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Il Resto del Carlino Morirono madre e bambino, la perizia sui medici

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Il Resto del Carlino Morirono madre e bambino, la perizia sui medici
31 gennaio 2013
Il Resto del Carlino
Morirono madre e bambino, la perizia sui medici indagati
UNA DUPLICE tragedia: morta la madre e il bambino. Tutto al maggio del 2011, quando
all’ospedale di Cento morirono Edi Zanasi (nella foto) e il bambino che stava per dare alla
luce. L’autopsia disposta dalla procura escluse responsabilità nelle condotte dei
professionisti, ma la madre e la sorella della Zanasi hanno iniziato una battaglia legale alla
ricerca della verità. In seguito a quella maledetta notte (fra il 24 e il 25 maggio 2011) sei
sanitari sono stati indagati: due ginecologi, due anestesisti e due ostetriche del Santissima
Annunziata accusati di omicidio colposo plurimo. Nei giorni scorsi c’è stato l’incidente
probatorio con la discussione della perizia depositata da Lorenzo Varetto e Anna Maria
Marconi, che hanno indicato le cause del decesso e i comportamenti che i medici
avrebbero dovuto mettere in atto per evitare il decesso. I tecnici del giudice hanno
confermato che «l’attività posta in essere da tutti gli indagati è stata lecita», fa sapere uno
degli avvocati difensori. Il medici avrebbero «seguito sospetti diagnostici che erano più
plausibili, rispetto a quella che si è poi rivelata essere la causa della morte». Il gip Tassoni
ha quindi restituito gli atti al pubblico ministero Filippo Di Benedetto, che potrebbe
chiedere l’archiviazione. «Concordiamo sul fatto che il giudice abbia fatto un’attenta
valutazione, facendo anche fare un’ulteriore integrazione della consulenza del pm —
continua il legale —. Abbiamo accolto bene questo approfondimento, che è arrivato alle
stesse conclusioni: non c’è responsabilità da parte degli anestetisti. Ora vedremo che cosa
deciderà il pubblico ministero».
Il Resto del Carlino
Lavori a Cona, l’accusa: «Due anni a Pinelli»
QUASI quattro ore di interrogatorio prima di arrivare alla formulazione della prima richiesta
di condanna per uno dei dodici imputati del maxiprocesso sui lavori dell’ospedale di Cona.
Il colosso sanitario finito sotto inchiesta a causa delle modalità con cui sono stati concessi
i lavori e dei materiali con cui è stato costruito (calcestruzzo ‘impoverito’, ossia con meno
cemento del previsto, stando alle consulenze della procura). E così, al termine
dell’udienza preliminare, i pubblici ministeri Patrizia Castaldini e Nicola Proto hanno
chiesto due anni e due mesi di reclusione per il modenese Marino Pinelli, tenuto anche
conto del rito abbreviato (come da lui richiesto, l’unico tra i dodici alla sbarra). Il suo
difensore, Lorenzo Muracchini, invece, vorrebbe l’assoluzione per tutti i capi d’imputazione
perché il fatto non costituisce reato («manca l’elemento soggettivo del dolo») e il fatto non
sussiste («non c’è nemmeno l’elemento oggettivo»). Pinelli, all’epoca responsabile
amministrativo del Sant’Anna, è accusato dalla procura di abuso d’ufficio, falso ideologico,
e rifiuto di atti d’ufficio. Ma «non aveva un rapporto pubblicistico con l’Ausl, era un
consulente privato», insiste il suo avvocato. «Era tenuto a fornire pareri su richiesta. Pareri
che non erano vincolanti. Come può aver violato la normativa sulle varianti in corso
d’opera con l’intento di aver voluto procurare un ingiusto profitto a Progeste? Lui era di
supporto al direttore amministrativo che, peraltro, non è stato nemmeno indagato». I
SOSTITUTI procuratori hanno invece puntato puntato il dito su alcune intercettazioni, che
dimostrerebbero le responsabilità di Pinelli». Conversazioni che, stando al suo legale,
«appartengono in realtà ad altre persone». Dobbiamo finire in fretta questo ospedale,
la Regione mi ha detto basta varianti, perché sennò non lo finiamo più. Queste le
frasi contestate al modenese. E su queste parole potrebbe basarsi anche la prima
sentenza, attesa per lui nel corso della prossima udienza, fissata per il 6 febbraio. Lo
stesso giorno il gup Silvia Marini deciderà anche sul rinvio a giudizio o meno degli altri
undici imputati. Sotto accusa Mario Colombini, amministratore delegato della Calcestruzzi
Spa; Carlo Melchiorri, direttore dei lavori dell’ospedale; Guglielmo Malvezzi, capo
commessa per il consorzio Cona; Nicola Fakes e Roberto Trabalzini, responsabili del
controllo di produzione. E ancora, Giorgio Beccati, responsabile unico del procedimento;
Ruben Saetti, presidente del cda di Progeste; Riccardo Baldi, allora direttore generale del
Sant’Anna; Andrea Benedetti, componente della commissione di collaudo; Fulvio Rossi,
componente della commissione di collaudo e Giuliano Mezzadri, progettista per conto
della Progeste. Al centro del dibattimento tre anni di indagini, 40mila fogli e oltre 153mila
intercettazioni; diciassette i capi d’imputazione, per ipotesi di reato che spaziano dalla
truffa aggravata all’omissione e abuso d’ufficio e, ancora, al falso ideologico.
Il Resto del Carlino
‘Punto Coma’: salute e solidarietà
UN CENTRO di Riabilitazione d’avanguardia, ora un servizio di assistenza e tutela per le
famiglie i cui cari sono ricoverati in stato di Coma. L’iniziativa è promossa dalla Uil, in
collaborazione con l’ospedale San Giorgio ed il Comune: sarà inaugurato la prossima
settimana, in via Mulinetto, il «Punto Coma». Il primo sportello che si occuperà non solo
dell’attività informativa, ma anche dell’assistenza (di carattere non medico-sanitaria, ma
relativa agli adempimenti previdenziali e di carattere burocratiche) «alle famiglie che in
queste situazioni si trovano, spesso, in gravi difficoltà — spiega il segretario provinciale
della Uil Massimo Zanirato —; oltre al riconoscimento dell’invalidità civile, ai benefici
lavorativi o pensionistici, spesso necessitano di informazioni sulle strutture di ricovero, di
assistenza e sostegno». Ferrara, con questa iniziativa, entra in una ‘rete’ promossa, a
livello nazionale, dall’associazione Gli Amici di Eleonora (dal nome di una ragazzina
napoletana che ha subito, anni fa, un gravissimo incidente ed il cui padre Claudio ha
istituito questa organizzazione no profit): «Abbiamo ricevuto la proposta attraverso l’Ital, il
nostro centro di patronato — prosegue Zanirato — ed abbiamo aderito con convinzione,
proprio perché a Ferrara è attiva una struttura di Riabilitazione, quella all’ex Casa del
Pellegrino, che sotto la guida del primario Nino Basaglia rappresenta un’eccellenza a
livello nazionale». L’incontro pubblico di presentazione, che si terrà martedì 5 febbraio alla
Sala dell’Arengo, sarà utile oltre che per presentare il nuovo ‘sportello’, anche per chiarire
le prospettive del Centro di Riabilitazione; alcune settimane fa il sindaco Tiziano Tagliani
ha lanciato la proposta che l’ospedale San Giorgio — ospitato da anni all’interno della
struttura di via Messidoro di proprietà dell’Inail, al quale viene corrisposto un salatissimo
affitto —, possa essere trasferito all’interno dell’arcispedale Sant’Anna per risparmiare
ingenti risorse e ottimizzare anche il recupero della struttura di corso Giovecca. Una
prospettiva chiaramente non a brevissimo termine, ma sulla quale tutti gli attori della sanità
pubblica (non solo il direttore del Centro di Riabilitazione, ma innanzitutto i manager di
Azienda Usl e Sant’Anna Paolo Saltari e Gabriele Rinaldi) sono chiamati a pronunciarsi.
All’incontro di presentazione del «Punto Coma» parteciperanno, oltre ai referenti di Uil, Ital
e associazione, ed al già citato Basaglia, anche l’assessore alla Sanità del Comune Chiara
Sapigni e quella provinciale alle Politiche Sociali Caterina Ferri, Susanna Lavezzi (direttore
Unità Gravi Cerebrolesioni del San Giorgio).
Il Resto del Carlino
Indennizzi sui danni da trasfusioni»
SONO CIRCA 350 i ferraresi danneggiati da complicanze irreversibili a seguito di
vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati. Per loro, e per
altre migliaia di cittadini dell’Emilia Romagna, il consigliere regionale del Pdl Mauro
Malaguti chiede — in un’interrogazione alla giunta Errani — «che ci si attivi in sede di
Conferenza Stato-Regioni per far ottenere a questi cittadini gli arretrati sulla rivalutazione
degli indennizzi». Una recente sentenza della Corte Costituzionale ha di fatto approvato la
rivalutazione degli indennizzi: «Dal 1° gennaio in alcune Aziende Usl è già stata disposta
la corresponsione delle cifre, che vanno da qualche centinaia ad alcune migliaia di euro a
seconda dei casi — prosegue Malaguti —, la giunta regionale perciò deve sollecitare il
pagamento in considerazione dei diritti di questi pazienti, che soffrono di patologie
fortemente debilitanti». Le somme in gioco, conclude l’esponente del Pdl, sono sostenibili
(a fronte delle cifre da capogiro della sanità), ma soprattutto «è in gioco la tutela della
salute e dei diritti di centinaia di persone in ogni provincia».
Il Resto del Carlino
Assomed dona 8 nuovi carrelli al Santissima Annunziata
UNA DONAZIONE importante è arrivata, ieri, all’ospedale Santissima Annunziata di
Cento. Dopo il terremoto, che ha distrutto ospedali e strutture sanitarie presenti nelle zone
del ‘cratere, i medici dirigenti di Anaao Assomed della Regione Emilia Romagna hanno
sentito fortemente la necessità di manifestare solidarietà e vicinanza alla popolazione e ai
colleghi iscritti che operano nelle zone interessate. «E’ per questo che abbiamo deciso di
donare alle aziende sanitarie di Modena e Ferrara — dice il segretario regionale di Anaao
Assomed, Claudio Aurigemma Auriemma — i 24mila euro che abbiamo raccolto». Fondi
che saranno così ripartiti: 18mila euro andranno nel Modenese (dove i danni sono stati più
significativi) per l’acquisto di letti elettrici; 6mila a Cento per otto carrelli (per le urgenze,
per il trasporto di medicinali, per cartelle cliniche e per la biancheria) destinati al reparto di
ostetricia-ginecologia, al Pronto soccorso e alla nuova area medica. «Un’offerta
importante — ha sottolineato direttore generale dell’azienda Usl provinciale Paolo Saltari
— che viene da parte di un’associazione di professionisti in un momento così difficile,
dopo il dramma del sisma».
Il Resto del Carlino
Cardiologia, le liste chiuse per gli esami fanno arrabbiare
OSPEDALE di Argenta, bloccate le prestazioni cardiologiche. Succede da un po’ di tempo
che l’attività sia in una «fase riorganizzativa» come sostiene la direzione sanitaria, che poi
aggiunge: «Ma torneremo presto alla normalità». Intanto chi va allo sportello del Cup, o
nelle farmacie per prenotare un elettrocardiogramma o un holter, si imbatte in una brutta
sorpresa. Alla richiesta di appuntamento, la risposta è sempre quella: «Le liste sono
chiuse». Sino a quando non si sa. Di certo c’è che anche se si scegliesse un’altra struttura
per una visita, ci sarebbe comunque da aspettare l’arrivo della primavera.
Intanto molti pazienti emigrano altrove. E segnalano che nella vicina Lugo di Romagna, le
cose andrebbero decisamente meglio. Come affermano in molti infatti, tra cui anche una
donna incinta, «pagato il ticket, là ti prendono in carico anche subito, al massimo entro 2-3
giorni». Il perché è un interrogativo che corre sulla bocca di tanti. Non ultima quella del
capogruppo consigliare del Pdl Cesare Gaiani, che denuncia il caso e si domanda appunto
«che cosa sta succedendo al Mazzolani-Vandini? Ce lo devono dire i responsabili che si
trinceano dietro il silenzio. Lo chiedo in particolare al sindaco che è responsabile della
salute pubblica, e che ora esorto a prendere in mano questa situazione, più che l’Unione
dei comuni». E poi l’affondo: «Alla faccia del contrasto alla mobilità passiva tanto
sbandierata. Qui stiamo invece perdendo pezzi ed altri utenti. Tra l’altro
l’elettrocardiogramma è una prestazione di primo livello, mentre i tempi di attesa previsti
dal protocollo provinciale sono di 23 giorni. Insomma per il nostro ospedale, che si sta via
via svuotando è un continuo calvario. Per fermare questo lento declino serve una forte
coesione politica e sociale».
Il Resto del Carlino
Emodinamica a rischio chiusura
EMODINAMICA non si tocca». Lo afferma con convinzione Franco Vitali (foto), il
presidente di Ascom Comacchio, preoccupato per il rincorrersi delle voci sui tagli
all’ospedale del Delta, il baluardo sanitario del Basso Ferrarese sul quale si addensano le
nubi di un ridimensionamento. «Siamo assolutamente contrari alle modifiche ipotizzate
per Valle Oppio», si affretta a chiarire. L’intenzione più o meno serpeggiante di
smantellare la sala di emodinamica aumenta i campanelli d’allarme. «E’ da considerarsi un
anticipo della dismissione del reparto di Cardiologia, considerato da tutti un fiore
all’occhiello del sistema sanitario provinciale – dice –. Ancora una volta balza agli occhi la
frattura tra le politiche sanitarie e la vocazione di Comacchio. DOPO il progressivo
impoverimento dell’ospedale San Camillo, che ha pesato negativamente sulla popolazione
e i turisti in vacanza in riviera, oggi corriamo il rischio di fare i conti con altre scelte
sbagliate». Possibile, si interroga, non ci sia la capacità di valutare le esigenze di
Comacchio e dei tanti cardiopatici e dei cardiotrapiantati che vi risiedono o vi trascorrono
le vacanze? «Faccio un esempio molto pratico. Gli ospiti del Florenz, e non sono gli unici,
hanno spesso bisogno di ricorrere al reparto di Cardiologia. Mi sembra una vera follia
mandarli a Cona, quando hanno bisogno di risposte immediate. In virtù di quale risparmio?
Ho l’impressione che i costi di trasporto in ambulanze attrezzate siano piuttosto alti». Passi
la necessità di razionalizzare i costi della sanità, sostiene, ma almeno lo si faccia da
illuminati.
La Nuova Ferrara
I medici raccolgono 24mila euro
L’iniziativa di Anaao-Assomed, un terzo andrà all’ospedale di Cento
CENTO Il terremoto del maggio scorso oltre ai tanti danni causati ha messo in mostra una
solidarietà, veramente encomiabile, e le offerte benefiche continuano ancora ad arrivare a
getto continuo. Anche ieri alla presenza del direttore generale dell'Asl, Paolo Saltari,
all'ospedale Santa Liberata sono stati consegnati 6.000 euro raccolti dal sindacato dei
medici Anaao (Associazione nazionale assistenti e aiuti ospedalieri) Assomed. Per
consegnare l'assegno erano presenti il presidente Regionale Claudio Aurigemma
Auriemma, il vice Francesco Melandri, il tesoriere Paolo D'Acquino il segretario aziendale
Marco Lodi e il vice Stefano Parro. «Ritengo sia lodevole - ha spiegato Paolo Saltari - che
un'associazione di medici si sia attivata per fare questa offerta in un momento in cui
questo territorio ha dovuto affrontare un evento, insolito per noi, come è quello dei danni
causati dal recente sisma». La somma raccolta è stata attinta dalle quote che gli associati
Anaao Assomed, con 20.000 iscritti a livello nazionale, versano per organizzare convegni
o altri eventi. «Tra i nostri iscritti - ha precisato Claudio Aurigemma Auriemma - è maturata
subito la volontà di fare qualche cosa per aiutare gli ospedali danneggiati dal terremoto. La
segreteria nazionale ha messo a disposizione 5.000 euro e quella regionale 15.000. Poi
dalle Aziende sanitarie di Parma, Piacenza, Cesena e Bologna sono arrivati altri 4.000
euro- Dal totale raccolto, 24.000 euro, abbiamo pensato di destinarne due terzi (16.000)
all'ospedale di Carpi, questo perchè ha subito più danni, e 8.000 a Cento. La donazione
viene effettuata a fronte di progetti, visibili e concordati, messi in atto in campo sanitario.
Siamo un sindacato anomalo perchè cerchiamo di fare gli interessi dei nostri aderenti ma,
nel contempo, ci ispiriamo sempre alla salvaguardia della sanità a favore dei cittadino». Al
Santa Liberata i soldi verranno utilizzati per l'acquisto di otto carrelli,di emergenza e di
medicazione,da destinare ai reparti di Ostetrica, Genecologia e Pronto soccorso. La
somma destinata a Carpi verrà invece utilizzata per l'acquisto di nove letti elettrici. L'Anaao
ferrarese ha fatto un'altra donazione. «Alla Caritas di Ferrara - ha ricordato Marco Lodi abbiamo donato mille euro, un piccolo aiuto a una associazione particolarmente
impegnata nel portare aiuti ai bisognosi e, in questo periodo, anche a chi ha avuto danni
dal terremoto».
La Nuova Ferrara
Indennizzo trasfusioni: il sollecito di Malaguti (Pdl)
Il consigliere regionale del Pdl Mauro Malaguti, ha presentato interrogazione alla giunta
regionale per sapere “l’ente non intenda attivarsi al fine di risolvere definitivamente il
problema degli arretrati sulla rivalutazione indennizzi trasfusioni”. Malaguti sottolinea che
«con sentenza del 9 novembre 2011 la Corte Costituzionale ha di fatto approvato la
rivalutazione dell’indennizzo trasfusioni a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di
tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di
emoderivati». Ecco quindi che «il ministero dell’Economia e delle finanze ha provveduto a
pagare il 2° bimestre 2012 integralmente rivalutato e ha corrisposto come ‘arretrati’ la
rivalutazione relativa al 1° bimestre 2012; dal 1° gennaio 2012 tutti coloro che hanno
l’indennizzo dal Ministero dell’economia lo ricevono integralmente rivalutato e anche alcune
regioni – tra cui l’Emilia Romagna – e molte Ausl lo stanno corrispondendo ora
integralmente rivalutato». Il punto è che «rimane aperto il problema degli arretrati anteriori al
1° genna io 2012 per diverse centinaia di casi in ogni provincia. Tutte le cause in merito dal
9 novembre 2011 hanno avuto esito favorevole per i privati cittadini con conseguente
ulteriore esborso di costi per la pubblica amministrazione. Al fine anche di prevenire altre
cause sarebbe auspicabile una soluzione in tempi brevi nell’ambito della Conferenza Stato
regioni».
La Nuova Ferrara
«Non posso operarmi nella mia città»
Lettera al direttore Rinaldi e al sindaco Tagliani: in lista d’attesa per un intervento,
rinviato ma nessuno mi dice perchè la risposta del sant’anna
«Il servizio è attivo solo per i casi urgenti»
La lettera della signora Garbini è stata indirizzata al dottor Rinaldi e recapitata a la Nuova
Ferrara che l’ha poi girata all’ospedale Sant’Anna, da qui, tramite l’ufficio stampa
dell’azienda ospedale S.Anna di Cona, sono giunte le risposte alle richieste di informazioni
della signora: «Il servizio di chirurgia ambulatoriale non è chiuso, è aperto ed è attivo, ma
in questa fase sta funzionando il Day surgery solo per gli interventi urgenti». Dunque si
tratterebbe di problemi temporanei: «Una volta che saranno esauriti gli interventi cadenzati
più urgenti, riprenderanno le attività ordinarie, con la riprogrammazione degli interventi
richiesti dall’utenza e previste per l’attività ordinaria». Ma perchè allora non informare
correttamente e tempstivamente gli utenti di questa parziale sospensione delle
prestazioni? A questa seconda questione posta dalla signora Garbini nessuna spiegazione
ufficiale è stata fornita dall’ospedale. E’ un’altra storia, una delle tante, di una paziente che
era in lista d’attesa per un intervento all’ospedale di Cona. Dopo tanto tempo, per lei,
l’ennesimo rinvio, l’ennesimo ritardo. Cristina Garbini ha così scritto direttamente al
direttore Rinaldi, al sindaco Tagliani perchè doveva asportare un lipoma di 5 cm e dopo
aver fatto una visita privata in chirurgia a Cona ad aprile 2012, le comunicarono che la
data per l’intervento sarebbe stata a novembre 2012. «E intanto - spiega - a settembre so
che riaprirà il Day Surgery (luogo destinato alla chirurgia ambulatoriale) proprio per far
fronte alle richieste come la mia e a tantissimi altri tipi di interventi, ernie, cisti… Ma a
novembre 2012, fata per lintervento, però non vengo chiamata e in questi giorni, dopo un
vero percorso ad ostacoli per trovare il numero riesco a chiamare per avere
delucidazioni». Solo in questo modo, riesce a sapere dal personale del reparto «che il Day
Surgery non è mai stato aperto, che al S. Anna non verrà fatto nessun intervento di quella
natura e che se vorrò togliere il lipoma dovrò rivolgermi ad ospedali di altre città». E
allora? «Allora chiedo ulteriori delucidazioni e mi si spiega che c’è un rapporto di
compravendita di “pacchetti di interventi” fra l’azienda territoriale e il S. Anna e che quelli in
possesso della chirurgia vengono destinati a patologie tumorali, per tutto l’extra non c’è
margine». «Non so se ho capito bene - commenta - ma tutto questo non fa il fatto, perché
il cittadino nel pagare la sanità paga anche l’organizzazione». Per questo motivo , la
lettera a Sindaco e Direttore, «è certo che per via dei tagli la coperta è corta per tutti, però
vi chiedo come si possa accettare che un cittadino residente a Ferrara non possa farsi
operare un’ernia o un lipoma, nell’ospedale della sua città: com’è possibile che, chiamate
rispettivamente le chirurgie di Modena e Rovigo, queste abbiano risposto che per
interventi di questa entità, proprio perché non prevedono ricovero, ci sia al massimo un
mese di attesa? Come spiega il Direttore questa diseguaglianza nell’offerta di prestazioni
sanitarie? Il problema non può essere il trasloco da Ferrara a Cona perché questo
avrebbe al massimo creato un ritardo e non la soppressione del servizio». Cristina Garbini
in modo neutro chiede ancora: «direttore, non sono un manager d’azienda e non ho la
presunzione di suggerirle strategie gestionali, questo è il suo mestiere, ma sono certa che
i cittadini si aspettino plausibili spiegazioni in merito a questa vicenda, perché voglio
sperare che per lei, come per tutti noi, la salute e la sanità ancor prima di un mero oggetto
di mercato, siano ancora un diritto in una società civile e visto il prezzo che paghiamo». E
non finisce qui: «In ultimo sconcertata mi chiedo come sia possibile che la chiusura
definitiva del servizio non sia stata comunicata a chi era in lista d’attesa. Ho perso quasi
un anno e ora mi ritrovo che se voglio fare l’intervento devo riaffrontare un’altra visita
specialistica, che significa altri quattrini e il dovermi rimettere in una lista. Non crede,
Direttore, che il disservizio andasse gestito visto che l’appuntamento per l’intervento era
già fissato? Non crede che una comunicazione efficace avrebbe messo in condizioni molti
di noi di attivarci in altre strutture, magari proprio da voi indicate? Un cittadino non può
scoprire direttamente in Chirurgia, il giorno stesso e con gli esami pronti che l’intervento
non si farà più! (vedi articolo dei giorni scorsi). Ma come veniamo trattati?». Il finale è
rivolto al «nostro Sindaco cui chiedo di interessarsi affinchè l’ospedale ponga fine a questa
carenza e al dottor Rinaldi perché fornisca spiegazioni ai cittadini».
La Nuova Ferrara
Più cure e interventi mirati per gli ammalati della Mcs
L'ordine del giorno è stato proposto da tutti i capigruppo consigliari ed è stato approvato
dal consiglio provinciale di Ferrara per consentire agli ammalati di MCS (Sensibilità
Chimica Multipla) ferraresi di poter accedere alle strutture ospedaliere e agli ambulatori e
poter curare le comuni patologie, dando così pratica attuazione alle direttive regionali,
rimaste disattese per molti anni. Per evitare equivoci, con questo ordine del giorno, si è
voluto - spiegano i promotori - non curare la MCS, malattia che in Italia, nonostante la
crescente diffusione, è poco conosciuta e purtroppo quasi per niente studiata. Bensì si è
voluto consentire i livelli minimi assistenziali agli ammalati di MCS, che a causa di questa
sindrome non riescono ad accedere fisicamente alle strutture sanitarie perchè intolleranti
alle sostanze chimiche tossiche disperse negli ambienti. Da ora in avanti i famigliari degli
ammalati di MCS hanno una ragione in più per chiedere ai sanitari di accogliere e curare i
propri cari. In considerazione dell'importanza, che l'argomento, trattato, assume per le gli
ammalati e le loro famiglie. E al fine di attirare l'attenzione degli addetti ai lavori affinchè si
decidano a recepire e ad applicare le direttive regionali, l’ordine del giorno è stato
approvato da tutti i capogruppo: Luciano Tancini , Pdl; Alessandro Rorato, Gruppo Misto;
Sergio Guglielmini, Partito Democratico; Ugo Taddeo, Liberi e Forti; Renata Chendi ,
Pdci/Prc; Davide Verri, Per Noi/Udc; Fabio Bergamini. Lega Nord. Tra le tante richieste
quella di costituire un Team medico, a formazione prevalentemente internistica, presso
l’Ospedale di Cona che operi in ambiente privo di fragranze ed esalazioni chimiche, e che
sia da riferimento per i pazienti della provincia».
La Nuova Ferrara
«Condannate Pinelli per falso e abuso a due anni»
E’ il primo imputato del pasticcio di Cona, l’inchiesta sugli appalti, ad essere processato:
ieri mattina davanti al gup Silvia Marini, Marino Pinelli è stato giudicato con il rito
abbreviato all’udienza preliminare fissata solo per lui, poichè per gli altri coimputati è
fissata una udienza il 6 febbraio in cui il giudice deciderà per loro il rinvio a giudizio o
meno. Davanti ai pm Proto e Castaldini e al suo legale, Lorenzo Muracchini, Pinelli è stato
a lungo interrogato, e poi la procura nella discussione finale ha chiesto per lui una
condanna a 2 anni e 2 mesi di pena per i reati di abuso e falso: una decisione dei due pm
che ha tenuto conto della scelta del rito (abbreviato, vale un terzo rispetto la pena) e del
comportamento processuale che ah avuto. una sorta di «premio», visto che Pinelli nel
gennaio dello scorso anno, dopo aver ricevuto gli atti finali di accusa sull’inchiesta di Cona,
presentò una lettera a Rinaldi in cui spiegava che vi erano irregolarità nelle varianti e la
stessa lettera la inviò poi alla procura. Il suo legale, al giudice Marini ha chiesto
l’assoluzione per i capi di imputazione contestati in quanto non sono emersi elementi di
prova a sostegno nè dell’abuso nè del falso: Pinelli non era un direttore amministrativo,
era il responsabile amministrativo di Cona ma con un ruolo privatistico e dunque non
aveva ruoli di pubblico funzionario. Aveva potere di controllo sul progetto Cona in questo
ruolo ma i suoi pareri non erano vincolanti: dunque non può nè avere commesso abusi nè
falsi, reati tipici dei funzionari pubblici. Secondo l’accusa il pasticcio di Cona ruota attorno
alle varianti del maxi appalto, varianti che una dopo l’altra fecero crescere il costo
dell’ospedale creando una danno alle casse pubbliche di quasi 25 milioni di euro pagati in
più rispetto alle previsioni di spesa. Secondo Pinelli le varianti pagate erano già comprese
nel progetto iniziale, facevano parte di un obbligo contrattuale e non vi sarebbe dovuto
essere nessun esborso straordinario da parte dell'azienda ospedaliera.
La Nuova Ferrara
Morì in sala parto, i dubbi dei periti della famiglia
CENTO Per i periti incaricati dal tribunale, i medici non ebbero responsabilità per la morte
di Edi Zanasi, la donna di 39 anni che morì due ore dopo aver perso il bambino che aveva
in grembo, nella notte tra il 24 e il 25 maggio 2011 all’ospedale Santissima Annunziata di
Cento. Ma se la perizia, depositata alcuni mesi fa, ha escluso che da parte dei sei medici
indagati per omicidio colposo ci siano state imprudenze o imperizie, il controesame dei
periti nel corso dell’incidente probatorio tenuto nei giorni scorsi davanti al gip Piera
Tassoni probabilmente ha insinuato qualche dubbio nella convinzione che si sia fatto
veramente di tutto per salvare la vita alla donna e al suo bambino. Secondo la perizia
firmata da Lorenzo Varetto e Annamaria Marconi la morte di Edi Zanasi era infatti dipesa
da una fortissima emorragia interna dovuta alla rottura dell’utero, a sua volta occorsa
durante le manovre per espellere il feto, che morì per un’asfissia endouterina. Resta da
capire, però, se nel corso della gravidanza sia stato fatto il possibile per prevenire
l’insorgere delle complicazioni che hanno trasformato il parto in un doppio lutto. Edi
Zanasi, originaria di Crevalcore ma residente a Ravarino, nel Modenese, aveva scelto
l’ospedale Santissima Annunziata di Cento per dare alla luce il suo secondo figlio. Il
bambino morì all’1.47, il decesso della madre avvenne due ore dopo. Da oltre un anno e
mezzo i familiari di Edi Zanasi, assistiti dagli avvocati Linguerri e Lebro, lottano per fare
chiarezza sulla morte della loro cara. Già una volta il gip Tassoni aveva respinto la
richiesta di archiviazione presentata dalla procura , prorogando di altri sei mesi le indagini.
Al termine dell’incidente probatorio il gip ha restituito gli atti al pm che dovrà decidere se
chiedere l’archiviazione o rinviare i medici a giudizio.
La Nuova Ferrara
Via gli incontri sulla salute Si inizia parlando del cuore
BONDENO Prende il via oggi il nuovo ciclo dell’iniziativa “Le Buone abitudini”, serie di
incontri sulla salute promossa dall'assessorato alla Cultura. «Rivolgeremo la nostra
attenzione alle malattie causate a cuore, cervello e reni, da alterazioni dei vasi sanguigni e
quindi del flusso di sangue», ha spiegato in fase di introduzione l'ex primario dell'ospedale
Borselli, Franco Menghini, che coordina il progetto. Si comincia questa sera (alle 20,45)
nella pinacoteca civica, con l'ordinario di cardiologia, Roberto Ferrari che interverrà sul
tema “Manifestazioni cliniche della malattia ischemica di cuore”. A seguire, a cadenza di
un incontro al mese, parleranno al pubblico di Bondeno, altri medici specialisti. «Riteniamo
giusto proseguire lungo il cammino intrapreso, fatto di conferenze per un pubblico adulto
ed esperienze mirate per i più piccoli - spiega l'assessore Francesca Poltronieri -. Perché
dobbiamo renderci sempre più conto che la salute è il bene più prezioso e la si riconquista
quotidianamente anche con condotte di vita corrette e con la giusta informazione».
La Nuova Ferrara
«Noi lontani ed emarginati L’ospedale è un baluardo»
GORO Il ridimensionamento dei servizi all’ospedale del Delta di Valle Oppio a Lagosanto
suscitano la preoccupazione da parte degli enti locali. I primi cittadini di Goro e Mesola,
ovvero i territori maggiormente penalizzati vista la distanza dalle strutture sanitarie (i due
sindaci non avevano votato a suo tempo il piano sanitario) alzano la voce. «Nel corso degli
incontri con i dirigenti dell’Asl - spiega Diego Viviani, primo cittadino di Goro - avevamo
chiesto di di analizzare soluzioni alternative. La chiusura del pronto soccorso pediatrico
notturno sta creando notevoli problemi. Nell’incontro avuto con il direttore generale Saltari
avevamo avanzato le nostre proposte che però non sono state recepite. Ci siamo lasciati
con la volontà di riconsiderare il tutto in occasione di un prossimo incontro. Comprendiamo
che ci sono tagli del governo che si riflettono pesantemente ma non si penalizzino
popolazione che sono già penalizzate a causa della distanza dalle strutture sanitarie».
Sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda anche Lorenzo Marchesini, sindaco di Mesola.
«Rispetto a quelle che sono state le razionalizzazioni dell’Asl noi e Goro non le abbiamo
condivise. L’argomento principale è la distanza che ci rende più marcati ad evidenziare
progetti di razionalizazione avanzati dall’Asl. Si tenga conto delle nostre esigenze.
L’opsedale del Delta è importante in quanto costituisce un baluardo sanitario e non deve
essere messo in discussione ma rafforzato. Molti nostri concittadini, come Goro peraltro, si
servono delle strutture sanitarie del Veneto, Porto Viro e Adria proprio per una questione
di didtanze». «Siamo molto preoccupati dalle voci insistenti di un ridimensionamento
dell'ospedale del Delta ed in particolare della ventilata chiusura dell'emodinamica del
reparto di Cardiologia - sostiene Gianfranco Vitali, presidente di Ascom Comacchio - il
reparto è un fiore all'occhiello della sanità per l'intero territorio provinciale. La sua
esistenza è fondamentale per i cardiopatici ed i trapiantati di cuore che risiedono sulla
costa e lo è anche per i tantissimi turisti che soffrono di queste patologie e che ogni anno
affollano le nostre spiagge. Tagliare su questi servizi essenziali è pericoloso, significa
depauperare in modo strutturale questo territorio. E' incomprensibile che quando si parla di
sanità si trascuri anche il suo influsso sul turismo: eppure si è indebolito l'ospedale di
Comacchio ed ora purtroppo toccherebbe anche quello del Delta. Come associazione di
categoria siamo fermamente convinti che i servizi, ed in primis la sanità debba essere
semmai potenziata. Inoltre - prosegue Vitali - l'idea di chiudere un reparto e dover
mandare i malati di cuore a Cona non mi convince nei sui tempi che devono essere
immediati quando si interviene su pazienti così delicati; ed in secondo luogo anche dal
punto di vista dei costi credo che i trasferimenti in ambulanze attrezzate siano dispendiosi.
Il reparto di emodinamica del Delta deve essere salvaguardato a tutti i costi» chiude il
presidente di Ascom Comacchio.
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