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Quasi per caso una donna: Elisabetta di Dario Fo
Quasi per caso una donna: Elisabetta di Dario Fo 2 QUASI PER CASO UNA DONNA: ELISABETTA Copione di scena a cura di Franca Rame Prima rappresentazione: Riccione, 7 dicembre 1984. 2 PERSONAGGI: ELISABETTA I D'INGHILTERRA MARTA (NOBILDONNA-GOVERNANTE) EGERTON (GUARDASIGILLI) DONNAZZA (MAMMONA) THOMAS (GIOVANE) SICARIO CAPO DELLE GUARDIE GUARDIE 5 PRIMO ATTO Londra. La camera da letto di Elisabetta I. Interno di una grande stanza in stile rinascimentale. Tutt'intorno, appoggiato alle pareti corre un loggiato su due piani. Sulle pareti del ballatoio in corrispondenza di ogni arco si aprono finestre in numero di otto. Sul pianerottolo del ballatoio si apre una porta che comunica con l'esterno e scende una scala che costeggia la parete di destra; a piano terra, una porta sulla parete laterale di sinistra, un'altra in quella di destra. Nel centro, un letto faximile del famoso «Talamo di Federico da Montefeltro». Lo spazio di sinistra è nascosto da una doppia cortina, formata da due arazzi paralleli, uno dietro l'altro, scorrevoli, diposti di fronte al pubblico. Dietro al secondo arazzo è nascosto un cavallo in legno montato su ruote, a grandezza naturale; s'intravede un camino con uno specchio sovrastante, ed un candelabro vicino al camino, un leggìo con calamaio, penna, manoscritti e un pugnale. In centro palcoscenico, in proscenio, ben visibile un manichino-porta abiti, sul quale è posto un abito femminile da cerimonia, nero, con gorgiera bianca. Lo spettacolo inizia con la canzone «Candia», la luce è tenue, quasi buio. Gli arazzi sono distesi, così da impedire la vista del cavallo al pubblico. Sul finire della canzone entra Elisabetta con dei fogli in mano. A causa dell'oscurità va letteralmente a sbattere contro il manichino. L'azione si svolge a Londra nei primi anni del diciasettesimo secolo. Canzone: «Candia» «Da po' che ti no' me vol bèn, a Candia mi anderò. e sû la vela granda (de randa) pinterò i to' ôgi. E quando sarem per mare e le onde sbateràn sû la plancia, farà grand sprusi che andrà a bagnar la randa. Desenderà gote 'me lacrime, e i to' ôgi plangeran, ti, che no' ti g'ha mai plangiû per mi. 7 E sû la prora meterò 'na polena de raìs, fada 'me ti, con zinne toe, e facia e ventre derentro le onde andrà, ambrasàda dal mare ti sarà, ti, che in braso a mi no' ti g'ha vorsuo mai stare. E quando che sarem ne la lûss granda de Candia e in sûl molo la zente se dimanderà perché 'sto marinar se mena i ôgi de la sua dona sû la vela, mi ghe responderò: «Perché 'sta mia dona d'amor, tegnendola d'apreso, forse me ghe reûssirà de poterla scordar.»1 1 Traduzione della canzone «Candia» Dal momento che tu non mi vuoi più bene, a Candia me ne andrò. e sulla vela grande (di randa) dipingerò i tuoi occhi. E quando saremo per mare e le onde sbatteranno sulla plancia, faranno grandi spruzzi che andranno a bagnare la randa. Discenderanno gocce come lacrime e i tuoi occhi finalmente piangeranno, tu che non hai mai pianto per me. E sulla prua metterò una polena di rovere, fatta come te, con zinne tue, e faccia e ventre dentro le onde andranno, abbracciata dal mare tu sarai, tu che nelle mie braccia non hai voluto stare mai. E quando saremo nella luce grande di Candia, e sul molo la gente si domanderà perché questo marinaio si porta gli occhi della sua donna sulla vela, io risponderò: «Perché questa mia donna d'amore, tenendomela appresso, forse mi riuscirà di poterla scordare.» ELISABETTA Marta! Ma dove vi siete cacciati tutti quanti...? Non si doveva cominciare... (si trova abbracciata al manichino) e che è questo?... Marta, perché tenete tutto chiuso? (Fa scorrere il prima arazzo che sta in proscenio: un taglio di luce illumina il manichino: Elisabetta manda un urlo) AHAA! Stuarda maledetta! (Afferra dal leggio un pugnale) Vattene! Non mi fai paura... (L'arazzo di destra si scuote, gli si lancia contro impugnando il pugnale) E neanche tu! Ti ho visto... bastardo! Ti infilzo! (Sferra fendenti col pugnale contro l'arazzo). MARTA (da dietro l'arazzo, spaventata) Aiuto! Ferma! Elisabetta! ELISABETTA Chi sei? Vieni fuori o t'ammazzo! Entra in scena Marta. MARTA Sono io, Marta... ma che ti prende? ELISABETTA Marta? E che ci facevi lì dietro? Mi spiavi? MARTA Ma che dici? T'ho sentita gridare... Che c'è? (Servendosi di una pertica fa scorrere le tende appese alle finestre: il taglio di luce che attraversa la stanza coglie in pieno il manichino; Elisabetta manda un altro 9 grido e gli scaglia i fogli contro). ELISABETTA Lì, lì... È Maria! La Stuarda! MARTA Ma no cara, è solo il suo vestito... calmati. ELISABETTA (molto agressiva) Chi l'ha portato qui e l'ha piazzato sul manichino senza testa? MARTA Tu, hai ordinato che lo tirassero fuori dai suoi armadi... Volevi farne un regalo... non so a chi. (Toglie l'abito dal manichino e lo porta fuori scena). ELISABETTA Non è vero. Prima di tutto io avevo chiesto che lo tirassero fuori per fargli prendere aria e basta... MARTA Si tratta solo d'un equivoco evidentemente... ELISABETTA Evidentemente un corno! L'hanno fatto apposta di piazzarmelo lì, sul manichino senza testa perché mi prendesse un coccolone! Chi ci ha avuto 'sta bella idea? Lo voglio qui. Subito! MARTA D'accordo... mi darò subito da fare... Raduno tutta la servitù... una bella inchiesta. Così ognuno saprà che la regina è ancora ossessionata dal fantasma di Maria la scozzese. ELISABETTA Io non sono affatto ossessionata... me ne sbatto, io, di quella puttana. MARTA Ecco, e allora dimostralo. Mettiti tranquilla e torna a letto. (Si accinge a spalancare le ante del letto). ELISABETTA Ferma! Non aprire le ante del mio letto! MARTA (sottovoce) Perché? Hai qualche ospite? Ammazzalo, con tutta la caciara che hai fatto non s'è svegliato?! ELISABETTA Non s'è svegliato solo perché non c'è... non ci ho portato nessuno a letto 'stanotte. MARTA Allora apro? ELISABETTA No, ho detto! Non ci ho portato nessuna 'sta notte... ma potrebbe esserci rimasto quello che ci ho portato tre notti fa... MARTA Per carità! Va bene... sei intrattabile 'stamattina. Che ti prende? Guarda, nello sventolare che hai fatto hai seminato un sacco di fogli... (li raccatta). ELISABETTA Ah, sì. Dài qua. MARTA Che roba è? ELISABETTA Sei tu che me lo devi spiegare che roba è. Chi è 'sto bastardo? Le scrive lui da solo 'ste infamità o è solo una testa di legno? Da chi prende le informazioni? È tutta la notte che non chiudo occhio cercando di capire. MARTA Elisabetta, ti vuoi calmare? Sono io che non ci capisco niente... di chi stai parlando? ELISABETTA Shakespeare. Ma chi è 'sto Shakespeare? 11 MARTA Shakespeare? Un'altra volta? Che t'ha fatto ancora? ELISABETTA T'avevo detto d'informarti, almeno un mese fa. Voglio leggere ogni foglio di quello che ha scritto... quante di 'ste puttanate è riuscito a mettere in scena... chi gli stampa i lavori... MARTA (indicando i fogli che ha appena raccolto) E tu, con tutte le cose davvero tragiche che ti trovi fra capo e collo, stai a sfrugugliarti l'anima con 'sti melodrammi del cavolo? Scusa, ma è una ossessione ormai. ELISABETTA Certo. Elisabetta è tocca. È una fissata! Siediti qua e guarda (le mostra i fogli). Dimmi tu se in questo Enrico IV, e anche in 'sto Riccardo III, non si fa il verso a me... alla mia vita, al mio modo di governare... MARTA Ma questo mica se l'è inventato: è storia! ELISABETTA Certo, non posso prendermela con la storia che ha copiato dalla mia vita, ma me la posso prendere con questo bastardo infame che ha deciso di metterla in scena con evidenti allegorie! MARTA Ma tu sei anche la regina delle fantasie. ELISABETTA Ah sì, fantasie? Allora guarda questo Amleto (le mostra altri fogli) dimmi tu se non è forse il mio ritratto sputato!? Dì di no! MARTA Amleto il tuo ritratto?! ELISABETTA Sì, è inutile che tu mi guardi con quell'aria a sfottere. L'hai letto? MARTA No... conosco appena la trama. ELISABETTA E allora leggitelo con molta attenzione. Ci troverai frasi mie... mie disperazioni... bestemmie mie... urlate qui, in questa stanza. Come le ha sapute questo Shakespeare? Chi è la spia qui dentro Marta? MARTA Senti, se guardi me, dillo: io faccio fagotto anche subito. ELISABETTA Ma piantala! Non hai abbastanza fantasia per fare la ruffiana. Piantala! MARTA Grazie. Ad ogni modo, se tu ti abituassi ad urlare un po' più a bassa voce, così da non farti sentire perfino dalle guardie nel corridoio, dai segretari di transito, dai ruffiani di passaggio e da qualche ragazzotto che casualmente si ritrova accucciato nel tuo letto... (indica le ante chiuse del baldacchino). ELISABETTA Ti ci metti anche tu con le malelingue adesso? MARTA Che malelingue? Dimentichi che sono io a rifarti il letto ogni mattino? ELISABETTA Ah già, è vero. 13 MARTA Ad ogni modo, se proprio ci tieni a scoprire che c'è sotto a 'sti spettacoli, perché non lo chiedi al capo della tua polizia? ELISABETTA Chi? Egerton? Dov'è? MARTA È qui nel corridoio che aspetta da stamattina all'alba. Se permetti, lo faccio entrare. ELISABETTA Entrare? Perché scopra il mostro che sono appena sveglia? Se quel maledetto spione mi dà una sola occhiata, domani tutta Londra avrà il ritratto sputato di come sono orrenda al naturale. MARTA Va bene, come vuoi. Aspetterà fino a che tu non ti sarai restaurata. (Ironica) Gli dico di tornare fra quattro ore, nel pomeriggio. ELISABETTA (seccata) Ah, ah... spiritosa! Fallo passare, ma portami in avanti qualcosa da far barriera... anzi, vai, ci penso io... basta far scorrere il mio cavallo (solleva il lembo dell'arazzo, appare il cavallo, Elisabetta lo sospinge in mezzo alla scena, in proscenio a mò di paravento). MARTA (si dirige alla porta di sinistra, in cima alle scale) Prego Egerton, accomodatevi... Sua Maestà v'aspetta. Entra Egerton con una cartella damascata sottobraccio. EGERTON Grazie. Buongiorno Altezza. (Si guarda intorno). ELISABETTA Buongiorno Egerton. EGERTON (a Marta) Dov'è? ELISABETTA Sono qui dietro... dietro il cavallo. V'avverto, Egerton, se appena sorpassate il pettorale della bestia qui, nel tentativo di darmi un'occhiata (estrae una pistola corta dal corpetto) vi sparo una palla in quell'occhio da spione che tenete. (Punta la pistola al di là del collo del cavallo contro Egerton) Che notizie mi portate? EGERTON Maestà, sono mortificato, so che vi trovate in collera con me. ELISABETTA È poco, in collera, Egerton. Sono fuori dalla grazia di dio! Primo, perché non mi avete fatto sapere ancora niente di quell'animale che m'ha sparato dalla riva, mentre ero in barca. Non so se era un irlandese, un puritano, un papista, o un cacciatore che m'ha scambiata per un gallo cedrone... (Marta esce di scena, poi rientra portando una grande bacinella e degli asciugamani, e lava i piedi ad Elisabetta). Secondo, perché ancora mi domando con che razza di 15 criterio leggete i testi che vi sottopongono per il benestare alle rappresentazioni. E voi sareste il capo dell'Intelligence Service? Dell'Imbecill service... siete il capo! EGERTON Signora, sono disposto a sopportare ogni ingiuria, permettetemi però di assicurarvi che il sicario in questione è stato preso ed ha parlato. ELISABETTA Parlato?... Liberamente? EGERTON Sì, con una torcia accesa sotto i piedi... ELISABETTA Per l'amor di Dio, Egerton, ancora con questi metodi criminali... disumani! EGERTON Ma Signora, da che mondo è mondo, la polizia, se vuole ottenere delle confessioni è costretta... ELISABETTA (interrompendola) Costretta un corno! Ma come ve lo devo dire. Non siamo più ai tempi di mio padre Enrico VIII, che addirittura presenziava agli interrogatori con sevizie, come ad uno spettacolo di grande spasso! No, oggi noi viviamo in uno Stato libero ed umano, dove io, ho il dovere d'indignarmi, d'insultarvi... di trascinarvi davanti ad un tribunale se vi scopro sul fatto! Vostro dovere è quello di continuare imperterriti a torturare, ma senza venirmelo raccontare, per Dio... mi rovinate la giornata, Egerton! a EGERTON Avete ragione, scusatemi. La cosa certa è che non risulta esserci alcun legame con il Conte di Essex. ELISABETTA (con emozione tra se) Eh Roberto, Roberto. (Ad Egerton) Lo dite così, per compiacermi... Sapete che sono pazza di lui! EGERTON No, Signora. È la verità. Si tratta di un fanatico, un isolato pazzo. ELISABETTA Come, un isolato... se erano in due? EGERTON Sì... due isolati pazzi. ELISABETTA Bene... tra poco si scoprirà che erano in tre... quattro: l'associazione nazionale degli isolati pazzi! Quanto siete pietosi e monotoni. Ogni qualvolta temete che si scoprano i mandanti di qualsivoglia schifezza, poiché son nomi che scottano, tirate fuori 'sto ritornello imbecille degli isolati pazzi! EGERTON Forse avete ragione, Signora... siamo monotoni... ma vi assicuro che, in questo caso, il Conte di Essex non c'entra. ELISABETTA In questo. Ma in qualche altro caso c'entra? E allora parlate. EGERTON Temo che si stia cacciando in un'operazione veramente folle. ELISABETTA Ah sì? E voi Egerton, insieme ai miei 17 consiglieri, gongolate come pazzi. EGERTON Signora, vi prego... noi... Il fatto è che il Conte si lascia strumentalizzare da una massa di sconsiderati. Stanno convincendolo ad organizzare una vera e propria sommossa popolare con tanto d'invasione d'appoggio. Invasione d'appoggio da parte di chi? Da ELISABETTA dove? EGERTON Cercano di coinvolgere vostro cugino, il re di Scozia. ELISABETTA Giacomo?! EGERTON Sì, perché intervenga con le sue truppe e li appoggi nel momento in cui scoppierà la rivolta. ELISABETTA Non possono essere così coglioni... teste di ... MARTA Elisabetta andiamo, sei sempre una Signora, oltre che regina. ELISABETTA E sono anche il papa della mia religione! E se non stai zitta, ti scomunico! Fuori, fuori... (Marta esce portandosi via bacinella e asciugamani) È falso, Egerton. Menzogne! Le prove, voglio le prove! Rientra Marta. EGERTON Eccole, Signora. (Estrae dei fogli dalla cartella e li porge alla regina senza guardarla restando sempre coperto dal cavallo) È una lettera scritta di suo pugno dal Conte di Essex. (Accenna a sporgersi verso di lei). ELISABETTA (bloccandolo con la pistola) Fermo o sparo! (Legge attentamente la lettera) «Intervenite ora! Subito! Difficilmente si presenterà situazione più propizia. Tutto il paese, esasperato, è convinto che ormai la regina si trovi completamente plagiata dai suoi consiglieri, che, con la loro infame politica stanno portando l'Inghilterra alla rovina.» (Ride) Marta, vieni qua e guarda! (Mostra la lettera a Marta) È falsa. È un'imitazione grossolana della calligrafia di Roberto d'Essex. (Ad Egerton) È falsa, Intelligence Service! EGERTON Possibile? Eppure il corriere, che è un nostro uomo, ci ha assicurato... ELISABETTA Silenzio! È falso, ho detto! O forse, Egerton, mettete in dubbio la mia parola, di fronte a quella di un infiltrato qualsiasi, che magari sta facendo il gioco di Giacomo appunto? EGERTON Per carità! Di certo, come dire... beh, si può sempre controllare. 19 ELISABETTA Ecco, bravo! Controllatelo, interrogatelo, e arrestatelo. Sì, arrestatelo, questo vostro fidato collaboratore, ed applicate la legge sui contriti. EGERTON La legge sui contriti? ELISABETTA Ma sì, quella ideata da mio fratello Edoardo. Prima si spaventa ben bene il prigioniero col fargli vedere la forca da vicino... poi di colpo gli si promettono libertà e quattrini, se parla... All'istante, vedrete, comincerà a denunciare tanta di quella gente che dovrete dirgli “basta”, altrimenti ci riempie le galere! EGERTON Senz'altro Maestà... vi saprò dire al più presto. ELISABETTA Fatemi sapere Egerton. EGERTON Immediatamente. (Si congeda). Maestà... dovetissimo. (Si inchina a salutare Marta. Esce dimenticando la sua cartella su di una sedia). ELISABETTA (sfottente) Anch'io sono tutta una devozione! (Ripone la pistola nel corpetta e sospinge il cavallo nella posizione iniziale). MARTA Scusami Elisabetta, io le ho sbirciate appena quelle lettere... ma mi ha stupito la tua drasticità. Non hai dubbi? ELISABETTA No, nessun dubbio! Sono assolutamente sicura: quella lettera l'ha scritta Roberto d'Essex in persona. MARTA (sbalordita) Ah! Ma allora? ELISABETTA Taci! Lo condanno a morte io? Gli devo far tagliare la testa? Poi cosa me ne faccio di un uomo senza testa. Io lo amo quel disgraziato. E l'hai detto anche tu, forse è proprio colpa mia se Roberto è andato via di testa in questa maniera. MARTA D'accordo, proteggilo, salvalo, questo tuo fante di cuori... ma attenta che non gli capitino in mano troppe briscole... o addirittura la Matta... perché allora voglio ridere! (Esce e rientra subito reggendo un vassoio con tazze e teiera, quindi s'accinge a servire la regina). ELISABETTA La Matta? Non hai capito niente! Ce l'aveva già in mano Roberto d'Essex la Matta … ero io, la Matta! Ma il cretino non ha saputo giocarmi... mi ha scartata come un due di picche! Per di più adesso mi organizza contro colpi di Stato, contornandosi di una banda di imbecilli … tutti più imbecilli di lui, che Egerton, Cecil e Bacone gli hanno rimpinzato di infiltrati, spie, provocatori! E 'sto povero mio coglioncione manco se ne accorge! Ma cosa crede di combinare? Mammalucco stramontato! Se penso che 21 stanotte ha messo in piedi un colpo... MARTA Chi, Essex coi suoi? ELISABETTA Sì, in una cinquantina hanno attaccato l'armeria dei Vecchi Consoli e hanno fottuto un sacco di armi! Egerton evidentemente ne era al corrente. Ma zitto, lui! Non ne ha fatto parola. Per fortuna che io ho una mia seconda polizia segreta che mi informa di tutto... e gli ho riempito la sua di infiltrati della mia: (ironica) “i corpi separati dello Stato”. Mi hanno assaltato l'armeria, mi hanno fregato un sacco di armi... perfino due spingarde! Che io ci vado matta per le spingarde! Mi hanno assaltato l'armeria con uno strategemma devo dire, piuttosto ingegnoso. MARTA Formidabile! ELISABETTA Gongoli? Eccola lì... fai tanto la dura e poi tieni anche tu per il fante di cuori, eh. MARTA No, un momento... io applaudivo solo al coraggio e all'intelligenza... ELISABETTA Intelligenza di chi? Di Roberto d'Essex? Quello ha una testa così vuota che se gli spunta dentro un'idea … gli muore di solitudine. (Porge a Marta una tazza) Beviti il tuo tè. Tu ti stai dimenticando degli infiltrati di Egerton. Quelli, sono intelligenti. Questo colpo dell'armeria l'hanno organizzato qui a Palazzo... a tavolino, i miei, per fottere definitivamente Roberto. MARTA Giusto, di sicuro Egerton sapeva dell'intenzione di Essex di far fuori le armi al Master Palace. ELISABETTA Sì, ma li ha lasciati fare con comodo. Ai polli da spennare si fan sempre vincere le prime tre mani, per poi mazzolarli meglio. Cecil, il mio amato consigliere... Bacone... Leslyl, e via via quasi tutti i Lord della Corona, vogliono castigare anche me. Non mi perdoneranno mai di averlo colmato di benemerenze e appalti e cariche, il ragazzo... Io lo amo e regalo, regalo. Se penso all'insolenza che m'ha gridato quel nano: «Un giorno o l'altro vi mette la sella in groppa quel vostro Roberto d'Essex, come a una giovenca!» M'ha dato della giovenca, capisci! MARTA Chi s'è permesso? Di che nano stai parlando? ELISABETTA Cecil... il mio adorato consigliere. Io non ho raccolto. Come non avesse parlato... proprio indifferente sono stata. Gli ho soltanto sputato in un occhio. Ho fatto un centro, Marta, da applauso! PUM! Nulla di casuale, sono tre mesi che mi alleno a spegnere le candele a tre metri di distanza. Poi li ho cacciati via tutti a calci in culo, bestemmiando come una turca. 23 MARTA Per forza adesso te la vogliono far pagare! (Prende il vassoio in mano e si accinge ad uscire di scena). ELISABETTA Sul piatto, come quella di San Giovanni, mi porteranno la testa del mio Roberto. Potessi almeno parlargli a 'sto disgraziato! MARTA (imbarazzata) Gli ho parlato io. ELISABETTA Tu?! Quando? MARTA Tre giorni fa. Sono andata a cercarlo. Ma, sia chiaro, l'ho fatto solo per te. Ti avevo sentita piangere tutta la notte... lo chiamavi... ELISABETTA Come ti ha accolta? Coraggio. MARTA (sempre più imbarazzata e preoccupata) Gli ho raccontato una frottola. ELISABETTA Che frottola? MARTA Sì, ma non t'arrabbiare eh... prometti. ELISABETTA Prometto. Parola di regina! MARTA Gli ho detto che mi mandavi tu. ELISABETTA (dà un gran calcio al vassoio tenuto da Marta: le tazze rovinano a terra) Puttana, bastarda figlia di... MARTA Ehi, hai promesso! Parola di regina! ELISABETTA Chi se ne frega... Io ti spacco... ti ammazzo! (Afferra la caraffa di rame e si accinge a colpirla). MARTA (urla cercando di bloccarla) Calma Elisabetta... tanto Roberto D'Essex non mi ha creduta! ELISABETTA (cambia completamente tono come se nulla fosse successo) Ma Marta, perché gridi cara... Dì: «Non mi ha creduta» e finisce li. A momenti mi fai rompere il mio vaso di rame sulla tua testa! (Riprende il discorso) Non ti ha creduta? (Distrattamente solleva la cartella dimenticato da Egerton). MARTA No! È ancora ingrugnito per l'altra volta... dice che l'hai umiliato davanti a tutti. Ma si può sapere che gli hai detto di così offensivo? ELISABETTA Mantenuto e marchettaro! (Apre la cartella e sbircia il contenuto continuando a parlare con Marta). MARTA Marchettaro? Ma sei pazza? (Raccoglie le tazze che erano cadute a terra). ELISABETTA Sì, ma lui mi aveva offesa! Con un sorriso cafone stronzo mi ha detto: “Vecchia carcassa, sbilenca e spampanata.” Dimmi tu! MARTA Non è carino... ELISABETTA Non è carino, no. Ma io l'ho castigato. Mi sono ripresa l'orecchino che gli avevo regalato... MARTA Hai fatto bene! 25 ELISABETTA Con un morso gli ho staccato netto il lobo dell'orecchio. MARTA Mi sembra un pò eccessivo... ELISABETTA Sì, ma poi gliel'ho restituito... il lobo. (Si immerge nella lettura del contenuto della cartella di Egerton). MARTA Beh, fatto sta che quando ho tentato di avvertirlo come già sapevo, degli infiltrati e dei provocatori... ma tu non mi stai ad ascoltare... ELISABETTA Sì, sì... ti ascolto, vai avanti... MARTA Che stai leggendo? ELISABETTA È la cartella di Egerton... l'ha dimenticata... o forse l'ha lasciata qui apposta... sono le lettere dei vari ambasciatori ai loro rispettivi padroni. MARTA Accidenti! E quello spione di Egerton gli ha scollato le buste? ELISABETTA Certo, è l'Intelligence Service! Ha la saliva solvente! Una leccata... scolla, copia e rispedisce. Oh, tu guarda, ma queste parlano tutte di me. Senti, senti come mi gratifica l'ambasciatore di Venezia: (legge) «La regina d'Inghilterra esibisce continue citazioni in greco e latino, ma ama soprattutto ridere in modo grosso e grasso; racconta barzellette tanto scurrili da far arrossire una tenutaria di bordello... Bestemmia... Ha imparato da un clown intaliano ad eseguire pernacchie strazianti delle quali gratifica i Lord caduti in sua disgrazia... l'ho vista sputare perfino addosso a qualcuno di loro...» (Ride divertita) C'era anche lui! MARTA Ti sei fatta una fama internazionale ormai... ELISABETTA (sempre leggendo) «Balla come una pazza, facendo zompi incredibili e suda tanto che, nelle giravolte, spruzza sguazzando come un cane fradicio fuori dall'acqua.» MARTA Beh, che quando ti scalmani spruzzi e annaffi è vero. ELISABETTA All'ambasciatore del Portogallo sono veramente simpatica... senti come mi presenta: «Una bambola di legno, un manichino senza sangue... con mille fronzoli e ornamenti... un paludamento immerlettato dal quale spunta una testa di vetro.» (Senza cambiare tono) Farabutto schifoso, papista di merda! Questo non è scritto, l'ho detto io. E senti ancora: «Elisabetta è capace di ispirare terrore anche quando ride.» Va bene, la prossima volta che lo incontro gli faccio una risata di tre quarti d'ora... Secco, lo voglio vedere... morto! (Passa la cartella a Marta) Vai avanti 27 tu... MARTA (legge) «Di lei si dice: troppo femminile per essere un uomo... ELISABETTA Prego? MARTA Troppo poco femmina per essere donna.» ELISABETTA Sono un ibrido! Elisabetto il reginotto! MARTA «Ama i funerali come ogni regnante che si rispetti.» ELISABETTA Certo, ogni regnante ama i funerali, e allora? MARTA «Durante la funzione supera con i suoi singhiozzi gli acuti del coro.» ELISABETTA È la sofferenza. MARTA «La sera stessa interviene ad una festa tutta abbarbicata al suo Essex, sculettando come una... birrocha encalorada»!? ELISABETTA Cosa vuol dire? (Strappa di mano a Marta le lettere) Birrocha encalorada? Per me è un insulto. (Guardando attentamente il foglio) Oh, guarda qua un asterisco... c'è la traduzione di Egerton... che gentile!, «sculettando come una mula in calore.» (Prosegue la lettura) «Poi annuncia di aver insignito il suo amante del titolo di ammiraglio per atti valorosi sul campo di battaglia… del suo letto.» (Calmissima) Non mi tocca neppure... è un'ironia che manco mi sfiora... Mula in calore! (Lancia un urlo terrificante, sbatte a terra sedie, sgabelli, leggìo; sferra un calcio al cavallo che avanza verso la platea. Elisabetta estrae velocemente la pistola e gli spara contro. Il cavallo retrocede, tornando al suo posto) Fermo! Se non lo fermo con lo sparo, mi va in giro per la casa! (Al cavallo) Stà al tuo posto! (Ripone la pistola in seno). MARTA Ma esagerata! E tutto perché 'sto Foexen s'è permesso di scrivere le stesse cose che tu vai ripetendo, con linguaggio certo più greve. ELISABETTA Ma io lo amo e me lo posso permettere! (Si accorge solo ora dei mobili rovesciati a terra) Ma chi ha combinato 'sto bordello? Metti ordine Marta. (Cambia tono, quasi piangendo) Ci sto crepando io per 'sto tanghero dolcissimo che manco mi scucie più una parola... una lettera... E ci ho sempre dentro nel cranio la sua voce... e negli occhi i suoi occhi... Sto morendo d'amore. Lo amo… MARTA Su, su... Elisabetta... forza... vedrai che passerà... ELISABETTA Come te lo devo dire, Marta, io non voglio che mi passi! Sto bene così! E lei (imita il tono di voce 29 di Marta) vedrai che passerà! Mi piace, morire di passione! (Si porta una mano al seno) Oddio... MARTA Che c'è cara? Ti senti male...? Il cuore?! Siediti... ELISABETTA No, è la pistola... l'avevo infilata qui... nel corpetto... m'è scivolata... mi scatta il cane... MARTA Ma è scarica... hai sparato poco fa... ELISABETTA No, è a due canne... c'è un altro colpo... con il cane sollevato... Mi scatta il cane... Mamma... mi sparo addosso da sola! MARTA Calma... calma... adesso ti slaccio il corpetto. Alzati piano, bisogna che lo faccia dalla vita. (Prende uno sgabello) Monta su 'sto sgabello... dove te la senti? ELISABETTA (si alza lentamente e sale sullo sgabello muovendosi con molta circospezione) Dio... mi fai salire così in alto per morire? Son già sul monumento! MARTA (armeggia con l'abito della regina) Ecco, adesso è slacciato... bisogna farla scivolare sotto l'ascella in modo che arrivi sulla schiena... un momento che chiamo qualcuno che mi aiuti... (Corre verso la porta) Guardia! ELISABETTA Sei pazza?! Conciata come sono far entrare un intruso... MARTA Cara, scegli: o una palla nel ventre o uno sguardo indiscreto. (Esce). ELISABETTA Un'indovina m'aveva predetto che avrei avuto dei guai con un cane, ma non immaginavo certo che sarebbe stato quello della mia pistola! Marta rientra in scena con due guardie. MARTA Attenti! Può partire il colpo... dobbiamo farla passare sulla schiena... ELISABETTA Attenti?! Due?! perché non chiami tutta la guarnione? Disgraziata! (I tre si prodigano nel tentativo di sfilare la pistola dal corpetto di Elisabetta). MARTA Coraggio... allungate 'ste mani... qui... sentite la pistola? ELISABETTA (guarda con interesse entrambe le giovani guardie ) Buongiorno! Ma certo... su, palpate... palpate... spalpignate ragazzi. (Cambia tono minacciosa) Se mi fate partire un colpo... e sopravvivo vi ammazzo! MARTA Buona Elisabetta... Accidenti... ELISABETTA Ecco, lo sapevo... è scivolata in giù... è qui sul ventre... MARTA Tutto a posto, anzi, è meglio... Su, facciamola girare... (I due soldati ora sono alle spalle della regina e continuano nel “palpeggio”). 31 ELISABETTA Ehi, dico... andiamoci piano... casualmente quelli sono i miei glutei! (Languida) Ditemi almeno qualche parola affettuosa ogni tanto! Cafoni! MARTA Ancora... forza, che scorre... ci siamo... Parte un colpo. ELISABETTA Oddio! Marta! Mi sono fatta un autoattentato! (Terrorizzata) Il sangue... sento il sangue che mi cola lungo le gambe... Oddio... muoio... Il mio Essex... lo voglio qui... subito... Roberto! Lo voglio vedere per l'ultima volta. MARTA (alle guardie) Via... andatevene... uscite. Le guardie escono di scena. ELISABETTA Sparata nel sedere... Che fine poco gloriosa per una regina!... Ti scongiuro, Marta, dì che sei stata tu. Prenditi la colpa. (Reazione di Marta) Lo so che ti taglieranno la testa, ma i cattolici ti faranno santa! Santa Marta sparachiappe! MARTA Fa' vedere... (Alle spalle di Elisabetta le alza la gonna) Aiutami... su, solleva la gonna... Non vedo sangue... ELISABETTA Sei sicura? MARTA No... c'è un buco, ma è nel vestito. ELISABETTA (melodrammatica) Allora... se il colpo è andato a vuoto… mi sono fatta la pipì addosso! (Disperata e avvilita) L'ho fatta Marta... l'ho fatta! (Scende dallo sgabello, guarda a terra) Quanta!! Oh, che umiliazione! Le guardie che mi palpano fuori orario... la pistola che spara da sola... tutta la pipì addosso... (Marta esce e rientra subito con una bacinella ed un'asciugamano)... e Roberto che non mi ama più... Io lo voglio vedere... Marta... (piagnucolosa) và, portamelo quì... digli di smetterla di farmi i colpi di Stato contro... Se torna, digli che gli ridò l'appalto dei vini dolci... MARTA Sì... sì... cara... te lo trovo... te lo porto quì... intanto vieni che ti lavo... ELISABETTA (toglie il catino a Marta) Lascia, che mi sbrigo da me... tu vai... cercalo... ma non dirgli che sono io che ti mando. MARTA E come faccio allora? ELISABETTA Digli che io sto male... che sto per morire... Ecco, sì... che mi sono sparata un colpo di pistola... ma 33 non raccontargli della pipì per carità...! (Si ritira dietro la tenda e grida) Ferma Marta! (Rientra in scena senza catino) Non posso pensare che Roberto mi veda così... mi sono vista di sfuggita nello specchio grande!... Che shock ho avuto! Dov'è il mio specchio piccolo... che voglio vedere se miglioro... (Marta glielo porge, si specchia) Non miglioro! Oh, come non miglioro! Marta, perché sono così invecchiata negli ultimi trentacinque anni?... (Estrae dalla tasca della vestaglia, piccole foglie, che si mette a masticare nervosamente) Non posso permettere che mi veda così... tutta spampanata come mi trovo... che se lui mi dice ancora una volta 'vecchia carcassa'... No, non posso... sono brutta, orrenda... vecchia... (Marta va fuori scena a prendere una bacinella) io mi ammazzo... Oh, che vita! MARTA Tanto per cominciare... sputa quella schifezza di foglie... ELISABETTA No, mi tiene su... mi dà tono... MARTA Sì, ti allocchisce pure... e ti concia i denti che sembrano marci... Avanti, sputa! (Le offre il catino). ELISABETTA No, non sputo. MARTA Oltretutto ti viene un fiato che pari un drago in cattività! Sputa! ELISABETTA (sputa nel catino) Mi manca soltanto il fiato del drago in cattività... già ho la pelle, del drago... che se mi incontra San Giorgio, mi fa fuori. (Marta porta il catino fuori scena e rientra subito). MARTA Certo, se ti decidessi a farti tirare un po'... qualche bell'impacco astringente... una strigliatina tonificante... ELISABETTA Ancora con quella megera... come si chiama... MARTA La Donnazza... sì, lei... è l'unica che ti possa salvare. ELISABETTA Sì, salvare nello sterco... che è con quello, che 'sta megera fa i suoi impacchi miracolosi. Schifosa! MARTA Non dire sciocchezze... Macché sterco, è fango fracico, materiale organico e scorie in decomposizione. ELISABETTA Ecco, brava, l'hai detto! La definizione scientifica della merda! Sì, me l'hanno raccontato: viene qui, ti fa questi impacchi di sterco organico - come lo chiami tu - che ti ringiovaniscono di... venti minuti, non di più... in compenso non puoi più uscire di casa che emani dei fetori mortali... La gente: «Ah, com'è giovane!» e TACH!, svenuta. Per l'amor di Dio. Poi mi han detto che per tirarti su la pelle della faccia, ti tirai i 35 capelli in una maniera che ti diventa la faccia come un teschio. Un teschio giovane, ma un teschio! E poi i massaggi, con quelle manacce ti intorcina tutto il grasso... ti dà un sacco di sberle... MARTA Ho capito, non te la senti... e hai ragione... una tortura del genere per chi? Non se ne fa niente. ELISABETTA (decisa) Sì, non se ne fa niente. (Con lo stesso tono) Vai subito a chiamare la Donnazza. MARTA Sì, ma un momento... ELISABETTA Ubbidisci! MARTA Non è che poi ci ripensi e me la fai mandar via come hai fatto già la settimana scorsa? (Esce e rientra subito portando uno spazzolone ed uno strofinaccio e si accinge ad asciugare il pavimento). ELISABETTA Ubbidisci, ho detto! Chiaccherona pettegola! Ma con chi mi tocca vivere... Cosa fai adesso? MARTA Aspetta un attimo che devo asciugare... ELISABETTA Ma sei pazza? È pipì santa... l'ho fatta io! Sono il papa! Via! MARTA Va bene, allora la faccio passare. (Si avvia alla porta). ELISABETTA Passare chi? MARTA La Donnazza... è qui fuori. ELISABETTA Di già? E come mai? MARTA È una mia iniziativa. L'ho chiamata io. ELISABETTA Ferma! Un momento... aspetta... non sono pronta, ho paura... MARTA Pensa quanto tocca soffrire, a una gallina, per spingersi fuori un semplice uovo... tu devi tirarti fuori addirittura una nuova regina! (Va alla porta e grida) Forza... fate passare la Donnazza! Entra un donnone gigantesco con una maschera bianca in viso simile ad una bautta veneziana: la Donnazza. Porta un cesto al braccio ed altri oggetti. Nella versione italiana il personaggio veniva interpretato da Dario Fo. DONNAZZA Maxima domina te exelle nobis... ELISABETTA Ferma lì! (A Marta) Cos'è 'sta maschera che tiene addosso? DONNAZZA Sojamènte me sièrve per covertàrme el malo sempiante che tengo de nasconduo soto la maschera, Segnòra.2 ELISABETTA Toglila immediatamente! Voglio vedere 37 tutti in faccia, io! MARTA Ma che t'importa? Lo fa anche per non procurarti fastidi. La Donnazza, non gode di buona reputazione, lo sai. Se si viene a sapere in giro che tu ti servi di lei per il restauro... di una mezza strega... ELISABETTA Via la maschera, ho detto! DONNAZZA Espèro che non ve fate spavento Segnòra. (Si cava la maschera) Ecome al natüràl.3 ELISABETTA Dieu, sauve moi! Qu'elle est orrible! MARTA Je t'avais prevenue. DONNAZZA Es enûtil che vos fet descúrs en franzés... das po' che lo compriénde ben, Segnòra magnifica... io me ressémbro a un omo orcàgno, ben el sabio... e nemànco tant grazioso. Ma no' me mortifié en plûs mea dolza rejna... e non farte trembòr che jio so' bona creatura e a so' qui por offerìrte gran vantàx. (Va alla porta e torna spingendo in scena strane macchine in legno, tra cui un grande girello).4 ELISABETTA Spero bene, cara Donnazza. (A Marta) Ma come parla questa matta? 2 3 4 Mi serve solamente per coprire «il malo sembiante» che tengo nascosto sotto la maschera, Signora. Spero che non vi spaventiate, Signora. Eccomi al naturale. É inutile che parliate in francese, dal momento che lo capisco bene, magnifica Signora... io assomiglio ad un orco, lo so bene, e nemmeno tanto grazioso. Ma non mortificatemi maggiormente, mia dolce regina, e non temete perché io sono una buona creatura e sono qui per offrirti un grande aiuto. MARTA E che ne so? Fa un papocchio di gerghi e dialetti. ELISABETTA Cos'è quell'aggeggio rotondo? DONNAZZA Quest se ciàma trabatèl, o girèll... por imparàrse a camenàre sûi zòcori de puta... sanza straborlàrse par tera.5 ELISABETTA Zòcori de puta? MARTA Sono questi, vedi. (Le mostra due zoccoli in sughero e pelle con una suola di 30 cm.) Zoccoli con la suola di tre piedi. ELISABETTA Chiamali pure trampoli. DONNAZZA Le càlzen ai pie le cortezàne de Venezia per paresse più slonghe.6 ELISABETTA Hai capito, Marta? Ho fatto carriera: da regina a puttana! DONNAZZA Segnòra, ma 'ste pute guadagneno molto!7 ELISABETTA Ma io non ho affatto bisogno di sembare più alta. Vado benissimo così. DONNAZZA Si te prefèrse, rejna, che le veste te sbàsino tûta che ti par squaràda anco de culo...8 5 6 7 8 Questo si chiama trabattello, o girello, e serve per imparare a camminare sugli zoccoli da cortigiana senza cadere per terra. Li calzano ai piedi le cortigiane di Venezia per sembrare più alte. Signora, ma queste cortigiane guadagnano molto! Se tu preferisci, regina, che i vestiti ti abbassino tutta da sembrare franata di culo... 39 ELISABETTA Ehi, ma che linguaggio! Io ti caccio a pedate, sai. DONNAZZA Càlmese, splendore. (Scivola) Ohi! Su cossa son scarlegàda? Cos'è 'sto bagnàdo?... Me sconfonderò, ma me par...9 ELISABETTA È stato... il mio cavallo... DONNAZZA Lû? Un caval de lègn che pisa?! Porta bon!10 ELISABETTA Cosa vuoi saperne tu... È un cavallo regale! Marta e la Donnazza calzano gli zoccoli ad Elisabetta. DONNAZZA Ah beh.11 MARTA Coraggio Elisabetta, alzati... DONNAZZA Avante, monta magnifica... (Elisabetta si muove impacciata sui trampoli) Slónzate derénto al trabatèl. (Aiuta la regina ad entrare nel girello) Bona, accossì, che aóra tel strengio a serarte. Ajdème pur vui segnora Marta.12 MARTA Volentieri. 9 10 11 12 Calmati, splendore. Ohi! Su cosa sono scivolata?... Cos'è 'sto bagnato?... Mi sbaglierò, ma mi pare... Lui? Un cavallo di legno che piscia? Porta buono! Ah, beh! Avanti, levati magnifica... Infilati dentro al trabattello. Buona, così, che ora te lo chiudo. Aiutatemi anche voi, signora Marta. DONNAZZA Olà! Vardàte... che rejna dòmina! Oh, el meracolo de l'altûra!13 MARTA Certo che slanciata è un'altra cosa. ELISABETTA (sghignazza divertita) Alla mia età nel girello! DONNAZZA Siora, te vorét el ciucio da mèter in boca?14 ELISABETTA (non raccoglie) Non farò un po' ridere così stangona? Sono più alta del mio cavallo... DONNAZZA Sì, ma te voi mèter con quél pison de legn.15 MARTA Cammina, allenati... ELISABETTA Puoi contarci, imparerò a camminare su 'sti zoccoli da puttana e alla prima occasione, quando incontro l'ambasciatore del Portogallo, quello della «birrocha encalorada», gli precipito sopra... lo faccio diventare uno zerbino! Mentre Elisabetta si allena a camminare nel girello, la Donnazza porta in scena una predella, sulla quale pone una poltrona. DONNAZZA 13 14 Camìna, camìna, mea dolza sperlònga.16 Guardate che regina maestosa! Oh, il miracolo dell'altezza! Signora, vuoi il ciuccio (biberon) da mettere in bocca? 41 ELISABETTA Certo che quando sarò nelle braccia del mio Essex, appena avrà finito di farmi 'sti colpi di Stato contro, rimarrà allocchito nel vedermi così cresciuta... gli chiederò un bacio (ridendo) e lui mi bacerà l'ombelico. (Cambia tono) Fatemi uscire da 'sto coso... DONNAZZA Vegne, vegne cara... (la fa sedere sulla poltrona) pògiate le ciape qui sûl segiòn, che intanto mi te preparo el fondòn da spantegarte.17 MARTA Adesso ti distrai un po' con il liuto. Vado a prenderlo. No, passami quei fogli che stanno sul ELISABETTA leggìo. MARTA Le lettere degli ambasciatori? ELISABETTA MARTA No, il manoscritto dell'Amleto. Ancora questa roba? (Consegna il manoscritto ad Elisabetta). DONNAZZA Ah, l'Amleto... ol cognòsso anca mi... l'ho vedûo al Globe ziogàr 'sto actor che vegnìva fôra tremendo: (fà la parodia dell'attore) «Vagì in convento Ofelia... che si te marie, ol to' sponso ol serà sì beco da non dire! Vagì in convento...» (Ride sgangheratamente; 15 16 17 Sì, ma vuoi paragonarti con quel piscione di legno! Cammina, cammina, mia dolce spilungona. Vieni, vieni, cara... appoggia le chiappe qui sul seggiolone, che intanto io ti preparo l'unguento da spalmarti. le due signore si spaventano) Ah, ah, ah, ah! (Estrae dal suo cesto un vasetto e mima di stendere una crema sul viso della regina).18 ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA Ehi, ridi sempre così? No, adeso sono un po' giù de vose.19 Cosa mi hai messo in faccia? Mi tira tutta la pelle. DONNAZZA Allume de rocca.20 MARTA (indicando i fogli che Elisabetta sta leggendo) Ma cosa vai cercando in quel testo? La Donnazza fa piccole trecce con i capelli della regina che va poi a riunire sulla nuca, tirandole. ELISABETTA La prova che questo scuotiscene non scrive tanto per farmi il verso. Qui, c'è il cervello della congiura di Roberto d'Essex. MARTA Ma va? E così l'Amleto sarebbe un libello di propaganda? ELISABETTA 18 19 20 Fai attenzione a non sfottermi, Marta. (Alla Ah, l'Amleto... lo conosco anch'io... l'ho visto al «Globe» recitare da questo attore che veniva fuori tremendo: «Vai in convento, Ofelia... che se ti sposi, tuo marito sarà tanto becco, da non poterne parlare! Vai in convento...» No, adesso sono un po' giù di voce. Allume di rocca. 43 Donnazza) E tu vacci piano a tirarmi come un coniglio scuoiato... Marta sfila gli zoccoli ad Elisabetta. ELISABETTA In quanto a te, mettiti in testa... che io non parlo a vanvera! In tutto 'sto lavoro c'è un attacco assatanato contro la mia persona e tutta la mia politica. Questo teatrante da strapazzo, mi sputtana tutte le sere al Globe. MARTA Senti Elisabetta, casualmente io ho assistito alla rappresentazione dell'Amleto qualche giorno fa al Globe, e ti assicuro che non ci ho visto assolutamente alcun attacco. ELISABETTA L'hai visto e non ti è venuto neanche il dubbio. È proprio vero: «La rana in fondo al pozzo credeva che il secchio appeso lassù nel cerchio ritagliato nella luce fosse il sole!» MARTA Ma che dici? ELISABETTA DONNAZZA È una frase di Shakespeare. Bella! Como ell'è? «La ranna en fund al puzz se creéa che ol culo del sidèllo e foesse el sol...» Magnifigo!21 MARTA Zitta! L'unica cosa che ho capito è che mi si dà della rana, ma il resto? ELISABETTA Ma è proprio Amleto che parla così... DONNAZZA Me al l'avea capìt sùbeto. Al sarìa compagn de un rebaltòn derénto al specc!22 MARTA Zitta! ELISABETTA No, no, ha detto giusto. È proprio un ribaltone dentro lo specchio. Perfetto! DONNAZZA MARTA Hait vist? Crapòna!23 (risentita) Ma tu come ti permetti? DONNAZZA Zitta! Va a mèter a posto i zòcori. (Ad Elisabetta) Ma che raza de servitû te se' catàda, Siôra!24 ELISABETTA In poche parole, 'sto furbastro del William Shakespeare per mascherare... DONNAZZA Sbàsate la camisa, desbiòtate.25 ELISABETTA Ma neanche per sogno! DONNAZZA De che te se svergogna? Semo tüte fèmine... De mastcio no' gh'è che el cavalo de legn che pisa.26 21 22 23 24 25 26 Bella! Com'è? «La rana in fondo al pozzo credeva che il culo del secchio fosse il sole...» Magnifico! Io l'avevo capito subito. Sarebbe come un ribaltamento dentro lo specchio. Hai visto? Testona! Zitta! Vai a mettere a posto gli zoccoli. Ma che razza di servitù ti sei presa, Signora. Abbassati la camicia, spogliati. Di che cosa ti vergogni? Siamo tutte femmine... Di maschio non c'è che il cavallo di legno che piscia. 45 ELISABETTA Tutte femmine? (Guarda con intenzione la Donnazza) Non ne sono sicura... Su una di noi tre, cara Donnazza, ho qualche dubbio. DONNAZZA Te se' catìva, varda! Ma parchè ti te fa sempre de l'autolesionismo? Te set ancora 'na bela dona.27 ELISABETTA MARTA (non raccoglie) Insomma, non mi va. Ci penso io. Marta esce di scena e rientra subito, portando una specie di paravento che sistema davanti ad Elisabetta a coprirla, lasciandole fuori solo la testa. Elisabetta si toglie vestaglia e camicia, aiutata da Marta e dalla Donnazza. Marta porta gli indumenti della regina fuori dalla scena. Rientra subito con un gran lenzuolo nel quale avvolge Elisabetta. ELISABETTA Dicevo che Shakespeare per mascherare l'evidenza delle allusioni politiche... non ha fatto altro che capovolgere il sesso dei personaggi. MARTA In che senso? ELISABETTA Nel senso che ha cambiato in maschili i personaggi femminili e viceversa. L'ha fàit el giògo dei travestìt a ribaltòn DONNAZZA derentro al spècio.28 ELISABETTA MARTA Sì. Fammi un esempio. ELISABETTA È presto detto: io sono femmina... Amleto è maschio. MARTA Eh già, perché Amleto è la tua parodia... dimenticavo. DONNAZZA Sent, te devi piantarla ti de farle el verso e de ciapàrla un po' tropo par le ciàpe.29 ELISABETTA (alla Donnazza) Lasciala perdere... (A Marta) Dunque, mi ascolti? Io sono Amleto, la dolce Ofelia è femmina... e il mio adorato Roberto è maschio. Il padre d'Amleto è stato assassinato... mia madre è stata assassinata. Lo spettro del padre di Amleto lo perseguita giorno e notte... mia madre egualmente grida vendetta nei miei sogni da sempre. DONNAZZA Varda ti, come resulta tuto a paro! Uno de qua e uno de là!30 ELISABETTA 27 28 29 30 La madre d'Amleto si risposa con il Sei cattiva, guarda! Ma perché fai sempre dell'autolesionismo? Sei ancora una bella donna. Ha fatto il gioco dei travestimenti nel ribaltamento dentro lo specchio (significa: in una trasposizione paradossale). Senti, devi piantarla tu di farle il verso e di prenderla un po' troppo per le chiappe. Ma guarda, come risulta tutto pari pari! Uno di qua e uno di là! 47 cognato... ma anche mio padre Enrico VIII ha sposato la moglie vedova di suo fratello, cioè sua cognata. DONNAZZA ELISABETTA MARTA Che amügiàda de famiglia!31 È esattamente la mia storia, cara. Calma, non barare. Tuo padre ha giustiziato personalmente Anna Bolena, ma la madre di Amleto è innocente. ELISABETTA Chi te l'ha detto? Leggiti bene il testo... La regina recita innocenza, ma Amleto la condanna... Anche mio padre Enrico, fingeva di essere in disaccordo coi Lord che hanno condannato a morte Anna Bolena. Tu l'avessi visto come si disperava!… versava lacrime di sangue, davanti al cadavere senza testa di mia madre... proprio come la madre di Amleto! DONNAZZA Ol rebaltòn preciso en dello specio! Preciso!32 MARTA Elisabetta, scusa, ma mi sembri uno di quegli imbonitori che vendono resine buone per incollare ogni coccio. Ridomando scusa... rispondimi: quale elemento serio, concreto, hai per asserire che nel dramma tu saresti Amleto? 31 32 Che ammucchiata di famiglia! Il ribaltamento preciso dentro lo specchio! Preciso! Ghe respòndi mi? Per l'ûltima volta, sia DONNAZZA ciàro.33 ELISABETTA Provaci, sentiamo. DONNAZZA Alora, la rejna, la 'Sabetta qui d'Anglotèra - lo san tûti - g'ha un vìsio malarbèto: quando vede un tendòn, un arazo che se move, lée a g'ha un curtèl sempre pronto... «Un fantasmo!» a cria, «TACH!» e chi gh'è de drio, gh'è de drio... non importa! (Mima di infilzare qualcuno).34 MARTA Eh sì, per poco non faceva fuori anche me' stamattina. DONNAZZA Ah sì, boja, e non t'ha catàda? Rejna, te doveria alenàrte un po' de pû', una cume quèla no' se pol mancarla. Ad ogne modo, anco l'Amleto ol g'ha 'sto visio... A gh'è una scena con un tendòn che se move, de drio ol gh'è el Polonio...35 ELISABETTA Polonio, che sta a figurare il mio primo ministro Cecil. DONNAZZA Oh, l'alegorìa! T'è capì?! Donca, a gh'è questo Polonio, che l'è l'alegorìa del Cecil, che ol sta 33 34 Le rispondo io? Per l'ultima volta, sia chiaro. Allora, la regina, Elisabetta qui d'Inghilterra - lo sanno tutti - ha un vizio tremendo: quando vede una tenda o un arazzo che si muove, ha un pugnale sempre pronto... «Un fantasma!» grida, «TACH!» e chi c'è dietro, c'è dietro... non importa. 49 drio a un tendòn, e l'Amleto l'è lì che ol parla con la sua madre, che ghe dis de le robe cative... ghe dise: «Ma come t'è potùo mariàrte con quell'omo tremendo... pûtàna!» Ghe dise così. A un certo momento se move il tendòn... «AHUI! Un ratòn!» TACH! Che lì in Danemarca i ratòn son alti vûn e tranta, vûn e quaranta come minimo... TACH! La cortelàda! PLUFF! Polonio, alegorìa, partèra. (A Marta) E la prosima alegorìa te sèt ti!36 MARTA (ad Elisabetta) Oh, capirai che bell'argomento! Inoppugnabile! DONNAZZA No' sit d'acòrdi? Bon. Ve ne digo un secondo. Nel finàl de l'Amleto, chi arìva a mèterghe òrden in tanto bordèll?37 MARTA Fortebraccio. DONNAZZA El Fortebrazz de Norvegia. Bon, e in 'sto bordèll d'Angletèra, secònd i pûritan, chi a l'è el Fortebrazz che dovarìa 'gnir zo dal Nord a mèterghe 35 36 37 Ah, sì, boia, e non ti ha infilzata? Regina, dovresti allenarti un po' di più, una come quella non la si può mancare. Ad ogni modo, anche Amleto ha questo vizio... C'è una scena con una tenda che si muove, dietro c'è Polonio... Oh, l'allegoria! Hai capito?! Dunque, c'è questo Polonio, che è l'allegoria di Cecil, che sta dietro ad una tenda, e Amleto è lì che parla con sua madre. Le dice delle cose cattive... le dice: «Ma come hai potuto sposarti con quell'uomo tremendo... puttana!» Le dice così. Ad un certo momento si muove il tendone... AHUI! Un topo! «TACH!» Che lì in Danimarca i topi sono alti un metro e trenta, un metro e quaranta come minimo... TACH! La coltellata! PLUFF! Polonio, allegoria, per terra. (A Marta) E la prossima allegoria sarai tu. Non sei d'accordo? Bene. Vi dò un secondo esempio. Nel finale dell'Amleto, chi arriva a mettere ordine in tanto bordello? l'òrden?38 MARTA Giacomo. Giacomo de Scozia, che sta lì sempre DONNAZZA apolaiàt sûl confìn pronto a piombàrte sû la crapa rejna. (Scuote violentemente la testa della regina).39 Ehi, Donnazza, guarda che sei tu che stai ELISABETTA piombando sulla mia testa. DONNAZZA Perdòname... L'è stato l'entusiasmo!40 A parte che mi stai tirando su le orecchie e ELISABETTA gli occhi che sembrerò una mongola! Ma che mongola?! Sèite splendida! Nol gh'é DONNAZZA pû' manco el dopio mento!41 Non ti permettere, non l'ho mai avuto io il ELISABETTA doppio mento. DONNAZZA MARTA Te g'ha resùn, te gh'avèt el dopio copìn!42 Ah, scusala... si confondeva con Amleto, è lui che ha il doppio mento... e anche un po' di pancetta... e i piedi piatti. ELISABETTA 38 39 40 41 42 Non capisco la sottile ironia. Fortebraccio di Norvegia. Bene, e in questo bordello d'Inghilterra, secondo i puritani, chi è il Fortebraccio che dovrebbe venire giù dal Nord a mettere ordine? Giacomo di Scozia, che sta lì sempre appollaiato sul confine, pronto a piombarti sulla testa, regina. Perdonami, è stato l'entusiasmo. Ma che mongola?! Sei splendida! Non c'è più neanche il doppio mento. Hai ragione, avevi il doppio capocollo. 51 DONNAZZA MARTA Mi ghe l'ho capìda... Ghe la digo?43 No, zitta! DONNAZZA Sì, invece ghe la digo: el fato a l'è che l'atòr che ziòga la parte de l'Amleto, che se ciama Richard Barbage, el cognòsso bèn. A l'è vûn che g'ha 42 agni, ma quando che l'è in bona ziornàda ne dimostra massima 62... 64... un po' de panzèta che straborda... e ol g'ha un fiadòn che non t'el pare... tûte le volte che ziòga un po' ghe vegne l'asma... E dûrante el duello, quando l'è col Laerte... ol Laerte che l'è zioven, che 'l zompa, che 'l fa i salti... guarda come 'l fa lû, el Richard Barbage, el duello... (mima di lavorare a maglia) el lavora a maglia. Tanto che a un certo momento, con tûto che non se move, ol fa: AHAHAHA. E la regina ghe fa: «Oh, Amleto, non sei più un ragazzo... te sorte el fiàt dèl cûl!» Scespir, eh! Poi l'han censûrat, ma l'è quèlo... Bon, 'sto Barbage a l'è tûto tempestàt...44 MARTA (interrompendola) Tempestato di lentiggini... ed esibisce non uno, ma due doppi menti... e cammina a 43 44 Io l'ho capito... la dico? Sì, invece, la dico: il fatto è che l'attore che interpreta la parte di Amleto, che si chiama Richard Barbage, io lo conosco bene. É uno che ha 42 anni, ma quando è in buona giornata ne dimostra al massimo 62... 64... un po' di pancetta che straborda... ha un fiatone da non dire... tutte le volte che recita un po' gli viene l'asma... E durante il duello, quando è con Laerte... Laerte è giovane, salta, fa i balzi... guarda come fa lui, Richard Barbage, il duello... lavora a maglia, tanto che ad un certo momento, nonostante non si muova, fa: AHAHAHA. E la regina gli dice: «Oh, Amleto, non sei più un ragazzo... ti esce il fiato dal culo!» Shakespeare, eh! Poi l'hanno censurato, ma è così... Bene, questo Barbage è tutto tempestato (cosparso)... metà fra la gallina e la papera reale. DONNAZZA Sì, l'è vera. G'ha questa caminàda un po' svirgola, col pìe che scàrliga de fôra. (Esegue) Ma quando ol zioga, g'ha una forza che te inciuchìsce tûti gli spetatori... (Esegue in grammelot il monologo «essere o non essere», con tutte le intonazioni della recitazione drammatica) E se capisse tûto di quel che dise. L'è una forza de la natûra... anco se l'è un poco de oregia.45 ELISABETTA MARTA Ah, pure checca!? Questo particolare non si nota. DONNAZZA Se nota, se nota... ghe manca ancora che ghe sòrten i piûmi dal cûl. A ogni bon cunt parché g'han fato ziogàr la parte a 'sto baldracòn? Ghe ne sont almanco sinque altri actòr de la compagnia che a poderìan farghe mejòr fegûra, più zoveni, bravosi, svelti... parché a 'sto smandrapà?46 ELISABETTA Ma apposta l'hanno scelto un po' attempato, irrancidito, goffo e fané 'sto attore, proprio perché apparisse senza dubbio il mio perfetto doppione. «regina 45 46 Sì, è vero. Ha questa camminata un po' a sghimbescio, con il piede che scivola in fuori. Ma quando recita, ha una forza che ubriaca tutti gli spettatori... (Grammelot) E si capisce tutto quello che dice. É una forza della natura, anche se è un po' d'orecchia (omosessuale). Si nota, si nota... manca solo che gli escano le piume dal culo. Ad ogni modo, perché hanno fatto recitare la parte a 'sto baldraccone? Ci sono almeno altri cinque attori della compagnia che potrebbero fare miglior figura, più giovani, bravi, svelti... perché 'sto smandrappato. 53 di bellezza fulgente» mi slenguano a Corte, e mi si disfa la faccia... «Dea di giovanil frechezza!» e sto cadendo a pezzi. DONNAZZA Eh, no, adès no' te pol pû' dir cossì: almànco la facia, sente come l'è stagna! (La Donnazza fa alzare Elisabetta e toglie la poltrona dalla predella).47 ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA Cosa mi combinate adesso? Besogna che te smagro a le tripe...48 Alle trippe? Con che schifezza 'stavolta? Sbìsighe. (Le mostra un barattolo che ha preso dal cesto).49 ELISABETTA DONNAZZA (inorridita) Sanguisughe?! No, quèle e suga sangue... 'ste sbìsighe sûga sojamente la grassa. AOOUH! La ciuccia in una manèra... va che bei… co' i ugit blue... freschi...50 ELISABETTA Ma che schifo! No, no, per carità!, quei vermi immondi sulla mia pancia! Marta costringe Elisabetta a stendersi sulla predella, mentre la Donnazza le applica sulle varie parti del corpo 47 48 49 50 Eh, no, adesso non puoi più dire così: almeno il viso, senti come è sodo! Bisogna che ti smagrisca la pancia… Sbìseghe (da qui in avanti chiamate anche «sbìsoi»; sorta inventata di lombrichi, vermi). No, quelle succhiano sangue... queste sbìseghe succhiano soltanto il grasso. Aoouh! Succhiano in una maniera... Guarda che belli, con gli occhietti blu... freschi... le «sbisighe». DONNAZZA Sì, e anco sui fiancòn e le cosse.51 Per carità! ELISABETTA DONNAZZA Sû le spale, le brazza e el colo de drio.52 ELISABETTA Oddio, vomito! DONNAZZA Sûi reni e i ciapòtti... I smagra de morir. Va' che bestia! Va' che golosìa che ol g'ha questo! Attila! Caligola!53 ELISABETTA Va bene, sbrigati, basta che non me li fai vedere. Dove eravamo rimasti? MARTA All'Amleto con la pancetta e un po' fané. ELISABETTA Giusto, e anche impotente forse. Si fa passare per uno eternamente in fregola, ma non scopa mai. DONNAZZA Oh, ma come parla grasso 'ste rejne! Davanti ai sbisoi po', così timidi che son! Varda questo come l'è sbianchìdo! Ciûcia, caro, ciûcia.54 ELISABETTA Ma quello che mi fa mangiare il fegato è, che 'sto bastardo mi viene a sputtanare che io sarei la 51 52 53 Sì, e anche sui fianconi e le cosce. Sulle spalle, le braccia e dietro il collo. Sui reni e sui glutei, smagriscono da morire (tantissimo). Guarda che bestia! Guarda che ingordigia ha questo! Attila! Caligola! 55 rovina del Paese! Il suo: «marcio in Danimarca...» è la mia fogna in Inghilterra, capisci? Danimarca! Cosa crede, che ci caschi? DONNAZZA Ah, bon! Ho capìt adeso el maciavèl del rebatòn chel fa... Così, quando ol dise, per esempio: «La Danemarca l'è tûta 'na presòn...» no' 'l vol dir Danemarca, ol vol dir l'Italia l'è tûta 'na presòn... ehm... l'Anglotèra l'è tûta 'na presòn...55 MARTA (ad Elisabetta) Ma tu hai le fisime doppie! ELISABETTA A sì? Allora sentiamo: com'è il finale di Amleto? MARTA Una carneficina. DONNAZZA Eh sì... a la fin, gh'è morti dapartuto. Laerte sbûsà de qua, la regina che la ràntula invenenìda de là, ol re ch'el trasû de chi, Amleto che tira j ûltimi de lò.56 ELISABETTA E di chi è la colpa? DONNAZZA De l'Amleto, se sa... l'è proprio sua la colpa perché ol tergivèrsa, ol tira a campare. El pudéva resòlver tüto dal principio: darghe una cortelada sûbito al re, al so' zio tradidòr, che l'era lì che 'l pregava. 54 55 Oh, ma come parlano scurrile queste regine! Davanti agli sbìsoi, poi, che sono così timidi! Guarda questo com'è impallidito! Succhia, caro, succhia. Ah, bene! Adesso ho capito la chiave del ribaltamento che fa... così, quando dice, per esempio: «La Danimarca è tutta una prigione...» non vuol dire Danimarca, vuol dire l'Italia è tutta una prigione... ehm... l'Inghilterra è tutta una prigione... «Adess ghe dò una cortelada... Fermo! - ol se dise - ghe fo' un piasèr, che adess lû 'l môr mondato dei soi pecati, ol va in cielo. Invece 'l mè pare l'è morto scragugnò, pien de pecati, e PLUFF!, l'è andà a l'inferno. Adeso mi aspeti che 'l mè zio el vaga in te la camera de la mia madre e i fan dei pûtanàdi sporcelénti. El vegn fôra: cultelòda! No, adeso no... doman... vedremo... posdoman... non so... forse la setimana che vegn...» Oh, boja, pudèva risolver tûto con la prima scena, quando gh'è vegnû ol fantasmo del padre d'Amleto, ch'ol vegniva avanti e ghe diseva: «Amletooo - che el padre fantasmo gh'aveva el rebatòn de l'eco, come tûti i fantasmi che se respecta - Amletoooo, l'è el ziooo, l'è lû l'asasìnsìnsìn, daghe una culteladadada, còpalo lì lì lì po-po-po!»57 ELISABETTA Ma se avesse ammazzato lo zio alla prima scena, non avrebbe scritto una tragedia in cinque atti. DONNAZZA Ma cosa me ne frega a mi de cinque atti... con l'Ofelia che la crepa, quel'alter ch'el diventa mato, 56 57 Eh sì... alla fine ci sono morti dappertutto. Laerte trafitto di qua, la regina che rantola avvelenata di là, il re che vomita di qui, Amleto che tira gli ultimi (respiri) di là. Di Amleto, si sa... è proprio sua la colpa, perché tergiversa, tira a campare. Poteva risolvere tutto fin dal principio: dare una coltellata subito al re, a suo zio traditore, che era lì che pregava. «Adesso gli dò una coltellata... Fermo! dice fra sé - gli faccio un piacere perché adesso lui muore mondato dei suoi peccati e va in cielo. Invece mio padre è morto immondo pieno di peccati, e PLUFF!, è andato all'inferno. Adesso io aspetto che mio zio vada nella camera di mia madre e insieme facciano sconcezze grasse. Viene fuori: coltellata! No, adesso no… domani… vedremo… dopodomani… non so… forse la settimana ventura…» Boia, poteva risolvere tutto con la prima scena, quando è 57 va in Anglotèra, torna indrìo, e il duèlo... OEHU! Mi me piàsen le robe ciàre, ün atto solo, ma ciàro. El patre fantasmo che dise: «Amleto, l'è lû l'asasìn!» «Ah sì?» Cultelada. Sipario. Invece: «Adeso ghe penso, adeso vedo, tergiverso, rimando...»58 ELISABETTA E non è quello di cui incolpano anche me? (Sta per mettersi a sedere ma viene bloccata da un urlo della donnazza). DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA Nooo! Che succede? No, boja, i sbìsoi schiscia di... Oh! Varda che macèl... propri cume el final de l'Amlèt! Te g'ha schiscià anca la regina...59 ELISABETTA E non è forse quello di cui incolpano anche me? DONNAZZA ELISABETTA De schisciàr ji sbìsoi? I g'ha rasòn!60 No, di non eliminare i miei nemici... di non intervenire... Le conosci le accuse dei puritani: gli spagnoli strozzano i fiamminghi lì, sul nostro uscio di 58 59 venuto il fantasma del padre di Amleto che veniva avanti e gli diceva: «Amletooo – che il padre fantasma aveva l’eco, come tutti i fantasmi che si rispettino – Amletoooo, e lo ziooo, e lui l’assassino, dagli una coltellata, accoppalo!» Ma cosa importa a me di cinque atti... con Ofelia che muore, quell'altro che diventa matto, va in Inghilterra, torna indietro, e il duello... OEHU! A me piacciono le cose chiare, un atto solo, ma chiaro. Il padre fantasma che dice: «Amleto, è lui l'assassino!» - «Ah sì?» Coltellata. Sipario. Invece: «Adesso ci penso, adesso vedo, tergiverso, rimando...». No, boia, gli sbìsoi schiacciati... Oh, guarda che macello... proprio come nel finale dell'Amleto! Hai schiacciato anche la regina... casa... e io, la regina pusillanime, lascio fare. Gli irlandesi si ribellano... e io invece di organizzare una bella repressione a terra bruciata, tiro a campare, tratto, tergiverso, rimando. Dialogo col papa che m'ha scomunicata e non comunico coi protestanti che mi hanno eletta loro papa. La Donnazza sta armeggiando intorno all'orecchio di Elisabetta. DONNAZZA Parché ti te se' tropo bona, e ti i lase cianciàr. Che se fossi mi: ZACH! (Fa il gesto di mozzare la testa).61 ELISABETTA (alla Donnazza) Cosa mi combini con 'sto dito nell'orecchio? DONNAZZA No, non l'è miga ûn meo dido... l'è ûn sbìsego che s'è infilàt nel bûso...62 ELISABETTA MARTA (alla Donnazza) Oh santo cielo, toglilo! DONNAZZA 60 61 62 Aiuto, Marta! Ma che colpa ghe n'ho mi se ai sbìsoi ghe Di schiacciare gli sbìsoi? Hanno ragione. Perché tu sei troppo buona, e li lasci parlare. Che se fossi io: ZACH! No, non è un mio dito... è uno sbìsego che si è infilato nel buco... 59 piàsen i bûsi grasi?63 ELISABETTA DONNAZZA Dio, sto male! El me scarlìga. (Mima di cavare lo «sbisolo» dall'orecchio) Ecculo! Opp-là... l'hai catàt! Vàrdalo com l'è grass! Che bèi ugìti vìsculi!64 ELISABETTA Maledetta... Via, via. (Se ne va seguita da Marta scomparendo dietro l'arazzo in fondo, per indossare un'abito). DONNAZZA Va', tüti par tera 'sti sbìsoi novi… Va' che magnàda che l'ha fàit questo! Grasso! OEHU, che ingrasàda che g'han fàit 'sti vermi... Va', pieni de grasa che fan schìfio... Adess vado sûbito a casa dal meo marìdo che l'è ûn pescadòr. E come ghe dò questi vermi ingrasàdi, ol diventa mato... ol va sûbito a pescare... infilsa 'sti sbìsoi sû i ami, 'l bûta dentro, in fondo al fiume. E come i vede 'sti vermi, i ariva i pesci: (mima l'arrivo di pesci famelici) «I sbìsoi!» UARGH! E 'stanote se magnèmo ûn pesce tanto. (Ride) AH! AH! AH! (Pausa) No, a pensarghe bèn, non è che magneremo ûn pesce, parché se 'sti sbìsoi han magnà la regina, ol pesce magna i sbìsoi... noialtri, a la fin, 63 64 Ma che colpa ne ho io se agli sbìsoi piacciono i buchi grassi? Mi scivola... eccolo! Opp-là... l'ho preso! Guardalo com'è grasso! Che begli occhi vispi! magnerèm la regina! (Compiaciuta) Va' che l'è fina, eh! Va' che l'è ûna alegorìa... (Pausa) Devo dirve la verità, no' l'ho inventada mi 'sta trovada, no' son stàita mi a inventarla... l'è il Scèspir, l'è propi lû che g'ha avû 'sta idea chi. Quando ghe fa dir a l'Amleto: «Ghe sarà ûn re che andrà a banchetto non per magnàre ma per eser magnàdo... che morto l'è, e i vermi lo magneràn in te la carcàsa, paserà ûn pescadòr... cata ûna man de vermini dal re... e ol va a pescare. Cata ûn pesce grande! E ûn poverazzo, l'ûltimo de la tera, trova 'sto pesce e se la magna. A la fine, ol poverazzo se magna el suo re!» Fa vegnìr i sgrìsoi! El Scèspir che testa ch'ol g'ha! No' te ghe po' averghe ün'idea che lû te l'ha già copiàda prima!65 ELISABETTA (dietro l'arazzo) Donnazza, sarà la suggestione, ma sai che ho proprio la sensazione di sentirmi come più asciutta. DONNAZZA 65 Oh rejna, no' a l'è empressiòn, de segûro sèt Guarda, tutti per terra 'sti sbìsoi nuovi... Guarda che mangiata si è fatto questo, grasso! OEHU, come sono ingrassati questi vermi... Guarda, pieni di grasso che fanno schifo... adesso vado subito a casa da mio marito che è un pescatore. E come gli dò questi vermi ingrassati, diventa matto... va subito a pescare... infilza 'sti sbìsoi sugli ami, li butta dentro, in fondo al fiume. E appena vedono questi vermi, i pesci arrivano: «Gli sbìsoi!» UARGH! E stanotte ci mangeremo un gran pesce. Ah, ah, ah! No, a pensarci bene, noi non mangeremo un pesce, perché se questi sbìsoi hanno mangiato la regina, il pesce mangia gli sbìsoi... noi, alla fine, mangeremo la regina! Guarda che è sottile, eh! Guarda che è un'allegoria... (Pause) Devo dirvi la verità, non l'ho inventata io questa trovata, non sono stata io a inventarla... è stato Shakespeare, è stato proprio lui che ha avuto quest'idea. Quando fa dire ad Amleto: «Ci sarà un re che andrà a banchetto non per mangiare ma per essere mangiato... che morto è, e i vermi lo mangeranno nella carcassa. Passerà un pescatore... raccoglierà una manciata di vermi dal re... e va a pescare. Prende un pesce grande! E un poveraccio, l'ultimo della terra, trova questo pesce e se lo mangia. Alla fine, il poveraccio si mangia il suo re!» Fa venire i brividi! Che cervello ha Shakespeare! Non puoi avere un'idea che lui te l'ha già copiata prima! 61 smagrà. Basta vèd come se son sgionfiàt 'ste bestie en del süsciarte, el par incinte. (Mostra, passando con una mano a lato della tenda, uno «sbisigo» a Elisabetta).66 ELISABETTA (sempre da dietro l'arazzo) Non farmele vedere, t'ho detto! Schifosa! (Cambia tono) Senti, potresti fare un altro piccolo miracolo, per i miei seni... sono come due mozzarelle secche. DONNAZZA Ciàmalo piccolo miracolo! Se te me dèt tempo, mi te fago la resûresiòn anca par le zinne... Te fago vegnìr dò poppe tante, che quando po' ti incrosi le bràscia sovra le zinne, te par d'esser a ûn balcòn... te ghe meti i vasèti de fiori che te va a inafiare tûte le matine. (Elisabetta rientra indossando un vestito e una parrucca da cerimonia con relativa corona in testa. Marta la segue) Ohi, che bèla! Che vestìt!67 ELISABETTA (minimizzando) Oh, mi sono messa un abito «così», per stare in casa. Come sto? Piacerò a Roberto? MARTA Resterà allocchito. DONNAZZA Sì, sì, el resterà inciuchìt. Quasi come sont mi adès par 'sto rebalton che te m'hai combinàt con 'sta 66 67 Oh regina, non è un'impressione, di sicuro sei dimagrita. Basta vedere come si sono gonfiate queste bestie succhiandoti, sembrano incinte. Chiamalo piccolo miracolo! Se mi dài tempo, io ti faccio la resurrezione anche dei seni... ti faccio venire due tette così grandi che quando poi ci incroci sopra le braccia, ti sembrerà di essere al balcone... ci metterai i vasetti di fiori che poi andrai ad innaffiare tutte le mattine. Ohi, che bella! Che vestito! storia che ti te saresi el dopiòn de l'Amleto.68 Marta e Donnazza calzano gli zoccoli a Elisabetta. MARTA Hai ubriacato anche me! ELISABETTA MARTA Ah, ti ci ho messo il dubbio, finalmente! Più che altro sono perplessa... capisci che se è come tu sospetti, vuol dire che qui c'è sotto tutta una manovra organizzata in grande stile. ELISABETTA DONNAZZA Certo che c'è. Scùseme, rejna, ma no' son d'acòrdo. Andémo. Una revolta aorganizàda da gènt de teatro... Te i vedi teatranti con spadi de legn e i canon carigà de talco e de cipria? «Pronti per la revolta! Carighè i canon! Fuoco! PUAH!» (Mima l'esplosione di un cannone caricato a talco, tossisce soffocata) Fine de la revolta. (Si spazzola col dorso della mano il vestito come fosse ricoperto di polvere).69 ELISABETTA Macché, quelli, i teatranti, fanno il coro, ma dietro c'è chi spara, e sul serio! E ve lo dimostro. Dammi il manoscritto dell'Amleto, vi leggerò questo monologo 68 69 Sì, sì, resterà sbalordito. Quasi come sono io adesso per questo ribaltone che mi hai combinato con questa storia che tu saresti il doppione di Amleto. Scusami, regina, ma non sono d'accordo. Andiamo! Una rivolta organizzata da gente di teatro? Te li vedi i teatranti con le spade di legno e i cannoni caricati con talco e cipria? «Pronti per la rivolta! Caricate i cannoni! Fuoco!» PUAH! PUAH! Fine della rivolta. 63 sostituendo il maschile con il femminile. Al posto di «principe» metterò «regina». (Legge) «Ma io... io stessa mi ribellerei se mi vedessi su un trono a rabberciare una politica così baldracca!» Entra Egerton con un'altra cartella in mano. EGERTON Si può? Disturbo...? ELISABETTA (la Donnazza va verso Egerton e gli fa dei cenni per zittirlo, Elisabetta si alza e cammina sugli zoccoli) Zitti lì in loggione. (Riprende la lettura) «Cristo, bisogna pure che io abbia fegato di colomba, altrimenti avrei ingrassato tutti gli avvoltoi dell'aria con i resti di questa mia carogna di falsa regina!» EGERTON (alla Donnazza) Ma con chi ce l'ha? DONNAZZA (sotto voce in crescendo) A l'è drio a ziogàr la parte de l'Amleto che ol sarìa un travestìt un po' de oregia, coi piûmi in tel cûl, che ol fa el verso a la rejna...70 ELISABETTA (tentando di interrompere la Donnazza) «Oscena monaca ruffiana...» 70 Sta recitando la parte di Amleto che sarebbe un travestito un po' checca, con le piume nel culo, che fa il verso alla regina... (mima a Egerton, in «grammelot»,la trama DONNAZZA dell'Amleto) Fine del primo atto! (A Elisabetta) Siòra, devo spiegarghe quaicoss che no 'l sa niente de l'Amleto... dev'esser vûn de la polizia. (Continua a spiegare ad Egerton in «grammelot» la trama dell'Amleto)... Fine del quarto atto!71 Zitta, Donnazza. «Oscena monaca ELISABETTA ruffiana...» (la Donnazza, di nascosto dalla regina, mima con le mani la trama del quinto atto. Tenta di bloccarla.) Donnazzza dammi la mano! DONNAZZA Quasi fine del quinto! ELISABETTA (alla Donnazza) Se parli ancora, chiamo le guardie e ti faccio cacciare! (Riprende la lettura) «Oscena monaca ruffiana... invece di buttarmi contro chi ha combinato 'sta truffa, chi trama inganni e massacri ecco che scivolo e riesco a scaricarmi d'ogni impegno, come una vera baldracca!» Perché mi guardate così Egerton? Mi trovate cresciuta? (Allude ai trampoli) Non lo sapevate che si cresce fino a settant'anni! (Seria) Ditemi un po', se qualcuno avesse l'ardire 71 di fare il verso alla vostra regina, Fine del prima atto! Signora, devo spiegargli qualcosa perché non sa niente dell'Amleto... dev'essere uno della polizia. Fine del quarto atto! 65 scimmiottandola con insulti del genere, voi cosa fareste? EGERTON Signora, chi s'è permesso di mancarvi di rispetto a 'sto modo? ELISABETTA (passa il manoscritto ad Egerton) Ecco qui: nome e cognome e le tirate infami, parola per parola. Se voi, caro Egerton, andaste un po' più spesso a teatro... al Globe... per esempio, questa sera stessa, le sentireste ripetere. DONNAZZA Ve n'ancurgerìt che l'Amlet l'è un travestìt che el fa ol verso a la rejna... in fondo a un pozz, travestìd de rana, guarda el cûl del sidèllo e dise: «Oh, che bel sol!»72 EGERTON È impossibile! MARTA È vero, questi teatranti da strapazzo la insultano... e la gente applaude! ELISABETTA E voi vi interessate solo a fabbricar trappole per farci cascar dentro Essex con la sua banda di sconsiderati. EGERTON Davvero al Globe dicono infamità del genere? Lo sceriffo Golber sta là ogni sera e non se ne è accorto, 72 Vi accorgerete che Amleto è un travestito che fa il verso alla regina... in fondo ad un pozzo, travestito da rana, guarda il culo del secchio e dice: «Oh, che bel sole!» non m'ha detto che s'alludesse a voi. ELISABETTA Il mio cavallo di legno ha più cervello e più fantasia di voi. DONNAZZA ELISABETTA E el pisa anca pûsé!73 Datemi il manoscritto. Ascoltatemi Egerton, e cercate di capire il vero significato di quello che vi leggerò. DONNAZZA No, Siòra, n'ol capìsse... (Allude all'aria attonita di Egerton).74 ELISABETTA Zitta, Donnazza! DONNAZZA Ma vardì l'espressiòn che ol g'ha, no'l po' capire. No'l g'ha lûce in ti ögi...75 ELISABETTA Basta. È Amleto che parla. (Legge) «Il vantaggio dei potenti sta nel dubbio dei loro sudditi». (La Donnazza fa il verso all'espressione da gufo perplesso di Egerton) Oh, Donnazza, sto leggendo Shakespeare e non ti permetto di disturbare! DONNAZZA Mi no' disturbo, ma lû no' capisse!76 ELISABETTA (riprende la lettura) «Nell'ignoranza di ciò che si ritrova nell'aldilà. L'angoscia che ci prende 73 74 75 76 E piscia anche di più! No, Signora, non capisce... Ma guardate l'espressione che ha, non può capire. Non ha luce negli occhi... Io non disturbo, ma lui non capisce. 67 dinanzi al baratro, nel buio che ci aspetta cessata la vita. Sarà sonno il morire? Sarà come dormire? Forse sognare. E nel sonno della morte, grida e incubi atroci ci perseguiteranno afferrandoci alla gola? Se la gente potesse scoprire cosa davvero le spetta alla fine del gran viaggio dal quale nessuno ha mai fatto ritorno... potesse qualcuno tornare invece a raccontare... ogni re, ogni regnante rischierebbe di ritrovarsi senza sudditi.» EGERTON Non capiso... Espressione soddisfatta della Donnazza. ELISABETTA Ecco bravo, questa deve essere la vostra battuta fissa. Ripetetela ogni tanto, mi aiuta. Avanti, ditela. EGERTON Non capisco. ELISABETTA (sempre leggendo) «Non capite? Se non ci fosse il terrore per l'aldilà ognuno si scannerebbe! A mille e mille si finirebbero... chi buttandosi a capofitto da una rupe... chi nel mare, chi nel fuoco...» Ancora la vostra battuta fissa, prego Egerton. EGERTON Non capisco. DONNAZZA Come l'è natûrale! (Si avvicina ad Elisabetta e sbircia il manoscritto).77 Bravo! (Riprende a leggere) «Non capite? ELISABETTA Ma è così chiaro, ditemi voi. Chi sopporterebbe le bastonate e gli infami sfottò di questo mondo, le ingiustizie, l'oppressione, l'insulto del superbo... un amore disprezzato... una legge che t'ammazza con i rimandi...» Attenti che non invento niente, vero Egerton? «... chi sopporterebbe l'eterna spocchia del potere e le sue trappole?» EGERTON Eh sì, ce l'ha proprio con noi. DONNAZZA A l'è devenü un fûlmine!78 «E il giusto che, paziente, s'illude ancora ELISABETTA che si arriverà a dargli ragione al fine del suo ossequio, insultato, deriso. Chi vorrebbe sopportare la vergogna e la fatica di trascinarsi una vita insulsa come un sacco di strame secco, se con un sol gesto potrebbe stroncarla, farla finita?» DONNAZZA Tremendo! T'è capì el maciavèllo? Questo Scèspir ol dise a la zente: «Ma cosa fàit? No' ve movét? Accetèt de ves cume stciàvi, ingrugnàt 'me bestie, soltànt parchè gh'avìt pagûra che morendo finì a 77 78 Com'è naturale! É diventato un fulmine! 69 l'inferno inciodàt, che ve brûsen?... Cojòn! L'è qui, sû 'sta tera, l'inferno! No' sota! Bûtate, slànzate sensa pagûra! Fa saltàr per aria 'sto Governo de merda!» (Accenna una canzone di protesta).79 EGERTON (urlando, sconvolto) Ha ragione, ha perfettamente ragione! Qui si incita la gente alla ribellione, alla rivolta! Calma! Te stciòpa 'l cervell. Tûto d'ün colpo DONNAZZA così! Per gradi bisogna andare.80 Un momento. Adesso mi pare stiate MARTA esagerando... Io non ci vedo alcun incitamento alla rivolta vera e propria. Casomai c'è la tendenza ad insinuare un certo malumore... diciamo un malcontento... DONNAZZA (sfotte il minimizzare di Marta mimando una gallina che sta facendo l'uovo) TACH! L'uovo de la concordia! Con dentro un gesuita, piccolo! (Mima con la mano un uomo piccolo che fugge).81 EGERTON Ad ogni modo, Signora, io lo arresto e gli chiudo immediatamente il teatro! 79 80 Tremendo! Hai capito il machiavello? Questo Shakespeare dice alla gente: «Ma cosa fate, non vi muovete? Accettate di essere come schiavi, sottomessi come bestie, soltanto perché avete paura che morendo finireste all'inferno inchiodati che vi bruciano?... Coglioni! É qui, su questa terra l’inferno! Non sotto! Buttatevi, lanciatevi senza paura! Fate saltare per aria questo governo di merda!» Calma! Ti scoppia il cervello. Tutto d'un colpo così! Per gradi bisogna andare. DONNAZZA E po' te ghe lo brûsi... causa, il vento e le scintille peregrine...82 ELISABETTA Non farete niente del genere, caro Egerton. Indagate piuttosto, e scoprite se questo Shakespeare fa parte della congiura di Roberto d'Essex... poi si vedrà. EGERTON Organizzerò senz'altro un'inchiesta. ELISABETTA A proposito di inchieste, avete verificato l'autenticità di quella lettera per Giacomo di Scozia, quella che secondo voi sarebbe di Roberto d'Essex? EGERTON Signora, sono mortificato, ma devo dirvi che avevate ragione: le lettere sono risultate false... e anche i sigilli, contraffatti. ELISABETTA In così poco tempo, voi avete condotto una inchiesta così approfondita? EGERTON No, è bastato appendere per i piedi ai ganci, il corriere che ce l'ha procurate. Dopo un po' ha ritrattato ogni cosa. Ha ammesso che si trattava di calunnie fabbricate ad hoc. ELISABETTA Perfetto! Vedi, Marta… nel nostro paese la bilancia della giustizia è appesa ad un gancio da macellaio. 81 82 TACH! L'uovo della concordia! Con dentro un gesuita, piccolo! E poi glielo bruci. Causa, il vento e le scintille pellegrine... 71 DONNAZZA Bèla! Che bèla frase! Che alegorìa!... (A Egerton) Scèspir? (Alla regina) Scèspir, Scèspir...83 ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA No, Donnazza, è mia. Lo stile l'era de Scèspir!84 Fra qualche giorno questa frase la ritroverete in qualche testo del nostro William... Mi ruba tutto quello! Che c'è ancora Egerton? Che ci nascondete in quella cartella? Cattive notizie, immagino. EGERTON Sono delle prove, Signora. ELISABETTA Prove di che? EGERTON Che gruppi di puritani si stanno muovendo per dare manforte ai congiurati. ELISABETTA (ride divertita) Ah, ah... la trappola vi si sta rivoltando contro, Egerton! Avevate preparato l'esca dell'armeria perché i congiurati si potessero ben armare, e Roberto d'Essex si decidesse a sparare... Avreste così potuto fotterlo definitivamente. Ed ora, gruppi di puritani stanno ingrossando le fila di Roberto... È stupendo vedere l'artificiere che prepara le polveri, poi per errore ci si siede sopra e... PAF!, salta per aria! DONNAZZA 83 84 Ah, ah! Bèla! Scèspir! Bella! Che bella frase, che allegoria!... Shakespeare? Shakespeare, Shakespeare... Lo stile era di Shakespeare! ELISABETTA DONNAZZA È mia, Donnazza! Ma alora, lû, del suo, 'sto Scèspir cosa scrive, cosa? (Pausa) Ladròn!85 EGERTON Non capisco questa vostra straordinaria soddisfazione, Signora; sembra che godiate all'idea di una nostra eventuale sconfitta. Ha ragione, sei proprio pazza. Dimentichi che MARTA sarebbe anche la tua. ELISABETTA Certo, certo... ho esagerato. Bene, allora che aspettate ad intervenire? EGERTON Signora, in questo momento sono dispersi in piccoli gruppi... aspettiamo che si riuniscano. Li attaccheremo prima che riescano ad arrivare al Parlamento ed al Palazzo. ELISABETTA Quale Palazzo? EGERTON Qui, il vostro. DONNAZZA Te g'ha capìo, cara rejna... 'sti malnati a g'hanno la golosìa de vegnìre a copàrte!86 MARTA Proprio così! EGERTON Quindi Signora, anche su sollecitazione di Sir Cecil, credo sareste più al sicuro in altro luogo che non 85 86 Ma allora, di suo, questo Shakespeare che cosa scrive, cosa? Ladrone! Hai capito, cara regina... questi malnati hanno la bramosia di venire ad ammazzarti. 73 questo. ELISABETTA DONNAZZA Dovrei far fagotto insomma. Dopo che t'ho fait el balcon coi vasèti soravìa de nafiàre.87 ELISABETTA EGERTON Zitta! Sì, Signora, anche i Lord e il Parlamento, e soprattutto Bacone, insistono perché prendiate alloggio nella fortezza di Kinilworth... sotto scorta armata, naturalmente. ELISABETTA Sotto scorta? Ma perché proprio io? Che c'entro io? Personalmente ho letto decine di scritte apparse sui muri di Londra in questi giorni, ed in nessuna si incitava ad insorgere contro la regina, a farle la pelle. Al contrario, ho ritrovato insulti e minacce di morte soprattutto contro di voi, Egerton... contro Cecil..., i Lord... per non parlare di Bacone. Siete voi che, secondo il popolo, mi consigliate una cattiva politica... Per loro io sono sempre la loro buona regina. Vi dò un consiglio: andateci voialtri, tutti in gruppo, sotto scorta armata, nella fortezza di Kinilworth che è più sicuro. DONNAZZA Ah, tremenda rejna! Elisabetta, sei davvero spietata! Ma dì un po', MARTA quando avresti letto quelle scritte sui muri? Che io sappia sono settimane che non esci. EGERTON Appunto. A meno che, Signora, non ve ne siate andata da sola, di notte per le strade. ELISABETTA Donnazza, passami quel tubo... (Indica un cannocchiale che si trova appoggiato alla parete del letto) Ci sono andata con questo. EGERTON Che cos'è? ELISABETTA regalo (porge il cannocchiale ad Egerton) dell'ambasciatore veneziano. Si È un chiama telescopio o cannocchiale. Appoggiateci l'occio. È un aggeggio portentoso! EGERTON (punta il cannocchiale verso il fondo della platea) È fantastico... Incredibile come tutto ci viene vicino. Stupendo! La gente laggiù ti pare di poterla toccare con le mani. MARTA Vi dispiace passarmelo un attimo? EGERTON Prego, accomodatevi. Certo sarebbe magnifico averne qualcuno anche noi della polizia, di questi aggeggi. MARTA 87 Strabiliante! Dopo che ti ho fatto il balcone con i vasetti sopra da innaffiare. 75 ELISABETTA Certo, ne ho già ordinata una cassa anche per voi. Così potrete controllare tutti i cittadini in ogni momento: cosa fanno, con chi stanno... anche dietro le finestre, dentro la propria casa. Li potrete osservare a letto, quando fanno l'amore e anche quando fanno i loro bisogni... Tutto sotto controllo! Uno stato davvero moderno: lo stato guardone! DONNAZZA (strappa di mano a Marta il cannocchiale e ci guarda dentro) Dio Signùr! Me sta catàndo un futùn, o l'è vèra quèl che vedi?88 ELISABETTA DONNAZZA Che c'è? Lagiù, in fund a quèla strada, me pare propri el vostro inamoràdo Milord d'Essex... Oh, ma che bel omo! L'è cun i so'. Oh, che bèl omo!... I vegne avanti in processiòn! Ömeni e done ghe fan aplausi.89 MARTA (alla Donnazza) Dài qua... (Guarda a sua volta nel cannocchiale) E sì... sono armati, si sbracciano... stanno invitando la gente ad unirsi a loro. EGERTON Accidenti... non li aspettavamo così in fretta! (Prende il cannocchiale a Marta) Scusate... fate vedere. ELISABETTA 88 89 (si riprende di prepotenza il cannocchiale) Dio, Signore! Ho le traveggole oppure è vero quello che vedo? Laggiù, in fondo a quella strada, mi pare proprio il vostro innamorato, Milord di Essex... Oh, ma che bell'uomo! É con i suoi. Oh, che bell'uomo... Vengono avanti in fila! Uomini e donne li applaudono. L'aggegio è mio, ho la precedenza! DONNAZZA (prende dalla cesta un piccolo cannocchiale e lo punta verso la platea) Vardìt, vardìt, rejna... g'ho propri pagûra che 'sta volta a ghe sèm.90 ELISABETTA Donnazza, ma dove hai preso quel telescopio? L'è mè! L'ho portà da Venesia. I vènden in DONNAZZA piàsa sûi bancarèl; ogne diése gondolète de lègn che te compri, te ne dan vûno per regalo. Segreto miliare!91 ELISABETTA (guardando nel telescopio) Ecco, là c'è un altro gruppo che attraversa il ponte di San Bartolomeo... e un altro avanza da Trygham. Scusate ma bisogna che io me ne vada EGERTON immediatamente. Devo raggiungere Hellington per organizzare il contrattacco. DONNAZZA (ad Egerton) El compàgni a la porta...92 ELISABETTA Fermo! Voi non organizzate un bel niente! L'ordine è: nessuno si muova! Lasciate pure che si sfoghino a godersi gli applausi dei bottegai e dei ragazzotti del mercato. 90 91 92 Guardate, guardate, regina... ho proprio paura che 'sta volta ci siamo. É mio, l'ho portato da Venezia. Li vendono in piazza, sulle bancarelle; ogni dieci gondolette di legno che compri, te ne danno uno in regalo. Segreto militare! L'accompagno alla porta... 77 DONNAZZA Brava rejna! Che tant quèi, a la prima sparagnàda de canòn, i se la fa' adòss pejòr del so' cavàlo!93 ELISABETTA Fate una cosa, Egerton, andate da sir Cecil e ordinategli di inviare da Essex il Presidente del Parlamento e il Capo della Giustizia con questa missiva... prendete appunti... DONNAZZA (dal leggìo ha preso un foglio e una penna) Son pronta mi per ciapàr nota. Scrivi mi, Siòra.94 ELISABETTA (fa un cenno di consenso) Veniamo da parte... DONNAZZA Aspèta un àtimo che ghe meto l'indirìso. «Per el Sior Conte d'Essex... Palàso...»95 ELISABETTA Se mando due Lord a portare il messaggio, l'indirizzo non serve. DONNAZZA Siòra, ma se se pèrden i Lord... se pèrde anca il messaggio... Cosa ghe costa a mèter l'indirìso?96 ELISABETTA DONNAZZA Beh, sbrigati. «Al Conte d'Essex, ne le sue proprie mani de lû.»97 93 94 95 96 97 Brava regina! Che tanto quelli, al primo colpo di cannone, se la fanno addosso peggio del vostro cavallo! Sono pronta io a prendere nota. Scrivo io, Signora. Aspetta un attimo che ci metto l'indirizzo. «Per il signor Conte d'Essex... Palazzo...» Signora, ma se si perdono i Lord... si perde anche il messaggio... Cosa vi costa mettere l'indirizzo? «Al conte di Essex, nelle sue proprie mani di lui.» ELISABETTA DONNAZZA «Veniamo...» (ripete meccanicamente) «Veniamo...» ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA «... da parte della regina...» «... della rejna...» «... e vogliamo conoscere...» (ripete meccanicamente) «... e vogliamo conoscere... l'altra parte!» Non dire sciocchezze! vogliamo conoscere ELISABETTA la ragione...» DONNAZZA «... e vogliamo conoscere la ragione» Punto! Oh là, ciarò! ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA Perché punto? Non te l'ho dettato. È finita la frase. Nossignore, prosegue. Virgola, allora! No virgola! Punto e virgola! No, punto e virgola! Punto esclamativo! ELISABETTA No, ho detto! Non c'è punteggiatura! DONNAZZA Ma dovrò trûcà 'sto punto che m'è scapà! Ghe mèto un fiore? Un dragòn? San Giorgio a 79 cavàlo?98 ELISABETTA Va beh, virgola... «Veniamo da parte della regina e vogliamo conoscere la ragione...» Virgola. DONNAZZA ELISABETTA «... di questi sembraménti...»99 DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA «... la ragione di questi assembramenti...» Assembramenti! (testarda) Sembraménti!100 ELISABETTA DONNAZZA Assembramenti! (con l'aria di chi ha capito tutto) «Ah, sembra menti!» Con l'ironia: (riprende a scrivere) ah! ah!, sembra menti! Ah! Ah!101 ELISABETTA (continuando con sopportazione) «La regina...» DONNAZZA Un'altra? ELISABETTA No! DONNAZZA Sempre quèla de prima. (Scrive) «La regina, sempre quèla de prima...»102 ELISABETTA DONNAZZA 98 99 100 101 102 No, è sottinteso! Devono indovinare? Ma dovrò truccare 'sto punto che mi è sfuggito! Ci metto un fiore? Un dragone? San Giorgio a cavallo? «... di questi sembramenti...» Sembramenti! «Ah, sembra menti!» Con l'ironia: ah! ah! sembra menti! ah! ah! Sempre quella di prima! «La regina, sempre quella di prima...» Silenzio! «La regina vi assicura...» ELISABETTA DONNAZZA «La regina ve segûra...»103 (la ELISABETTA corregge ribadendo la parola sottolineando con la voce la lettera A) Assicura. DONNAZZA (con l'aria di dire: ma è lo stesso, no?) Segûra.104 ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA Assicura! Anche questa? «Ah!, segûra.» Ah! Segûra. «... che sarete...» «... che ah!, sarete...» No! Non ci va la «ah»! «... che sarete...» Eccezione, allora! Macché eccezione. Basta! DONNAZZA «... che sarete...» ELISABETTA «... ascoltato...» DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA 103 104 «...scoltato...» Ascoltato. «Ah!, scoltato!» «... e...» «... a...» No «a», «e»! «... e sarà fatta...» «La regina vi assicura...» Sicura. 81 DONNAZZA «Ah!, sarà!» Un'altra eccezione? Due eccezioni? (Elisabetta la guarda minacciosa - riprende a scrivere) «... sarà...!» ELISABETTA DONNAZZA «... sarà fatta giustizia!» Oh! «... che sarete ah!, scoltato e sarà facta...» (È arrivata all'angolo in basso del foglio e non riesce a farci stare tutta la frase).105 ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA «... giustizia!» «...justi... justi...» (gira il foglio).106 Donnazza, cosa fai? No' gh'è restà spàsio per la giûstisia! (Si avvicina a Egerton e in grammelot facendo sintesi rilegge tutta la lettera).107 ELISABETTA (elenca più volte d'interromperla e alla fine grida:) Donnazza! Porca puttana! La firma! DONNAZZA Ghe l'ho metûda mi! Porca pûtana! (Consegna la lettera a Egerton).108 EGERTON Con permesso, Signora. A più tardi. (Da una occhiata alla lettera e rivolgendosi alla Donnazza dice) Ma in che linga è scritta? 105 106 107 108 Oh! «... che sarete ah!, scoltato e sarà fatta...» «... giusti... giusti...» Non è rimasto spazio per la giustizia! (.....) Ce l'ho messa io! Porca puttana! DONNAZZA ELISABETTA Angloveneto! Capisse dapartût.109 Egerton, sia dichiarata la tregua per ventiquattro ore; non appena i Lord avranno parlato con Roberto d'Essex, me lo portino qua. Grazie! EGERTON Senz'altro, Maestà. Riferirò al più presto. (Esce di scena). DONNAZZA Ah, rejna... avìt vist che fàcia sbianchìda gh'è vegnì al sor Egerton quando gh'avìt dit dei scriti contro de loro che gh'è sûi mûri? A scomèti che al sir Cecil e al Bacòn gh'è 'gnit la scagaròla!110 MARTA Per favore, Donnazza... parla meno triviale! DONNAZZA L'è a frequentar rejne che m'è vegnì 'sta parlada schìfia. Porca puttana!111 ELISABETTA (cambio tono: preoccupata) Donnazza, hai sentito... tra poco Roberto sarà qui... m'avevi promesso chissà quale miracolo per i miei seni. DONNAZZA T'el fagarò, ma t'avèrto che ol ghe sarà un poco de sbrusòr.112 ELISABETTA Bruciore? DONNAZZA Sì, per via di queste. (Prende del suo cesto 109 110 111 112 Angloveneto. Lo capiscono ovunque. Ah, regina... avete visto che faccia pallida è venuta al signor Egerton quando gli avete detto delle scritte contro di loro che ci sono sui muri? Scommetto che a sir Cecil e a Bacone è venuta la cagarella! É a frequentare regine che mi è venuta 'sta parlata triviale. Porca puttana! Te lo farò, ma ti avverto che ci sarà un poco di bruciore. 83 un barattolo che mostra ad Elisabetta).113 ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA DONNAZZA Cosa sono? Avìs.114 Avìs? Come dire api? Che intenzioni hai? Per prima, ti Marta cata 'sto toco de legno de sandalo per far fumo. (Ad Elisabetta) Mi ghe te meto el vasèt avèrto, con deréntro l'avìs, improprio sû la zinna... Po' ghe svrésigo entòrno un zinìn de fumo... l'avìs che gh'è derénto la se enrabìse e TOCH!, a te beca. De lì un poco te vedarà gionfiàrte 'sta zinna che l'è un belé! Durra, stagna... slùstrega!115 Ma tu sei pazza! Farmi gonfiare il seno da ELISABETTA una ape?! Col dolore bestia che fa! MARTA Certo che è una trovata stupenda... non ci avevo mai pensato. ELISABETTA E perché allora non te la fai beccare a te la zinna, se è tanto stupenda? DONNAZZA (alludendo alle poppe striminzite di Marta) Sì,ma per lée ghe vurrìa un vespòn...116 MARTA 113 114 115 Ma io non ho nessun Roberto da coccolare sul Sì, per via di queste. Api. Prima di tutto tu, Marta, prendi questo pezzo di legno di sandalo per fare fumo. Io ti metto il vasetto aperto, con dentro l'ape, proprio sulla zinna... poi cospargo intorno un po' di fumo... l'ape che è dentro si arrabbia e TOCH!, ti punge. Di lì a poco vedrai gonfiare 'sta zinna che è una bellezza! Dura, soda, turgida. mio turgido seno, mia cara. Ad ogni modo, puoi sempre dire di no. Ci metteremo del cotone sotto il corpetto... DONNAZZA Bon, se pol far anca col codòn, con tüto che nol sarà el mismo efècto... el codòn. Gh'è anca un proverbio popolare che dise: «Il cotòn a l'è il cotòn. No' dà satisfasiòn!» Pûta caso che al Roberto ghe vegn vöja de farte 'na cara... E po', no' l'è che te fagarà gran male 'sta becàda de l'avìs... perché mi sû la zinna da cagnàr ghe stendo un poco de mièl con la mirra che desmèsa el dolòr.117 ELISABETTA Sei sicura che mi verranno sode e gonfie tanto? DONNAZZA Beh, non proprio come di balòn... ma bèle, t'el segùro.118 ELISABETTA D'accordo, via allora! Facciamoci anche 'st'altra pazzia. La Donnazza dal suo cesto prenderà via via i barattoli, i vasetti che le servono... 116 117 118 Sì, ma per lei ci vorrebbe un vespone... Bene, si può fare anche con il cotone, ma isa chiaro che non farà lo stesso effetto, il cotone. C'è anche un proverbio popolare che dice: «Il cotone è il cotone. Non dà soddisfazione!» Metti caso che a Roberto venga voglia di farti una carezza... E poi, non è che ti farà questo gran male la beccata dell'ape... perché io sulla zinna da pungere ti spalmo un poco di miele con la mirra che dimezza il dolore. Beh, non proprio come dei palloni, ma belle, te l'assicuro. 85 MARTA (alla regina) Brava! Forza Donnazza! DONNAZZA Bon, spècia che ghe fago la stendûda de mièl e mirra. (Indica a Marta di accendere il pezzetto di legno di sandalo) Jùdame.119 ELISABETTA DONNAZZA Un momento, quanto durerà 'sto gonfiore? Oh, tre ziorni... anco sinque. Depende de quanto tempo ghe lassémo derénto el pungignón.120 Ah, perché se il pungiglione lo si toglie ELISABETTA dopo una mezz'ora... DONNAZZA No, mezz'ora l'è tropo! Te cresse ûna zinnà come un'angûria! Cossì!121 ELISABETTA Ci mancherebbe anche questa! Rejna dolza, mo' cata un bèl respìr DONNAZZA profondo.122 ELISABETTA DONNAZZA Roberto, amore mio, lo faccio per te! Vui Marta, andèghe intorno col fumo. (Applica il barattolo al seno della regina).123 ELISABETTA DONNAZZA 119 120 121 122 123 AHIUIUIU! Mamma che dolore!... Benòn, maravègia! L'ha becàda sùbeto... Bene, aspetta che spalmo il miele e la mirra. Aiutami. Oh, tre giorni... anche cinque. Dipende da quanto tempo lasciamo dentro il pungiglione. No, mezz'ora è troppo! Ti cresce una zinna come un'anguria! Così! Regina dolce, adesso prendi un bel respiro profondo. Voi Marta, andatele intorno con il fumo. Vivva!124 MARTA Aspetta che soffio... ELISABETTA Sto impazzendo... ohi, che bruciore! DONNAZZA Tegne, tegne... Majestà, te meto soravìa un poco de cànfora. (Posa in vista il barattolo appena usato).125 ELISABETTA Basta, basta... togli il pungiglione... DONNAZZA No, ancora un poco... spècia, dolza, resiste. Varda, varda che se sgionfia de già.126 ELISABETTA (felice) Si gonfia, si gonfia! (cambia tono) OHOH... ma che dolore! MARTA Resisti ancora... pensa quanto sarai splendida dopo. Quasi quasi me lo faccio fare anch'io. (Indica il barattolo posto sulla predella) Dì, ma quell'ape dentro il vasetto? DONNAZZA Oh, oremai la g'ha perdùo el pungignòn... l'è morta. Spècia che intanto preparo un altro vasètt con una avìs nova...127 ELISABETTA Aspetta, fammi prendere un po' di fiato, almeno. 124 125 126 127 Bene, meraviglia! L'ha punta subito... Evviva! Resisti, resisti... Maestà, ti metto sopra un poco di canfora. No, ancora un poco... aspetta, dolce, resisti. Guarda, guarda che si gonfia già. Oh, ormai ha perso il pungiglione... è morta. Aspetta che intanto preparo un altro vasetto con un'ape nuova... 87 DONNAZZA No, i deve crésser gonfie insèma le zinne... per podérle regolàr... No' ti vorà che una monta monta e l'altra resta basàda a campanella.128 ELISABETTA E va bene... muoviti... (Si blocca molto imbarazzata) Oddio! MARTA Che ti succede? ELISABETTA (piena di vergogna) Mi sto facendo un'altra volta la pipì addosso... DONNAZZA L'è normal. I cagnàt de avìs fan tûti 'sti efèti. Fanne quanta ne voj, che tanto dopo, ghe darèm la colpa al cavalo de legn che pissa. Alora, via con la seconda! (Applica al seno il secondo barattolo)... Becca, rejna?129 ELISABETTA DONNAZZA No, non becca. (a Marta) Dai, fumo, fumo... (Si rivolge speranzosa alla regina) Becca?130 ELISABETTA No, non becca... DONNAZZA Oh, malnàta d'una avìs! No' la vol becàre! Ma mi te stronco! (Agita il barattolo).131 ELISABETTA 128 129 130 E che succede adesso? Che rimango con un No, devono crescere insieme le zinne... per poterle regolare... Non vorrai che una cresca, cresca, e l'altra resti abbassata a campanella. É normale. Le morsicature d'ape fanno tutte 'sto effetto. Fanne quanta ne vuoi, che tanto dopo, daremo la colpa al cavallo di legno che piscia. Allora, via con la seconda! Beca, regina? Fai fumo, fumo... Punge? seno rigonfio a melone e l'altro a mozzarella secca? DONNAZZA No, no... a g'ho qui il vendicadòr! (Estrae dal cesto un altro barattolo).132 Cos'è? ELISABETTA DONNAZZA Un vespòn irlandese.133 Un vespone irlandese?! (Si alza in piedi ELISABETTA spaventata) Ho capito, fai parte della congiura... mi vuoi ammazzare a vesponate! Ma no' ti far pagûra dolzo splendòr, l'è una DONNAZZA spuntûra più mòrbeda de quèla de l'avìs! Su, remètete tranquilla! (Marta senza rendersi conto ha precedentemente posato il tizzone sulla sedia della regina non appena s'è levata in piedi) Tegnelà, giù, Marta...134 Marta sospinge la regina sulla poltrona: Elisabetta si alza di scatto mandando un urlo. MARTA Scusami tesoro... la colpa è mia che ho appoggiato il tizzone proprio lì... 131 132 133 134 Oh, malnata di un'ape! Non vuol beccare! Ma io ti stronco! No, no... ho qui il vendicatore! Un vespone irlandese. Ma non ti far prendere dalla paura dolce splendore, è una puntura più delicata di quella dell'ape! Su, rimettiti tranquilla! Tienila giù, Marta! 89 DONNAZZA Disgrasìada... brûsarghe i ciàpi a la rejna! (Prende un catino) Sèntate qui... derénto al cadìn che te desfrègia co' l'aqua. (Nel porger il catino, inavvertitamente posa il barattolo con il vespone irlandese sulla sedie di Elisabetta).135 ELISABETTA Va via! Mi manca pure di mettere il sedere a mollo! (Si siede. Altro urlo scattando in piedi) Ahiahaahiah! MARTA Che succede ancora? ELISABETTA Un'altra volta il tizzone? DONNAZZA No, 'stavolta s'è sentàda sûl vasèt de l'avìs! (Prende il vasetto) 'Sta malnàta! Nol g'ha vorsùo becàrte sû la zinna, t'ha becàt sû una ciàpa! Catolico! Repûblican!136 ELISABETTA Oddio, che disgrazia! Adesso ci ho una natica a melone e un seno a popone, una zinna a mozzarella secca e l'altra natica scottata. Che regina scombinata!... (Avvilita) E continuo a farmi la pipì addosso! Si abbassa la luce sulla canzone: «Elisabetta, regina 135 136 Disgraziata, bruciare le chiappe alla regina. Siediti qui... dentro al catino, che ti raffredda con l'acqua. No, 'stavolta si è seduta sul vasetto con l'ape... 'Sta malnata! Non ha voluto pungerti sulla zinna, ti ha punta su di una chiappa. Cattolico! Repubblicano! pazza». «Elisabetta, regina pazza per farsi le poppe da ragazzina per essere bella anche di mattina si è fatta beccare da un vespon. S'è fatta beccare sulle zinne da un vespone a righe gialle una zinna come una palla ed una zinna come un melon. Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor! Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor! Una zinna gonfia tre spanne l'altra invece a campanella, e il vespon non la vuol beccare non vuol beccare la mozzarella, la zinna più frolla non vuol beccar. Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor! Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor! 91 Achiappa 'sta vespa maledetta e la regina la gran tetta, ha la natica come un melon. Zinna a popone, poppa a melone, una natica piatta, l'altra a pallone, per lo stress fa la pipì, la regina fa la pipì. Con una zinna sì, l'altra no, 'Lisabetta fa la pipì. La regina una gran tetta una natica ch'è un melon. Zinna poppone, pappamelone natica piatta e l'altra a pallone, per lo stress fa la pipì, fa la pipì, fa la pipì.... Ià!» FINE PRIMO ATTO 93 SECONDO ATTO Il sipario ancora calato parte la canzone: «Isabella la rossa». «Il prigioniero della torre è disceso or or, oh Dio, il mio cuor. E la testa è spiccata, la mia vita è finita, finito è il mio amor. Isabella la rossa aveva tre giovani, il primo la notte stava sull'uscio, il terzo la sera veniva a cantare e l'altro nel letto nascosto faceva l'amore, nel letto con lei faceva all'amore. Isabella non farlo, è un terribile error, tu sei tutta un rossor, far l'amor di nascosto, questo giovane è morto, 94 è una tomba al tuo amor. Vai via che è l'alba, ti posson scoprire, ti faranno morire, morire impiccato. Il primo la notte restava sull'uscio, il terzo la sera veniva a cantare e l'altro nel letto nascosto faceva l'amore, nel letto con lei faceva all'amore. Sul finire della canzone «Isabella la rossa» sale lentamente, fino ad arrivare in totale, la luce. In centro scena, la regina in groppa al cavallo di legno guarda (fondo platea) nel cannocchiale. Indossa la vestaglia del primo atto, è senza parrucca. Di lato, ben in vista, sul porta-abiti che già conosciamo, un sontuoso vestito bianco da cerimonia. Su una sedia una sottogonna con cerchio, una cuffia, un abito. Sul letto armadio, ben visibile una parrucca identica a quella che indossa Elisabetta, solitamente. ELISABETTA Sei ancora sveglio? Sì, sì, quelle accese sono le luci delle tue finestre. (Verso la quinta, urlando) 95 Marta! (Torna a parlare tra se) Per l'amor di Dio, Roberto, basta! (Sempre più irosa) Martaaa! Entra Marta correndo e si dirige verso il letto di Elisabetta. MARTA Eccomi cara, cosa c'è? ELISABETTA Ma dove vai? Non senti che non sono a letto? MARTA (meravigliata) Ma cosa fai lassù? ELISABETTA Sono salita quassù, perché questo è l'unico modo per riuscire a vedere le finestre delle stanze di Roberto. MARTA Ma non sei nemmeno andata a letto? ELISABETTA No! Non riesco a chiudere occhio. Sono tesa... come un tamburo! MARTA Su, rilassati cara. Vuoi una tisana? ELISABETTA Macché tisana! Non capisci niente! Non riesco a chiudere occhio, sono tesa come un tamburo per via che m'avete tirato troppo la pelle sulla fronte. Sono qui come un vecchio gufo spaventato! Fai venire la Donnazza. MARTA Sì, subito. 96 Dille che mi porti qualcosa anche per ELISABETTA raffreddarmi i seni che mi stan bollendo. Potrei stirarci una camicia! MARTA (verso la quinta) Donnazza, muoviti. Entra la Donnazza, ha con se un'altro cesto. DONNAZZA Ècchime cara... che splendòr... sûl so' cavàl de legn che pissa a la matìna prèst!137 ELISABETTA Cos'hai in quel canestrello? DONNAZZA Vespòn novi, cara.138 ELISABETTA (spaventata) Ancora?! Va' via per l'amor di Dio. A parte che quest'ultima puntura del vespone è stata come una coltellata... M'è venuto perfino un bernoccolo sul seno sinistro. DONNAZZA Bon, se ciama bernocolo de Venere, cara. Tàchete al cavàl ch'andèm indrìo. (Sospinge il cavallo verso sinistra).139 ELISABETTA A parte che mi hai fatto dei seni rotondi sì, ma strani. Non stan fermi: van su e giù, van su e giù... fluttuano! 137 138 Eccomi cara... che splendore... sul suo cavallo di legno che piscia alla mattina presto! Vesponi nuovi, cara. 97 DONNAZZA Bon cara, l'è un ziogo erotico che i òmeni ghe van mati... Adèso te tiro via tûte le forcine. (La Donnazza e Marta, montando su sgabelli, tolgono le forcine dalla testa di Elisabetta e le disfano le trecce).140 ELISABETTA Grazie! Fammi chiudere gli occhi una volta, prima di morire. Dio, che notte ho passato! Ah! Che meraviglia il crollo! Come sto bene! (Cambia tono) Donnazza, come sto male! Ho passato una notte tremenda! Questa notte ho sentito delle urla che arrivavano dal Palazzo di Roberto d'Essex... come di uno scontro armato... MARTA Scontro armato? DONNAZZA No, Sciura, no' gh'è stait nisciûn scontro. Mi sont andà d'intorno; g'ho traversàt tûta Londra a trûvà i vespòn, ma no' g'hai sentìt manco el boiàr d'un can. A gh'era un silénsio che se podéva sentìr volar le mosche... Le mosche che volavan ieri sera a Londra!141 ELISABETTA Eppure ho sentito anche degli spari. Dei colpi di spingarda. 139 140 141 Bene, si chiama bernoccolo di Venere, cara. Attaccati al cavallo che andiamo indietro. Bene cara, è un gioco erotico per cui gli uomini vanno pazzi... Adesso ti tiro via tutte le forcine. No, Signora, non c'è stato alcuno scontro. Io sono andata anche in giro; ho attraversato tutta Londra per trovare i vesponi, ma non ho sentito neanche l'abbaiare di un cane. C'era un silenzio che si potevano sentir volare le mosche... Le mosche che volavano ieri sera a Londra! 98 MARTA Sarà stato un incubo. Un incubo, oh sì!, l'ho avuto: un incubo ELISABETTA tremendo! Ho sognato la Maria Stuarda. DONNAZZA No?! Qua, nella mia stanza, che girava da ELISABETTA padrona... senza testa. DONNAZZA No?! E la testa ce l'aveva in mano. ELISABETTA DONNAZZA Viva? La testa viva? Oeh! Come S. Giovanni decollato! Bé, l'è comodo, parché ti, sensa voltàr la testa, ti vardi... (mima d'aver la testa in mano e la gira di qua e di là) varda de chi... varda de là...142 Era spaventosa. Gli occhi si muovevano, la ELISABETTA bocca parlava. Sghignazzando, mi diceva: «Brutta stronza, brutta stronza». DONNAZZA Ma no! «T'è andata male, non è la mia testa che salta, ELISABETTA ma quella di Roberto! Ah, ah!» e PRACH!, mi ha fatto un pernacchio. DONNAZZA MARTA 142 143 Un pernàtc co' la testa monca?143 Oh che impressione! Viva, la testa viva. Oeh! Come S. Giovanni decollato. Beh, è comodo, perché tu... senza voltare la testa, guardi... guarda di qui... guarda di là... Una pernacchia con la testa mozza. 99 ELISABETTA Poi si è messa all'improvviso a giocare con la sua testa come fosse una palla... la buttava per aria... la riprendeva. E poi: tan, tan, tan, palleggiava. Palleggiava? DONNAZZA ELISABETTA La testa! DONNAZZA E pôe?144 ELISABETTA Poi la testa le è sfuggita di mano e ha gridato: «Cristo... me la rompi, non è una palla!» Ma boja! Gh'avea rasòn! Ma 'n dove g'ha la DONNAZZA testa 'sta dona?! Ah! Ghe l'avea in man. Regolare. Boja, g'ho capìdo tûto el ziogo ...adeso l'ho capìdo. Vol dir, 'sto insognamento, che el Conte d'Essex l'è sensa la testa.145 ELISABETTA (spaventata) Che dici?! DONNAZZA L'ha perdû la testa per amor de ti.146 ELISABETTA MARTA Ah, fosse vero. Ma sì, andrà tutto bene, vedrai. DONNAZZA (a Marta) A proposito de bone novèle, dighe del prosimo arìvo, no!147 MARTA 144 145 146 147 Ah sì, me ne stavo dimenticando... Entro oggi E poi? Ma boia! Aveva ragione! Ma dove ha la testa questa donna?! Ah! Ce l'aveva in mano. Regolare. Boia, ho capito tutta l'allegoria, adesso l'ho capita. Vuol dire, 'sto sogno, che il conte di Essex è senza testa. Ha perso la testa per amore di te. A proposito di buone notizie, dille del prossimo arrivo, no! 100 quasi sicuramente il capo dei congiurati sarà qui. ELISABETTA Roberto? Roberto D'Essex ol s'è metûo de testa bona e DONNAZZA ol vegne a riverìrte. Cunténta?148 ELISABETTA (aggressiva a Marta) Una notizia così importante perché me la tieni nascosta! MARTA Ero andata via di testa... con 'sto fatto degli incubi. DONNAZZA (a Marta) Sta atènta ti a non andarghe via de testa, ma davèro, che questa (indicando Elisabetta) a l'è gente che... (mima di tagliare teste e di giocare a farle rimbalzare come fossero palle) ...palleggia!149 ELISABETTA DONNAZZA Avanti, Donnazza, fammi scendere. Sì Siora.150 Le due donne aiutano la regina a scendere da cavallo. ELISABETTA Tirami su i capelli... fra poco Roberto arriva, voglio la pelle tirata. E tu, Marta, mettiti di guardia col cannocchiale. 148 149 Roberto d'Essex si è messo di buzzo buono e viene a riverirti. Contenta? Stai attenta a non andare via di testa, ma davvero, perché questa è gente che... palleggia! 101 Bussano alla porta. ELISABETTA Stanno bussando... non far entrare nessuno che sono in disordine! DONNAZZA (andando alla porta) L'è inûtil che piché, tant la rejna no' la pol vedèr nesuno, che l'è tûta spampanènta che la fa schìfio! (Sbircia alla porta in cima alla scala) Siora, a l'è el capo de la polisia: ol spiòn.151 ELISABETTA Egerton? Fallo passare, forse porta notizie di Roberto. DONNAZZA Siora, 'gnir derèntro a vardarve tûta spampagnàta che sit?152 ELISABETTA DONNAZZA Bendalo. Bendàr ol cap de i spiòn? Ghe vegn un culp!153 ELISABETTA DONNAZZA Calagli il cappello giù fino agli occhi. Questa l'è un'idea! (Verso l'esterno) 'Gnit derèntro, sior Egerton. (Entra Egerton, ha con se una cartella damascata) L'òrden de la rejna l'è de calcàrve ben ol capèl sû i ögi parché... (Tenta di calargli il 150 151 152 153 Sì, Signora. É inutile che bussiate, tanto la regina non può vedere nessuno perché è tutta spampanata che fa schifo! Signora, è il capo della polizia: lo spione. Signora, venire dentro a guardarvi tutta spampanata come siete? Bendare il capo degli spioni? Gli viene un colpo! 102 cappello sugli occhi) Boja, oh, ma che testa! Siora a g'ha 'na testa tanto che ghe no' va derentro el capèlo... 'na testa cussì grosa che se ghe capita in man a un boia, al boia 'ghe veng lo svenimento da la goduria... Eco qua... l'è andà. Vai caro. (Sospinge Egerton verso la regina).154 ELISABETTA Aiutalo a scendere. Non farlo cadere, che non vorrei mi si rompesse. DONNAZZA ELISABETTA EGERTON Ma tant ghe ne avèmo altri de resèrva.155 Che notizie mi portate, Egerton? Maestà... spero abbiate trascorso una... (inciampa) buona notte... ELISABETTA Ho trascorso una pessima notte! Vorrei sapere per quale ragione non ho ancora visto il drappello dei Lord andare da Roberto d'Essex. Come mai? DONNAZZA Ghe rispùnda, milord. (Sospinge il cavallo sul fondo, nella posizione iniziale). EGERTON Sir Keeper Leslyl era irrintracciabile, Maestà, e, nell'impossibilità di sostituirlo, abbiamo pensato bene di rimandare ad oggi. DONNAZZA 154 Ohi che lappa svelta!156 Questa è un'idea! Venite dentro, signor Egerton. L'ordine della regina è di calcarvi bene il cappello sugli occhi perché... Boia, oh, ma che testa... Signora, ha una testa così grossa che non entra nel cappello... una testa così grande che se capita in mano a un boia, al boia gli prende uno svenimento per il godimento... Ecco qua... è andato. Vai caro. 103 Ah sì? Fate, disfate, e a me non si dice ELISABETTA niente?... Cosa nascondete in quella cartella? EGERTON Sono mortificato Maestà, ma devo ammettere un'altra volta che i vostri dubbi erano fondati. (Apre la cartella). Che dubbi? ELISABETTA EGERTON Questo teatrante. (cerca di leggere sbirciando da sotto il cappello) come si chiama... Shakespeare? ELISABETTA EGERTON Sì, ecco lui, è della banda. Quale banda? ELISABETTA EGERTON Dei congiurati. Congiurati? Ol Scèspir un rebàldo? Che DONNAZZA notìsia!157 ELISABETTA EGERTON Ne siete sicuro? Più che certo, Signora. Questo Shakespeare è in un certo qual modo alle dipendenze del Conte di Southampton... che oltretutto è anche il suo impresario teatrale, essendo comproprietario del Globe. ELISABETTA E allora? EGERTON Ma Signora, Southampton è uno dei capi della 155 156 157 Ma tanto ne abbiamo altri di riserva. Ohi, che agile parlantina! Congiurati? Shakespeare un ribelle? Che notizia! 104 congiura. DONNAZZA (sbalordita) No! Siora! Teatranti che fan politica! Mai visti! Che mondo!158 ELISABETTA (via via, sempre più sconvolta) Southampton, il mio unico parente vivente. Gli ho sempre dimostrato affetto... simpatia, e ora si scopre che si è messo con questi maiali che mi vogliono fottere... di certo c'è di mezzo anche lui con la storia delle lettere a Giacomo di Scozia. MARTA No Elisabetta, calmati... ELISABETTA Zitta! Ma io li faccio fuori... li vado a cercare casa per casa... io! Impiccati li voglio! Squartati! Evirati! (Non si controlla più) Li lascio penzolare finché non si disfano! Voglio veder arrivare tutti gli uccelli d'Inghilterra a strappargli le budella! (Cambia tono) Mi sento male... Marta, mi vien da vomitare. MARTA Ecco, lo sapevo... vieni, vieni di là... (Escono). DONNAZZA L'è sortìda. (Alza il cappello ad Egerton) Gh'el valzi sû. Ciapé un po' de fià.159 EGERTON Mi spiace d'averle procurato questa crisi... DONNAZZA 158 159 Bon par vui che non avèt vist che öci gh'è No! Signora! Teatranti che fanno politica! Mai visti! Che mondo! É uscita. Vi sollevo il cappello. Prendete un po' di fiato. 105 vegnût... cativi de far pagûra, come quèi de la soa sorèla, la Maria Tudor, la sanguenaria, quand g'ha metûo in piè i tribûnai de l'inquisisión. L'è inûtil, l'è 'na rossa de cavèi anca lèe come el so' pàder, l'Enrico il rosso... tremendo! Tûta 'na famija de ross. Cativi.160 EGERTON Ma che stai a cianciare? DONNAZZA Gh'è un proverbio al mio paès ch'el dise: «El pì bon dei ross, el pì zentìle, l'ha bûtà el so' pàder zò dal campanìle!»161 EGERTON Mi spiace per Southampton, ha i giorni contati poveraccio, e anche quel Shakespeare... DONNAZZA ZACH! Anca la testa del poeta derèntro al canestrèl! Vui savèt, Milord, parchè la misûra dei cass de mort in Angletèra a l'è pì cûrta de la norma?162 EGERTON No, perché? DONNAZZA Parché quasi tûcc i végnen soterràt cun la testa in man.163 EGERTON Molto spiritosa... Elisabetta e Marta rientrano. 160 161 162 Buon per voi che non avete visto gli occhi che le sono venuti... cattivi da fare paura, come quelli di sua sorella, Maria Tudor, la sanguinaria, quando ha messo in piedi i tribunali dell'inquisizione. É inutile, è una rossa di capelli anche lei... come suo padre, Enrico il rosso, tremendo! Tutta una famiglia di rossi. Cattivi. C'è un proverbio al mio paese che dice: «Il più buono dei rossi, il più gentile, ha buttato suo padre giù dal campanile...» ZACH! Anche la testa del poeta dentro al cesto! Voi sapete, Milord, perché la misura delle casse da morto in Inghilterra è più corta della norma? 106 DONNAZZA No' ridet forte, (riabbassa velocemente il cappello di Egerton) gh'è la rejna. Cume stet rejna? Mejor?164 ELISABETTA Molto meglio, grazie. Egerton, basta, io non ne posso più! Ne ho piene le scatole di questi colpi organizzati, gonfiati... Ci capiamo, vero Egerton! È possibile che ogni volta che un gruppo di potere cerca di far fuori l'altro, immancabilmente tirate di mezzo anche me? Che c'entro io? Basta! Sono sicura che se tutti quanti vi mettete di buzzo buono, in un giorno o due, di questa storia intorcinata, non si sentirà più parlare! E, come si dice in teatro alla fine delle commedie: tutto è bene quel che finisce fra le lenzuola d'un bel letto pulito a due piazze. (Ride divertita). All'istante si sentono grida concitate, calpestio di gente che corre. VOCE ESTERNA Allarme, allarme! È là... da quella parte! 163 164 Perché quasi tutti vengono sotterrati con la testa in mano. Non ridete forte, c'è la regina. Come stai regina? Meglio? 107 Bussano alla porta. ELISABETTA (a Marta) Che c'è ancora? Vai a vedere. Ribussano violentemente. MARTA Che vi prende? Arrivo! (Apre appena la porta) Un momento. È la vose del vostro capo de le guardie.165 DONNAZZA MARTA (a Elisabetta) Sì, lui. Dice che hanno visto un uomo arrampicarsi... lo faccio passare? ELISABETTA Passare chi? L'uomo che si arrampica, o il capo delle guardie? Siamo impazziti? Entrare nella mia camera la mattina presto. Ci penserà il capo della polizia... (Ad Egerton) Egerton perlustrate pure, ma fuori dalla mia stanza, presto! EGERTON (senza sollevarsi il cappello parte deciso verso la platea) Con permesso... vado subito. DONNAZZA (bloccandolo) Fermo! Gh'è un baratro lì! Non è ancora tempo per voi per le casse corte. (Accompagna Egerton alla porta) Segnòra, l'è propri vèra quel che dise el proverbio: «Dove la giustizia l'è cieca, la polizia come 108 minimo l'è sguèrcia e orba!» (Preoccupata) Fèit entràr le guardie Siora, che l'è gran periculo.166 MARTA Ha ragione. D'accordo che la pelle è tua... ma se davvero c'è un sicario intorno... ELISABETTA Non c'è nessun sicario... è una montatura per mettere il Palazzo in stato d'allarme e impedire a Roberto di arrivare da me, ma io non ci casco. (Si avvicina al letto). MARTA O piuttosto, non è che sei tu a volerli bloccare, prima che mettano il naso fra le tue lenzuola? Dì la verità, hai qualcuno nel letto? ELISABETTA Sta' zitta, strega! (Apre le ante del letto) Svegliati Thomas... presto, svegliati. Appare un ragazzo seminudo. MARTA Oh, la sorpresa di Pasqua! DONNAZZA Non te permèto de far alûsiòn, eh! Petégola! Che ti no' sai cosa l'è sûcedû. Un meràcolo tremendo! 'Stamatina presto, quasi note, ansi l'era note, prima del matino, l'Elisabeta l'ha sentìt piàgner un cardelìn, PLIN 165 166 É la voce del vostro capo delle guardie. Fermo! C'è un baratro lì. Non è ancora ora, per voi, per le casse corte. Signora, è proprio vero quello che dice il proverbio: «Dove la giustizia è cieca, la polizia come minimo è strabica e orba!» Fai entrare le guardie, Signora, che c'è gran pericolo. 109 PLIN, in t'el giardìn. L'è desendûa. Ol gh'era davèra un uselìn PLIN PLIN, tûto infredolìt. Ol l'ha ciapàt su, pover cardelìn infreciuchìt, PLIN PLIN, ol l'ha metûo in tra le zinne. E poe lé, la bona samaritana, l'è vegnûda qui in t'el leto, ol l'ha metûo sota i lenzòi, g'ha bûfà un pochetìn de fiato caldo... PLUFF! PLIN PLIN PLUFF!, l'è saltàt fôra 'sto giovinòt. Sûbeto la rejna s'è metûa in ginócc: «Santa Rosalia, la santa pì bèla che ghe sia, cosa devo fare con 'sto giovinòt?» E la santa g'ha respondûo: «PLIN PLIN, tégnete el giovinòt col so uselìn!» Cusì, l'è andàda!167 ELISABETTA (al ragazzo) Thomas, avvolgiti in questo copriletto. (A Marta) Dove lo nascondo? MARTA Fallo scendere dalla finestra. DONNAZZA Brava, cossì ol ciàpen per un sicario... PLIN PLIN!, ritorna un uselìn!168 ELISABETTA (al ragazzo che si sta rivestendo) Non stare a riverstirti, Thomas, non c'è tempo. RAGAZZO 167 168 Signora, non posso uscirmene così... col Non ti permetto di fare allusioni, eh! Pettegola! Che tu non sai che cosa è successo. Un miracolo tremendo! 'Stamattina presto, quasi notte, anzi era notte, prima del mattino, Elisabetta ha sentito piangere un cardellino, PLIN, PLIN, nel giardino. É scesa. C'era davvero un uccellino, PLIN, PLIN, tutto infreddolito. L'ha preso su, povero cardellino infreddolito. L'ha raccolto, povero cardellino PLIN, PLIN, l'ha messo tra le zinne. E poi lei, la buona samaritana, è venuta qui nel letto, l'ha messo sotto le lenzuola, gli ha soffiato un poco di fiato caldo... PLUFF! PLIN PLIN PLUFF!, è saltato fuori 'sto giovanotto. Subito la regina si è messa in ginocchio: «Santa Rosalia, la santa più bella che ci sia, che cosa devo fare con 'sto giovanotto?» E la santa le ha risposto: «PLIN PLIN, tieniti il giovanotto col suo uccellino!» Così è andata! Brava, così lo prendono per un sicario... PLIN PLIN!, ritorna un uccellino! 110 copriletto... Uscire? Per far scoprire alle guardie che ELISABETTA stavi con me? MARTA Perché non lo travesti. ELISABETTA DONNAZZA ELISABETTA Stai zitta. Sì, brava, da dona, l'è un'idea.169 Da donna? DONNAZZA Sì. ELISABETTA (a Marta indicando gli indumenti femminili che stanno su una sedia) Dammi quegli abiti. (A Thomas) Ti farò passare per una delle mie cameriere. (Gli dà una pacca sul sedere) Il culetto pimpante ce l'hai. RAGAZZO Non è da voi, Signora, sfottermi a 'sto modo... vestirmi con abiti da donna... ELISABETTA RAGAZZO Non far storie, Thomas! Non insistete, vi prego! Preferisco buttarmi giù dalla finestra piuttosto, così come sono! ELISABETTA Bravo, così intorno si racconterà che la regina usa giovanotti, li spreme e poi li butta giù dalla finestra, nudi! Vestiti! Vai di là, fila! Te lo ordino! 111 Il ragazzo controvoglia esce di scena. MARTA (alludendo al ragazzo) Brava, dormire abbracciata a giovinetti, come dice Epicuro, fa molto bene alla pelle! DONNAZZA Te sèt tremenda. Atenta ti, a la to' testa. (Mima palleggio) Palleggio!170 ELISABETTA Sei una iena! Ho voluto semplicemente fare un esperimento. Roberto d'Essex sarà qui fra qualche ora, e ho voluto verificare se sono in grado di sopportare le effusioni di un maschio. DONNAZZA El fiol del collaudo... el tasta zinne! (Mentre Elisabetta parla la Donnazza sale su di una scala e guarda dalla finestra).171 ELISABETTA Una notte disastrosa! Un fallimento totale! Non sopportavo accarezzamenti da nessuna parte. Mi fa male dappertutto. Mi hai rovinata Donnazza. Avrei urlato: «No! Fermo! Oh, che male!» Ma non potevo e allora facevo: «Oh, nooo... caro... nooo...» Il cretinone, convinto che fosse per la gran passione, ci dava dentro, ci dava dentro! L'avrei ammazzato! 169 170 171 Sì, brava, da donna, è un'idea. Sei tremenda. Attenta tu, alla tua testa. Palleggio! Il ragazzo del collaudo... il tasta zinne! 112 DONNAZZA (allarmata) Gh'è un omo... chilò in d'el giardìn... in d'ul laberént... i guardie ghe van drio coi cani.172 MARTA Chi c'è nel labirinto? DONNAZZA De segûro quèl bastàrd che ol zercàva de montàr in 'sta stanza per copàr la rejna! Adès l'è andàt de là de bando.173 ELISABETTA (a Marta) Vai giù, corri... ordina che me lo portino qui subito, vivo... (Marta esce di corsa dalla porta principale) Lo voglio interrogare io stessa. DONNAZZA Vivo! Che dopo lo travestìmo anca lû de dona. Ah, ah!174 ELISABETTA Seguimi, Donnazza: andiamo a vedere dal terrazzo. (Esce dalla porta di destra). DONNAZZA Andùma... Dio che bèl! Che festa maravigliosa qui a la Corte... ogni mumènt un colpo de scena. De là, de la fenestra se vede quel là che scapa coi can de drio... derentro a un leto gh'è un giovinòt sbiotà... Pare de eser a teatro! (Esce seguendo la regina).175 172 173 174 175 C'è un uomo... laggiù nel giardino... nel labirinto... le guardie lo inseguono con i cani. Di sicuro quel bastardo che cercava di salire in questa stanza per ammazzare la regina. Adesso è andato da quella parte. Vivo! Che dopo travestiamo anche lui da donna. Ah, ah! Andiamo... Dio che bello! Che festa meravigliosa qui a corte... ogni momento un colpo di scena. Di là, dalla finestra si vede quello che scappa inseguito dai cani... dentro al letto c'è un giovanotto nudo... Sembra di essere a teatro! 113 Contemporaneamente all'uscita della Donnazza entra in scena il ragazzo proveniente da dietro il letto; è vestito da donna solo a metà, ha la sottogonna ma è a torso nudo. RAGAZZO Signora, mi perdoni... non me la sento proprio... Il ragazzo si guarda intorno in cerca della regina, da dietro una tenda appare un uomo: è il sicario. SICARIO Imbecille, figlio di puttana, che stai combinando? RAGAZZO (spaventato) Chi è? Ah, siete voi, padre... Attento, la regina non dev'essere lontana... e ci sono in giro un sacco di guardie. SICARIO Appunto, e in un momento come questo tu vai a fare tante storie per una veste da camera e una cuffia da donna? RAGAZZO Ma è una cosa umiliante! SICARIO Imbecille! Qual'è il tuo compito: salvare la tua dignità o il successo della nostra causa? RAGAZZO Sì,ma quando ti si impone di perdere la faccia... sputtanandoti al livello di un travestito qualsiasi. 114 SICARIO Bravo, perché stravaccarti nel letto di una bastarda assassina a farti sbaciucchiare sbavando come un bagascio... RAGAZZO Ma non siete voi che mi avete ordinato di lasciarmi portare in quel letto? SICARIO Sì, ma senza esagerare nel provarci gusto... Non devi mai dimenticare, Thomas, che è lei, l'assassina di Maria! Dall'esterno giungono di nuovo urla e qualche sparo. RAGAZZO (indicando la finestra) Chi è quel disgraziato che stanno rincorrendo? SICARIO Disgraziato, dici? Avessi tu tanto coraggio! Quello ha fatto da volpe per creare un diversivo e permettere a me di farcela a salire fin quassù indistrubato. Dài, muoviti, fa' a tua volta la tua parte. Devi restare in questa stanza il più possibile per corpirmi alle spalle. Appena sistemata la regina, darai l'allarme facendo attenzione di spedire le guardie per il solaio... io scenderò per di sotto. RAGAZZO E se non ce la facciamo? Credo che fra poco questa stanza si riempirà di gente... ho sentito che Essex 115 sarà qui. SICARIO No, Essex non viene... attacca, se mai. RAGAZZO Attacca? Ma se è andato a prenderlo il Presidente delle Camere in persona. SICARIO Stammi a sentire, Thomas: se Essex arriverà qui, ci verrà solo armato e con tutta la sua banda... e dietro a lui si solleverà tutta la città... faranno fuori Cecil, Bacone e metà dei Lord... ma la regina la salveranno... e noi questo non possiamo permetterglielo... Avanti, muoviti. Farai tutto quello che lei ti ordina senza far storie, capito? Anche se fosse di camminare a testa in giù, con una candela accesa infilata nel sedere. RAGAZZO Oh, no, accesa no! SICARIO Basta! Io mi infilo qua dentro il cavallo. (Si avvicina al ventre dell'animale). RAGAZZO Ma come fate ad entrarci? SICARIO Qui c'è uno sportello; dài dammi una mano. (Solleva la gualdrappa sotto la sella, apre la parte posteriore della statua come se fosse uno sportello). RAGAZZO Oh, tu guarda, la culatta che si apre! SICARIO Questo cavallo era di Enrico, il padre di Elisabetta... qui ci nascondeva le sue amanti, perfino mia madre. Non lo conosce nessuno questo nascondiglio, 116 nemmeno Elisabetta. Dài, sollevami... No, fermo. Non me la sento di entrare dentro il cavallo. Mettilo a posto, preferisco il camino. Quando sarà il momento, per darmi il segnale di via libera, suona qualche nota dentro 'sto flauto... mi raccomando! (Gli porge un flauto corto). RAGAZZO Sbrigatevi! SICARIO Ehi, bada che nessuno accenda il fuoco. (Si infila nel camino e si arrampica per la cappa; dall'esterno giungono altri spari). RAGAZZO Chi volete che lo accenda, siamo in primavera! Andate! Entrano la regina e la Donnazza. Elisabetta indossa un abito da cerimonia, parrucca, corona, gioielli, ecc... DONNAZZA Mi vorìa savér cume l'ha fait a copàrse 'sto omo.176 Entra Marta, dall'ingresso sul ballatoio. ELISABETTA MARTA Marta, chi ha sparato? Lui da solo... s'è tirato un colpo. ELISABETTA Il colpo che era destinato a me, così, non 117 sapremo mai chi me l'ha mandato. (Si accorge del ragazzo impacciato) Che fai tu ancora in queste condizioni? Fra poco dovrò far entrare le guardie... di sicuro quell'infame aveva un complice... Mi vuoi compromettere? RAGAZZO Va bene, Signora... indosserò la veste per intero. ELISABETTA No, anzi, aspetta, indossa questo vestito. (Indica l'abito sul manichino). RAGAZZO Ma è un vostro abito, Signora. ELISABETTA Marta, aiutalo, voglio vedere come sta. Non l'ho mai indossato. RAGAZZO Ma non sarebbe meglio farlo indossare alla vostra governante? Marta e la Donnazza abbigliano il ragazzo di tutto punto: abito, zoccoloni, parrucca e corona. Nell'agitarsi, la Donnazza, fa cadere nel camino un candelabro. ELISABETTA No, non è della sua taglia. E poi voglio che tu ti renda conto dal vivo cosa vuol dire vestire il ruolo della regina. Fate tanto gli smargiassi voi giovanotti con 176 Io vorrei sapere come ha fatto quest'uomo ad ammazzarsi. 118 i vostri abitini da farfalloni leggiadri. ELISABETTA È qui che ti voglio. Come ti senti? RAGAZZO Strizzato, ingabbiato... un inferno. Soprattutto per la vergogna. Vi prego, non raccontatelo mai a nessuno. Dal camino esce del fumo. DONNAZZA ELISABETTA Monta sû 'sti tràmponi zocoròn!177 Ma che succede là. Cosè quel fumo dal camino? DONNAZZA Oh, boja! L'è el candelabro che l'è bûrlàt nel camìn! (Si precipita a sollevare il candelabro).178 ELISABETTA (prende una brocca piena d'acqua che getta nel camino) Fammi spegnere 'sto fuoco!... DONNAZZA Oh, ma che fumo! (Si odono dei lamenti soffocati che escono dal camino) Rejna, se sente criàr da deréntro el camìn. Sente cume crìa! AHAHA!179 ELISABETTA DONNAZZA Ma chi sta gridando? (imita i lamenti) AHAHAHA! El camino... vien fôra la vose dal camìno!180 177 178 179 180 Monta su questi trampoli zoccoloni! Oh boia! É il candelabro che è caduto nel camino! Oh, ma che fumo! Regina, si sente gridare da dentro il camino. Senti come grida! AHAHA! AHAHAHA! Il camino... viene fuori la voce dal camino! 119 ELISABETTA DONNAZZA Ma non dire sciocchezze! Nessuno grida. Serà el vento!181 RAGAZZO Sì, sì, è il vento. DONNAZZA ELISABETTA In Anglotèra tortûran anca 'l vento?182 Zitti! (Rivolgendosi al ragazzo) Adorabile! Non hai mai recitato parti da fanciulla? RAGAZZO No, mai. ELISABETTA Tu sai che io finanzio una compagnia di ragazzi? RAGAZZO Sì, signora, i «Queen's boys», li conosco. ELISABETTA Ma nessuno di quelli è credibile come ragazza, quanto tu. RAGAZZO Vi prendete ancora gioco di me. ELISABETTA No, anzi, allestirò l'Amleto qui a Corte... per capire meglio quello che ci sta sotto... e a te farò fare Ofelia... e alla Donnazza farò fare la regina! DONNAZZA Quel pûtanòn! Eh no, cara!183 Il sicario scende dal camino trattenendo la tosse a malapena e si nasconde dietro il letto di Elisabetta; si sentono altri spari in lontananza. 181 182 Sarà il vento! In Inghilterra torturano anche il vento? 120 MARTA Che succede ancora? ELISABETTA (guardando verso il fondo della platea) Son colpi di colubrina... o spingarda... Dio mio, vengono dal Palazzo di Essex... hanno rotto la tregua... Dammi il cannocchiale, presto... No, anzi, voglio parlare con Egerton... (A Marta) Vieni, andiamo a conferire con lui. (Escono). Il ragazzo raccoglie il cannocchiale e guarda verso il fondo platea. RAGAZZO Oh, che cosa incredibile! Tutto grande! La Donnazza scorge il flauto lasciato dal sicario. DONNAZZA Oh, varda ti! Un piffer! (Ci soffia dentro cercando di emettere qualche suono).184 RAGAZZO Che fai, Cristo! No! È il segnale! Dammelo! (Tenta di strapparglielo di mano. A questo punto si finge un incidente tecnico: si sente una musichetta suonata da 183 184 Quel puttanone! Eh no, cara! Oh, guarda tu... un piffero... 121 un piffero; la Donnazza, che non sta più soffiando nello strumento, fa cenni al tecnico del suono di interrompere, ma la musica non si ferma). DONNAZZA Piffero magico! El pol sonàre senza bofàrghe dentro... basta far andare i didi.185 La musica s'interrompe. RAGAZZO Dammi il piffero! DONNAZZA Dame un basin par el piffero!186 RAGAZZO No! DONNAZZA Un basin!187 RAGAZZO No, vattene via, megera! DONNAZZA Megera a mi? Ti m'ha dit megera? T'ariverà un fulmin che te scurta... TACH!, corto così (mima l'arrivo di un fulmine) con i sòcori e tûto. Un nano basso! (Esce girando dietro al letto).188 RAGAZZO (avvicinandosi al camino) Padre?... Non c'è... speriamo non sia asfissiato... (Torna in ribalta e guarda nel cannocchiale verso la platea) Ma tu guarda che 185 186 187 188 Piffero magico! Può suonare senza soffiarci dentro... basta muovere le dita. Dammi un bacino per il piffero. Un bacino! Megera a me? Mi hai dato della megera? Ti arriverà un fulmine che ti accorcia: TACH!, corto così, con gli zoccoli e tutto. Un nano basso! 122 stregoneria! È fantastico! Il sicario esce dal nascondiglio e si avvicina al ragazzo travestito che gli volge le spalle; gli sferra un gran colpo di pugnale. SICARIO 'Stavolta ci sei, bastarda! Crepa e vai all'inferno! (Il ragazzo si accascia quasi senza un lamento; il sicario si guarda intorno) Thomas, dove sei? Dove si sarà cacciato 'st'imbecille... Thomas! RAGAZZO (con un filo di voce) Sono qui. SICARIO Tu?! Cristo! Ma che facevi nell'abito della regina? RAGAZZO Come? Siete voi... che... me l'avete ordinato... vestiti da donna... SICARIO Che guaio! RAGAZZO E poi mi scanni! Chi è il più coglione? DONNAZZA (entra) Ho sentìt criàr, son segûra. (Vede il ragazzo a terra e il sicario) Chi sèt vui... Aìda! Un òmen! Un prèt asasìno!189 Il sicario avanza verso la Donnazza. 123 ELISABETTA (dall'esterno) Che c'è Donnazza... perché gridi? DONNAZZA (corre verso la porta da dove è uscita Elisabetta e la chiude a chiave) Rejna, non ve muvìt! Sarè la porta che gh'è un asasìn che zèrca de vui!190 SICARIO Maledetta! Zitta o ti ammazzo! (Minaccia la Donnazza con la pistola. La suddetta scappa, gira dietro al letto e subito rientra in scena, si avvicina alla sua cesta, ne estrae due barattoli, li stappa puntandoli come se fossero due pistole, contro il sicario; durante questi movimenti grida:) DONNAZZA I vespòn! Aiuto! I vespòn!191 Il sicario spara contro la Donnazza, che scansandosi, agita i barattoli, incitando le vespe ad attaccare. Il prete si agita, come aggredito da uno sciame di vespe. Lascia cadere la pistola e se ne scappa dietro al letto saltando e sbracciandosi come impazzito. DONNAZZA 189 190 191 Te l'hai vorsûdo, canàja! Duello fra vespòn e Ho sentito gridare, sono sicura. Chi siete voi... Aiuto! Un uomo! Un prete assassino! Regina, non vi muovete! Chiudete la porta, c'è un assassino che cerca di voi! I vesponi. Aiuto! I vesponi! 124 pistola!192 ELISABETTA DONNAZZA (dall'esterno) Apri, Donnazza, te lo ordino! No' vegnìt derèntro rejna, che gh'è tûti i vespòn in libertà che i beca!193 Intanto vediamo il sicario seminascosto dall'arazzo che ha spalancato la culatta del cavallo e mima di andarci dentro preoccupato di non essere visto dalle due donne che stanno sopraggiungendo, tira, aprendolo, l'arazzo fino a farlo scorrere completamente. S'intuisce che si sta nascondendo nel ventre del cavallo. DONNAZZA (apre la porta) Fèite atensión... covrìteve la facia con un fasolèt...194 Entra Elisabetta seguita da Marta, tengono in capo un velo a coprirsi il viso. DONNAZZA Guardie! (Grida verso l'esterno). Entrano due guardie che mimano di difendersi dalle vespe 192 193 L'hai voluto, canaglia! Duello fra vesponi e pistola! Non venite dentro regina, che ci sono tutti i vesponi che beccano! 125 dandosi grandi pacche su tutto il corpo. Su indicazioni della Donnazza, corrono alla ricerca del sicario, dietro al letto della regina. ELISABETTA Dove s'è cacciato? DONNAZZA L'era chi adès... créo che ol s'è infilàt sû per la capa del camìn!195 ELISABETTA Hai detto che era un prete travestito? DONNAZZA No, de segûro l'è un prèt vero, quèl, de quèi spiritàt che intànt che te dan la crose de basàr, con l'altra man tìran la corda par impicàrte, con l'altra man brûsan le fascìne de sota i pìe, con l'altra man dan la benedisiòn... Quante man che g'han 'sti préveti!196 ELISABETTA Fai qualche cosa per 'ste bestiacce! Spalancate le finestre! DONNAZZA No, aspecìt, g'ho chi el vespòn rejna, basta che la sènten, e i vegne tûti derèntro a 'sto cestèl... Ehi, vespón, chi gh'è la vostra rejna che ve ciama! Varda cume i 'riva. Adunata! Boja! La rejna a l'è volada fôra! In dò la va? Oh, ti varda... la s'è infilòda derèntro el bûso 194 195 196 Fate attenzione... copritevi il viso con un fazzoletto. Era qui adesso... credo che si sia infilato su per la cappa del camino. No, sicuramente è un prete vero, quello di quelli spiritati che mentre ti danno la croce da baciare, con l'altra mano tirano la corda per impiccarti, con l'altra mano bruciano le fascine sotto i piedi, con l'altra mano danno la benedizione... Quante mani hanno questi preti! 126 de la narìz del cavàlo e tûti i vespón ghe van a preso. (Alla regina) Alimorta. Passato pericolo.197 Le due donne si tolgono il fazzoletto che avevano sul viso. Solo ora Elisabetta scorge il ragazzo ferito, steso al suolo. ELISABETTA Thomas! Oh mio Dio... ti hanno pugnalato al posto mio! (S'inginocchia e sorregge il ragazzo). RAGAZZO (parla con grande fatica) Mi ha scambiato... ELISABETTA Sì, sì... l'ho capito... caro, mi hai salvato la vita. RAGAZZO Non... l'ho fatto... apposta... Mi spiace! ELISABETTA Cosa ti spiace? RAGAZZO 'Sta col... tellata... era per... voi. ELISABETTA Oh, mio Dio! Presto, Marta, un medico... Quanto sangue! RAGAZZO Non è... stato manco a guardarmi... in faccia, 'sto prete stronzo... una coltellata... e via! «Fai la donna... mi fa... con la candela nel culo!» DONNAZZA 197 Oh! No, aspettate, ho qui la vespa regina, basta che la sentano e vengono tutti dentro a questo cestello... Ehi, vesponi, c'è la vostra regina che vi chiama! Guarda come arrivano. Adunata! Boia! La regina è volata fuori... Dove va? Oh, tu guarda... si è infilata dentro al buco della narice del cavallo e tutti i vesponi le vanno appresso. Ferma il gioco. Cessato pericolo. 127 MARTA Straparla, poverino... sta per andarsene ormai. DONNAZZA El va in vaca. Senti che discorsi che ol fa.198 RAGAZZO «Spalanca la chiappa... del cavallo... mi ci ficco» fa... poi dice: «No, nel camino», mi fa: «Suona il piffero!» ma io mica l'ho suonato... però lui ZACH!, lo stesso! Tûto ün discorso col dopio senso DONNAZZA schifoso.199 E poi va dentro... nella pancia del cavallo, RAGAZZO come fosse quello di Troia... e adesso i vesponi se lo mangiano vivo. (Ride) Ah! Ah! ELISABETTA Non ridere, Thomas. Hai un pugnale nel ventre... ti fa male... Vedrai che ce la farai. (Thomas si abbandona senza vita fra le braccia di Elisabetta). DONNAZZA No' ghe l'ha facta! L'è morto. Contento però... rideva!200 ELISABETTA Oddio, Dio! Sono stata io! È colpa mia! (Lascia a terra Thomas e si alza) La mia vita è piena di cadaveri. Sono un'assassina. (Esce sul fondo). MARTA Ma non è vero. (Segue Elisabetta) È stata un caso! Un incidente. 198 199 Va in vacca. Senti che discorsi fa. Tutto un discorso con il doppio senso schifoso. 128 DONNAZZA Sì, un incidente del caso! Ma ti varda che fortûna a stracacû che g'han 'ste rejne. Se tegne i fiolòt a farse scaldàr in t'el lèt e po', 'sti tarlòch, ghe fan anco el servìsio de catàrse le cortelàde come bona man! Poi i sbrassa, i palpa, i lecca, i sbasòta. Roba che se mi domando a un fiulèt: «Dame un basìn», me responde: «Tasi, pûtana!»201 Entra Egerton seguito dalle guardie. EGERTON Permesso... cos'è successo?... DONNAZZA A l'è stato un prèvete asasìn che g'ha dà 'na cortelòda e l'ha masà.202 Elisabetta e Marta rientrano in scena. EGERTON Era una delle vostre cameriere? ELISABETTA Certa, una cameriera maschio... l'ho travestito per giocarci un po'. MARTA (sottovoce) Non dire sciocchezze. (A Egerton) Cercate di capire: è lo shock. (A Elisabetta, sottovoce) Per favore, ci sono anche le guardie. 200 201 202 Non ce l'ha fatta! É morto. Contento però... rideva! Sì, un incidente del caso! Ma guarda che fortuna sfacciata hanno queste regine. Si tengono i ragazzotti a farsi scaldare nel letto e poi, questi coglioncioni, le fanno anche il servizio di prendersi le coltellate come mancia! Poi le abbracciano, le palpano, le leccano, le sbaciucchiano. Roba che se io chiedo ad un ragazzo: «Dammi un basino», mi risponde: «Taci, puttana!» É stato un prete assassino che gli ha dato una coltellata e l'ha ammazzato. 129 Portatelo via... non serve più. ELISABETTA Le guardie trasportano fuori scena Thomas, Egerton li segue. Vardì el caval (indica il cavallo che sussulta DONNAZZA ed è preso da tremori) g'ha i tremori!203 I lamenti del prete che si agita nel ventre del cavallo, aggredito dalle vespe, assomiglia ad un nitrito. DONNAZZA Varda el par propri spiritàt. De segûro l'è par via de tûti i vespon che in andàt derétro e che i fan barûffa.204 ELISABETTA Basta, mi fa impazzire! Ho di nuovo gli incubi! (Indica il cavallo) Chi ha combinato 'sta stregoneria? (Minaciosa) Sei tu Donnazza... è un incantesimo! Sei stata tu! Di certo, fai parte della congiura... ti hanno mandata qui loro... (Verso l'esterno a gran voce) Egerton! Guardie! (Alla Donnazza) Chi t'ha mandata? Parla. (La Donnazza è paralizzata dal terrore) 203 204 Guardate il cavallo sta tremando. Guarda, sembra proprio spiritato. Di sicuro è per via di tutti i vesponi che gli sono andati dentro e che fanno baruffa. 130 Ti faccio appendere per i piedi ad un gancio da macellaio finché non confessi. DONNAZZA ELISABETTA No, la tortura no! Guardie! Egerton! Prendetela! Entra Egerton seguito dalle guardie che afferrrano la Donnazza. DONNAZZA No, Segnora, perdoneme!205 MARTA Elisabetta, basta! Questa donna t'ha salvato la vita poco fa, e guarda come la tratti! Lasciatela... ELISABETTA scusami Donnazza... perdonami... mi sono lasciata prendere dal terrore. DONNAZZA No, Siora, no' laséve tor dal sciacró. No' a l'è colpa vostra. Se pol bèn capire, l'è normàl: quand una rejna la se cata uno spavento, par scarigàrse un po', cosa la fa? Basta che la taca sû una serva pe'l rampin e tûto pasa. L'è natûrale! (Cambia tono) M'è ciapà 'na scàrega... natûrale. (Sollevandosi la gonna, per correre meglio esce di corsa).206 ELISABETTA 205 (ha ripreso il controllo di se) Guardate il cavallo sta tremando. Egerton, 131 qualche ora fa vi ho posto una domanda: per quale ragione non si è ancora visto il drappello dei Lord andare verso il Palazzo di Essex? EGERTON È un guaio, Signora... ELISABETTA Che guaio? EGERTON Essex e i suoi non hanno rispettato gli impegni. Hanno aggredito i Lord appena entrati nel Palazzo e li hanno sequestrati. ELISABETTA Ma dico, Essex è proprio impazzito... gli mando i Lord perché arrivino ad un accordo, e lui me li sequestra? EGERTON Purtroppo è andata così. ELISABETTA Ma quando è successo? EGERTON Ieri sera sul tardi. ELISABETTA Ieri sera? Un momento... qualche ora fa mi avete detto che l'incontro era stato rinviato. EGERTON Certo Signora, per non mettervi in angoscia. Speravo di riuscire ad accomodare ogni cosa oggi stesso. ELISABETTA (ironica) Vi preoccupate per me, Egerton. È commovente! (Seria) Piuttosto, ci sono stati dei morti al momento dell'aggressione? 206 No, Signora, non lasciatevi prendere dalla disperazione. Non è colpa vostra. Si può ben capire, è normale: quando una regina si prende uno spavento, per scaricarsi un po', cosa fa? Basta che appenda una serva al gancio e tutto passa. É naturale. Mi è presa una scarica... naturale. 132 EGERTON Sì, la scorta al completo... tutti trucidati. ELISABETTA Tutti quanti?... E i Lord? EGERTON Salvi. ELISABETTA Sicuro? EGERTON Dal momento che le lettere sono state firmate da tutti e quattro... ELISABETTA (lo interrompe, meravigliata) Che lettere? La Donnazza ritorna in scena. EGERTON Quelle scritte di loro pugno... dai Lord, nelle quali chiedono che vengano liberati i ventiquattro prigionieri come scambio, per essere rimessi a loro volta in libertà. ELISABETTA Ventiquattro prigionieri? Non ne sapevo niente! EGERTON Signora, sono quelli che abbiamo preso ieri pomeriggio in seguito allo scontro. ELISABETTA Che scontro?! Calma, fatemi ricapitolare. Dunque, io vi ordino di mandare i Lord da Roberto d'Essex. Poi, qualche ora più tardi, c'è uno scontro nel quale catturate ventiquattro congiurati. Poi i Lord vanno da Essex che, giustamente infuriato perché non avete 133 rispettato la tregua, accoppa la scorta e sequestra i Lord. È così? EGERTON Sì, è così. ELISABETTA E perché quattro? Avevo ordinato che se ne inviassero due. EGERTON Sir Cecil ha pensato bene, per dare maggior prestigio alla delegazione, di aggiungerci il Presidente della Camera Alta e il Guardasigilli. DONNAZZA ELISABETTA Noi femo le robe in grande!207 Ah, bene! Fate, disfate, senza consultarmi, mi fate passare per una scema con le allucinazioni... Erano miei incubi, stanotte, le urla, gli spari. Tutti d'accordo, a cominciare dalla mia governante. E anche tu Donnazza. La Donnazza, che stava per ecclissarsi, si blocca imbarazzata. DONNAZZA Sì, l'è vèra, mi li g'ho sentìt i spari, ma po' (indica Egerton) lû el m'ha dito... Sor Egerton, adès me tirèt fôra vui de 'sta tràpula.208 EGERTON Sì Signora, sono stato io ad ordinare di tacere 207 208 Noi facciamo le cose in grande! Sì, è vero, io li ho sentiti gli spari, ma lui ma ha detto... Signor Egerton, adesso mi tirate fuori voi da questa trappola. 134 per non mettervi in agitazione. Certo, non ci si immaginava una ritorsione del genere... DONNAZZA Siora, ciàmo le guardie, che prepara el rampìn per tacarlo un po' per i pie. (Ride.).209 ELISABETTA Voi non immaginavate? Chi volete sfottere? Voi, Bacone e Sir Cecil non aspettavate altro! È chiaro! L'avete organizzata voi la trappola, per fottere Roberto d'Essex. La Donnazza ha estratto dal suo cesto un'asta di legno ed un metro di stoffa. Dà inizio a misurare l'altezza e la larghezza di Egerton immaginando di sistemarlo dentro una bara della sua giusta misura. DONNAZZA Oh, che bèl fûrbaciòn!210 EGERTON (aggressivo, alla Donnazza) Ma di che t'impicci? Vuoi startene zitta? ELISABETTA No, lei parla! Fate tanta demagogia voi, col dire che ascoltate sempre la voce del popolo... e una volta che il popolo dice la sua: «Zitta!» Eh, no, lei parla! DONNAZZA 209 210 Mi parlo, misûro e sotèro!211 Signora, chiamo le guardie che preparino il gancio per appenderlo per i piedi. Oh, che bel furbacchione! 135 Certo, vorreste poter fare e disfare ELISABETTA indisturbati. Ma perché non vi mettete in testa anche la mia corona... e a me non mi appioppate un bel calcio nel culo? MARTA Elisabetta, scusa, ma... ELISABETTA Zitta tu, ruffiana, maneggiona come loro... vai via! MARTA Eh, no... tu non ti permetti di trattarmi a 'sta maniera... io non sono né un tuo ministro, né una tua serva... capito? Perché ti ricordo soltanto, se te lo sei scordato, che, quando la tua sorellastra ti ha sbattuta alla torre, mentre le tue damine e i tuoi leccapiedi di Palazzo t'hanno mollata peggio che tu avessi la rogna, io sono stata l'unica... la stronza, ad accompagnarti lassù a spassarsela coi topi di passaggio e i pipistrelli fissi di casa. La Donnazza si porta alle spalle di Marta. ELISABETTA MARTA Sì, scusa... No, niente scusa! Mettile in quel posto le tue scuse! 211 Io parlo, misuro e sotterro! 136 DONNAZZA MARTA La va giò pesante la tosa...212 Adesso mi stai ad ascoltare... e siccome ti devo dire qualcosa a bruttomuso, prega il capo della tua polizia di uscirsene per un attimo. ELISABETTA DONNAZZA Scusatemi Egerton... vi richiamerò più tardi. Sì, ve riciamerèmo pi' tardi e po' ve misûrerémo de pulìto, che adeso avemo fato una roba, così...213 EGERTON Senz'altro Signora... con permesso. (Esce). MARTA Dunque, primo... Tu, nella condizione in cui ti ritrovi... l'innamoramento, la fregola della bellezza, lo sbatti-sbatti per l'incontro... sei fuori di testa, svirgola al completo, da chiudere in un pollaio. DONNAZZA Marta, mi digo che ti va meno a rìsticio se ti va a strapàrghe i peli dai cojòni de un leon!214 MARTA E piantala anche tu. Vattene! ELISABETTA No, la Donnazza resta. Va bene, va bene, sono svirgola al completo. Mi sono ridotta come una gallina. Ma anche tu, Marta, hai le tue responsabilità. Chi mi ha spinta a mettermi nelle mani della Donnazza, a farmi tirare la faccia... le vespe sulle zinne, i vermi 212 213 Va giù pesante la ragazza. Sì, vi richiameremo più tardi e poi vi misureremo per bene, che adesso abbiamo fatto una cosa così... 137 zozzi fin dentro l'orecchio? Sì, perché mi avevi fatto pietà... eri lì tutta MARTA piagnucolosa, ridotta a uno straccio. Mi sono messa al tuo posto... e mi sono detta: lo farei anch'io. Ma ecco lì la coglionata. Io mico sono la regina! Certo, tanto mica sono un essere umano, io! ELISABETTA Non mi posso permettere sentimenti, passioni... niente! MARTA Senti, non mi commuovi. Ma chi te lo fa fare... Vuoi fare la vita da donna normale? E sbatti tutto all'aria: abdica! Io so che soltanto l'anno scorso, se ti fossi vista, ridotta come sei... Mi sarei sputata addosso, dillo... ELISABETTA Oh, de segûro 'sto vostro amor caro, al DONNAZZA milord, el va tranquilo d'avérve embesuìda… l'ha catàt una tal sicumèra che l'è segûro de podèrse ciapàr el sfìsio de sentàrse sû la tua crapa, rejna, fasèndo bona atensión de pogiàrghe avante un cûsìn par non spunzàrse le ciàpe coi spunti de la tûa corona. (A Marta) Giusto?215 MARTA Sì. DONNAZZA 214 Preciso? Marta, io dico che tu rischi di meno se vai a strappare i peli dai testicoli di un leone! 138 MARTA Esatto! DONNAZZA ELISABETTA Venduto! Ma io lo stronco, come e quando voglio, se esagera. MARTA (alla Donnazza) Hai sentito? Se esagera!? DONNAZZA Oh l'amor che fa inciuchìr anco Dio, tanto de farghe pirlà el triangolo in sû la crapa! Ah, parchè, secund vui, no' l'ha ancamò esageràt? L'ha tirà in pié una rivolta, fa mostra de venìre a riverìrve, fa presonèr i vostri ministri, copa la scorta...216 MARTA E, per finire, ti chiama pure «vecchia sbilenca»! DONNAZZA Vècia sbilenca?! No' se pol perdonar. Un omo te pol dire: scembia, oca mè 'na gaìna, te pol dir pûtana. «Pûtana? Te perdono, anzi me fa piasér.» Ma se te dise vègia... scûrtalo! Zum, zum, zum... alto così. Andèmo caro.217 ELISABETTA Certo, non doveva proprio dirmelo... è stato cattivo... MARTA Elisabetta, piantala, è ora che ti cavi di dosso tutto 'sto andazzo di moìne, vezzi, frizzi e svenevolezze! 215 216 Oh, sicuramente questo vostro amore caro, il Milord, è certo di avervi rincretinita, ha acquisito una tale tracotanza che è sicuro di potersi prendere lo sfizio di sedersi sulla tua testa, regina, facendo bene attenzione di appoggiarci prima un cuscino per non spungicarsi le chiappe con gli spuntoni della tua corona. Giusto? Oh l'amore che fa ubriacare anche Dio, tanto da fargli girare il triangolo sulla testa! Ah, perché, secondo voi, non ha ancora esagerato? Ha messo in piedi una rivolta, fa finta di venirvi a riverire, fa prigionieri i vostri ministri, ammazza la scorta... 139 ELISABETTA E perché? Non ho diritto anch'io di essere ogni tanto un po' sciocca, stordita... illanguidita, con le piume sul sedere, le pene d'amore... come tutte le donne di 'sto mondo? Perché, no! MARTA No, tu no! Ti ripeto, tu sei una regina! Anzi, come ti sfottevi da sola poco fa, sei un reginotto. ELISABETTA (un attimo di silenzio, cambia completamente tono) D'accordo... grazie della strigliata. Coraggio. Fai entrare Egerton. (Marta esegue) Hai visto, Donnazza, è finita la ricreazione. Guarda tu che vita: fino a qualche ora fa ero felice, stavo preparandomi ad un incontro d'amore... (si commuove) aspettavo che arrivasse il mio Roberto. E invece no, mi sono preparata per un processo con condanna a morte obbligatoria! DONNAZZA (piangendo) L'è par quèl che mi no' ho mai acetàt de far la rejna! Mai!218 Entra Egerton. ELISABETTA Egerton, vi prego di scusare la scenata a dir poco pietosa, alla quale vi ho costretto ad assistere un 217 218 Vecchia sbilenca?! Non si può perdonare. Un uomo ti può dire: scema, oca come una gallina, ti può dire puttana. «Puttana? Ti perdono, anzi mi fa piacere!» Ma se ti dice vecchia... accorcialo! Zum, zum, zum... alto così. Andiamo caro... É per quello che io non ho mai accettato di fare la regina! Mai! 140 attimo fa. EGERTON Ma che dite Signora... Lasciatemi continuare. Non succederà più. ELISABETTA Prima di tutto porterete i miei complimenti a Cecil e a Robert Bacone... Bravi! Ottima pensata questa di mandare i quattro Lord a farsi incastrare... Ottima soprattutto la provocazione di catturare ventiquattro congiurati, così da costringere Essex e i suoi ad una ritorsione. Proprio una bella pensata! Avrei voluto averla io. Bravi! EGERTON Grazie Maestà! Riferirò. Di certo, avranno gran piacere. ELISABETTA Avete detto che il Conte Roberto d'Essex ha invitato i quattro ministri a scrivere delle lettere? EGERTON Sì Signora, ne ho qui delle copie... 'sti maledetti sono riusciti a farle leggere in una decina di chiese stamattina, durante il sermone... perfino nella cattedrale di San Giacomo. Se volete darci un'occiata... (le offre le lettere). ELISABETTA No, no... immagino già cosa possono aver scritto. I Lord si diranno indignati per la trappola... si dichiareranno vittime a loro volta di una congiura. EGERTON Esatto. (La Donnazza si avvicina ad Egerton e 141 legge in silenzio le lettere). ELISABETTA E poi essi stessi propongono lo scambio con i congiurati in mano nostra... e avvertono che, essendo essi servitori fedeli dello Stato, lo Stato ha il dovere di salvarli. EGERTON Ma è stupendo! Si direbbe che le abbiate dettate voi. ELISABETTA Poi aggiungono: «Bisogna ammettere che, nella nostra politica, si è commesso qualche errore... e che, se i congiurati si sono buttati alla rivolta, è anche perché vi sono stati spinti dai torti subìti!» EGERTON Sì, sì, è così... Perfetto! DONNAZZA ELISABETTA EGERTON Paro paro!219 Che altro hanno scritto? Tutti e quattro avvertono che se noi decidessimo per un loro eventuale sacrificio... (legge) «ciò si rivelerebbe una dimostrazione di debolezza e non di forza da parte del Governo e dello Stato.» DONNAZZA Ah, l'ho già sentìda mi questa. No' me ricordo pì' 'ndove, ma l'ho già sentìda.220 EGERTON (sempre leggendo) 219 220 «E che la loro morte Tale e quale. Ah, l'ho già sentita io questa. Non mi ricordo più dove, ma l'ho già sentita. 142 ricadrebbe sulle spalle della regina e dell'Inghilterra intera.» DONNAZZA Con qualche variasiòn...221 EGERTON E chiudono minacciando: «La nostra morte sarà l'inizio della disfatta della vostra politica e della vostra credibilità.» DONNAZZA ELISABETTA MARTA Tûto copià!222 Che arroganza! Devi far subito qualcosa, Elisabetta... Avete detto che 'sti bastardi hanno fatto ELISABETTA copie di queste lettere e le hanno diffuse nella città? EGERTON Sì, c'è qualcuno, già individuato del resto, che è riuscito perfino a tirarle a stampa... e così le vendono in giro come fossero fogliacci di canzoni. ELISABETTA Ottimo senso della propaganda! EGERTON Ho già dato l'ordine di arrestarli, di chiudere le stamperie e di bloccare ogni vendita. ELISABETTA Errore! Così non fate altro che accrescere la curiosità e i fogliacci andranno a ruba. EGERTON Già, non ci avevo pensato... Va beh, darò subito il contrordine. 221 222 Con qualche variazione... Tutto copiato. 143 ELISABETTA Organizzate sermoni in tutta la città, stampate fogliacci a vostra volta e diffondeteli. EGERTON Sarà fatto. (Fa per andarsene). ELISABETTA Un momento... Cosa ci scriverete sopra? Fate bene attenzione... dovrete riferirlo a Bacone. Prima regola, in guerra quanto in pace, se ti sequestrano uno dei tuoi uomini e ti chiedono il riscatto, prima regola, dicevo, è quella di far scendere di prezzo la merce nelle mani del nemico. Deprezzare, quindi, deprezzare! DONNAZZA Dio, la testa che la g'ha! La pare un omo!223 EGERTON Questo sarà difficile per il Capo della Giustizia e il Capo del Parlamento... sono molto stimati dalla gente... ELISABETTA Diremo che sono statisti insigni ma che, poveracci, adesso non sono più attendibili... Forse li hanno torturati, o addirittura drogati... Non connettono più... sono perduti... forse impazziti. DONNAZZA Anca questa l'ho già sentìda, ma no' me recordo 'ndove.224 MARTA Elisabetta, brava! Sei proprio tornata in te! EGERTON 223 224 Il guaio è che 'sti bastardi non ci concedono Dio, che cervello ha! Sembra un uomo! Anche questa l'ho già sentita, ma non mi ricordo dove. 144 molto tempo. Vogliono la risposta entro 'stasera. Al tramonto cominceranno a buttarli giù uno per uno dalla torre. DONNAZZA No, dalla torre! UOHOUOO! (Mima un uomo che cade dall'alto in un gran volo. Quindi allude ad uno schianto tremendo) Gniack! (Mima che il precipitato si sia accorciato) Casse sempre pì corte!225 ELISABETTA Non c'è tempo da perdere allora. Radunate immediatamente le due Camere, verrò io stessa. Se occorre, parlerò anche in Cattedrale. Ho già in mente che discorso fare, come impostarlo. Mi dirò sconvolta... è logico... disperata... abbasserò la voce... farò un elogio commosso dei quattro ministri... e poi scatto: «Ma non possiamo cedere! Questo è il momento della fermezza! Non possiamo scendere a compromessi con dei criminali!» DONNAZZA Ghe piànze el core, ghe se stràsia l'anima, ma ghe toca propri sacrificarli 'sti nostri fradèli cari! Un basìn a la vedova e un basìn ai orfani, e una pesciàda al can! AHIUAHIUAH! (Mima bacetti e pedata finale con il cane che guaisce e fugge).226 225 226 No, dalla torre! UOOUOO! Casse sempre più corte! Ci piange il cuore, ci si strazia l'anima, ma ci tocca proprio sacrificarli questi nostri fratelli cari! Un bacino alla vedova e un bacetto agli orfani, e una pedata al cane! AHIUAHIUAH! 145 ELISABETTA Lo Stato non può cedere! EGERTON Quindi non gli lasciamo scampo? ELISABETTA EGERTON No! È come dire a quei farabutti: «Accoppateveli pure... che, anzi, a noi ci fate un favore...» ELISABETTA Certo, al punto in cui stanno le cose... con quello che hanno scritto, diffuso... Con gli occhi inondati di lacrime... ma... DONNAZZA ELISABETTA I funerali saranno di Stato! Mandatemi a prendere non appena saranno convocate le Camere. Addio Egerton. EGERTON Certo, mi sbrigo... a presto Signora. (Esce). MARTA Brava! DONNAZZA Brava, brava! ELISABETTA (disperata ma contenuta) Lasciatemi, sto morendo. Con questi altri quattro cadaveri sulla schiena, Essex è davvero spacciato... già morto, e io sto morendo con lui. MARTA No, forse è ancora in tempo a salvarsi. ELISABETTA No, Marta, non si salverà. Dammi qualcosa di forte da bere. MARTA No, l'alcool ti fa male. ELISABETTA Dammi le mie foglie. 146 MARTA No, cara, ti danno le allucinazioni, lo sai. ELISABETTA Siamo alla strage dell'ultimo atto, proprio come nell'Amleto. Ah, ghe sèm cun 'sta fissa de l'Amleto.227 DONNAZZA ELISABETTA Sto male. Robert, non uscire dal tuo Palazzo... ti porteranno alla torre... ed io ci dovrò versare la ceralacca, sulla tua condanna a morte. Oh, Robert... Robert... (Sempre più agitata) Sono una pazza, sono isterica. Non riesco a controllarmi. Aiutatemi. Mi sto gonfiando. Mi sta prendendo una crisi come quella di tre anni fa. Metémoghe i pìe dentro 'sto baslòt cont DONNAZZA l'acqua buiénta.228 ELISABETTA DONNAZZA Mi sto gonfiando. (a Marta) Sû, deslàsaghe de drio.229 ELISABETTA Mi scoppiano i piedi... Presto, toglimi le scarpe... e le calze. DONNAZZA ELISABETTA Le scarpe, via le scarpe. Le gambe, guarda, mi si gonfiano. Anche le mani mi si stanno gonfiando. Toglietemi gli anelli. 227 228 Ah, ci risiamo con questa fissazione dell'Amleto. Mettiamole i piedi dentro questa bacinella con l'acqua bollente. 147 Da questo momento gli interventi della Donnazza dovranno essere molto misurati per non distrubare il monologo drammatico di Elisabetta. La luce si abbassa lentamente: solo Elisabetta sarà seguita nei suoi movimento da un riflettore. DONNAZZA L'acqua... ELISABETTA Dio, maledetti anelli, mi stanno strozzando le dita. Se li guardi bene, 'sti anelli sono tombe. Sotto ogni anello c'è seppellito un mio parente... o un mio amante... (indica gli anelli) qui c'è mia madre... qui c'è Leicester... e adesso tocca a quest'ultimo. (Parla a Maria come se fosse realmente presente) Maria Stuarda, questo è il tuo anello... vieni pure avanti, Maria... gioca fin che vuoi con la tua testa, non mi fai più paura... Maria, ti ho odiata come nessuno al mondo! C'è voluto tutto il mio stomaco per tenerti diciotto anni nelle mie mani... viva... prima di decidermi a farti schiattare. Nella torre, te ne stavi sempre con gli occhi puntati verso il mare. Aspettavi le navi spagnole. Sono stata perfida! Sei venuta a chiedere protezione... e 229 Su, slacciale dietro. 148 io t'ho imprigionata... Hai implorato per diciotto anni che ti venissi a trovare, e io per diciotto anni ti ho risposto no... sempre no. Perché? Perché... (Cambia tono: urla spaventata) Aiuto, pietà!... Bendatemi le ferite. Chi mi trascina per i capelli? MARTA Calmati, cara... svegliati. DONNAZZA Sveglia! ELISABETTA (come se si risvegliasse) Sono sveglia... solo che sto per morire. Stavo solo sognando? Tenetemi gli occhi spalancati con le dita. Non fatemi più dormire. Bastarda coscienza che mi stai con la bocca al collo per azzannarmi. Via... va' via... Ma di che ho paura? Di me stessa? Qui non c'è nessun'altra che me. Elisabetta ama Elisabetta. (Urlando) C'è qui un'assassina? No! Sì, io, per l'appunto. Fuggiamo allora! Come? Da chi? Da me stessa? Sì, certo, non c'è da fidarsi. Sono capace di vendicarmi. Scagliarmi addosso a me medesima! Scannarmi! Noo! Per tutto il bene che ho saputo darmi, passando implacabile su tutto e su tutti come un aratro... Elisabetta ama Elisabetta. Elisabetta ama Elisabetta. MARTA Adesso basta, Elisabetta... Calmati! Si odono spari in lontananza, la Donnazza guarda verso 149 fondo sala, con il cannocchiale. DONNAZZA Guarda che i spara. Roberto d'Essex l'han fàit presonér!230 ELISABETTA (spaventata) L'Armada. Gli spagnoli stanno arrivando. Maria, impazzisci di gioia! Quante navi! Non si riesce manco a contarle. Vele! Vele! Cento, duecento navi! Fiancate altissime. Quaranta cannoni ciascuna! (Lentamente Marta e la Donnazza retrocedono fino ad uscire di scena) E io, cos'ho da mandargli contro? Pirati! Navi basse di fiancata, metà cannoni, metà uomini. (Cambia tono) Come gongoli, Maria... quasi ti metti a ballare! E se ti facessi ammazzare adesso... subito? Eh, Maria? Che ne dici? Non ridi più? (Altro tono) Gli spagnoli scendono! I miei se la battono... mi lasciano sola! È la fine. È la fine. No, eccoli là, i miei pirati intelligenti! Si sono tenuti al largo per non farsi imbottigliare nei porti. Bravi, bravi! Sale il vento... montano i fiocchi... partono all'attacco. (Urla) No, fermi, tornate indietro! (Cambia tono, perentoria) Devo parlare agli uomini... sì, a tutti. Non dite stronzate... nessun discorso eroico. 150 È un rischio farli scendere a terra? Ma è maggior rischio se li lascio andare all'attacco senza avergli prima parlato. Fateli rientrare... Sì, anche di notte. Accendete più torce che potete... voglio che mi vediate bene in faccia! Sotto! Fatevi sotto! Sollevate le torce... anch'io voglio vedervi bene in faccia. No, quello che vi sto tenendo non è il discorso ufficiale... quello che leggeranno ai Comuni è scritto qui... ai Lord non necessita di far sapere quello che adesso vi dirò. Eccomi. Sì, sono io, Elisabetta la vergine. E voi la mia armata di filibustieri, avanzi di galera, bastardi! Ma non temete, siete in buona compagnia. Mio padre per primo mi ha chiamata bastarda. «Un'armata di corsari tagliaborse» vi sputano addosso da tutta l'Europa. E io che vi ho allestito le navi, che ho sempre fatto a metà della refurtiva con voi... che sono io? Sì, certo, vi ho anche sfruttati e buttati a mare, come ogni capo filibustiere che si rispetti, ma anche a voi sta di diritto, ammollarmi, se perderò. Io non griderò: «Tradimento!» Non piangerò, non implorerò pietà... ma fin d'ora vi starò dietro il culo con le torce accese. Guai a chi scantona e ci ripensa! Gli 230 Guarda che sparano. Hanno fatto prigioniero Roberto d'Essex! 151 sparerò nella testa e urlerò le parole più sconce, che neanche da vostra madre avete mai ascoltate. Non pretendo siate eroici... che vi battiate a «o la va o la spacca». No! E poi, chi è un eroe? È un criminale che si ritrova dalla parte giusta, all'ora giusta, e al servizio di un potere vincente. Quindi: siate infami, siate sleali, scaltri, truffatori... Importante è vincere! (Cambia tono) Hai ascoltato, Maria? Sei schifata? Ti tolgo subito il disgusto... sono una carogna... non ti regalo nemmeno la disperazione di assistere allo scempio che farò della tua flotta. Preparati. Ho deciso... firmo la condanna. (Cambia tono: spaventata) Roberto, che ci fai su quel palco, vattene via. Forse riuscirò a salvarti. Va via... aspettami... verrò a parlarti. (Gelida e terribile) Tocca a te Maria. Ti ho fatto allestire uno spettacolo grandioso come si conviene ad una regina: spettatori di riguardo... tutti in abito da cerimonia, onorificenze, scarpe di seta, coccarde. Recita bene, Maria. Indossa l'abito che vuoi... Sì, il nero ti dona. No, spiacente, io non verrò. Io non devo saperne niente. Devono prendermi di sorpresa. Carpire la mia buona fede. Oh, mi spiace che non potrai assistere alla 152 disperazione che saprò tirare fuori dalla pancia appena verrò a sapere che la tua testa: ZAC! Piangerò lacrime di sangue... mi sbatterò per terra... «Sì, io ho firmato la sentenza... ma mancava il sigillo! Avevo ancora il diritto ad un ripensamento!» Mi strapperò i capelli! (Simula un pianto disperato) «Maledetti, assassini! La mia sorellina... sangue del mio sangue! Io l'amavo! (Cambia tono: Imperiosa, terribile) Chi è il responsabile? Spencer, il guardasigilli? In galera! Cecil... il consigliere? Anche lui... non voglio scuse!» (Distaccata) La gente non crede alla giustizia di un tribunale dove la vittima è una donna e il suo giudice un'altra donna. (Sottofondo parte il «Dies irae») (Fredda, implacabile) È ora, Maria. Sali, coraggio. Senti come cantano? Che pensiero delicato ho avuto... t'ho prestato il coro dei miei chierici. Quanto sei bella Maria! Alta, regale! Ferma con le mani! Ci pensa il boia a toglierti la gorgera e il corsale. Inginocchiati e fatti annodare i capelli dietro la nuca. Quanti capelli! Tutti tuoi? Io purtroppo ne perdo moltissimi... E ora... la testa... sì, sul ceppo! Addio. (Cambia tono: spaventata) No... che è stato? Perché c'è Roberto lì? (Imperiosa) Ci 153 dev'essere ancora il processo e la vedremo! Decideremo!... (Perde baldanza) C'è già stato?... E l'hanno condannato a morte? Lui solo? Dieci? Anche Southampton? E Shakespeare? (Ultimo tentativo di farsi ubbidire) Ma io non ho ancora messo il sigillo. Portatelo via! Sono la regina, ve lo ordino! (È sconvolta, trattiene a stento le lacrime) Perdonami Maria se t'ho lasciata per tanto tempo in quella posizione così scomoda, ma ho addosso un tale dolore che, credimi, in 'sto momento vorrei essere al tuo posto... ed è per poco che non ci sia arrivata… ma, come dice la gente: «La pantera e la tigre si sono baciate; chi delle due aveva la bocca più piccola è rimasta senza testa.» (Ha ripreso il controllo di se, ora è di nuovo la regina) Guardali lì, gli invitati. Vigliacchi, maiali! Non hanno il coraggio di guardare. Chiudono gli occhi! Girano la testa! Guardate! Ve lo ordino! La scure è per aria. Sibila! Che botta! Non s'è staccata la testa! Imbecille, incapace! Boia da strapazzo! Riprovaci! (Urla) Ancora! Oh, finalmente! Ed ora che aspetti? Afferra la testa mozza per i capelli, levala alta e grida: «Dio salvi la 154 regina!» (Al coro, come se fosse presente: perentoria) E voi cantate più forte! (Un attimo di paura. Retrocede di qualche passo e quasi senza voce, dice:) È una trappola!... Quella non è la testa di Maria... è la mia di testa... è la mia testa... e la mia testa... Canto: «Dies irae» «Ille te, Dominus meus, qui fecit terram et aquam. Laudate Deum. A peccato mortis servat, insuescit confiteor. Vincere Dies irae.» Sul canto del «Dies irae», la luce va morendo e cala il sipario. FINE Copyright Dario Fo Tutti i diritti riservati 155 Milano novembre 1992