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convento del piglio - Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali

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convento del piglio - Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali
SCHEDA STORICA
del
CONVENTO DEL PIGLIO
trascritta e adattata da Agostino Mallucci da
B.Theuli - A.Coccia, La Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali dall’origine ai nostri giorni,
Roma 1967, pp. 364-3701.
Il convento del Piglio è sotto il titolo di S. Lorenzo. E' luogo antico tra quei pigliati dal Serafico Padre, fuori della
Terra, lontano quasi un miglio, posto in alto sopra un monte.
La Chiesa sebbene vecchia è convenientemente grande. Vi è il corpo del B. Andrea d'Anagni, nipote del Papa
Alessandro IV, del quale si dirà altrove. Il corpo di questo servo di Dio stava posto nella prima cappella, vicino alla porta
della chiesa, il cui altare fu consacrato da Mons. Salvati, Vescovo di Anagni il 22 novembre 1455, ai tempi di Callisto IlI,
Sommo Pontefice. Fu poi trasferito questo prezioso tesoro ad istanza del Signor Contestabile D. Filippo Colonna, padrone
di questa Terra, e fu collocato in una bella cappella fatta fare, con scalinata e cupola ed altri ornamenti dal detto Signore.
Questa cappella è poi a man sinistra dell'altare maggiore ed era l'antico oratorio del Beato, dove diceva la Messa. Si fece
questa traslazione nel novembre del 1627, essendo Guardiano F. Loreto da Vico. Io non vi ho trovato altra memoria che la
seguente posta in marmo, quale, non so come, si trova per soglia della porta piccola della chiesa verso il chiostro:
B. DE PILEO M.CCC.XXIII.
QUA POTUI VIVENS SUBLIMIA SEMPER AMAVI,
HAC IGITUR MORIENS IUSSI ME SEDE LOCARI.
Non so di chi sia questa memoria, e se bene mi si disse che stava posta sotto l'Arme dei Corradini, dei quali se ne
vedono due sotto le scale per salire in Dormitorio, la cui impresa è una mezza aquila coronata sopra una sbarra. Con tutto
ciò non giudico che sia di un soggetto di tal famiglia, perché, essendo nobile e con il dominio, come si dice di questa Terra,
non si sarebbe posto sotto silenzio il cognome.
Si fa la festa in questa chiesa con grandissima solennità nel giorno S. Lorenzo, si elegge il Signore della festa, ed
ogni anno si fa qualche spesa per la chiesa e sagrestia in onore del Santo. Questo convento sta in un bellissimo sito, con
veduta dilettevole, d'aria perfettissima, con chiostro quadrato piccolo, corrispondente al povero stato francescano.
Distante dal convento un tiro di mano vi sta una pietra grande, ove il Beato Andrea mostrò chiari segni della sua
santità. Dietro verso l'orto nostro vi è la grotta dello stesso Beato, nella quale faceva penitenza vi pernottava e vi è un fico
che produce frondi e frutti fuori di tempo. Il P.M. Giacomo da Bagnacavallo, prima che salisse al Generalato, si trattenne
per qualche tempo in questo luogo per devozione verso il Beato. Non ho trovato di questo convento altra persona graduata
che il P.M. Giacomo Picuti, il quale fu eletto Ministro Provinciale nel Capitolo di Zagarolo, celebrato nel 1536.
***
Mentre nella visita ad Limina del 1652 il Vescovo di Anagni si limitava a dire che in questo convento di S. Lorenzo
“honorifice asservatur corpus B. Andreae de Comitibus Innocentii tertii pronepotis”; in quella del 1655 aggiungeva che il convento era
stato “Ordinario novissime subiectum”, in quella del 1658 che era stato prima soppresso e dopo riaperto: “fuit auctoritate apostolica
in vim dictae constitutionis (Innocentii X) suppressum, et deinde restitutum et subiectum iurisdictioni Episcopi. In dicta ecclesia honorifice
asservatur corpus B. Andreae de Comitibus fratris eiusdem religionis et Innocentii tertii pronepotis” 2 .
E' certo che fu posto sotto la vigilanza e la giurisdizione del Vescovo, e che vi restasse forse fin oltre la seconda
decade del settecento. Il fatto è ricordato nelle visite ad limina fino al 1712. Ma non ci pare che sia stato veramente
soppresso. Diversamente lo avremmo dovuto trovare nella lista dei conventi da riaprirsi o da conservarsi, presentata alla S.
Congregazione dal Procuratore Gen. Modesto Gavazzi. Crediamo che si trattasse piuttosto di una minaccia di soppressione
e che i frati per amore al loro confratello, il Beato Andrea Conti, abbiamo immediatamente provveduto ad aumentare il
numero dei religiosi.
Dei superiori del convento ci informano gli Acta dei Capitoli o delle Congregazioni Provinciali, conservati
nell'Archivio della Provincia. Qualcosa ci dicono anche le visite ad limina dal 1609 fino al 1745 che abbiamo potuto
consultare. In esse i Vescovi ritornano sempre sullo stesso concetto, e cioè che il corpo del Beato Andrea, “nepotis Alexandri
quarti”, “Innocentii tertii pronepotis”, “Bonifacii Octavi ex sorore nepotis”, honorifice asservatur. Nella visita ad limina del 1720, abbiamo
una descrizione interessante la cappela e la cripta: “Corpus B. Andreae de Comitibus subtus altare Cappellae erectae ab olim pia
Comestabilissa Lucretia Tomacelli Columna et paulo distans Crypta veneratur, in quam paenitentiae causa idem servus Dei secessit, frequenti
conterraneorum et exterorum concursu, gratias praecipue energumenis tribuens”. Ed in quella del 1739 viene notata la devozione ed il
concorso del popolo ed i miracoli operati dal Beato. In quella del 1745 si da notizia che il convento, cadente per vecchiaia,
era stato quasi completamente restaurato: “A vetustate detrimentum non modicum passus, renovari et in meliorem formam aliquibus
Il P.M°Bonaventura Theuli di Velletri OFMConv., Storico, Filosofo, Teologo e Vescovo († 1670), autore dell’opera Apparato Minoritico della Provincia di
Roma, diviso in due parti, nel quale si rappresentano le fondazioni, le origini dei conventi, le strutture delle Chiese e memorie che vi si trovano, le qualità prerogative dei Padri
insigni ed altre cose onorevoli della Provincia. (Dall’inizio fino al 1648).
Il P.M°Antonio Coccia, alunno della stessa Provincia Romana OFMConv. ha aggiornato l’opera del Theuli documentando la storia dal 1652, epoca della
prima soppressione, fino al 1967.
2 Visite ad Limina, Anagni, nei rispettivi anni. Arch. S. Cong. Concilii.
1
abhinc annis reduci coeptus sui complementum aspicit proximum”. Si parla poi del Beato, della sua cappella e del concorso del popolo.
Il che fa pensare che i religiosi lo conservavano e custodivano con ogni amore. E poiché fino 1744 non abbiamo trovata
nessuna lamentela, dobbiamo credere che i religiosi vivessero nella spirito del Beato edificando la popolazione, con il loro
esempio e i loro discorsi.
In realtà, se si eccettua il caso del P. Ferdinando Capannini, che fu privato della confessione, verso il 1744, perché
nel confessionale parlava forte e voleva che i penitenti confessassero ad alta voce i loro peccati, forse era troppo sordo;
quello del laico Fr. Nicola Schiavini, che il 15 agosto del 1764 nella pubblica piazza prese a minacciare alcune persone 3 ; gli
altri riguardavano questioni di poco conto, come il ricorso del P. Filippo Rasati contro il P.M. Francesco Canziani, perché
non faceva leggere mai il resoconto dell'amministrazione4.
Della vita di alcuni abbiamo delle belle testimonianze. Tra questi ricordiamo il P. Bonaventura Trulli, guardiano nel
1764, che era “un religioso di tutta esemplarità”. Attendeva “con edificazione del popolo ad ascoltare le confessioni e a dirigere le anime dei
penitenti nella via dello spirito con profitto delle medesime” 5. Così l'Arciprete ed altri sacerdoti. Nel 1773 la S. Congregazione
concesse che Pietro Fabrizi facesse il noviziato al Piglio, e nel 1783 la comunità chiede di poter aggregare il P.M. Luigi
Paolucci, figlio del convento di S. Francesco di Sonnino. Il che fu ottenuto e nel 1802 il P. Paolucci si trovava nel convento
del Piglio.
La presenza del Beato Andrea e la vista della sua grotta, nella quale si ritirava a far penitenza, non poteva non
essere benefica per i religiosi dimoranti in quel convento. Essa era un continuo richiamo, un continuo stimolo alla
meditazione e favoriva la regularis observantia. E mentre le idee della rivoluzione francese sconvolgevano ogni casa e le guerre
napoleoniche turbavano la pace, lassù, ai piedi della Scalambra, i religiosi, nel quiete dell'anima, si univano a Dio. E i
superiori dell'Ordine, nel 1806 riferivano alla S. Congregazione: “Cum in coenobio Pilei vigeat regularis abservantia ... ”6.
Venne però la soppressione napoleonica a turbarli gravemente dalla loro pace, e quei buoni religiosi dovettero non
solo pensare a se stessi ma anche a mettere in salvo il corpo del loro Beato. Lo portarono nella Collegiata, ove lo
riporteranno in occasione dell'altra soppressione di fine secolo. Ma ritornarono presto, non appena passata la bufera. Intanto
nel 1817 il P. Carlo Fantasia dalla figliolanza del Piglio passa a quella di Anagni, e nel 1818 il convento aveva già ripresa la
vita regalare. Nel relazione alla Santa Sede del 1826 il Generale scriveva: “Fabbricato di questo convento in attimo stato è circondato
da sei rubbia di terreno del suddetto convento, consistente in macchia, orti e prati. Clausura custodita esattamente ... Chiesa nuova e magnifica. Vi
si venera il corpo del B. Andrea Conti. La chiesa suddetta come santuario è frequentatissima, ben servita ed assistita nell'amministrazione dei
sacramenti... Si occupa un religioso nella predicazione con grande zelo” 7.
Tra i figli di questo convento nel secolo passato troviamo il P. Raffaele Casapo, che il 18 aprile 1825 ottenne la
facoltà di passare alla figliolanza di Rieti; il P. Domenico Donzella che il 22 gennaio ottenne di pater passare dalla figliolanza
di Maenza a quella del Piglio. Nel 1840 fu concesso al Provinciale col suo definitorio di aggregarne altri, perché erano restati
solamente il P. Domenico Donzella ed il P. Giuseppe Piacentini; mentre 1852, il 2 marzo, la S. Congregazione concesse al P.
Antonio Semeria di passare dalla figliolanza del Piglio a quella di Montefiascone 8.
Stretti intorno al loro Beato e nello spirito di S. Francesco come era stato vissuto dal Beato Andrea, i religiosi di S.
Lorenzo andarono avanti ancora per molti anni. Ma poi si dovettero separare da tutto ciò che avevano di più caro; separarsi
dalle loro abitudini, dalle loro preghiere, dal loro convento; dalla chiesa; separarsi dal loro Beato, perché la legge del 19
giugno1873 aveva colpito tutti i conventi. Anche il loro, ed essi dovevano abbandonarlo, e la chiesa doveva restar chiusa al
culto. E' vero che nel 1874 la giunta municipale del Piglio è invitata a dichiarare se ritiene opportuno lasciare la chiesa di S.
Lorenzo aperta. Ma la volontà di chiuderla è persistente nelle autorità governative. La situazione poi si aggrava, perché,
lasciato in stato di abbandono, nel 1877 il convento era ridotto al massimo deperimento, e poi 1'8 aprile del 1878 il Comune
si rifiuta di accettare la cessione della chiesa che gli era stata offerta dal governo. Alcuni mesi dopo, il 24 dicembre 1878,
veniva dato un ordine all'Intendenza delle Finanze di Roma di passare al Demanio il Convento di S. Lorenzo 9.
I religiosi però vegliavano e seguivano lo svolgersi degli eventi nella speranza di ritornare in quei luoghi ove
avevano lasciate tante memorie care. Intanto, in qualche modo, vi si trovavano, ché nel 1887 è amministrato dal Fratello
laico Santucci; e, benché l'amministrazione fosse “satis infructifera pro Provincia”, vi erano dei beni da conservare10. Più tardi, il
18 giugno 1889, il P. Simplicio Bonafede e P. Benedetto Fratelli riacquistarono il convento dal Demanio. Così, dopo tanti
sacrifici e tante ansie, i religiosi tornarono in quel luogo sacro, e caro a tutta la Provincia.
Cosa ne fu del corpo del Beato durante l'assenza dei Frati? Non era stato dimenticato, e prima di ogni cosa era
stato messo in salvo ancora volta nella Collegiata del Piglio. Ed ora, tornati i Religiosi, si accinsero a riportarlo nel suo
convento e nella sua chiesa. Lasciamo la parola ad altri: “La rivoluzione si estese fin sopra quel monte, per due volte sperperò la
minoritica famiglia e per due volte il corpo del Beato fu costretto ad esulare per trovarsi un decente riposo nell'insigne Collegiata del Piglio ... Dopo
la soppressione napoleonica i buoni religiosi rivollero il sacro deposito del loro protettore all'antica dimora. Nella terribile devastazione dell'epoca
nostra, universale era il compianto di vedere deserta e cadere in rovina quella vetusta abitazione di Frati Minori. Venne perciò in pensiero ad
alcuni privati di ricomprarlo dal Demanio e richiamarvi a custodia gli antichi abitatori Minori Conventuali. .. Dopo ciò nacque tosto il desiderio
S. Congr. Discipl. Regul. Decreta, vol. 108, vol. 170.
lbid., vol. 129.
5 lbid., vol. 174.
6 lbid., vol. 323.
7 S. Cong. Vescovi e Regolari, vol. 1, pp. 233, 236, 241.
8 S. Cong. Discipl. Regul. Decreta, vol. 450.
9 Arch. Fondo per il Culto, n. 4907, Piglio, S. Lorenzo.
10 Acta Congr. Prov. Archiv. Prov.
3
4
non pure ai frati, ma a tutti gli abitanti del Piglio di trasportare il sacro Corpo da dove si fu costretti rimuoverlo. E questa solenne traslazione
ebbe luogo la domenica 18 settembre 1892” 11 . Essa fu solennissima.
Ormai bisognava ricominciare e continuare. E fu ricominciato con l'intenzione di educare i religiosi della Provincia
ad un più intenso spirito di pietà, di sacrificio ed abnegazione dietro l'esempio di S. Francesco e d Beato Andrea. Perciò vi fu
posto il noviziato, come leggiamo negli Acta del Capitolo Provinciale del 1902, e poi anche lo studio dei chierici. Presto però
furono avvertiti i difetti che provenivano dallo stare insieme nonostante tutte le cautele i novizi con i chierici. Ed allora, nel
1905, “ad removenda mala quae hucusque manarunt ex convictu novitiorum una cum clericis iam professis in Seminario Pilei, Ven.
Definitorium statuit ut immediata separatio fieret aliorum ab aliis. Ea propter novum Seminarium erigatur in nostro conventu S. Mariae
Gratiarum Zagaroli pro novitiis tum receptis tum recipiendis sub directione R. P. Alexandri Antonelli; clerici autem professi qui in supradicto
Seminario Pilei degunt ad Collegium Balneoregium mittantur” Si avviava così alle difficoltà, ma si sacrificava anche l'ideale. Per cui a
distanza di tre anni, nel 1908, il P.M. Antonio D'Avoli propose in capitolo di ripristinare il noviziato nel convento del Piglio
“propter quietem novitiis necessariam et ad oeconomiam aliquo modo obtinendam”. In quell'anno del 1905 moriva nel Piglio il P.
Giuseppe Fonzi. Dopo qualche vicenda, il noviziato nel 1925 fu trasferito a Bagnoregio, ma nel 1928 fu riproposto di
riportarlo al Piglio “propter quetem novitiis necessariam”. E se si eccettua il periodo intercorso dal bombardamento alla
ricostruzione (1944-1949) vi è sempre restato e vi resta tuttora sotto la guida dell'ottimo maestro P. Quirico Pignalberi,
coadiuvato dal P. Onorio Lucchese.
In questo nostro secolo il convento del Piglio ha subito prima il danno del terremoto nel 13 gennaio 1915, per cui
si dovettero restaurare i tetti della chiesa e riparare il convento; poi il danno del bombardamento durante l’ultima guerra. Il
12 maggi6 1944 due bombe lo colpirono gravemente. L'altare maggiore in marmo con tabernacolo di marmo, ed il coro di
dietro in legno, fu completamente distrutto. Tra le macerie il giorno dopo fu possibile estrarre la pisside col Santissimo.
Completamente distrutta fu anche la sacrestia e la parte del convento più vicina alla chiesa. Distrutto l'altare del B. Andrea,
compresa l'urna internata nel muro sopra l'altare, ed il grande quadro raffigurante il Beato e i suoi miracoli. Il corpo del
Beato fu salvato e posto provvisoriamente in una cappella del convento.
Gli altri altari furono danneggiati. Distrutte anche le due belle statue di Francesco e S. Antonio, e i quadri di S.
Agnese, S. Chiara, S. Francesco e S. Antonio.
Restaurata la chiesa, e preparata una nuova urna, il corpo del Beato fu in questa ricomposto e portato, con grande
solennità e concorso di popolo, l’ultima domenica di agosto 1954, dalla provvisoria cappella del convento alla sua cappella
ricostruita nella chiesa ove da tanti secoli riposava. La Congregazione, che già nell'8 febbraio 1952 aveva elevato la festa del
Beato a rito doppio, in quella occasione permise che si facesse la festa esterna nell'ultima domenica di agosto, festa che poi
venne concessa anche per gli altri anni e si celebra, attualmente, la penultima domenica di agosto con grande solennità e
concorso di popolo.
La chiesa restaurata, per opera del P. Quirico e del P. Onorio Marrocco, oggi si presenta come un gioiello. Di
forma ovale, con cupola centrale slanciata, è luminosa ed armoniosa con i suoi altari e pavimento in marmo. Oltre l'altare
maggiore con balaustra di marmo, ha altri cinque altari. Entrando, a destra, vi è l'altare di S. Antonio, dell'Immacolata e di S.
Rita con la statua della santa. A sinistra, invece, vi è l'altare del Crocifisso e del Beato Andrea, il cui corpo riposa in una
nuova urna. Nel pilastro a sinistra troviamo la seguente memoria:
D. O. M.
CAROLUS MORONIUS PRESBITER TICINEN.
OB SUAM IN B. ANDREAM NIMIAM PIETATEM
UT SACRUM QUOTIDIE
ATQUE XI KALENDAS IANUARIAS
DEPOSITIONIS ANNIVERSARIUM
IN HOC ALTARI PERPETUO CELEBRETUR
QUOD EX TESTAMENTO LIGAVERIT
FF. MIN. CONV. PRIDIE KALEN. NOVEMBRIS
MDCCLXXXII
AB IPSIUS OBITU VI
M.P.
Anche il convento è stato restaurato. E' spazioso e comodo. E i religiosi possono vivere nella quiete e nella
tranquillità, e dedicarsi, come fanno, all'apostolato in tutta la zona fino a Fellettino, ove si recano per assistere la popolazione
nei giorni festivi. Vi si gode un magnifico panorama vi si respira aria pura. Dietro vi è un bosco, ad un lato un ampio prato
con una cappella dedicata al S. Cuore, circondata da tigli; mentre, all'altro lato, un ampio viale porta alla caratteristica grotta
del Beato12.
Osservatore Romano, n. 219, p. 2, col. 4. L'abbiamo trovata in Memoria d, Noviziato ... pp. 141-143. Archiv. del convento di Acquapendente.
Per altre notizie, cfr. P. Stefano Pellegrini O.F.M.Conv., Il Beato Andrea Conti (1240-1302). Piglio, Convento S. Lorenzo, 1959, In 16'°, pp. 91. Marinangeli
Bonaventura, Un Santuario Francescano, Memorie del convento di S. Lorenzo al Piglio. In: Misc. Franc., 20, 148-154.
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