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Quasi per caso una donna: Elisabetta di Dario Fo

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Quasi per caso una donna: Elisabetta di Dario Fo
Quasi per caso una donna: Elisabetta
di
Dario Fo
2
QUASI PER CASO UNA DONNA: ELISABETTA
Copione di scena a cura di Franca Rame
Prima rappresentazione: Riccione, 7 dicembre 1984.
2
PERSONAGGI:
ELISABETTA I D'INGHILTERRA
MARTA (NOBILDONNA-GOVERNANTE)
EGERTON (GUARDASIGILLI)
DONNAZZA (MAMMONA)
THOMAS (GIOVANE)
SICARIO
CAPO DELLE GUARDIE
GUARDIE
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PRIMO ATTO
Londra. La camera da letto di Elisabetta I. Interno di
una grande stanza in stile rinascimentale. Tutt'intorno,
appoggiato alle pareti corre un loggiato su due piani.
Sulle pareti del ballatoio in corrispondenza di ogni arco
si aprono finestre in numero di otto. Sul pianerottolo del
ballatoio si apre una porta che comunica con l'esterno e
scende una scala che costeggia la parete di destra; a
piano terra, una porta sulla parete laterale di sinistra,
un'altra in quella di destra.
Nel centro, un letto faximile del famoso «Talamo di
Federico da Montefeltro». Lo spazio di sinistra è
nascosto da una doppia cortina, formata da due arazzi
paralleli, uno dietro l'altro, scorrevoli, diposti di fronte
al pubblico. Dietro al secondo arazzo è nascosto un
cavallo in legno montato su ruote, a grandezza naturale;
s'intravede un camino con uno specchio sovrastante, ed
un candelabro vicino al camino, un leggìo con
calamaio, penna, manoscritti e un pugnale.
In centro palcoscenico, in proscenio, ben visibile un
manichino-porta abiti, sul quale è posto un abito
femminile da cerimonia, nero, con gorgiera bianca.
Lo spettacolo inizia con la canzone «Candia», la luce è
tenue, quasi buio. Gli arazzi sono distesi, così da
impedire la vista del cavallo al pubblico. Sul finire della
canzone entra Elisabetta con dei fogli in mano. A causa
dell'oscurità va letteralmente a sbattere contro il
manichino.
L'azione si svolge a Londra nei primi anni del
diciasettesimo secolo.
Canzone: «Candia»
«Da po' che ti no' me vol bèn, a Candia mi anderò.
e sû la vela granda (de randa) pinterò i to' ôgi.
E quando sarem per mare e le onde sbateràn sû la
plancia,
farà grand sprusi che andrà a bagnar la randa.
Desenderà gote 'me lacrime, e i to' ôgi plangeran,
ti, che no' ti g'ha mai plangiû per mi.
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E sû la prora meterò 'na polena de raìs, fada 'me ti, con
zinne toe,
e facia e ventre derentro le onde andrà, ambrasàda dal
mare ti sarà,
ti, che in braso a mi no' ti g'ha vorsuo mai stare.
E quando che sarem ne la lûss granda de Candia e in sûl
molo la zente
se dimanderà perché 'sto marinar se mena i ôgi de la sua
dona sû la vela,
mi ghe responderò: «Perché 'sta mia dona d'amor,
tegnendola d'apreso,
forse me ghe reûssirà de poterla scordar.»1
1
Traduzione della canzone «Candia»
Dal momento che tu non mi vuoi più bene, a Candia me ne andrò.
e sulla vela grande (di randa) dipingerò i tuoi occhi.
E quando saremo per mare e le onde sbatteranno sulla plancia,
faranno grandi spruzzi che andranno a bagnare la randa.
Discenderanno gocce come lacrime e i tuoi occhi finalmente piangeranno,
tu che non hai mai pianto per me.
E sulla prua metterò una polena di rovere, fatta come te, con zinne tue,
e faccia e ventre dentro le onde andranno, abbracciata dal mare tu sarai,
tu che nelle mie braccia non hai voluto stare mai.
E quando saremo nella luce grande di Candia, e sul molo la gente
si domanderà perché questo marinaio si porta gli occhi della sua donna sulla vela,
io risponderò: «Perché questa mia donna d'amore, tenendomela appresso,
forse mi riuscirà di poterla scordare.»
ELISABETTA
Marta!
Ma dove vi siete cacciati tutti quanti...?
Non
si
doveva
cominciare...
(si
trova
abbracciata al manichino) e che è questo?... Marta,
perché tenete tutto chiuso? (Fa scorrere il prima arazzo
che sta in proscenio: un taglio di luce illumina il
manichino: Elisabetta manda un urlo) AHAA! Stuarda
maledetta! (Afferra dal leggio un pugnale) Vattene! Non
mi fai paura... (L'arazzo di destra si scuote, gli si lancia
contro impugnando il pugnale) E neanche tu! Ti ho
visto... bastardo! Ti infilzo! (Sferra fendenti col pugnale
contro l'arazzo).
MARTA
(da dietro l'arazzo, spaventata)
Aiuto! Ferma!
Elisabetta!
ELISABETTA Chi sei? Vieni fuori o t'ammazzo!
Entra in scena Marta.
MARTA Sono io, Marta... ma che ti prende?
ELISABETTA Marta? E che ci facevi lì dietro? Mi spiavi?
MARTA
Ma che dici? T'ho sentita gridare... Che c'è?
(Servendosi di una pertica fa scorrere le tende appese
alle finestre: il taglio di luce che attraversa la stanza
coglie in pieno il manichino; Elisabetta manda un altro
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grido e gli scaglia i fogli contro).
ELISABETTA Lì, lì... È Maria! La Stuarda!
MARTA Ma no cara, è solo il suo vestito... calmati.
ELISABETTA (molto agressiva) Chi l'ha portato qui e l'ha
piazzato sul manichino senza testa?
MARTA
Tu, hai ordinato che lo tirassero fuori dai suoi
armadi... Volevi farne un regalo... non so a chi. (Toglie
l'abito dal manichino e lo porta fuori scena).
ELISABETTA Non è vero. Prima di tutto io avevo chiesto
che lo tirassero fuori per fargli prendere aria e basta...
MARTA Si tratta solo d'un equivoco evidentemente...
ELISABETTA
Evidentemente un corno! L'hanno fatto
apposta di piazzarmelo lì, sul manichino senza testa
perché mi prendesse un coccolone! Chi ci ha avuto 'sta
bella idea? Lo voglio qui. Subito!
MARTA
D'accordo... mi darò subito da fare... Raduno
tutta la servitù... una bella inchiesta. Così ognuno saprà
che la regina è ancora ossessionata dal fantasma di
Maria la scozzese.
ELISABETTA
Io non sono affatto ossessionata... me ne
sbatto, io, di quella puttana.
MARTA
Ecco, e allora dimostralo. Mettiti tranquilla e
torna a letto. (Si accinge a spalancare le ante del letto).
ELISABETTA Ferma! Non aprire le ante del mio letto!
MARTA (sottovoce)
Perché? Hai qualche ospite?
Ammazzalo, con tutta la caciara che hai fatto non s'è
svegliato?!
ELISABETTA Non s'è svegliato solo perché non c'è... non
ci ho portato nessuno a letto 'stanotte.
MARTA Allora apro?
ELISABETTA No, ho detto! Non ci ho portato nessuna 'sta
notte... ma potrebbe esserci rimasto quello che ci ho
portato tre notti fa...
MARTA Per carità! Va bene... sei intrattabile 'stamattina.
Che ti prende? Guarda, nello sventolare che hai fatto hai
seminato un sacco di fogli... (li raccatta).
ELISABETTA Ah, sì. Dài qua.
MARTA Che roba è?
ELISABETTA
Sei tu che me lo devi spiegare che roba è.
Chi è 'sto bastardo? Le scrive lui da solo 'ste infamità o
è solo una testa di legno? Da chi prende le
informazioni? È tutta la notte che non chiudo occhio
cercando di capire.
MARTA
Elisabetta, ti vuoi calmare? Sono io che non ci
capisco niente... di chi stai parlando?
ELISABETTA Shakespeare. Ma chi è 'sto Shakespeare?
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MARTA
Shakespeare? Un'altra volta? Che t'ha fatto
ancora?
ELISABETTA T'avevo detto d'informarti, almeno un mese
fa. Voglio leggere ogni foglio di quello che ha scritto...
quante di 'ste puttanate è riuscito a mettere in scena...
chi gli stampa i lavori...
MARTA (indicando i fogli che ha appena raccolto) E tu,
con tutte le cose davvero tragiche che ti trovi fra capo e
collo, stai a sfrugugliarti l'anima con 'sti melodrammi
del cavolo? Scusa, ma è una ossessione ormai.
ELISABETTA
Certo. Elisabetta è tocca. È una fissata!
Siediti qua e guarda (le mostra i fogli). Dimmi tu se in
questo Enrico IV, e anche in 'sto Riccardo III, non si fa
il verso a me... alla mia vita, al mio modo di governare...
MARTA Ma questo mica se l'è inventato: è storia!
ELISABETTA
Certo, non posso prendermela con la storia
che ha copiato dalla mia vita, ma me la posso prendere
con questo bastardo infame che ha deciso di metterla in
scena con evidenti allegorie!
MARTA Ma tu sei anche la regina delle fantasie.
ELISABETTA
Ah sì, fantasie? Allora guarda questo
Amleto (le mostra altri fogli) dimmi tu se non è forse il
mio ritratto sputato!? Dì di no!
MARTA Amleto il tuo ritratto?!
ELISABETTA Sì, è inutile che tu mi guardi con quell'aria a
sfottere. L'hai letto?
MARTA No... conosco appena la trama.
ELISABETTA
E allora leggitelo con molta attenzione. Ci
troverai frasi mie... mie disperazioni... bestemmie mie...
urlate qui, in questa stanza. Come le ha sapute questo
Shakespeare? Chi è la spia qui dentro Marta?
MARTA
Senti, se guardi me, dillo: io faccio fagotto
anche subito.
ELISABETTA
Ma piantala! Non hai abbastanza fantasia
per fare la ruffiana. Piantala!
MARTA
Grazie. Ad ogni modo, se tu ti abituassi ad
urlare un po' più a bassa voce, così da non farti sentire
perfino dalle guardie nel corridoio, dai segretari di
transito, dai ruffiani di passaggio e da qualche
ragazzotto che casualmente si ritrova accucciato nel tuo
letto... (indica le ante chiuse del baldacchino).
ELISABETTA
Ti ci metti anche tu con le malelingue
adesso?
MARTA Che malelingue? Dimentichi che sono io a rifarti
il letto ogni mattino?
ELISABETTA Ah già, è vero.
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MARTA Ad ogni modo, se proprio ci tieni a scoprire che
c'è sotto a 'sti spettacoli, perché non lo chiedi al capo
della tua polizia?
ELISABETTA Chi? Egerton? Dov'è?
MARTA
È qui nel corridoio che aspetta da stamattina
all'alba. Se permetti, lo faccio entrare.
ELISABETTA
Entrare? Perché scopra il mostro che sono
appena sveglia? Se quel maledetto spione mi dà una sola
occhiata, domani tutta Londra avrà il ritratto sputato di
come sono orrenda al naturale.
MARTA Va bene, come vuoi. Aspetterà fino a che tu non
ti sarai restaurata. (Ironica) Gli dico di tornare fra
quattro ore, nel pomeriggio.
ELISABETTA (seccata)
Ah, ah... spiritosa! Fallo passare,
ma portami in avanti qualcosa da far barriera... anzi, vai,
ci penso io... basta far scorrere il mio cavallo (solleva il
lembo dell'arazzo, appare il cavallo, Elisabetta lo
sospinge in mezzo alla scena, in proscenio a mò di
paravento).
MARTA (si dirige alla porta di sinistra, in cima alle scale)
Prego Egerton, accomodatevi... Sua Maestà v'aspetta.
Entra Egerton con una cartella damascata sottobraccio.
EGERTON
Grazie. Buongiorno Altezza. (Si guarda
intorno).
ELISABETTA Buongiorno Egerton.
EGERTON (a Marta) Dov'è?
ELISABETTA
Sono qui dietro... dietro il cavallo.
V'avverto, Egerton, se appena sorpassate il pettorale
della bestia qui, nel tentativo di darmi un'occhiata
(estrae una pistola corta dal corpetto) vi sparo una palla
in quell'occhio da spione che tenete. (Punta la pistola al
di là del collo del cavallo contro Egerton) Che notizie
mi portate?
EGERTON Maestà, sono mortificato, so che vi trovate in
collera con me.
ELISABETTA
È poco, in collera, Egerton. Sono fuori
dalla grazia di dio! Primo, perché non mi avete fatto
sapere ancora niente di quell'animale che m'ha sparato
dalla riva, mentre ero in barca. Non so se era un
irlandese, un puritano, un papista, o un cacciatore che
m'ha scambiata per un gallo cedrone... (Marta esce di
scena, poi rientra portando una grande bacinella e
degli asciugamani, e lava i piedi ad Elisabetta).
Secondo, perché ancora mi domando con che razza di
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criterio leggete i testi che vi sottopongono per il
benestare alle rappresentazioni. E voi sareste il capo
dell'Intelligence Service? Dell'Imbecill service... siete il
capo!
EGERTON
Signora, sono disposto a sopportare ogni
ingiuria, permettetemi però di assicurarvi che il sicario
in questione è stato preso ed ha parlato.
ELISABETTA Parlato?... Liberamente?
EGERTON Sì, con una torcia accesa sotto i piedi...
ELISABETTA
Per l'amor di Dio, Egerton, ancora con
questi metodi criminali... disumani!
EGERTON
Ma Signora, da che mondo è mondo, la
polizia, se vuole ottenere delle confessioni è costretta...
ELISABETTA (interrompendola)
Costretta un corno! Ma
come ve lo devo dire. Non siamo più ai tempi di mio
padre Enrico VIII, che addirittura presenziava agli
interrogatori con sevizie, come ad uno spettacolo di
grande spasso! No, oggi noi viviamo in uno Stato libero
ed umano, dove io, ho il dovere d'indignarmi,
d'insultarvi... di trascinarvi davanti ad un tribunale se vi
scopro sul fatto! Vostro dovere è quello di continuare
imperterriti
a
torturare,
ma
senza
venirmelo
raccontare, per Dio... mi rovinate la giornata, Egerton!
a
EGERTON Avete ragione, scusatemi. La cosa certa è che
non risulta esserci alcun legame con il Conte di Essex.
ELISABETTA (con emozione tra se) Eh Roberto, Roberto.
(Ad Egerton) Lo dite così, per compiacermi... Sapete che
sono pazza di lui!
EGERTON
No, Signora. È la verità. Si tratta di un
fanatico, un isolato pazzo.
ELISABETTA Come, un isolato... se erano in due?
EGERTON Sì... due isolati pazzi.
ELISABETTA
Bene... tra poco si scoprirà che erano in
tre... quattro: l'associazione nazionale degli isolati pazzi!
Quanto siete pietosi e monotoni. Ogni qualvolta temete
che si scoprano i mandanti di qualsivoglia schifezza,
poiché son nomi che scottano, tirate fuori 'sto ritornello
imbecille degli isolati pazzi!
EGERTON
Forse avete ragione, Signora... siamo
monotoni... ma vi assicuro che, in questo caso, il Conte
di Essex non c'entra.
ELISABETTA In questo. Ma in qualche altro caso c'entra?
E allora parlate.
EGERTON
Temo che si stia cacciando in un'operazione
veramente folle.
ELISABETTA
Ah sì? E voi Egerton, insieme ai miei
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consiglieri, gongolate come pazzi.
EGERTON Signora, vi prego... noi... Il fatto è che il Conte
si lascia strumentalizzare da una massa di sconsiderati.
Stanno convincendolo ad organizzare una vera e propria
sommossa popolare con tanto d'invasione d'appoggio.
Invasione d'appoggio da parte di chi? Da
ELISABETTA
dove?
EGERTON Cercano di coinvolgere vostro cugino, il re di
Scozia.
ELISABETTA Giacomo?!
EGERTON
Sì, perché intervenga con le sue truppe e li
appoggi nel momento in cui scoppierà la rivolta.
ELISABETTA Non possono essere così coglioni... teste di
...
MARTA
Elisabetta andiamo, sei sempre una Signora,
oltre che regina.
ELISABETTA E sono anche il papa della mia religione! E
se non stai zitta, ti scomunico! Fuori, fuori... (Marta
esce portandosi via bacinella e asciugamani) È falso,
Egerton. Menzogne! Le prove, voglio le prove!
Rientra Marta.
EGERTON
Eccole, Signora. (Estrae dei fogli dalla
cartella e li porge alla regina senza guardarla restando
sempre coperto dal cavallo) È una lettera scritta di suo
pugno dal Conte di Essex. (Accenna a sporgersi verso di
lei).
ELISABETTA (bloccandolo con la pistola) Fermo o sparo!
(Legge attentamente la lettera) «Intervenite ora! Subito!
Difficilmente si presenterà situazione più propizia. Tutto
il paese, esasperato, è convinto che ormai la regina si
trovi completamente plagiata dai suoi consiglieri, che,
con la loro infame politica stanno portando l'Inghilterra
alla rovina.» (Ride) Marta, vieni qua e guarda! (Mostra
la lettera a Marta) È falsa. È un'imitazione grossolana
della calligrafia di Roberto d'Essex. (Ad Egerton) È
falsa, Intelligence Service!
EGERTON
Possibile? Eppure il corriere, che è un nostro
uomo, ci ha assicurato...
ELISABETTA
Silenzio! È falso, ho detto! O forse,
Egerton, mettete in dubbio la mia parola, di fronte a
quella di un infiltrato qualsiasi, che magari sta facendo il
gioco di Giacomo appunto?
EGERTON
Per carità! Di certo, come dire... beh, si può
sempre controllare.
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ELISABETTA Ecco, bravo! Controllatelo, interrogatelo, e
arrestatelo.
Sì,
arrestatelo,
questo
vostro
fidato
collaboratore, ed applicate la legge sui contriti.
EGERTON La legge sui contriti?
ELISABETTA
Ma sì, quella ideata da mio fratello
Edoardo. Prima si spaventa ben bene il prigioniero col
fargli vedere la forca da vicino... poi di colpo gli si
promettono libertà e quattrini, se parla... All'istante,
vedrete, comincerà a denunciare tanta di quella gente
che dovrete dirgli “basta”, altrimenti ci riempie le
galere!
EGERTON Senz'altro Maestà... vi saprò dire al più presto.
ELISABETTA Fatemi sapere Egerton.
EGERTON
Immediatamente. (Si congeda). Maestà...
dovetissimo. (Si inchina a salutare Marta. Esce
dimenticando la sua cartella su di una sedia).
ELISABETTA (sfottente)
Anch'io sono tutta una
devozione! (Ripone la pistola nel corpetta e sospinge il
cavallo nella posizione iniziale).
MARTA
Scusami Elisabetta, io le ho sbirciate appena
quelle lettere... ma mi ha stupito la tua drasticità. Non
hai dubbi?
ELISABETTA
No, nessun dubbio! Sono assolutamente
sicura: quella lettera l'ha scritta Roberto d'Essex in
persona.
MARTA (sbalordita) Ah! Ma allora?
ELISABETTA Taci! Lo condanno a morte io? Gli devo far
tagliare la testa? Poi cosa me ne faccio di un uomo senza
testa. Io lo amo quel disgraziato. E l'hai detto anche tu,
forse è proprio colpa mia se Roberto è andato via di
testa in questa maniera.
MARTA
D'accordo, proteggilo, salvalo, questo tuo fante
di cuori... ma attenta che non gli capitino in mano troppe
briscole... o addirittura la Matta... perché allora voglio
ridere! (Esce e rientra subito reggendo un vassoio con
tazze e teiera, quindi s'accinge a servire la regina).
ELISABETTA La Matta? Non hai capito niente! Ce l'aveva
già in mano Roberto d'Essex la Matta … ero io, la
Matta! Ma il cretino non ha saputo giocarmi... mi ha
scartata come un due di picche! Per di più adesso mi
organizza contro colpi di Stato, contornandosi di una
banda di imbecilli … tutti più imbecilli di lui, che
Egerton, Cecil e Bacone gli hanno rimpinzato di
infiltrati,
spie,
provocatori!
E
'sto
povero
mio
coglioncione manco se ne accorge! Ma cosa crede di
combinare? Mammalucco stramontato! Se penso che
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stanotte ha messo in piedi un colpo...
MARTA Chi, Essex coi suoi?
ELISABETTA
Sì, in una cinquantina hanno attaccato
l'armeria dei Vecchi Consoli e hanno fottuto un sacco di
armi! Egerton evidentemente ne era al corrente. Ma
zitto, lui! Non ne ha fatto parola. Per fortuna che io ho
una mia seconda polizia segreta che mi informa di
tutto... e gli ho riempito la sua di infiltrati della mia:
(ironica) “i corpi separati dello Stato”.
Mi hanno assaltato l'armeria, mi hanno fregato un sacco
di armi... perfino due spingarde! Che io ci vado matta
per le spingarde! Mi hanno assaltato l'armeria con uno
strategemma devo dire, piuttosto ingegnoso.
MARTA Formidabile!
ELISABETTA Gongoli? Eccola lì... fai tanto la dura e poi
tieni anche tu per il fante di cuori, eh.
MARTA
No, un momento... io applaudivo solo al
coraggio e all'intelligenza...
ELISABETTA
Intelligenza di chi? Di Roberto d'Essex?
Quello ha una testa così vuota che se gli spunta dentro
un'idea … gli muore di solitudine. (Porge a Marta una
tazza) Beviti il tuo tè. Tu ti stai dimenticando degli
infiltrati di Egerton. Quelli, sono intelligenti. Questo
colpo dell'armeria l'hanno organizzato qui a Palazzo... a
tavolino, i miei, per fottere definitivamente Roberto.
MARTA Giusto, di sicuro Egerton sapeva dell'intenzione
di Essex di far fuori le armi al Master Palace.
ELISABETTA
Sì, ma li ha lasciati fare con comodo. Ai
polli da spennare si fan sempre vincere le prime tre
mani, per poi mazzolarli meglio. Cecil, il mio amato
consigliere... Bacone... Leslyl, e via via quasi tutti i Lord
della Corona, vogliono castigare anche me. Non mi
perdoneranno mai di averlo colmato di benemerenze e
appalti e cariche, il ragazzo... Io lo amo e regalo, regalo.
Se penso all'insolenza che m'ha gridato quel nano: «Un
giorno o l'altro vi mette la sella in groppa quel vostro
Roberto d'Essex, come a una giovenca!» M'ha dato della
giovenca, capisci!
MARTA Chi s'è permesso? Di che nano stai parlando?
ELISABETTA Cecil... il mio adorato consigliere. Io non ho
raccolto. Come non avesse parlato... proprio indifferente
sono stata. Gli ho soltanto sputato in un occhio. Ho fatto
un centro, Marta, da applauso! PUM! Nulla di casuale,
sono tre mesi che mi alleno a spegnere le candele a tre
metri di distanza. Poi li ho cacciati via tutti a calci in
culo, bestemmiando come una turca.
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MARTA
Per forza adesso te la vogliono far pagare!
(Prende il vassoio in mano e si accinge ad uscire di
scena).
ELISABETTA Sul piatto, come quella di San Giovanni, mi
porteranno la testa del mio Roberto. Potessi almeno
parlargli a 'sto disgraziato!
MARTA (imbarazzata) Gli ho parlato io.
ELISABETTA Tu?! Quando?
MARTA
Tre giorni fa. Sono andata a cercarlo. Ma, sia
chiaro, l'ho fatto solo per te. Ti avevo sentita piangere
tutta la notte... lo chiamavi...
ELISABETTA Come ti ha accolta? Coraggio.
MARTA (sempre più imbarazzata e preoccupata) Gli ho
raccontato una frottola.
ELISABETTA Che frottola?
MARTA Sì, ma non t'arrabbiare eh... prometti.
ELISABETTA Prometto. Parola di regina!
MARTA Gli ho detto che mi mandavi tu.
ELISABETTA (dà un gran calcio al vassoio tenuto da
Marta: le tazze rovinano a terra)
Puttana, bastarda
figlia di...
MARTA Ehi, hai promesso! Parola di regina!
ELISABETTA Chi se ne frega... Io ti spacco... ti ammazzo!
(Afferra la caraffa di rame e si accinge a colpirla).
MARTA (urla cercando di bloccarla) Calma Elisabetta...
tanto Roberto D'Essex non mi ha creduta!
ELISABETTA (cambia completamente tono come se nulla
fosse successo) Ma Marta, perché gridi cara... Dì: «Non
mi ha creduta» e finisce li. A momenti mi fai rompere il
mio vaso di rame sulla tua testa! (Riprende il discorso)
Non ti ha creduta? (Distrattamente solleva la cartella
dimenticato da Egerton).
MARTA
No! È ancora ingrugnito per l'altra volta... dice
che l'hai umiliato davanti a tutti. Ma si può sapere che
gli hai detto di così offensivo?
ELISABETTA Mantenuto e marchettaro! (Apre la cartella
e sbircia il contenuto continuando a parlare con Marta).
MARTA Marchettaro? Ma sei pazza? (Raccoglie le tazze
che erano cadute a terra).
ELISABETTA Sì, ma lui mi aveva offesa! Con un sorriso
cafone stronzo mi ha detto: “Vecchia carcassa, sbilenca
e spampanata.” Dimmi tu!
MARTA Non è carino...
ELISABETTA
Non è carino, no. Ma io l'ho castigato. Mi
sono ripresa l'orecchino che gli avevo regalato...
MARTA Hai fatto bene!
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ELISABETTA
Con un morso gli ho staccato netto il lobo
dell'orecchio.
MARTA Mi sembra un pò eccessivo...
ELISABETTA
Sì, ma poi gliel'ho restituito... il lobo. (Si
immerge nella lettura del contenuto della cartella di
Egerton).
MARTA Beh, fatto sta che quando ho tentato di avvertirlo
come già sapevo, degli infiltrati e dei provocatori... ma
tu non mi stai ad ascoltare...
ELISABETTA Sì, sì... ti ascolto, vai avanti...
MARTA Che stai leggendo?
ELISABETTA È la cartella di Egerton... l'ha dimenticata...
o forse l'ha lasciata qui apposta... sono le lettere dei vari
ambasciatori ai loro rispettivi padroni.
MARTA
Accidenti! E quello spione di Egerton gli ha
scollato le buste?
ELISABETTA Certo, è l'Intelligence Service! Ha la saliva
solvente! Una leccata... scolla, copia e rispedisce. Oh, tu
guarda, ma queste parlano tutte di me. Senti, senti come
mi gratifica l'ambasciatore di Venezia: (legge) «La
regina d'Inghilterra esibisce continue citazioni in greco e
latino, ma ama soprattutto ridere in modo grosso e
grasso; racconta barzellette tanto scurrili da far arrossire
una tenutaria di bordello... Bestemmia... Ha imparato da
un clown intaliano ad eseguire pernacchie strazianti
delle quali gratifica i Lord caduti in sua disgrazia... l'ho
vista sputare perfino addosso a qualcuno di loro...»
(Ride divertita) C'era anche lui!
MARTA Ti sei fatta una fama internazionale ormai...
ELISABETTA (sempre leggendo) «Balla come una pazza,
facendo zompi incredibili e suda tanto che, nelle
giravolte, spruzza sguazzando come un cane fradicio
fuori dall'acqua.»
MARTA Beh, che quando ti scalmani spruzzi e annaffi è
vero.
ELISABETTA
All'ambasciatore del Portogallo sono
veramente simpatica... senti come mi presenta: «Una
bambola di legno, un manichino senza sangue... con
mille
fronzoli
e
ornamenti...
un
paludamento
immerlettato dal quale spunta una testa di vetro.» (Senza
cambiare tono) Farabutto schifoso, papista di merda!
Questo non è scritto, l'ho detto io. E senti ancora:
«Elisabetta è capace di ispirare terrore anche quando
ride.» Va bene, la prossima volta che lo incontro gli
faccio una risata di tre quarti d'ora... Secco, lo voglio vedere... morto! (Passa la cartella a Marta) Vai avanti
27
tu...
MARTA (legge)
«Di lei si dice: troppo femminile per
essere un uomo...
ELISABETTA Prego?
MARTA Troppo poco femmina per essere donna.»
ELISABETTA Sono un ibrido! Elisabetto il reginotto!
MARTA
«Ama i funerali come ogni regnante che si
rispetti.»
ELISABETTA
Certo, ogni regnante ama i funerali, e
allora?
MARTA
«Durante la funzione supera con i suoi
singhiozzi gli acuti del coro.»
ELISABETTA È la sofferenza.
MARTA
«La sera stessa interviene ad una festa tutta
abbarbicata al suo Essex, sculettando come una...
birrocha encalorada»!?
ELISABETTA Cosa vuol dire? (Strappa di mano a Marta
le lettere) Birrocha encalorada? Per me è un insulto.
(Guardando attentamente il foglio) Oh, guarda qua un
asterisco... c'è la traduzione di Egerton... che gentile!,
«sculettando come una mula in calore.» (Prosegue la
lettura) «Poi annuncia di aver insignito il suo amante del
titolo di ammiraglio per atti valorosi sul campo di
battaglia… del suo letto.» (Calmissima) Non mi tocca
neppure... è un'ironia che manco mi sfiora... Mula in
calore! (Lancia un urlo terrificante, sbatte a terra sedie,
sgabelli, leggìo; sferra un calcio al cavallo che avanza
verso la platea. Elisabetta estrae velocemente la pistola
e gli spara contro. Il cavallo retrocede, tornando al suo
posto) Fermo! Se non lo fermo con lo sparo, mi va in
giro per la casa! (Al cavallo) Stà al tuo posto! (Ripone la
pistola in seno).
MARTA
Ma esagerata! E tutto perché 'sto Foexen s'è
permesso di scrivere le stesse cose che tu vai ripetendo,
con linguaggio certo più greve.
ELISABETTA Ma io lo amo e me lo posso permettere! (Si
accorge solo ora dei mobili rovesciati a terra) Ma chi ha
combinato 'sto bordello? Metti ordine Marta. (Cambia
tono, quasi piangendo) Ci sto crepando io per 'sto
tanghero dolcissimo che manco mi scucie più una
parola... una lettera... E ci ho sempre dentro nel cranio la
sua voce... e negli occhi i suoi occhi... Sto morendo
d'amore. Lo amo…
MARTA Su, su... Elisabetta... forza... vedrai che passerà...
ELISABETTA Come te lo devo dire, Marta, io non voglio
che mi passi! Sto bene così! E lei (imita il tono di voce
29
di Marta) vedrai che passerà! Mi piace, morire di
passione! (Si porta una mano al seno) Oddio...
MARTA
Che c'è cara? Ti senti male...? Il cuore?!
Siediti...
ELISABETTA
No, è la pistola... l'avevo infilata qui... nel
corpetto... m'è scivolata... mi scatta il cane...
MARTA Ma è scarica... hai sparato poco fa...
ELISABETTA No, è a due canne... c'è un altro colpo... con
il cane sollevato... Mi scatta il cane... Mamma... mi
sparo addosso da sola!
MARTA
Calma... calma... adesso ti slaccio il corpetto.
Alzati piano, bisogna che lo faccia dalla vita. (Prende
uno sgabello) Monta su 'sto sgabello... dove te la senti?
ELISABETTA (si alza lentamente e sale sullo sgabello
muovendosi con molta circospezione)
Dio... mi fai
salire così in alto per morire? Son già sul monumento!
MARTA (armeggia con l'abito della regina) Ecco, adesso
è slacciato... bisogna farla scivolare sotto l'ascella in
modo che arrivi sulla schiena... un momento che chiamo
qualcuno che mi aiuti... (Corre verso la porta) Guardia!
ELISABETTA Sei pazza?! Conciata come sono far entrare
un intruso...
MARTA
Cara, scegli: o una palla nel ventre o uno
sguardo indiscreto. (Esce).
ELISABETTA
Un'indovina m'aveva predetto che avrei
avuto dei guai con un cane, ma non immaginavo certo
che sarebbe stato quello della mia pistola!
Marta rientra in scena con due guardie.
MARTA
Attenti! Può partire il colpo... dobbiamo farla
passare sulla schiena...
ELISABETTA
Attenti?! Due?! perché non chiami tutta la
guarnione? Disgraziata! (I tre si prodigano nel tentativo
di sfilare la pistola dal corpetto di Elisabetta).
MARTA Coraggio... allungate 'ste mani... qui... sentite la
pistola?
ELISABETTA (guarda con interesse entrambe le giovani
guardie )
Buongiorno! Ma certo... su, palpate...
palpate... spalpignate ragazzi. (Cambia tono minacciosa)
Se mi fate partire un colpo... e sopravvivo vi ammazzo!
MARTA Buona Elisabetta... Accidenti...
ELISABETTA Ecco, lo sapevo... è scivolata in giù... è qui
sul ventre...
MARTA
Tutto a posto, anzi, è meglio... Su, facciamola
girare... (I due soldati ora sono alle spalle della regina e
continuano nel “palpeggio”).
31
ELISABETTA Ehi, dico... andiamoci piano... casualmente
quelli sono i miei glutei! (Languida) Ditemi almeno
qualche parola affettuosa ogni tanto! Cafoni!
MARTA Ancora... forza, che scorre... ci siamo...
Parte un colpo.
ELISABETTA
Oddio! Marta! Mi sono fatta un
autoattentato! (Terrorizzata) Il sangue... sento il sangue
che mi cola lungo le gambe... Oddio... muoio... Il mio
Essex... lo voglio qui... subito... Roberto! Lo voglio
vedere per l'ultima volta.
MARTA (alle guardie) Via... andatevene... uscite.
Le guardie escono di scena.
ELISABETTA Sparata nel sedere... Che fine poco gloriosa
per una regina!... Ti scongiuro, Marta, dì che sei stata tu.
Prenditi la colpa. (Reazione di Marta) Lo so che ti
taglieranno la testa, ma i cattolici ti faranno santa! Santa
Marta sparachiappe!
MARTA Fa' vedere... (Alle spalle di Elisabetta le alza la
gonna) Aiutami... su, solleva la gonna... Non vedo
sangue...
ELISABETTA Sei sicura?
MARTA No... c'è un buco, ma è nel vestito.
ELISABETTA (melodrammatica)
Allora... se il colpo è
andato a vuoto… mi sono fatta la pipì addosso!
(Disperata e avvilita) L'ho fatta Marta... l'ho fatta!
(Scende dallo sgabello, guarda a terra) Quanta!! Oh,
che umiliazione! Le guardie che mi palpano fuori
orario... la pistola che spara da sola... tutta la pipì addosso... (Marta esce e rientra subito con una bacinella
ed un'asciugamano)... e Roberto che non mi ama più...
Io lo voglio vedere... Marta... (piagnucolosa) và,
portamelo quì... digli di smetterla di farmi i colpi di
Stato contro... Se torna, digli che gli ridò l'appalto dei
vini dolci...
MARTA
Sì... sì... cara... te lo trovo... te lo porto quì...
intanto vieni che ti lavo...
ELISABETTA (toglie il catino a Marta)
Lascia, che mi
sbrigo da me... tu vai... cercalo... ma non dirgli che sono
io che ti mando.
MARTA E come faccio allora?
ELISABETTA Digli che io sto male... che sto per morire...
Ecco, sì... che mi sono sparata un colpo di pistola... ma
33
non raccontargli della pipì per carità...! (Si ritira dietro
la tenda e grida) Ferma Marta! (Rientra in scena senza
catino) Non posso pensare che Roberto mi veda così...
mi sono vista di sfuggita nello specchio grande!... Che
shock ho avuto! Dov'è il mio specchio piccolo... che
voglio vedere se miglioro... (Marta glielo porge, si
specchia) Non miglioro! Oh, come non miglioro! Marta,
perché sono così invecchiata negli ultimi trentacinque
anni?... (Estrae dalla tasca della vestaglia, piccole
foglie, che si mette a masticare nervosamente) Non
posso permettere che mi veda così... tutta spampanata
come mi trovo... che se lui mi dice ancora una volta
'vecchia carcassa'... No, non posso... sono brutta,
orrenda... vecchia... (Marta va fuori scena a prendere
una bacinella) io mi ammazzo... Oh, che vita!
MARTA Tanto per cominciare... sputa quella schifezza di
foglie...
ELISABETTA No, mi tiene su... mi dà tono...
MARTA
Sì, ti allocchisce pure... e ti concia i denti che
sembrano marci... Avanti, sputa! (Le offre il catino).
ELISABETTA No, non sputo.
MARTA Oltretutto ti viene un fiato che pari un drago in
cattività! Sputa!
ELISABETTA (sputa nel catino) Mi manca soltanto il fiato
del drago in cattività... già ho la pelle, del drago... che se
mi incontra San Giorgio, mi fa fuori. (Marta porta il
catino fuori scena e rientra subito).
MARTA
Certo, se ti decidessi a farti tirare un po'...
qualche bell'impacco astringente... una strigliatina
tonificante...
ELISABETTA
Ancora con quella megera... come si
chiama...
MARTA
La Donnazza... sì, lei... è l'unica che ti possa
salvare.
ELISABETTA
Sì, salvare nello sterco... che è con quello,
che 'sta megera fa i suoi impacchi miracolosi. Schifosa!
MARTA
Non dire sciocchezze... Macché sterco, è fango
fracico, materiale organico e scorie in decomposizione.
ELISABETTA
Ecco, brava, l'hai detto! La definizione
scientifica della merda! Sì, me l'hanno raccontato: viene
qui, ti fa questi impacchi di sterco organico - come lo
chiami tu - che ti ringiovaniscono di... venti minuti, non
di più... in compenso non puoi più uscire di casa che
emani dei fetori mortali... La gente: «Ah, com'è
giovane!» e TACH!, svenuta. Per l'amor di Dio. Poi mi
han detto che per tirarti su la pelle della faccia, ti tirai i
35
capelli in una maniera che ti diventa la faccia come un
teschio. Un teschio giovane, ma un teschio! E poi i
massaggi, con quelle manacce ti intorcina tutto il
grasso... ti dà un sacco di sberle...
MARTA Ho capito, non te la senti... e hai ragione... una
tortura del genere per chi? Non se ne fa niente.
ELISABETTA (decisa)
Sì, non se ne fa niente. (Con lo
stesso tono) Vai subito a chiamare la Donnazza.
MARTA Sì, ma un momento...
ELISABETTA Ubbidisci!
MARTA Non è che poi ci ripensi e me la fai mandar via
come hai fatto già la settimana scorsa? (Esce e rientra
subito portando uno spazzolone ed uno strofinaccio e si
accinge ad asciugare il pavimento).
ELISABETTA
Ubbidisci, ho detto! Chiaccherona
pettegola! Ma con chi mi tocca vivere... Cosa fai
adesso?
MARTA Aspetta un attimo che devo asciugare...
ELISABETTA
Ma sei pazza? È pipì santa... l'ho fatta io!
Sono il papa! Via!
MARTA Va bene, allora la faccio passare. (Si avvia alla
porta).
ELISABETTA Passare chi?
MARTA La Donnazza... è qui fuori.
ELISABETTA Di già? E come mai?
MARTA È una mia iniziativa. L'ho chiamata io.
ELISABETTA
Ferma! Un momento... aspetta... non sono
pronta, ho paura...
MARTA
Pensa quanto tocca soffrire, a una gallina, per
spingersi fuori un semplice uovo... tu devi tirarti fuori
addirittura una nuova regina! (Va alla porta e grida)
Forza... fate passare la Donnazza!
Entra un donnone gigantesco con una maschera bianca in
viso simile ad una bautta veneziana: la Donnazza. Porta
un cesto al braccio ed altri oggetti. Nella versione italiana
il personaggio veniva interpretato da Dario Fo.
DONNAZZA Maxima domina te exelle nobis...
ELISABETTA Ferma lì! (A Marta) Cos'è 'sta maschera che
tiene addosso?
DONNAZZA Sojamènte me sièrve per covertàrme el malo
sempiante che tengo de nasconduo soto la maschera,
Segnòra.2
ELISABETTA
Toglila immediatamente! Voglio vedere
37
tutti in faccia, io!
MARTA
Ma che t'importa? Lo fa anche per non
procurarti fastidi. La Donnazza, non gode di buona
reputazione, lo sai. Se si viene a sapere in giro che tu ti
servi di lei per il restauro... di una mezza strega...
ELISABETTA Via la maschera, ho detto!
DONNAZZA Espèro che non ve fate spavento Segnòra. (Si
cava la maschera) Ecome al natüràl.3
ELISABETTA Dieu, sauve moi! Qu'elle est orrible!
MARTA Je t'avais prevenue.
DONNAZZA Es enûtil che vos fet descúrs en franzés... das
po' che lo compriénde ben, Segnòra magnifica... io me
ressémbro a un omo orcàgno, ben el sabio... e nemànco
tant grazioso. Ma no' me mortifié en plûs mea dolza
rejna... e non farte trembòr che jio so' bona creatura e a
so' qui por offerìrte gran vantàx. (Va alla porta e torna
spingendo in scena strane macchine in legno, tra cui un
grande girello).4
ELISABETTA
Spero bene, cara Donnazza. (A Marta) Ma
come parla questa matta?
2
3
4
Mi serve solamente per coprire «il malo sembiante» che tengo nascosto sotto la maschera, Signora.
Spero che non vi spaventiate, Signora. Eccomi al naturale.
É inutile che parliate in francese, dal momento che lo capisco bene, magnifica Signora... io assomiglio ad un orco, lo
so bene, e nemmeno tanto grazioso. Ma non mortificatemi maggiormente, mia dolce regina, e non temete perché io
sono una buona creatura e sono qui per offrirti un grande aiuto.
MARTA
E che ne so? Fa un papocchio di gerghi e
dialetti.
ELISABETTA Cos'è quell'aggeggio rotondo?
DONNAZZA
Quest se ciàma trabatèl, o girèll... por
imparàrse a camenàre sûi zòcori de puta... sanza
straborlàrse par tera.5
ELISABETTA Zòcori de puta?
MARTA
Sono questi, vedi. (Le mostra due zoccoli in
sughero e pelle con una suola di 30 cm.) Zoccoli con
la suola di tre piedi.
ELISABETTA Chiamali pure trampoli.
DONNAZZA Le càlzen ai pie le cortezàne de Venezia per
paresse più slonghe.6
ELISABETTA
Hai capito, Marta? Ho fatto carriera: da
regina a puttana!
DONNAZZA Segnòra, ma 'ste pute guadagneno molto!7
ELISABETTA Ma io non ho affatto bisogno di sembare più
alta. Vado benissimo così.
DONNAZZA Si te prefèrse, rejna, che le veste te sbàsino
tûta che ti par squaràda anco de culo...8
5
6
7
8
Questo si chiama trabattello, o girello, e serve per imparare a camminare sugli zoccoli da cortigiana senza cadere per
terra.
Li calzano ai piedi le cortigiane di Venezia per sembrare più alte.
Signora, ma queste cortigiane guadagnano molto!
Se tu preferisci, regina, che i vestiti ti abbassino tutta da sembrare franata di culo...
39
ELISABETTA
Ehi, ma che linguaggio! Io ti caccio a
pedate, sai.
DONNAZZA Càlmese, splendore. (Scivola) Ohi! Su cossa
son scarlegàda? Cos'è 'sto bagnàdo?... Me sconfonderò,
ma me par...9
ELISABETTA È stato... il mio cavallo...
DONNAZZA
Lû? Un caval de lègn che pisa?! Porta
bon!10
ELISABETTA Cosa vuoi saperne tu... È un cavallo regale!
Marta e la Donnazza calzano gli zoccoli ad Elisabetta.
DONNAZZA Ah beh.11
MARTA Coraggio Elisabetta, alzati...
DONNAZZA
Avante, monta magnifica... (Elisabetta si
muove impacciata sui trampoli) Slónzate derénto al
trabatèl. (Aiuta la regina ad entrare nel girello) Bona,
accossì, che aóra tel strengio a serarte. Ajdème pur vui
segnora Marta.12
MARTA Volentieri.
9
10
11
12
Calmati, splendore. Ohi! Su cosa sono scivolata?... Cos'è 'sto bagnato?... Mi sbaglierò, ma mi pare...
Lui? Un cavallo di legno che piscia? Porta buono!
Ah, beh!
Avanti, levati magnifica... Infilati dentro al trabattello. Buona, così, che ora te lo chiudo. Aiutatemi anche voi, signora
Marta.
DONNAZZA
Olà! Vardàte... che rejna dòmina! Oh, el
meracolo de l'altûra!13
MARTA Certo che slanciata è un'altra cosa.
ELISABETTA (sghignazza divertita)
Alla mia età nel
girello!
DONNAZZA Siora, te vorét el ciucio da mèter in boca?14
ELISABETTA (non raccoglie) Non farò un po' ridere così
stangona? Sono più alta del mio cavallo...
DONNAZZA Sì, ma te voi mèter con quél pison de legn.15
MARTA Cammina, allenati...
ELISABETTA Puoi contarci, imparerò a camminare su 'sti
zoccoli da puttana e alla prima occasione, quando
incontro l'ambasciatore del Portogallo, quello della
«birrocha encalorada», gli precipito sopra... lo faccio
diventare uno zerbino!
Mentre Elisabetta si allena a camminare nel girello, la
Donnazza porta in scena una predella, sulla quale pone
una poltrona.
DONNAZZA
13
14
Camìna, camìna, mea dolza sperlònga.16
Guardate che regina maestosa! Oh, il miracolo dell'altezza!
Signora, vuoi il ciuccio (biberon) da mettere in bocca?
41
ELISABETTA
Certo che quando sarò nelle braccia del mio
Essex, appena avrà finito di farmi 'sti colpi di Stato
contro, rimarrà allocchito nel vedermi così cresciuta...
gli chiederò un bacio (ridendo) e lui mi bacerà
l'ombelico. (Cambia tono) Fatemi uscire da 'sto coso...
DONNAZZA
Vegne, vegne cara... (la fa sedere sulla
poltrona) pògiate le ciape qui sûl segiòn, che intanto mi
te preparo el fondòn da spantegarte.17
MARTA
Adesso ti distrai un po' con il liuto. Vado a
prenderlo.
No, passami quei fogli che stanno sul
ELISABETTA
leggìo.
MARTA Le lettere degli ambasciatori?
ELISABETTA
MARTA
No, il manoscritto dell'Amleto.
Ancora questa roba? (Consegna il manoscritto
ad Elisabetta).
DONNAZZA
Ah, l'Amleto... ol cognòsso anca mi... l'ho
vedûo al Globe ziogàr 'sto actor che vegnìva fôra
tremendo: (fà la parodia dell'attore) «Vagì in convento
Ofelia... che si te marie, ol to' sponso ol serà sì beco da
non dire! Vagì in convento...» (Ride sgangheratamente;
15
16
17
Sì, ma vuoi paragonarti con quel piscione di legno!
Cammina, cammina, mia dolce spilungona.
Vieni, vieni, cara... appoggia le chiappe qui sul seggiolone, che intanto io ti preparo l'unguento da spalmarti.
le due signore si spaventano) Ah, ah, ah, ah! (Estrae dal
suo cesto un vasetto e mima di stendere una crema sul
viso della regina).18
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
Ehi, ridi sempre così?
No, adeso sono un po' giù de vose.19
Cosa mi hai messo in faccia? Mi tira tutta la
pelle.
DONNAZZA
Allume de rocca.20
MARTA (indicando i fogli che Elisabetta sta leggendo)
Ma cosa vai cercando in quel testo?
La Donnazza fa piccole trecce con i capelli della regina
che va poi a riunire sulla nuca, tirandole.
ELISABETTA La prova che questo scuotiscene non scrive
tanto per farmi il verso. Qui, c'è il cervello della
congiura di Roberto d'Essex.
MARTA
Ma va? E così l'Amleto sarebbe un libello di
propaganda?
ELISABETTA
18
19
20
Fai attenzione a non sfottermi, Marta. (Alla
Ah, l'Amleto... lo conosco anch'io... l'ho visto al «Globe» recitare da questo attore che veniva fuori tremendo: «Vai in
convento, Ofelia... che se ti sposi, tuo marito sarà tanto becco, da non poterne parlare! Vai in convento...»
No, adesso sono un po' giù di voce.
Allume di rocca.
43
Donnazza) E tu vacci piano a tirarmi come un coniglio
scuoiato...
Marta sfila gli zoccoli ad Elisabetta.
ELISABETTA In quanto a te, mettiti in testa... che io non
parlo a vanvera! In tutto 'sto lavoro c'è un attacco
assatanato contro la mia persona e tutta la mia politica.
Questo teatrante da strapazzo, mi sputtana tutte le sere al
Globe.
MARTA Senti Elisabetta, casualmente io ho assistito alla
rappresentazione dell'Amleto qualche giorno fa al
Globe, e ti assicuro che non ci ho visto assolutamente
alcun attacco.
ELISABETTA
L'hai visto e non ti è venuto neanche il
dubbio. È proprio vero: «La rana in fondo al pozzo
credeva che il secchio appeso lassù nel cerchio ritagliato
nella luce fosse il sole!»
MARTA
Ma che dici?
ELISABETTA
DONNAZZA
È una frase di Shakespeare.
Bella! Como ell'è? «La ranna en fund al puzz
se creéa che ol culo del sidèllo e foesse el sol...»
Magnifigo!21
MARTA
Zitta! L'unica cosa che ho capito è che mi si dà
della rana, ma il resto?
ELISABETTA Ma è proprio Amleto che parla così...
DONNAZZA Me al l'avea capìt sùbeto. Al sarìa compagn
de un rebaltòn derénto al specc!22
MARTA
Zitta!
ELISABETTA
No, no, ha detto giusto. È proprio un
ribaltone dentro lo specchio. Perfetto!
DONNAZZA
MARTA
Hait vist? Crapòna!23
(risentita) Ma tu come ti permetti?
DONNAZZA
Zitta! Va a mèter a posto i zòcori. (Ad
Elisabetta) Ma che raza de servitû te se' catàda, Siôra!24
ELISABETTA
In poche parole, 'sto furbastro del William
Shakespeare per mascherare...
DONNAZZA
Sbàsate la camisa, desbiòtate.25
ELISABETTA
Ma neanche per sogno!
DONNAZZA
De che te se svergogna? Semo tüte fèmine...
De mastcio no' gh'è che el cavalo de legn che pisa.26
21
22
23
24
25
26
Bella! Com'è? «La rana in fondo al pozzo credeva che il culo del secchio fosse il sole...» Magnifico!
Io l'avevo capito subito. Sarebbe come un ribaltamento dentro lo specchio.
Hai visto? Testona!
Zitta! Vai a mettere a posto gli zoccoli. Ma che razza di servitù ti sei presa, Signora.
Abbassati la camicia, spogliati.
Di che cosa ti vergogni? Siamo tutte femmine... Di maschio non c'è che il cavallo di legno che piscia.
45
ELISABETTA
Tutte femmine? (Guarda con intenzione la
Donnazza) Non ne sono sicura... Su una di noi tre, cara
Donnazza, ho qualche dubbio.
DONNAZZA
Te se' catìva, varda! Ma parchè ti te fa
sempre de l'autolesionismo? Te set ancora 'na bela
dona.27
ELISABETTA
MARTA
(non raccoglie) Insomma, non mi va.
Ci penso io.
Marta esce di scena e rientra subito, portando una specie di
paravento che sistema davanti ad Elisabetta a coprirla,
lasciandole fuori solo la testa. Elisabetta si toglie vestaglia
e camicia, aiutata da Marta e dalla Donnazza. Marta porta
gli indumenti della regina fuori dalla scena. Rientra subito
con un gran lenzuolo nel quale avvolge Elisabetta.
ELISABETTA
Dicevo che Shakespeare per mascherare
l'evidenza delle allusioni politiche... non ha fatto altro
che capovolgere il sesso dei personaggi.
MARTA
In che senso?
ELISABETTA
Nel senso che ha cambiato in maschili i
personaggi femminili e viceversa.
L'ha fàit el giògo dei travestìt a ribaltòn
DONNAZZA
derentro al spècio.28
ELISABETTA
MARTA
Sì.
Fammi un esempio.
ELISABETTA
È presto detto: io sono femmina... Amleto è
maschio.
MARTA
Eh già, perché Amleto è la tua parodia...
dimenticavo.
DONNAZZA
Sent, te devi piantarla ti de farle el verso e de
ciapàrla un po' tropo par le ciàpe.29
ELISABETTA
(alla Donnazza)
Lasciala perdere... (A
Marta) Dunque, mi ascolti? Io sono Amleto, la dolce
Ofelia è femmina... e il mio adorato Roberto è maschio.
Il padre d'Amleto è stato assassinato... mia madre è stata
assassinata. Lo spettro del padre di Amleto lo perseguita
giorno e notte... mia madre egualmente grida vendetta
nei miei sogni da sempre.
DONNAZZA
Varda ti, come resulta tuto a paro! Uno de
qua e uno de là!30
ELISABETTA
27
28
29
30
La madre d'Amleto si risposa con il
Sei cattiva, guarda! Ma perché fai sempre dell'autolesionismo? Sei ancora una bella donna.
Ha fatto il gioco dei travestimenti nel ribaltamento dentro lo specchio (significa: in una trasposizione paradossale).
Senti, devi piantarla tu di farle il verso e di prenderla un po' troppo per le chiappe.
Ma guarda, come risulta tutto pari pari! Uno di qua e uno di là!
47
cognato... ma anche mio padre Enrico VIII ha sposato la
moglie vedova di suo fratello, cioè sua cognata.
DONNAZZA
ELISABETTA
MARTA
Che amügiàda de famiglia!31
È esattamente la mia storia, cara.
Calma, non barare. Tuo padre ha giustiziato
personalmente Anna Bolena, ma la madre di Amleto è
innocente.
ELISABETTA
Chi te l'ha detto? Leggiti bene il testo... La
regina recita innocenza, ma Amleto la condanna...
Anche mio padre Enrico, fingeva di essere in disaccordo
coi Lord che hanno condannato a morte Anna Bolena.
Tu l'avessi visto come si disperava!… versava lacrime
di sangue, davanti al cadavere senza testa di mia
madre... proprio come la madre di Amleto!
DONNAZZA
Ol rebaltòn preciso en dello specio!
Preciso!32
MARTA
Elisabetta, scusa, ma mi sembri uno di quegli
imbonitori che vendono resine buone per incollare ogni
coccio. Ridomando scusa... rispondimi: quale elemento
serio, concreto, hai per asserire che nel dramma tu
saresti Amleto?
31
32
Che ammucchiata di famiglia!
Il ribaltamento preciso dentro lo specchio! Preciso!
Ghe respòndi mi? Per l'ûltima volta, sia
DONNAZZA
ciàro.33
ELISABETTA
Provaci, sentiamo.
DONNAZZA
Alora, la rejna, la 'Sabetta qui d'Anglotèra -
lo san tûti - g'ha un vìsio malarbèto: quando vede un
tendòn, un arazo che se move, lée a g'ha un curtèl
sempre pronto... «Un fantasmo!» a cria, «TACH!» e chi
gh'è de drio, gh'è de drio... non importa! (Mima di
infilzare qualcuno).34
MARTA
Eh sì, per poco non faceva fuori anche me'
stamattina.
DONNAZZA
Ah sì, boja, e non t'ha catàda? Rejna, te
doveria alenàrte un po' de pû', una cume quèla no' se pol
mancarla. Ad ogne modo, anco l'Amleto ol g'ha 'sto
visio... A gh'è una scena con un tendòn che se move, de
drio ol gh'è el Polonio...35
ELISABETTA
Polonio, che sta a figurare il mio primo
ministro Cecil.
DONNAZZA
Oh, l'alegorìa! T'è capì?! Donca, a gh'è
questo Polonio, che l'è l'alegorìa del Cecil, che ol sta
33
34
Le rispondo io? Per l'ultima volta, sia chiaro.
Allora, la regina, Elisabetta qui d'Inghilterra - lo sanno tutti - ha un vizio tremendo: quando vede una tenda o un
arazzo che si muove, ha un pugnale sempre pronto... «Un fantasma!» grida, «TACH!» e chi c'è dietro, c'è dietro... non
importa.
49
drio a un tendòn, e l'Amleto l'è lì che ol parla con la sua
madre, che ghe dis de le robe cative... ghe dise: «Ma
come t'è potùo mariàrte con quell'omo tremendo...
pûtàna!» Ghe dise così. A un certo momento se move il
tendòn... «AHUI! Un ratòn!» TACH! Che lì in Danemarca i ratòn son alti vûn e tranta, vûn e quaranta come
minimo... TACH! La cortelàda! PLUFF! Polonio,
alegorìa, partèra. (A Marta) E la prosima alegorìa te sèt
ti!36
MARTA
(ad Elisabetta)
Oh, capirai che bell'argomento!
Inoppugnabile!
DONNAZZA
No' sit d'acòrdi? Bon. Ve ne digo un
secondo. Nel finàl de l'Amleto, chi arìva a mèterghe
òrden in tanto bordèll?37
MARTA
Fortebraccio.
DONNAZZA
El Fortebrazz de Norvegia. Bon, e in 'sto
bordèll d'Angletèra, secònd i pûritan, chi a l'è el
Fortebrazz che dovarìa 'gnir zo dal Nord a mèterghe
35
36
37
Ah, sì, boia, e non ti ha infilzata? Regina, dovresti allenarti un po' di più, una come quella non la si può mancare. Ad
ogni modo, anche Amleto ha questo vizio... C'è una scena con una tenda che si muove, dietro c'è Polonio...
Oh, l'allegoria! Hai capito?! Dunque, c'è questo Polonio, che è l'allegoria di Cecil, che sta dietro ad una tenda, e
Amleto è lì che parla con sua madre. Le dice delle cose cattive... le dice: «Ma come hai potuto sposarti con
quell'uomo tremendo... puttana!» Le dice così. Ad un certo momento si muove il tendone... AHUI! Un topo!
«TACH!» Che lì in Danimarca i topi sono alti un metro e trenta, un metro e quaranta come minimo... TACH! La
coltellata! PLUFF! Polonio, allegoria, per terra. (A Marta) E la prossima allegoria sarai tu.
Non sei d'accordo? Bene. Vi dò un secondo esempio. Nel finale dell'Amleto, chi arriva a mettere ordine in tanto
bordello?
l'òrden?38
MARTA
Giacomo.
Giacomo de Scozia, che sta lì sempre
DONNAZZA
apolaiàt sûl confìn pronto a piombàrte sû la crapa rejna.
(Scuote violentemente la testa della regina).39
Ehi, Donnazza, guarda che sei tu che stai
ELISABETTA
piombando sulla mia testa.
DONNAZZA
Perdòname... L'è stato l'entusiasmo!40
A parte che mi stai tirando su le orecchie e
ELISABETTA
gli occhi che sembrerò una mongola!
Ma che mongola?! Sèite splendida! Nol gh'é
DONNAZZA
pû' manco el dopio mento!41
Non ti permettere, non l'ho mai avuto io il
ELISABETTA
doppio mento.
DONNAZZA
MARTA
Te g'ha resùn, te gh'avèt el dopio copìn!42
Ah, scusala... si confondeva con Amleto, è lui
che ha il doppio mento... e anche un po' di pancetta... e i
piedi piatti.
ELISABETTA
38
39
40
41
42
Non capisco la sottile ironia.
Fortebraccio di Norvegia. Bene, e in questo bordello d'Inghilterra, secondo i puritani, chi è il Fortebraccio che
dovrebbe venire giù dal Nord a mettere ordine?
Giacomo di Scozia, che sta lì sempre appollaiato sul confine, pronto a piombarti sulla testa, regina.
Perdonami, è stato l'entusiasmo.
Ma che mongola?! Sei splendida! Non c'è più neanche il doppio mento.
Hai ragione, avevi il doppio capocollo.
51
DONNAZZA
MARTA
Mi ghe l'ho capìda... Ghe la digo?43
No, zitta!
DONNAZZA
Sì, invece ghe la digo: el fato a l'è che l'atòr
che ziòga la parte de l'Amleto, che se ciama Richard
Barbage, el cognòsso bèn. A l'è vûn che g'ha 42 agni,
ma quando che l'è in bona ziornàda ne dimostra
massima 62... 64... un po' de panzèta che straborda... e
ol g'ha un fiadòn che non t'el pare... tûte le volte che
ziòga un po' ghe vegne l'asma... E dûrante el duello,
quando l'è col Laerte... ol Laerte che l'è zioven, che 'l
zompa, che 'l fa i salti... guarda come 'l fa lû, el Richard
Barbage, el duello... (mima di lavorare a maglia) el
lavora a maglia. Tanto che a un certo momento, con tûto
che non se move, ol fa: AHAHAHA. E la regina ghe fa:
«Oh, Amleto, non sei più un ragazzo... te sorte el fiàt dèl
cûl!» Scespir, eh! Poi l'han censûrat, ma l'è quèlo... Bon,
'sto Barbage a l'è tûto tempestàt...44
MARTA
(interrompendola) Tempestato di lentiggini... ed
esibisce non uno, ma due doppi menti... e cammina a
43
44
Io l'ho capito... la dico?
Sì, invece, la dico: il fatto è che l'attore che interpreta la parte di Amleto, che si chiama Richard Barbage, io lo
conosco bene. É uno che ha 42 anni, ma quando è in buona giornata ne dimostra al massimo 62... 64... un po' di
pancetta che straborda... ha un fiatone da non dire... tutte le volte che recita un po' gli viene l'asma... E durante il
duello, quando è con Laerte... Laerte è giovane, salta, fa i balzi... guarda come fa lui, Richard Barbage, il duello...
lavora a maglia, tanto che ad un certo momento, nonostante non si muova, fa: AHAHAHA. E la regina gli dice: «Oh,
Amleto, non sei più un ragazzo... ti esce il fiato dal culo!» Shakespeare, eh! Poi l'hanno censurato, ma è così... Bene,
questo Barbage è tutto tempestato (cosparso)...
metà fra la gallina e la papera reale.
DONNAZZA
Sì, l'è vera. G'ha questa caminàda un po'
svirgola, col pìe che scàrliga de fôra. (Esegue) Ma
quando ol zioga, g'ha una forza che te inciuchìsce tûti
gli spetatori... (Esegue in grammelot il monologo
«essere o non essere», con tutte le intonazioni della
recitazione drammatica) E se capisse tûto di quel che
dise. L'è una forza de la natûra... anco se l'è un poco de
oregia.45
ELISABETTA
MARTA
Ah, pure checca!?
Questo particolare non si nota.
DONNAZZA
Se nota, se nota... ghe manca ancora che ghe
sòrten i piûmi dal cûl. A ogni bon cunt parché g'han fato
ziogàr la parte a 'sto baldracòn? Ghe ne sont almanco
sinque altri actòr de la compagnia che a poderìan farghe
mejòr fegûra, più zoveni, bravosi, svelti... parché a 'sto
smandrapà?46
ELISABETTA
Ma apposta l'hanno scelto un po' attempato,
irrancidito, goffo e fané 'sto attore, proprio perché
apparisse senza dubbio il mio perfetto doppione. «regina
45
46
Sì, è vero. Ha questa camminata un po' a sghimbescio, con il piede che scivola in fuori. Ma quando recita, ha una
forza che ubriaca tutti gli spettatori... (Grammelot) E si capisce tutto quello che dice. É una forza della natura, anche
se è un po' d'orecchia (omosessuale).
Si nota, si nota... manca solo che gli escano le piume dal culo. Ad ogni modo, perché hanno fatto recitare la parte a
'sto baldraccone? Ci sono almeno altri cinque attori della compagnia che potrebbero fare miglior figura, più giovani,
bravi, svelti... perché 'sto smandrappato.
53
di bellezza fulgente» mi slenguano a Corte, e mi si disfa
la faccia... «Dea di giovanil frechezza!» e sto cadendo a
pezzi.
DONNAZZA
Eh, no, adès no' te pol pû' dir cossì: almànco
la facia, sente come l'è stagna! (La Donnazza fa alzare
Elisabetta e toglie la poltrona dalla predella).47
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
Cosa mi combinate adesso?
Besogna che te smagro a le tripe...48
Alle trippe? Con che schifezza 'stavolta?
Sbìsighe. (Le mostra un barattolo che ha
preso dal cesto).49
ELISABETTA
DONNAZZA
(inorridita) Sanguisughe?!
No, quèle e suga sangue... 'ste sbìsighe sûga
sojamente la grassa. AOOUH! La ciuccia in una
manèra... va che bei… co' i ugit blue... freschi...50
ELISABETTA
Ma che schifo! No, no, per carità!, quei
vermi immondi sulla mia pancia!
Marta costringe Elisabetta a stendersi sulla predella,
mentre la Donnazza le applica sulle varie parti del corpo
47
48
49
50
Eh, no, adesso non puoi più dire così: almeno il viso, senti come è sodo!
Bisogna che ti smagrisca la pancia…
Sbìseghe (da qui in avanti chiamate anche «sbìsoi»; sorta inventata di lombrichi, vermi).
No, quelle succhiano sangue... queste sbìseghe succhiano soltanto il grasso. Aoouh! Succhiano in una maniera...
Guarda che belli, con gli occhietti blu... freschi...
le «sbisighe».
DONNAZZA
Sì, e anco sui fiancòn e le cosse.51
Per carità!
ELISABETTA
DONNAZZA
Sû le spale, le brazza e el colo de drio.52
ELISABETTA
Oddio, vomito!
DONNAZZA
Sûi reni e i ciapòtti... I smagra de morir. Va'
che bestia! Va' che golosìa che ol g'ha questo! Attila!
Caligola!53
ELISABETTA
Va bene, sbrigati, basta che non me li fai
vedere. Dove eravamo rimasti?
MARTA
All'Amleto con la pancetta e un po' fané.
ELISABETTA
Giusto, e anche impotente forse. Si fa
passare per uno eternamente in fregola, ma non scopa
mai.
DONNAZZA
Oh, ma come parla grasso 'ste rejne! Davanti
ai sbisoi po', così timidi che son! Varda questo come l'è
sbianchìdo! Ciûcia, caro, ciûcia.54
ELISABETTA
Ma quello che mi fa mangiare il fegato è,
che 'sto bastardo mi viene a sputtanare che io sarei la
51
52
53
Sì, e anche sui fianconi e le cosce.
Sulle spalle, le braccia e dietro il collo.
Sui reni e sui glutei, smagriscono da morire (tantissimo). Guarda che bestia! Guarda che ingordigia ha questo! Attila!
Caligola!
55
rovina del Paese! Il suo: «marcio in Danimarca...» è la
mia fogna in Inghilterra, capisci? Danimarca! Cosa
crede, che ci caschi?
DONNAZZA
Ah, bon! Ho capìt adeso el maciavèl del
rebatòn chel fa... Così, quando ol dise, per esempio: «La
Danemarca l'è tûta 'na presòn...» no' 'l vol dir
Danemarca, ol vol dir l'Italia l'è tûta 'na presòn... ehm...
l'Anglotèra l'è tûta 'na presòn...55
MARTA
(ad Elisabetta) Ma tu hai le fisime doppie!
ELISABETTA
A sì? Allora sentiamo: com'è il finale di
Amleto?
MARTA
Una carneficina.
DONNAZZA
Eh sì... a la fin, gh'è morti dapartuto. Laerte
sbûsà de qua, la regina che la ràntula invenenìda de là,
ol re ch'el trasû de chi, Amleto che tira j ûltimi de lò.56
ELISABETTA
E di chi è la colpa?
DONNAZZA
De l'Amleto, se sa... l'è proprio sua la colpa
perché ol tergivèrsa, ol tira a campare. El pudéva
resòlver tüto dal principio: darghe una cortelada sûbito
al re, al so' zio tradidòr, che l'era lì che 'l pregava.
54
55
Oh, ma come parlano scurrile queste regine! Davanti agli sbìsoi, poi, che sono così timidi! Guarda questo com'è
impallidito! Succhia, caro, succhia.
Ah, bene! Adesso ho capito la chiave del ribaltamento che fa... così, quando dice, per esempio: «La Danimarca è tutta
una prigione...» non vuol dire Danimarca, vuol dire l'Italia è tutta una prigione... ehm... l'Inghilterra è tutta una
prigione...
«Adess ghe dò una cortelada... Fermo! - ol se dise - ghe
fo' un piasèr, che adess lû 'l môr mondato dei soi pecati,
ol va in cielo. Invece 'l mè pare l'è morto scragugnò,
pien de pecati, e PLUFF!, l'è andà a l'inferno. Adeso mi
aspeti che 'l mè zio el vaga in te la camera de la mia
madre e i fan dei pûtanàdi sporcelénti. El vegn fôra:
cultelòda!
No,
adeso
no...
doman...
vedremo...
posdoman... non so... forse la setimana che vegn...» Oh,
boja, pudèva risolver tûto con la prima scena, quando
gh'è vegnû ol fantasmo del padre d'Amleto, ch'ol
vegniva avanti e ghe diseva: «Amletooo - che el padre
fantasmo gh'aveva el rebatòn de l'eco, come tûti i
fantasmi che se respecta - Amletoooo, l'è el ziooo, l'è lû
l'asasìnsìnsìn, daghe una culteladadada, còpalo lì lì lì po-po-po!»57
ELISABETTA
Ma se avesse ammazzato lo zio alla prima
scena, non avrebbe scritto una tragedia in cinque atti.
DONNAZZA
Ma cosa me ne frega a mi de cinque atti...
con l'Ofelia che la crepa, quel'alter ch'el diventa mato,
56
57
Eh sì... alla fine ci sono morti dappertutto. Laerte trafitto di qua, la regina che rantola avvelenata di là, il re che
vomita di qui, Amleto che tira gli ultimi (respiri) di là.
Di Amleto, si sa... è proprio sua la colpa, perché tergiversa, tira a campare. Poteva risolvere tutto fin dal principio:
dare una coltellata subito al re, a suo zio traditore, che era lì che pregava. «Adesso gli dò una coltellata... Fermo! dice fra sé - gli faccio un piacere perché adesso lui muore mondato dei suoi peccati e va in cielo. Invece mio padre è
morto immondo pieno di peccati, e PLUFF!, è andato all'inferno. Adesso io aspetto che mio zio vada nella camera di
mia madre e insieme facciano sconcezze grasse. Viene fuori: coltellata! No, adesso no… domani… vedremo…
dopodomani… non so… forse la settimana ventura…» Boia, poteva risolvere tutto con la prima scena, quando è
57
va in Anglotèra, torna indrìo, e il duèlo... OEHU! Mi me
piàsen le robe ciàre, ün atto solo, ma ciàro. El patre
fantasmo che dise: «Amleto, l'è lû l'asasìn!» «Ah sì?»
Cultelada. Sipario. Invece: «Adeso ghe penso, adeso
vedo, tergiverso, rimando...»58
ELISABETTA
E non è quello di cui incolpano anche me?
(Sta per mettersi a sedere ma viene bloccata da un urlo
della donnazza).
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
Nooo!
Che succede?
No, boja, i sbìsoi schiscia di... Oh! Varda che
macèl... propri cume el final de l'Amlèt! Te g'ha schiscià
anca la regina...59
ELISABETTA
E non è forse quello di cui incolpano anche
me?
DONNAZZA
ELISABETTA
De schisciàr ji sbìsoi? I g'ha rasòn!60
No, di non eliminare i miei nemici... di non
intervenire... Le conosci le accuse dei puritani: gli
spagnoli strozzano i fiamminghi lì, sul nostro uscio di
58
59
venuto il fantasma del padre di Amleto che veniva avanti e gli diceva: «Amletooo – che il padre fantasma aveva l’eco,
come tutti i fantasmi che si rispettino – Amletoooo, e lo ziooo, e lui l’assassino, dagli una coltellata, accoppalo!»
Ma cosa importa a me di cinque atti... con Ofelia che muore, quell'altro che diventa matto, va in Inghilterra, torna
indietro, e il duello... OEHU! A me piacciono le cose chiare, un atto solo, ma chiaro. Il padre fantasma che dice:
«Amleto, è lui l'assassino!» - «Ah sì?» Coltellata. Sipario. Invece: «Adesso ci penso, adesso vedo, tergiverso,
rimando...».
No, boia, gli sbìsoi schiacciati... Oh, guarda che macello... proprio come nel finale dell'Amleto! Hai schiacciato anche
la regina...
casa... e io, la regina pusillanime, lascio fare. Gli
irlandesi si ribellano... e io invece di organizzare una
bella repressione a terra bruciata, tiro a campare, tratto,
tergiverso, rimando. Dialogo col papa che m'ha
scomunicata e non comunico coi protestanti che mi
hanno eletta loro papa.
La Donnazza sta armeggiando intorno all'orecchio di
Elisabetta.
DONNAZZA
Parché ti te se' tropo bona, e ti i lase cianciàr.
Che se fossi mi: ZACH! (Fa il gesto di mozzare la
testa).61
ELISABETTA
(alla Donnazza)
Cosa mi combini con 'sto
dito nell'orecchio?
DONNAZZA
No, non l'è miga ûn meo dido... l'è ûn
sbìsego che s'è infilàt nel bûso...62
ELISABETTA
MARTA
(alla Donnazza) Oh santo cielo, toglilo!
DONNAZZA
60
61
62
Aiuto, Marta!
Ma che colpa ghe n'ho mi se ai sbìsoi ghe
Di schiacciare gli sbìsoi? Hanno ragione.
Perché tu sei troppo buona, e li lasci parlare. Che se fossi io: ZACH!
No, non è un mio dito... è uno sbìsego che si è infilato nel buco...
59
piàsen i bûsi grasi?63
ELISABETTA
DONNAZZA
Dio, sto male!
El me scarlìga. (Mima di cavare lo «sbisolo»
dall'orecchio) Ecculo! Opp-là... l'hai catàt! Vàrdalo com
l'è grass! Che bèi ugìti vìsculi!64
ELISABETTA
Maledetta... Via, via. (Se ne va seguita da
Marta scomparendo dietro l'arazzo in fondo, per
indossare un'abito).
DONNAZZA
Va', tüti par tera 'sti sbìsoi novi… Va' che
magnàda che l'ha fàit questo! Grasso! OEHU, che
ingrasàda che g'han fàit 'sti vermi... Va', pieni de grasa
che fan schìfio... Adess vado sûbito a casa dal meo
marìdo che l'è ûn pescadòr. E come ghe dò questi vermi
ingrasàdi, ol diventa mato... ol va sûbito a pescare...
infilsa 'sti sbìsoi sû i ami, 'l bûta dentro, in fondo al
fiume. E come i vede 'sti vermi, i ariva i pesci: (mima
l'arrivo di pesci famelici) «I sbìsoi!» UARGH! E
'stanote se magnèmo ûn pesce tanto. (Ride) AH! AH!
AH! (Pausa) No, a pensarghe bèn, non è che
magneremo ûn pesce, parché se 'sti sbìsoi han magnà la
regina, ol pesce magna i sbìsoi... noialtri, a la fin,
63
64
Ma che colpa ne ho io se agli sbìsoi piacciono i buchi grassi?
Mi scivola... eccolo! Opp-là... l'ho preso! Guardalo com'è grasso! Che begli occhi vispi!
magnerèm la regina! (Compiaciuta) Va' che l'è fina, eh!
Va' che l'è ûna alegorìa... (Pausa) Devo dirve la verità,
no' l'ho inventada mi 'sta trovada, no' son stàita mi a
inventarla... l'è il Scèspir, l'è propi lû che g'ha avû 'sta
idea chi. Quando ghe fa dir a l'Amleto: «Ghe sarà ûn re
che andrà a banchetto non per magnàre ma per eser
magnàdo... che morto l'è, e i vermi lo magneràn in te la
carcàsa, paserà ûn pescadòr... cata ûna man de vermini
dal re... e ol va a pescare. Cata ûn pesce grande! E ûn
poverazzo, l'ûltimo de la tera, trova 'sto pesce e se la
magna. A la fine, ol poverazzo se magna el suo re!» Fa
vegnìr i sgrìsoi! El Scèspir che testa ch'ol g'ha! No' te
ghe po' averghe ün'idea che lû te l'ha già copiàda
prima!65
ELISABETTA
(dietro l'arazzo)
Donnazza, sarà la
suggestione, ma sai che ho proprio la sensazione di
sentirmi come più asciutta.
DONNAZZA
65
Oh rejna, no' a l'è empressiòn, de segûro sèt
Guarda, tutti per terra 'sti sbìsoi nuovi... Guarda che mangiata si è fatto questo, grasso! OEHU, come sono ingrassati
questi vermi... Guarda, pieni di grasso che fanno schifo... adesso vado subito a casa da mio marito che è un pescatore.
E come gli dò questi vermi ingrassati, diventa matto... va subito a pescare... infilza 'sti sbìsoi sugli ami, li butta
dentro, in fondo al fiume. E appena vedono questi vermi, i pesci arrivano: «Gli sbìsoi!» UARGH! E stanotte ci
mangeremo un gran pesce. Ah, ah, ah! No, a pensarci bene, noi non mangeremo un pesce, perché se questi sbìsoi
hanno mangiato la regina, il pesce mangia gli sbìsoi... noi, alla fine, mangeremo la regina! Guarda che è sottile, eh!
Guarda che è un'allegoria... (Pause) Devo dirvi la verità, non l'ho inventata io questa trovata, non sono stata io a
inventarla... è stato Shakespeare, è stato proprio lui che ha avuto quest'idea. Quando fa dire ad Amleto: «Ci sarà un re
che andrà a banchetto non per mangiare ma per essere mangiato... che morto è, e i vermi lo mangeranno nella
carcassa. Passerà un pescatore... raccoglierà una manciata di vermi dal re... e va a pescare. Prende un pesce grande! E
un poveraccio, l'ultimo della terra, trova questo pesce e se lo mangia. Alla fine, il poveraccio si mangia il suo re!» Fa
venire i brividi! Che cervello ha Shakespeare! Non puoi avere un'idea che lui te l'ha già copiata prima!
61
smagrà. Basta vèd come se son sgionfiàt 'ste bestie en
del süsciarte, el par incinte. (Mostra, passando con una
mano a lato della tenda, uno «sbisigo» a Elisabetta).66
ELISABETTA
(sempre da dietro l'arazzo)
Non farmele
vedere, t'ho detto! Schifosa! (Cambia tono) Senti,
potresti fare un altro piccolo miracolo, per i miei seni...
sono come due mozzarelle secche.
DONNAZZA
Ciàmalo piccolo miracolo! Se te me dèt
tempo, mi te fago la resûresiòn anca par le zinne... Te
fago vegnìr dò poppe tante, che quando po' ti incrosi le
bràscia sovra le zinne, te par d'esser a ûn balcòn... te ghe
meti i vasèti de fiori che te va a inafiare tûte le matine.
(Elisabetta rientra indossando un vestito e una parrucca
da cerimonia con relativa corona in testa. Marta la
segue) Ohi, che bèla! Che vestìt!67
ELISABETTA
(minimizzando) Oh, mi sono messa un abito
«così», per stare in casa. Come sto? Piacerò a Roberto?
MARTA
Resterà allocchito.
DONNAZZA
Sì, sì, el resterà inciuchìt. Quasi come sont
mi adès par 'sto rebalton che te m'hai combinàt con 'sta
66
67
Oh regina, non è un'impressione, di sicuro sei dimagrita. Basta vedere come si sono gonfiate queste bestie
succhiandoti, sembrano incinte.
Chiamalo piccolo miracolo! Se mi dài tempo, io ti faccio la resurrezione anche dei seni... ti faccio venire due tette
così grandi che quando poi ci incroci sopra le braccia, ti sembrerà di essere al balcone... ci metterai i vasetti di fiori
che poi andrai ad innaffiare tutte le mattine. Ohi, che bella! Che vestito!
storia che ti te saresi el dopiòn de l'Amleto.68
Marta e Donnazza calzano gli zoccoli a Elisabetta.
MARTA
Hai ubriacato anche me!
ELISABETTA
MARTA
Ah, ti ci ho messo il dubbio, finalmente!
Più che altro sono perplessa... capisci che se è
come tu sospetti, vuol dire che qui c'è sotto tutta una
manovra organizzata in grande stile.
ELISABETTA
DONNAZZA
Certo che c'è.
Scùseme, rejna, ma no' son d'acòrdo.
Andémo. Una revolta aorganizàda da gènt de teatro... Te
i vedi teatranti con spadi de legn e i canon carigà de
talco e de cipria? «Pronti per la revolta! Carighè i
canon! Fuoco! PUAH!» (Mima l'esplosione di un
cannone caricato a talco, tossisce soffocata) Fine de la
revolta. (Si spazzola col dorso della mano il vestito come
fosse ricoperto di polvere).69
ELISABETTA
Macché, quelli, i teatranti, fanno il coro, ma
dietro c'è chi spara, e sul serio! E ve lo dimostro. Dammi
il manoscritto dell'Amleto, vi leggerò questo monologo
68
69
Sì, sì, resterà sbalordito. Quasi come sono io adesso per questo ribaltone che mi hai combinato con questa storia che
tu saresti il doppione di Amleto.
Scusami, regina, ma non sono d'accordo. Andiamo! Una rivolta organizzata da gente di teatro? Te li vedi i teatranti
con le spade di legno e i cannoni caricati con talco e cipria? «Pronti per la rivolta! Caricate i cannoni! Fuoco!»
PUAH! PUAH! Fine della rivolta.
63
sostituendo il maschile con il femminile. Al posto di
«principe» metterò «regina». (Legge) «Ma io... io stessa
mi ribellerei se mi vedessi su un trono a rabberciare una
politica così baldracca!»
Entra Egerton con un'altra cartella in mano.
EGERTON Si può? Disturbo...?
ELISABETTA
(la Donnazza va verso Egerton e gli fa dei
cenni per zittirlo, Elisabetta si alza e cammina sugli
zoccoli)
Zitti lì in loggione. (Riprende la lettura)
«Cristo, bisogna pure che io abbia fegato di colomba,
altrimenti avrei ingrassato tutti gli avvoltoi dell'aria con
i resti di questa mia carogna di falsa regina!»
EGERTON (alla Donnazza) Ma con chi ce l'ha?
DONNAZZA
(sotto voce in crescendo) A l'è drio a ziogàr
la parte de l'Amleto che ol sarìa un travestìt un po' de
oregia, coi piûmi in tel cûl, che ol fa el verso a la
rejna...70
ELISABETTA
(tentando di interrompere la Donnazza)
«Oscena monaca ruffiana...»
70
Sta recitando la parte di Amleto che sarebbe un travestito un po' checca, con le piume nel culo, che fa il verso alla
regina...
(mima a Egerton, in «grammelot»,la trama
DONNAZZA
dell'Amleto)
Fine del primo atto! (A Elisabetta) Siòra,
devo spiegarghe quaicoss che no 'l sa niente de
l'Amleto... dev'esser vûn de la polizia. (Continua a
spiegare ad Egerton in «grammelot» la trama
dell'Amleto)... Fine del quarto atto!71
Zitta, Donnazza. «Oscena monaca
ELISABETTA
ruffiana...» (la Donnazza, di nascosto dalla regina,
mima con le mani la trama del quinto atto. Tenta di
bloccarla.) Donnazzza dammi la mano!
DONNAZZA
Quasi fine del quinto!
ELISABETTA
(alla Donnazza) Se parli ancora, chiamo le
guardie e ti faccio cacciare! (Riprende la lettura)
«Oscena monaca ruffiana... invece di buttarmi contro
chi ha combinato 'sta truffa, chi trama inganni e
massacri ecco che scivolo e riesco a scaricarmi d'ogni
impegno, come una vera baldracca!» Perché mi
guardate così Egerton? Mi trovate cresciuta? (Allude ai
trampoli) Non lo sapevate che si cresce fino a
settant'anni! (Seria) Ditemi un po', se qualcuno avesse
l'ardire
71
di
fare
il
verso
alla
vostra
regina,
Fine del prima atto! Signora, devo spiegargli qualcosa perché non sa niente dell'Amleto... dev'essere uno della
polizia. Fine del quarto atto!
65
scimmiottandola con insulti del genere, voi cosa
fareste?
EGERTON
Signora, chi s'è permesso di mancarvi di
rispetto a 'sto modo?
ELISABETTA
(passa il manoscritto ad Egerton) Ecco qui:
nome e cognome e le tirate infami, parola per parola. Se
voi, caro Egerton, andaste un po' più spesso a teatro... al
Globe... per esempio, questa sera stessa, le sentireste
ripetere.
DONNAZZA
Ve n'ancurgerìt che l'Amlet l'è un travestìt
che el fa ol verso a la rejna... in fondo a un pozz,
travestìd de rana, guarda el cûl del sidèllo e dise: «Oh,
che bel sol!»72
EGERTON È impossibile!
MARTA
È vero, questi teatranti da strapazzo la
insultano... e la gente applaude!
ELISABETTA
E voi vi interessate solo a fabbricar trappole
per farci cascar dentro Essex con la sua banda di
sconsiderati.
EGERTON Davvero al Globe dicono infamità del genere?
Lo sceriffo Golber sta là ogni sera e non se ne è accorto,
72
Vi accorgerete che Amleto è un travestito che fa il verso alla regina... in fondo ad un pozzo, travestito da rana, guarda
il culo del secchio e dice: «Oh, che bel sole!»
non m'ha detto che s'alludesse a voi.
ELISABETTA
Il mio cavallo di legno ha più cervello e più
fantasia di voi.
DONNAZZA
ELISABETTA
E el pisa anca pûsé!73
Datemi il manoscritto. Ascoltatemi Egerton,
e cercate di capire il vero significato di quello che vi
leggerò.
DONNAZZA
No, Siòra, n'ol capìsse... (Allude all'aria
attonita di Egerton).74
ELISABETTA
Zitta, Donnazza!
DONNAZZA
Ma vardì l'espressiòn che ol g'ha, no'l po'
capire. No'l g'ha lûce in ti ögi...75
ELISABETTA
Basta. È Amleto che parla. (Legge) «Il
vantaggio dei potenti sta nel dubbio dei loro sudditi».
(La Donnazza fa il verso all'espressione da gufo
perplesso di Egerton) Oh, Donnazza, sto leggendo
Shakespeare e non ti permetto di disturbare!
DONNAZZA
Mi no' disturbo, ma lû no' capisse!76
ELISABETTA
(riprende la lettura)
«Nell'ignoranza di ciò
che si ritrova nell'aldilà. L'angoscia che ci prende
73
74
75
76
E piscia anche di più!
No, Signora, non capisce...
Ma guardate l'espressione che ha, non può capire. Non ha luce negli occhi...
Io non disturbo, ma lui non capisce.
67
dinanzi al baratro, nel buio che ci aspetta cessata la vita.
Sarà sonno il morire? Sarà come dormire? Forse
sognare. E nel sonno della morte, grida e incubi atroci ci
perseguiteranno afferrandoci alla gola? Se la gente
potesse scoprire cosa davvero le spetta alla fine del gran
viaggio dal quale nessuno ha mai fatto ritorno... potesse
qualcuno tornare invece a raccontare... ogni re, ogni
regnante rischierebbe di ritrovarsi senza sudditi.»
EGERTON Non capiso...
Espressione soddisfatta della Donnazza.
ELISABETTA
Ecco bravo, questa deve essere la vostra
battuta fissa. Ripetetela ogni tanto, mi aiuta. Avanti,
ditela.
EGERTON Non capisco.
ELISABETTA
(sempre leggendo)
«Non capite? Se non ci
fosse il terrore per l'aldilà ognuno si scannerebbe! A
mille e mille si finirebbero... chi buttandosi a capofitto
da una rupe... chi nel mare, chi nel fuoco...» Ancora la
vostra battuta fissa, prego Egerton.
EGERTON Non capisco.
DONNAZZA
Come l'è natûrale! (Si avvicina ad Elisabetta
e sbircia il manoscritto).77
Bravo! (Riprende a leggere) «Non capite?
ELISABETTA
Ma è così chiaro, ditemi voi. Chi sopporterebbe le
bastonate e gli infami sfottò di questo mondo, le
ingiustizie, l'oppressione, l'insulto del superbo... un
amore disprezzato... una legge che t'ammazza con i
rimandi...» Attenti che non invento niente, vero
Egerton? «... chi sopporterebbe l'eterna spocchia del
potere e le sue trappole?»
EGERTON Eh sì, ce l'ha proprio con noi.
DONNAZZA
A l'è devenü un fûlmine!78
«E il giusto che, paziente, s'illude ancora
ELISABETTA
che si arriverà a dargli ragione al fine del suo ossequio,
insultato, deriso. Chi vorrebbe sopportare la vergogna e
la fatica di trascinarsi una vita insulsa come un sacco di
strame secco, se con un sol gesto potrebbe stroncarla,
farla finita?»
DONNAZZA
Tremendo! T'è capì el maciavèllo? Questo
Scèspir ol dise a la zente: «Ma cosa fàit? No' ve movét?
Accetèt de ves cume stciàvi, ingrugnàt 'me bestie,
soltànt parchè gh'avìt pagûra che morendo finì a
77
78
Com'è naturale!
É diventato un fulmine!
69
l'inferno inciodàt, che ve brûsen?... Cojòn! L'è qui, sû
'sta tera, l'inferno! No' sota! Bûtate, slànzate sensa
pagûra! Fa saltàr per aria 'sto Governo de merda!»
(Accenna una canzone di protesta).79
EGERTON (urlando, sconvolto)
Ha ragione, ha
perfettamente ragione! Qui si incita la gente alla
ribellione, alla rivolta!
Calma! Te stciòpa 'l cervell. Tûto d'ün colpo
DONNAZZA
così! Per gradi bisogna andare.80
Un momento. Adesso mi pare stiate
MARTA
esagerando... Io non ci vedo alcun incitamento alla
rivolta vera e propria. Casomai c'è la tendenza ad
insinuare un certo malumore... diciamo un malcontento...
DONNAZZA
(sfotte il minimizzare di Marta mimando una
gallina che sta facendo l'uovo)
TACH! L'uovo de la
concordia! Con dentro un gesuita, piccolo! (Mima con la
mano un uomo piccolo che fugge).81
EGERTON
Ad ogni modo, Signora, io lo arresto e gli
chiudo immediatamente il teatro!
79
80
Tremendo! Hai capito il machiavello? Questo Shakespeare dice alla gente: «Ma cosa fate, non vi muovete? Accettate
di essere come schiavi, sottomessi come bestie, soltanto perché avete paura che morendo finireste all'inferno
inchiodati che vi bruciano?... Coglioni! É qui, su questa terra l’inferno! Non sotto! Buttatevi, lanciatevi senza paura!
Fate saltare per aria questo governo di merda!»
Calma! Ti scoppia il cervello. Tutto d'un colpo così! Per gradi bisogna andare.
DONNAZZA
E po' te ghe lo brûsi... causa, il vento e le
scintille peregrine...82
ELISABETTA
Non farete niente del genere, caro Egerton.
Indagate piuttosto, e scoprite se questo Shakespeare fa
parte della congiura di Roberto d'Essex... poi si vedrà.
EGERTON Organizzerò senz'altro un'inchiesta.
ELISABETTA
A proposito di inchieste, avete verificato
l'autenticità di quella lettera per Giacomo di Scozia,
quella che secondo voi sarebbe di Roberto d'Essex?
EGERTON
Signora, sono mortificato, ma devo dirvi che
avevate ragione: le lettere sono risultate false... e anche i
sigilli, contraffatti.
ELISABETTA
In così poco tempo, voi avete condotto una
inchiesta così approfondita?
EGERTON No, è bastato appendere per i piedi ai ganci, il
corriere che ce l'ha procurate. Dopo un po' ha ritrattato
ogni cosa. Ha ammesso che si trattava di calunnie
fabbricate ad hoc.
ELISABETTA
Perfetto! Vedi, Marta… nel nostro paese la
bilancia della giustizia è appesa ad un gancio da
macellaio.
81
82
TACH! L'uovo della concordia! Con dentro un gesuita, piccolo!
E poi glielo bruci. Causa, il vento e le scintille pellegrine...
71
DONNAZZA
Bèla! Che bèla frase! Che alegorìa!... (A
Egerton) Scèspir? (Alla regina) Scèspir, Scèspir...83
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
No, Donnazza, è mia.
Lo stile l'era de Scèspir!84
Fra qualche giorno questa frase la
ritroverete in qualche testo del nostro William... Mi ruba
tutto quello! Che c'è ancora Egerton? Che ci nascondete
in quella cartella? Cattive notizie, immagino.
EGERTON Sono delle prove, Signora.
ELISABETTA
Prove di che?
EGERTON Che gruppi di puritani si stanno muovendo per
dare manforte ai congiurati.
ELISABETTA
(ride divertita) Ah, ah... la trappola vi si sta
rivoltando contro, Egerton! Avevate preparato l'esca
dell'armeria perché i congiurati si potessero ben armare,
e Roberto d'Essex si decidesse a sparare... Avreste così
potuto fotterlo definitivamente. Ed ora, gruppi di
puritani stanno ingrossando le fila di Roberto... È
stupendo vedere l'artificiere che prepara le polveri, poi
per errore ci si siede sopra e... PAF!, salta per aria!
DONNAZZA
83
84
Ah, ah! Bèla! Scèspir!
Bella! Che bella frase, che allegoria!... Shakespeare? Shakespeare, Shakespeare...
Lo stile era di Shakespeare!
ELISABETTA
DONNAZZA
È mia, Donnazza!
Ma alora, lû, del suo, 'sto Scèspir cosa scrive,
cosa? (Pausa) Ladròn!85
EGERTON
Non capisco questa vostra straordinaria
soddisfazione, Signora; sembra che godiate all'idea di
una nostra eventuale sconfitta.
Ha ragione, sei proprio pazza. Dimentichi che
MARTA
sarebbe anche la tua.
ELISABETTA
Certo, certo... ho esagerato. Bene, allora che
aspettate ad intervenire?
EGERTON
Signora, in questo momento sono dispersi in
piccoli gruppi... aspettiamo che si riuniscano. Li
attaccheremo prima che riescano ad arrivare al
Parlamento ed al Palazzo.
ELISABETTA
Quale Palazzo?
EGERTON Qui, il vostro.
DONNAZZA
Te g'ha capìo, cara rejna... 'sti malnati a
g'hanno la golosìa de vegnìre a copàrte!86
MARTA
Proprio così!
EGERTON Quindi Signora, anche su sollecitazione di Sir
Cecil, credo sareste più al sicuro in altro luogo che non
85
86
Ma allora, di suo, questo Shakespeare che cosa scrive, cosa? Ladrone!
Hai capito, cara regina... questi malnati hanno la bramosia di venire ad ammazzarti.
73
questo.
ELISABETTA
DONNAZZA
Dovrei far fagotto insomma.
Dopo che t'ho fait el balcon coi vasèti soravìa
de nafiàre.87
ELISABETTA
EGERTON
Zitta!
Sì, Signora, anche i Lord e il Parlamento, e
soprattutto Bacone, insistono perché prendiate alloggio
nella fortezza di Kinilworth... sotto scorta armata,
naturalmente.
ELISABETTA
Sotto scorta? Ma perché proprio io? Che
c'entro io? Personalmente ho letto decine di scritte
apparse sui muri di Londra in questi giorni, ed in
nessuna si incitava ad insorgere contro la regina, a farle
la pelle. Al contrario, ho ritrovato insulti e minacce di
morte soprattutto contro di voi, Egerton... contro
Cecil..., i Lord... per non parlare di Bacone. Siete voi
che, secondo il popolo, mi consigliate una cattiva
politica... Per loro io sono sempre la loro buona regina.
Vi dò un consiglio: andateci voialtri, tutti in gruppo,
sotto scorta armata, nella fortezza di Kinilworth che è
più sicuro.
DONNAZZA
Ah, tremenda rejna!
Elisabetta, sei davvero spietata! Ma dì un po',
MARTA
quando avresti letto quelle scritte sui muri? Che io
sappia sono settimane che non esci.
EGERTON
Appunto. A meno che, Signora, non ve ne
siate andata da sola, di notte per le strade.
ELISABETTA
Donnazza, passami quel tubo... (Indica un
cannocchiale che si trova appoggiato alla parete del
letto) Ci sono andata con questo.
EGERTON Che cos'è?
ELISABETTA
regalo
(porge il cannocchiale ad Egerton)
dell'ambasciatore
veneziano.
Si
È un
chiama
telescopio o cannocchiale. Appoggiateci l'occio. È un
aggeggio portentoso!
EGERTON (punta il cannocchiale verso il fondo della
platea)
È fantastico... Incredibile come tutto ci viene
vicino. Stupendo! La gente laggiù ti pare di poterla
toccare con le mani.
MARTA
Vi dispiace passarmelo un attimo?
EGERTON Prego, accomodatevi. Certo sarebbe magnifico
averne qualcuno anche noi della polizia, di questi
aggeggi.
MARTA
87
Strabiliante!
Dopo che ti ho fatto il balcone con i vasetti sopra da innaffiare.
75
ELISABETTA
Certo, ne ho già ordinata una cassa anche
per voi. Così potrete controllare tutti i cittadini in ogni
momento: cosa fanno, con chi stanno... anche dietro le
finestre, dentro la propria casa. Li potrete osservare a
letto, quando fanno l'amore e anche quando fanno i loro
bisogni... Tutto sotto controllo! Uno stato davvero
moderno: lo stato guardone!
DONNAZZA
(strappa di mano a Marta il cannocchiale e ci
guarda dentro) Dio Signùr! Me sta catàndo un futùn, o
l'è vèra quèl che vedi?88
ELISABETTA
DONNAZZA
Che c'è?
Lagiù, in fund a quèla strada, me pare propri
el vostro inamoràdo Milord d'Essex... Oh, ma che bel
omo! L'è cun i so'. Oh, che bèl omo!... I vegne avanti in
processiòn! Ömeni e done ghe fan aplausi.89
MARTA
(alla Donnazza)
Dài qua... (Guarda a sua volta
nel cannocchiale) E sì... sono armati, si sbracciano...
stanno invitando la gente ad unirsi a loro.
EGERTON
Accidenti... non li aspettavamo così in fretta!
(Prende il cannocchiale a Marta) Scusate... fate vedere.
ELISABETTA
88
89
(si riprende di prepotenza il cannocchiale)
Dio, Signore! Ho le traveggole oppure è vero quello che vedo?
Laggiù, in fondo a quella strada, mi pare proprio il vostro innamorato, Milord di Essex... Oh, ma che bell'uomo! É
con i suoi. Oh, che bell'uomo... Vengono avanti in fila! Uomini e donne li applaudono.
L'aggegio è mio, ho la precedenza!
DONNAZZA
(prende dalla cesta un piccolo cannocchiale e
lo punta verso la platea)
Vardìt, vardìt, rejna... g'ho
propri pagûra che 'sta volta a ghe sèm.90
ELISABETTA
Donnazza, ma dove hai preso quel
telescopio?
L'è mè! L'ho portà da Venesia. I vènden in
DONNAZZA
piàsa sûi bancarèl; ogne diése gondolète de lègn che te
compri, te ne dan vûno per regalo. Segreto miliare!91
ELISABETTA
(guardando nel telescopio)
Ecco, là c'è un
altro gruppo che attraversa il ponte di San Bartolomeo...
e un altro avanza da Trygham.
Scusate ma bisogna che io me ne vada
EGERTON
immediatamente. Devo raggiungere Hellington per
organizzare il contrattacco.
DONNAZZA
(ad Egerton) El compàgni a la porta...92
ELISABETTA
Fermo! Voi non organizzate un bel niente!
L'ordine è: nessuno si muova! Lasciate pure che si
sfoghino a godersi gli applausi dei bottegai e dei
ragazzotti del mercato.
90
91
92
Guardate, guardate, regina... ho proprio paura che 'sta volta ci siamo.
É mio, l'ho portato da Venezia. Li vendono in piazza, sulle bancarelle; ogni dieci gondolette di legno che compri, te
ne danno uno in regalo. Segreto militare!
L'accompagno alla porta...
77
DONNAZZA
Brava rejna! Che tant quèi, a la prima
sparagnàda de canòn, i se la fa' adòss pejòr del so'
cavàlo!93
ELISABETTA
Fate una cosa, Egerton, andate da sir Cecil e
ordinategli di inviare da Essex il Presidente del
Parlamento e il Capo della Giustizia con questa
missiva... prendete appunti...
DONNAZZA
(dal leggìo ha preso un foglio e una penna)
Son pronta mi per ciapàr nota. Scrivi mi, Siòra.94
ELISABETTA
(fa un cenno di consenso)
Veniamo da
parte...
DONNAZZA
Aspèta un àtimo che ghe meto l'indirìso. «Per
el Sior Conte d'Essex... Palàso...»95
ELISABETTA
Se mando due Lord a portare il messaggio,
l'indirizzo non serve.
DONNAZZA
Siòra, ma se se pèrden i Lord... se pèrde anca
il messaggio... Cosa ghe costa a mèter l'indirìso?96
ELISABETTA
DONNAZZA
Beh, sbrigati.
«Al Conte d'Essex, ne le sue proprie mani de
lû.»97
93
94
95
96
97
Brava regina! Che tanto quelli, al primo colpo di cannone, se la fanno addosso peggio del vostro cavallo!
Sono pronta io a prendere nota. Scrivo io, Signora.
Aspetta un attimo che ci metto l'indirizzo. «Per il signor Conte d'Essex... Palazzo...»
Signora, ma se si perdono i Lord... si perde anche il messaggio... Cosa vi costa mettere l'indirizzo?
«Al conte di Essex, nelle sue proprie mani di lui.»
ELISABETTA
DONNAZZA
«Veniamo...»
(ripete meccanicamente) «Veniamo...»
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
«... da parte della regina...»
«... della rejna...»
«... e vogliamo conoscere...»
(ripete meccanicamente)
«... e vogliamo
conoscere... l'altra parte!»
Non dire sciocchezze! vogliamo conoscere
ELISABETTA
la ragione...»
DONNAZZA
«... e vogliamo conoscere la ragione» Punto!
Oh là, ciarò!
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
Perché punto? Non te l'ho dettato.
È finita la frase.
Nossignore, prosegue.
Virgola, allora!
No virgola!
Punto e virgola!
No, punto e virgola!
Punto esclamativo!
ELISABETTA
No, ho detto! Non c'è punteggiatura!
DONNAZZA
Ma dovrò trûcà 'sto punto che m'è scapà!
Ghe mèto un fiore? Un dragòn? San Giorgio a
79
cavàlo?98
ELISABETTA
Va beh, virgola... «Veniamo da parte della
regina e vogliamo conoscere la ragione...»
Virgola.
DONNAZZA
ELISABETTA
«... di questi sembraménti...»99
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
«... la ragione di questi assembramenti...»
Assembramenti!
(testarda) Sembraménti!100
ELISABETTA
DONNAZZA
Assembramenti!
(con l'aria di chi ha capito tutto)
«Ah,
sembra menti!» Con l'ironia: (riprende a scrivere) ah!
ah!, sembra menti! Ah! Ah!101
ELISABETTA
(continuando con sopportazione)
«La
regina...»
DONNAZZA
Un'altra?
ELISABETTA
No!
DONNAZZA
Sempre quèla de prima. (Scrive) «La regina,
sempre quèla de prima...»102
ELISABETTA
DONNAZZA
98
99
100
101
102
No, è sottinteso!
Devono indovinare?
Ma dovrò truccare 'sto punto che mi è sfuggito! Ci metto un fiore? Un dragone? San Giorgio a cavallo?
«... di questi sembramenti...»
Sembramenti!
«Ah, sembra menti!» Con l'ironia: ah! ah! sembra menti! ah! ah!
Sempre quella di prima! «La regina, sempre quella di prima...»
Silenzio! «La regina vi assicura...»
ELISABETTA
DONNAZZA
«La regina ve segûra...»103
(la
ELISABETTA
corregge
ribadendo
la
parola
sottolineando con la voce la lettera A) Assicura.
DONNAZZA
(con l'aria di dire: ma è lo stesso, no?)
Segûra.104
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
Assicura!
Anche questa? «Ah!, segûra.» Ah! Segûra.
«... che sarete...»
«... che ah!, sarete...»
No! Non ci va la «ah»! «... che sarete...»
Eccezione, allora!
Macché eccezione. Basta!
DONNAZZA
«... che sarete...»
ELISABETTA
«... ascoltato...»
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
103
104
«...scoltato...»
Ascoltato.
«Ah!, scoltato!»
«... e...»
«... a...»
No «a», «e»! «... e sarà fatta...»
«La regina vi assicura...»
Sicura.
81
DONNAZZA
«Ah!, sarà!» Un'altra eccezione? Due
eccezioni? (Elisabetta la guarda minacciosa - riprende a
scrivere) «... sarà...!»
ELISABETTA
DONNAZZA
«... sarà fatta giustizia!»
Oh! «... che sarete ah!, scoltato e sarà
facta...» (È arrivata all'angolo in basso del foglio e non
riesce a farci stare tutta la frase).105
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
«... giustizia!»
«...justi... justi...» (gira il foglio).106
Donnazza, cosa fai?
No' gh'è restà spàsio per la giûstisia! (Si
avvicina a Egerton e in grammelot facendo sintesi rilegge
tutta la lettera).107
ELISABETTA
(elenca più volte d'interromperla e alla fine
grida:) Donnazza! Porca puttana! La firma!
DONNAZZA
Ghe l'ho metûda mi! Porca pûtana!
(Consegna la lettera a Egerton).108
EGERTON
Con permesso, Signora. A più tardi. (Da una
occhiata alla lettera e rivolgendosi alla Donnazza dice)
Ma in che linga è scritta?
105
106
107
108
Oh! «... che sarete ah!, scoltato e sarà fatta...»
«... giusti... giusti...»
Non è rimasto spazio per la giustizia! (.....)
Ce l'ho messa io! Porca puttana!
DONNAZZA
ELISABETTA
Angloveneto! Capisse dapartût.109
Egerton, sia dichiarata la tregua per
ventiquattro ore; non appena i Lord avranno parlato con
Roberto d'Essex, me lo portino qua. Grazie!
EGERTON
Senz'altro, Maestà. Riferirò al più presto.
(Esce di scena).
DONNAZZA
Ah, rejna... avìt vist che fàcia sbianchìda gh'è
vegnì al sor Egerton quando gh'avìt dit dei scriti contro
de loro che gh'è sûi mûri? A scomèti che al sir Cecil e al
Bacòn gh'è 'gnit la scagaròla!110
MARTA
Per favore, Donnazza... parla meno triviale!
DONNAZZA
L'è a frequentar rejne che m'è vegnì 'sta
parlada schìfia. Porca puttana!111
ELISABETTA
(cambio tono: preoccupata)
Donnazza, hai
sentito... tra poco Roberto sarà qui... m'avevi promesso
chissà quale miracolo per i miei seni.
DONNAZZA
T'el fagarò, ma t'avèrto che ol ghe sarà un
poco de sbrusòr.112
ELISABETTA
Bruciore?
DONNAZZA
Sì, per via di queste. (Prende del suo cesto
109
110
111
112
Angloveneto. Lo capiscono ovunque.
Ah, regina... avete visto che faccia pallida è venuta al signor Egerton quando gli avete detto delle scritte contro di
loro che ci sono sui muri? Scommetto che a sir Cecil e a Bacone è venuta la cagarella!
É a frequentare regine che mi è venuta 'sta parlata triviale. Porca puttana!
Te lo farò, ma ti avverto che ci sarà un poco di bruciore.
83
un barattolo che mostra ad Elisabetta).113
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
DONNAZZA
Cosa sono?
Avìs.114
Avìs? Come dire api? Che intenzioni hai?
Per prima, ti Marta cata 'sto toco de legno de
sandalo per far fumo. (Ad Elisabetta) Mi ghe te meto el
vasèt avèrto, con deréntro l'avìs, improprio sû la zinna...
Po' ghe svrésigo entòrno un zinìn de fumo... l'avìs che
gh'è derénto la se enrabìse e TOCH!, a te beca. De lì un
poco te vedarà gionfiàrte 'sta zinna che l'è un belé!
Durra, stagna... slùstrega!115
Ma tu sei pazza! Farmi gonfiare il seno da
ELISABETTA
una ape?! Col dolore bestia che fa!
MARTA
Certo che è una trovata stupenda... non ci avevo
mai pensato.
ELISABETTA
E perché allora non te la fai beccare a te la
zinna, se è tanto stupenda?
DONNAZZA
(alludendo alle poppe striminzite di Marta)
Sì,ma per lée ghe vurrìa un vespòn...116
MARTA
113
114
115
Ma io non ho nessun Roberto da coccolare sul
Sì, per via di queste.
Api.
Prima di tutto tu, Marta, prendi questo pezzo di legno di sandalo per fare fumo. Io ti metto il vasetto aperto, con
dentro l'ape, proprio sulla zinna... poi cospargo intorno un po' di fumo... l'ape che è dentro si arrabbia e TOCH!, ti
punge. Di lì a poco vedrai gonfiare 'sta zinna che è una bellezza! Dura, soda, turgida.
mio turgido seno, mia cara. Ad ogni modo, puoi sempre
dire di no. Ci metteremo del cotone sotto il corpetto...
DONNAZZA
Bon, se pol far anca col codòn, con tüto che
nol sarà el mismo efècto... el codòn. Gh'è anca un
proverbio popolare che dise: «Il cotòn a l'è il cotòn. No'
dà satisfasiòn!» Pûta caso che al Roberto ghe vegn vöja
de farte 'na cara... E po', no' l'è che te fagarà gran male 'sta
becàda de l'avìs... perché mi sû la zinna da cagnàr ghe
stendo un poco de mièl con la mirra che desmèsa el
dolòr.117
ELISABETTA
Sei sicura che mi verranno sode e gonfie
tanto?
DONNAZZA
Beh, non proprio come di balòn... ma bèle,
t'el segùro.118
ELISABETTA
D'accordo, via allora! Facciamoci anche
'st'altra pazzia.
La Donnazza dal suo cesto prenderà via via i barattoli, i
vasetti che le servono...
116
117
118
Sì, ma per lei ci vorrebbe un vespone...
Bene, si può fare anche con il cotone, ma isa chiaro che non farà lo stesso effetto, il cotone. C'è anche un proverbio
popolare che dice: «Il cotone è il cotone. Non dà soddisfazione!» Metti caso che a Roberto venga voglia di farti una
carezza... E poi, non è che ti farà questo gran male la beccata dell'ape... perché io sulla zinna da pungere ti spalmo un
poco di miele con la mirra che dimezza il dolore.
Beh, non proprio come dei palloni, ma belle, te l'assicuro.
85
MARTA
(alla regina) Brava! Forza Donnazza!
DONNAZZA
Bon, spècia che ghe fago la stendûda de mièl
e mirra. (Indica a Marta di accendere il pezzetto di
legno di sandalo) Jùdame.119
ELISABETTA
DONNAZZA
Un momento, quanto durerà 'sto gonfiore?
Oh, tre ziorni... anco sinque. Depende de
quanto tempo ghe lassémo derénto el pungignón.120
Ah, perché se il pungiglione lo si toglie
ELISABETTA
dopo una mezz'ora...
DONNAZZA
No, mezz'ora l'è tropo! Te cresse ûna zinnà
come un'angûria! Cossì!121
ELISABETTA
Ci mancherebbe anche questa!
Rejna dolza, mo' cata un bèl respìr
DONNAZZA
profondo.122
ELISABETTA
DONNAZZA
Roberto, amore mio, lo faccio per te!
Vui Marta, andèghe intorno col fumo.
(Applica il barattolo al seno della regina).123
ELISABETTA
DONNAZZA
119
120
121
122
123
AHIUIUIU! Mamma che dolore!...
Benòn, maravègia! L'ha becàda sùbeto...
Bene, aspetta che spalmo il miele e la mirra. Aiutami.
Oh, tre giorni... anche cinque. Dipende da quanto tempo lasciamo dentro il pungiglione.
No, mezz'ora è troppo! Ti cresce una zinna come un'anguria! Così!
Regina dolce, adesso prendi un bel respiro profondo.
Voi Marta, andatele intorno con il fumo.
Vivva!124
MARTA
Aspetta che soffio...
ELISABETTA
Sto impazzendo... ohi, che bruciore!
DONNAZZA
Tegne, tegne... Majestà, te meto soravìa un
poco de cànfora. (Posa in vista il barattolo appena
usato).125
ELISABETTA
Basta, basta... togli il pungiglione...
DONNAZZA
No, ancora un poco... spècia, dolza, resiste.
Varda, varda che se sgionfia de già.126
ELISABETTA
(felice)
Si gonfia, si gonfia! (cambia tono)
OHOH... ma che dolore!
MARTA
Resisti ancora... pensa quanto sarai splendida
dopo. Quasi quasi me lo faccio fare anch'io. (Indica il
barattolo posto sulla predella) Dì, ma quell'ape dentro il
vasetto?
DONNAZZA
Oh, oremai la g'ha perdùo el pungignòn... l'è
morta. Spècia che intanto preparo un altro vasètt con una
avìs nova...127
ELISABETTA
Aspetta, fammi prendere un po' di fiato,
almeno.
124
125
126
127
Bene, meraviglia! L'ha punta subito... Evviva!
Resisti, resisti... Maestà, ti metto sopra un poco di canfora.
No, ancora un poco... aspetta, dolce, resisti. Guarda, guarda che si gonfia già.
Oh, ormai ha perso il pungiglione... è morta. Aspetta che intanto preparo un altro vasetto con un'ape nuova...
87
DONNAZZA
No, i deve crésser gonfie insèma le zinne...
per podérle regolàr... No' ti vorà che una monta monta e
l'altra resta basàda a campanella.128
ELISABETTA
E va bene... muoviti... (Si blocca molto
imbarazzata) Oddio!
MARTA
Che ti succede?
ELISABETTA
(piena di vergogna) Mi sto facendo un'altra
volta la pipì addosso...
DONNAZZA
L'è normal. I cagnàt de avìs fan tûti 'sti efèti.
Fanne quanta ne voj, che tanto dopo, ghe darèm la colpa
al cavalo de legn che pissa. Alora, via con la seconda!
(Applica al seno il secondo barattolo)... Becca,
rejna?129
ELISABETTA
DONNAZZA
No, non becca.
(a Marta)
Dai, fumo, fumo... (Si rivolge
speranzosa alla regina) Becca?130
ELISABETTA
No, non becca...
DONNAZZA
Oh, malnàta d'una avìs! No' la vol becàre!
Ma mi te stronco! (Agita il barattolo).131
ELISABETTA
128
129
130
E che succede adesso? Che rimango con un
No, devono crescere insieme le zinne... per poterle regolare... Non vorrai che una cresca, cresca, e l'altra resti
abbassata a campanella.
É normale. Le morsicature d'ape fanno tutte 'sto effetto. Fanne quanta ne vuoi, che tanto dopo, daremo la colpa al
cavallo di legno che piscia. Allora, via con la seconda! Beca, regina?
Fai fumo, fumo... Punge?
seno rigonfio a melone e l'altro a mozzarella secca?
DONNAZZA
No, no... a g'ho qui il vendicadòr! (Estrae dal
cesto un altro barattolo).132
Cos'è?
ELISABETTA
DONNAZZA
Un vespòn irlandese.133
Un vespone irlandese?! (Si alza in piedi
ELISABETTA
spaventata) Ho capito, fai parte della congiura... mi vuoi
ammazzare a vesponate!
Ma no' ti far pagûra dolzo splendòr, l'è una
DONNAZZA
spuntûra più mòrbeda de quèla de l'avìs! Su, remètete
tranquilla!
(Marta
senza
rendersi
conto
ha
precedentemente posato il tizzone sulla sedia della
regina non appena s'è levata in piedi) Tegnelà, giù,
Marta...134
Marta sospinge la regina sulla poltrona: Elisabetta si alza
di scatto mandando un urlo.
MARTA
Scusami tesoro... la colpa è mia che ho
appoggiato il tizzone proprio lì...
131
132
133
134
Oh, malnata di un'ape! Non vuol beccare! Ma io ti stronco!
No, no... ho qui il vendicatore!
Un vespone irlandese.
Ma non ti far prendere dalla paura dolce splendore, è una puntura più delicata di quella dell'ape! Su, rimettiti
tranquilla! Tienila giù, Marta!
89
DONNAZZA
Disgrasìada... brûsarghe i ciàpi a la rejna!
(Prende un catino) Sèntate qui... derénto al cadìn che te
desfrègia
co'
l'aqua.
(Nel
porger
il
catino,
inavvertitamente posa il barattolo con il vespone
irlandese sulla sedie di Elisabetta).135
ELISABETTA
Va via! Mi manca pure di mettere il sedere a
mollo! (Si siede. Altro urlo scattando in piedi)
Ahiahaahiah!
MARTA
Che succede ancora?
ELISABETTA
Un'altra volta il tizzone?
DONNAZZA
No, 'stavolta s'è sentàda sûl vasèt de l'avìs!
(Prende il vasetto) 'Sta malnàta! Nol g'ha vorsùo becàrte
sû la zinna, t'ha becàt sû una ciàpa! Catolico!
Repûblican!136
ELISABETTA
Oddio, che disgrazia! Adesso ci ho una
natica a melone e un seno a popone, una zinna a
mozzarella secca e l'altra natica scottata. Che regina
scombinata!... (Avvilita) E continuo a farmi la pipì
addosso!
Si abbassa la luce sulla canzone: «Elisabetta, regina
135
136
Disgraziata, bruciare le chiappe alla regina. Siediti qui... dentro al catino, che ti raffredda con l'acqua.
No, 'stavolta si è seduta sul vasetto con l'ape... 'Sta malnata! Non ha voluto pungerti sulla zinna, ti ha punta su di una
chiappa. Cattolico! Repubblicano!
pazza».
«Elisabetta, regina pazza
per farsi le poppe da ragazzina
per essere bella anche di mattina
si è fatta beccare da un vespon.
S'è fatta beccare sulle zinne
da un vespone a righe gialle
una zinna come una palla
ed una zinna come un melon.
Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!
Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!
Una zinna gonfia tre spanne
l'altra invece a campanella,
e il vespon non la vuol beccare
non vuol beccare la mozzarella,
la zinna più frolla non vuol beccar.
Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!
Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!
91
Achiappa 'sta vespa maledetta
e la regina la gran tetta,
ha la natica come un melon.
Zinna a popone, poppa a melone,
una natica piatta, l'altra a pallone,
per lo stress fa la pipì, la regina fa la pipì.
Con una zinna sì, l'altra no, 'Lisabetta fa la pipì.
La regina una gran tetta
una natica ch'è un melon.
Zinna poppone, pappamelone
natica piatta e l'altra a pallone,
per lo stress fa la pipì,
fa la pipì, fa la pipì.... Ià!»
FINE PRIMO ATTO
93
SECONDO ATTO
Il sipario ancora calato parte la canzone: «Isabella la
rossa».
«Il prigioniero della torre è disceso or or,
oh Dio, il mio cuor.
E la testa è spiccata,
la mia vita è finita,
finito è il mio amor.
Isabella la rossa aveva tre giovani,
il primo la notte stava sull'uscio,
il terzo la sera veniva a cantare
e l'altro nel letto nascosto faceva l'amore,
nel letto con lei faceva all'amore.
Isabella non farlo, è un terribile error,
tu sei tutta un rossor,
far l'amor di nascosto,
questo giovane è morto,
94
è una tomba al tuo amor.
Vai via che è l'alba, ti posson scoprire,
ti faranno morire, morire impiccato.
Il primo la notte restava sull'uscio,
il terzo la sera veniva a cantare
e l'altro nel letto nascosto faceva l'amore,
nel letto con lei faceva all'amore.
Sul finire della canzone «Isabella la rossa» sale
lentamente, fino ad arrivare in totale, la luce. In centro
scena, la regina in groppa al cavallo di legno guarda
(fondo platea) nel cannocchiale.
Indossa la vestaglia del primo atto, è senza parrucca.
Di lato, ben in vista, sul porta-abiti che già conosciamo,
un sontuoso vestito bianco da cerimonia.
Su una sedia una sottogonna con cerchio, una cuffia, un
abito.
Sul letto armadio, ben visibile una parrucca identica a
quella che indossa Elisabetta, solitamente.
ELISABETTA
Sei ancora sveglio? Sì, sì, quelle accese
sono le luci delle tue finestre. (Verso la quinta, urlando)
95
Marta! (Torna a parlare tra se) Per l'amor di Dio,
Roberto, basta! (Sempre più irosa) Martaaa!
Entra Marta correndo e si dirige verso il letto di
Elisabetta.
MARTA
Eccomi cara, cosa c'è?
ELISABETTA
Ma dove vai? Non senti che non sono a
letto?
MARTA
(meravigliata) Ma cosa fai lassù?
ELISABETTA
Sono salita quassù, perché questo è l'unico
modo per riuscire a vedere le finestre delle stanze di
Roberto.
MARTA
Ma non sei nemmeno andata a letto?
ELISABETTA
No! Non riesco a chiudere occhio. Sono
tesa... come un tamburo!
MARTA
Su, rilassati cara. Vuoi una tisana?
ELISABETTA
Macché tisana! Non capisci niente! Non
riesco a chiudere occhio, sono tesa come un tamburo per
via che m'avete tirato troppo la pelle sulla fronte. Sono
qui come un vecchio gufo spaventato! Fai venire la
Donnazza.
MARTA
Sì, subito.
96
Dille che mi porti qualcosa anche per
ELISABETTA
raffreddarmi i seni che mi stan bollendo. Potrei stirarci
una camicia!
MARTA
(verso la quinta) Donnazza, muoviti.
Entra la Donnazza, ha con se un'altro cesto.
DONNAZZA
Ècchime cara... che splendòr... sûl so' cavàl
de legn che pissa a la matìna prèst!137
ELISABETTA
Cos'hai in quel canestrello?
DONNAZZA
Vespòn novi, cara.138
ELISABETTA
(spaventata) Ancora?! Va' via per l'amor di
Dio. A parte che quest'ultima puntura del vespone è
stata come una coltellata... M'è venuto perfino un
bernoccolo sul seno sinistro.
DONNAZZA
Bon, se ciama bernocolo de Venere, cara.
Tàchete al cavàl ch'andèm indrìo. (Sospinge il cavallo
verso sinistra).139
ELISABETTA
A parte che mi hai fatto dei seni rotondi sì,
ma strani. Non stan fermi: van su e giù, van su e giù...
fluttuano!
137
138
Eccomi cara... che splendore... sul suo cavallo di legno che piscia alla mattina presto!
Vesponi nuovi, cara.
97
DONNAZZA
Bon cara, l'è un ziogo erotico che i òmeni
ghe van mati... Adèso te tiro via tûte le forcine. (La
Donnazza e Marta, montando su sgabelli, tolgono le
forcine dalla testa di Elisabetta e le disfano le
trecce).140
ELISABETTA
Grazie! Fammi chiudere gli occhi una volta,
prima di morire. Dio, che notte ho passato! Ah! Che
meraviglia il crollo! Come sto bene! (Cambia tono)
Donnazza, come sto male! Ho passato una notte
tremenda! Questa notte ho sentito delle urla che
arrivavano dal Palazzo di Roberto d'Essex... come di uno
scontro armato...
MARTA
Scontro armato?
DONNAZZA
No, Sciura, no' gh'è stait nisciûn scontro. Mi
sont andà d'intorno; g'ho traversàt tûta Londra a trûvà i
vespòn, ma no' g'hai sentìt manco el boiàr d'un can. A
gh'era un silénsio che se podéva sentìr volar le mosche...
Le mosche che volavan ieri sera a Londra!141
ELISABETTA
Eppure ho sentito anche degli spari. Dei
colpi di spingarda.
139
140
141
Bene, si chiama bernoccolo di Venere, cara. Attaccati al cavallo che andiamo indietro.
Bene cara, è un gioco erotico per cui gli uomini vanno pazzi... Adesso ti tiro via tutte le forcine.
No, Signora, non c'è stato alcuno scontro. Io sono andata anche in giro; ho attraversato tutta Londra per trovare i vesponi, ma non
ho sentito neanche l'abbaiare di un cane. C'era un silenzio che si potevano sentir volare le mosche... Le mosche che volavano ieri
sera a Londra!
98
MARTA
Sarà stato un incubo.
Un incubo, oh sì!, l'ho avuto: un incubo
ELISABETTA
tremendo! Ho sognato la Maria Stuarda.
DONNAZZA
No?!
Qua, nella mia stanza, che girava da
ELISABETTA
padrona... senza testa.
DONNAZZA
No?!
E la testa ce l'aveva in mano.
ELISABETTA
DONNAZZA
Viva? La testa viva? Oeh! Come S. Giovanni
decollato! Bé, l'è comodo, parché ti, sensa voltàr la testa,
ti vardi... (mima d'aver la testa in mano e la gira di qua
e di là) varda de chi... varda de là...142
Era spaventosa. Gli occhi si muovevano, la
ELISABETTA
bocca parlava. Sghignazzando, mi diceva: «Brutta
stronza, brutta stronza».
DONNAZZA
Ma no!
«T'è andata male, non è la mia testa che salta,
ELISABETTA
ma quella di Roberto! Ah, ah!» e PRACH!, mi ha fatto un
pernacchio.
DONNAZZA
MARTA
142
143
Un pernàtc co' la testa monca?143
Oh che impressione!
Viva, la testa viva. Oeh! Come S. Giovanni decollato. Beh, è comodo, perché tu... senza voltare la testa, guardi... guarda di qui...
guarda di là...
Una pernacchia con la testa mozza.
99
ELISABETTA
Poi si è messa all'improvviso a giocare con
la sua testa come fosse una palla... la buttava per aria...
la riprendeva. E poi: tan, tan, tan, palleggiava.
Palleggiava?
DONNAZZA
ELISABETTA
La testa!
DONNAZZA
E pôe?144
ELISABETTA
Poi la testa le è sfuggita di mano e ha
gridato: «Cristo... me la rompi, non è una palla!»
Ma boja! Gh'avea rasòn! Ma 'n dove g'ha la
DONNAZZA
testa 'sta dona?! Ah! Ghe l'avea in man. Regolare. Boja,
g'ho capìdo tûto el ziogo ...adeso l'ho capìdo. Vol dir,
'sto insognamento, che el Conte d'Essex l'è sensa la
testa.145
ELISABETTA
(spaventata) Che dici?!
DONNAZZA
L'ha perdû la testa per amor de ti.146
ELISABETTA
MARTA
Ah, fosse vero.
Ma sì, andrà tutto bene, vedrai.
DONNAZZA
(a Marta) A proposito de bone novèle, dighe
del prosimo arìvo, no!147
MARTA
144
145
146
147
Ah sì, me ne stavo dimenticando... Entro oggi
E poi?
Ma boia! Aveva ragione! Ma dove ha la testa questa donna?! Ah! Ce l'aveva in mano. Regolare. Boia, ho capito tutta l'allegoria,
adesso l'ho capita. Vuol dire, 'sto sogno, che il conte di Essex è senza testa.
Ha perso la testa per amore di te.
A proposito di buone notizie, dille del prossimo arrivo, no!
100
quasi sicuramente il capo dei congiurati sarà qui.
ELISABETTA
Roberto?
Roberto D'Essex ol s'è metûo de testa bona e
DONNAZZA
ol vegne a riverìrte. Cunténta?148
ELISABETTA
(aggressiva a Marta)
Una notizia così
importante perché me la tieni nascosta!
MARTA
Ero andata via di testa... con 'sto fatto degli
incubi.
DONNAZZA
(a Marta) Sta atènta ti a non andarghe via de
testa, ma davèro, che questa (indicando Elisabetta) a l'è
gente che... (mima di tagliare teste e di giocare a farle
rimbalzare come fossero palle) ...palleggia!149
ELISABETTA
DONNAZZA
Avanti, Donnazza, fammi scendere.
Sì Siora.150
Le due donne aiutano la regina a scendere da cavallo.
ELISABETTA
Tirami su i capelli... fra poco Roberto arriva,
voglio la pelle tirata. E tu, Marta, mettiti di guardia col
cannocchiale.
148
149
Roberto d'Essex si è messo di buzzo buono e viene a riverirti. Contenta?
Stai attenta a non andare via di testa, ma davvero, perché questa è gente che... palleggia!
101
Bussano alla porta.
ELISABETTA
Stanno bussando... non far entrare nessuno
che sono in disordine!
DONNAZZA
(andando alla porta) L'è inûtil che piché, tant
la rejna no' la pol vedèr nesuno, che l'è tûta spampanènta
che la fa schìfio! (Sbircia alla porta in cima alla scala)
Siora, a l'è el capo de la polisia: ol spiòn.151
ELISABETTA
Egerton? Fallo passare, forse porta notizie di
Roberto.
DONNAZZA
Siora, 'gnir derèntro a vardarve tûta
spampagnàta che sit?152
ELISABETTA
DONNAZZA
Bendalo.
Bendàr ol cap de i spiòn? Ghe vegn un
culp!153
ELISABETTA
DONNAZZA
Calagli il cappello giù fino agli occhi.
Questa l'è un'idea! (Verso l'esterno) 'Gnit
derèntro, sior Egerton. (Entra Egerton, ha con se una
cartella damascata) L'òrden de la rejna l'è de calcàrve
ben ol capèl sû i ögi parché... (Tenta di calargli il
150
151
152
153
Sì, Signora.
É inutile che bussiate, tanto la regina non può vedere nessuno perché è tutta spampanata che fa schifo! Signora, è il capo della
polizia: lo spione.
Signora, venire dentro a guardarvi tutta spampanata come siete?
Bendare il capo degli spioni? Gli viene un colpo!
102
cappello sugli occhi) Boja, oh, ma che testa! Siora a g'ha
'na testa tanto che ghe no' va derentro el capèlo... 'na
testa cussì grosa che se ghe capita in man a un boia, al
boia 'ghe veng lo svenimento da la goduria... Eco qua...
l'è andà. Vai caro. (Sospinge Egerton verso la
regina).154
ELISABETTA
Aiutalo a scendere. Non farlo cadere, che
non vorrei mi si rompesse.
DONNAZZA
ELISABETTA
EGERTON
Ma tant ghe ne avèmo altri de resèrva.155
Che notizie mi portate, Egerton?
Maestà... spero abbiate trascorso una...
(inciampa) buona notte...
ELISABETTA
Ho trascorso una pessima notte! Vorrei
sapere per quale ragione non ho ancora visto il drappello
dei Lord andare da Roberto d'Essex. Come mai?
DONNAZZA
Ghe rispùnda, milord. (Sospinge il cavallo sul
fondo, nella posizione iniziale).
EGERTON Sir Keeper Leslyl era irrintracciabile, Maestà,
e, nell'impossibilità di sostituirlo, abbiamo pensato bene
di rimandare ad oggi.
DONNAZZA
154
Ohi che lappa svelta!156
Questa è un'idea! Venite dentro, signor Egerton. L'ordine della regina è di calcarvi bene il cappello sugli occhi perché... Boia, oh,
ma che testa... Signora, ha una testa così grossa che non entra nel cappello... una testa così grande che se capita in mano a un boia,
al boia gli prende uno svenimento per il godimento... Ecco qua... è andato. Vai caro.
103
Ah sì? Fate, disfate, e a me non si dice
ELISABETTA
niente?... Cosa nascondete in quella cartella?
EGERTON
Sono mortificato Maestà, ma devo ammettere
un'altra volta che i vostri dubbi erano fondati. (Apre la
cartella).
Che dubbi?
ELISABETTA
EGERTON Questo teatrante. (cerca di leggere sbirciando
da sotto il cappello) come si chiama...
Shakespeare?
ELISABETTA
EGERTON Sì, ecco lui, è della banda.
Quale banda?
ELISABETTA
EGERTON Dei congiurati.
Congiurati? Ol Scèspir un rebàldo? Che
DONNAZZA
notìsia!157
ELISABETTA
EGERTON
Ne siete sicuro?
Più che certo, Signora. Questo Shakespeare è
in un certo qual modo alle dipendenze del Conte di
Southampton... che oltretutto è anche il suo impresario
teatrale, essendo comproprietario del Globe.
ELISABETTA
E allora?
EGERTON Ma Signora, Southampton è uno dei capi della
155
156
157
Ma tanto ne abbiamo altri di riserva.
Ohi, che agile parlantina!
Congiurati? Shakespeare un ribelle? Che notizia!
104
congiura.
DONNAZZA
(sbalordita)
No! Siora! Teatranti che fan
politica! Mai visti! Che mondo!158
ELISABETTA
(via
via,
sempre
più
sconvolta)
Southampton, il mio unico parente vivente. Gli ho
sempre dimostrato affetto... simpatia, e ora si scopre che
si è messo con questi maiali che mi vogliono fottere... di
certo c'è di mezzo anche lui con la storia delle lettere a
Giacomo di Scozia.
MARTA
No Elisabetta, calmati...
ELISABETTA
Zitta! Ma io li faccio fuori... li vado a
cercare casa per casa... io! Impiccati li voglio! Squartati!
Evirati! (Non si controlla più) Li lascio penzolare finché
non si disfano! Voglio veder arrivare tutti gli uccelli
d'Inghilterra a strappargli le budella! (Cambia tono) Mi
sento male... Marta, mi vien da vomitare.
MARTA
Ecco, lo sapevo... vieni, vieni di là... (Escono).
DONNAZZA
L'è sortìda. (Alza il cappello ad Egerton)
Gh'el valzi sû. Ciapé un po' de fià.159
EGERTON Mi spiace d'averle procurato questa crisi...
DONNAZZA
158
159
Bon par vui che non avèt vist che öci gh'è
No! Signora! Teatranti che fanno politica! Mai visti! Che mondo!
É uscita. Vi sollevo il cappello. Prendete un po' di fiato.
105
vegnût... cativi de far pagûra, come quèi de la soa sorèla,
la Maria Tudor, la sanguenaria, quand g'ha metûo in piè i
tribûnai de l'inquisisión. L'è inûtil, l'è 'na rossa de cavèi
anca lèe come el so' pàder, l'Enrico il rosso... tremendo!
Tûta 'na famija de ross. Cativi.160
EGERTON Ma che stai a cianciare?
DONNAZZA
Gh'è un proverbio al mio paès ch'el dise: «El
pì bon dei ross, el pì zentìle, l'ha bûtà el so' pàder zò dal
campanìle!»161
EGERTON Mi spiace per Southampton, ha i giorni contati
poveraccio, e anche quel Shakespeare...
DONNAZZA
ZACH! Anca la testa del poeta derèntro al
canestrèl! Vui savèt, Milord, parchè la misûra dei cass
de mort in Angletèra a l'è pì cûrta de la norma?162
EGERTON No, perché?
DONNAZZA
Parché quasi tûcc i végnen soterràt cun la
testa in man.163
EGERTON Molto spiritosa...
Elisabetta e Marta rientrano.
160
161
162
Buon per voi che non avete visto gli occhi che le sono venuti... cattivi da fare paura, come quelli di sua sorella, Maria Tudor, la
sanguinaria, quando ha messo in piedi i tribunali dell'inquisizione. É inutile, è una rossa di capelli anche lei... come suo padre,
Enrico il rosso, tremendo! Tutta una famiglia di rossi. Cattivi.
C'è un proverbio al mio paese che dice: «Il più buono dei rossi, il più gentile, ha buttato suo padre giù dal campanile...»
ZACH! Anche la testa del poeta dentro al cesto! Voi sapete, Milord, perché la misura delle casse da morto in Inghilterra è più corta
della norma?
106
DONNAZZA
No' ridet forte, (riabbassa velocemente il
cappello di Egerton) gh'è la rejna. Cume stet rejna?
Mejor?164
ELISABETTA
Molto meglio, grazie. Egerton, basta, io non
ne posso più! Ne ho piene le scatole di questi colpi
organizzati, gonfiati... Ci capiamo, vero Egerton! È
possibile che ogni volta che un gruppo di potere cerca di
far fuori l'altro, immancabilmente tirate di mezzo anche
me? Che c'entro io? Basta! Sono sicura che se tutti
quanti vi mettete di buzzo buono, in un giorno o due, di
questa storia intorcinata, non si sentirà più parlare! E,
come si dice in teatro alla fine delle commedie: tutto è
bene quel che finisce fra le lenzuola d'un bel letto pulito
a due piazze. (Ride divertita).
All'istante si sentono grida concitate, calpestio di gente
che corre.
VOCE ESTERNA Allarme, allarme! È là... da quella parte!
163
164
Perché quasi tutti vengono sotterrati con la testa in mano.
Non ridete forte, c'è la regina. Come stai regina? Meglio?
107
Bussano alla porta.
ELISABETTA
(a Marta) Che c'è ancora? Vai a vedere.
Ribussano violentemente.
MARTA
Che vi prende? Arrivo! (Apre appena la porta)
Un momento.
È la vose del vostro capo de le guardie.165
DONNAZZA
MARTA
(a Elisabetta)
Sì, lui. Dice che hanno visto un
uomo arrampicarsi... lo faccio passare?
ELISABETTA
Passare chi? L'uomo che si arrampica, o il
capo delle guardie? Siamo impazziti? Entrare nella mia
camera la mattina presto. Ci penserà il capo della
polizia... (Ad Egerton) Egerton perlustrate pure, ma fuori
dalla mia stanza, presto!
EGERTON (senza sollevarsi il cappello parte deciso verso
la platea) Con permesso... vado subito.
DONNAZZA
(bloccandolo) Fermo! Gh'è un baratro lì! Non
è ancora tempo per voi per le casse corte. (Accompagna
Egerton alla porta) Segnòra, l'è propri vèra quel che dise
el proverbio: «Dove la giustizia l'è cieca, la polizia come
108
minimo l'è sguèrcia e orba!» (Preoccupata) Fèit entràr le
guardie Siora, che l'è gran periculo.166
MARTA
Ha ragione. D'accordo che la pelle è tua... ma se
davvero c'è un sicario intorno...
ELISABETTA
Non c'è nessun sicario... è una montatura per
mettere il Palazzo in stato d'allarme e impedire a
Roberto di arrivare da me, ma io non ci casco. (Si
avvicina al letto).
MARTA
O piuttosto, non è che sei tu a volerli bloccare,
prima che mettano il naso fra le tue lenzuola? Dì la
verità, hai qualcuno nel letto?
ELISABETTA
Sta' zitta, strega! (Apre le ante del letto)
Svegliati Thomas... presto, svegliati.
Appare un ragazzo seminudo.
MARTA
Oh, la sorpresa di Pasqua!
DONNAZZA
Non te permèto de far alûsiòn, eh! Petégola!
Che ti no' sai cosa l'è sûcedû. Un meràcolo tremendo!
'Stamatina presto, quasi note, ansi l'era note, prima del
matino, l'Elisabeta l'ha sentìt piàgner un cardelìn, PLIN
165
166
É la voce del vostro capo delle guardie.
Fermo! C'è un baratro lì. Non è ancora ora, per voi, per le casse corte. Signora, è proprio vero quello che dice il proverbio: «Dove la
giustizia è cieca, la polizia come minimo è strabica e orba!» Fai entrare le guardie, Signora, che c'è gran pericolo.
109
PLIN, in t'el giardìn. L'è desendûa. Ol gh'era davèra un
uselìn PLIN PLIN, tûto infredolìt. Ol l'ha ciapàt su,
pover cardelìn infreciuchìt, PLIN PLIN, ol l'ha metûo in
tra le zinne. E poe lé, la bona samaritana, l'è vegnûda qui
in t'el leto, ol l'ha metûo sota i lenzòi, g'ha bûfà un
pochetìn de fiato caldo... PLUFF! PLIN PLIN PLUFF!,
l'è saltàt fôra 'sto giovinòt. Sûbeto la rejna s'è metûa in
ginócc: «Santa Rosalia, la santa pì bèla che ghe sia, cosa
devo fare con 'sto giovinòt?» E la santa g'ha respondûo:
«PLIN PLIN, tégnete el giovinòt col so uselìn!» Cusì, l'è
andàda!167
ELISABETTA
(al ragazzo)
Thomas, avvolgiti in questo
copriletto. (A Marta) Dove lo nascondo?
MARTA
Fallo scendere dalla finestra.
DONNAZZA
Brava, cossì ol ciàpen per un sicario... PLIN
PLIN!, ritorna un uselìn!168
ELISABETTA
(al ragazzo che si sta rivestendo) Non stare
a riverstirti, Thomas, non c'è tempo.
RAGAZZO
167
168
Signora, non posso uscirmene così... col
Non ti permetto di fare allusioni, eh! Pettegola! Che tu non sai che cosa è successo. Un miracolo tremendo! 'Stamattina presto,
quasi notte, anzi era notte, prima del mattino, Elisabetta ha sentito piangere un cardellino, PLIN, PLIN, nel giardino. É scesa. C'era
davvero un uccellino, PLIN, PLIN, tutto infreddolito. L'ha preso su, povero cardellino infreddolito. L'ha raccolto, povero cardellino
PLIN, PLIN, l'ha messo tra le zinne. E poi lei, la buona samaritana, è venuta qui nel letto, l'ha messo sotto le lenzuola, gli ha
soffiato un poco di fiato caldo... PLUFF! PLIN PLIN PLUFF!, è saltato fuori 'sto giovanotto. Subito la regina si è messa in
ginocchio: «Santa Rosalia, la santa più bella che ci sia, che cosa devo fare con 'sto giovanotto?» E la santa le ha risposto: «PLIN
PLIN, tieniti il giovanotto col suo uccellino!» Così è andata!
Brava, così lo prendono per un sicario... PLIN PLIN!, ritorna un uccellino!
110
copriletto...
Uscire? Per far scoprire alle guardie che
ELISABETTA
stavi con me?
MARTA
Perché non lo travesti.
ELISABETTA
DONNAZZA
ELISABETTA
Stai zitta.
Sì, brava, da dona, l'è un'idea.169
Da donna?
DONNAZZA
Sì.
ELISABETTA
(a Marta indicando gli indumenti femminili
che stanno su una sedia)
Dammi quegli abiti. (A
Thomas) Ti farò passare per una delle mie cameriere.
(Gli dà una pacca sul sedere) Il culetto pimpante ce
l'hai.
RAGAZZO Non è da voi, Signora, sfottermi a 'sto modo...
vestirmi con abiti da donna...
ELISABETTA
RAGAZZO
Non far storie, Thomas!
Non insistete, vi prego! Preferisco buttarmi
giù dalla finestra piuttosto, così come sono!
ELISABETTA
Bravo, così intorno si racconterà che la
regina usa giovanotti, li spreme e poi li butta giù dalla
finestra, nudi! Vestiti! Vai di là, fila! Te lo ordino!
111
Il ragazzo controvoglia esce di scena.
MARTA
(alludendo al ragazzo)
Brava, dormire
abbracciata a giovinetti, come dice Epicuro, fa molto
bene alla pelle!
DONNAZZA
Te sèt tremenda. Atenta ti, a la to' testa.
(Mima palleggio) Palleggio!170
ELISABETTA
Sei una iena! Ho voluto semplicemente fare
un esperimento. Roberto d'Essex sarà qui fra qualche ora,
e ho voluto verificare se sono in grado di sopportare le
effusioni di un maschio.
DONNAZZA
El fiol del collaudo... el tasta zinne! (Mentre
Elisabetta parla la Donnazza sale su di una scala e
guarda dalla finestra).171
ELISABETTA
Una notte disastrosa! Un fallimento totale!
Non sopportavo accarezzamenti da nessuna parte. Mi fa
male dappertutto. Mi hai rovinata Donnazza. Avrei
urlato: «No! Fermo! Oh, che male!» Ma non potevo e
allora facevo: «Oh, nooo... caro... nooo...» Il cretinone,
convinto che fosse per la gran passione, ci dava dentro,
ci dava dentro! L'avrei ammazzato!
169
170
171
Sì, brava, da donna, è un'idea.
Sei tremenda. Attenta tu, alla tua testa. Palleggio!
Il ragazzo del collaudo... il tasta zinne!
112
DONNAZZA
(allarmata)
Gh'è un omo... chilò in d'el
giardìn... in d'ul laberént... i guardie ghe van drio coi
cani.172
MARTA
Chi c'è nel labirinto?
DONNAZZA
De segûro quèl bastàrd che ol zercàva de
montàr in 'sta stanza per copàr la rejna! Adès l'è andàt de
là de bando.173
ELISABETTA
(a Marta) Vai giù, corri... ordina che me lo
portino qui subito, vivo... (Marta esce di corsa dalla
porta principale) Lo voglio interrogare io stessa.
DONNAZZA
Vivo! Che dopo lo travestìmo anca lû de
dona. Ah, ah!174
ELISABETTA
Seguimi, Donnazza: andiamo a vedere dal
terrazzo. (Esce dalla porta di destra).
DONNAZZA
Andùma... Dio che bèl! Che festa
maravigliosa qui a la Corte... ogni mumènt un colpo de
scena. De là, de la fenestra se vede quel là che scapa coi
can de drio... derentro a un leto gh'è un giovinòt sbiotà...
Pare de eser a teatro! (Esce seguendo la regina).175
172
173
174
175
C'è un uomo... laggiù nel giardino... nel labirinto... le guardie lo inseguono con i cani.
Di sicuro quel bastardo che cercava di salire in questa stanza per ammazzare la regina. Adesso è andato da quella parte.
Vivo! Che dopo travestiamo anche lui da donna. Ah, ah!
Andiamo... Dio che bello! Che festa meravigliosa qui a corte... ogni momento un colpo di scena. Di là, dalla finestra si vede quello
che scappa inseguito dai cani... dentro al letto c'è un giovanotto nudo... Sembra di essere a teatro!
113
Contemporaneamente all'uscita della Donnazza entra in
scena il ragazzo proveniente da dietro il letto; è vestito da
donna solo a metà, ha la sottogonna ma è a torso nudo.
RAGAZZO
Signora, mi perdoni... non me la sento
proprio...
Il ragazzo si guarda intorno in cerca della regina, da dietro
una tenda appare un uomo: è il sicario.
SICARIO
Imbecille, figlio di puttana, che stai
combinando?
RAGAZZO (spaventato)
Chi è? Ah, siete voi, padre...
Attento, la regina non dev'essere lontana... e ci sono in
giro un sacco di guardie.
SICARIO Appunto, e in un momento come questo tu vai a
fare tante storie per una veste da camera e una cuffia da
donna?
RAGAZZO Ma è una cosa umiliante!
SICARIO Imbecille! Qual'è il tuo compito: salvare la tua
dignità o il successo della nostra causa?
RAGAZZO
Sì,ma quando ti si impone di perdere la
faccia... sputtanandoti al livello di un travestito qualsiasi.
114
SICARIO
Bravo, perché stravaccarti nel letto di una
bastarda assassina a farti sbaciucchiare sbavando come
un bagascio...
RAGAZZO
Ma non siete voi che mi avete ordinato di
lasciarmi portare in quel letto?
SICARIO Sì, ma senza esagerare nel provarci gusto... Non
devi mai dimenticare, Thomas, che è lei, l'assassina di
Maria!
Dall'esterno giungono di nuovo urla e qualche sparo.
RAGAZZO (indicando la finestra)
Chi è quel disgraziato
che stanno rincorrendo?
SICARIO
Disgraziato, dici? Avessi tu tanto coraggio!
Quello ha fatto da volpe per creare un diversivo e
permettere a me di farcela a salire fin quassù
indistrubato. Dài, muoviti, fa' a tua volta la tua parte.
Devi restare in questa stanza il più possibile per corpirmi
alle spalle. Appena sistemata la regina, darai l'allarme
facendo attenzione di spedire le guardie per il solaio... io
scenderò per di sotto.
RAGAZZO
E se non ce la facciamo? Credo che fra poco
questa stanza si riempirà di gente... ho sentito che Essex
115
sarà qui.
SICARIO No, Essex non viene... attacca, se mai.
RAGAZZO
Attacca? Ma se è andato a prenderlo il
Presidente delle Camere in persona.
SICARIO Stammi a sentire, Thomas: se Essex arriverà qui,
ci verrà solo armato e con tutta la sua banda... e dietro a
lui si solleverà tutta la città... faranno fuori Cecil,
Bacone e metà dei Lord... ma la regina la salveranno... e
noi questo non possiamo permetterglielo... Avanti,
muoviti. Farai tutto quello che lei ti ordina senza far
storie, capito? Anche se fosse di camminare a testa in
giù, con una candela accesa infilata nel sedere.
RAGAZZO Oh, no, accesa no!
SICARIO
Basta! Io mi infilo qua dentro il cavallo. (Si
avvicina al ventre dell'animale).
RAGAZZO Ma come fate ad entrarci?
SICARIO
Qui c'è uno sportello; dài dammi una mano.
(Solleva la gualdrappa sotto la sella, apre la parte
posteriore della statua come se fosse uno sportello).
RAGAZZO Oh, tu guarda, la culatta che si apre!
SICARIO
Questo cavallo era di Enrico, il padre di
Elisabetta... qui ci nascondeva le sue amanti, perfino mia
madre. Non lo conosce nessuno questo nascondiglio,
116
nemmeno Elisabetta. Dài, sollevami... No, fermo. Non
me la sento di entrare dentro il cavallo. Mettilo a posto,
preferisco il camino. Quando sarà il momento, per darmi
il segnale di via libera, suona qualche nota dentro 'sto
flauto... mi raccomando! (Gli porge un flauto corto).
RAGAZZO Sbrigatevi!
SICARIO
Ehi, bada che nessuno accenda il fuoco. (Si
infila nel camino e si arrampica per la cappa;
dall'esterno giungono altri spari).
RAGAZZO Chi volete che lo accenda, siamo in primavera!
Andate!
Entrano la regina e la Donnazza. Elisabetta indossa un
abito da cerimonia, parrucca, corona, gioielli, ecc...
DONNAZZA
Mi vorìa savér cume l'ha fait a copàrse 'sto
omo.176
Entra Marta, dall'ingresso sul ballatoio.
ELISABETTA
MARTA
Marta, chi ha sparato?
Lui da solo... s'è tirato un colpo.
ELISABETTA
Il colpo che era destinato a me, così, non
117
sapremo mai chi me l'ha mandato. (Si accorge del
ragazzo impacciato) Che fai tu ancora in queste
condizioni? Fra poco dovrò far entrare le guardie... di
sicuro quell'infame aveva un complice... Mi vuoi
compromettere?
RAGAZZO
Va bene, Signora... indosserò la veste per
intero.
ELISABETTA
No, anzi, aspetta, indossa questo vestito.
(Indica l'abito sul manichino).
RAGAZZO Ma è un vostro abito, Signora.
ELISABETTA
Marta, aiutalo, voglio vedere come sta. Non
l'ho mai indossato.
RAGAZZO
Ma non sarebbe meglio farlo indossare alla
vostra governante?
Marta e la Donnazza abbigliano il ragazzo di tutto punto:
abito, zoccoloni, parrucca e corona. Nell'agitarsi, la
Donnazza, fa cadere nel camino un candelabro.
ELISABETTA
No, non è della sua taglia. E poi voglio che
tu ti renda conto dal vivo cosa vuol dire vestire il ruolo
della regina. Fate tanto gli smargiassi voi giovanotti con
176
Io vorrei sapere come ha fatto quest'uomo ad ammazzarsi.
118
i vostri abitini da farfalloni leggiadri.
ELISABETTA
È qui che ti voglio. Come ti senti?
RAGAZZO Strizzato, ingabbiato... un inferno. Soprattutto
per la vergogna. Vi prego, non raccontatelo mai a
nessuno.
Dal camino esce del fumo.
DONNAZZA
ELISABETTA
Monta sû 'sti tràmponi zocoròn!177
Ma che succede là. Cosè quel fumo dal
camino?
DONNAZZA
Oh, boja! L'è el candelabro che l'è bûrlàt nel
camìn! (Si precipita a sollevare il candelabro).178
ELISABETTA
(prende una brocca piena d'acqua che getta
nel camino) Fammi spegnere 'sto fuoco!...
DONNAZZA
Oh, ma che fumo! (Si odono dei lamenti
soffocati che escono dal camino) Rejna, se sente criàr da
deréntro el camìn. Sente cume crìa! AHAHA!179
ELISABETTA
DONNAZZA
Ma chi sta gridando?
(imita i lamenti)
AHAHAHA! El camino...
vien fôra la vose dal camìno!180
177
178
179
180
Monta su questi trampoli zoccoloni!
Oh boia! É il candelabro che è caduto nel camino!
Oh, ma che fumo! Regina, si sente gridare da dentro il camino. Senti come grida! AHAHA!
AHAHAHA! Il camino... viene fuori la voce dal camino!
119
ELISABETTA
DONNAZZA
Ma non dire sciocchezze! Nessuno grida.
Serà el vento!181
RAGAZZO Sì, sì, è il vento.
DONNAZZA
ELISABETTA
In Anglotèra tortûran anca 'l vento?182
Zitti! (Rivolgendosi al ragazzo) Adorabile!
Non hai mai recitato parti da fanciulla?
RAGAZZO No, mai.
ELISABETTA
Tu sai che io finanzio una compagnia di
ragazzi?
RAGAZZO Sì, signora, i «Queen's boys», li conosco.
ELISABETTA
Ma nessuno di quelli è credibile come
ragazza, quanto tu.
RAGAZZO Vi prendete ancora gioco di me.
ELISABETTA
No, anzi, allestirò l'Amleto qui a Corte... per
capire meglio quello che ci sta sotto... e a te farò fare
Ofelia... e alla Donnazza farò fare la regina!
DONNAZZA
Quel pûtanòn! Eh no, cara!183
Il sicario scende dal camino trattenendo la tosse a
malapena e si nasconde dietro il letto di Elisabetta; si
sentono altri spari in lontananza.
181
182
Sarà il vento!
In Inghilterra torturano anche il vento?
120
MARTA
Che succede ancora?
ELISABETTA
(guardando verso il fondo della platea) Son
colpi di colubrina... o spingarda... Dio mio, vengono dal
Palazzo di Essex... hanno rotto la tregua... Dammi il
cannocchiale, presto... No, anzi, voglio parlare con
Egerton... (A Marta) Vieni, andiamo a conferire con lui.
(Escono).
Il ragazzo raccoglie il cannocchiale e guarda verso il
fondo platea.
RAGAZZO Oh, che cosa incredibile! Tutto grande!
La Donnazza scorge il flauto lasciato dal sicario.
DONNAZZA
Oh, varda ti! Un piffer! (Ci soffia dentro
cercando di emettere qualche suono).184
RAGAZZO
Che fai, Cristo! No! È il segnale! Dammelo!
(Tenta di strapparglielo di mano. A questo punto si finge
un incidente tecnico: si sente una musichetta suonata da
183
184
Quel puttanone! Eh no, cara!
Oh, guarda tu... un piffero...
121
un piffero; la Donnazza, che non sta più soffiando nello
strumento, fa cenni al tecnico del suono di interrompere,
ma la musica non si ferma).
DONNAZZA
Piffero magico! El pol sonàre senza bofàrghe
dentro... basta far andare i didi.185
La musica s'interrompe.
RAGAZZO Dammi il piffero!
DONNAZZA
Dame un basin par el piffero!186
RAGAZZO No!
DONNAZZA
Un basin!187
RAGAZZO No, vattene via, megera!
DONNAZZA
Megera a mi? Ti m'ha dit megera? T'ariverà
un fulmin che te scurta... TACH!, corto così (mima
l'arrivo di un fulmine) con i sòcori e tûto. Un nano
basso! (Esce girando dietro al letto).188
RAGAZZO (avvicinandosi al camino) Padre?... Non c'è...
speriamo non sia asfissiato... (Torna in ribalta e guarda
nel cannocchiale verso la platea) Ma tu guarda che
185
186
187
188
Piffero magico! Può suonare senza soffiarci dentro... basta muovere le dita.
Dammi un bacino per il piffero.
Un bacino!
Megera a me? Mi hai dato della megera? Ti arriverà un fulmine che ti accorcia: TACH!, corto così, con gli zoccoli e tutto. Un nano
basso!
122
stregoneria! È fantastico!
Il sicario esce dal nascondiglio e si avvicina al ragazzo
travestito che gli volge le spalle; gli sferra un gran colpo
di pugnale.
SICARIO 'Stavolta ci sei, bastarda! Crepa e vai all'inferno!
(Il ragazzo si accascia quasi senza un lamento; il sicario
si guarda intorno) Thomas, dove sei? Dove si sarà
cacciato 'st'imbecille... Thomas!
RAGAZZO (con un filo di voce) Sono qui.
SICARIO
Tu?! Cristo! Ma che facevi nell'abito della
regina?
RAGAZZO Come? Siete voi... che... me l'avete ordinato...
vestiti da donna...
SICARIO Che guaio!
RAGAZZO E poi mi scanni! Chi è il più coglione?
DONNAZZA
(entra)
Ho sentìt criàr, son segûra. (Vede il
ragazzo a terra e il sicario) Chi sèt vui... Aìda! Un
òmen! Un prèt asasìno!189
Il sicario avanza verso la Donnazza.
123
ELISABETTA
(dall'esterno) Che c'è Donnazza... perché
gridi?
DONNAZZA
(corre verso la porta da dove è uscita
Elisabetta e la chiude a chiave)
Rejna, non ve muvìt!
Sarè la porta che gh'è un asasìn che zèrca de vui!190
SICARIO
Maledetta! Zitta o ti ammazzo! (Minaccia la
Donnazza con la pistola. La suddetta scappa, gira dietro
al letto e subito rientra in scena, si avvicina alla sua
cesta, ne estrae due barattoli, li stappa puntandoli come
se fossero due pistole, contro il sicario; durante questi
movimenti grida:)
DONNAZZA
I vespòn! Aiuto! I vespòn!191
Il sicario spara contro la Donnazza, che scansandosi, agita
i barattoli, incitando le vespe ad attaccare. Il prete si agita,
come aggredito da uno sciame di vespe. Lascia cadere la
pistola e se ne scappa dietro al letto saltando e
sbracciandosi come impazzito.
DONNAZZA
189
190
191
Te l'hai vorsûdo, canàja! Duello fra vespòn e
Ho sentito gridare, sono sicura. Chi siete voi... Aiuto! Un uomo! Un prete assassino!
Regina, non vi muovete! Chiudete la porta, c'è un assassino che cerca di voi!
I vesponi. Aiuto! I vesponi!
124
pistola!192
ELISABETTA
DONNAZZA
(dall'esterno) Apri, Donnazza, te lo ordino!
No' vegnìt derèntro rejna, che gh'è tûti i
vespòn in libertà che i beca!193
Intanto vediamo il sicario seminascosto dall'arazzo che ha
spalancato la culatta del cavallo e mima di andarci dentro
preoccupato di non essere visto dalle due donne che
stanno sopraggiungendo, tira, aprendolo, l'arazzo fino a
farlo scorrere completamente. S'intuisce che si sta
nascondendo nel ventre del cavallo.
DONNAZZA
(apre la porta)
Fèite atensión... covrìteve la
facia con un fasolèt...194
Entra Elisabetta seguita da Marta, tengono in capo un
velo a coprirsi il viso.
DONNAZZA
Guardie! (Grida verso l'esterno).
Entrano due guardie che mimano di difendersi dalle vespe
192
193
L'hai voluto, canaglia! Duello fra vesponi e pistola!
Non venite dentro regina, che ci sono tutti i vesponi che beccano!
125
dandosi grandi pacche su tutto il corpo. Su indicazioni
della Donnazza, corrono alla ricerca del sicario, dietro al
letto della regina.
ELISABETTA
Dove s'è cacciato?
DONNAZZA
L'era chi adès... créo che ol s'è infilàt sû per
la capa del camìn!195
ELISABETTA
Hai detto che era un prete travestito?
DONNAZZA
No, de segûro l'è un prèt vero, quèl, de quèi
spiritàt che intànt che te dan la crose de basàr, con l'altra
man tìran la corda par impicàrte, con l'altra man brûsan
le fascìne de sota i pìe, con l'altra man dan la
benedisiòn... Quante man che g'han 'sti préveti!196
ELISABETTA
Fai qualche cosa per 'ste bestiacce!
Spalancate le finestre!
DONNAZZA
No, aspecìt, g'ho chi el vespòn rejna, basta
che la sènten, e i vegne tûti derèntro a 'sto cestèl... Ehi,
vespón, chi gh'è la vostra rejna che ve ciama! Varda
cume i 'riva. Adunata! Boja! La rejna a l'è volada fôra!
In dò la va? Oh, ti varda... la s'è infilòda derèntro el bûso
194
195
196
Fate attenzione... copritevi il viso con un fazzoletto.
Era qui adesso... credo che si sia infilato su per la cappa del camino.
No, sicuramente è un prete vero, quello di quelli spiritati che mentre ti danno la croce da baciare, con l'altra mano tirano la corda
per impiccarti, con l'altra mano bruciano le fascine sotto i piedi, con l'altra mano danno la benedizione... Quante mani hanno questi
preti!
126
de la narìz del cavàlo e tûti i vespón ghe van a preso.
(Alla regina) Alimorta. Passato pericolo.197
Le due donne si tolgono il fazzoletto che avevano sul
viso. Solo ora Elisabetta scorge il ragazzo ferito, steso al
suolo.
ELISABETTA
Thomas! Oh mio Dio... ti hanno pugnalato
al posto mio! (S'inginocchia e sorregge il ragazzo).
RAGAZZO (parla con grande fatica) Mi ha scambiato...
ELISABETTA
Sì, sì... l'ho capito... caro, mi hai salvato la
vita.
RAGAZZO Non... l'ho fatto... apposta... Mi spiace!
ELISABETTA
Cosa ti spiace?
RAGAZZO 'Sta col... tellata... era per... voi.
ELISABETTA
Oh, mio Dio! Presto, Marta, un medico...
Quanto sangue!
RAGAZZO
Non è... stato manco a guardarmi... in faccia,
'sto prete stronzo... una coltellata... e via! «Fai la
donna... mi fa... con la candela nel culo!»
DONNAZZA
197
Oh!
No, aspettate, ho qui la vespa regina, basta che la sentano e vengono tutti dentro a questo cestello... Ehi, vesponi, c'è la vostra regina che vi chiama!
Guarda come arrivano. Adunata! Boia! La regina è volata fuori... Dove va? Oh, tu guarda... si è infilata dentro al buco della narice del cavallo e tutti i
vesponi le vanno appresso. Ferma il gioco. Cessato pericolo.
127
MARTA
Straparla, poverino... sta per andarsene ormai.
DONNAZZA
El va in vaca. Senti che discorsi che ol fa.198
RAGAZZO
«Spalanca la chiappa... del cavallo... mi ci
ficco» fa... poi dice: «No, nel camino», mi fa: «Suona il
piffero!» ma io mica l'ho suonato... però lui ZACH!, lo
stesso!
Tûto ün discorso col dopio senso
DONNAZZA
schifoso.199
E poi va dentro... nella pancia del cavallo,
RAGAZZO
come fosse quello di Troia... e adesso i vesponi se lo
mangiano vivo. (Ride) Ah! Ah!
ELISABETTA
Non ridere, Thomas. Hai un pugnale nel
ventre... ti fa male... Vedrai che ce la farai. (Thomas si
abbandona senza vita fra le braccia di Elisabetta).
DONNAZZA
No' ghe l'ha facta! L'è morto. Contento
però... rideva!200
ELISABETTA
Oddio, Dio! Sono stata io! È colpa mia!
(Lascia a terra Thomas e si alza) La mia vita è piena di
cadaveri. Sono un'assassina. (Esce sul fondo).
MARTA
Ma non è vero. (Segue Elisabetta) È stata un
caso! Un incidente.
198
199
Va in vacca. Senti che discorsi fa.
Tutto un discorso con il doppio senso schifoso.
128
DONNAZZA
Sì, un incidente del caso! Ma ti varda che
fortûna a stracacû che g'han 'ste rejne. Se tegne i fiolòt a
farse scaldàr in t'el lèt e po', 'sti tarlòch, ghe fan anco el
servìsio de catàrse le cortelàde come bona man! Poi i
sbrassa, i palpa, i lecca, i sbasòta. Roba che se mi
domando a un fiulèt: «Dame un basìn», me responde:
«Tasi, pûtana!»201
Entra Egerton seguito dalle guardie.
EGERTON Permesso... cos'è successo?...
DONNAZZA
A l'è stato un prèvete asasìn che g'ha dà 'na
cortelòda e l'ha masà.202
Elisabetta e Marta rientrano in scena.
EGERTON Era una delle vostre cameriere?
ELISABETTA
Certa, una cameriera maschio... l'ho
travestito per giocarci un po'.
MARTA
(sottovoce)
Non dire sciocchezze. (A Egerton)
Cercate di capire: è lo shock. (A Elisabetta, sottovoce)
Per favore, ci sono anche le guardie.
200
201
202
Non ce l'ha fatta! É morto. Contento però... rideva!
Sì, un incidente del caso! Ma guarda che fortuna sfacciata hanno queste regine. Si tengono i ragazzotti a farsi scaldare
nel letto e poi, questi coglioncioni, le fanno anche il servizio di prendersi le coltellate come mancia! Poi le
abbracciano, le palpano, le leccano, le sbaciucchiano. Roba che se io chiedo ad un ragazzo: «Dammi un basino», mi
risponde: «Taci, puttana!»
É stato un prete assassino che gli ha dato una coltellata e l'ha ammazzato.
129
Portatelo via... non serve più.
ELISABETTA
Le guardie trasportano fuori scena Thomas, Egerton li
segue.
Vardì el caval (indica il cavallo che sussulta
DONNAZZA
ed è preso da tremori) g'ha i tremori!203
I lamenti del prete che si agita nel ventre del cavallo,
aggredito dalle vespe, assomiglia ad un nitrito.
DONNAZZA
Varda el par propri spiritàt. De segûro l'è par
via de tûti i vespon che in andàt derétro e che i fan
barûffa.204
ELISABETTA
Basta, mi fa impazzire! Ho di nuovo gli
incubi! (Indica il cavallo) Chi ha combinato 'sta
stregoneria? (Minaciosa) Sei tu Donnazza... è un
incantesimo! Sei stata tu! Di certo, fai parte della
congiura... ti hanno mandata qui loro... (Verso l'esterno
a gran voce) Egerton! Guardie! (Alla Donnazza) Chi t'ha
mandata? Parla. (La Donnazza è paralizzata dal terrore)
203
204
Guardate il cavallo sta tremando.
Guarda, sembra proprio spiritato. Di sicuro è per via di tutti i vesponi che gli sono andati dentro e che fanno baruffa.
130
Ti faccio appendere per i piedi ad un gancio da
macellaio finché non confessi.
DONNAZZA
ELISABETTA
No, la tortura no!
Guardie! Egerton! Prendetela!
Entra Egerton seguito dalle guardie che afferrrano la
Donnazza.
DONNAZZA No, Segnora, perdoneme!205
MARTA
Elisabetta, basta! Questa donna t'ha salvato la
vita poco fa, e guarda come la tratti!
Lasciatela...
ELISABETTA
scusami
Donnazza...
perdonami... mi sono lasciata prendere dal terrore.
DONNAZZA
No, Siora, no' laséve tor dal sciacró. No' a l'è
colpa vostra. Se pol bèn capire, l'è normàl: quand una
rejna la se cata uno spavento, par scarigàrse un po', cosa
la fa? Basta che la taca sû una serva pe'l rampin e tûto
pasa. L'è natûrale! (Cambia tono) M'è ciapà 'na
scàrega... natûrale. (Sollevandosi la gonna, per correre
meglio esce di corsa).206
ELISABETTA
205
(ha ripreso il controllo di se)
Guardate il cavallo sta tremando.
Egerton,
131
qualche ora fa vi ho posto una domanda: per quale
ragione non si è ancora visto il drappello dei Lord
andare verso il Palazzo di Essex?
EGERTON È un guaio, Signora...
ELISABETTA
Che guaio?
EGERTON
Essex e i suoi non hanno rispettato gli
impegni. Hanno aggredito i Lord appena entrati nel
Palazzo e li hanno sequestrati.
ELISABETTA
Ma dico, Essex è proprio impazzito... gli
mando i Lord perché arrivino ad un accordo, e lui me li
sequestra?
EGERTON Purtroppo è andata così.
ELISABETTA
Ma quando è successo?
EGERTON Ieri sera sul tardi.
ELISABETTA
Ieri sera? Un momento... qualche ora fa mi
avete detto che l'incontro era stato rinviato.
EGERTON
Certo Signora, per non mettervi in angoscia.
Speravo di riuscire ad accomodare ogni cosa oggi stesso.
ELISABETTA
(ironica) Vi preoccupate per me, Egerton. È
commovente! (Seria) Piuttosto, ci sono stati dei morti al
momento dell'aggressione?
206
No, Signora, non lasciatevi prendere dalla disperazione. Non è colpa vostra. Si può ben capire, è normale: quando una regina si
prende uno spavento, per scaricarsi un po', cosa fa? Basta che appenda una serva al gancio e tutto passa. É naturale. Mi è presa una
scarica... naturale.
132
EGERTON Sì, la scorta al completo... tutti trucidati.
ELISABETTA
Tutti quanti?... E i Lord?
EGERTON Salvi.
ELISABETTA
Sicuro?
EGERTON Dal momento che le lettere sono state firmate
da tutti e quattro...
ELISABETTA
(lo interrompe, meravigliata) Che lettere?
La Donnazza ritorna in scena.
EGERTON
Quelle scritte di loro pugno... dai Lord, nelle
quali chiedono che vengano liberati i ventiquattro
prigionieri come scambio, per essere rimessi a loro volta
in libertà.
ELISABETTA
Ventiquattro prigionieri? Non ne sapevo
niente!
EGERTON
Signora, sono quelli che abbiamo preso ieri
pomeriggio in seguito allo scontro.
ELISABETTA
Che scontro?! Calma, fatemi ricapitolare.
Dunque, io vi ordino di mandare i Lord da Roberto
d'Essex. Poi, qualche ora più tardi, c'è uno scontro nel
quale catturate ventiquattro congiurati. Poi i Lord vanno
da Essex che, giustamente infuriato perché non avete
133
rispettato la tregua, accoppa la scorta e sequestra i Lord.
È così?
EGERTON Sì, è così.
ELISABETTA
E perché quattro? Avevo ordinato che se ne
inviassero due.
EGERTON
Sir Cecil ha pensato bene, per dare maggior
prestigio alla delegazione, di aggiungerci il Presidente
della Camera Alta e il Guardasigilli.
DONNAZZA
ELISABETTA
Noi femo le robe in grande!207
Ah, bene! Fate, disfate, senza consultarmi,
mi fate passare per una scema con le allucinazioni...
Erano miei incubi, stanotte, le urla, gli spari. Tutti
d'accordo, a cominciare dalla mia governante. E anche
tu Donnazza.
La Donnazza, che stava per ecclissarsi, si blocca
imbarazzata.
DONNAZZA
Sì, l'è vèra, mi li g'ho sentìt i spari, ma po'
(indica Egerton) lû el m'ha dito... Sor Egerton, adès me
tirèt fôra vui de 'sta tràpula.208
EGERTON Sì Signora, sono stato io ad ordinare di tacere
207
208
Noi facciamo le cose in grande!
Sì, è vero, io li ho sentiti gli spari, ma lui ma ha detto... Signor Egerton, adesso mi tirate fuori voi da questa trappola.
134
per non mettervi in agitazione. Certo, non ci si
immaginava una ritorsione del genere...
DONNAZZA
Siora, ciàmo le guardie, che prepara el
rampìn per tacarlo un po' per i pie. (Ride.).209
ELISABETTA
Voi non immaginavate? Chi volete sfottere?
Voi, Bacone e Sir Cecil non aspettavate altro! È chiaro!
L'avete organizzata voi la trappola, per fottere Roberto
d'Essex.
La Donnazza ha estratto dal suo cesto un'asta di legno ed
un metro di stoffa. Dà inizio a misurare l'altezza e la
larghezza di Egerton immaginando di sistemarlo dentro
una bara della sua giusta misura.
DONNAZZA
Oh, che bèl fûrbaciòn!210
EGERTON (aggressivo, alla Donnazza)
Ma di che
t'impicci? Vuoi startene zitta?
ELISABETTA
No, lei parla! Fate tanta demagogia voi, col
dire che ascoltate sempre la voce del popolo... e una
volta che il popolo dice la sua: «Zitta!» Eh, no, lei parla!
DONNAZZA
209
210
Mi parlo, misûro e sotèro!211
Signora, chiamo le guardie che preparino il gancio per appenderlo per i piedi.
Oh, che bel furbacchione!
135
Certo, vorreste poter fare e disfare
ELISABETTA
indisturbati. Ma perché non vi mettete in testa anche la
mia corona... e a me non mi appioppate un bel calcio nel
culo?
MARTA
Elisabetta, scusa, ma...
ELISABETTA
Zitta tu, ruffiana, maneggiona come loro...
vai via!
MARTA
Eh, no... tu non ti permetti di trattarmi a 'sta
maniera... io non sono né un tuo ministro, né una tua
serva... capito? Perché ti ricordo soltanto, se te lo sei
scordato, che, quando la tua sorellastra ti ha sbattuta alla
torre, mentre le tue damine e i tuoi leccapiedi di Palazzo
t'hanno mollata peggio che tu avessi la rogna, io sono
stata l'unica... la stronza, ad accompagnarti lassù a
spassarsela coi topi di passaggio e i pipistrelli fissi di
casa.
La Donnazza si porta alle spalle di Marta.
ELISABETTA
MARTA
Sì, scusa...
No, niente scusa! Mettile in quel posto le tue
scuse!
211
Io parlo, misuro e sotterro!
136
DONNAZZA
MARTA
La va giò pesante la tosa...212
Adesso mi stai ad ascoltare... e siccome ti devo
dire qualcosa a bruttomuso, prega il capo della tua
polizia di uscirsene per un attimo.
ELISABETTA
DONNAZZA
Scusatemi Egerton... vi richiamerò più tardi.
Sì, ve riciamerèmo pi' tardi e po' ve
misûrerémo de pulìto, che adeso avemo fato una roba,
così...213
EGERTON Senz'altro Signora... con permesso. (Esce).
MARTA
Dunque, primo... Tu, nella condizione in cui ti
ritrovi... l'innamoramento, la fregola della bellezza, lo
sbatti-sbatti per l'incontro... sei fuori di testa, svirgola al
completo, da chiudere in un pollaio.
DONNAZZA
Marta, mi digo che ti va meno a rìsticio se ti
va a strapàrghe i peli dai cojòni de un leon!214
MARTA
E piantala anche tu. Vattene!
ELISABETTA
No, la Donnazza resta. Va bene, va bene,
sono svirgola al completo. Mi sono ridotta come una
gallina. Ma anche tu, Marta, hai le tue responsabilità.
Chi mi ha spinta a mettermi nelle mani della Donnazza,
a farmi tirare la faccia... le vespe sulle zinne, i vermi
212
213
Va giù pesante la ragazza.
Sì, vi richiameremo più tardi e poi vi misureremo per bene, che adesso abbiamo fatto una cosa così...
137
zozzi fin dentro l'orecchio?
Sì, perché mi avevi fatto pietà... eri lì tutta
MARTA
piagnucolosa, ridotta a uno straccio. Mi sono messa al
tuo posto... e mi sono detta: lo farei anch'io. Ma ecco lì
la coglionata. Io mico sono la regina!
Certo, tanto mica sono un essere umano, io!
ELISABETTA
Non mi posso permettere sentimenti, passioni... niente!
MARTA
Senti, non mi commuovi. Ma chi te lo fa fare...
Vuoi fare la vita da donna normale? E sbatti tutto
all'aria: abdica! Io so che soltanto l'anno scorso, se ti
fossi vista, ridotta come sei...
Mi sarei sputata addosso, dillo...
ELISABETTA
Oh, de segûro 'sto vostro amor caro, al
DONNAZZA
milord, el va tranquilo d'avérve embesuìda… l'ha catàt
una tal sicumèra che l'è segûro de podèrse ciapàr el
sfìsio de sentàrse sû la tua crapa, rejna, fasèndo bona
atensión de pogiàrghe avante un cûsìn par non spunzàrse
le ciàpe coi spunti de la tûa corona. (A Marta)
Giusto?215
MARTA
Sì.
DONNAZZA
214
Preciso?
Marta, io dico che tu rischi di meno se vai a strappare i peli dai testicoli di un leone!
138
MARTA
Esatto!
DONNAZZA
ELISABETTA
Venduto!
Ma io lo stronco, come e quando voglio, se
esagera.
MARTA
(alla Donnazza) Hai sentito? Se esagera!?
DONNAZZA
Oh l'amor che fa inciuchìr anco Dio, tanto de
farghe pirlà el triangolo in sû la crapa! Ah, parchè,
secund vui, no' l'ha ancamò esageràt? L'ha tirà in pié una
rivolta, fa mostra de venìre a riverìrve, fa presonèr i
vostri ministri, copa la scorta...216
MARTA
E, per finire, ti chiama pure «vecchia sbilenca»!
DONNAZZA
Vècia sbilenca?! No' se pol perdonar. Un
omo te pol dire: scembia, oca mè 'na gaìna, te pol dir
pûtana. «Pûtana? Te perdono, anzi me fa piasér.» Ma se
te dise vègia... scûrtalo! Zum, zum, zum... alto così.
Andèmo caro.217
ELISABETTA
Certo, non doveva proprio dirmelo... è stato
cattivo...
MARTA
Elisabetta, piantala, è ora che ti cavi di dosso
tutto 'sto andazzo di moìne, vezzi, frizzi e svenevolezze!
215
216
Oh, sicuramente questo vostro amore caro, il Milord, è certo di avervi rincretinita, ha acquisito una tale tracotanza che è sicuro di
potersi prendere lo sfizio di sedersi sulla tua testa, regina, facendo bene attenzione di appoggiarci prima un cuscino per non
spungicarsi le chiappe con gli spuntoni della tua corona. Giusto?
Oh l'amore che fa ubriacare anche Dio, tanto da fargli girare il triangolo sulla testa! Ah, perché, secondo voi, non ha ancora
esagerato? Ha messo in piedi una rivolta, fa finta di venirvi a riverire, fa prigionieri i vostri ministri, ammazza la scorta...
139
ELISABETTA
E perché? Non ho diritto anch'io di essere
ogni tanto un po' sciocca, stordita... illanguidita, con le
piume sul sedere, le pene d'amore... come tutte le donne
di 'sto mondo? Perché, no!
MARTA
No, tu no! Ti ripeto, tu sei una regina! Anzi,
come ti sfottevi da sola poco fa, sei un reginotto.
ELISABETTA
(un attimo di silenzio, cambia completamente
tono) D'accordo... grazie della strigliata. Coraggio. Fai
entrare Egerton. (Marta esegue) Hai visto, Donnazza, è
finita la ricreazione. Guarda tu che vita: fino a qualche
ora fa ero felice, stavo preparandomi ad un incontro
d'amore... (si commuove) aspettavo che arrivasse il mio
Roberto. E invece no, mi sono preparata per un processo
con condanna a morte obbligatoria!
DONNAZZA
(piangendo)
L'è par quèl che mi no' ho mai
acetàt de far la rejna! Mai!218
Entra Egerton.
ELISABETTA
Egerton, vi prego di scusare la scenata a dir
poco pietosa, alla quale vi ho costretto ad assistere un
217
218
Vecchia sbilenca?! Non si può perdonare. Un uomo ti può dire: scema, oca come una gallina, ti può dire puttana. «Puttana? Ti
perdono, anzi mi fa piacere!» Ma se ti dice vecchia... accorcialo! Zum, zum, zum... alto così. Andiamo caro...
É per quello che io non ho mai accettato di fare la regina! Mai!
140
attimo fa.
EGERTON Ma che dite Signora...
Lasciatemi continuare. Non succederà più.
ELISABETTA
Prima di tutto porterete i miei complimenti a Cecil e a
Robert Bacone... Bravi! Ottima pensata questa di
mandare i quattro Lord a farsi incastrare... Ottima
soprattutto la provocazione di catturare ventiquattro
congiurati, così da costringere Essex e i suoi ad una
ritorsione. Proprio una bella pensata! Avrei voluto averla
io. Bravi!
EGERTON
Grazie Maestà! Riferirò. Di certo, avranno
gran piacere.
ELISABETTA
Avete detto che il Conte Roberto d'Essex ha
invitato i quattro ministri a scrivere delle lettere?
EGERTON
Sì Signora, ne ho qui delle copie... 'sti
maledetti sono riusciti a farle leggere in una decina di
chiese stamattina, durante il sermone... perfino nella
cattedrale di San Giacomo. Se volete darci un'occiata...
(le offre le lettere).
ELISABETTA
No, no... immagino già cosa possono aver
scritto. I Lord si diranno indignati per la trappola... si
dichiareranno vittime a loro volta di una congiura.
EGERTON Esatto. (La Donnazza si avvicina ad Egerton e
141
legge in silenzio le lettere).
ELISABETTA
E poi essi stessi propongono lo scambio con
i congiurati in mano nostra... e avvertono che, essendo
essi servitori fedeli dello Stato, lo Stato ha il dovere di
salvarli.
EGERTON
Ma è stupendo! Si direbbe che le abbiate
dettate voi.
ELISABETTA
Poi aggiungono: «Bisogna ammettere che,
nella nostra politica, si è commesso qualche errore... e
che, se i congiurati si sono buttati alla rivolta, è anche
perché vi sono stati spinti dai torti subìti!»
EGERTON Sì, sì, è così... Perfetto!
DONNAZZA
ELISABETTA
EGERTON
Paro paro!219
Che altro hanno scritto?
Tutti e quattro avvertono che se noi
decidessimo per un loro eventuale sacrificio... (legge)
«ciò si rivelerebbe una dimostrazione di debolezza e non
di forza da parte del Governo e dello Stato.»
DONNAZZA
Ah, l'ho già sentìda mi questa. No' me
ricordo pì' 'ndove, ma l'ho già sentìda.220
EGERTON (sempre leggendo)
219
220
«E che la loro morte
Tale e quale.
Ah, l'ho già sentita io questa. Non mi ricordo più dove, ma l'ho già sentita.
142
ricadrebbe sulle spalle della regina e dell'Inghilterra
intera.»
DONNAZZA
Con qualche variasiòn...221
EGERTON
E chiudono minacciando: «La nostra morte
sarà l'inizio della disfatta della vostra politica e della
vostra credibilità.»
DONNAZZA
ELISABETTA
MARTA
Tûto copià!222
Che arroganza!
Devi far subito qualcosa, Elisabetta...
Avete detto che 'sti bastardi hanno fatto
ELISABETTA
copie di queste lettere e le hanno diffuse nella città?
EGERTON Sì, c'è qualcuno, già individuato del resto, che
è riuscito perfino a tirarle a stampa... e così le vendono
in giro come fossero fogliacci di canzoni.
ELISABETTA
Ottimo senso della propaganda!
EGERTON Ho già dato l'ordine di arrestarli, di chiudere le
stamperie e di bloccare ogni vendita.
ELISABETTA
Errore! Così non fate altro che accrescere la
curiosità e i fogliacci andranno a ruba.
EGERTON
Già, non ci avevo pensato... Va beh, darò
subito il contrordine.
221
222
Con qualche variazione...
Tutto copiato.
143
ELISABETTA
Organizzate sermoni in tutta la città,
stampate fogliacci a vostra volta e diffondeteli.
EGERTON Sarà fatto. (Fa per andarsene).
ELISABETTA
Un momento... Cosa ci scriverete sopra? Fate
bene attenzione... dovrete riferirlo a Bacone. Prima
regola, in guerra quanto in pace, se ti sequestrano uno dei
tuoi uomini e ti chiedono il riscatto, prima regola, dicevo,
è quella di far scendere di prezzo la merce nelle mani del
nemico. Deprezzare, quindi, deprezzare!
DONNAZZA
Dio, la testa che la g'ha! La pare un omo!223
EGERTON Questo sarà difficile per il Capo della Giustizia
e il Capo del Parlamento... sono molto stimati dalla
gente...
ELISABETTA
Diremo che sono statisti insigni ma che,
poveracci, adesso non sono più attendibili... Forse li
hanno torturati, o addirittura drogati... Non connettono
più... sono perduti... forse impazziti.
DONNAZZA
Anca questa l'ho già sentìda, ma no' me
recordo 'ndove.224
MARTA
Elisabetta, brava! Sei proprio tornata in te!
EGERTON
223
224
Il guaio è che 'sti bastardi non ci concedono
Dio, che cervello ha! Sembra un uomo!
Anche questa l'ho già sentita, ma non mi ricordo dove.
144
molto tempo. Vogliono la risposta entro 'stasera. Al
tramonto cominceranno a buttarli giù uno per uno dalla
torre.
DONNAZZA
No, dalla torre! UOHOUOO! (Mima un
uomo che cade dall'alto in un gran volo. Quindi allude
ad uno schianto tremendo) Gniack! (Mima che il
precipitato si sia accorciato) Casse sempre pì corte!225
ELISABETTA
Non c'è tempo da perdere allora. Radunate
immediatamente le due Camere, verrò io stessa. Se
occorre, parlerò anche in Cattedrale. Ho già in mente
che discorso fare, come impostarlo. Mi dirò sconvolta...
è logico... disperata... abbasserò la voce... farò un elogio
commosso dei quattro ministri... e poi scatto: «Ma non
possiamo cedere! Questo è il momento della fermezza!
Non possiamo scendere a compromessi con dei criminali!»
DONNAZZA
Ghe piànze el core, ghe se stràsia l'anima, ma
ghe toca propri sacrificarli 'sti nostri fradèli cari! Un
basìn a la vedova e un basìn ai orfani, e una pesciàda al
can! AHIUAHIUAH! (Mima bacetti e pedata finale con
il cane che guaisce e fugge).226
225
226
No, dalla torre! UOOUOO! Casse sempre più corte!
Ci piange il cuore, ci si strazia l'anima, ma ci tocca proprio sacrificarli questi nostri fratelli cari! Un bacino alla vedova e un bacetto
agli orfani, e una pedata al cane! AHIUAHIUAH!
145
ELISABETTA
Lo Stato non può cedere!
EGERTON Quindi non gli lasciamo scampo?
ELISABETTA
EGERTON
No!
È come dire a quei farabutti: «Accoppateveli
pure... che, anzi, a noi ci fate un favore...»
ELISABETTA
Certo, al punto in cui stanno le cose... con
quello che hanno scritto, diffuso... Con gli occhi inondati
di lacrime... ma...
DONNAZZA
ELISABETTA
I funerali saranno di Stato!
Mandatemi a prendere non appena saranno
convocate le Camere. Addio Egerton.
EGERTON Certo, mi sbrigo... a presto Signora. (Esce).
MARTA
Brava!
DONNAZZA
Brava, brava!
ELISABETTA
(disperata ma contenuta)
Lasciatemi, sto
morendo. Con questi altri quattro cadaveri sulla schiena,
Essex è davvero spacciato... già morto, e io sto morendo
con lui.
MARTA
No, forse è ancora in tempo a salvarsi.
ELISABETTA
No, Marta, non si salverà. Dammi qualcosa
di forte da bere.
MARTA
No, l'alcool ti fa male.
ELISABETTA
Dammi le mie foglie.
146
MARTA
No, cara, ti danno le allucinazioni, lo sai.
ELISABETTA
Siamo alla strage dell'ultimo atto, proprio
come nell'Amleto.
Ah, ghe sèm cun 'sta fissa de l'Amleto.227
DONNAZZA
ELISABETTA
Sto male. Robert, non uscire dal tuo
Palazzo... ti porteranno alla torre... ed io ci dovrò versare
la ceralacca, sulla tua condanna a morte. Oh, Robert...
Robert... (Sempre più agitata) Sono una pazza, sono
isterica. Non riesco a controllarmi. Aiutatemi. Mi sto
gonfiando. Mi sta prendendo una crisi come quella di tre
anni fa.
Metémoghe i pìe dentro 'sto baslòt cont
DONNAZZA
l'acqua buiénta.228
ELISABETTA
DONNAZZA
Mi sto gonfiando.
(a Marta) Sû, deslàsaghe de drio.229
ELISABETTA
Mi scoppiano i piedi... Presto, toglimi le
scarpe... e le calze.
DONNAZZA
ELISABETTA
Le scarpe, via le scarpe.
Le gambe, guarda, mi si gonfiano. Anche le
mani mi si stanno gonfiando. Toglietemi gli anelli.
227
228
Ah, ci risiamo con questa fissazione dell'Amleto.
Mettiamole i piedi dentro questa bacinella con l'acqua bollente.
147
Da questo momento gli interventi della Donnazza
dovranno essere molto misurati per non distrubare il
monologo drammatico di Elisabetta. La luce si abbassa
lentamente: solo Elisabetta sarà seguita nei suoi
movimento da un riflettore.
DONNAZZA
L'acqua...
ELISABETTA
Dio, maledetti anelli, mi stanno strozzando
le dita. Se li guardi bene, 'sti anelli sono tombe. Sotto
ogni anello c'è seppellito un mio parente... o un mio
amante... (indica gli anelli) qui c'è mia madre... qui c'è
Leicester... e adesso tocca a quest'ultimo. (Parla a
Maria come se fosse realmente presente) Maria
Stuarda, questo è il tuo anello... vieni pure avanti,
Maria... gioca fin che vuoi con la tua testa, non mi fai
più paura...
Maria, ti ho odiata come nessuno al mondo! C'è voluto
tutto il mio stomaco per tenerti diciotto anni nelle mie
mani... viva... prima di decidermi a farti schiattare. Nella
torre, te ne stavi sempre con gli occhi puntati verso il
mare. Aspettavi le navi spagnole.
Sono stata perfida! Sei venuta a chiedere protezione... e
229
Su, slacciale dietro.
148
io t'ho imprigionata... Hai implorato per diciotto anni
che ti venissi a trovare, e io per diciotto anni ti ho
risposto no... sempre no. Perché? Perché... (Cambia
tono: urla spaventata) Aiuto, pietà!... Bendatemi le
ferite. Chi mi trascina per i capelli?
MARTA
Calmati, cara... svegliati.
DONNAZZA
Sveglia!
ELISABETTA
(come se si risvegliasse) Sono sveglia... solo
che sto per morire. Stavo solo sognando? Tenetemi gli
occhi spalancati con le dita. Non fatemi più dormire.
Bastarda coscienza che mi stai con la bocca al collo per
azzannarmi. Via... va' via... Ma di che ho paura? Di me
stessa? Qui non c'è nessun'altra che me. Elisabetta ama
Elisabetta. (Urlando) C'è qui un'assassina? No! Sì, io,
per l'appunto. Fuggiamo allora! Come? Da chi? Da me
stessa? Sì, certo, non c'è da fidarsi. Sono capace di
vendicarmi. Scagliarmi addosso a me medesima!
Scannarmi! Noo! Per tutto il bene che ho saputo darmi,
passando implacabile su tutto e su tutti come un aratro...
Elisabetta ama Elisabetta. Elisabetta ama Elisabetta.
MARTA
Adesso basta, Elisabetta... Calmati!
Si odono spari in lontananza, la Donnazza guarda verso
149
fondo sala, con il cannocchiale.
DONNAZZA
Guarda che i spara. Roberto d'Essex l'han fàit
presonér!230
ELISABETTA
(spaventata) L'Armada. Gli spagnoli stanno
arrivando. Maria, impazzisci di gioia! Quante navi! Non
si riesce manco a contarle. Vele! Vele! Cento, duecento
navi! Fiancate altissime. Quaranta cannoni ciascuna!
(Lentamente Marta e la Donnazza retrocedono fino ad
uscire di scena) E io, cos'ho da mandargli contro? Pirati!
Navi basse di fiancata, metà cannoni, metà uomini.
(Cambia tono) Come gongoli, Maria... quasi ti metti a
ballare!
E se ti facessi ammazzare adesso... subito? Eh, Maria?
Che ne dici? Non ridi più? (Altro tono) Gli spagnoli
scendono! I miei se la battono... mi lasciano sola! È la
fine. È la fine. No, eccoli là, i miei pirati intelligenti! Si
sono tenuti al largo per non farsi imbottigliare nei porti.
Bravi, bravi! Sale il vento... montano i fiocchi...
partono all'attacco. (Urla) No, fermi, tornate indietro!
(Cambia tono, perentoria) Devo parlare agli uomini...
sì, a tutti. Non dite stronzate... nessun discorso eroico.
150
È un rischio farli scendere a terra? Ma è maggior
rischio se li lascio andare all'attacco senza avergli
prima parlato. Fateli rientrare... Sì, anche di notte.
Accendete più torce che potete... voglio che mi vediate
bene in faccia! Sotto! Fatevi sotto! Sollevate le torce...
anch'io voglio vedervi bene in faccia. No, quello che vi
sto tenendo non è il discorso ufficiale... quello che
leggeranno ai Comuni è scritto qui... ai Lord non necessita di far sapere quello che adesso vi dirò. Eccomi. Sì,
sono io, Elisabetta la vergine. E voi la mia armata di
filibustieri, avanzi di galera, bastardi! Ma non temete,
siete in buona compagnia. Mio padre per primo mi ha
chiamata bastarda. «Un'armata di corsari tagliaborse» vi
sputano addosso da tutta l'Europa. E io che vi ho
allestito le navi, che ho sempre fatto a metà della
refurtiva con voi... che sono io? Sì, certo, vi ho anche
sfruttati e buttati a mare, come ogni capo filibustiere
che si rispetti, ma anche a voi sta di diritto,
ammollarmi, se perderò.
Io non griderò: «Tradimento!» Non piangerò, non
implorerò pietà... ma fin d'ora vi starò dietro il culo con
le torce accese. Guai a chi scantona e ci ripensa! Gli
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Guarda che sparano. Hanno fatto prigioniero Roberto d'Essex!
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sparerò nella testa e urlerò le parole più sconce, che
neanche da vostra madre avete mai ascoltate. Non
pretendo siate eroici... che vi battiate a «o la va o la
spacca». No! E poi, chi è un eroe? È un criminale che si
ritrova dalla parte giusta, all'ora giusta, e al servizio di
un potere vincente. Quindi: siate infami, siate sleali,
scaltri, truffatori... Importante è vincere!
(Cambia tono) Hai ascoltato, Maria? Sei schifata? Ti
tolgo subito il disgusto... sono una carogna... non ti
regalo nemmeno la disperazione di assistere allo
scempio che farò della tua flotta.
Preparati. Ho deciso... firmo la condanna. (Cambia tono:
spaventata) Roberto, che ci fai su quel palco, vattene
via. Forse riuscirò a salvarti. Va via... aspettami... verrò
a parlarti.
(Gelida e terribile) Tocca a te Maria. Ti ho fatto
allestire uno spettacolo grandioso come si conviene ad
una regina: spettatori di riguardo... tutti in abito da
cerimonia, onorificenze, scarpe di seta, coccarde. Recita
bene, Maria. Indossa l'abito che vuoi... Sì, il nero ti
dona. No, spiacente, io non verrò. Io non devo saperne
niente. Devono prendermi di sorpresa. Carpire la mia
buona fede. Oh, mi spiace che non potrai assistere alla
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disperazione che saprò tirare fuori dalla pancia appena
verrò a sapere che la tua testa: ZAC! Piangerò lacrime
di sangue... mi sbatterò per terra... «Sì, io ho firmato la
sentenza... ma mancava il sigillo! Avevo ancora il
diritto ad un ripensamento!» Mi strapperò i capelli!
(Simula un pianto disperato) «Maledetti, assassini! La
mia sorellina... sangue del mio sangue! Io l'amavo!
(Cambia tono: Imperiosa, terribile) Chi è il responsabile? Spencer, il guardasigilli? In galera! Cecil... il
consigliere? Anche lui... non voglio scuse!»
(Distaccata) La gente non crede alla giustizia di un
tribunale dove la vittima è una donna e il suo giudice
un'altra donna. (Sottofondo parte il «Dies irae»)
(Fredda, implacabile) È ora, Maria. Sali, coraggio.
Senti come cantano? Che pensiero delicato ho avuto...
t'ho prestato il coro dei miei chierici.
Quanto sei bella Maria! Alta, regale!
Ferma con le mani! Ci pensa il boia a toglierti la
gorgera e il corsale. Inginocchiati e fatti annodare i
capelli dietro la nuca. Quanti capelli! Tutti tuoi? Io
purtroppo ne perdo moltissimi... E ora... la testa... sì,
sul ceppo! Addio. (Cambia tono: spaventata) No... che
è stato? Perché c'è Roberto lì? (Imperiosa) Ci
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dev'essere
ancora
il
processo
e
la
vedremo!
Decideremo!... (Perde baldanza) C'è già stato?... E
l'hanno condannato a morte? Lui solo? Dieci? Anche
Southampton? E Shakespeare? (Ultimo tentativo di farsi
ubbidire) Ma io non ho ancora messo il sigillo.
Portatelo via! Sono la regina, ve lo ordino! (È
sconvolta, trattiene a stento le lacrime) Perdonami
Maria se t'ho lasciata per tanto tempo in quella
posizione così scomoda, ma ho addosso un tale dolore
che, credimi, in 'sto momento vorrei essere al tuo
posto... ed è per poco che non ci sia arrivata… ma,
come dice la gente: «La pantera e la tigre si sono
baciate; chi delle due aveva la bocca più piccola è
rimasta senza testa.» (Ha ripreso il controllo di se, ora
è di nuovo la regina) Guardali lì, gli invitati.
Vigliacchi, maiali! Non hanno il coraggio di guardare.
Chiudono gli occhi! Girano la testa! Guardate! Ve lo
ordino!
La scure è per aria. Sibila! Che botta!
Non s'è staccata la testa! Imbecille, incapace! Boia da
strapazzo! Riprovaci! (Urla) Ancora!
Oh, finalmente! Ed ora che aspetti? Afferra la testa
mozza per i capelli, levala alta e grida: «Dio salvi la
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regina!» (Al coro, come se fosse presente: perentoria) E
voi cantate più forte! (Un attimo di paura. Retrocede di
qualche passo e quasi senza voce, dice:) È una
trappola!... Quella non è la testa di Maria... è la mia di
testa... è la mia testa... e la mia testa...
Canto: «Dies irae»
«Ille te, Dominus meus,
qui fecit terram et aquam.
Laudate Deum.
A peccato mortis servat,
insuescit confiteor.
Vincere Dies irae.»
Sul canto del «Dies irae», la luce va morendo e cala il
sipario.
FINE
Copyright Dario Fo Tutti i diritti riservati
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Milano novembre 1992
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