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costante di struttura fine - Nardelli
COSTANTE DI STRUTTURA FINE E DIMENSIONI EXTRA Dott. Michele Nardelli, Francesco Di Noto, Ing. Pierfrancesco Roggero Abstract In this paper we talk about fine structure constant and String Theory. Riassunto In questo lavoro parleremo della costante di struttura fine, e della sua importanza nella teoria delle stringhe. Cominciamo con la citazione parziale da Wikipedia: “Costante di struttura fine Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La costante di struttura fine, indicata con la lettera greca α, è un parametro che mette in relazione le principali costanti fisiche dell'elettromagnetismo. Essa esprime la costante di accoppiamento che caratterizza l'intensità dell'interazione elettromagnetica. 1 La costante di struttura fine è stata introdotta da Arnold Sommerfeld nel 1916 come misura della deviazione relativistica nelle linee spettrali rispetto al modello di Bohr. Per questo è anche chiamata costante di Sommerfeld. … Definizione La costante di struttura fine, in MKS, è definita come: α= e2 4πε 0 hc = e2 ke 2 = 2ε 0 hc hc dove: • • • • e è la carica elettrica dell'elettrone = -1,6 × 10-19 [C] ε 0 è la permittività elettrica del vuoto = 8,852 × 10-12 [C]2[m]-2[N]-1 h è la costante di Planck = 6,626075 × 10-34 [J][s] h h= 2π a costante di struttura fine è una quantità adimensionale, e il suo valore numerico è indipendente dal sistema di unità usato. Valore La formulazione e il valore raccomandati per α da CODATA 2010 sono:[1] α= e2 4πε 0 hc = 7,2973525698(24 ) × 10 −3 = 1 137,035999074(44 ) Poco dopo che i calcoli del valore erano terminati, si scoprì un piccolo errore nell'impostazione dei dati,[2] ma si decise ugualmente di pubblicare questo risultato nel 2008[3] in attesa di più precise misure attese per l'inizio del 2011. Anche se il valore di α può essere dedotto dal valore delle costanti che compaiono nella sua formulazione matematica, l'elettrodinamica quantistica (QED) permette di misurare direttamente il suo valore attraverso l'effetto Hall quantistico o il momento magnetico dell'elettrone. La QED prevede una relazione tra il rapporto giromagnetico dell'elettrone, o il fattore g di Landé (g), e la costante di struttura fine α. Il valore più preciso di α finora ottenuto sperimentalmente è basato su una nuova misura di g attraverso un'apparecchiatura quanto-ciclotronica a un elettrone accoppiata a calcoli di QED che hanno coinvolto 891 diagrammi di Feynman a quattro loop.[4] Il risultato ottenuto è: α −1 = 137,035999084(51) . ed ha una precisione di 0,37 parti per miliardo. Questa incertezza è solo un ventesimo di quella ottenuta con i più accurati tra gli altri metodi sperimentali. 2 … La costante di struttura fine sta sempre più acquistando visibilità in cosmologia, in quanto ha un ruolo importante nella teoria delle stringhe e del multiverso …” L’evidenza in rosso è nostra. Continuiamo con un nostro brano, tratto dal Rif. 1 , su una possibile connessione tra tale costante e l’ angolo aureo la sezione aurea, connessione però ancora in attesa di ulteriori conferme (la connessione con le dimensioni extra di Kaluza – Klein sono invece più fondate, come vedremo in seguito nelle pagine riportate dal libro di Barrow “I numeri dell’universo” Rif. 2): “ 5. OSSERVAZIONI IMPORTANTI Circa la costante di struttura fine possiamo aggiungere le considerazioni RIF: Michele Nardelli in “Sistema Musicale Aureo Phi (n/7) e connessioni matematiche tra numeri primi e “Paesaggio” della Teoria delle Stringhe”, Christian Lange, Michele Nardelli e Giuseppe Bini, sul sito xoomer.virgilio.it/stringtheory/Nardlanbin01.pdf, dove gli Autori mostrano le connessioni tra il numero 432, la costante di struttura fine e la sezione aurea, ma anche con π. 3 Vediamo ora l’angolo aureo , dal primo volume “La sezione aurea – il linguaggio matematico della bellezza” della collana matematica “Il mondo è matematico”, pag. 131: “… Bravais scoprì che le nuove foglie si sviluppano ruotando di uno stesso angolo, approssimativamente 137,35°,: Se calcoliamo: 360° * φ^2 = 360/Ф^2 (dove φ = 0,618033… e Φ = 1,618033…) I 360° corrispondono ad un giro completo per il limite a cui converge la successione precedente) si ottiene appunto137,35°, chiamato a volte angolo aureo…” Dividendo infatti 360° per 2,6180307 abbiamo 137,50793, numero vicinissimo a quello della costante di struttura fine α = 137,03599, con differenza 137,50793137,03599 = 0,47194 e rapporto 137,50793/137,03599 = 1,0034439, molto vicino a 128 1,618033... = 1,0037665 con una differenza di circa 3 millesimi tra il valore reale e il valore stimato di tale rapporto. Poiché il diametro di un ramo è circolare e l’orbita di un elettrone è anch’essa circolare, e nella formula della costante di struttura fine compare π, è possibile che tra il valore della costante di struttura fine e l’angolo aureo ci sia qualche relazione, confermata indirettamente anche dal suddetto lavoro di Nardelli, Lange e Bini, a pag. 23 e seguenti, anche in relazione al numero 432, somma di 267 e 165 : “…Vi sono ulteriori connessioni matematiche che vale la pena di andare a descrivere ed analizzare. L’Ing. Christian Lange ha ottenuto alcuni risultati lavorando sul numero 432, corrispondente alla frequenza del La naturale (ricordiamo che 432 = 24 · 18). Dividendo 432 per π, si ottiene 137,5 un valore molto vicino a quello della Costante di Struttura Fine,di importanza fondamentale nella fisica teorica e nella cosmologia, in quanto ha un ruolo di primo piano nelle teorie delle stringhe e del multiverso. 4 Inoltre, dividendo 432 per Ф e per Ф^2 si ottengono rispettivamente i numeri 267 e 165. Le somme di tali numeri forniscono nuovamente 432…Si osserva anche che i numeri 267 e 165 sono dati da somme di numeri di Fibonacci. Infatti:267 = 233 + 34 e 165 = 144 + 21 (233 = 89 + 144; 144 = 55 + 89)…”. (E anche le formule per ottenere i numeri 267 = 432/Ф e 165=432/Ф^2 sono connesse alla sezione aurea) Ora però il numero 137,5796 si ottiene da 432/π. Ma 432 è connesso anche ad alcuni numeri di Fibonacci, dalle relazioni di cui sopra. Quindi anche π, già presente nella formula della costante di struttura fine, potrebbe essere connesso all’angolo aureo 137,5° (ma per angolo aureo si intendono anche altri angoli, come 36°, ecc. ; noi in questo lavoro ci riferiremo sempre all’angolo 137,5 , molto prossimo all’inverso della costante di struttura fine, 137,035…) Quindi, sarebbe possibile una connessione tra 432, π, Ф, e α = costante di struttura fine “. Riportiamo ora anche pagine da Rif. 2: 5 “ 6 7 8 9 Per finire, un interessante box tratto dall’articolo “Luce sul tempo” di Pasquale Maddaloni, Marco Bellini, Filippo Levi e Paolo De Natale, sulla rivista Le Scienze di febbraio 2014. Box “Costanti incostanti Un occhiata alle fondamenta della Natura Le costanti fisiche sono davvero costanti? La domanda è alla base di una delle questioni aperte della fisica che ipotizza l’esistenza di alcune grandezze che hanno un valore invariante nello spazio-tempo, come per esempio la velocità della luce, la costante di struttura fine alfa, che definisce la scala dell’elettrodinamica quantistica., il rapporto tra la massa del protone e quella dell’elettrone, quindi un numero dimensionale, che caratterizza la forza dell’interazione forte in termini di quella elettrodebole, e altro ancora. Alcune teorie di << grande unificazione >> , formulate per arrivare a una trattazione unitaria di meccanica quantistica e relatività generale, prevedono invece cha ad altissime energie (ordini di grandezza superiori a quelle ottenibili con l’LHC del CERN di Ginevra, il più potente acceleratore di particelle al mondo), o in modo equivalente a scale di tempo lunghe (paragonabili alla vita dell’universo), il valore di queste costanti possa variare. Ora, dato che la frequenza di alcune transizioni atomiche dipende dal valore di queste costanti (in particolare da alfa), in maniera differente rispetto ad altre, è possibile, confrontando nel tempo orologi basati su specie atomiche diverse, osservare l’eventuale << incostanza >> delle costanti fisiche fondamentali. Questi esperimenti sono stati ripetuti diverse volte usando orologi via via più accurati, arrivando a porre un limite massimo alla possibile variazione della costante di struttura fine fino all’ordine di 10-17 all’anno” L’articolo poi conclude: “ …La verifica dell’invarianza temporale delle costanti fondamentali (si veda il box in alto) e la ricerca di un eventuale dipolo dell’elettrone, entrambe basate su sofisticate misurazioni di frequenze atomiche e molecolari, sono chiari esempi di come sia ormai possibile verificare teorie fondamentali o esplorare nuova 10 fisica su scale energetiche di gran lunga più piccole (12 ordini di grandezza) rispetto a quella raggiungibili nei grandi acceleratori di particelle.. Un altro caso emblematico di come la nuova realtà dei campioni di frequenza sia destinata a cambiare il volto di esperimenti fondamentali riguarda l’opportunità, emersa di recente, di migliorare l’accuratezza, nelle attuali misure della velocità dei neutrini. Ecco che, ancora una volta, da una migliore capacità di misurare tempo e frequenza nasce una nuova generazione di esperimenti rivoluzionari al cui orizzonte emerge una comprensione più profonda dell’universo” Per finire: dalla rivista LE SCIENZE, Marzo 2014, “La fisica dopo il bosone di Higgs”, pag. 9, editoriale: “ ...Per quanto possa sembrare bizzarro, un altro grattacapo non da poco riguarda la stabilità delle costanti fondamentali della natura. Alcune osservazioni suggeriscono che in realtà quelle che noi consideriamo costanti non avrebbero sempre lo stesso valore nello spazio e nel tempo. Se confermato sarebbe un cambiamento rivoluzionario, perché implicherebbe che le leggi della fisica non sono universali. Un altro cambiamento epocale potrebbe arrivare dai quark, che potrebbero non essere i costituenti fondamentali della materia, ma a loro volta potrebbero essere composti da particelle ancora da scoprire.. Sempre che la realtà sia composta da particelle forze e non da altre entità. Come invece propongono alcuni fisici teorici. In modo simile, anche la meccanica quantistica potrebbe riservarci sorprese meravigliose. Per lungo tempo questa teoria è stata considerata descrittiva del solo mondo microscopico, abitato da molecole, atomi e particelle. Ma scoperte recenti hanno spostato il limite, mostrando che la meccanica quantistica riguarda anche sistemi macroscopici come piante ( effetto entanglement nella fotosintesi clorofilliana, N.d.A.A.), uccelli (effetto entanglement nel loro orientamento spaziale durante le migrazioni, N.d.A.A.), e forse esseri umani (possibile effetto entanglement cerebrale nei cosiddetti calcolatori prodigio, paragonabili ai computer quantistici, almeno durante tali calcoli, tipo estrazioni di radici tredicesime di numeri di molte cifre, ecc. . Ricordiamo che l’effetto entanglement è stato già dimostrato come conseguenza matematica delle teorie di stringa, N.d.A.A.). 11 Conclusioni Possiamo concludere che la costante di struttura fine, pur con la possibilità di variare lentamente nel tempo, è, come abbiamo visto, molto importante nella teoria delle stringhe e nei suoi riferimenti alle dimensioni extra aggiuntive per spiegare forze e particelle, in vista di una possibile teoria unificata delle quattro forze fondamentali della natura (elettromagnetismo, gravità, forza debole e forza forte), e quindi anche di una teoria del tutto (TOE), una delle quali è quella di Garrett Lisi basata essenzialmente sul Gruppo di Lie E8 (Rif. 6) Riferimenti 1) TIME AND SPACE IN THE INFINITELY SMALL AND IN THE INFINITELY LARGE Ing. Pier Francesco Roggero, Dott. Michele Nardelli, P.A. Francesco Di Noto 12 già sul nostro sito, link : nardelli.xoom.it/virgiliowizard/sites/.../SPAZIO%20E%20TEMPO.pdf 2) Libro di J.ohn D. Barrow “ I numeri dell’Universo” Ed. Mondatori ( collana Oscar Saggi) 3) Stringhe, teoria delle Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2007) Sul sito www.treccani.it › Enciclopedia 4) Commento della ricercatrice Maria Miglietti sul gruppo di Facebook: Fisica quantistica e altre teorie gruppo aperto e libero: " I CAMPI SCALARI DELLA TEORIA DI KALUZA-KLEIN in CINQUE DIMENSIONI SPAZIALI GENERANO LA MATERIA ? Le vicende che hanno investito gli studi teorici sulle teorie di campo unificate alla gravità sono state piuttosto controverse in special modo nel programma di Kaluza-Klein, in cui furono introdotte le extra dimensioni tipo spazio nella fisica. Paul S. Wesson e James M. Overduin in un loro recente saggio (vedi arXiv:1307.4828v1 [gr-qc] del 18 Luglio 2013) hanno investigato il problema, ancora non risolto, della realtà fenomenologica delle extra dimensioni, ottenendo un risultato molto interessante. Gli autori ricordano che, anni dopo la pubblicazione dei lavori di Th. Kaluza e O. Klein (nella foto, ndr), Albert Einstein e il collaboratore Peter G. Bergmann ebbero a sostenere che “noi ascriviamo realtà fisica alla quinta dimensione”. Più tardi, con la evoluzione dei termini matematici, del numero e delle proprietà delle dimensioni aggiuntive, teorici impegnati nello sviluppo di teorie di campo unificate alla gravità hanno affrontato il tema delicato della loro realtà fisica. Tra gli altri, Edward Witten ebbe a dichiarare “le extra dimensioni possono essere considerate come vere dimensioni fisiche, come per il caso del mondo a quattro dimensioni osservate”. La confusione, però, è persistita intorno al ruolo dei campi scalari che, generalmente, si associano alle dimensioni aggiuntive. La non osservazione di questi campi scalari è normalmente spiegata dagli effetti quantistici delle teorie di Kaluza-Klein compattificate. Gli autori, a questo punto, giungono a proporre un diverso approccio al problema, che è piuttosto indipendente dall’assunzione di una compattificazione delle dimensioni aggiuntive. 13 Se si considerano le equazioni di campo pentadimensionali espresse nello spaziotempo quadridimensionale, si trova la relazione tra tre classi di soluzioni esatte la cui equazione di campo assomiglia alla equazione di Klein-Gordon, con l’intensità della sorgente di campo che dipende dalle proprietà della materia. Gli autori concludono, a questo punto, che il campo scalare della teoria pentadimensionale alla Kaluza-Klein si accoppia alla materia in modo analogo a come il campo gravitazionale si accoppia alla massa e il campo elettromagnetico alla carica. Si potrebbe ipotizzare che il campo scalare classico genera la materia in modo analogo al meccanismo di Higgs della teoria quantistica dei campi “ L’evidenza in rosso è nostra 5) “Costanti incostanti” Le Scienze Sul sito www.lescienze.it/archivio/articoli/2005/08/.../costanti_incostanti- 548601/ , che riportiamo: “ 01 agosto 2005 Costanti incostanti I meccanismi della natura cambiano nel tempo? - Nelle equazioni della fisica sono frequenti grandezze come la velocità della luce. Abitualmente i fisici assumono che queste grandezze siano costanti: avrebbero lo stesso valore ovunque nello spazio e nel tempo. - Negli ultimi anni gli autori e i loro collaboratori hanno messo in dubbio questo assunto. Confrontando le osservazioni dei quasar con misurazioni di laboratorio, hanno dedotto che nel lontano passato alcuni elementi chimici assorbivano la luce diversamente da oggi. La differenza può essere spiegata con un cambiamento di poche parti per milione del valore di una delle costanti, la costante di struttura fine. - Per quanto possa sembrare piccolo, se fosse confermato questo cambiamento sarebbe rivoluzionario. Significherebbe che le leggi della fisica osservate non sono universali e potrebbe essere un indizio del fatto che lo spazio ha dimensioni aggiuntive. di John D. Barrow e John K. Webb “ (Vedi anche Rif. 2 e box riportato dall’articolo di Le Scienze, prima delle conclusioni) 6) “Dalle stringhe alla TOE attraverso la Teoria dei Numeri” 14 Francesco Di Noto – Michele Nardelli . con il Rif. 7 “An exceptional Simple Theory of Everithing” di A. Garrett Lisi, su “ ArXiv:0711.0770v1 [hep.th]6Nov2007” Sul sito: eprints.bice.rm.cnr.it/740/1/NarDiNot4.pdf 7) “Fisica estrema”, della rivista LE SCIENZE, versione 2014, con aggiornamenti sull’argomento 15