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da Casa Madre - Missionari della Consolata
da Casa Madre Anno 92 - N.12 - 2012 Istituto Missioni Consolata Perstiterunt in Amore Fraternitatis EDITORIALE NON TOCCATE BETLEMME! Riflessioni di viaggio (Betlemme, giugno 2000) P. Giuseppe Ronco, IMC Come i pastori di Bet Seour, al tempo del censimento di Cesare Augusto, oggi, in carovana, andiamo anche noi a Betlemme. Vi prego, pastori, prendetemi con voi! Con voi non avrò vergogna di prostrarmi davanti al Bambino. Voi eravate impuri per il vostro lavoro, la società religiosa vi rifiutava, eppure l'Angelo del Signore ha annunciato a voi la nascita del Salvatore. Non porterò doni in natura, come voi avete fatto: offrirò solo la debolezza della mia carne e il tormento del mio spirito. Vorrei fare l'esperienza di san Girolamo che pregando e facendo penitenza visse a Betlemme per 35 anni, in una spelonca vicino alla grotta della natività. In una notte di Natale gli appare Gesù Bambino che gli chiese: Non hai niente da darmi nel giorno della mia nascita? Il Santo gli risponde: Ti do il mio cuore! - Va bene, ma desidero ancora qualche altra cosa. - Ti do le mie preghiere! Va bene; ma voglio qualche cosa di più, insisteva Gesù. - Non ho più niente, che vuoi che ti dia? - Dammi i tuoi peccati, o 2 da Casa Madre 12/2012 Girolamo, rispose Gesù Bambino, perché io possa avere la gioia di perdonarli ancora. Attraversiamo i campi di Booz, biondeggianti di grano, in cui la povera Ruth spigolava; contempliamo l’ameno paesaggio della terra che diede i natali a Davide re. Preghiamo sulla bianca tomba di Rachele che ancora oggi piange i figli generati dal suo seno, ma ora morti, trapassati, non più esistenti. L’esilio di Babilonia sopravvive ancora nel tempo, portando il lutto di odiose guerre intestine mai finite. Sul piazzale della Basilica della Natività il sole mi acceca, mi scotta, mi disidrata, mi brucia. Lo sguardo ricerca l’ombra di un alberello solitario, ai bordi della strada; il mio corpo vi anela come si anela ad un rifugio durante un pericolo; e la mia anima esulta di un’esperienza mistica mai prima provata. Dovevo venire a Betlemme per scoprire la verità del salmo 120: “Il Signore è come ombra che ti copre”, è il custode (shomer) che sta alla tua destra. Nel mio orgoglio, pensavo di essere io, uomo, l’ombra di Dio proiettata nel tempo della mia storia. Invece è lui il Dio-madre che mi avvolge, mi copre con la sua presenza, proiettando su di me l’ombra rinfrescante del suo amore eterno. Avanzo, mi inchino passando sotto la porta stretta della Basilica, risparmiata perfino dai Persiani. La luce che dai finestroni scende e trasverbera l’oscurità del tempio è come una lancia che perfora il cuore dell’amante. “Dio ama il luogo della sua dimora”. “vedere” la pace, di assaporarla fino in fondo, centellinando la gioia che essa produce. Invece è la divisione che appare. Cattolici, ortodossi e armeni hanno diviso questo luogo sacro in vari pezzetti, decorandoli ognuno secondo le proprie abitudini, ma stracciando la tunica inconsunta del Messia. La bellezza delle icone dorate, il profumo dell’incenso e dei balsami greci, le candele che ardono e i drappi variopinti hanno il sapore del vuoto. E peggio ancora, Gesù, la persona di cui si celebra la nascita, non c’è. Mi è difficile immaginare la nascita di Gesù in questo luogo. La stella d’argento ne indica il posto, ma il corpo del bambino non c’è. Stella vuota, frastagliata in varie punte, immagine di una chiesa disunita che non mostra più l’intero corpo di Gesù. Che tristezza vedere il luogo che ricorda la nascita di Dio sulla terra, senza vedere il bambino che vi è nato! “Durante la 94a olimpiade, nell’anno 752 dalla fondazione di Roma, nell’anno 14° di regno dell’imperatore Augusto, mentre nel mondo intero regnava una pace universale, 2000 anni fa, a Betlemme di Giuda, umile villaggio d'Israele, allora occupato dai romani, in una stalla, perché non c'era posto per loro nell'albergo, dalla vergine Maria, sposa di Giuseppe, della Casa e della Famiglia di Davide, NACQUE GESU’ eterno Dio, Figlio dell'eterno Padre e vero uomo, chiamato Messia e Cristo, che è il Salvatore che gli uomini aspettavano. Il missionario deve sì annunciare l'incarnazione, la sàrkosis come diceva Ireneo (Contro le eresie 3, 18,3; 19, 1-2), ma non deve anche impegnarsi per un ecumenismo sano, capace di creare l'unità tra i cristiani? Egli è la Parola che illumina ogni uomo; in principio di tutte le cose sono state create per mezzo di lui; che è la via, la verità e la vita, venne ad abitare in mezzo a noi” (Kalenda). Bacio con amore la stella, cercando di pregare. E mi viene la luce, la comprensione del mistero. E poi le ragnatele! In nessun luogo, in nessun tempio ne ho viste così tante. Tutti le vedono, tutti passano e nessuno le toglie. Sono là, quasi a significare il peccato accumulatosi durante il susseguirsi dei secoli. Povero Gesù, totalmente “consegnato” nelle mani dell’uomo! Respiro poesia, incanto, tenerezza del nascere. Minuti meravigliosi in cui comprendo, all’istante, la totalità del messaggio. “La tua Betlemme sia la tua santità: rivestiti di lode, di silenzio e di opere sante se vuoi veramente incontrati con Lui. Questo ti predica la stalla di Betlemme, questo ti grida il silenzio del presepe, questo ti dicono apertamente le tenere membra del Bambino” (S.Bernardo). Poi lo scontro con la dura realtà. Nel luogo dove Dio si è fatto come noi, ci si aspetterebbe di 3 da Casa Madre 12/2012 Non toccate Betlemme, popoli della terra! Gesù non è una poesia. Egli ha voluto nascere in povertà prendendo corpo nelle ragnatele della storia, dove polvere e sporcizia si era depositata regina. Solo per amore, solo per salvarci, gratuitamente. Solo perché mi vuole bene! O Betlemme delle ragnatele, icona del mio cuore, insegnami l’amore e traccia per me la via della conversione! La visita sta per finire e mi accingo a uscire. Ti vedo steso sulla stella, Gesù, accanto a Maria tua madre e a Giuseppe. “Sdraiato” in una grotta, dice il vangelo, per dare inizio a un viaggio nella storia del mondo. Mi ricordo di Georges Bernanos che nel suo Dialogo delle Carmelitane narra il martirio delle Carmelitane di Compiègne, durante la rivoluzione francese. Esse attendevano la ghigliottina. 4 Nella notte di Natale, la priora porta la statua di Gesù Bambino in ogni cella del convento, come vuole la tradizione carmeliatana. da Casa Madre 12/2012 Arrivata nella cella di Blanche de la Force le consegna la statua. Essa però cade e si frantuma. " Oh, il piccolo Re è morto ", esclama Blanche. "Non resta più che l'Agnello di Dio!". Lo sai, mio Signore, che un’altra grotta ti attende? Ti sdraieranno ancora in una grotta, un’altra volta, seppellendoti a Gerusalemme. Vi resterai tre giorni, per amore. Poi ti rimetterai in viaggio, verso casa, verso il Padre che ti aspetta. Porta anche me nel tuo viaggio, Gesù! IL PRESEPE DI GRECCIO “Baciava con grande devozione le immagini del bambinello” (2 Celano, 199: Fonti Francescane, 787) Se ne andava nel bosco di Greccio San Francesco pregando gioioso e pensava al Natale vicino al Natale del Santo Bambino. E diceva tra sé umilmente: “Vorrei fare un presepe vivente, con persone somiglianti a Maria, Giuseppe e Gesù”. “Cari fratelli miei, tutti da me venite: è un presepe vivo e vero che farete insieme a me!”. “Caro fratel Francesco, gioia a Dio cantiamo, è il presepe dell’amore: tanta gioia porterà!”. Tutti i frati nel bosco di Greccio lavoravano intorno al presepe nella grotta la paglia è asciutta e la stalla è pulita già tutta. Ci son l’asino, il bue e i pastori e le pecore all’alba son fuori a brucare l’erba fresca di rugiada, vicino a Gesù. “Cari fratelli miei, tutti da me venite: è un presepe vivo e vero che farete insieme a me!”. “Caro fratel Francesco, gioia a Dio cantiamo, è il presepe dell’amore: tanta gioia porterà!”. è il presepe dell’amore: tanta gioia porterà!”. 5 da Casa Madre 12/2012 L’Allamano nell’iconografia L’ULTIMA STATUA DELL’ALLAMANO P. Francesco Pavese IMC Durante gli anni sono state confezionate alcune statue dell’Allamano in bronzo, in gesso o in legno, specialmente in Italia, Portogallo, Kenya e Colombia. Non si può dire che siano riuscite tutte bene. Sono stati pure scolpiti in legno riquadri o statuette, specialmente in Mozambico e in Congo. Anche queste opere sono più che altro segno di buona volontà e uno sforzo di rendere visibile l’Allamano. La statua (cm 200) dello scultore M. Ventura, realizzata in occasione della beatificazione, ha avuto un certo successo. È stata fusa in diverse copie in bronzo, collocate in alcune case in Italia e una anche in Kenya, al Sagana. L’Allamano è in atteggiamento di accoglienza, ha un aspetto abbastanza giovanile, la fisionomia è incerta. L’esigenza di avere una statua più “riconoscibile” è rimasta nell’Istituto. Ecco perché nel 2006, presso la ditta “Domus Dei” a Cecchina (Roma), la scultrice Bruna Gasperini è stata incaricata di realizzare una statua dell’Allamano (cm 120), il cui volto fosse facilmente riconoscibile. 6 L’opera ha avuto un certo gradimento, anche se non al massimo. L’Allamano è stato presentato come fondatore di missionari. Nella sua mano sinistra è posto il libro aperto del vangelo per significare visibilmente l’annuncio. Il suo braccio destro è proteso in alto e avanti ad da Casa Madre 12/2012 indicare il mandato. Questo modo di presentare il Fondatore è ritenuto da alcuni troppo ardito, per cui si è realizzata una seconda copia della statua con il braccio meno proteso, sempre come segno dell’invio. Di questa statua ne sono state fuse alcune copie in bronzo, altre in vetro resina, inviandole in diversi paesi dove lavorano i nostri missionari: Italia, Portogallo, Kenya, Mozambico, Brasile. Il Significato missionario dell’opera è evidente. Guardandola pare proprio che il Fondatore insista sull’invio. Questa era la sua convinzione basilare e la spiegava ai suoi giovani, insistendo sul fatto che la loro missione era collegata alla volontà salvifica del Padre, che invia il Figlio, il quale a sua volta invia la Chiesa. Ecco le sue parole rivolte a due confratelli partenti: «In questo momento vi ho dato il comando, la missione di N.S. Gesù Cristo:’ Sicut misit me Pater, et ego mitto vos: euntes ergo docete omnes gentes’[…]. Questa non è una missione ordinaria, secondaria. L’Eterno Padre ha mandato il Figliolo, il Figliolo ha mandato la Chiesa, e la Chiesa per mezzo mio manda voi. […] E vi manda a far che cosa? A predicare il vangelo ad ogni creatura. Quindi il vostro zelo non deve avere limiti, vi manda per tutta la terra, in ogni luogo; dovete procurare la conversione di tutto il mondo». So noti il verbo “mandare” pronunciato al presente, quando spiega l’incarico che lui, a nome della Chiesa, dà ai suoi. Ciò perché intende sottolineare che si tratta di una realtà attuale, che continua nello svolgersi della storia. Anche se la missione ha subito un profondo rinnovamento dal Concilio in poi, ciò che rimane immutato e valido tuttora è proprio il mandato, che ci ricollega con la Chiesa, con Cristo e, in ultima analisi, con l’amore eterno del Padre, che vuole tutti salvi. Questa statua, se vogliamo, ci può ricordare proprio questo. 7 da Casa Madre 12/2012 “L’utopia di Francesco si è fatta... Chiara“ (Raimon Panikkar) IL TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO P. Giuseppe Ronco, IMC Francesco scrisse due testamenti. IL TESTAMENTO DI SIENA Nella primavera del 1226 Francesco scrisse un piccolo testamento, così detto perché corto e conosciuto come il Testamento di Siena. Secondo la “Leggenda Perugina” (un’antica biografia), il “Piccolo Testamento” fu dettato da S. Francesco a frate Benedetto nella primavera del 1226 (aprile-maggio), quando il santo era già gravemente malato ed aveva continui sbocchi di sangue. 8 “Mentre dunque S. Francesco si trovava nella città di Siena, cominciò a sentirsi male con continui sbocchi di sangue, e lancinanti dolori allo stomaco, come già avveniva da tempo. Tutta la notte penò in tale situazione fino all’alba, tanto che i suoi fratelli, vedendolo sfinito, in lacrime gli dissero: “Padre, che cosa possiamo fare? Benedici noi e gli altri da Casa Madre 12/2012 tuoi fratelli e indicaci quali siano le tue ultime volontà. “ Ed egli disse: “Chiamatemi Fra Benedetto di Piratro”. Quando arrivò, il beato Francesco dettò il testamento”. condusse tra loro e usai con essi misericordia . E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. 2. Amore alla Chiesa e ai sacerdoti PICCOLO TESTAMENTO (Siena, aprile-maggio 1226) 132 - 1 «Scrivi che benedico tutti i miei frati che sono ora nell’Ordine e quelli che vi entreranno fino alla fine del mondo. 132 - 2 Siccome non posso parlare a motivo della debolezza e per la sofferenza della malattia, brevemente manifesto ai miei frati la mia volontà in queste tre esortazioni. 133 3 Cioè: in segno di ricordo della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino tra loro, 134 4 sempre amino ed osservino la nostra signora la santa povertà, 135 5 e sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa». IL TESTAMENTO LUNGO Il testamento di Francesco più noto, dal sapore di “testamento spirituale”, è quello redatto nelle settimane immediatamente precedenti la sua morte, probabilmente nel settembre del 1226, mentre dimorava all’Eremo delle Celle di Cortona. E’ considerato lo specchio più fedele della sua anima, il documento che meglio rispecchia la sua personalità e il suo messaggio. Qui appaiono con chiarezza i suoi grandi amori. E il Signore mi dette tanta fede nelle chiese, che così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché Con la tua santa croce hai redento il mondo. Poi il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie dove abitano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori. 3. Amore all’Eucarestia E faccio questo perché, dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri. E questi santissimi misteri sopra ogni cosa voglio che siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi. TESTAMENTO DI S. FRANCESCO (FF110-131) : 1.Amore agli ultimi Il Signore concesse a me, frate Francesco, d’incominciare così a far penitenza, poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi 9 da Casa Madre 12/2012 4. Amore al Vangelo E dovunque troverò i nomi santissimi e le sue parole scritte in luoghi indecenti, voglio raccoglierle, e prego che siano raccolte e collocate in un luogo decoroso. E dobbiamo onorare e rispettare tutti i teologi e coloro che annunciano la divina parola, così come coloro che ci danno lo spirito e la vita . E dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo . Ed io con poche parole e semplicemente lo feci scrivere, e il signor Papa me lo confermò. 5. Amore alla povertà e all’umiltà E quelli che venivano per ricevere questa vita, davano ai poveri tutte quelle cose che potevano avere; ed erano contenti di una sola tonaca rappezzata dentro e fuori, quelli che volevano, del cingolo e delle brache. E non volevamo avere di più.… e assai volentieri rimanevamo nelle chiese. Ed eravamo illetterati e soggetti a tutti. 6. Amore al lavoro E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare, e tutti gli altri frati voglio che lavorino di lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio. Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore chiedendo l’elemosina di porta in porta. 9. Amore all’obbedienza E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di darmi. E così io voglio essere schiavo nelle sue mani che non possa andare e fare oltre l’obbedienza e la sua volontà, poiché egli è mio signore. E sebbene sia semplice ed infermo, tuttavia voglio sempre avere un chierico che mi reciti l’ufficio, così come è detto nella Regola. E a tutti i miei frati, chierici e laici, comando fermamente per obbedienza che non aggiungano spiegazioni alla Regola e a queste parole dicendo: Così si devono intendere; ma come il Signore mi ha dato di dire e di scrivere la Regola e queste parole con semplicità e purezza, così semplicemente e senza commento dovete comprenderle e santamente osservarle sino alla fine. 10. Benedizione E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ripieno della benedizione del diletto Figlio suo col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi. Ed io, frate Francesco, il più piccolo dei frati, vostro servo, come posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. Amen. 7. Amore alla pace Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace . 8. Amore alla semplicità 10 Si guardino i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non siano come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini (Cfr 1Pt 2,11). E … dove non saranno ricevuti, fuggano in altra terra a far penitenza con la benedizione di Dio. da Casa Madre 12/2012 Preghiera al Crocifisso di San Damiano Altissimo, glorioso Dio illumina le tenebre de lo core mio. E damme fede dritta, speranza certa e caritade perfetta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen. Benedizione di S. Chiara del beato arcangelo Michele, Nel nome del Padre e del Figlio di tutti i santi e le sante di Dio, e dello Spirito Santo. perché lo stesso Padre celeste vi doni, Amen vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra. Il Signore vi benedica, vi custodisca, Voi siate sempre amanti di Dio e delle vostre anime, mostri a voi la sua faccia, vi usi misericordia, siate sempre solleciti di osservare rivolga a voi il suo volto e vi dia la sua pace quanto avete promesso al Signore. Io Chiara, serva di Cristo, Il Signore sia sempre con voi, pianticella del santo padre nostro Francesco, ed Egli faccia che voi siate sempre con Lui prego il Signore nostro Gesù Cristo Amen ! per la sua misericordia, per l’intercessione della sua santissima madre Maria, 11 da Casa Madre 12/2012 ATTIVITÀ DELLA DIREZIONE GENERALE IL SUPERIORE GENERALE P. Stefano Camerlengo, IMC “ Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore!” ( Salmo 89 ) Confratelli carissimi, 12 Saluti fraterni e tanta pace! Vi scrivo per esprimere il mio ringraziamento fraterno a nome mio personale e della mia famiglia naturale per la vicinanza, la preghiera e la solidarietà in occasione della malattia di mia madre prima ed ora di mio padre. La situazione attuale in casa mia è la seguente: mio padre è ritornato a casa dall’ospedale dopo un ictus devastante che ha provocato altre complicazioni dovute anche all’età avanzata, il problema più grave è la complicazione della parola e della logica razionale, forse potrà uscirne, almeno in parte, ma occorre molto tempo e molta pazienza. Mia madre ha diversi problemi fisici, tra cui una peg ( un tubo nutritivo nello stomaco) con la quale convive ed altri acciacchi. Da quanto sto dicendo potete immaginare come si presenta la situazione a casa: entrambi i genitori non sono più autonomi ed hanno bisogno di sostegno. Grazie a Dio la mia famiglia è numerosa e unita, per cui c’è un buon accompagnamento ed una buona presenza da parte dei mie fratelli e sorelle. Pensando ai miei genitori e alla mia famiglia, rifletto e prego anche per i vostri genitori e le vostre famiglie, penso alle differenti situazioni che ognuno vive. I genitori sono importanti e dobbiamo responsabilizzarci per loro, ora che l’età non gli permette più di farlo da soli. Ma, non dobbiamo mai dimenticare che la loro gioia è vederci contenti e realizzati nella nostra da Casa Madre 12/2012 vocazione. Continuiamo a camminare nella vita e nella missione pur con sofferenza e fatica, offrendo a chi incontriamo la nostra consolazione e il nostro amore. A Maria, Madre di Misericordia e Salute degli Infermi, eleviamo il nostro sguardo fiducioso e la nostra orazione; la sua materna compassione, vissuta accanto al Figlio morente sulla Croce, accompagni e sostenga la fede e la speranza di ogni persona ammalata e sofferente nel cammino di guarigione dalle ferite del corpo e dello spirito. A tutti e ad ognuno un fraterno ringraziamento e il mio ricordo nella mia povera preghiera. «Dio guarisce tutte le tue infermità. Non temere dunque: tutte le tue infermità saranno guarite... Tu devi solo permettere che egli ti curi e non devi respingere le sue mani». St. Agostino Coraggio e avanti in Domino! La Consolata vi assista e guidi, Padre Stefano Camerlengo 12.11.2012, San Giosafat! ENCONTRO DA COORDENAÇÃO EUROPEIA DOS LMC Consolata.pt No dias 2, 3 e 4-de Novembro 2012, na Casa Mãe dos missionários da Consolata em Turim, Itália, esteve reunida a coordenação europeia dos Leigos Missionários da Consolata (LMC). Este foi o primeiro encontro da Coordenação LMC após a realização do Encontro Internacional, em Janeiro de 2011, e dos Capítulos dos Institutos dos Missionários e Missionárias da Consolata. Uma das principais mudanças no que toca ao relacionamento entre os LMC e o IMC tem a ver com o facto de que, com a nova direcçãogeral IMC, cada conselheiro-geral encarregado de um continente, tem também a função de responsável pelos LMC; tendo deixado de existir um conselheiro-geral responsável pelos LMC, a nível do Instituto; conforme foi explicado pelo P.Ugo Pozzoli, Conselheiro-Geral IMC, encarregado do continente Europa. Das mudanças e novidades que foram acontecendo nas diferentes regiões (Itália, Portugal e Espanha) destacou-se a aproximação entre as comunidades LMC seguidas tradicionalmente pelos missionários e as comunidades seguidas pelas missionárias. Este foi um desafio lançado durante o Encontro Internacional e que obteve resultados positivos. Assim sendo, a coordenação LMC- Itália, já integra no seu seio, LMC’s que são seguidos tanto pelos missionários, como pelas missionárias. Desta forma, a coordenação europeia LMC passou também a contar com esta presença. Daqui surge outro desafio semelhante que pode ser aplicado a Portugal: a aproximação (e posterior integração) de outros grupos/movimentos laicais, ligados aos missionários da Consolata. As sessões de trabalho foram intensas, de modo a aproveitar o tempo, mas com espaço à partilha das diferentes realidades e ao surgimento de novos caminhos para o futuro. Mais uma vez foi um bom encontro, e apesar de cada um se exprimir na sua língua foi fácil o entendimento, pois a missão é universal, e o Carisma do Beato Allamano e a proteção da Mãe Consolata é o que nos une. O encontro contou com a presença de Ugo Pozzoli, Conselheiro Geral do IMC, José Luís Pereira, delegado IMC da região espanhola e Gianni Treglia delegado IMC da região italiana. Iva Costa e Teresa Silva representaram os LMC de Portugal; Chico Arrabal Sanchez e Luis Bueno os de Espanha, Loredana Mondo e Gianfranco Ceronetti os LMC-MC de Itália; Miryam Lucci e Fabio Limonta os LMC de Itália. As missionárias da Consolata foram representadas por Carmelita Semeraro, Conselheira Geral MC e Luisa Casiraghi, Superiora da Região Europa MC. 13 da Casa Madre 12/2012 NUOVI SUPERIORI REGIONALI P. Tobias de Oliveira, IMC La chiamata di P. Elio Rama all’Episcopato e la morte di P. Salutaris Massawe hanno richiesto che fossero eletti due Superiori Regionali, uno in Brasile e uno in Tanzania. Queste elezioni sono state fatte ieri e oggi 15 Novembre e i risultati sono i seguenti: In Brasile il nuovo Superiore Regionale è P. Luis Carlos Emer e in Tanzania il nuovo Superiore Regionale è P. Erasto Colnel Mgalama. Ai due nuovi Regionali le nostre congratulazioni e le nostre preghiere. 14 da Casa Madre 12/2012 SANTI MARTIRI DELL'AMERICA DEL NORD PROTETTORI IMC PER IL 2013 P. Stefano Camerlengo, IMC - Sr. Simona Brambilla, MC “Non abbiate alcun debito verso gli altri Nepi-Roma, 30 novembre 2012 Se non quello dell’amore reciproco” S. Andrea Apostolo (Rom 13,8) “Bisogna avere tanta carità da dare la vita” (G. Allamano, Così vi voglio, n. 121) Carissimi Missionari e Missionarie, il giorno 8 novembre , le due Direzioni generali si sono incontrati a Nepi, come da tradizione, per riflettere e condividere insieme i cammini dei due Istituti in spirito di collaborazione e comunione. Frutto di questo incontro è stato anche il discernimento sui Protettori per l’anno 2013, che vogliamo proporre a tutta la Famiglia della Consolata. Presentiamo per questo nuovo anno un gruppo di protettori: i Martiri dell’America del nord (o Martiri canadesi). Introduzione Si tratta di otto martiri francesi della Compagnia di Gesù, che erano impegnati nella missione di prima evangelizzazione tra gli indigeni Uroni. Cinque di loro subirono coraggiosamente un atroce martirio nell'odierno Canada; sono i sacerdoti: Jean de Brébeuf (+ 16 marzo 1649), Antoine Daniel (+ 4 luglio 1648), Gabriel Lalemant (+ 17 marzo 1649), Charles Garnier (+ 7 dicembre 1649) e Noel Chabanel (+ 8 dicembre 1649); gli altri tre, cioè il sacerdote Isaac Jogues (+ 18 ottobre 1646) e i coadiutori René Goupil (+ 29 settembre 1642) e Jean de Lalande (+ 19 ottobre 1646), offrirono eroicamente la loro vita nell'attuale territorio degli Stati Uniti dell'America settentrionale. Sono stati da Casa Madre 12/2012 15 tutti dichiarati santi da Pio XI nel 1930. La memoria liturgica dei Martiri dell’America del nord si celebra il 19 ottobre. Motivazioni Le motivazioni di questa scelta sono molteplici. Qui accenniamo solo a qualcuna, invitando tutti e tutte all’approfondimento personale e comunitario: 1. Santità al plurale: L’esperienza di questi martiri ci aiuta a capire che la santità non è solo un “affare personale” né solo il frutto di un percorso individuale. In particolare, la nostra santità missionaria presuppone un cammino di comunione e di comunità, in quanto la missione non è opera di “navigatori solitari”. Come la missione tende alla comunione con Dio e tra di noi, così la santità di vita si alimenta della comunione e porta alla comunione; ideale, questo, caro al Fondatore che esortava: «Tutti insieme ci aiuteremo a farci santi» (Vita Spirituale, p. 456). 2. Fede coraggiosa: Il martirio non è un progetto per cui tramare, non è neppure un progetto di santificazione propria, ma è un puro dono di Dio in Gesù Cristo, per il quale sempre vale la pena di vivere e di morire! Nel cammino di questi martiri, la fede si è talmente rafforzata da dar loro il coraggio di lasciare il proprio Paese in un’epoca in cui le distanze geografiche e culturali erano difficili da superare, di condividere in tutto la propria vita con i più poveri in nome del Vangelo che, diventato martirio, è una dimostrazione senza equivoci del trionfo della verità, del coraggio e della virtù sulle false fraternità e sull’odio. «Il martire non sceglie la morte, ma un modo di vivere, quello di Gesù» (Bruno Maggioni). 3. Nuova evangelizzazione in un mondo interculturale: «La nuova evangelizzazione ha al suo centro Cristo e l’attenzione alla persona umana, per dare vita a un reale incontro con Lui. Ma i suoi orizzonti sono larghi quanto il mondo e non si chiudono a nessuna esperienza dell’uomo. Questo significa che essa coltiva con particolare cura il dialogo con le culture» e l’incontro con i popoli. Cenni storici e biografici A partire dal 1640, gli Uroni incominciarono ad essere attaccati dagli Irochesi. Tra le due popolazioni indigene, scoppiò così una vera e propria guerra di sterminio, che terminò con l’annientamento quasi totale degli Uroni e di conseguenza con l’apparente annullamento dell’opera missionaria cristiana. E’ nel contesto di questa sanguinosa guerra che si collocano le vicende del martirio degli otto gesuiti francesi, sottoposti ad acutissime sofferenze, seviziati per ore e ore, a volte addirittura per giorni interi fino alla morte. L’eroismo dei missionari nel sopportare i tormenti e la morte impressionò così tanto i guerrieri Irochesi che, nell’intento di acquistarne la forza e il coraggio, arrivarono ad ingerirne il cuore. E un po’ del cuore dei martiri restò davvero nell’anima degli Irochesi, poiché l’esperienza cristiana non si estinse completamente e, nei decenni successivi, riprese vigore e fiorì di nuove opere, che dal sangue dei martiri traevano insostituibile linfa. 16 Padre Jean de Brébeuf arriva in Canada nel 1625, a 32 anni. Si inserisce nella vita degli indigeni Uroni, ne impara la lingua. Aveva fatto il voto di non tirarsi indietro davanti al martirio. Secondo la testimonianza dei contemporanei, «non sembrava nato che per questo paese, adattando il suo carattere e il suo comportamento alle maniere degli indigeni, con tale padronanza, facendosi tutto a tutti per guadagnarli a Gesù Cristo, da conquistare il loro cuore». Uomo di preghiera, con i doni dell'orazione, aspirava ad essere unito alla croce col Cristo e, nelle sue prove, voleva, sull'esempio di Nostra Signora Addolorata, essere perfettamente sottomesso «ai voleri di Dio, anche se spesso il suo cuore fosse stato ben addentro alle afflizioni». Dopo alcuni anni, il giovane padre Antoine Daniel si unisce a Brébeuf nella missione tra gli Uroni. Pedagogo, abile nell’apprendimento della lingua indigena, compone un adattamento musicale del Padre Nostro in lingua, e fonda una scuola per i giovani Uroni. Nel 1636 giungono alla missione anche i padri Isaac Jogues e Charles Garnier. Jogues si distingue per la sua fortezza d’animo che gli vale il soprannome di "uccello da preda" da Casa Madre 12/2012 (Ondessonk). Nella sua preghiera egli supplica Dio di accordargli il favore di soffrire per la Sua gloria. Diventerà il primo apostolo tra gli indigeni Irochesi. Garnier è un giovane sacerdote dall’apparenza fisica fragile. Vivrà per 14 anni la sua missione tra gli Uroni e poi tra il vicino popolo Petun. René Goupil è un laico collaboratore gesuita; aveva appreso l’arte della chirurgia, che esercitò tra il popolo Urone dal 1640, anno in cui giunge alla missione in Nuova Francia. Fatto prigioniero dagli indigeni Mohawk, emette i voti religiosi come fratello gesuita nelle mani di padre Jogues, suo compagno di prigionia. Morirà martire pochi giorni dopo, primo tra i suoi compagni. Anche Jean de Lalande è un laico collaboratore. La prima indicazione della sua presenza in Nuova Francia risale al 1642. Morirà martire nel 1646 assieme a padre Jogues durante un viaggio in territorio Mohawk. Padre Noel Chabanel aveva chiesto di essere inviato presso gli Uroni. Arriva a Nuova Francia nel 1643. Nonostante la sua ripugnanza a vivere secondo la loro maniera di vita e la sua incapacità a riuscire a padroneggiare la lingua, si impegna a rimanere per sempre nella missione. Confida ad un suo confratello: «Non so come Dio voglia disporre di me, ma mi sento tutto cambiato circa un punto: sono naturalmente molto apprensivo, ma ora che sto avviandomi verso un grande pericolo e che la morte non è forse molto lontana, non ho più paura. Che sia proprio la volta buona, questa, in cui mi doni a Dio e che gli appartenga!». Padre Gabriel Lalemant arriva alla Missione di Santa Maria, tra il popolo Urone, nel gennaio 1649, e diviene compagno di Brebéuf. Lalemant è piccolo e debole di costituzione, ma pieno di entusiasmo e passione missionaria; durante un attacco morirà martire assieme a Brebéuf nel marzo 1649, dopo che entrambi avranno sopportato terribili torture. Frammenti di un Vangelo Vissuto Ispirati dai racconti dei primi missionari, alcuni di questi martiri hanno chiesto ai loro superiori il favore di essere inviati alla Nuova-Francia per portare la Buona Notizia del Vangelo alle nazioni autoctone del Canada. Erano coscienti dei pericoli cui si esponevano vivendo in seno a nazioni spesso soggette agli attacchi dei loro nemici. E parecchi avevano lucidamente previsto ed accettato la prospettiva del martirio. Attenti a proclamare il Vangelo rispettando la cultura degli Uroni, essi vivono con loro, imparano la loro lingua e, durante gli attacchi, non esitano a mettere a repentaglio la loro vita per rimanere vicini alla gente. 1. Dirà Giovanni Paolo II nell’omelia alla Liturgia della Parola con gli indigeni del Canada presso il da Casa Madre 12/2012 17 Santuario dei Martiri Canadesi a Midland, il 15 settembre 1984: «Mentre davano la loro vita, questi missionari guardavano al futuro, al giorno in cui gli autoctoni avrebbero raggiunto la piena maturità e assunto un ruolo di leadership nella loro Chiesa. San Giovanni de Brébeuf sognava una Chiesa pienamente cattolica e pienamente huroniana. (…) Vogliamo anche ricordare come le degne tradizioni delle tribù indiane furono rafforzate e arricchite dal messaggio evangelico. Questi nuovi cristiani sapevano per istinto che il Vangelo, lungi dal distruggere i loro autentici valori e costumi, aveva il potere di purificare ed esaltare il patrimonio culturale che avevano ricevuto. Nella sua lunga storia la Chiesa si è costantemente arricchita delle nuove tradizioni che sono venute via via ad aggiungersi alla sua vita e al suo retaggio. Oggi noi siamo grati per il ruolo che le popolazioni autoctone svolgono non solo nel tessuto multiculturale della società canadese, ma nella vita della Chiesa cattolica. Cristo stesso è incarnato nel suo corpo, la Chiesa. E attraverso la sua azione la Chiesa vuole aiutare tutti i popoli “a trarre, dalle proprie tradizioni vive, espressioni originali di vita cristiana, di celebrazione e di pensiero” (Catechesi Tradendae, 53). Così l’unica fede viene espressa in modi diversi. Escludendo che si possa in alcun modo adulterare la parola di Dio o svuotare della sua potenza la croce, la realtà è invece questa: Cristo anima il centro stesso di ogni cultura, per cui non solo il cristianesimo interessa tutte le popolazioni indiane, ma Cristo, nei membri del suo corpo, è egli stesso indiano». 2. Scrive padre Brebéuf nel 1636: «Gesù Cristo è la nostra vera grandezza; nel seguire questo popolo, dovremmo cercare solo Lui e la Sua Croce. Perché se cerchi qualcos’altro, troverai solo afflizioni fisiche e spirituali. Ma se hai trovato Gesù Cristo e la Sua Croce, allora trovi le rose nelle spine, la dolcezza nell’amarezza, il tutto nel nulla». La sera del 15 marzo 1649, Brebéuf e Lalemant si erano appena ritirati in casa, nella missione di Saint Louis, quando un gruppo di Irochesi attacca il posto. I due gesuiti vengono fatti prigionieri insieme a un gruppo di Uroni, torturati e alla fine uccisi mentre pregano per i loro persecutori: «Gesù, abbi misericordia di noi!». Nel diario spirituale di Brebéuf si leggerà: «Per due giorni successivi ho sentito in me un grande desiderio del martirio e di sopportare tutti i tormenti che i martiri hanno sofferto». Il superiore della missione ricorderà una conversazione avuta col confratello qualche tempo prima, quando aveva chiesto a Brebéuf se non avesse paura del fuoco, qualora fosse catturato dagli Irochesi. «Oh, sì!» rispose il missionario, «ne avrei paura se guardassi solo alla mia debolezza. La puntura di una mosca è capace di rendermi impaziente. Ma confido che Dio mi aiuterà. Sostenuto dalla Sua Grazia, non temo i tormenti del 18 da Casa Madre 12/2012 fuoco più di quanto tempo la puntura di uno spillo». 3. Durante il viaggio di ritorno da Québec alla missione di Santa Maria (in Huronia), dopo aver fatto provviste per la missione, padre Isaac Jogues e René Goupil, assieme ad un gruppo di Uroni che li accompagnavano, caddero prigionieri dei guerrieri Mohawk. Tutti vennero torturati. Riavutosi dalle torture, René vuole emettere i voti religiosi nelle mani dell’amico Isaac. Davanti al suggerimento di Isaac che vorrebbe che Renè tentasse la fuga, risponde: «Permettimi di morire con te, padre, perché non posso abbandonarti». René viene ucciso a colpi di accetta poco tempo dopo. In questa circostanza, anche gli Uroni che accompagnavano i gesuiti furono martirizzati. Eustace Ahatsistari, un capo Urone cristiano, fu torturato ed ucciso mentre pregava a voce alta per i suoi persecutori. Dopo la morte di René, padre Jogues riesce miracolosamente a scappare dal campo Mohawk. Troverà il martirio nel 1646 assieme a Jean Lalande: catturati ancora da un gruppo Mohawk, i due missionari verranno uccisi a colpi di accetta e i loro corpi gettati nel fiume; la notizia della loro morte arriverà alla missione gesuita solo dopo circa otto mesi. 4. All’inizio di luglio del 1648, Padre Antoine Daniel era appena tornato dagli esercizi spirituali alla sua missione di Teanaustaye. Aveva trascorso gli esercizi alla missione di Santa Maria, godendo un tempo di rinnovamento fisico e spirituale. Era stata anche una felice occasione di incontrare padre Brebéuf, a cui lo legava una profonda amicizia. Aveva appena celebrato la Messa, quel mattino, quando la missione venne attaccata dai guerrieri Irochesi. In un istante, la missione diviene teatro di una terribile carneficina. Padre Daniel si getta nella mischia, tentando di aiutare la gente a fuggire. Dice ad alcuni anziani troppo deboli per correre: «Fratelli, sorelle, oggi saremo in paradiso!». Si rifiuta di fuggire e, per distrarre i guerrieri e guadagnare tempo prezioso per la fuga della sua gente, ancora vestito coi paramenti liturgici prende tra le mani un crocifisso, e innalzandolo avanza verso di loro. I guerrieri si fermano alcuni istanti sbigottiti e confusi; poi, una raffica di frecce mette fine alla vita di Daniel. 5. Una serie di guerre, che avevano condotto alla carestia, disperdono gli Uroni, che cominciano a migrare in altre zone. Un centinaio di essi, cristiani, fugge assieme ai gesuiti nelle zone all’Isola si S. Joseph. La missione di Santa Maria viene abbandonata nel 1650, dopo un inverno particolarmente duro che aveva decimato ulteriormente la popolazione. I gesuiti della missione, con ciò che rimane della comunità cristiana, si spostano a Québec, dove gli Uroni finiscono per vivere in riserve. Così sembra concludersi il dramma della missione tra gli Uroni, in un apparente fallimento totale. Ma la passione missionaria che aveva portato i martiri a divenire tali non rimane sterile. Molti indigeni avevano abbracciato il cristianesimo e tra essi non mancava chi aveva reso testimonianza a Cristo col dono della vita. Il terreno spirituale dei popoli indigeni era stato fecondato dal Vangelo e avrebbe ancora dato preziosi frutti di santità, tra i quali spicca Santa Kateri Tekakwitha, detta “Giglio dei Mohawk”. Metodo Per accompagnare la riflessione e la preghiera personale e comunitaria, abbiamo pensato di arricchire questa lettera con quattro schede, elaborate dai consiglieri e dalle consigliere generali, che saranno inviate in date significative lungo l’anno 2013: 1. Prima Scheda. La fede: «Bisogna vivere di fede» (cf. Così vi Voglio, n. 86). L’invio di questa scheda è previsto per il 16 febbraio, festa del Fondatore. 2. Seconda Scheda. Nuova Evangelizzazione: «Ci vuole fuoco per essere apostoli» (Così vi Voglio, n. 122). L’invio è previsto per Pasqua. 3. Terza Scheda. Santità comunitaria: «Tutti insieme ci aiuteremo a farci santi» (Vita Spirituale, p. 456). L’invio è previsto per la Festa della Consolata. da Casa Madre 12/2012 19 4. Quarta Scheda. Stile di Missione: «…ma perché il vostro lavoro ottenga tutto il frutto desiderato, deve avere tre qualità: sia perseverante, concorde e illuminato» (G. Allamano, Lettera ai Missionari del Kenya, 02 ottobre 1910). L’invio è previsto per il 19 ottobre, memoria dei martiri nordamericani (canadesi). Conclusione Presentando i Martiri dell’America del nord come protettori annuali, abbiamo inteso sottolineare la bellezza e la grandezza del Vangelo vissuto, della testimonianza di una vita donata fino alla fine a Cristo e agli altri, valore che riteniamo indispensabile per un autentico rinnovamento del nostro essere e del nostro operare, oggi, in questo tempo caratterizzato dalla “desertificazione spirituale”: «C’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra Promessa e così tengono desta la speranza» (Benedetto XVI, Omelia alla Messa di apertura dell’anno della Fede, Roma, 11 ottobre 2012). Preghiera in onore dei martiri dell’America del nord O Dio, che per mezzo della predicazione e del sangue dei tuoi santi martiri hai consacrato i primi frutti della fede nell’America del nord concedici, per la loro intercessione, che l’abbondante messe di cristiani cresca dovunque e sempre. Per Cristo nostro Signore. Amen. 20 da Casa Madre 12/2012 CASA GENERALIZIA NOVEMBRE – 2012 P. Vedastus Kwajaba, IMC 01 Novembre: Solennità di Tutti i Santi. Ci rechiamo al Cimitero del Verano per la recita del Rosario presso tomba dove riposano alcuni dei nostri confratelli. La preghiera guidata da P. Gomes Patrick è per tutti i confratelli e consorelle defunti, come pure per i nostri parenti e benefattori. Li pensiamo tra la schiera dei santi del cielo e invochiamo la loro protezione per i nostri Istituti. Ricordiamo nelle preghiere in modo particolare Padre Salutaris Massawe, morto nel mare pochi giorni fa. 08 novembre: la Direzione Generale, che dedica tutto il mese di novembre alle riunioni del Consiglio, si reca oggi a Nepi per incontrarsi con le Missionarie della Consolata. 09 novembre: La comunità accoglie con gioia la visita della mamma di Padre Antonio Rovelli per qualche giorno a casa generalizia. La ringraziamo per il suo servizio di sartoria e stireria. Nel frattempo accogliamo P. Medina Salvador dopo un lungo periodo di assenza per la visita al Canada, Stati Uniti e Messico. Ritorna anche P. Marini dal Tanzania, e ci intrattiene sulla morte di P.Salutaris. 06 novembre: La comunità si raduna verso di sera per un incontro comunitario organizzato dalla Direzione Generale. Si condivide la vita dell’ Istituto, dei continenti e dei missionari, dopo diverse visite da loro fatte. Il padre generale parla anche del Biennio sulla Missione con una riflessione particolare che riguarda economia di comunione per la missione per tutto l’Istituto. 07 novembre: Padre Dietrich Pendawazima, vice superiore generale ritorna dalla Tanzania dopo una vista alla regione e incontro del consiglio continentale. Ci porta i cari saluti da Tanzania e le notizie sulla situazione generale della regione, particolarmente dopo la mancanza del proprio Superiore Regionale. 21 da Casa Madre 12/2012 10 Novembre: La comunità, in vista dell’elaborazione del Progetto Comunitario di Vita e della programmazione comunitaria, si raduna per un ritiro predicato dal Padre Giuseppe Ronco. Il tema è l’analisi del Testamento di san Francesco, uno dei nostri patroni di quest’anno. La presentazione bene animata dal predicatore e la condivisione che ne è seguita pone una sfida di rinnovamento a ciascuno di noi sia nella vita religiosa che missionaria. 12 - 13 novembre: Dedichiamo due pomeriggi all’elaborazione della nostra programmazione comunitaria alla quale partecipa tutta la comunità. Sulla base della precedente programmazione e materiali suggeriti dal consiglio della casa si fanno nuove proposte per il nostro cammino comunitario 2012 - 2013. La comunità celebra il compleanno di padre Cyrus Karuthi e ringrazia il Signore per il suo dono della sua vita. Padre Generale e Padre Patrick Gomes si recano a Marta – Viterbo per partecipare al funerale di signora Orfelia, mamma di Padre Giuseppe Ettori, morto due anni fa. In questi giorni, tutta l’Italia è colpita da piogge torrenziali che hanno provocato disastri non 22 da Casa Madre 12/2012 indifferenti. A Roma, il Tevere è in piena, alzandosi di 12 metri il livello dell’acqua. 15 novembre: La comunità di Casa Generalizia e di Bravetta verso sera si radunano per celebrare insieme la santa messa per i nostri defunti, presieduta dal Superiore Generale. Tra i defunti dell’anno ricordiamo in modo particolare, con alcuni tratti e testimonianze, Padre Salutaris Massawe e Mons. Angelo Cuniberti. Dopo la Messa ci intratteniamo tutti assieme per la cena e per un momento di condivisione fraterna. 21 novembre: E’ il compleanno di padre Marconcini Giovanni: ringraziamo con lui il Signore per il dono della vita. 24 novembre: E’ tra noi per qualche giorno la mamma di Padre Gomes Patrick. Festeggerà il compleanno del figlio il 26 novembre, prima di ripartire per il Portogallo. 23 da Casa Madre 12/2012 LA CAPPELLA FUNERARIA IMC AL VERANO IN ROMA P. Giuseppe Ronco, IMC Il Verano (ufficialmente “Cimitero Comunale Monumentale Campo Verano”) è il cimitero comunale e monumentale di Roma situato nel quartiere Tiburtino. Deve il nome Verano all’antico campo dei Verani, gens senatoria ai tempi della repubblica romana. La zona, posta lungo la via consolare Tiburtina, era fin dall’epoca romana luogo di sepoltura. Qui c’erano le catacombe di Santa Ciriaca, qui fu sepolto san Lorenzo, sulla cui tomba sorsero la basilica e il convento. Qui c’è la tomba del Beato Pio IX e quella di Alcide De Gasperi. Il cimitero moderno fu istituito durante il regno napoleonico del 1805-1814 su progetto di Giuseppe Valadier tra il 1807 e il 1812, in ossequio all’editto di Saint Cloud del 1804, che imponeva le sepolture al di fuori le mura delle città. Dopo l’abdicazione di Napoleone nel 1814, Roma tornò alla giurisdizione di Papa Pio IX, che mantenne la regolamentazione cimiteriale napoleonica e affidò a Virginio Vespignani la realizzazione del Pincetto, zona di sepoltura sopraelevata, con cappelle, piazzette, monumenti e viali alberati, e la chiesa di Santa Maria della Misericordia. Il Cimitero del Verano, inaugurato nel 1835, divenne luogo di sepoltura di personalità illustri e con il suo patrimonio di opere d’arte, costituisce una sorta di museo all’aperto che non ha eguali. Al cimitero del Verano, oggi vasto 80 ettari, si accede da un grande piazzale, con colonnato imponente, ma vi sono anche entrate laterali per facilitare l’accesso alle tombe. 24 In questo cimitero esiste anche la Cappella funeraria dei Missionari della Consolata. Per accedervi, si preferisce l’ingresso da via Tiburtina, ingresso Crociate. Appena oltrepassata la serie di cappelle a schiera che lambiscono il cimitero israelita, si intravedono i da Casa Madre 12/2012 mausolei di Peppino De Filippo, grande attore, e di Claretta Petacci, amante di Mussolini. Davanti c’è la nostra cappella. Vicino alla nostra Cappella, lungo lo stesso sentiero, sono sepolti Attilio Ferraris, calciatore che fece parte della nazionale campione del mondo, Mario Riva, e in una tomba a forma di Nuraghe sardo Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura. Dirigendosi verso l’uscita che dà sulla Tiburtina, si trova il luogo di sepoltura collettiva di Palmiro Togliatti e di altri storici personaggi della sinistra italiana: Nilde Jotti, Camilla Ravera, Luciano Lama. La Cappella funeraria IMC Fu per interesse di P. Domenico Fiorina, Superiore generale e di P. Lorenzo Bessone, Economo generale, che nel 1953 si diede mandato al Procuratore generale dell’Istituto P. Guaudenzio Barlassina di acquistare un lotto di terreno al Verano. La concessione del Comune di Roma venne il 4 dicembre 1953, per un terreno di 10 mq come luogo di sepoltura possibile per tutti i membri dell’Istituto. I lavori di muratura della Cappella funeraria, larga m 3,17 x 3,30 e alta m 5,30, iniziarono nel 1954 e finirono il 31 luglio 1955. A dicembre venne posto il cancello con porte decorate a foglie di bronzo, e nel 1956 era pronto per essere inaugurato. Il progetto della Cappella era dell’architetto Aloisio, i lavori furono affidati alla Ditta Guagnelli, e Fr. Luigi Chimeri seguì l’opera. L’esterno della Cappella è in travertino venato, decorata da 24 croci. Sopra il cancello c’è la Consolata, e sulla sommità a cuspide una Croce. L’interno è rivestito di marmo, arricchito di un altare di marmo bianco per la celebrazione della S. Messa e da una grande finestra con vetri bianchi. A lato, appaiono i loculi per la tumulazione. Diversi confratelli vi riposano in attesa della risurrezione finale: P. Tommaso Gays, P. Oppio Pietro Luigi, Mons. Gabriele Perlo, Mons. Giuseppe Nepote Fus, P. Giulio Mandelli, P. Viglino Ferdinando, e Mons. Filippo Perlo fino al giorno in cui le sue ossa furono trasportate al Mathari in Nyeri, nella cappella 25 da Casa Madre 12/2012 delle Mary Immaculate Sisters da lui fondate. Dall’interno si può accedere al sottosuolo, ampia camera di sepoltura e ossario. La Cappella può contenere 26 salme e 145 cassette-ossario. 26 da Casa Madre 12/2012 Dona, o Signore, ai missionari defunti La luce perpetua e la tua pace. Riposino e gioiscano in Te, con il beato Allamano e Maria Consolata! UNA STORIA AFFASCINANTE DI 25 ANNI! (Seconda Parte) Corea VITA NELLE CIRCOSCRIZIONI P. Diego Cazzolato IMC Finalmente, gli “altri”. “Mi rifugio nel santo Buddha, mi rifugio nella santa dottrina, mi rifugio nella santa comunità dei monaci”! La classica “professione di fede” buddista è cantilenata al ritmo del mok-tak (un tamburello di legno concavo in uso nei templi buddisti) dalla monaca che guida la solenne celebrazione, mentre l’intera assemblea si profonde in rispettosi inchini ad ogni invocazione. Siamo alla cerimonia pubblica per la festa della nascita di Buddha, a maggio di quest’anno. Vi sto partecipando su esplicito invito del Vescovo di Tae-jon, Mons. Ryu Lazzaro, per portare alla comunità buddista gli auguri della Chiesa cattolica in occasione della festa. I molti monaci, di vari ordini buddisti, e la grande folla ascoltano con attenzione, quando il Vescovo legge loro il messaggio augurale ufficiale, pubblicato ogni anno per l’occasione dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Già ai tempi di Man-sok-dong avevo avuto la possibilità di avvicinare qualche “mu-dang”, (donna sciamana, che viene presa in possesso dagli spiriti attraverso una storia “vocazionale” molto particolare, ed esercita il ruolo di intermediaria tra il mondo dei vivi e quello dei morti e degli spiriti) e di assistere a qualcuno dei loro rumorosissimi riti. Così come fin dal nostro arrivo in Corea avevamo visitato numerosi templi buddisti, meravigliandoci al vedere una religione “viva” che guidava la vita di milioni di persone. Eppure il grande sogno di incontrare le religioni non cristiane del Paese, coltivato fin da prima del nostro arrivo in Corea, pur sempre vivo, era stato a lungo e purtroppo relegato a un “dopo” dalle altre necessità impellenti della nostra missione, così come si stava sviluppando. La sveglia su questa dimensione della missione ce l’ha suonata Antonio, missionario della da Casa Madre 12/2012 27 Corea seconda ondata, che aveva una sensibilità particolare per questi temi. E’ stato lui ad intrecciare le prime relazioni con membri di altre religioni: monaci Buddisti, e altri personaggi ancora. Così, attraverso di lui, il Signore della Vigna aveva ricominciato a bussare, e noi ci siamo fatti attenti, ancora una volta. 28 religione, a costruire relazioni con le persone di altre religioni (veramente in Corea non si dice: “religioni non cristiane” ma “le religioni dei nostri vicini”, e l’espressione mi sembra molto significativa!). Come ormai assodato dall’esperienza, è stata la visita di un superiore, in questo caso p. Alberto Trevisiol, allora vice superiore generale, a mettere i puntini sulle “i” e a portarci alla conclusione del nuovo discernimento. Abbiamo scelto: ci impegniamo ad assumere il Dialogo Interreligioso, come dimensione costitutiva della nostra missione in Corea, espressione chiara del nostro essere “per i non cristiani”. Correva l’anno di grazia 1995. Grazie all’impareggiabile aiuto del signor Kim Joseph, la costruzione di un nostro piccolo Centro per il Dialogo Interreligioso, ad Ok-kildong, non lontano dalla base di Yok-kok, era finalmente completata e nell’aprile del 1999 il Centro veniva solennemente inaugurato dal nostro Vescovo, Mons. McNaughton, alla presenza del Nunzio, Mons. Morandini, di vari amici appartenenti a diverse tradizioni religiose, a un buon numero di Amici IMC e… sotto la pioggia, arrivata di sorpresa. Era nata la terza comunità della Delegazione Corea. La decisione formale, però, ha avuto bisogno di un lungo iter di preparazione, prima di diventare “effettiva”. Accompagnando Antonio, che aveva cominciato a studiare formalmente Religioni Comparate all’Università cattolica di So-gang, anch’io ho cominciato a frequentare gli “altri”, a conoscerne meglio la vita e la fede, a partecipare a seminari su seminari di presentazione di questa o quella religione; a partecipare a “pellegrinaggi interreligiosi” che facevano visita ai luoghi santi di ogni La quale non ha certo avuto un cammino facile! Dopo un primo periodo esaltante, pieno di incontri e attività (grazie anche al fatto che la “Catena della Pace”, un gruppo di Dialogo formato da candidati leaders di ogni religione aveva preso il nostro Centro come loro base normale di operazioni), ha fatto seguito un periodo di delusione (la “Catena della Pace” nel frattempo si era… sciolta! Qualche crisi vocazionale “interna”…), di fatica, di molti tentativi. Ma ci va dato atto che non abbiamo da Casa Madre 12/2012 Fin dal 2002 siamo stati chiamati a far parte della Commissione della Conferenza Episcopale Coreana per il Dialogo Ecumenico e Interreligioso; più tardi siamo entrati a far parte della Commissione per il Dialogo della Conferenza Coreana delle Religioni per la Pace (KCRP) e queste partecipazioni “ufficiali” ci hanno dato molta visibilità nel campo del Dialogo Interreligioso (è anche facile: sono l’unico “straniero” che partecipa così…). L’attività di Dialogo nel giorno dopo giorno invece si è rivelata molto più difficile. Ci siamo impegnati, a lungo, nella formazione di un gruppo di cattolici per aiutarci nel dialogo; con questo gruppo abbiamo fatto molte visite ad altri gruppi e centri delle “religioni dei nostri vicini”. Il “momento d’oro” è stato quando siamo riusciti a creare relazioni stabili con un gruppo di fedeli buddisti di un tempio vicino (2005-2006), grazie all’interesse e all’accoglienza del loro monaco guida, Song-won. Poi però il monaco è stato spostato ad un eremo sulle montagne e tutto il processo si interruppe bruscamente. Poco a poco, ci siamo chiariti su quale tipo di Dialogo volevamo fare. Un dialogo tra fedeli di varie religioni alla “base”; che potesse essere prolungato nel tempo e non ridotto a qualche sporadico incontro; un dialogo fatto attraverso lo scambio dell’esperienza religiosa, che fosse di arricchimento per tutti… Ci ha pensato il Padrone della Vigna, per la mano insolita e diretta del governo coreano questa volta, a dare un’improvvisa e forte mossa ai nostri tentativi. Per fare spazio ad un progetto di costruzione di numerose case popolari, il governo ha espropriato tutti coloro che vivevano in una certa area, dentro la quale c’eravamo anche noi! Nuova crisi… nuovo discernimento. bisogno di consolazione! E in quanto al terreno, non preoccupatevi. Dio ha già scelto il luogo adatto per voi a Tae-jon. Si tratta solo di trovarlo!”. Era vero! Abbiamo scoperto che il Padrone della vigna ci aveva riservato un bel posto, e il solito angelo delle nostre costruzioni, il sig. Kim Joseph, ora accompagnato dal figlio Matteo, sta ultimando la costruzione del nuovo Centro. Per quando leggerete quest’articolo, il Centro, se Dio vuole, sarà già stato inaugurato e l’attività missionaria del Dialogo Interreligioso sarà, una volta ancora, in ripartenza. Corea mai mollato! Burroni e vette. “Hola Martín, como estás? No has encontrado trabajo aún?”; “Hi, Mary, how are you today? Shall I go to the hospital with you?” … No, non siete entrati in una scuola di lingue, ma semplicemente nella casa dei missionari della Consolata a Tong-du-cheon, città del nord-est di Seoul ed appartenente alla diocesi di Ui-jong-bu. Questa casa è ormai un punto di riferimento sicuro per i molti immigrati stranieri che vivono nella zona. Alcuni ci hanno anche vissuto per qualche giorno, o qualche settimana, prima di trovare un’altra sistemazione dignitosa, o mentre si curavano di qualche ferita o malattia. Ed è l’espressione attuale dell’evoluzione che ha avuto nella nostra storia la famosa “opzione per i poveri”. Dopo vari anni di presenza a Man-sok-dong, infatti, i progetti di ammodernamento dell’area si facevano sempre più concreti. Riflettendo e L’esperienza accumulata ci ha permesso di ridisegnare un tipo di Centro più adatto a fare quanto vorremmo, e in una zona nuova, nella diocesi di Tae-jon (centro Corea), dove avremmo anche l’opportunità di far conoscere la Consolata e di fare animazione missionaria. Il Vescovo ci ha accolto a braccia aperte, esclamando: “Anche noi qui a Tae-jon abbiamo 29 da Casa Madre 12/2012 valutando il senso, lo stile e la nostra forma di presenza in quel “quartiere della luna”, la comunità ha deciso che era arrivata l’ora di cambiare. Abbiamo cominciato a cercare un’alternativa. Che si è rivelata essere un altro quartiere di poveri, questa volta nella stessa capitale Seoul: Ku-ryong-maul. Ci siamo andati nel 2001, con una comunità composta da tre missionari, che sfruttavano con molta ingegnosità lo strettissimo spazio a disposizione. La novità era invece costituita da un’altra casetta, accanto all’abitazione dei missionari, adibita a “doposcuola” per i ragazzi del quartiere e ad altre attività, ancora. In quegli anni la comunità aveva visto arrivi e partenze di vari missionari. Tra il 1998 e il ’99 avevano lasciato la Corea, per avvicendamento, Alvaro Yepes, Benjamin, Rafael… ed io. In compenso sono poi arrivati in Corea Pedro Louro (portoghese) ed Eugenio Boatella (spagnolo) nel 2000, seguiti, nel 2002, dai nostri primi missionari africani in Corea: Peter Njoroge (Keniano), Tamrat Defar (etiope) e Joseph Otieno (keniano). Corea Ecco, Joseph Otieno, dopo lo studio del coreano, era diventato membro della comunità di Ku-ryong-maul. Ci viveva felice, facendo, secondo le sue stesse parole, “le piccole cose che c’erano da fare”: piccole riparazioni nella casa di alcune nonnine del luogo, piccoli servizi per la spesa e altri affari, sempre per le stesse nonnine, l’assistenza e la pratica dell’inglese per i ragazzi del doposcuola… Era anche un vero atleta, tanto da iscriversi ad un gruppo sportivo che partecipava alle corse amatoriali. Il 18 dicembre 2005, stava partecipando con il suo gruppo sportivo a una mezza maratona, organizzata per raccogliere fondi a favore dei bambini sofferenti di cuore… ed è stato 30 da Casa Madre 12/2012 stroncato nei primi chilometri della corsa proprio da un attacco al cuore! Aveva 31 anni! Non potete immaginare lo shock, il dolore, la crisi che ci ha preso alla notizia… Anche perché, il 6 gennaio dello stesso 2005, avevamo già avuto uno shock simile! P. Paco, allora formatore, era in visita alle famiglie dei nostri studenti, e quel pomeriggio aveva lasciato la guida del pulmino a David, uno dei seminaristi, che lo accompagnava. C’e’ stato un orribile incidente stradale, nel quale David ha perso la vita, mentre Paco si è salvato per puro miracolo, quasi illeso! Ci siamo precipitati a Kwang-ju, (città del sud) luogo dell’incidente, a piangere con Paco all’ospedale, e con i genitori e parenti di David (29 anni!) all’obitorio. Veramente “orribile” per noi, il 2005. Ci siamo dovuti aggrappare con tutte le nostre forze alla fede e alla Parola di Dio, che ci ricorda come il seme di grano, se non cade nella terra e non muore, non porta frutto. Adesso sentivamo di aver “seminato” anche noi. Avevamo piantato saldamente le nostre radici in terra coreana! Dopo questi fatti, le cose sono andate avanti, finché ci siamo resi conto che anche la nostra presenza a Ku-ryong-maul si stava svuotando un po’ di significato. Nuova evoluzione in vista! Abbiamo scoperto che i “più poveri dei poveri” in Corea, da qualche anno in qua, erano proprio gli immigrati stranieri che vengono nel paese a cercare lavoro e sostentamento per le proprie famiglie, spesso e volentieri da illegali. La Chiesa coreana ha stentato un po’, agli inizi del fenomeno dell’immigrazione, a rendersi conto di cosa esso significasse e ad organizzare una risposta, ma eventualmente l’ha fatto, con la solita generosità e organizzazione del popolo coreano quando mette mano ad un’opera. E noi abbiamo deciso di collaborare con la chiesa locale per quest’opera di assistenza e accoglienza dei lavoratori stranieri. Ecco dunque la scelta di cercare casa a Tong-du-cheon, nella diocesi di Uijong-bu. Ci siamo andati nell’ottobre 2007 e da allora i nostri missionari si dedicano ai lavoratori stranieri di varie nazionalità: quelli provenienti dall’America Latina, quelli dall’Africa, e anche quelli dalle nazioni del sudest asiatico, dalle Filippine e dalla Mongolia. Il tutto, in piena comunione e collaborazione con la chiesa locale. Come deve essere ogni buona azione missionaria che si rispetti! Consolata 2012 anche Kim Giuseppino è stato ordinato diacono e si prepara all’ordinazione sacerdotale prevista per il gennaio 2013, in pratica concomitanza con il nostro 25° di presenza in Corea! Ci resta ancora Marco, in dirittura d’arrivo della sua formazione in quel di Argentina. Noi affidiamo con gioia questi nostri “primi frutti” alla Missione, certi che il Padrone della vigna si occuperà personalmente anche di loro, magari purificandoli come ha fatto e fa continuamente con noi, ma rendendoli così ben temprati e adatti alla costruzione del suo Regno. Nella speranza che molti altri giovani coreani seguano il loro esempio ed offrano generosamente la loro vita per la Missione ad gentes! Corea Il via-vai dei missionari della comunità intanto era proseguito: io ero tornato dall’avvicendamento a Roma alla fine del 2002. Nel 2004 arrivava Cyrille Kayembe (congolese), mentre era il turno di Luis di essere avvicendato; nel 2005, Jair. Nello stesso anno era la volta di Paco di lasciare la Corea, nominato Consigliere Generale nel Capitolo di quell’anno e lasciando solo me come rappresentante ancora in Corea del quartetto dei “pionieri” (come hanno cominciato a chiamarci, tra lo scherzoso e l’ironico, gli altri compagni di missione!). Nel 2008 era la volta di Marcos Coelho (portoghese), arrivato come studente in “stage missionario” e poi rimasto anche dopo l’ordinazione. Nel 2009 era la volta di Lourenço Tala (mozambicano), ma in cambio lasciavano la Corea sia Cyrille che JuanPablo. Ultimi arrivati finora: John Kapule (keniano) e Clement Kinyua (keniano) e ultimo partito, Peter Njoroge (2011). Anche gli “angeli” mandati dal Signore a proteggere ed accompagnare il nostro cammino, si sono nel frattempo moltiplicati e diversificati… come pure i benefattori, che ormai formano una solida base di cooperazione e coinvolgimento missionario. Ma mi è impossibile farne qui i nomi, perché la lista sarebbe troppo lunga, e sono certo che anche così ne tralascerei qualcuno! “Non vi sembra un caso straordinario che i due primi Missionari della Consolata coreani ad essere ordinati sacerdoti abbiano tutti e due lo stesso nome: Han Gyeong-ho?” arringava estasiato l’assemblea il Vescovo di Incheon, all’ordinazione di Pietro e Martino, l’8 ottobre 2009. E la numerosissima assemblea, rispondeva con un “Oh!” di meraviglia, e si stringeva con affetto attorno ai due novelli sacerdoti. “Sono destinati uno al Brasile e l’altro alla Spagna – proseguiva il Vescovo – inviati anche dalla nostra Chiesa coreana come missionari ad gentes!”. Sì, il Padrone della vigna, oltre a farci sperimentare la sofferenza dei “burroni”, ci dava finalmente anche la gioia di sperimentare l’ebbrezza delle “vette”. E il dono si è ripetuto più volte! Nel gennaio 2011 è stata la volta di Kim Joseph (ora in Colombia) e nel gennaio 2012 quella di Lee Benigno (ora in Kenya). Senza contare che in occasione della Festa della 31 da Casa Madre 12/2012 Conclusione. Lunga, e affascinante, la nostra storia in Corea! Parafrasando con le dovute proporzioni l’evangelista san Giovanni, potremmo dire anche noi che molte altre cose sono successe in questi 25 anni, ma non sono state scritte, perché ci vorrebbero troppi libri per contenerle. Posso però affermare, con certezza, che la Missione è veramente… affascinante! E’ affascinante scoprire che, dietro ad ogni avvenimento, grande o piccolo che sia, c’e’ la mano di Colui che e’ a pieno titolo “protagonista” della missione. E’ Lui che guida la storia e le storie, che da significato agli eventi, che attira tutto a Sé, in maniera a volte evidente, a volte nascosta e discreta, come sotto traccia, ma sempre certa. Corea E’ affascinante anche scoprire come la missione non la fanno gli “eventi”, le grandi cose o i momenti importanti, che pure ci sono ogni tanto, ma le piccole cose, la vita di ogni giorno, 32 da Casa Madre 12/2012 quella che sembra non dire niente e non fare niente di eccezionale, e che invece si scopre poi essere la base, il tessuto, di una storia intera che, vista globalmente e dalla giusta distanza, si rivela come un arazzo bellissimo. E’ affascinante, infine, scoprire come la missione, l’annuncio del vangelo agli altri, diventi anche, se non soprattutto, “esperienza personale di vangelo”, esperienza di fede autentica nel Signore, che di giorno in giorno si va purificando, approfondendo, diventando linfa vitale… Che dire ancora? Semplicemente, riascoltare assieme l’autore della lettera agli Ebrei: “Anche noi dunque, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede”. (Eb 12:1-2) A risentirci per il 50°! Marisa Sosa LMC Siempre llegamos al final, con tantas experiencias vividas en estos años, para compartir y por las cuales dar gracias, por los 63 años de vida y misión en Pirané, Formosa, de los misioneros de la Consolata. Pero, no de todos tenemos las fotos y testimonios. Dejamos a cada uno “agregar” las imágenes y los sentimientos de gratitud que faltan en estas páginas… Argentina PIRANÉ 63 AÑOS DE VIDA Y DE MISIÓN Un poco de historia: Los padres Franciscanos atendieron desde Formosa Capital, toda la pastoral del interior del territorio nacional de Formosa. En 1943 se crea la “Parroquia de la Línea” con sede en Pirané para todo el oeste hasta el límite con Salta. Primer párroco fue el franciscano P. Francisco Quiberoni. En 1948 Mons. De Carlo, obispo de Resistencia y Formosa, enterándose de la llegada de los misioneros de la Consolata se contacta con los mismos, que se encontra ban en Rosario, recordándoles que el carisma de ellos los obligaba moralmente a dedicarse, en manera especial a los lugares y poblaciones más apartadas y marginadas; y él tenía, dentro de su inmensa diócesis: “el lugar más apropiado para que ellos puedan explayarse con total fidelidad a su carisma misionero”. Los misioneros de la Consolata responden, con entusiasmo, a este llamado del obispo y se hacen cargo de la Parroquia de Pirané con los primeros padres que son: Juan Bautista Cavallera; Ángel Burati; Enrique Arneodo; Arnaldo Lembo; Cesár Bardeloni; Gullermo Barrozzi; Hno Guerrino Volpato; repartidos en las siguientes localidades: Pirané, El Colorado; Palo Santo, Bartolomé de las Casas, Fontana, Ibarreta. El día 1° de noviembre de 1951, siempre por insistencia del obispo, llegan a Pirané las hermanas misioneras de la Consolata. El templo parroquial del pueblo se inaugura, con la presencia del obispo, el día 15 de agosto de 1948. El 30 de agosto de 1955 se inaugura el salónteatro, obra que se había comenzado en 1951. Con la llegada de P. Domingo Viola (13/03/1960) se empieza la reforma del templo: cielo raso interior y el frente; se construyen los primeros salones; y se empieza el colegio de las hermanas. Al final de la década 1960 se reforma la primitiva casa cural agregándole el centro de encuentros y, más tarde (1975) todo el sector de Caritas. 1990, con la ocasión del entierro del P. Domingo en el mismo templo parroquial se prolonga la iglesia hacia la plaza Paraguay completando el frente con un alero. da Casa Madre 12/2012 33 En 63 años (1948-2011) han trabajado en Pirané un total de 52 misioneros de la Consolata. La parroquia de Pirané, con todas las iglesias, capillas y colonias que dependían de ella se ha caracterizado principalmente por una atención pastoral esmerada y capilar y, sobre todo, con un fuerte y constante impulso a la catequesis de todos los niveles. Argentina Por tanta siembra y misión, entrega y sacrificio, amor y comprensión gracias Misioneros de la Consolata. Pero, este dolor por la partida de los misioneros al fin del año, nuestro obispo nos comprometió a toda la comunidad a rezar a la virgen Consolata para que los padres no dejen Formosa, porque si el Instituto acepta los espera un nuevo desafío en el oeste de la provincia, una nueva misión para llevar la palabra en aquellos lugares olvidados de nuestra querida provincia. Virgen de la Consolata, que tu hijo sea conocido en todos los rincones del mundo; que surjan vocaciones dispuestas a llevar la palabra a toda la humanidad. 34 da Casa Madre 12/2012 Pe. Joaquim Gonçalves , IMC Com a nomeação episcopal do padre Elio Rama para a diocese de Pinheiro, MA, os missionários precisavam eleger, em forma de eleição direta, um novo Superior Regional. Na manhã de hoje, dia 15 de novembro, reunidos em três grupos: o de São Paulo - Brasília, o da Bahia e o do Paraná, todos se encontraram para a eleição, convocada pelo Vice-superior Regional, padre Moisés Facchini no dia 24 de outubro. Os missionários com direito a voto são atualmente 49. Os três grupos, reunidos contemporaneamente nos três lugares previamente estabelecidos, fizeram a eleição para poder somar os resultados após cada escrutínio. Foi eleito o padre Luiz Carlos Emer, que está celebrando no próximo final de semana seus 25 anos de ordenação sacerdotal. Padre Luiz nasceu em Garibaldi, RS, em 1958, fez o noviciado em 1981, estudou teologia em Londres, onde fez o bacharelado. Seu primeiro campo de missão foi na Coreia até 2004, onde fez o mestrado em filosofia oriental. Daí a Direção Geral do Instituto o transferiu para o Brasil para trabalhar na formação no seminário maior, no qual foi reitor de 2009 até 2012. Contemporaneamente exerceu também o serviço de conselheiro da província. O grupo de São Paulo, o maior dos três que trabalham no Brasil, se reuniu na casa Provincial, tendo iniciado o processo com a celebração da Brasile MISSIONÁRIOS DA CONSOLATA NO BRASIL ELEGEM NOVO SUPERIOR PROVINCIAL Eucaristia presidida por Dom Servilio Conti, bispo emérito de Boa Vista, RR, que hoje é o missionário mais idoso da comunidade. Além da eleição do novo Superior, neste dia as comunidades, em comunhão com todo o Instituto, celebram o dia dos missionários e missionárias falecidos, inspirados naquele espírito de família tão recomendado pelo Fundador, o Bem-aventurado José Allamano. Fonte: Pe. Joaquim Gonçalves / Revista Missões Seminaristas da Consolata Consagração a Deus renovam No último domingo, 11 de novembro, no Seminário Teológico dos Missionários da Consolata, Ipiranga, SP, aconteceu algo que não é muito frequente em nossos dias: 18 jovens renovaram a sua Consagração a Deus. Este grupo é constituído por dois de Uganda, nove do Quênia, quatro da República do Congo, um da África do Sul, um da Tanzânia e um da Venezuela. Além da renovação da Consagração, alguns receberam os ministérios de Leitorado e Acolitado. Estes jovens estudam teologia e estão fazendo uma caminhada de formação rumo ao sacerdócio na vida missionária. No semblante e olhar dos 18 percebia-se muita paz, serenidade e convicção. Para nós que da Casa Madre 12/2012 35 Brasile 36 participamos do ato, isto demonstrou que o que fizeram foi feito com plena liberdade. Presidiu a celebração o Superior Regional dos Missionários da Consolata, Monsenhor Elio Rama, recentemente nomeado bispo por Bento XVI para a diocese de Pinheiro, MA, e cuja Ordenação Episcopal será dia 30 de dezembro de 2012, na Comunidade São Marcos, no bairro Pedra Branca, SP, pela imposição das mãos do cardeal dom Odilo Pedro Scherer. Concelebraram os padres Francisco Pacco, reitor do seminário, Joaquim Gonçalves, diretor da revista Missões e Calil Sequeira que veio de Buri, SP, uma paróquia na qual alguns seminaristas desenvolvem sua pastoral-missionária nos finais de semana. A celebração, preparada no espaço da garagem do Seminário, caracterizou-se pela sobriedade e beleza, com muita gente participando: amigos e vizinhos, um coral de crianças e adolescentes cantando os cânticos litúrgicos, irmãs e leigos da Consolata, religiosas e seminaristas de outras Congregações. Todos quantos estávamos ali, expressamos o nosso louvor e gratidão a Deus pelas maravilhas realizadas e que vai continuar realizando na vida e no coração destes jovens. Na realidade, somente pela força e graça de Deus isto pode acontecer na vida de jovens que da Casa Madre 12/2012 respiram os ares de um mundo onde não faltam atrativos e seduções para seguir por outros caminhos. Mas este testemunho vem confirmar que, não obstante tudo, ainda hoje, quando impera no mundo um individualismo gritante, o valor da doação total a Deus e a busca do bem dos outros não morreu. Significa, que o ‘Amor Maior’ ainda plenifica o ser humano, ainda tem sentido e ainda há quem se deixa atrair por ele. Uma existência transfigurada pelos conselhos evangélicos é ao mesmo tempo um testemunho profético e silencioso e um protesto eloquente contra um mundo que supervaloriza o ter e o poder.... É testemunho que se manifesta, não só na eficácia do serviço, mas, sobretudo, na capacidade de tornar-se solidário com quem sofre partilhando a vida. O testemunho destes jovens, não vai passar despercebido porque deixa marcas na memória de alguém. “As palavras convencem, mas o exemplo arrasta”. Mussomar Celestino Victor I Missionari della Consolata gioiscono per l’ordinazione di un nuovo Sacerdote. Sabato 13 Ottobre, nella cattedrale di Cuneo, alle ore 20, è stato ordinato sacerdote Piero Demaria da Mons. Giuseppe Cavallotto vescovo della Diocesi di Cuneo-Fossano. Erano presenti oltre ai superiori e studenti del seminario teologico IMC di Bravetta, il Padre Sandro Carminati, Superiore regionale, il Padre Michelangelo Piovano, vice Superiore regionale e superiore di Casa Madre, rappresentanti delle Comunità IMC di Fossano e della Certosa Pesio e numerosi sacerdoti diocesani. L’ordinando proviene dalla comunita’ del seminario teologico di Bravetta in cui ha concluso gli studi teologici e la licenza in Sacra Scrittura presso l’Università Gregoriana. La messa dell’ordinazione è stata animata dal coro della Cattedrale e dai suoi compagni del Seminario Teologico di Bravetta. Nella sua omelia il vescovo ordinante, spiegando il brano di Vangelo corrispondente alla messa della domenica, presentava il fatto del giovane che si avvicinò a Gesù dicendosi pronto a seguirlo ma che di fronte all’ invito di Gesù Italia ORDINAZIONE SACERDOTALE DI PIERO DI MARIA di lasciare tutto se ne andò triste. L’invito di seguire Gesù è valido anche nei nostri giorni ed era possibile lasciare tutto per seguire il Signore come Piero per diventare un segno per il mondo di oggi. Piero con l’ ordinazione sacerdotale ha lasciato tutto mettendosi al servizio del Signore. Mons. Cavallotto incoraggiò i giovani presenti a rischiare di donare la loro vita per la missione. Al termine della cerimonia i partecipanti al rito dell’ordinazione i familiari e gli amici hanno fraternizzato con Padre Piero, felicitandolo e augurandogli un fecondo apostolato missionario. Il giorno seguente, Domenica 14 ottobre, il neo sacerdote Padre Piero Demaria celebrò la sua prima messa nella sua Parrocchia Madonna delle Grazie, in Cuneo. Anche in questa circostanza erano presenti, accompagnandolo, i suoi compagni studenti di teologia del seminario di Bravetta, rappresentanti della comunità ecumenica di Torino, dove Padre Piero alcuni anni fa aveva svolto un accompagnamento pastorale. La giornata si è conclusa con una semplice ma cordiale agape fraterna. da Casa Madre 12/2012 37 VITA NELLE COMUNITÀ INAUGURAÇÃO DO NOVO CENTRO “FONTE DE CONSOLAÇÃO” P. Alvaro Pacheco, IMC Yusong Os Missionários da Consolata, presentes na Coreia desde Janeiro de 1988, assinalaram ontem, 29 de Outubro, o início de uma nova comunidade com a bênção do novo centro “Fonte de Consolação” pelas mãos do bispo de Tejon, D. Yu Heung Shik Lazaro. Estiveram presentes cerca de 250 pessoas, incluindo membros do Budismo Zen e do Budismo Won (Budismo nascido na Coreia), pároco e fiéis de Yusong (paróquia local) e vários amigos e benfeitores da Consolata. 38 Depois de termos abandonado definitivamente o antigo centro “Fonte de Consolação” (inaugurado em Maio de 1999, na localidade de Okkil-dong, diocese de Incheon) no início de Fevereiro deste ano, as obras de construção do novo começaram um mês depois, dado termos já comprado o terreno na localidade de Yusong, na cidade de Tejon. A Eucaristia e bênção do novo edifício foram presididas por D. Yu Lazaro, bispo de Tejon, nosso “velho” amigo, o qual nos acolheu de braços abertos e fraternos na sua diocese. Após dias de chuva intensa, o sol decidiu banhar-nos com o seu calor, tornando a cerimónia mais viva e familiar. Entre os ilustres da Casa Madre 12/2012 convidados já mencionados, encontravam-se também vários sacerdotes da diocese ligados ao diálogo inter-religioso, bem como religiosas pertences a várias congregações. Antes do início da Eucaristia, teve lugar o tradicional corte das fitas, no qual tomaram parte o nosso superior local, padre Pedro Louro, dois monges budistas Zen, uma “kyomonim” (líder religiosa do Budismo Won), D. Yu Lazaro e padre Diego Cazzolato, diretor do nosso centro de espiritualidade para o diálogo inter-religioso. Durante a homilia, D. Yu Lazaro falou também da sua relação pessoal com o nosso Instituto, iniciada com o padre Paco Lopez, um dos “pioneiros” da Cosnolata na Coreia. O seu Yusong carácter afável, o seu sorriso e humor foram apreciados por todos, dando um tom muito familiar a toda a cerimónia. O único “senão” veio no momento da comunhão, quando o Corpo de Cristo teve de ser divido em partes ainda mais pequenas, pois o número de participantes foi superior ao inicialmente previsto. Após a bênção da casa e da oração final, teve lugar um gesto simbólico: foram plantadas três pequenas árvores como expressão da vontade de fazer frutificar os dons da paz, do diálogo, da fraternidade e solidariedade entre as religiões. Foram também condecorados com uma placa comemorativa os dois construtores, Sr. Kim José (pai) e Kim Mateus (filho), os quais foram também responsáveis pela construção da nossa casa de Yokkok (sede da delegação IMC na Coreia) e do antigo centro de Okkil-dong. O nosso apreço pela dedicação do pároco e dos seus fiéis foi também evidente, porque a sua generosidade e dedicação (com a preparação da celebração e do lanche-convívio) contribuíram em muito para que a celebração fosse um sucesso. Todos nos felicitaram pela beleza arquitectónica do novo centro e aos que no perguntaram sobre o porquê de uma casa tão “grande”, respondemos dizendo que servirá também de futuro seminário e centro de animação missionária. Queremos, acima de tudo, relançar o nosso empenho pelo diálogo inter-religioso, tarefa árdua e difícil, mas conscientes da sua importância no contexto da missão ad gentes, sobretudo aqui na Ásia, berço das mais importantes religiões mundiais. 39 da Casa Madre 12/2012 RINNOVO DEI VOTI E MANDATO PER L’ANNO DI SERVIZIO DI CINQUE STUDENTI DI TEOLOGIA. STD Bienvenu Kasuba Nsontien, IMC Bravetta Tutto è iniziato il mercoledì 3 ottobre con il ritiro animato da padre Sandro Carminati, superiore regionale d’Italia, ai seminaristi studenti di teologia di Bravetta accompagnati dai Padri Carlo Biella, Martìn Serna, Gaetano, Giulio, il diacono Piero Demaria a cui si aggiunsero i due novelli sacerdoti padri Joseph Mwaniki e Yonas Makau. 40 La spiritualità missionaria fu il tema della mattinata di riflessione. In un’atmosfera di famiglia e di ascolto un padre consolidava la fede dei suoi figli. Dirigendosi a tutti i presenti Padre Carminati iniziò la sua esortazione affermando che « il ritiro non è un esercizio accademico ma piuttosto un momento per alimentare il cuore ». Se la spiritualità cristiana - derivata dai vangeli - è una ed uguale per tutti i battezzati, perché si deve parlare di una spiritualità missionaria? A questa domanda il Superiore regionale rispondeva: “La spiritualità missionaria ha come sorgente quella cristiana ma, tuttavia, ne sottolinea alcuni aspetti in modo più radicale da Casa Madre 12/2012 facendo totalmente riferimento al Signore. Gli aspetti della spiritualità missionaria sono : La contemplazione – l’Eucaristia – il mistero della croce- la povertà e la dimensione profetica. L’obiettivo della spiritualità missionaria è la configurazione con Cristo: lasciarsi invadere e trasformare da lui. Durante il ritiro, l’esposizione del Santissimo Sacramento offrì l’opportunità per una silenziosa adorazione. Il momento culminante della giornata fu la celebrazione eucaristica in cui i cinque confratelli : Bernard dal Kenya, Charles dall’Uganda, Julian dalla Colombia, Marco dalla Tanzania e Olivier dal Congo rinnovarono i loro voti religiosi. Posteriormente seguì il loro invio missionario per l’anno di servizio; Bernard ed Olivier destinati alla Regione di Portogallo, Charles a Galatina (Italia), Julian a Torino (Italia), e Marco a Platì (Italia). I nostri migliori auguri di una fruttifera esperienza pastorale! P. José Auletta, IMC Salta SALTA-MORILLO O CORONEL JUAN SOLÁ “EN LAS HUELLAS DE LA BUENA NOTICIA” Los Misioneros de la Consolata están presentes en Salta en la diócesis de San Ramón de la Nueva Orán, desde el año 2002, en la parroquia San José hasta marzo 2012. Hoy hay los misioneros de la Consolata están presente en Tartagal y en Morillo o Coronel Juan Solá. La provincia de Salta está ubicada en el Noroeste de la República Argentina, y tiene una superficie de 154.775 kilómetros cuadrados, que representa el 4% del territorio nacional. La capital de la provincia lleva su mismo nombre, y está dividida en 23 departamentos con poderes políticos y administrativos propios. Limita con tres países: Chile, Bolivia y Paraguay. Limita con seis provincias argentinas: Jujuy, Tucumán, Catamarca, Santiago del Estero, Chaco y Formosa. Su geografía es muy variada, desde el Oeste el relieve va cambiando desde una zona de gran altura y altas cumbres de casi 7000 msnm, hacia el Este, donde existen valles, quebradas y sierras de menor tamaño. Dentro de uno de los tantos valles, ubicado a 1180 msnm, se encuentra ubicada la Ciudad de Salta. Este gran valle recibe el nombre de Valle de Lerma, en honor al fundador de la Ciudad. Este ha sido el lema del Año Jubilar de la Diócesis de Orán, celebrado el año pasado, y en él pensé cuando la Providencia quiso que el destino misionero me condujera por estas tierras del Chaco salteño, en el extremo este de la provincia. Desde hace un mes aproximadamente, al momento en que estoy escribiendo, me encuentro en Morillo o Coronel Juan Solá, un municipio muy extenso denominado Rivadavia Banda Norte, que comprende varios pueblitos sobre la Ruta Nacional 81 y sinnúmero de parajes ubicados al norte con respecto al río Bermejo. La población es mayoritariamente criolla, aunque un porcentaje importante - que ronda el 35% - está constituido por aborígenes Wichi. Estar aquí es algo así como tener un cablea tierra muy fuerte y desafiante en relación con da Casa Madre 12/2012 41 el servicio – otro tanto de desafiante - que el obispo, monseñor Marcelo Colombo, solicitara a nuestra Congregación en calidad de delegado episcopal de la Pastoral Indígena de la diócesis. Si bien la vida misionera en la Argentina me brindó la posibilidad de dedicar la mayoría de los años compartiendo los anhelos, reclamos y luchas de los pueblos indígenas del norte del país (tobas, kollas, guaraní), la actual representa una etapa en la que, con renovado espíritu de aprendiz, va a ser necesario meterme “en las huellas de la Buena Noticia” que dejaron todos los que - religiosos y laicos - entregaron su vida, tanto en el acompañamiento de la Pastoral Indígena de la diócesis como del pueblo aborigen Wichi, etnia mayoritaria por esta zona. Morillo ha sido el centro para dicho acompañamiento, teniendo incluso una estructura diocesana que ha cumplido con este doble objetivo: el Centro Tepeyac. Fue aprobado por el recordado obispo Salta monseñor Gerardo Sueldo e impulsado por un grupo de laicos, llegados aquí de distintos puntos del país hace ya más de veinte años, que hicieron opción de vida la inserción en este medio aborigen, para luego propiciar un espacio de acogida, capacitación y promoción de los Wichi. La capacitación ha abarcado distintos ámbitos: jurídico, artesanal, educación bilingüe e intercultural, proyectos productivos, salud. La misma construcción fue realizada por los aborígenes, oportunamente acompañados en su capacitación edilicia a cargo de profesionales y hermanos indígenas tobas venidos de la Provincia del Chaco. 42 La visita compartida con ocasión del paso breve pero intenso del consejero general, P. Salvador Medina, acompañado por el P. Sisto Karrau y el P. Luís Manco, nos permite hacer un poco de memoria junto con Nelly y Angélica, que son parte del grupo inicial de laicos que sirven en este centro. La misma visita - fraternalmente alentadora – coincide providencialmente con el comienzo de la Semana de los Pueblos Indígenas de Argentina, declarada por la Constitución da Casa Madre 12/2012 nacional reformada en 1994 como pluriétnica y pluricultural; el lema de la Semana es muy significativo: “Desde mi cultura sumando cultura”. Desde la multiculturalidad de nuestra congregación y desde nuestra pobreza, estamos poniendo nuestro granito de arena para afianzar esas huellas de la Buena Noticia en los distintos lugares donde nos toque obrar, aún sintiéndonos pequeños frente a tanto desafío, tal como me siento yo – pequeño - en este momento especial de mi vida frente a tamaño desafío. Completo este breve relato con un comentario acerca del acto por el Día del Aborigen Americano, del que participo, hoy 19 de Abril, en el centro comunitario de la comunidad de La Cortada, consignando aunque sea alguna foto. En el acto se escuchan una vez más, haciéndolos clamor y súplica, los reclamos - demasiado largamente postergados - por la tierra, salud y educación. Al regresar a casa, pasamos a invitar para una celebración ecuménica a los pastores de algunas comunidades, a realizarse en la parroquia el domingo que es parte de la Semana de los Pueblos Indígenas; la respuesta y la disponibilidad positivas parecen ser un buen auspicio para un trabajo a encarar con el mayor espíritu de diálogo interreligioso e intercultural. Dejo para otro momento el contar cosas más concretas, vividas, de este nuevo andar. VALERIA ABBRACCIAVENTO (Animatrice Missionaria) Una festa nel segno dello spirito missionario. Domenica scorsa, 21 Ottobre 2012, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. Noi ragazzi del “C.A.M.” (Centro di Animazione Missionaria) di Martina Franca abbiamo proposto alcune attività a tutta la cittadinanza. Dalla mattina di abbiamo allestito un gazebo in Piazza XX Settembre a cui piccoli e grandi si sono avvicinati per curiosare ciò che avevamo preparato. Durante la mattinata abbiamo proposto dei mini-giochi divertenti, con un tema specifico: ‘l’operato dei missionari’; ciò ha permesso a bambini e ragazzi di imparare qualcosa su ciò che avviene in missione, attraverso il gioco e il divertimento. La partecipazione è stata notevole. Ha avuto un riscontro positivo anche: “Missio – Box”, Martina Franca “PIAZZA LA MISSIONE … SULLO STRADONE” GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2012 A MARTINA FRANCA un cubo di cartone con dei fori al cui interno scorrevano delle diapositive sui paesaggi dell’Africa, un modo per fantasticare con la mente. Sullo sfondo, una mostra missionaria ha intrattenuto la gente che osservava con interesse i pannelli con le diverse immagini, ognuno dei quali riportava anche un proverbio. Un lungo tavolo colorato colmo di libri, riviste (missioni consolata, amico, ecc.) e volantini, che pubblicizzavano i cammini di formazione proposti dal Centro, ha attirato l’attenzione di molti passanti che hanno generosamente lasciato anche delle offerte per finanziare le attività di promozione dei missionari. In serata c'è stata la proiezione di foto e video sulla storia dei 70 anni del C.A.M. di Martina Franca. Una da Casa Madre 12/2012 43 Martina Franca buona occasione per rivedere con nostalgia foto di eventi passati, tanti volti vecchi e nuovi. Alcuni passanti si sono riconosciuti ed è stato bello ritrovarsi, a distanza di anni, per scambiare due chiacchiere. Qualche canto e tanta allegria, che a noi ragazzi non manca mai, hanno reso la serata davvero piacevole. Il parroco della Chiesa di Sant’ Antonio, Don Dino, ha dato la possibilità ad alcuni Laici e animatori di fare una breve testimonianza durante le Celebrazioni della giornata. Il confronto con le parrocchie è una forma efficace per coinvolgere altra gente, soprattutto giovani che vorrebbero sapere qualcosa in più sulla realtà della Missione. Lo scopo di quest’iniziativa era anche quella di far conoscere maggiormente il Centro, da anni attivo nella città ma, talvolta poco "conosciuto”. 44 I primi padri missionari della Consolata arrivarono a Martina Franca il 5 novembre 1942 per iniziare la loro opera missionaria che ancora oggi portano avanti con la collaborazione di un valido staff di animatori che, con impegno e passione, preparano cammini di formazione e campi-scuola estivi con tematiche missionarie quali mondialità, intercultura, valori cristiani, ecc., rivolti a ragazzi e giovani, suddivisi in tre gruppi: Gruppo Arcobaleno 1 (11-14 anni), Gruppo Arcobaleno 2 (14-17 anni) e Gruppo GeM -Giovani e Missione- (17-25 anni). Nel centro operano anche le Dame Missionarie che si dedicano, con amore e costanza, a piccoli lavori manuali e organizzano periodicamente delle Mostre-Mercato. Comunque tutti i gruppi, finanziano dei progetti in terra di missione, attraverso delle piccole attività di raccolta fondi. I membri di questa grande Famiglia si ispirano, naturalmente, ai valori cristiani e missionari affidati dal Beato Giuseppe Allamano, il nostro caro fondatore: un uomo dall’eccezionale carisma religioso che ha fatto della cura del prossimo il suo stile di vita. "Ho creduto perciò ho parlato", lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale, che ci guiderà per tutto l'anno: sono le parole che Paolo dedica ai suoi amici di Corinto, una comunità molto cara all'Apostolo delle genti, dove trascorrerà diverso tempo della sua Evangelizzazione. Un versetto che oggi ritorna poiché il nostro parlare deve essere frutto di una ricerca da Casa Madre 12/2012 personale, di un incontro autentico con la Parola, che ci precede e ci accompagna. Dobbiamo liberarci dalle catene della schiavitù e sentirci finalmente figli di un Dio che chiama tutti alla libertà! Come figli non possiamo tacere davanti a questo tesoro che viene posto in noi. Il dono della Fede è una ricchezza da condividere. Giovanni Paolo II diceva: “ La fede si rafforza donandola”! Siamo quindi chiamati ogni giorno a testimoniare e a vivere la nostra Fede nelle piccole realtà, a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Insomma, una domenica diversa dal solito, per condividere l’evento della “G.M.M. 2012” con tutta la cittadinanza, e riflettere sul tema della Fede che affronteremo quest’anno, in concomitanza con i festeggiamenti dei 70 anni di presenza dei missionari della Consolata a Martina Franca: 70 anni di Missione, 70 anni di Consolazione, 70 anni di Fede, 70 anni di Testimonianza, 70 anni di Vita! Perciò, 70 volte GRAZIE a tutti!!! Após um ano a trabalhar em Portugal, na aprendizagem da língua e em trabalho missionário, o seminarista tanzaniano, Tesha Antipas, vai finalmente fazer os votos perpétuos e consagrarse definitivamente à missão, como missionário da Consolata. A cerimónia decorre domingo, 4 de novembro, na capela da comunidade de Águas Santas, na Maia. Por determinação da direçãogeral do Instituto, continuará a fazer trabalho pastoral no nosso país. Aguas Santas SEMINARISTA FAZ VOTOS PERPÉTUOS NA MAIA Desde que chegou a Portugal, Tesha Antipas passou um período em Fátima, onde frequentou aulas de português com professores voluntários. Em setembro, foi destinado para a comunidade de Águas Santas. Um dos seus objetivos é poder trabalhar com os mais pobres, jovens e imigrantes. «Estarei sempre aberto a novas experiências que me ajudem a ser cada vez mais missionário», disse à FÁTIMA MISSIONÁRIA. «Agradecemos a Deus pela vida e vocação missionária do Tesha. A sua presença é para nós um motivo de muita alegria. Que Deus o abençoe e proteja. Acompanhamo-lo neste momento importante da sua vida com as nossas orações», refere o Superior Provincial do IMC em Portugal, padre António Fernandes, convidando toda a Família da Consolata a celebrar este momento em união com a missão. 45 da Casa Madre 12/2012 OSPITI ALLA MISSIONE comunità Approfittando della bella stagione (sempre troppo breve!), un discreto numero di amici e visitatori passa di solito dalla missione di Arvaiheer. Quest’anno poi, essendo stati eretti a parrocchia, abbiamo avuto la gioia di avere anche una rappresentanza di altri missionari e missionarie di altre congregazioni che lavorano in Mongolia, venuti a rallegrarsi con noi. Sono stati i primi ad inaugurare i nuovi ambienti appositamente pensati per l’ospitalità: in questi mesi infatti abbiamo ingrandito la nostra casa per avere alcune stanze in più dove fare accoglienza. Hanno scritto : “E’ difficile tradurre in parole l’esperienza dell’incontro con le vostre comunità ad Ulaanbaatar e ad Arvaiheer. La gioia profonda e la commozione provate durante la Messa con i battezzati e i catecumeni non si cancellerà facilmente dal mio cuore.” ( Milly da Genova) Arvaiheer “La mia breve permanenza con voi in comunità, con la preghiera e l’Eucarestia celebrata con i nostri fratelli e sorelle mongoli è per me un esperienza del Regno di Dio in mezzo a noi… ”(missionario dagli Usa) “In questa nostra permanenza, sono stato colpito dal lavoro che Dio costruisce attraverso l’essenzialità della vostra testimonianza e l’amore che nutrite per questa terra e il suo popolo. Questa essenzialità mi ha fatto ripensare ai primi passi della comunità cristiana, come viene descritta negli Atti degli Apostoli” (Roberto) “Siamo stati molto toccati dalla vostra accoglienza. Che gioia incrociare sulla nostra strada dei missionari/e che fanno vivere una Chiesa che noi amiamo….!” (turiste francesi) 46 da Casa Madre 12/2012 P. Oscar Medina, IMC Al caer de la tarde llegaba a Nadjo-kaha (kaha, aldea, nadjo, joven pequeño, es decir, Aldea del Joven Pequeño) después de recorrer una trocha por unos 15 km. El recibimiento fue marcado por la curiosidad y la fraternidad. Como de costumbre lo primero fue ofrecerme agua para beber y preguntarme “les nouvelles”. Luego me acompañaron a visitar el jefe de la aldea para presentarme e informarle de mi presencia en su territorio. De regreso donde la familia que me acogía nos ofrecieron a mí y al catequista encargado de esa comunidad una colada de arroz insípida. Pensando que era la cena yo comía pues tenía sed y hambre. El catequista me dijo, padre esa no es la cena, es decir, no se sacie que hay más, pensé entre mí. Al momento me dijeron: “Padre el agua tibia está lista”. El catequista me dijo que era para que antes de la cena me bañara (otro signo de acogida y familiaridad). Y así fue. Luego de la cena continuaron llegando los católicos de la comunidad para saludarme, y entre el té (al estilo árabe pero made in China), la tertulia, la traducción, en una noche iluminada por la luna y las estrellas, nos fuimos conociendo y tomando confianza. Al ver que los ojos del padre se cerraban continuamente a eso de las 10:00 pm le mandaron a dormir en la cabaña del hijo mayor. Ellos continuaron su tertulia en un ambiente de fiesta. Esta visita era un evento ya que hacía 5 meses no tenían la santa misa en su aldea. Además para los no cristianos un “toubabou” (blanco) tan joven entre ellos era algo novedoso (Están acostumbrados a los misioneros de ultra mar con barba abundante o menuda, cabellos grises o sin ellos, con panza “pronunciada” o de gran estatura). El domingo se anunció no solo con el canto de los gallos sino con un: “padre, el agua tibia está lista”, eran las 5:30 am, pues es mejor que el padre tome su baño antes de que el sol ilumine el día. Dos horas después de nuevo juntos donde el café con leche y el pan eran el centro de nuestra opción. En esas llegó una mujer con un niño, su hermano menor. Éste con discapacidad en las piernas, tal vez una polio pensé para mí. Dianra CRÓNICA DE UNA VISITA Su papá musulmán quisiera que su hijo fuera católico. Él morirá musulmán, eso ha dicho, pero su hijo enfermo, el cree que siguiendo al Cristo, tal vez, pueda ser sanado. Así pues, mientras llegaban las 9:30 am hora de la misa, el catequista y auxiliar de enfermería que me acompañaba con una caja de medicamentos atendía a unos y a otros, cristianos y no. Al acercarse la hora nos dirigimos a la nueva capilla, hace poco inaugurada, porque orgullosamente me han dicho: “la otra nos quedaba pequeña, hemos aumentado en número”. La misa al son de balafón, tambores, “maracas” y “triángulo”; entre el francés esencial y “doméstico” del padre y la traducción del catequista al sénoufo; sentida y vivida por cada uno de ellos con una fe sencilla, mezclada con lo que “han sido y son” llegó a su termine litúrgico. Antes de esto me presentaron una mujer catecúmena para una bendición especial pues sus padres, para ellos “hechiceros”, le habían hecho un maleficio a su propia hija y por eso su ojo derecho estaba enfermo (para mí una fuerte conjuntivitis). Todos juntos como comunidad de hermanos en Cristo oramos por esta joven mujer. Unos minutos más tarde nos reunimos al frente de la capilla, sentados en lo bancos de la misma bajo la sombra de un árbol. Era la presentación de los nuevos catecúmenos y un saludo da Casa Madre 12/2012 47 Dianra especial para los del segundo y tercer año de la catequesis (los adultos o los niños mayores de 7 años, inclusos, para ser bautizados requieren un camino de 4 años: un año de conocimiento recíproco más tres de catequesis). Cuando el encuentro llegaba a su fin una mujer y todos los que estaban de frente al padre gritaron y corrieron desesperadamente. El padre al ver dicho gesto, por reflejo, hizo lo mismo sin saber porque lo hacía. Después de haberse desplazado unos metros en dicha confusión se giró y sus ojos fueron testigos de como el joven más alto y robusto del grupo tomaba con todas sus fuerzas uno de los bancos de la capilla, y con él golpeaba fuertemente una gran serpiente que descendía del árbol bajo el cual ellos desarrollaban su reunión. La serpiente, un metro y más, cayó a tierra herida a muerte mas seguía contorsionándose en sí. El fuerte joven la golpeó una y dos veces hasta que por fin le tocó la cabeza. El temor se apoderó de todos. Cómo no pensar en el libro del Génesis (Gn 3, 1-7)… Bajo el árbol un pequeño paraíso de aquellos que quieren seguir al Hijo de Dios mas el mal está ahí, presente, pronto a atacar. La mujer dejándose tentar condujo a la creación a la desobediencia del pecado mas una mujer, en este caso, ha sido la primera que viendo la serpiente nos ha avisado a todos, evitando tal vez una tragedia. Entre más te acercas a Dios más el mal querrá alejarte de Él. 48 El susto pasó, terminamos la reunión y aterrados del animalote nos fuimos a compartir un almuerzo comunitario. Para el padre espaguetis mezclados con frijoles y pescado, para ellos varios platones llenos de arroz seco con salsa de pescado. Todos comían de un mismo platón o platoncito, todos utilizaban sus manos para alimentarse. Los hombres de un platón, la mujeres de otro, los niños de uno más pequeño. El ambiente de fiesta no hacía excepciones pues Creer no puede hacer otra cosa que donar esperanza no obstante las dificultades de la pobreza, el analfabetismo, da Casa Madre 12/2012 las enfermedades, la superstición, la sequía, la corrupción, los abusos sociales, políticos y militares. Una visita para retomar fuerzas alimentándose de la Palabra de Dios y del cuerpo de Aquel que decidió morir en la cruz por amor a todos ellos y que poco a poco le van conociendo en profundidad. Al despedirme y después de ofrecerme un bulto y medio de arroz, ñames, bananos, un pollo y 2000 fcfa para la gasolina del carro (todo un gesto de gratitud y donación, como la viuda al templo que dona la única moneda que le queda, Lc 21, 1-4) me preguntaron que cual era mi nombre en sénoufo, pues es tradición que cada uno de los misioneros tenga uno como signo de acogida entre ellos, yo les dije que aún no lo tenía. Entonces me llamaron: “Nadjo” como su aldea. P. Diamantino Antunes, IMC Eram duas da tarde de um domingo cheio de sol (4 de novembro). Junto à igreja de Nhaduga, paróquia de Santa Isabel do Guiúa, um grupo de cristãos esperava, entoando cânticos. A imagem peregrina de Nossa Senhora da Conceição havia de chegar, vinda da paróquia de Nossa Senhora de Fátima de Jangamo, onde concluíra duas semanas de peregrinação. No âmbito das comemorações do Jubileu Diocesano, a imagem da padroeira de Inhambane tem vindo a percorrer em peregrinação todas as missões da diocese, de Zandamela ao Save. Guiúa PADROEIRA DE INHAMBANE CHEGA AO GUIÚA A população da paróquia do Guiúa foi esperar a chegada de Maria Mãe de Deus, junto à sua comunidade mais próxima de Jangamo: Nhaduga. Eis que, ao início da tarde, entre as nuvens de calor e já ao longe se ouviam os cânticos da numerosa delegação da paróquia de Jangamo, que acompanhou em júbilo a imagem peregrina. Esta passou para as mãos dos cristãos do Guiúa e, em comunhão, as duas comunidades acompanharam a Senhora até ao interior da igreja, entoando cânticos a Maria. Após a despedida dos cristãos de Jangamo, rezouse o terço e foi feita uma oração. A padroeira da diocese iniciava assim o seu percurso na missão de Santa Isabel do Guiúa, onde ficará até ao dia 18 de novembro. A peregrinação da padroeira é uma iniciativa que tem mexido com todas as comunidades da diocese e proporcionado intensos momentos de consolação e devoção. O início oficial da peregrinação começou no dia 8 de dezembro de 2011, quando na Missa de Abertura do Jubileu, na Catedral de Inhambane, foi entregue à paróquia de Nova Mambone, a paróquia mais distante da sede da diocese, uma antiga e bonita imagem de Nossa Senhora da Conceição, em madeira, até então conservada na catedral. Desde esta data, a imagem da padroeira, ficou em cada paróquia duas semanas e já peregrinou por quase todas as paróquias da diocese de Inhambane. Ao longo deste longo itinerário de Nossa Senhora os cristãos católicos têm valorizado e manifestado o seu afeto e respeito por Maria. Para além da devoção, tem decorrido uma importante catequese comunitária, com vista a conhecer a importância de Maria na vida da Igreja, como testemunha fiel do plano de salvação e como aquela que nos convida a confiar-nos ao seu Filho Jesus. 49 da Casa Madre 12/2012 SAN FÉLIX 50 AÑOS A TRES MIL METROS HASTA LOS RECUERDOS SE CONGELAN P. Orlando Hoyos Z. IMC En días pasados nos llegó una tarjeta postal de la Institución Educativa San Félix donde aparecía todo el alumnado en formación y en primer plano el P. Víctor Menegón. Se trataba de una invitación a celebrar las bodas de oro del Colegio Fundado por los Misioneros de La Consolata en el lejano 1962. Las festividades se llevarían a cabo los días 3, 4 y 5 de Noviembre de 2012. Independientemente de la representación oficial por parte de la dirección regional que era apenas obvio que debía asistir, desde Fátima sentimos la necesidad de participar a tal celebración. El P. Israel Amador Ávila en su condición de Sanfeleño, ex alumno y bachiller egresado de dicho colegio y el suscrito quien deambuló por sus corredores, salones y escaleras, todo de madera, cuando aún era Casa Apostólica o sea seminario menor. Salimos de Manizales el sábado 3 de noviembre por la mañana. A las once, a diez minutos de Salamina, encontramos un bus con la Colonia de Bogotá que había salido a las doce de la noche del viernes. San Félix Entramos a saludar al párroco quien estaba ocupado con otros tres sacerdotes confesando a 300 jóvenes que se preparaban para la Confirmación. El saludo fue cordial pero muy breve. 50 Llegamos a San Félix hacia el mediodía, hora de almuerzo. Como no había sido posible contactar al Párroco por teléfono, para anunciar con anticipación nuestra presencia, pensamos que lo más sano era buscar almuerzo en algún restaurante antes de ir a la casa cural en busca de alojamiento para el suscrito ya que el P. Israel lo tenía seguro en casa de su hermano. Encontramos un restaurante aceptable. En una mesa nos ubicamos los dos y en otra estaba el comandante de la policía. Luego llegó un joven da Casa Madre 12/2012 Nos mostró la casa parroquial con su nuevo portón en madera natural artísticamente tallado que había sido instalado el día anterior y nos explicó el proyecto de arreglo del salón parroquial, obra que pensaba terminar antes de ir a Manizales a donde había ya sido trasladado por el Arzobispo. No pudo definir lo de mi alojamiento porque como le había arrendado las habitaciones al Corregidor, para alojar a personas de las colonias de otras ciudades no sabía si quedaba alguna habitación libre. Se habló de una eucaristía campal en el parque, en la misma tarima que ocuparía por la noche la orquesta. La misa fue programada por el Colegio y contaría con la presencia de los alumnos, las colonias venidas de otras ciudades y la población del Corregimiento. Le pidió al P. Israel presidir dicha celebración y se ofreció para acompañar con los cantos. Antes de la eucaristía hubo un desfile muy animado. Encabezaban los alumnos del colegio exhibiendo los mosaicos de las promociones de bachilleres de todos los años, seguía la banda sinfónica del colegio y a continuación las colonias de Bogotá, Cali, Medellín, Armenia, Manizales, Villa María, Salamina, etc. Allí estaban también los habitantes de San Félix dando la bienvenida a familiares y amigos. la homilía el P. Israel exhortó a los presentes a conservar, no sólo en la memoria sino también en la práctica, los valores evangélicos transmitidos por los Misioneros de La Consolata en su larga permanencia en aquella “Risueña Holanda caldense” como definía el P. Víctor a San Félix. El Párroco diocesano tuvo una presencia muy modesta, acompañó con su voz y su guitarra los cantos de la misa. San Félix y se sentó a la mesa junto al policía. Me imaginé que se trataba de un agente, de civil. Terminado el almuerzo pagamos y nos dirigimos a la casa cural. Allí encontramos a la empleada que nos informó que el Párroco había ido a almorzar afuera ya que ella tenía su día libre y que estaba sólo limpiando la entrada para irse luego a su casa. Nos pusimos a esperar al Párroco en la calle pues no debería tardar. Estando en esa espera llegó el comandante de la policía a saludarnos acompañado del otro personaje que vimos en el restaurante y que resultó ser nadie menos que el Señor cura Párroco: P. Edwin Andrés Prías. Después de la misa el Padre Edwin me asignó, en la casa cural, una habitación cuyo huésped no llegaría ese sábado sino el domingo. La cita siguiente sería el homenaje en las instalaciones de la Institución Educativa San Félix. La reunión en el patio del colegio fue bastante concurrida. También allí la memoria de los Misioneros de La Consolata fue uno de los temas recurrentes. Entre discursos, encuentros con ex alumnos, piezas musicales de la banda sinfónica del colegio, fotos de ocasión, torta y brindis transcurrieron aproximadamente tres horas, en un clima bastante frio por tratarse de un patio descubierto. Volví a recorrer aquellos corredores y escalas con piso de madera, aún en buen estado y la capilla transformada en salones de clase, trayendo a la memoria mis primeros años de seminario. Allí estaba también, con la colonia de Medellín, uno de los primeros seminaristas, Sanfeleño él: Dubel Grisales, ya abuelo y hasta bis abuelo. El domingo por la mañana participamos con el P. Dubel Cifuentes en el bautismo de un sobrino nieto y la consiguiente reunión con sus hermanos y demás familiares y amigos. Después de mediodía nos disponíamos a regresar a Manizales cuando los alumnos del colegio se alistaban con su uniforme de gala Todo era una alusión continua a los Misioneros de La Consolata: el discurso de las directivas del colegio y del Señor Corregidor; dos Misioneros de La Consolata presidian la eucaristía de acción de gracias; estábamos en el parque de Bolívar donde el libertador tuvo que desplazarse para un lado del parque porque el puesto central lo ocupa el busto del P. Víctor Menegón. Igualmente en 51 da Casa Madre 12/2012 para un nuevo desfile conmemorativo. Vimos a un niño con sotana y le preguntamos cuál era su papel en el desfile y nos dijo con mucho orgullo: “yo soy Luis Tagini” (que fue uno de los rectores del Colegio). Volvimos a recorrer los 18 kilómetros de carretera aún destapada, aunque seguramente en el Agustín Codazzi ya figura pavimentada, que llevan a Salamina. Cuantas veces recorrió esas trochas a toda velocidad en su Land Rover el Padre “Papito” con alguna parturienta en dificultad a quien los saltos de la irregular vía hacían dar a luz antes de llegar a Salamina sin necesidad de intervención quirúrgica. De cuantas mareadas fue también testigo esa carretera cuando don Higinio Salazar iba con su carriól hasta Pensilvania y se regresaba recogiendo a los seminaristas de Pensilvania, Manzanares, Padua, Manizales e intermedias como dicen en su argot los conductores del servicio público. San Félix Sinceramente no pensé que después de tantos años se conservara tan vivo el recuerdo de Los Misioneros de La Consolata en ese lindo caserío que, quitándole los carros y poniendo las mulas, vuelve a ser el mismo de hace cincuenta años. 52 da Casa Madre 12/2012 P. Antonio Giordano, IMC Alle 5.30, quando è ancora buio pesto, Fr. Aldo apre la portineria di Casa Madre che dà sul Corso Ferrucci, accende la tastiera telefonica e si siede dietro il banco di recezione ad aspettare i fornitori: il panettiere, il giornalaio, che portano cibo per il corpo e per la mente dei missionari della Consolata della nostra comunità. Fr. Aldo Allemandi, 86 anni, lo si vede sovente muovere per i corridoi di Casa Madre, con due canne una per mano, perché, dice, che ormai, a motivo dei sui deboli piedi, deve muoversi a quattro gambe; va a portare al loro posto i sacchi vuoti della biancheria, controlla le luci e i rubinetti dell’acqua e osserva che tutto sia a posto. Poi se ha ancora un po’ di tempo entra furtivo nella sala di lettura della Comunità a dare uno sguardo ai giornali e alle riviste. Alle volte mi chiede di fargli fotocopia di un articolo o di stamparli a parte un documento dell’Istituto, perché vuole approfondirli meditandoli in camera sua. Aldo è pure il cantiniere della Casa Madre: lui gestisce la cantina, dove riempie le bottiglie tirando il vino dalle damigiane che i fornitori portano regolarmente di cui lui ha cura perché il vino non si alteri. Passando e ripassando per la cucina ha sempre un occhio al cibo e al lavoro che procede nella preparazione del pranzo e della cena. Lui ancora controlla la “mucca elettrica” che fornisce caldi latte e caffè per la colazione. Anche se ha difficoltà a correre, è presente dovunque e sembra che sappia sempre arrivare un po’ prima che capiti una rottura o un sconquasso da qualche parte. Il senso della manutenzione dei locali e degli oggetti deve essere cresciuto in lui pian piano durante i lunghi anni trascorsi nella diverse case della Regione Italia e ora in Casa Madre ha raggiunto l’apice della perfezione, e lo rende più che mai capace di presentire e prevedere le necessità di una comunità così grande e variegata come la nostra. Puntuale alla preghiera comunitaria, ama intrattenersi in chiesa nel silenzio e raccoglimento. Torino I QUATTRO PILASTRI PORTANTI Dietro quel cassonetto delle immondizie che corre per il cortile di Casa Madre, c’è un piccolo uomo con una barbetta ribelle che spinge e suda: è Fr. Roberto, l’Operatore ecologico della comunità di Casa Madre, che tutte le settimane si assicura che i cassonetti raggiungano il loro posto in via Cialdini, per la raccolta comunale. Fr. Roberto Zanchettin, 62 anni, fin da quando cominciammo a sistemare la Biblioteca generale dell’Istituto si mise a disposizione per il lavoro con i libri: lui ha etichettato 103 mila volumi, incollando sul dorso e all’interno della prima pagina il “nome di ubicazione” di ogni volume e disponendoli poi in ordine nei rispettivi piani dei 230 scaffali che riempiono le 17 stanze della Biblioteca. Lavoro di precisione, costanza e impegno. Con la stessa dedizione lavora al computer al mattino e al pomeriggio sul programma Excell dove prepara una lista per autore, titolo e argomento di due riviste francesi: “Lumen vitae” e “Peuples du monde”. D’inverno poi riempie, due volte la settimana, le vaschette poste sui radiatori che consentono di mantenere l’umidità necessaria nella biblioteca. Qui raccoglie pure i libri “scartati” o perché doppi o perché inutili e li porta nella stanza della carta destinata al macero. Roberto è anche il “postino” della Casa Madre. Al mattino verso le nove, arriva il sacco della da Casa Madre 12/2012 53 dedicata al Beato Allamano, è quella che gli da più lavoro, ma anche quella della comunità ha le sue esigenze, come quella piccolina dell’infermeria e quella simpatica del CAM. Fr. Fortunato Rosin, 70 anni, da quando è arrivato in Casa Madre, lasciando la sua amata Colombia, è diventato il Sacrestano ufficiale. Il camice che indossa durante le funzioni lo rende elegante e ufficialmente inserviente a tutti gli atti di culto. La sua compostezza non gli impedisce di osservare tutto e correggere mancanze o dimenticanze. Le lampade al Santissimo nelle quattro chiese sono sempre sotto il suo controllo. Se una viene spenta da una folata di vento, lui lo sente anche se lontano e qualcosa lo attira ad andare a dare uno sguardo in quelle chiesa … e riaccendere la lampada. posta in portineria; lui lo raccoglie, si ritira nel reparto “posta” e smista i giornali, le riviste e le lettere, che porta ad ogni ufficio e ad ogni individuo, facendo cento volte le scale in su e in giù. Torino Inoltre Roberto al sabato mattina distribuisce la biancheria che raccoglie in guardaroba su un carrello in fagotti personali e li distribuisce accuratamente sulle scansie nella sala del telefono di ogni piano di corso Ferrucci e di Via Bruino. 54 Sua caratterista è, nell’intervallo tra un lavoro e l’altro, la sua fumatina passeggiando ora in cortile, ora sul terrazzo della biblioteca, oppure seduto sotto il porticato che unisce l’ala di Corso Ferrucci all’ala di via Bruino. Quella è diventata la sua medicina e la sua risorsa. Non di rado va in biblioteca in cerca i libri che piacciono a lui, scienze, specie fisica e chimica, ma anche astronomia e lingue: conosce bene il francese, discretamente l’inglese, lo spagnolo e il tedesco. In camera sua, nei momenti di libertà da impegni si dedica a questi studi. Alle sei Fr. Fortunato corre ad aprire la chiesa, a controllare la lampada del Santissimo, ed ad accendere le prime luci perché i fervorosi possano entrare a pregare. Sono quattro le cappelle di cui lui ha cura: la più grande, da Casa Madre 12/2012 Gli altari sono sempre lindi e le tovaglie stirate sempre pendenti armoniosamente ai lati. È lui che apre e chiude il portone di ingresso alla chiesa del Beato Allamano dal corso Ferrucci, assicurandosi che le luci illuminino sufficientemente la gradinata di accesso ai fedeli. Per la benedizione Eucaristica arriva dondolando il turibolo. Poi inginocchiato sul pavimento, scatta a stendere il velo omerale sulle spalle del sacerdote, alzandosi in punta dei piedi quando questi è più alto, con una garbatezza e senso di cerimonia liturgica invidiabili. Torino Ha curato per diversi anni la pulizia del marciapiede lungo Corso Ferrucci fino a quando il Superiore lo ha esentato da questo extra lavoro. Da allora trova il tempo per le sue due colazioni: una all’alba, prima dei lavori, l’altra al ritorno dei Padri che vanno a celebrare nelle diverse comunità della città. Uomo di preghiera, passa metà del suo tempo nelle 4 cappelle, dove lavora e prega per tutti. Ma Fratel Fortunato è anche il “barbiere” ufficiale della Casa Madre: barba e capelli per tutti gli inquilini nel suo salotto al terzo piano. Sempre gentile e raffinato con gli eleganti, un po’ spaccone con gli innovatori che amano la moda del disordine e della precarietà, sotto pretesto di povertà. Lui ci ride su e accetta di tagliare od acconciare le teste secondo il desiderio del padrone. Su tutta questa attività vigila guardingo Fr. Angelo, economo della Casa Madre. La sua esperienza meccanica lo rende non solo amministratore, ma esperto nel funzionamento della luce, del riscaldamento, dei filtri dell’acqua e di tutto l’andamento della larga cucina; inoltre ha anche cura di tutte le auto che i confratelli usano. Fr. Angelo Bruno, 80 anni, reduce da lunghi anni di missione in Congo, ha lavorato in altre case della Regione Italia, ora porta avanti il non facile disbrigo dell’attività di economo in Casa Madre. Il controllo dei telefoni e della rete interna di Internet richiedono tatto e tempestività. Si appoggia in questo al suo tecnico Gianni con cui, in breve tempo, ha esteso la rete locale a tutti le stanze delle due ali di Casa Madre. La contabilità è un piccolo lavoro, ma l’amministrazione è un lavoro senza fine. I vecchi muri della Casa Madre si rivelano precari e in qualcosa cedono sempre ad ogni temporale: ora salta fuori umidità che scrosta l’intonaco dove meno te l’aspetti, altrove filtra l’acqua della pioggia e penetra nel seminterrato invadendo ripostigli, magazzini e centri elettrici. Da un’altra parte le tegole del tetto, smosse dal vento, lasciano entrare la pioggia che poi gronda dal soffitto del terzo piano fino a correre sul pavimento. I due piani della biblioteca e il seminterrato del Museo abbisognano controlli alle finestre e agli scoli per evitare svolazzi di carta e inondazione dal risucchio dell’acqua piovana. La Casa Madre che ha compiuto 100 anni di vita sei anni fa, è vecchia. Anche se fu ristrutturata subito dopo la guerra a motivo dello sfondamento causato dalle bombe delle incursioni aeree su Torino, e ristrutturata poi di nuovo nel 1985 con l’aggiornamento degli impianti elettrico e d’acqua e la trasformazione delle stanze in camere “self-contained” ha bisogno di cure continue. Lo stile di Fr. Angelo è: rattoppare per mantenere tutto in funzione fino ad una futura ristrutturazione basilare. Sembra che ci riesca bene con l’aiuto dei suoi muratori e imbianchini. Ecco i Quattro Pilastri Portanti di Casa Madre: Roberto, Aldo, Fortunato, sotto la guida di Angelo. Si meritano tutti e quattro un monumento, che come religiosi e missionari, il Signore erigerà loro ma solo in cielo. da Casa Madre 12/2012 55 CASA MADRE P. Michelangelo Piovano, IMC PROFESSIONE PERPETUA DI 5 CONFRATELLI Festa di famiglia il 4 ottobre 2012 per la comunità di Casa Madre e per tutto l’Istituto: 5 giovani studenti che hanno già terminato il corso di teologia di base fanno la loro professione perpetua e scelgono di fare parte per sempre dell’Istituto Missioni Consolata. Torino Sono: Daniel Handino Mathewos (Etiopia), 56 da Casa Madre 12/2012 Nicholas Omondi Odhiambo (Kenya), Dawinso Licona Sierra (Colombia), Kennedy Orero Owuor (Kenya) e Juan Carlos Araya Carmona (Argentina). Si sono preparati a questo importante momento con gli Esercizi Spirituali guidati da Padre Francesco Peyron alla Certosa di Pesio (CN) e la mattina del 4 novembre, scesi dal monte, sono arrivati in Casa Madre per la celebrazione avvenuta durante la Santa Messa delle 17.00 nel Chiesa del Beato Allamano. Torino Padre Sandro Carminati, superiore regionale, ha presieduto la celebrazione nella quale ha ricevuto la professione nella quale i candidati hanno fato voto in perpetuo di obbedienza, castità e povertà. Molti confratelli della Casa Madre e delle comunità delle quali i professi fanno parte erano presenti ed hanno dato l’abbraccio di pace e di accoglienza nell’Istituto. I giovani del CAM di Torino ed il coro Amani, che in quella stessa domenica hanno dato inizio alle loro attività annuali di formazione e animazione, hanno animato la celebrazione rendendola viva e partecipata. Facoltà di Milano, Dawinso e Kennedy nella comunità di Rivoli frequentando la Facoltà dei Salesiani a Torino e Juan Carlos nella comunità di Vittorio Veneto frequentando la Facoltà a Padova. In questo modo sono già inseriti pienamente nella vita delle nostre comunità collaborando nelle attività di animazione missionaria, pastorale ed in quella ordinarie della casa. Li attende ancora l’ordinazione diaconale e sacerdotale: tappe importanti per la quali continuano la loro preparazione. Alla fine della celebrazione i professi hanno sostato in preghiera presso la tomba del Beato Allamano che ha trasmesso anche a loro quel carisma per il quale hanno deciso di consacrare tutta lo loro vita. Per tutti noi è stato come un vento di primavera e di speranza. Ci sono ancora giovani pronti a giocare la propria vita per Dio e per la missione, pronti a donarsi agli altri là dove saranno chiamati a lavorare. Nel frattempo Daniel e Nicholas facendo parte della comunità di Bevera completano lo studio della teologia con la specializzazione presso la 57 da Casa Madre 12/2012 L’INFERMERIA – “AMBULATORIO” SI RINNOVA Anche la nostra Infermeria che vorremmo chiamare “ambulatario”, ma che alla fine non cessa di essere un luogo al servizio dei confratelli infermi o per controlli medici, si è rinnovata nel suo personale in questo inizio di anno. Torino Abbiamo visto l’arrivo dalla Costa d’Avorio di Fratel Ndala Rombaut Ngaba, esperto infermiere congolese e di Suor Ana Ortiz, brasiliana, anche lei già infermiera nell’antica casa di Alpignano. Assieme al Diacono Maurizio Emanueli, che ne è il responsabile, formano l’equipe che ad ogni ora attende chi ne ha bisogno, programmano le visite mediche negli ospedali, seguono gli ammalati ed in modo speciale i missionari anziani residenti in Casa Madre. 58 Padre Ermanno Montini, che per alcuni anni ha svolto questo servizio con precisione e competenza, facendo sempre parte della comunità di Casa Madre, continua a prestare il suo aiuto quando è necessario per accompagnare i confratelli per le visite mediche o per altri servizi della casa. Giorno 16 di ogni mese: giorno del Fondatore La comunità di Casa Madre, facendo il suo Progetto Missionario Comunitario di Vita e da Casa Madre 12/2012 mettendo in pratica una indicazione della III Conferenza Regionale, ha deciso di celebrare il giorno 16 di ogni mese come giorno di preghiera e di adorazione. Abbiamo così iniziato il 16 novembre l’ Adorazione eucaristica continua dalle 9.00 del mattino fino a sera. Lungo tutta la giornata gruppi di confratelli in modo spontaneo si sono susseguiti per adorare il Santissimo Sacramento ed in modo particolare per pregare per l’Istituto e le vocazioni. La giornata viene poi conclusa con la recita del Rosario e la celebrazione dei Vespri nella Chiesa del Beato Allamano. Colui che presiede i Vespri propone ai partecipanti un pensiero del Padre Fondatore o una breve riflessione che inviti a vivere il suo carisma. SOMMARIO PRESEPIO, Calenzano (Firenze) la città dei Presepi NON TOCCATE BETLEMME!..............2 IL PRESEPE DI GRECCIO..................5 L’ULTIMA STATUA DELL’ALLAMANO....6 IL TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO.......................8 IL SUPERIORE GENERALE.................12 ENCONTRO DA COORDENAÇÃO EUROPEIA DOS LMC........................13 NUOVI SUPERIORI REGIONALI..........14 SANTI MARTIRI DELL'AMERICA DEL NORD PROTETTORI IMC PER IL 2013....................................15 DIARIO CASA GENERALIZIA..............21 LA CAPPELLA FUNERARIA IMC AL VERANO IN ROMA.......................24 UNA STORIA AFFASCINANTE DI 25 ANNI! (Seconda Parte).....................27 PIRANÉ 63 AÑOS DE VIDA Y DE MISIÓN..................................33 MISSIONÁRIOS DA CONSOLATA NO BRASIL ELEGEM NOVO SUPERIOR PROVINCIAL...........35 ORDINAZIONE SACERDOTALE DI PIERO DI MARIA.........................37 INAUGURAÇÃO DO NOVO CENTRO “FONTE DE CONSOLAÇÃO”...............38 RINNOVO DEI VOTI E MANDATO PER L’ANNO DI SERVIZIO DI CINQUE STUDENTI DI TEOLOGIA......40 SALTA-MORILLO O CORONEL JUAN SOLÁ “EN LAS HUELLAS DE LA BUENA NOTICIA”........................41 “PIAZZA LA MISSIONE SULLO STRADONE”..........................43 Sommario GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2012 A MARTINA FRANCA.................43 59 SEMINARISTA FAZ VOTOS PERPÉTUOS NA MAIA.......................45 OSPITI ALLA MISSIONE....................46 CRÓNICA DE UNA VISITA.................47 da Casa Madre Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per la Missione Supporto tecnico: Adriano Podestà Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 C/C postale 39573001 - Email: [email protected] da Casa Madre 12/2012 PADROEIRA DE INHAMBANE CHEGA AO GUIÚA...........................................49 SAN FÉLIX 50 AÑOS A TRES MIL METROS HASTA LOS RECUERDOS SE CONGELAN.....................................50 I QUATTRO PILASTRI PORTANTI .......53 CASA MADRE .................................56