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Approfondimenti settoriali | cap13. Oli minerali usati

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Approfondimenti settoriali | cap13. Oli minerali usati
Parte 2 | Approfondimenti settoriali dedicati alle singole filiere del riciclo e recupero
13
Oli minerali usati
13.1 Valutazione del contesto di mercato internazionale
Il mercato dei lubrificanti sta seguendo un trend di riduzione, marginalmente imputabile alla crisi che sta interessando in
maniera più o meno importante l’intero pianeta. Non si consumano più oli lubrificanti nel settore auto per il miglioramento
tecnologico dei motori e anche il settore industriale impiega meno lubrificanti per unità prodotta. Questo ha effetti positivi per
l’ambiente, tenendo conto che si riduce la quantità di olio lubrificante usato – rifiuto pericoloso – da smaltire.
Bene per l’ambiente quindi, ma certamente male per tutte quelle attività che recuperavano questo rifiuto per riutilizzarlo, quali
le imprese di raccolta e quelle di trasformazione e riutilizzo, un sistema industriale creatosi nel tempo proprio per evitare
problematiche ambientali e che, passo dopo passo, ha trovato una propria e adeguata collocazione economica: l’attività di
rigenerazione.
L’Italia, in particolare, è da considerare una antesignana del riutilizzo: da principio per la carenza di materie prime, poi per
l’economicità del recupero dell’olio usato dove una tecnologia via via migliore ha portato la qualità dell’olio rigenerato a coincidere con quella del lubrificante ex greggio.
La contrazione dell’uso del lubrificante e la conseguente minore produzione di olio usato, hanno portato l’industria della
rigenerazione europea a combattere per ottenere le quantità necessarie ai propri impianti, ampliando l’area geografica della
raccolta, e l’Italia poteva essere un territorio di conquista.
Il crollo delle disponibilità di olio usato ha portato i Paesi dell’eurozona ad avviare misure protezionistiche a difesa dell’industria di rigenerazione della propria nazione. Anche in Italia una circolare del Ministero dell’Ambiente ha protetto il sistema
delle esportazioni ma questo non basta perché la capacità di trattamento delle raffinerie italiane è eccedente rispetto alla
disponibilità di olio usato, per cui necessita una razionalizzazione del sistema produttivo.
13.2 Andamento del settore a livello nazionale
La previsione di consumo nazionale di olio minerale era stata stimata per il 2014 pari a 400 kt, in vista di una ripresa dell’economia che però slitta ancora. Così l’anno 2014 si è chiuso con una flessione dei consumi del 3% rispetto all’anno precedente,
registrando il valore più basso degli ultimi 40 anni.
13.2.1 L’immesso al consumo
Nel 2014 sono state 383 kt le tonnellate immesse al consumo, di queste 174 kt provengono dal settore dell’autotrazione che
ha fatto registrate una seppur minima crescita (0,5%) rispetto al 2013, mentre il comparto industriale ha segnato un deciso
calo (-5,8%), passando dalle 222 kt del 2013 alle 209 kt del 2014.
Tabella 13.1. Oli lubrificanti immessi al consumo (kt) – 2010/2014
2010
2011
2012
2013
2014
Variazione % 2014/2013
463
431
394
396
383
-3
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
Figura 13.1. Oli lubrificanti immessi al consumo (kt) – 2010/2014
500
400
300
200
100
0
2010
2011
2012
2013
2014
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
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Parte 2 | Approfondimenti settoriali dedicati alle singole filiere del riciclo e recupero
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Oli minerali usati
13.2.2 La raccolta
La raccolta dell’olio usato ha seguito l’andamento al ribasso delle immissioni al consumo dell’olio lubrificante, registrando un
calo del 2% con valori in tonnellate che passano dalle 171.220 del 2013 alle 167.412 del 2014.
Tabella 13.2. Olio usato raccolto dal COOU e percentuale rispetto all’immesso al consumo (kt e %) – 2010/2014
2010
2011
2012
2013
2014
Variazione % 2014/2013
kt
192
189
177
171
167
-2
%
44
44
45
43
44
0,4
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
Figura 13.2. Olio usato raccolto dal COOU rispetto all’immesso al consumo (kt) – 2010/2014
500
400
Immesso
al consumo
300
200
Raccolta
100
0
2010
2011
2013
2012
2014
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
Figura 13.3. Rapporto percentuale tra l’olio usato raccolto e l’olio immesso al consumo (%) – 2010/2014
50
40
30
20
10
0
2010
2011
2012
2013
2014
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
Il rapporto tra l’olio usato raccolto e il mercato dei lubrificanti si attesta, per l’anno 2014, al 44%. Tale valore è da considerare
positivo in quanto l’olio immesso al consumo, in buona parte, si distrugge durante l’uso attraverso la combustione, senza
contare le perdite, per cui l’olio raccoglibile si attesta intorno al 45-50% dell’immesso al consumo.
La produzione annuale di olio usato nel nostro Paese è rappresentata nella Figura 13.4 dall’area celeste mentre con la linea
rossa si riporta la raccolta che il Consorzio COOU (Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati) ha consuntivato anno per anno.
Analizzando il progressivo avvicinamento dei due valori si evidenzia l’indice di miglioramento dell’efficienza ambientale.
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Parte 2 | Approfondimenti settoriali dedicati alle singole filiere del riciclo e recupero
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Figura 13.4. Confronto tra i dati relativi all’olio usato prodotto in Italia e i valori di raccolta (kt) – 1984/2014
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
Analisi territoriale della raccolta
Con riferimento alle macro-aree italiane, il Nord si conferma al primo posto nella raccolta degli oli usati, registrando rispetto
al 2013 un incremento di 1,4% della quota di raccolta nazionale. In seconda posizione, con un lieve calo, l’area del Centro, ed
infine il Sud, per il quale si è osservato un rallentamento rispetto alla leggera crescita vissuta nel 2013.
Tabella 13.3. Distribuzione geografica delle attività di raccolta di olio usato (%) – 2014
Nord
Centro
Sud
Regione
% olio raccolto
Regione
% olio raccolto
Regione
% olio raccolto
Piemonte
8,8
Toscana
6,0
Molise
0,4
Valle d’Aosta
0,2
Umbria
1,4
Campania
6,9
Lombardia
22,9
Marche
3,3
Puglia
5,1
Trentino Alto Adige
1,6
Lazio
5,9
Basilicata
0,6
Veneto
14,1
Abruzzo
2,0
Calabria
1,5
Friuli Venezia Giulia
2,2
Sardegna
1,8
Sicilia
4,2
Liguria
1,9
-
-
-
-
Emilia Romagna
9,7
-
-
-
-
Totale Area Nord
61,4
Totale Area Centro
20
Totale Area Sud
18,7
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
Figura 13.5. Distribuzione geografica delle attività di raccolta primaria (%) – 2014
19%
Nord
Centro
20%
61%
Sud
Fonte: COOU, Rapporto di Sostenibilità 2014
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Oli minerali usati
13.2.3 Il recupero
L’olio lubrificante usato può essere sottoposto principalmente a tre trattamenti che sono determinati in base alle caratteristiche qualitative dello stesso. Le destinazioni finali sono:
› rigenerazione;
› combustione;
› termodistruzione.
La rigenerazione è finalizzata all’eliminazione dei residui carboniosi e degli ossidi metallici presenti negli oli usati. Il processo
di lavorazione, presso raffinerie autorizzate, consente di trasformare gli oli usati in una base lubrificante con caratteristiche
qualitative simili a quelle delle basi lubrificanti derivanti direttamente dalla lavorazione del greggio.
Gli oli base non sono l’unico prodotto che si ottiene da questo processo. Gasolio, combustibili, additivi per bitumi e zolfo
sono gli altri prodotti che scaturiscono da questo processo di lavorazione. Nel 2014, la quantità di oli usati lavorata presso le
raffinerie è stata pari a 173.636 t, dalle quali sono state ricavate 111.063 t di oli base rigenerati.
La combustione degli oli usati non rigenerabili avviene all’interno di impianti (cementifici) autorizzati a utilizzare alcune tipologie di rifiuto speciale in sostituzione di combustibili tradizionali, in modo tale da poterne sfruttare il potere calorifico, che
mediamente è pari a 8.500 kcal/kg.
Il 2013 aveva visto passare per gli impianti di combustione presenti sul territorio nazionale 9.382 t mentre nel 2014 il quantitativo è aumentato a 15.974 t.
La termodistruzione rappresenta la modalità di eliminazione degli oli usati residuali riservata agli oli raccolti dal COOU che
contengono sostanze inquinanti difficilmente separabili e che pertanto ne rendono impossibile il recupero. La termodistruzione permette di eliminare definitivamente le sostanze nocive presenti nell’olio usato.
La quantità di olio eliminato, perché irrimediabilmente inquinato e non riutilizzabile, è stata di 212 t, in sensibile calo rispetto
alle 316 t dell’anno precedente.
Figura 13.6. Tipologia Olio Usato raccolto (%) – 2014
87,8
88,5
100
89,4
90,2
89,2
80
60
40
12,1
11,4
20
10,5
0,1
0
0,1
2010
2012
2011
rigenerazione
combustione
9,6
0,1
10,63
0,2
0,1
2013
2014
termodistruzione
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
L’olio rigenerato prodotto nel 2014 è stato pari a 111.063 t con un aumento rispetto al 2013 del 9%.
Tabella 13.4. Olio rigenerato prodotto (t) – 2010/2014
2010
2011
2012
2013
2014
Variazione % 2014/2013
111.300
105.879
103.841
102.000
111.063
9
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
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Parte 2 | Approfondimenti settoriali dedicati alle singole filiere del riciclo e recupero
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Oli minerali usati
Figura 13.7. Confronto tra quantità di olio conferito e rigenerato (t) – 2010/2014
Fonte: COOU, Bilancio d’Esercizio 2014
13.3 Problematiche e potenzialità di sviluppo del settore
13.3.1 Miglioramento della raccolta
Raccogliere ogni anno oltre il 97% di un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato e riciclarlo quasi completamente,
rappresenta un incentivo a mirare al 100% del raccoglibile. La percentuale minima che manca si concentra sia nel settore
industriale che nel “fai da te”: autotrazione, nautica e agricoltura.
Per il settore del “fai da te” da anni il Consorzio ha impostato azioni mirate a trovare accordi con gli Enti e le Autorità locali al
fine di posizionare isole ecologiche per il conferimento dell’olio usato all’interno dei Centri di raccolta; l’obiettivo è quello di
avvicinare al detentore privato il punto di conferimento. Per il settore industriale il Consorzio è impegnato, in collaborazione
con le associazioni di categoria, a rafforzare la collaborazione e il dialogo con il mondo delle imprese così da diffondere la
consapevolezza del problema e determinare atteggiamenti positivi e consapevoli. L’obiettivo finale è evitare la combustione
non autorizzata e realizzare il conferimento totale dell’olio usato proveniente delle industrie.
In relazione a queste nuove dinamiche, si conferma come primaria sfida per il Consorzio quella di agire sulla comunicazione
e sull’educazione dei cittadini, per tentare di ristabilire quell’attenzione al tema rifiuti che, nel corso degli anni, ha consentito
di ottenere ottimi risultati in difesa dell’ambiente. In ottemperanza al D.L. 135/09 modificato dalla Legge 166/09 e la revisione
del D.Lgs. 152/06 in recepimento della Direttiva europea 2008/98 in materia di rifiuti, il Consorzio opera con l’impegno da
sempre manifestato.
13.3.2 La normativa
Con il recepimento della Legge n.116/2014, nell’art. 216 bis (oli usati) del D.Lgs. n.152/06, il legislatore ha finalmente provveduto a rettificare la svista, introdotta con il D.Lgs. n. 205/2010, che impediva la miscelazione di oli usati con differenti
caratteristiche di pericolo (codici H ora HP) e che tanto ha pesato sull’attività della filiera per oltre 3 anni e mezzo.
In recepimento della Direttiva 2010/75/Ce sulle emissioni industriali con il D.Lgs. n. 46/2014, il legislatore ha fissato al 7
luglio 2015 il termine per l’autorità competente per concludere i procedimenti di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA), coinvolgendo anche molti impianti di stoccaggio degli oli usati. Successivamente con il Decreto Legge n. 92
del 4/7/2015, in attesa del completamento dell’iter autorizzativo AIA, gli impianti possono continuare ad operare con le autorizzazioni previgenti anche dopo la data del 7 luglio 2015.
Il Sistri (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti), introdotto anch’esso con il D.Lgs. n. 205/2010, entrato in vigore
il 1° ottobre 2013, funziona tuttora nella stessa modalità, in sospensione di sanzioni. E’ tuttavia stata chiesta al Governo la
definizione di un sistema totalmente nuovo per la tracciabilità dei rifiuti.
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Oli minerali usati
Il Governo si è impegnato a sostituire in tempi brevi il Sistri con un nuovo Sistema, basato sull’informatizzazione degli attuali
adempimenti cartacei. L’impegno è per un sistema gestibile dall’intera platea delle imprese chiamate a tracciare i propri rifiuti
con costi minimi, sfruttando le più moderne tecnologie.
A partire dal 1 giugno 2015, è entrato in vigore il Regolamento 1357/2014/Ue che ridefinisce e adegua le caratteristiche di
pericolo da assegnare ai rifiuti e va a sostituire l’Allegato III della Direttiva 2008/98/Ce. Le caratteristiche di pericolo degli oli
usati, i cosiddetti codici H, ora diventano codici HP, mentre le frasi di rischio (R) vengono rinominate come Indici di pericolosità (H).
Con il D.Lgs. n. 105/2015, l’Italia recepisce la Direttiva 2012/18/UE (Seveso ter) relativa al controllo del pericolo di incidenti
rilevanti connessi alle sostanze pericolose. Il provvedimento aggiorna la norma precedente il D.Lgs. n. 334/1999, confermandone sostanzialmente l’impianto.
13.3.3 Il modello organizzativo
Il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU) è un soggetto giuridico di diritto privato senza fini di lucro. Il Consorzio è il
primo Ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata degli oli usati nato con Decreto del Presidente della Repubblica n. 691 del 1982, in ottemperanza alla Direttiva comunitaria 75/439, ne fanno parte le imprese che, anche in veste di
importatori, immettono sul mercato oli lubrificanti. È operativo dal 1984, gestisce la raccolta e il riutilizzo dell’olio lubrificante
usato: coordina l’attività di 72 aziende private di raccolta e di 6 impianti di rigenerazione diffusi sul territorio nazionale, e si
occupa anche dell’informazione e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle tematiche della corretta gestione degli
oli usati, che sono rifiuti pericolosi.
In base all’art. 11 del D.Lgs. 95/1992, i compiti primari del Consorzio sono:
› sensibilizzare l’opinione pubblica sulla corretta gestione dell’olio usato;
› assicurare e incentivare la raccolta, la gestione e lo smaltimento degli oli usati;
› perseguire e incentivare lo studio, la sperimentazione, la realizzazione di nuovi trattamenti e utilizzi dell’olio usato;
› operare nel rispetto dei principi di concorrenza, di libera circolazione di beni, di economicità, nonché della tutela della salute
e della sicurezza;
› corrispondere agli impianti di rigenerazione un corrispettivo per gli oli usati.
Sulla base del principio di matrice europea “chi inquina paga”, i costi sostenuti dal Consorzio per svolgere le proprie attività
sono annualmente ripartiti (al netto dei ricavi della vendita dell’olio usato) tra le imprese consorziate, in modo proporzionale
ai loro volumi di vendita. Il contributo per l’anno 2014 ha visto confermata la valutazione al ribasso approvata già alla fine del
2012, fissandosi a 50 € per ogni tonnellata di olio immesso al consumo.
Il Consorzio è un esempio di collaborazione pubblico-privato: infatti quattro Ministeri (Ambiente e Tutela del Territorio e del
Mare, Sviluppo Economico, Salute ed Economia e Finanze) hanno propri rappresentanti negli organi della governance consortile, mentre la responsabilità gestionale è privatistica.
Il Consorzio si avvale di una capillare rete di raccolta costituita da Concessionari e liberi Raccoglitori dislocati su tutto il territorio nazionale; si tratta di imprese private autorizzate dalle Autorità competenti, che si occupano (direttamente o tramite
sub-raccoglitori) della raccolta degli oli usati presso i detentori (industrie, stazioni di servizio, autoriparatori, privati, etc.) e
del successivo stoccaggio in attesa del trasferimento presso i depositi del Consorzio.
Per i produttori di oli usati non inquinati il servizio di raccolta è del tutto gratuito; nel caso in cui gli oli risultino contaminati
da sostanze che ne impediscono il riutilizzo, il costo di raccolta e smaltimento (termodistruzione) è a carico del produttore
del rifiuto.
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Oli minerali usati
L’efficienza delle attività del Consorzio è certamente legata ai seguenti elementi:
›
L’unicità: nel tempo si sono avvicendati quadri normativi diversi che proponevano l’esistenza prima di un solo Consorzio,
poi di una molteplicità di Consorzi all’interno di un stessa filiera, operando secondo il principio di libera concorrenza. A oggi
è riaffermata l’unicità del COOU, a conferma che il modello singolo sia probabilmente il più idoneo alla sintesi di competenze,
razionalità gestionale e sostenibilità economica del servizio.
› Il contributo consortile: il meccanismo di riuscita dell’attività di Consorzio è certamente legato al contributo economico
versato dai produttori di rifiuti. Esso garantisce la responsabilità condivisa sia per la gestione di un rifiuto pericoloso per
l’ambiente, sia delle risorse economiche per il funzionamento della filiera.
›
La sensibilizzazione dell’opinione pubblica: questa attività è un vero e proprio investimento per il Consorzio. La comunicazione è diretta ai cittadini, alle istituzioni e alle imprese, allo scopo di avvicinare al tema della dispersione incontrollata e
assicurare anche i conferimenti marginali alla raccolta e al riutilizzo degli oli.
› Sorveglianza dei costi e degli impatti ambientali complessivi: l’attività del COOU consente di liberare l’ambiente da possibili
inquinanti, ricavare da essi nuovi prodotti, energia o piccole quantità di rifiuti non pericolosi. Ma tutto questo ha un suo costo
ambientale. Il Consorzio, con la partecipazione degli operatori di filiera, effettua una rendicontazione delle attività di gestione
tramite il Rapporto di Sostenibilità. Inoltre, il Consorzio e gli operatori di filiera insieme controllano l’efficienza ambientale ed
economica delle scelte adottate, grazie a certificazioni di qualità e di sistemi di gestione ambientale.
› Qualità: per favorire il conseguimento dei compiti istituzionali, il COOU si è dotato della certificazione UNI EN ISO 9001:2000,
un Sistema volontario per la Gestione della Qualità che definisce l’organizzazione, le risorse, la politica, le metodologie e le
tecniche da utilizzare per il controllo continuo di tutte le attività sviluppate dal Consorzio. Lo stesso sistema è stato adottato
dalla quasi totalità dei soggetti della filiera.
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