO
B - Escursione ambientale
GEOLOGIA
Il gruppo del Gran Paradiso è costituito da
rocce di varia età e provenienza. In
particolare vi si trova un complesso di gneiss
stratificati (rocce metamorfiche derivate da
graniti o da dioriti). In alcuni casi gli gneiss
hanno uno spesso ricoprimento di scisti
calcarei variamente metamorfosati,
derivati da sedimenti marini dell'era
mesozoica.
Ghiacciaio della Porta
)
D
2
GLACIOLOGIA
L’aspetto glaciologico del Gran Paradiso può essere
suddiviso in due macro-zone: il versante
piemontese del gruppo, dal clima umido ma caldo,
data l’esposizione meridionale; il versante
valdostano, freddo e molto più secco.
Queste premesse hanno favorito il formarsi dei
ghiacciai maggiormente sul versante
settentrionale. Negli ultimi anni però, il progressivo
scioglimento dei ghiacciai ha portato le formazioni
di minori dimensioni a lasciar spazio a conche
glaciali occupate da laghi (es. conca del Lago
Lillet).
al colle, seguendo un facile sentiero,
si scende sul versante opposto da cui
si raggiunge il bellissimo Lago Lillet
(0h15, punto di osservazione 2).
Questo lago deriva dal progressivo
scioglimento del Ghiacciaio della Porta
(ormai sommerso dai detriti) di cui si può
ancora scorgere qualche lingua di neve
residua sul versante opposto.
Il luogo offre una visuale dei fenomeni
glaciologici presenti nel gruppo del Gran
Paradiso.
17
RIFUGIO PIAN DELLA BALLOTTA mt. 2.470
PROPRIETA’
CAI sezione di Rivarolo Canavese
Proprietà del Ministero dell'Economia,
affidato in comodato d’uso alla sezione
centrale del CAI ed assegnato in gestione
alla sez. di Rivarolo del CAI,
v. Peila 1/10 - 10086 Rivarolo Canavese (TO)
E-mail: [email protected]
Web: http://digilander.libero.it/cairivarolo/
RIFUGIO NON CUSTODITO
Telefono per ritiro chiavi: Bar Stella Alpina a Ceresole Reale - Tel. (+39) 0124-95.31.32
PERIODO DI APERTURA
1/10 - 31/05 Aperto in permanenza
1/06 - 30/09 Chiuso a Chiave
Nel periodo estivo è consigliato verificare la disponibilità di posti letto telefonando al Bar
Stella Alpina di Ceresole Reale. E' attivo un sistema di “triangolazione” delle chiavi, che
possono essere restituite in un punto diverso da quello di prelievo, per favorire i trekking.
Oltre al numero precedentemente indicato, le chiavi sono reperibili presso il Rifugio
Città di Chivasso al Colle del Nivolet, Ceresole Reale, tel. (+39) 0124-95.31.50 ed il
Refuge du Prariond, Val d'Isere, tel. (+33) (0) 47-906.06.02
ACCESSO ESTIVO
Da CERESOLE REALE:
Da VAL D’ISERE (Pont St. Charles):
Strada carrozzabile del Nivolet e breve
tratto di mulattiera (Difficoltà E), 0h40
Attraverso i colli della Galisia o della Losa
(Difficoltà EE, tratti attrezzati con catene),
4h00
SERVIZI OFFERTI
15 Posti letto
dormitorio unico
(sacco lenzuolo non acquistabile in loco)
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
Dotazione di acqua all'esterno (lavandino sul
terrazzino esterno). L'acqua scorre solo nel
periodo estivo e non è sottoposta a controllo
sanitario
18
Servizi igienici esterni
Illuminazione elettrica da pannelli
fotovoltaici
Riscaldamento con stufa a legna
AMBIENTE
Il rifugio sorge a m. 2.470 alla
testata della Valle dell'Orco, sulle
rocce della sponda destra
orografica del canalino “Piccolo
Colluret”, sulla via del Passo di
Galisia.
Situato in posizione panoramica
sul lago Serrù, il rifugio Pian della
Ballotta permette una
suggestiva vista d'insieme
dell'alta Valle Orco.
Pian della Ballotta
STORIA
Costruito nel 1940 come rifugio alpino, fu in seguito probabilmente occupato da soldati
alpini italiani. La costruzione uscì indenne dalle vicende belliche dopo essere stata
utilizzata saltuariamente anche dagli uomini della Milizia Confinaria e, dall'ottobre 1944,
da reparti tedeschi. Probabilmente il rifugio fu costruito in questa insolita posizione per non
essere visto dalla cresta di confine con la Francia.
Nel dopoguerra, essendo inutilizzato, il rifugio fu danneggiato da visitatori poco rispettosi
(i bracconieri locali).
Più tardi il fabbricato, di proprietà del Ministero dell'Economia, fu riadattato dai soci della
sezione di Rivarolo Canavese che inaugurarono il nuovo rifugio il 7 settembre 1969.
Il rifugio è oggi una costruzione in muratura su due livelli con balcone, terrazzino a lato e
tetto a terrazza. L’interno si sviluppa su due piani, così suddivisi:
! piano superiore:
locale singolo con cucinino, tavoli, letti a castello, stufa a legna
! piano inferiore (seminterrato): due stanze, scantinato per il deposito della legna e locale
di emergenza
Lago Serrù, Pian della Ballotta con lo sfondo
delle montagne della Vanoise.
19
COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO
L’area attorno al rifugio
A - Escursione tematica
ESCURSIONE DEGLI AMBIENTI ROCCIOSI
Rifugio Pian della Ballotta - L. Serrù - L. Pratorotondo - L. Serrù
Dislivello in discesa: mt. 195 Tempo di percorrenza: 1h15 Difficoltà: EE
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
1
L
a zona del Rifugio Pian della Ballotta
possiede le caratteristiche proprie degli
ambienti rocciosi. Per comprenderne
appieno le peculiarità viene proposta una breve
escursione che permetta di osservare i differenti
aspetti che caratterizzano la zona.
Nello specifico, l’escursione degli ambienti
rocciosi prevede la partenza dal rifugio Pian
della Ballotta ed il raggiungimento della zona
situata alle pendici della ripida bastionata
rocciosa che sostiene il Pian della Ballotta.
Detta bastionata rocciosa è riconducibile alla
tipologia delle rupi (0h30, punto di
osservazione 1).
2
roseguendo lungo le tracce di sentiero si
arriva al Lago di Pratorotondo,
ameno luogo calato in uno scenario di
alta montagna. Dalle rive del suddetto lago è
possibile osservare le morene lasciate dai
ghiacciai (0h15, punto di osservazione 2).
P
MORENE
Le attività principali di un ghiacciaio sono:
l'escavazione, il trasporto del materiale
escavato ed il suo deposito.
I materiali depositati dal ghiacciaio
prendono il nome di morene. Queste ultime,
a seconda della posizione del materiale, si
distinguono in superficiali, interne e di fondo,
laterali e/o frontali.
Particolari risultano essere quelle frontali del
Ghiacciaio della Capra, la cui caratteristica
forma ad imbuto consente di comprendere le
fasi di progressione e regressione di un
ghiacciaio. Raggiunto il Lago Serrù
l’escursione si conclude .
RUPI
Sono aree rocciose caratterizzate da una forte pendenza che impedisce il deposito di un sottile strato di
terra fine sulla superficie della roccia. Esse espongono le piante a condizioni estreme per quanto riguarda
la temperatura, l’umidità e la luce. In inverno la flora è sovente esposta a temperature molto basse a
causa dell’assenza della copertura nevosa e dell’intensità del vento. Ne deriva un ambiente secco adatto
esclusivamente a piante capaci di andare, con le radici, in cerca dell’acqua in profondità tra le fessure
della roccia. In questo ambiente le piante con radici poco profonde formano frequentemente dei
cuscinetti con foglie più o meno carnose che permettono loro di conservare nei tessuti delle riserve
sufficienti di acqua. Alcuni esempi sono le Primule, le Sassifraghe, i Semprevivi.
20
ESCURSIONE DELLA MEMORIA
Rifugio Pian della Ballotta - Pian della Ballotta - Colle della Galisia
Dislivello in salita: mt. 532 Tempo di percorrenza: 2h30 Difficoltà: EE
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h30)
L
’escursione proposta risale un’antica via 1
di transito che, nel corso del secondo
conflitto mondiale, assunse una
importanza strategica per la fuga dei partigiani
e dei soldati alleati dall’Italia fascista alla
Francia liberata.
Dal Rifugio Pian della Ballotta si
raggiunge, seguendo il canale del Piccolo
Colluret o le rocce attrezzate con cavi sulla sua
destra idrografica, il Pian della Ballotta
(0h30, punto di osservazione 1).
Esso costituisce un classico esempio di pianoro
d’alta quota ed offre la possibilità di
ammirare una torbiera in uno splendido
anfiteatro naturale.
COLLE DELLA GALISIA (1944)
Per le formazioni partigiane operanti nel Canavese,
nelle Valli di Lanzo e nella vicina Valle d'Aosta, il
Colle della Galisia, fra l'alta valle Orco e la Val
d'Isère, era diventato il passaggio obbligato per
raggiungere i comandi delle truppe alleate che,
dopo lo sbarco in Normandia, si erano attestate nel
Sud della Francia.
La Montagna era diventata uno dei principali
terreni di scontro bellico, ma nello stesso tempo
rappresentava anche il rifugio e la via di salvezza
per chi aveva scelto di schierarsi contro le dittature.
Recentemente, presso il vicino Colle della Vacca,
sono stati rinvenuti residuati bellici dell'esercito
germanico che aveva installato in zona una
postazione per controllare e contrastare gli
spostamenti dei partigiani.
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO
B - Escursione ambientale
TORBIERA
Deriva di regola da bacini lacustri poco
profondi che si sono colmati nell’arco di secoli
o millenni, a causa del grande deposito di
torba (parti morte dei vegetali non
completamente decomposte).
La loro morfologia esterna è convessa
(dovuta al progressivo accumulo di torba). Il
suolo è perennemente umido e presenta una
debole circolazione idrica sotterranea.
D
al Pian della Ballotta il
sentiero prosegue, con pendenza
graduale, fino all’imbocco del
Gran Colluret (attrezzato con cavi e
funi metalliche), che si risale alla volta del
Colle della Galisia (1h30, punto di
osservazione 2).
2
Oltre a possedere un indubbio valore
panoramico (splendide vedute sulla
Vanoise e sull’alta Valle Orco), il luogo
offre spunti di riflessione circa il ruolo
strategico avuto durante la seconda
guerra mondiale.
21
RIFUGIO G. MUZIO mt.1.667
PROPRIETA’
CAI sezione di Chivasso
Via del Castello, 8
10034 - Chivasso (TO)
Telefono (+39) 011-910.20.48
E-mail: [email protected]
Web: www.rifugiomuzio.com
www.caichivasso.it
RIFUGIO CUSTODITO
Telefono Rifugio (+39) 0124-95.31.41
PERIODO DI APERTURA E GESTIONE
1/5 - 30/9
Fine settimana nei mesi di marzo, aprile e ottobre
Nelle festività di fine anno ed a richiesta. Prenotazione per gruppi
ACCESSO ESTIVO
Da CERESOLE REALE:
Strada carrozzabile del Nivolet che, anche d’inverno, viene tenuta aperta fino al rifugio
SERVIZI OFFERTI
22 posti letto
camerette da 2 posti con letto a castello
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo acquistabile in loco)
22
Riscaldamento con stufa a legna, stufa
a gas e caminetto. Stufa elettrica nelle
camerette
Ristorante a base di cucina tradizionale
Dotazione di acqua interna
Servizio di mezza pensione
Due blocchi di servizi igienici interni
Punto Internet
Illuminazione da rete elettrica
Documentazione itinerari ed escursioni
del parco
Lungo il sentiero che collega la Frazione
Chiapili di sotto al lago Lillet
AMBIENTE
Il Rifugio Muzio è situato lungo la
carrozzabile che da Ceresole Reale
sale al Colle del Nivolet, nei dintorni
di un’area boschiva caratterizzata
da larici (sporadiche le presenze di
pino cembro), su cui svetta la
catena delle Levanne.
La struttura, raggiungibile in auto,
consente una fruizione turisticoambientale prolungata nel corso
dell’anno e rivolta anche a chi non
abbia grande esperienza o
conoscenza di montagna.
COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO
L’area attorno al rifugio
Dal rifugio si snoda, infatti, una fitta rete di sentieri che permette di godere dei diversi
aspetti naturalistici del Parco.
La struttura, data la felice posizione e la facilità di accesso, è particolarmente indicata per
ospitare soggiorni di gruppi di alpinismo giovanile, gruppi scolastici, di studio o lavoro,
stages di fotografia naturalistica e per l'osservazione della fauna selvatica e della natura
alpina in generale.
STORIA
La struttura fu costruita nel 1940
dall'esercito italiano quale punto
d'appoggio nella zona di frontiera
con la Francia. Nel 1948 fu affidato
in concessione al CAI e venne
originariamente denominato “Casa
degli Alpinisti Chivassesi”. Nel 1965 il
rifugio venne dedicato al ricordo di
Guido Muzio, socio fondatore della
Sezione CAI di Chivasso, di cui fu
presidente dal 1935 fino alla morte,
avvenuta nel 1965.
Rifugio Muzio in una foto storica
(Archivio fotografico C.A.I. Chivasso)
INIZIATIVE DI EDUCAZIONE AMBIENTALE
All’interno del rifugio vengono organizzate serate dedicate a temi riguardanti la storia e le
caratteristiche ambientali del territorio. Per informazioni sulla programmazione, è
possibile telefonare al rifugio stesso, alla sezione C.A.I. proprietaria o consultare il sito web
della sezione.
23
A - Escursione tematica
ESCURSIONE DEDICATA ALLA MINERALOGIA ED ALLA MORFOLOGIA
GLACIALE
Rifugio Muzio - Chiapili di Sotto - Località Miniera
Dislivello in salita: mt. 168 Tempo di percorrenza: 1h00 Difficoltà: T
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (0h40)
1
N
ell’area retrostante il rifugio si possono
riscontrare esempi di un’antica
attività glaciale, quali, ad esempio,
le rocce montonate.
Il percorso si sviluppa in direzione della
Località Miniera. Dopo aver imboccato il
sentiero alle spalle del rifugio, attraverso un
aperto bosco di larici, fino al
raggiungimento delle Marmitte dei
Giganti, (0h30, punto di osservazione 1).
MARMITTE DEI GIGANTI
Queste conformazioni rocciose, dette anche
pozzi glaciali, sono di dimensioni e forme molto
variabili e si trovano contigue a canali, vasche
e catini intercomunicanti.
Rappresentano l'azione erosiva prodotta dal
vorticoso movimento di frammenti rocciosi
molto duri, trascinati dall'acqua, che incidono
cavità più o meno profonde nell'alveo roccioso
sul quale scorrono le acque stesse.
P
2
ercorrendo il facile sentiero
attraverso pascoli sassosi e rocce
montonate, si raggiunge l’antica
miniera di estrazione di minerali
ferrosi.
Questa tipologia di attività estrattiva è
presente anche nella parte valdostana del
Parco e più precisamente nel versante
destro orografico della valle di Cogne
(0h30, punto di osservazione 2).
24
ATTIVITÀ ESTRATTIVA
L’estrazione di minerali ferrosi dalle miniere
presenti all’interno del Parco, ha origini molto
antiche (trovati affreschi e iscrizioni risalenti
all’epoca romana). In epoca recente (1800)
l’attività estrattiva fu ripresa a causa della
maggiore necessità di materiale ferroso dovuto
all’epoca industriale.
La miniera di nostro interesse è costituita da un
cunicolo lungo alcune decine di metri
(percorribile con l'ausilio di una buona torcia
elettrica), che si inoltra quasi pianeggiante
nella montagna, intercettando filoni assai
modesti di minerale ferroso. Alcuni campioni di
questi minerali si possono trovare oggi nella
discarica sottostante.
SENTIERO ALLA SCOPERTA DEGLI ANTICHI GHIACCIAI
Rifugio Muzio - Frazione Mua - Alpe del Medico - Lago Lillet - Rifugio Muzio
Dislivello in salita: mt. 1168 Tempo di percorrenza: 3h30 Difficoltà: E
D
alla Frazione Mua, raggiungibile a piedi 1
o in auto dal rifugio, ci si incammina in
un fitto bosco di larici fino a raggiungere
il limite del bosco. In questo luogo è possibile
osservare la natura glaciale del luogo ed
osservare il salto che anticamente il
ghiacciaio compiva per confluire in quello ben
più grande della valle centrale.
Lungo il sentiero si possono ammirare numerose
rocce montonate e conoidi. Queste ultime
sono conformazioni coniche di sfasciumi pietrosi
derivanti da più o meno recenti frane dovute
all’azione erosiva sulla roccia esercitata dalle
intemperie (1h30, punto di osservazione 1 ).
2
P
ercorrendo il sentiero, si attraversa
un’area di prateria acidofila fino a
raggiungere il Lago Lillet.
La conca del suddetto lago, autentica
gemma incastonata nell’anfiteatro roccioso
sottostante il massiccio della Punta Fourà e
del Grant Etret, è di tipica conformazione
glaciale. Prova dell’origine glaciale del lago è
l’anfiteatro sospeso sopra la vallata centrale a
forma di imbuto (2h00, punto di
osservazione 2).
Da questo punto è possibile avvistare
esemplari tipici della fauna del Parco, quali
camosci, stambecchi e l’ aquila reale.
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
COLLE DEL NIVOLET - VALLE ORCO
B - Escursione ambientale
ROCCE MONTONATE
Le rocce montonate sono il frutto di un
processo erosivo denominato esarazione. I
ghiacciai, infatti, si comportano come fluidi
molto viscosi che, sotto la spinta del loro peso
e della gravità, scivolano lentamente verso il
basso creando un forte attrito tra la massa di
ghiaccio e la roccia sottostante. La presenza
sul fondo di detriti rocciosi non fa altro che
aumentare l'abrasione ed il raschiamento
del substrato, smussando e arrotondando
ogni asperità.
L'esarazione glaciale lascia sulle rocce tracce
inconfondibili: le rocce appaiono striate,
levigate, e formano delle caratteristiche
strutture a dossi, spesso allungati nella
direzione di scorrimento del ghiacciaio.
Generalmente i dossi appaiono più
arrotondati sul lato rivolto a monte, dove
l'attrito tra il detrito e le asperità del
substrato è maggiore.
Tali dossi sono, invece, più ripidi e ruvidi
verso valle, dove la parziale fusione del
ghiaccio fa sì che l'acqua penetri nelle fessure
della roccia e, ricongelando, ne provochi poi
la rottura.
PRATERIA ACIDOFILA
La prateria acidofila, chiamata così perché costituita da piante con esigenze di terreno acido, ricopre i
declivi dolci, le rocce montonate, le rocce silicee e le spalle arrotondate delle montagne piallate dai
ghiacciai quaternari. In particolare essa è costituita da genziane, genzianelle, e, più in alto, da zolle
pioniere di Androsace, Silene e Linaria alpina.
25
RIFUGIO GUGLIELMO JERVIS mt. 2.250
PROPRIETA’
CAI sezione di Ivrea
Via Jervis, 8
10015 - Ivrea (TO)
Tel. (+39) 0125-4.50.65
Fax (+39) 0125-4.50.65
E-mail: [email protected]
Web: www.cai-ivrea.it
RIFUGIO CUSTODITO
Telefono Rifugio (+39) 0124-95.31.40
PERIODO DI APERTURA E GESTIONE
01/07 - 31/08
Fine settimana nei mesi di giugno e settembre
(compatibilmente con le condizioni di innevamento)
ACCESSO ESTIVO
Da CERESOLE REALE:
Da CERESOLE REALE:
fraz. Chiapili di sotto:
su sentiero con segnavia n. 531
(Difficoltà T), 1h45
borg. Villa:
su sentiero con segnavia n. 530
(Difficoltà T), 2h00
SERVIZI OFFERTI
26 posti letto
dormitorio unico
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo non acquistabile in loco)
Dotazione di acqua interna ed esterna
Servizi igienici interni con doccia
26
Illuminazione da rete elettrica
Riscaldamento a gas
Servizio di mezza pensione
AMBIENTE
Lungo il sentiero d’accesso al Rifugio Jervis,
in un ambiente ricco di corsi d’acqua e rododendri
Il Rifugio G. Jervis si trova in una
conca riconducibile alla tipologia
degli ambienti acquatici ed umidi.
Il pianoro collocato al di sopra del
rifugio è, infatti, attraversato da
numerosi torrenti e ruscelli e
caratterizzato da alcuni laghetti. Il
panorama è dominato dal
versante settentrionale delle
Levanne, aspro e repulsivo, e fa da
sfondo a questa bellissima piana
alluvionale, risultante dal ritiro del
ghiacciaio di Nel.
LEVANNE - VALLE ORCO
L’area attorno al rifugio
STORIA
Inaugurato il 21 luglio 1946, il Rifugio G. Jervis ha sede in una ex-casermetta dell'esercito
costruita come punto di appoggio per le truppe nella zona di frontiera con la Francia. La
struttura è passata in gestione alla sezione C.A.I. di Ivrea nel dopoguerra, secondo gli accordi
presi tra la sezione centrale del C.A.I. ed il Ministero della Difesa, accordi che prevedevano la
cessione di questa ed altre strutture simili alle sezioni C.A.I.
Si tratta di una costruzione in muratura ad un piano e sottotetto, quest'ultimo adibito a
dormitorio.
Il rifugio prende il nome da Guglielmo Jervis, alpinista accademico del C.A.I., vicepresidente
della sezione di Ivrea, medaglia d'oro della Resistenza, fucilato dalle SS naziste in Val Pellice il
6 agosto 1944.
Ultimi passi verso il
Rifugio Jervis con vista
sul versante settentrionale
delle Levanne
27
A - Escursione tematica
ESCURSIONE DEDICATA AGLI AMBIENTI ACQUATICI ED UMIDI
Rifugio Jervis - Pian del Nel - Alpe di Nel - Laghetti di Nel
Dislivello in salita: mt. 135 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: T
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h00)
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
1
ERIOFORO
L'erioforo rotondo (Eriophorum scheutzeri) è
una piccola pianta erbacea presente su
terreni molto umidi che fiorisce tra luglio ed
agosto, presentando una caratteristica
infruttescenza lanuginosa di aspetto globoso.
P
2
roseguendo in direzione del Ghiacciaio
di Nel, si abbandona il sentiero che si
dirige al Colle di Nel e ci si porta sulla
sponda sinistra orografica, dove si trovano i
Laghetti di Nel.
Questi ultimi offrono un eccellente
panorama sul versante settentrionale delle
Levanne e permettono di osservare alcuni
aspetti caratteristici della flora acquatica
propria degli ambienti acquatici ed umidi
(0h45, punto di osservazione 2).
In questo luogo è possibile ammirare il
pianoro di Nel da una nuova prospettiva, così
da comprenderne appieno la derivazione
glaciale. Anche i Laghetti consentono di
approfondire alcuni aspetti tipici delle
praterie umide.
28
D
al Rifugio Jervis si percorre il sentiero
sul versante sinistro idrografico del
Pian di Nel, dove, all’inizio
dell’estate, è possibile osservare un bellissimo
erioforeto dovuto alla natura umida del
terreno.
Transitando, in seguito, al cospetto del
Ghiacciaio di Nel e delle Levanne è
possibile ammirare i bellissimi ruscelli e le
torbiere presenti al suolo in direzione
dell’Alpe di Nel.
Il luogo è ricco di vegetazione Nitrofila. Tale
vegetazione è il risultato dell'attività
pastorale: l'abbondante concimazione del
terreno favorisce infatti la crescita dello
Spinacio di montagna, del Romice, e dei
velenosi aconiti, tra cui spicca il vistoso
Aconito napello (Aconitum napellus) dai fiori
violacei. (0h45, punto di osservazione 1).
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
PRATERIE UMIDE
Le praterie umide si trovano in terreni ricchi di
umidità. Le piante erbacee di questi ambienti
formano dei tappeti densi, sviluppati in altezza.
Nelle praterie umide si ritrovano spesso specie
erbacee di origine artica, tuttora molto diffuse
nella tundra.
ESCURSIONE NELL’AMBIENTE DELL’AQUILA REALE
Rifugio Jervis - Pian del Nel - Colle di Nel
Dislivello in salita: mt. 300 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: E
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h00)
D
al rifugio Jervis, imboccando il
sentiero che percorre il lato destro
idrografico del Pian di Nel, si giunge in
una zona detritica ricca di esempi di
vegetazione pioniera.
Lungo il sentiero è possibile osservarne differenti
tipologie e coglierne diversi aspetti significativi
(0h45, punto di osservazione 1).
1
Androsace alpina
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
LEVANNE - VALLE ORCO
B - Escursione ambientale
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
AQUILA REALE
L'Aquila reale è un uccello rapace di
grandi dimensioni, con la testa
nettamente sporgente, coda ampia e
lunga quasi quanto la larghezza delle ali.
VEGETAZIONE PIONIERA
E’ quella vegetazione che cresce in aree detritiche o
rocciose d’alta quota, nelle quali le condizioni per la
formazione e lo sviluppo di vegetazione sono assai
difficili.
Tipici esempi ne sono il ranuncolo glaciale
(Ranunculus glacialis), la Silene (Silene acaulis),
la Androsace (Androsace alpina), la Sassifraga
(Saxifraga oppositifolia), le cui pianticelle sono
sovente riunite formando vistosi cuscinetti fioriti
(“pulvini”).
Il colore è, nell'adulto, uniforme, marrone
scuro con riflessi rosso-dorato sul dorso e sul
capo, mentre soprattutto negli individui
giovani o immaturi sono di norma ben
visibili in volo le macchie bianche sotto le
ali.
Durante il volteggio le ali sono rivolte
verso l'alto a formare una "V" molto
aperta. Si distingue in volo dagli altri
rapaci soprattutto per le notevoli
dimensioni che nella femmina possono
arrivare fino a 2 metri di apertura alare
ed a 6 chilogrammi di peso.
I
2
l sentiero risale i pendii detritici ed in breve tempo conduce al Colle di Nel (0h45, punto
di osservazione 2).
Dal colle è possibile ammirare la natura aspra e selvaggia dei due versanti, entrambi
caratterizzati da morene e ghiacciai, indizi della rudezza della zona.
Sporadica è inoltre la presenza di camosci e dell’aquila reale che, di tanto in tanto,
volteggia in cerca di cibo.
29
RIFUGIO V.R. LEONESI mt. 2.909
PROPRIETA’
CAI sezione di Torino
Via Barbaroux, 1 - 10122 Torino
Tel. (+39) 011-53.92.60
(+39) 011-54.60.31
E-mail: [email protected]
[email protected]
Web: www.caitorino.it
RIFUGIO NON CUSTODITO
Telefono per informazioni (+39) 011-54.60.31
PERIODO DI APERTURA
Apertura in permanenza
E’ consigliabile richiedere informazioni sull’accessibilità della struttura presso la sezione
proprietaria del rifugio
ACCESSO ESTIVO
Da CERESOLE REALE:
Su sentiero (Difficoltà E, 2h30), successivamente su nevaio e pietraie al margine del
ghiacciaio (Difficoltà EE, 1h30). Questo secondo tratto costituisce uno dei percorsi più
impegnativi fra tutti quelli proposti, per dislivello e durata, e richiede pertanto
allenamento ed esperienza di montagna. Le frequenti cadute di pietre impongono inoltre
adeguata cautela. Il tempo complessivo ammonta a 4h00
SERVIZI OFFERTI
12 posti letto
Servizi igienici esterni
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo non acquistabile in loco)
Energia elettrica fornita da
pannelli fotovoltaici
Acqua potabile esterna, lungo il percorso di
salita a circa 15 min. dall'arrivo al rifugio
30
AMBIENTE
Il massiccio delle Levanne da Ceresole Reale.
Al centro, è ben visibile il canalone nevoso sulla
cui sponda sinistra orografica si trova il rifugio
Il Rifugio Leonesi sorge su un breve
ripiano roccioso compreso tra la cresta
Nord-Est della Levannetta ed il
canalone nevoso del Colle Perduto.
Costituisce uno splendido balcone
panoramico sul versante canavesano del
gruppo del Gran Paradiso e sulla Valle
Orco, ivi compreso il bacino artificiale di
Ceresole Reale.
LEVVANNE - VALLE ORCO
L’area attorno al rifugio
Il rifugio, data la sua posizione, è punto di
partenza privilegiato per effettuare
impegnative ascensioni nel Gruppo delle Levanne e traversate di carattere alpinistico.
Dal punto di vista naturalistico, il luogo offre interessanti spunti per l’osservazione delle
tipologie di roccia e dell’azione erosiva dei ghiacciai.
STORIA
Autentico nido d'aquila sullo sperone Nord-Est della Levannetta, il Leonesi, decano dei
rifugi della valle (1892), fu testimone delle prime imprese alpinistiche del Duca degli
Abruzzi.
Il rifugio Leonesi (nato come “Rifugio della Levanna” ), di proprietà della sezione C.A.I. di
Torino, fu costruito nel 1892 (rivestito esternamente di muratura) su progetto di Francesco
Gonella con una spesa di 3.880 lire.
L'edificio subì una radicale trasformazione nel 1929 e venne intitolato alla memoria di V.R.
Leonesi, caduto sulla Ciamarella nell'agosto del 1928. Ulteriori lavori di miglioramento
vennero compiuti dieci anni dopo. In epoca più
recente (1984), il rifugio, è stato dotato di pannelli Il Rifugio Leonesi in
solari per l'alimentazione dei punti luce all'interno una foto storica
del locale e tutta una serie di lavori sul tetto sono
stati portati a termine con l'intervento degli alpini
della Brigata Taurinense.
Costruzione in muratura e pietrame con copertura
in lamiera, ad un piano rialzato con seminterrato
praticabile e sottotetto.
DUCA DEGLI ABRUZZI
Luigi Amedeo di Savoia (1873-1933) fu uno dei più importanti esponenti dell'alpinismo italiano ed
internazionale; comandò le spedizioni specifiche in Alaska (Monte Sant'Elia) nel Karakorum (dove si
spinse sino a 7500 m sul K2) e raggiunse le cime (ricoperte all'epoca da grandiosi ghiacciai) alte più di
5000 m del massiccio del Ruwenzori, al confine tra Congo e Uganda.
31
A - Escursione tematica
ESCURSIONE PER LA CONOSCENZA DELL’ALTA MONTAGNA
Dintorni del Rifugio Leonesi
Dislivello in salita: mt. 0 Tempo di percorrenza: 0h10 Difficoltà: EE
Ranunculus Glacialis
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
FLORA DI ALTA MONTAGNA
il Ranuncolo dei Ghiacciai o erba dei camosci
(Ranunculus glacialis), è una pianta ramosa e
contorta (3-25 centimetri), anche di color
porpora, presente dai 1700 fino a oltre 4000
metri di altitudine su morene, ghiaioni ed aree
detritiche di terreno acido.
1
I
l luogo ove è localizzato il rifugio Leonesi
offre la possibilità di osservare direttamente
le caratteristiche dell’alta montagna e di
coglierne tutti gli aspetti naturalistici.
Da questa posizione privilegiata è possibile
osservare da vicino il Ghiacciaio del Forno ed
il canalone adducente al Colle Perduto,
riscontrandone la natura erosiva ed i processi
di formazione, collezione ed ablazione
(punto di osservazione 1).
Il ripiano roccioso su cui sorge il rifugio
permette, inoltre, l’osservazione della flora
d’alta quota, quali Ranuncolo dei ghiacciai,
Linaria alpina e Licheni (0h10, punto di
2 osservazione 2).
GHIACCIAIO
Entro il limite delle nevi persistenti vi sono picchi troppo ripidi perché le precipitazioni possano essere
trattenute e quindi fermarsi, ma vi sono anche delle depressioni che risultano particolarmente bene
alimentate sia per la caduta diretta delle nevi, sia perché ivi si raccolgono valanghe e slavine
provenienti dalle elevate e ripide zone circostanti. All’interno di tali depressioni si costituisce così un
nevaio o bacino collettore, cioè un campo di neve persistente che rappresenta il punto di partenza e il
bacino di alimentazione del ghiacciaio.
La neve al momento della sua caduta si presenta in cristalli, contiene molta aria e possiede una bassa
densità. Però, quando nel nevaio si accumula su più strati, si compatta in profondità per il peso delle
coltri sovrapposte e per fenomeni di fusione e rigelo dell'acqua formatasi.
A poco a poco la neve si trasforma in un ghiaccio compatto, con eliminazione progressiva dell'aria
inizialmente contenuta. La neve si presenta, quindi, sotto forma di un materiale granulare chiamato
firn o neve vecchia, trasformata, simile al ghiaccio compresso di una comune palla di neve.
Successivamente i granuli si fanno più grossi e gli strati inferiori della massa di firn cominciano a
compattarsi per fenomeni di appiattimento dei granuli e per continue successive fusioni dovute alla
compressione (il ghiaccio fonde se sottoposto a pressione) seguite da subitanei rigeli, nonché per
cementazioni di parte della neve attualmente superficiale attraverso fenomeni di fusione.
32
DISCESA VERSO CERESOLE REALE E VISITA AL LAGO DEL DRES
Rifugio Leonesi - Lago del Dres - Ceresole Reale(Fraz. Villa Poma)
Dislivello in discesa: mt. 1.257 Tempo di percorrenza: 3h30 Difficoltà: EE
L
’ambiente proposto in questa escursione
è estremamente vario, e offre la 1
possibilità di osservare diversi
ecosistemi, quali l’alta montagna con i suoi
ghiacciai, la prateria d’alta quota costellata di
laghi e di torrenti e la media montagna con
l’area boschiva dalle differenti tipologie di flora
e fauna che la contraddistinguono. Il Lago del
Dres costituisce un punto di osservazione
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
privilegiato sulle differenti tipologie di
ecosistema. In particolare è interessante
PINO CEMBRO
osservare l’evoluzione, con il progredire della
Vive alle quote estreme della vegetazione
quota, della flora presente sul territorio. In basso
arborea formando boschi puri (cirmeti) o misti
il bellissimo bosco di larici (occasionali
con altre conifere dell'ambiente alpino:
presenze di pino cembro) brulicante di vita e
Larice, Abete rosso e Pino mugo. Il Pino
cembro ha chioma densa, piramidale e
in alto ghiacciai e pareti rocciose che
ovato-arrotondata.
chiudono il vallone con sporadiche tracce di
vegetazione negli anfratti rocciosi e sulle
La sua corteccia è rugosa e fessurata in
morene (1h30, punto di osservazione 1).
D
2
GALLO FORCELLO
al lago, proseguendo lungo il sentiero
che riporta a Villa Poma, si giunge
all’interno del bosco di larici, preludio
alla conca del Lago di Ceresole Reale. In questo
luogo non è raro osservare esemplari di Gallo
Forcello, o perlomeno alcune sue tracce (1h00,
punto di osservazione 2).
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
LEVVANNE - VALLE ORCO
B - Escursione ambientale
placche grigie all'esterno, rosso-brune
internamente. Le pigne sono ovoidi, lunghe
fino a 8 cm, e liberano i semi (grandi 1-1,5 cm)
solo dopo essere cadute a terra. I semi sono
commestibili(come quelli del Pino domestico).
Le foglie, aghiformi, sono lunghe 5-9 cm,
verde scuro nella parte superiore, verde
chiaro inferiormente. Gli aghi del Pino cembro
sono facilmente riconoscibili, oltre che per
essere piuttosto rigidi, per il fatto di essere
riuniti a fascetti di 5, caratteristica, questa,
unica tra i pini italiani.
Noto anche col nome di fagiano di monte, il gallo forcello deve il suo
nome alla forma della coda.
Il forcello in primavera entra nel periodo degli amori ed il maschio
emette un caratteristico gorgoglio, udibile a grande distanza.
In seguito hanno inizio lotte furiose tra i maschi per il possesso delle
femmine. Tali lotte possono essere molto aspre e portare
addirittura alla morte di uno dei contendenti. Il vincitore, come il
suo parente gallo cedrone, si esibisce davanti alle femmine in un
balletto. Appartenente alla famiglia dei tetraonidi, si nutre di
bacche e germogli, i cui resti caratterizzano gli escrementi (“fatte”)
dell'animale.
33
RIFUGIO NOASCHETTA mt. 1.520
PROPRIETA’
CAI sezione di Rivarolo Canavese
Proprietà dell'A.E.M. Torino, la gestione dei
locali è affidata in comodato d’uso alla sez.
di Rivarolo Canavese del C.A.I.,
via Peila 1/10 - 10086 Rivarolo Canavese (To)
E-mail: [email protected]
Web: http://digilander.libero.it/cairivarolo/
RIFUGIO NON CUSTODITO
Telefono per ritiro chiavi e prenotazioni
Bar Caccia Reale - Noasca (TO) - tel. (+39) 0124-90.11.28
ACCESSO ESTIVO
Da NOASCA:
Dal quarto tornante sopra Noasca, seguire il sentiero in direzione della Borgata Sassa e
attraversare la valle verso l’Alpe Scialier, segnavia 548. Il sentiero reale, dopo la frazione
Sassa, è soggetto a movimenti franosi: si consiglia pertanto di richiedere in loco
informazioni sull'agibilità di sentieri alternativi (Difficoltà E), 1h30
SERVIZI OFFERTI
12 Posti letto
unico dormitorio, su soppalchi in legno
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo non acquistabile in loco)
Dotazione di acqua all'esterno
(lavandino per stoviglie all'esterno del rifugio),
lato ad est. L'acqua scorre solo nel periodo
estivo e non è sottoposta a controllo sanitario
34
Servizi igienici interni
Illuminazione elettrica da
pannelli fotovoltaici
Riscaldamento con stufa a legna
o a carbone
Sul piazzale antistante il rifugio ci
sono due tavoli da picnic
Esemplari di capriolo madre e figlio AMBIENTE
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
Il Rifugio Noaschetta è situato all’inizio del
vallone omonimo, nei pressi del bastione
roccioso che sovrasta la frazione Sassa.
La struttura si trova ai piedi di un lariceto
ed è lambita dal torrente Noaschetta. Non
è raro, lungo il sentiero d’accesso,
imbattersi in qualche capriolo.
NOASCHETTA - VALSOERA
L’area attorno al rifugio
Con partenza dal rifugio sono effettuabili
numerose escursioni nel vallone omonimo
ed in quello del Roc, entrambi aspri,
selvaggi e molto frequentati da camosci e
stambecchi.
STORIA
Lungo il sentiero d’accesso al Rifugio Noaschetta,
vista sul fondovalle
Il rifugio è stato ricavato utilizzando una
parte della costruzione pre-esistente ad
un piano, realizzata in muratura, di
proprietà dell'A.E.M.
L'edificio è stato originariamente
costruito per i custodi addetti al
controllo sia del canale sotterraneo che
ancora oggi permette il fluire delle
acque della diga di Ceresole fino alla
centrale idroelettrica di Rosone, sia dello
sbarramento che convoglia parte delle
acque del torrente Noaschetta nel
suddetto canale.
La ristrutturazione a fini ricettivi si è
conclusa nel 1992, anno in cui il CAI di Rivarolo ha inaugurato il rifugio.
Oggi il rifugio è composto da 4 piccoli locali posti sullo stesso piano: un ingresso, un bagno,
una cucina ed un dormitorio.
35
A - Escursione tematica
ESCURSIONE DEDICATA AGLI ALPEGGI
Rifugio Noaschetta - Alpe Arculà - Pian dell’Alpe - Rifugio Noaschetta
Dislivello in salita: mt. 480 Tempo di percorrenza: 2h30 Difficoltà: T
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
CONOIDI DI DEIEZIONE
I conoidi di deiezione o coni alluvionali sono colate
franose di pietre che si aprono a ventaglio nei
punti di sbocco dei corsi d’acqua nella pianura o
nei fondovalle.
1
D
al Rifugio Noaschetta, percorrendo
il sentiero in direzione dell’alpe la
Bruna è possibile osservare numerosi
alpeggi, testimonianza di un passato non
troppo lontano in cui l’uomo sfruttava i pascoli
erbosi di questo vallone così aspro e selvaggio.
Mentre si osservano i resti dei differenti alpeggi
sparsi sul lato sinistro orografico è anche
possibile ammirare le alte pareti di roccia
gneissica da cui scendono numerose cascate
ed alcune vistose conoidi detritiche, segni
dell’attività erosiva sulle alte pareti di gneiss
(1h30, punto di osservazione 1)
Lo sviluppo e la forma dei conoidi alluvionali sono
dovuti a numerosi fattori, quali grandezza del
bacino di alimentazione, quantità di sedimento
trasportato nell’alveo, movimenti tettonici del
rilievo montuoso retrostante. In particolare
l’apertura del conoide dipende dalla maggiore o
minore disponibilità di spazio del fondovalle,
dalle cui caratteristiche dipende anche il maggior
o minor sviluppo delle “ali”, che costituiscono la
base della piramide rocciosa.
R
2
itornati al rifugio dopo aver
compiuto un percorso ad anello
sul versante sinistro idrografico
del vallone, è possibile attraversare il
torrente su una passerella e seguire le
tracce che conducono agli alpeggi
disseminati a destra e a sinistra del corso
d'acqua.
In questo luogo è possibile osservare le
strutture e la distribuzione degli
alpeggi, nonché la tipica vegetazione
nitrofila (Aconiti, Romice e lo Spinacio
Selvatico) che prospera attorno ad essi
(1h00, punto di osservazione 2).
36
ALPEGGI
Sui pianori più bassi si trovano vecchi villaggi,
come la Borgata Sassa, visibile durante l’accesso al
rifugio. Questi un tempo erano abitati tutto
l’anno. Con l’aumentare della quota, si trovano,
invece, alpeggi utilizzati solo in estate, fino ad
arrivare a modesti ripari, situati anche oltre i 2.500
metri di quota.
Un tempo, gli alpeggi più alti si sfruttavano ad
agosto, poiché l’ambiente era più fresco e vi si
trovava foraggio di maggior qualità. Da
settembre iniziava la fase di discesa percorrendo a
ritroso la salita agli alpeggi iniziata a fine maggio.
DIREZIONE GRAN PARADISO
Rifugio Noaschetta - Alpe Arculà - Alpe la Bruna - Pian del Goi
Dislivello in salita: mt. 980 Tempo di percorrenza: 3h00 Difficoltà: E
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (2h00)
I
l vallone di Noaschetta, lungo il quale si 1
snoda l’itinerario, rappresenta un viaggio
alla scoperta del versante meno conosciuto
del Gran Paradiso. Risalendo questo vallone
aspro e selvaggio, infatti, è possibile scoprire
poco a poco il versante meridionale di
quella che è l’unica vetta superiore ai 4000
metri situata interamente in territorio italiano.
Con partenza dal rifugio, si raggiunge il piano
la Bruna, il quale permette di muoversi in un
ambiente naturalistico d’alta quota al
cospetto della montagna regina di questi
luoghi. Lungo il suddetto pianoro è possibile
avvistare camosci e stambecchi al pascolo in
questo magnifico anfiteatro di origine
glaciale (2h15, punto di osservazione 1).
D
2
al piano La Bruna si risale fino
all’Alpe La Bruna. Questa località
costituisce il punto più elevato della
nostra escursione, da cui si può finalmente
vedere la cima del Gran Paradiso. Durante
l’escursione è possibile imbattersi in camosci e
stambecchi, nonchè osservare un’esempio di
anfiteatro glaciale. Scendendo nella prima
conca del Piano della Bruna e risalendo, si
raggiunge, poi, attraverso gli alpeggi della
Bruna, l'erioforeto di Pian del Goi.
Dal Pian del Goi si gode di una grandiosa vista
d’insieme sulle peculiarità di tutto il versante
piemontese del Parco, quali: rocce
montonate, magnifiche pareti di gneiss
occhiadino, imponenti morene, massi
erratici e grosse conoidi di deiezione(1h00,
punto di osservazione 2).
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
NOASCHETTA - VALSOERA
B - Escursione ambientale
CAMOSCIO
Animale piuttosto simile ad una capra (peso
25/50Kg), ha mantello bruno chiaro d'estate
e bruno scuro d'inverno, con macchie
bianche sul collo e ai lati della testa. Maschio
e femmina sono caratterizzati da corna
persistenti ed uncinate. L’habitat è
rappresentato preferibilmente dalle praterie
alpine e dalle morene innevate d'estate;
d'inverno scende a quote inferiori.
L’alimentazione si basa su vegetali freschi
(graminacee e trifoglio alpino) d'estate;
cortecce, foglie di conifere, muschi e licheni
d'inverno. Il camoscio vive in branchi
composti da femmine con piccoli, guidati da
una vecchia femmina (guidaiola). I maschi
adulti restano appartati e si aggregano al
branco soltanto nel periodo degli
accoppiamenti (ottobre-novembre). I piccoli
(uno, raramente due) nascono in maggiogiugno e raggiungono la maturità sessuale al
secondo anno di vita.
MASSO ERRATICO
I massi erratici sono rocce che si ritrovano
solitari all’interno del vallone e che risultano
essere di costituzione geologica, talora
differente rispetto a quella dell’ambiente
che lo circonda. Un tempo, i ghiacciai si
ritirarono e lasciarono depositati sul fondo i
materiali trascinati con sé nel loro lungo
percorso: sottili argille e massi di tutte le
dimensioni. Ecco spiegato quindi il
ritrovamento di massi di costituzione
geologica differente da quella circostante.
37
RIFUGIO POCCHIOLA MENEGHELLO mt. 2.440
PROPRIETA’
C.A.I. sezione di Torino/
sottosezione G.E.A.T.
Via Barbaroux, 1 - 10122 Torino
Tel. (+39) 011-54.60.31
(+39) 011-53.92.60
E-mail: [email protected]
Web: www.geatcaitorino.it
RIFUGIO NON CUSTODITO
Telefono per informazioni (+39) 011-54.60.31
PERIODO DI APERTURA
Apertura in permanenza
ACCESSO ESTIVO
Da SAN GIACOMO DI PIANTONETTO:
Su sentiero (Difficoltà E), 4h30
Dalla DIGA DI TELECCIO:
Su sentiero in parte attrezzato
(Difficoltà EE), attraverso la Bocchetta di
Valsoera, 3h30
SERVIZI OFFERTI
14 posti
(su tavolato con materassi in dormitorio
unico)
Obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo
(sacco lenzuolo non acquistabile in loco)
Acqua di sorgente presso i guardiani
della diga, a 150 metri dal rifugio
38
Servizi igienici esterni a 12 m dal rifugio
Energia elettrica da pannelli fotovoltaici
Cassetta di pronto soccorso
NOASCHETTA - VALSOERA
L’area attorno al rifugio
AMBIENTE
Il Rifugio Pocchiola Meneghello
sorge a 2.440 m sulla sponda sinistra
orografica del lago di Valsoera,
nell'ampio circo roccioso alla testata
del vallone di Valsoera.
Lungo il sentiero d’accesso da San Giacomo di
Piantonetto, interessanti vedute sulla morfologia
della roccia nel vallone di Valsoera
L'ambiente ameno, caratterizzato
dalla presenza di numerosi laghi,
offre, a persone adeguatamente
esperte e preparate, buone
possibilità dal punto di vista
naturalistico ed escursionistico.
La segnaletica e la manutenzione dei sentieri non sono sempre ottimali, pertanto si
raccomanda di raccogliere informazioni dettagliate sull’agibilità dei singoli percorsi prima
di avventurarvisi.
Interessanti sono gli spunti offerti dal confronto tra laghi naturali e laghi artificiali, data la
presenza, nei dintorni del rifugio, di una diga con numerosi condotti e di centrali
sotterranee per la produzione di energia elettrica.
Lungo il sentiero d’accesso da San Giacomo di Piantonetto è interessante osservare i resti di
strutture significative dello sfruttamento della Valle Orco avvenuto nel secolo scorso.
STORIA
Inaugurato il 17-9-1978, il rifugio appartiene alla
sottosezione G.E.A.T. del C.A.I. di Torino ed è dedicato ai
suoi soci Marco Pocchiola e Giuseppe Meneghello,
scomparsi tragicamente al Mont Colmet (Valle d'Aosta)
il 12-05-1974.
Il rifugio è stato realizzato usufruendo di una preesistente
cabina elettrica dell'A.E.M. di Torino. I lavori all'interno
sono stati compiuti nel 1977, mentre quelli all'esterno nel
1978.
Il rifugio è composto da due piani fuori terra con in totale La galleria di servizio utilizzata
negli anni di maggior sfruttamento
due vani utili. Si tratta di una costruzione in cemento in degli impianti idroelettrici
cui sono stati ricavati: al piano terra il locale soggiorno
con tavolo, panche, lavandino, armadio per stoviglie e
batteria da cucina; al primo piano, invece, si trovano un doppio tavolato con 14 posti e 6
materassi da sistemare sul pavimento in caso di affollamento. Ottima la dotazione di
coperte e cuscini.
39
A - Escursione tematica
ESCURSIONE DEL CONFRONTO TRA LAGHI NATURALI ED ARTIFICIALI
Rif. Pocchiola - Meneghello - L. Valsoera - L. Motta
Dislivello in salita: mt. 216 Tempo di percorrenza: 1h30 Difficoltà: E
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (1h00)
Realizzazione diga
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
Industria idroelettrica in Valle Orco
Nel 1923 venne avviato il piano per l'utilizzo
delle risorse idriche della Valle Orco.
Successivamente, vennero realizzati gli
impianti idroelettrici Rosone-Bardonetto
(1941), Bardonetto-Pont (1945), TelessioEugio-Rosone (1959), Agnel-Serrù-Villa
(1962), Valsoera-Telessio (1970) e San
Lorenzo-Rosone (1999).
1
L
a parte alta del vallone di Valsoera
(tributario del vallone di Piantonetto),
presso cui si trova il Rifugio Pocchiola
Meneghello, è occupata prevalentemente
dai grandi Laghi di Valsoera e di Motta. Il
primo è un bacino artificiale, mentre il
secondo è un lago naturale.
L’escursione proposta intende evidenziare gli
aspetti di ciascuna delle due differenti
tipologie, con un occhio di riguardo nei
confronti dello sfruttamento a fini
idroelettrici dei bacini artificiali ancora
esistenti sul versante piemontese del Parco.
Dal rifugio si scende lungo il sentiero al
sottostante Lago di Valsoera (0h20, punto
di osservazione 1).
Lago naturale
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
P
2
ercorrendo il sentiero che
costeggia il lato sinistro idrografico
del lago, dopo una ripida salita, si
giunge al Lago di Motta, collocato in
una splendida conca di origine glaciale.
In questo luogo è possibile riscontrare le
differenze, a livello di ecosistema, tra un
lago naturale ed un bacino
artificiale (1h10, punto di
osservazione 2).
Bacini artificiali e laghi naturali
I bacini artificiali, come ad esempio il Lago di
Valsoera ed il Lago Teleccio, sono sottoposti
durante l'anno a forti cambiamenti di contenuto
idrico e quindi di profondità, con conseguenti
variazioni dell'aspetto delle sponde, della
temperatura e della torbidità.
Ciò non accade, invece, ai laghi naturali, come il
Lago di Motta, il Lago Nero ed il Lago Gelato, le cui
sponde hanno caratteristiche strutturali e
biologiche più costanti.
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NOASCHETTA - VALSOERA
B - Escursione ambientale
ESCURSIONE DEI LAGHI
Rif. Pocchiola - Meneghello - Passo di Destrera - Passo dell’Alpuggio - L. Gelato
Dislivello in salita: mt. 406 Tempo di percorrenza: 5h00 Difficoltà: EE
Discesa: seguendo l’itinerario di salita (4h00)
I
l Lago Gelato è il più grande lago naturale 1
del Parco Nazionale del Gran Paradiso ed è
rinomato per la sua collocazione in un
ambiente aspro e selvaggio.
Attraversando i valloni solitari dell’Alpuggio e
d’Eugio, non è raro avvistare branchi di
camosci e stambecchi ed esemplari di
pernice bianca.
Dopo aver lasciato il rifugio ed aver raggiunto il
Passo di Destrera si scende nel sottostante
vallone dell’Alpuggio, transitando in una
zona contraddistinta dalla peculiarità principe
del versante piemontese del Parco, la roccia
granitica (2h00, punto di osservazione 1).
R
2
aggiunto, poi, il Passo dell’Alpuggio,
si scende nel selvaggio vallone d’Eugio
incamminandosi in direzione della sua
parte alta. Alcuni ometti di pietre e tacche di
vernice sulle pietre ci guidano, infine, sino nei
pressi dell'Alpe Fons e del bel Lago Boccutto
(2.475m), a monte del quale la segnaletica è
praticamente assente e le tracce di sentiero che
conducono al Lago Gelato sono alquanto
incerte.
Quest’ultimo è calato in un anfiteatro roccioso
ed anche in stagione avanzata può presentare
lastroni di ghiaccio sulla sua superficie. Sui bordi
dei laghi, è possibile osservare le vallette
nivali e la flora che si sviluppa al loro interno
(3h00, punto di osservazione 2).
I LICHENI
I licheni rappresentano un interessante caso
di simbiosi tra un fungo e un’alga. La
simbiosi può essere definita come un’unione
stabile tra due organismi diversi,
vantaggiosa per entrambi. Alghe e funghi
uniti possono crescere e vivere, infatti, in
ambienti in cui la vita sarebbe impossibile
per ciascuno di essi.
I licheni sono presenti in tutto il mondo,
dall’Antartide alle foreste tropicali, dai
deserti alle zone temperate.
VALLETTE NIVALI
Si tratta di piccole depressioni riparate, dove la neve può permanere anche 10 mesi e oltre. Il loro suolo
umido e freddo unitamente alla brevità del periodo vegetativo seleziona specie di norma dalle
dimensioni ridotte e dal portamento strisciante.
Su rocce acide il terreno è ricco di: muschi, soldanella, genziana nivale, rosea sassifraga positifolia e
salice erbaceo (Salix Herbacea) definito “l'albero più piccolo del mondo” con rametti di pochi
millimetri di diametro e fogliame che non s'innalza più di 5 cm dal suolo.
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I NOVE RIFUGI CAI
POCCHIOLA
MENEGHELLO
VITTORIO EMANUELE II
VITTORIO SELLA
LEONESI
MUZIO
NOASCHETTA
CITTA’ DI CHIVASSO
JERVIS
PIAN DELLA
BALLOTTA
NEL PARCO NAZIONALE
DEL GRAN PARADISO
AOSTA
COGNE
RIFUGIO
VITTORIO SELLA
PONT
RIFUGIO
CITTA’ DI CHIVASSO
RIFUGIO
VITTORIO EMANUELE II
RIFUGIO
NOASCHETTA
RIFUGIO
MUZIO
RIFUGIO
PIAN
DELLA BALLOTTA
FRANCIA
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CERESOLE REALE
RIFUGIO
JERVIS
RIFUGIO
POCCHIOLA
MENEGHELLO
NOASCA
RIFUGIO LEONESI
LOCANA
TORINO
GRANDI ITINERARI
D
i seguito sono proposti quattro “Grandi Itinerari”, in quattro diverse aree
all’interno del Parco. Ogni itinerario consente di trascorrere due giorni nell’area
protetta e di osservare i diversi patrimoni ambientali e naturalistici, nonché i
differenti e vari ecosistemi presenti nell’area protetta.
Si consiglia di contattare per tempo i gestori dei rifugi CAI per prenotare in tempo utile
la propria presenza, utilizzando i riferimenti riportati nella sezione “Schede
monografiche rifugi”.
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I GRANDI ITINERARI: Itinerario della Val di Cogne
CARATTERISTICHE
Disl. in salita 1° Giorno: mt. 1300
Disl. in salita 2° Giorno: mt. 41
Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 425
Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 959
H di percorrenza 1° Giorno: 5h30
H di percorrenza 2° Giorno: 4h00
NOTE
Itinerario di due giorni che si sviluppa sul lato sinistro idrografico della Valle di Cogne. Esso
permette di vivere, attraverso suggestivi scenari montani, il Parco Nazionale del Gran
Paradiso in tutte le sue molteplici forme. Attraversando boschi, pascoli erbosi, sentieri in
alta quota sarà infatti possibile osservare la fauna e la flora e le molteplici specificità di
questo meraviglioso ambiente alpino. Il Giardino alpino Paradisia consentirà, infine, di
conoscere approfonditamente la flora alpina, così da completare la vostra esperienza nel
Parco.
LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO
(In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario)
Valnontey - Babent - Buttier - Les Ors - Colle di Vermianaz - Rif. Vittorio Sella Laghetto del Lauson - Casolari Herbetet - Valmianaz - Paradisia - Valnontey
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Casolari Vermianaz - Colle Vermianaz
Laghetto Lauson - Casolari Herbetet
Torbiera di Prà Suppiaz - Paradisia
TORBIERA DI PRA SUPPIAZ
La torbiera alpina di Pra Suppiaz, situata a circa 1.700 m sulla sinistra idrografica del
torrente Valnontey, si estende per circa 12 ettari. In essa crescono molti stagni ed altre
piante igrofile (cioè ben adattate ad ambienti acquitrinosi) come la primula farinosa, la
pinguicola alpina e l'empetro nero.
Per il suo elevato valore naturalistico questo luogo è classificato come SIC (Sito di
Importanza Comunitaria).
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I GRANDI ITINERARI: Itinerario del Colle del Nivolet
CARATTERISTICHE
Disl. in salita 1° Giorno: mt. 772
Disl. in salita 2° Giorno: mt. 644
Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 644
Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 772
Lago Rosset
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
H di percorrenza 1° Giorno: 5h00
H di percorrenza 2° Giorno: 7h00
NOTE
Itinerario di due giorni che permette di conoscere entrambi i versanti del parco, ossia quello
piemontese e quello valdostano. Interessante è la possibilità di attraversare il versante
valdostano del Colle del Nivolet in due momenti differenti della giornata: il primo giorno di
mattina, il secondo di pomeriggio inoltrato. Ciò permette di incrementare le possibilità,
peraltro già notevoli, di osservare alcuni esemplari della fauna presente nell’area protetta.
Di particolare bellezza e suggestione sono i paesaggi che si possono ammirare lungo
l’itinerario, in special modo lungo il percorso a ridosso dei ghiacciai del Gran Paradiso.
LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO
(In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario)
Rif. Città di Chivasso - Pian Borgno - Croix de l'Arolley - Pont Valsavaranche Rif. Vittorio Emanuele II - Vallone di Seyvaz - Croix de l'Arolley - Pian del Nivolet Rif. Città di Chivasso
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Laghi del Nivolet - Pian Borgno
Croix de l'Arolley - Rif. Vittorio Emanuele
Vallone di Seyvaz - Pian del Nivolet
PIAN BORGNO
Suggestivo ripiano caratterizzato da acquitrini e laghetti, occupa il fondo di una valletta
sospesa, presentando interessanti ambienti umidi frequentati dalla rana temporaria ed
occasionalmente dalla rara salamandra nera. Lo spettacolare scorcio panoramico sulla
catena del Gran Paradiso destò l’ammirazione del celebre fotografo-alpinista Vittorio
Sella, che in questo luogo realizzò “storiche” immagini. Caratteristica anche la tipologia
architettonica delle omonime “alpi”.
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I GRANDI ITINERARI: Itinerario in Valle Orco
Lago Dress
CARATTERISTICHE
(Archivio fotografico P.N.G.P.)
Disl. in salita 1° Giorno: mt. 583
Disl. in salita 2° Giorno: mt. 300
Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 0
Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 463
H di percorrenza 1° Giorno: 2h00
H di percorrenza 2° Giorno: 4h00
NOTE
Itinerario di due giorni in Valle Orco in un ambiente assai vario e dominato dall'imponente
versante settentrionale delle Levanne. L’itinerario offre la possibilità di osservare diverse
tipologie di ecosistemi (bosco, prateria umida, etc.), potendone cogliere appieno i diversi
aspetti. Rilevanti, dal punto di vista paesaggistico, sono il passaggio del Colle di Nel e la
sosta presso il Lago del Dres.
LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO
(In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario)
Rifugio Muzio - Rifugio Jervis - Colle di Nel - Lago di Dres - Lago di Ceresole
Reale - Ceresole Reale (Borg. Villa)
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Bosco precedente il Rifugio Jervis - Pian di Nel e Colle di Nel
Lago di Dres - Bosco precedente la Borgata Villa
Lago di Ceresole Reale
PINO UNCINATO
Conifera poco frequente nel Parco del Gran Paradiso, è facilmente identificabile dalle
pigne asimmetriche le cui scaglie piramidali sono caratterizzate da un vistoso uncino; il
Pino Uncinato, così come l'affine Pino Mugo, viene utilizzato per la produzione del
Mugolio, olio essenziale noto per le proprietà balsamiche.
Numerosi esemplari sono visibili lungo il sentiero che dal rifugio Muzio sale al rifugio Jervis.
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I GRANDI ITINERARI: Itinerario “Sulle tracce del Re”
CARATTERISTICHE
Disl. in salita 1° Giorno: mt. 937
Disl. in salita 2° Giorno: mt. 683
Disl. in discesa 1° Giorno: mt. 0
Disl. in discesa 2° Giorno: mt. 1785
H di percorrenza 1° Giorno: 4h00
H di percorrenza 2° Giorno: 7h00
NOTE
Itinerario di due giorni alla scoperta del versante meridionale del massiccio del Gran
Paradiso. Il percorso offre, oltre ad un'elevata bellezza paesaggistica e panoramica, la
possibilità di inoltrarsi in un ambiente ricco di vita (sotto forma di flora e di fauna) e
carico di valenze storiche (alpeggi). Di non poco conto è, inoltre, la possibilità di osservare
la natura geologica e la geomorfologia glaciale del territorio.
LOCALITA’ RAGGIUNTE DURANTE L’ITINERARIO
(In grassetto i punti di appoggio previsti dall’itinerario)
Rif. Muzio - Rif. Città di Chivasso - Laghetto Lòsere - Colle della Terra - Colle
della Porta - Vallone del Roc - Colle Sià - Ceresole Reale - Borgata Prese
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Laghetto Lòsere - Colle della Terra
Colle della Porta - Alpe di Breuil
Vallone del Roc - Colle Sià
ALPE DI BREUIL
Suggestiva conca prativa adagiata ai piedi di un anfiteatro roccioso ed attraversata da
un torrentello che serpeggia pigramente tra lembi di prateria d'alta quota, caratterizzati
da una policroma fioritura estiva. Particolarmente vivace la nota di colore gialla del
tappeto di Leontodi (Leontodon helveticus) osservabile all'inizio dell'estate.
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REGOLAMENTO
Non
No
Oui
Yes
Si
No
Non raccogliere fiori,
insetti, minerali, funghi
e prodotti del
sottobosco.
Non disturbare e
danneggiare la fauna.
Non cacciare o
pescare.
Non accendere fuochi
all’aperto.
Non campeggiare al
di fuori delle aree
attrezzate.
Non introdurre cani,
salve eccezioni previste
dal Regolamento.
Non abbandonare i
rifiuti.
Non effettuare percorsi
fuoristrada e non
parcheggiare nei prati.
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Osserva in silenzio la
fauna e la natura.
Visita in Parco con la
guida.
Fotografa la natura.
Cammina senza fretta
lungo i sentieri.
Informati presso i
centri visita, giardini
alpini e musei.
Esplora l’ambiente con
i sentieri natura.
Apprezza la cucina
locale e i prodotti
tipici.
Avvicinati
all’architettura e alle
tradizioni locali.
INDIRIZZI UTILI
ENTE PARCO NAZIONALE DEL
GRAN PARADISO (Segreteria generale).
Via della Rocca, 47 - 10123 Torino
Tel. 011-860.62.11 Fax 011-812.13.05
ENTE PARCO NAZIONALE DEL
GRAN PARADISO
Segreteria Turistica - Noasca
Tel./Fax 0124-90.10.70
AZIENDA TURISTICA LOCALE
CANAVESE E VALLI DI LANZO
Corso Vercelli, 1 - 10015 Ivrea
Tel. 0125-61.81.31 / 0125-61.81.95
Fax 0125-61.81.40
UFFICIO TURISMO AOSTA
Piazza Chanoux, 8 - 11100 Aosta
Tel. 0165-23.66.27
Fax. 0165-3.46.57
APT GRAND PARADIS
Loc. Trepont - 11100 Villeneuve (AO)
Tel. 0165-9.50.55 Fax 0165-9.59.75
APT COGNE - GRAN PARADISO
Cogne (AO)
Tel. 0165-7.40.40 Fax 0165-7474.91.25
S.A.T.T.I. (Autoservizi da Torino-Ivrea)
Tel. 011-52.15.523
S.V.A.P. (Autoservizi da Aosta)
Tel. 0165-54.11.25
S.A.V.D.A. (Autoservizi da Aosta)
Tel. 0165-26.20.27
I.A.T. CERESOLE REALE
Borgata Pian della Balma
Ceresole Reale
Tel. 0124-95.31.86
SI RINGRAZIANO
Per il materiale fornito e la
collaborazione:
L’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso;
le Sezioni C.A.I. di Torino, Biella, Rivarolo
Canavese, Ivrea, Chivasso e sottosezione G.E.A.T
di Torino;
Oscar ed Elena Casanova della Commissione
centrale T.A.M. (Tutela Ambiente Montano) del
C.A.I.
Per il materiale cartografico messo a
disposizione:
Priuli & Verlucca, editori
Per il materiale fotografico messo a
disposizione:
L’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso;
Le Sezioni C.A.I. di Torino, Rivarolo Canavese,
Chivasso;
Chintana S.r.l.
Traduzioni:
Muller Interlanguage s.r.l. (TO)
Cartografia di riferimento: IGC, carta n°3 scala 1:50.000
Centro Operativo Regionale Protezione Civile
800.319.319
0165-23.82.22
NUMERO VERDE CHIAMATE EMERGENZA
RADIO 161.300 Mhz
CAI L.P.V.
Convegno Ligure - Piemontese - Valdostano
Diritti di riproduzione e adattamento,
anche parziali, riservati
La Guida di fruizione ambientale
“Rifugi in Paradiso” è stata
realizzata in
collaborazione
CHINTANA
con:
Servizi e progetti per lo sviluppo locale
“In collaborazione con il Ministero dell’Ambiente
e Tutela del Territorio. Tutti i diritti riservati”.
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