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Giusti già sospettato in passato

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Giusti già sospettato in passato
Martedì 20 dicembre 2011
L’asse Milano-Reggio
Il giudice indagato in “Infinito”
era stato segnalato a Catanzaro
Giusti già sospettato in passato
Intercettazioni “strane” tra i Bellocco. Ma per il caso venne chiesta l’archiviazione
| LA DECISIONE |
di GIUSEPPE BALDESSARRO
e CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA - Giancarlo Giusti, il giudice di Palmi finito nella rete dell’inchiesta “Infinito” della Dda di Milano, era già sospettato di legami con le cosche calabresi.
Tanto che alcuni atti, per aprire un’eventuale inchiesta sul
suo conto, furono inviati alla
Procura di Catanzaro, già alla
fine del 2009. Carte spinose,
per le quali i magistrati del capoluogo avevano chiesto l’archiviazione, senza neppure
iscriveresul registrodegliindagati il giudice di Palmi. Una
stranezza, tanto che il Gip a
cui era stata sollecitata l’archiviazione, aveva deciso di
restituire il fascicolo alla Procura, invitandola a formulare
più compiutamente la richiesta di archiviazione.
Della vicenda che riguarda
Giancarlo Giusti, si trova
traccia nell’ordinanza di custodia cautelare “Vento del
Nord”, contro esponenti di
primo piano del clan Bellocco
di Rosarno. Per gli inquirenti
che a suo tempo indagavano
sulla parte della “famiglia”
che aveva una delle sue basi
operative a Bologna, la cosca
«impegnava ogni strumento
a disposizione per ostacolare
o condizionare le indagini in
corso».
I Bellocco, insomma erano
soliti, anche da dietro le sbarre di un carcere, far filtrare le
“ambasciate” «a terzi compiacenti ed in grado di compiere
attività utili a disperdere importanti elementi di prova».
Di più i magistrati scrivono di
«veri e propri tentativi di incidere sulle decisione dell’Autorità Giudiziaria». E in questo
senso «emblematiche risultano una serie di affermazioni
registrate nel corso di alcuni
colloqui intercettati in carcere dopo l’esecuzione dei decreti di fermo del luglio del 2009
(appunto l’operazione Vento
del Nord)».
Registrazioni in cui si «parlava apertamente di magistrati da “evitare” perché
sgraditi (nella specie, il Collegio del Tribunale della Libertà
presieduto un giudice ritenuto troppo rigido». Al carcere
di Palmi il 28 luglio del 2009,
Rocco Bellocco dava precise
direttive ai familiari dicendo
ai suoi: «Un’altra cosa ancora,
chi va dagli avvocati qua… di
dire che ci sono due collegi …
c’è il collegio della Grasso (Silvana Grasso, giudice di Reggio Calabria, ndr) e il collegio
… di un altro collegio… ci sono due collegi … ed attualmente …anche che lei …si trova in ferie …di non presentarlo in questo collegio qua … di
presentarlo nell’altro, che al
99% lo rigettano, di dirlo
all’avvocato… anche lei …si
trova in ferie …ma che ci sono
le direttive … che tutto quello
che arriva la…». Insomma, se
da una parte il collegio della
Grasso andava evitato, le
istanze di scarcerazione dovevano essere mandate ad altri
magistrati, che eventualmente potevano essere avvicinati.
A questo proposito non si
può non definire inquietante
quanto captato nel corso del
colloquio registrato presso la
casa circondariale di Bologna-Dozza il 5 agosto dello
stesso anno, fra Rocco Gaetano Gallo ed i suoi familiari.
Nella circostanza, infatti, si
legge nel brogliaccio delle intercettazioni «Peppe (Giuseppe Gallo, figlio di Rocco Gaetano, n.d.r.) ripete che sono andati a parlare e che l’avvocato
ha detto che avrebbe parlato
con un suo amico. Rocco sottovoce chiede se si tratta di
Mimmo Masi. Peppe sempre
sottovoce si capisce anche dal
labiale che dice “Veneto”; ripete che quello (l’avvocato) deve
parlare con un suo amico per
spiegargli la situazione in cui
si è venuto a trovare Rocco.
Peppe a bassa voce dice al padre che “l’amico in questione è
un Giudice”». Sempre Peppe
Gallo aggiunge poi che «la
stessa sera che sono andati
dall’avvocato i due (avvocato
Veneto e forse il Giudice) dovevano andare amangiare insieme per parlarne perchè,
specifica Peppe, l’avvocato
aveva telefonato davanti a loro». Secondo l’esposto inviato
alla procura di Catanzaro
dunque, ci sarebbe stato un
incontro propedeutico al Tribunale della Libertà, con un
giudice. Un giudice che sarebbe intervenuto nel merito della decisione. E questo giudice,
forse, era proprio Giancarlo
Giusti. Anche se la Procura di
Catanzaro non riuscì mai ad
approfondire la vicenda per
l’indagine venne chiesta l’archiviazione.
Attesa per l’esito del Tribunale della libertà sul caso Giglio
Le valutazioni saranno
note nella mattinata
REGGIO CALABRIA - Il Tribunale
della Libertà di Milano ha preso la
decisione soltanto a tarda sera. Ed è
per questo che per avere l’esito sulla
richiesta di scarcerazione bisognerà attendere questa mattina. Scadeva ieri infatti il
termine ultimo,
entro il quale il
Tdl
lombardo
avrebbe dovuto
decidere se restituire la libertà a
Vincenzo Giglio,
oppure se esistessero ancora le esigenze di custodia
cautelare. Fino a
sera
neppure
gati avevano risposto alle domande
del Gip nel corso dell’interrogatorio
di garanzia. E, secondo quanto affiorato, le diverse dichiarazioni erano risultate in contraddizione tra di
loro.
A sostegno della tesi di Giglio,
l’avvocato Albanese, aveva predisposto due diverse memorie difensive. La prima depositata il giorno
dell’interrogatorio di garanzia, la
seconda alcuni giorni addietro,
quando il legale aveva discusso la
posizione del proprio assistito davanti al Tdl. Oggi dunque la decisione dei Giudici.
Nei giorni scorsi intanto era arrivato il provvedimento del Csm sul
piano disciplinare. L’organo di autogoverno della magistratura aveva deciso di sospendere Giglio sia
dalle funzioni che dallo stipendio.
Un atto di autotutela, quasi dovuto,
alla luce di quanto emerso nell’inchiesta.
l’avvocato Francesco Albanese, legale di Giglio aveva avuto ancora
notizie. Il giudice Vincenzo Giglio,
presidente della Corte d’Assise del
Tribunale di Reggio e della sezione
Misure di prevenzione, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Infinito”, coordinata dalla Dda di Milano. Contro di lui la Procura ha formulato l’accusa di corruzione e rivelazione di atti d’ufficio. Reati gravissimi per chi, come Giglio, riveste
un ruolo importante al’interno della magistratura. Per gli inquirenti,
la toga reggina aveva fornito informazioni riservate a Giulio Lampada, appartenente alla famiglia mafiosa dei Lampada-Valle di Milano,
e a Francesco Morelli, consigliere
regionale del Pdl. Entrambi i personaggi sono finiti in carcere come il
magistrato.
Nei giorni successivi ai provvedimenti di custodia cautelare firmati
dal Gip Giuseppe Gennari, gli inda-
Il magistrato Vincenzo Giglio
|
IL PRANZO DI GAMBARIE
|
Incarico a Bruxelles per il figlio del neurologo Quattrone
Al banchetto Lampada
e il consigliere Morelli
REGGIO CALABRIA - Un pranzo collettivo a Gambarie per festeggiare l’incarico di studio presso la Commissione Europea di Bruxelles di Diego
Quattrone, figlio del neurologo reggino Gabriele, primario del Policlinico “Madonna della
Consolazione” di
Reggio. E’ il 4 settembre del 2009. E
la tavola è stata imbandita nella casa
di campagna di
Giacinto Polimeni, zio del presunto boss Giulio
Lampada.
Al convivio oltre
a questi ultimi e ai
due
Quattrone
(padre e figlio), prendono parte il consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, i cognati Leonardo Valle e Raffaele Ferminio, il medico Vincenzo Giglio e l’ingegnere cosentino Alfredo
Allevato. «Il raduno era mirato a festeggiare il successo dell’operazione
condotta dal politico Morelli Francesco» scrive la Dda. E proprio Diego
Quattrone sarebbe, a dire del gip Giuseppe Gennari, un esempio della gratitudine che il papà medico (non indagato) dovrebbe avere nei confronti di
Lampada: «In particolare, da un dialogo tra Lampada Giulio e Morelli Francesco, si è appreso che l’1.10.09, il
Quattrone Diego si sarebbe recato a
Bruxelles, presso la Comunità Europea, per approfondire la lingua e le tematiche comunitarie, tanto che avrebbe ringraziato Morelli nei seguenti
termini: «Ringrazio voi e il padrino
Giulio perché non avrei mai pensato
nella mia vita di poter fare questo».
Lampada, dunque, verrebbe indicato
come “padrino”, in un periodo antece-
dente a una perizia “di favore” che poi
Quattrone avrebbe redatto nei confronti di Maria Valle, la figlia del patriarca don Ciccio e moglie di Francesco Lampada (il fratello di Giulio). Ultimo di una serie di eventi che porta il
gip a descrivere Quattrone come un
soggetto «pienamente inserito in
quella vasta relazione di conoscenze
incrociate e interessate in cui Lampada èmaestro». «Siè avutomodo diconstatare – si legge nell’ordinanza - il
particolare impegno personale messo
in atto dall’avvocato Minasi (legale
della famiglia finito al centro dell’inchiesta sia di Milano che di quella di
Reggio Calabria) e dai coniugi Lampada-Valle, per pianificare una serie di
consulenze mediche in favore di Valle
Maria al fine di farle ottenere, in maniera fraudolenta, la concessione degli arresti domiciliari». Quattrone, infatti, viene nominato consulente della
difesa per redigere la perizia che potrebbe far uscire dal carcere Valle.
mi. in.
Il consigliere regionale Franco Morelli
di MICHELE INSERRA
Nel 2008 si lavorava alla candidatura alla Camera nella lista “La rosa bianca”
REGGIO CALABRIA - Un quadro
impressionante. Non usa mezzi
termine il gip di Milano Giuseppe
Gennari nell’ordinanza che il 30
novembre ha portato dietro le
sbarre dieci persone cui il magistrato di Reggio Calabria Vincenzo Giglio e il consigliere regionale
del Pdl Franco Morelli. Impressionante per la rete politica che è riuscita a tessere e che intente ulteriormente rafforzare il presunto
boss Giulio Lampada, calabrese
con radici forti in Lombardia, a Milano e nel suo hinterland.
Non solo si adopera per sottoscrivere più liste elettorali ma sceglie anche i “cavalli” su cui puntare per assicurarsi dei riferimenti
nelle sedi istituzionali. E anche
per il medico reggino Vincenzo Giglio, non indagato, cugino della
toga arrestata, si stava pianificando un futuro da politico. E’per questo motivo Lampada intrattiene in
più circostanza rapporti con Tarcisio Zobbi (non indagato), ex se-
Sul medico Giglio un progetto politico
gretario provinciale di Reggio
Emilia della Democrazia cristiana, successivamente membro del
Ccd e dell’Udc.
Il partito prescelto è quello della
“Rosa Bianca”, appeno “sbocciato”
nel panorama politico italiano come movimento centrista in corsa
per le politiche del 13 e 14 aprile del
2008. La fondazione ufficiale del
partito è l’8 febbraio 2008. A promuoverlo sono Bruno Tabacci e
Mario Baccini, dopo la loro fuoriuscita dall'Udc di Pier Ferdinando
Casini. Ancora deve essere “inaugurato” ma ha già un possibile
candidato.
Il giorno prima dell’ufficializzazione del partito, il 7 febbraio, si intuisce dai colloqui che avanza la
possibile candidatura del medico
Vincenzo “Enzo” Giglio. Viene intercettata una telefonata tra Lam-
pada e il professionista reggino.
«La conversazione - scrivono i magistrati della Dda milanese - faceva
chiaramente intuire che lo scopo
del Lampada era quello di avere,
attraverso candidature politiche,
persone di fiducia in Parlamento,
aldilà di quale fosse lo schieramento politico. Infatti i contatti con
Zobbi, sicuramente, erano finalizzati ad ottenere l’eventuale assenso di quest’ultimo all’interno dello
schieramento al quale aderiva».
Il progetto di Giulio Lampada
era semplice e concreto allo stesso
momento: l’obiettivo era quello di
avere determinate coperture politiche agni livello istituzionale. «Il
Lampada Giulio, in particolare,
specificava tra l’altro - si legge
nell’ordinanza lombarda - che sicuramente lo Zobbi era in buoni
rapporti con Tabacci e Baccini, re-
sponsabili del movimento politico
“La Rosa Bianca”, pertanto, lo
stesso avrebbe potuto caldeggiare
la candidatura del Giglio».
Da buon stratega Lampada
avanzava anche previsioni, fa calcoli e immagina già quale possa essere lo scenario futuro. «Lampada
- scrive il gip - nel corso del dialogo
ipotizzava alcune previsioni di voto e, rivolgendosi al suo interlocutore riferiva: “rifletti un attimo ma
se perpuro caso questisignori calcolano che devono prendere quattro” e prosegue: “e questo terzo polo prende il dieci Enzo Giglio diventa deputato a Roma”». La “Rosa Bianca” viene ufficialmente
presentata e a questo punto è l’ora
di farsi avanti. Alle ore 18.25 del 15
febbraio Lampada chiama Zobbi.
Per i magistrati si tratta di una
conversazione telefonica partico-
larmente significativa perchè
mette in risalto l’ambizioso progetto politico che ruota attorno alla figura del medico Giglio.
«Il dialogo - si legge nelle carte
della Dda milanese - si polarizzava
su una serie di informazioni, relative ad un tale Cesaroni (Enrico,
ndr), consigliere regionale nelle
Marche, ed in particolare all’esistenza, a suo carico, di vicende giudiziarie pendenti, ostative per una
sua eventuale candidatura. Nel
corso della conversazione il Lampada faceva trapelare anche l’attivo interessamento che nutriva
nella delicata situazione, in quanto lo stesso Cesarano, era, probabilmente, un soggetto molto vicino a Giglio. Quest’ultima circostanza faceva supporre che il Lampada stava cercando di sostenere
politicamente, in varie regioni
d’Italia, soggetti vicini al Giglio e,
conseguentemente, facilmente
raggiungibili in quanto legati, indirettamente, allo stesso Lampada da comuni interessi economicocriminali».
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8 Primo piano
’Ndrangheta in Abruzzo
Quattro imprenditori in manette
per infiltrazioni sulla ricostruzione
Le mani delle cosche sul sisma
L’Aquila, stavano tentando di accaparrarsi la ristrutturazione di edifici
| LE INDAGINI |
La metà delle quote
della “Tesi costruzioni”
acquistate dal boss reggino
REGGIO CALABRIA - Quattro
imprenditori, tre calabresi e uno
aquilano, sono stati arrestati ieri
dalla Guardia di Finanza
dell’Aquila nell’ambito di un’operazione contro le infiltrazioni
della ‘ndrangheta in Abruzzo. E
in particolare rispetto alle attività di ricostruzione del patrimonio edilizio danneggiato dal sisma dell’aprile 2009. In manette
sono finiti Stefano
aquilano
IL QUESTORE Biasini,
di 34 anni considerato «l’apripista»
della cosca calabre«Risultati
se Caridi-ZincatoBorghetto negli afcon lavoro
fari aquilani. In
manette anche Anin sinergia»
tonino Vincenzo
«SONO questore da Valenti, imprendi10-11 anni e non mi è tore di 45 anni di
mai capitato che i ver- Reggio Calabria,
tici della procura e Massimo Maria Vaquelli
investigativi lenti di 38 anni, anfossero seduti insie- ch’egli di Reggio
me ad un tavolo con Calabria, ma resiPolizia e Guardia di dente all’Aquila, e
Finanza. Questo do- Francesco Ielo, di
vrebbe
essere 58 anni, reggino
l’esempio per L'Aqui- d’origine ma resila. Se si lavora insie- dente nella provinme e si fa squadra, i ri- cia di Savona, ad Alsultati arrivano» ha benga.
I quattro imdetto il questore
dell’Aquila, Stefano prenditori sono acCecere. Cecere ha cusati di concorso
sottolineato l’effica- esterno in associacia del sistema di pre- zione di stampo
venzione, assicurato mafioso. Secondo
dalla prefettura, e di quanto riportato
controllo e repressio- nell’ordinanza di
ne da parte della Pro- custodia cautelare,
cura distrettuale anti- i quattro arrestati
mafia che coordina le avrebbero «fornito
attività con le forze di un contributo rilesvolgendo
polizia a fare attività vante
investigativa. Con- all’Aquila e in
cetto sottolineato dal Abruzzo attività locapo della mobile, gistica esecutiva e
Fabio Ciccimarra, dal di supporto alle atcapo della polizia tri- tività criminali, per
butaria, Gianluca De acquisire in manieBenedictis, e dal co- ra diretta o indiretmandante provincia- ta il controllo e la
le della Finanza, Gio- gestione di attività
economiche, così
vanni Castrignanò.
consapevolmente
favorendo la penetrazione degli
interessi economici criminali
delle famiglie ‘ndranghetiste».
Nello specifico Stefano Biasini
«forniva copertura e base logistica attraverso la società “Tesi Srl”
con sede all’Aquila, di cui è amministratore, e la propria ditta individuale, la “Edil Br Costruzioni”». Antonio Vincenzo Valenti e
Massimo Maria Valenti, invece,
sono accusati di aver fornito co-
Due carabinieri davanti al palazzo della prefettura dell’Aquila distrutto dal terremoto
pertura e base logistica «adoperandosi per permettere l’infiltrazione della cosca di Santo Giovanni Caridi (arrestato a seguito
dell’indagine denominata Alta
Tensione) nel territorio aquilano». Nell’ordinanza del Gip Marco Billi viene sottolineata la
«chiara volontà di esponenti di
famiglie mafiose di esportare
all’Aquila la propria sfera di influenza criminale e i propri illeciti interessi economici».
Il procuratore della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini,
ha sottolineato come le infiltrazioni nel settore privato rappresentino un aspetto anomalo. «C’è
di nuovo il fatto che si è trattato di
infiltrazioni mafiose nel settore
privato. È un aspetto anomalo se
si tiene conto delfatto che più frequentemente questo tipo di infiltrazioni avviene nel settore pubblico. Insomma la ‘ndrangheta
ha attaccato i privati aquilani colpiti dal sisma ed ora impegnati
nella ricostruzione delle proprie
abitazioni e noi li stiamo difendendo», ha detto Rossini. Il procuratore tra l’altro ha direttamente coordinato le indagini
svolte dal Gico della Guardia di
Finanza e dalla squadra mobile
dell’Aquila.
L’operazione «Lypas»è statala
prima che ha determinato accuse
ufficiali per concorso esterno in
associazione a delinquere di
stampo mafioso.
I risultati dell’operazione sono
stati presentati in una conferenza stampa tenuta dal procuratore della Repubblica e distrettuale
antimafia dell’Aquila, Alfredo
Rossini, dal sostituto Fabio Picuti, dal questore Francesco Cecere, dal comandante provinciale
della Guardia di Finanza, Giovanni Domenico Castrignanò
(già in servizio al comando regionale di Catanzaro), dal capo della
squadra mobile della Questura
dell’Aquila, Fabio Ciccimarra, e
dal capo della Polizia tributaria,
Gianluca De Benedictis.
Tutti hanno sottolineato il significativo dato legato alla sinergia tra i due corpi che hanno operato e l’autorità giudiziaria.
Come accennato, gli accusati si
sono resi responsabili di aver a
vario titolo rapporti tesi a favorire l’ingresso nella ricostruzione
privata dell’Aquila della cosca affiliata alla ‘ndrangheta, Caridi
Borghetto Zindato, in particolare fornendo supporto logistico
all’Aquila a una serie di aziende
legate a Santo Giovanni Caridi,
Giovanni Zindato, Carmelo Gattuso e Pasquale Giuseppe Latella.
Gli arrestati sono reclusi nelle
carceri di Teramo, Avezzano, Roma e Reggio Calabria.
Gli appalti ai quali le società in
odore di ‘ndrangheta avevano
partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200
mila euro perchè relativi a case
con danni lievi. Erano in trattative, secondo quanto si è appreso,
per un’altra quindicina di commesse sempre nella ricostruzione privata nell’ambito della quale
non serve la gara pubblica, ma c’è
l’affidamento diretto.
REGGIO CALABRIA - Prima zando, tutti combattiamo per elidell’operazione «Lypas», la Dda minare le conseguenze». È l'allardell’Aquila, nell’ambito dei con- me lanciato dal procuratore della
trolli miliardari nella ricostruzio- Repubblica e della direzione dine post-terremoto, aveva avviato strettuale antimafia dell’Aquila,
una serie di inchieste. In particola- Alfredo Rossini, nel corso della
re, anche in seguito ai rilievi sulle conferenza stampa per illustrare
infiltrazioni della 'ndrangheta l’operazione «Lypas». «Sono felice
emersi all’Aquila, c'era stata un del risultato centrato con questa
anno fa circa anche l’operazione operazione», ha proseguito Rossi«Alta Tensione» della Procura di ni, ricordando che fin dai giorni
Reggio Calabriache avevaportato successivi al terremoto la Procura
all’arresto di numerose persone, ha alzato il livello di attenzione neltra cui il boss Santo Giovanni Cari- la convinzione che nel cantiere più
grande d’Europa ci
di, sul conto del quale,
sarebbe stato il forte
tra l’altro, sono emerinteresse della crimisi collegamenti con
nalità organizzata.
società aquilane im«Dopo il terremoto –
pegnate nella ricoha ricordato sostituto
struzione. Riguardo
Fabio Picuti, in prima
all’inchiesta di ieri, è
linea in queste indaemerso che il comgini – sia il procuratomercialista del boss,
re nazionale antimaCarmelo
Gattuso,
fia, Pietro Grasso, sia
aveva acquistato il
il procuratore Rossi50% della società di
ni avevano lanciato
costruzioni «Tesi srl»
l’allarme sul fatto che
di Stefano Biasini.
l'Aquila potesse diCaridi si sarebbe inventare territorio di
serito nella ricostruconquista per la crizione attraverso Steminalità organizzata
fano Biasini, con la
che punta sulla ricomediazione degli alstruzione. Oggi le intre tre arrestati. Rossini e Grasso
dagini non dicono che
L’operazione
«Lypas» è stata caratterizzata da L’Aquila sia diventata Corleone o
investigazioni della Squadra Mo- zona di mafia e ‘ndrangheta, ma
bile attraverso intercettazioni di che sull'Aquila c'è l’attenzione delnumerosissime utenze cellulari e le organizzazioni mafiose le quali
con l’ascolto di molte ore di conver- tentano di inserirsi nella ricostrusazioni ambientali: la polizia ha zione post terremoto. Ma Squadra
documentato fotograficamente le mobile e Gico sono stati molto atfasi preliminari di un incontro av- tenti». Il pm ha poi spiegato che il
venuto nel maggio 2010 in un al- reato contestato si è manifestato
bergo dell’Aquila tra gli arrestati e con la disponibilità di imprenditocomponenti della cosca reggina. ri locali nel mettere a disposizione
Le investigazioni economico-fi- basi logistiche locali per permettenanziarie del Gico della Guardia di re che la organizzazione si infilFinanza dell’Aquila, attraverso trasse nel tessuto economico». Il
accertamenti bancari, indagini prefetto, Giovanni Iurato ha ricorpatrimoniali e riscontri documen- dato l'azione di prevenzione della
tali, hanno integrato e ampliato prefettura che fin dai giorni sucgli esiti delle indagini tecniche cessivi al terremoto ha monitorato
consolidando il quadro accusato- le aziende che lavorano nel cratere
rio. «Siamo pieni di infiltrazioni; del terremoto arrivando a quattroper contrastarle cistiamo ammaz- mila controlli.
Il presunto boss di Reggio Santo Caridi fiutò l’affare e agganciò l’imprenditore Biasini
Quel terremoto visto come una provvidenza
Il prestanome delle imprese edili era il commercialista
reggino Gattuso. Inchiodati dalle intercettazioni
di MICHELE INSERRA
REGGIO CALABRIA - Il terremoto in
Abruzzo del 6 aprile 2009 era visto come
una sorta di provvidenza dalle cosche
reggine. La tragedia che viveva la popolazione aveva fatto emergere nella testa
dei vertici della ‘ndrangheta reggina la
possibilità di fare grossi affari con la ricostruzione. La scossa principale, di 5,8
gradi della scala Richter, si era registrata attorno alle 3,30. L'epicentro era stato
individuato a una decina di chilometri
dall'Aquila. Il sisma era stato avvertito
in tutto il Meridione, dalla Romagna a
Napoli. Oltre ai morti e ai dispersi, i feriti
furono circa 1.500 e almeno 70mila gli
sfollati, intere famiglie costrette ad allontanarsi dalle proprie abitazioni.
Una prima stima parlò di 10-15 mila
edifici danneggiati con pesanti danni al
patrimonio storico e artistico della regione. Numeri impressionanti che hanno fatto gola alle cosche reggine. Chi fiuta l’affare è Santo Caridi che per raggiungere l’obiettivo “appalti” si avvale
dell’apporto di un commercialista reggino, Carmelo Gattuso, che risulta assumere di fatto il ruolo di prestanome
nell’ambito di società attive nel territorio aquilano per conto dello stesso Caridi. Quest’ultimo in passato era stato già
arrestato per associazione mafiosa (Operazione Wood) nel 1999. Il punto principale dell’attività investigativa della polizia di Reggio Calabria sfociate nell’ottobre del 2010 nell’operazione “Alta tensione” si focalizza nel corso del mese di
gennaio 2010. Da questo momento Santo Caridi inizia ad intrattenere rapporti
di lavoro con il costruttore edile aquilano Stefano Biasini. Caridi interpellò Gattuso per preparare un piano sicurezza
per l’imminente apertura di un cantiere:
“Sentite volevo farvi due domande... allora per il piano sicurezza... di che cosa
avete bisogno? Lopotete fare voi là? Per
un’apertura di un cantiere?...Dobbiamo
fare il piano...vedete che mi servono i nominativi di tutti i dipendenti perché dobbiamo fargli fare il corso... ponteggi, sicurezza, antincendio, primo soccorso,
dobbiamo fare tutti i corsi...visura camerale, sì dei dipendenti, del direttore tecnico”.
E specificava che quanto richiesto necessitava per le imprese di Stefano Biasini e di Pasquale Giuseppe Latella. La richiesta di preparare il piano sicurezza
per le due imprese edili, sollecitata da Caridi, faceva emergere il diretto interesse
dell’uomo verso le stesse. Una circostan-
za questa che veniva confermata da una
serie di altre conversazioni registrate
nel prosieguo dell’attività investigativa
degli agenti della squadra mobile.
Santo Caridi parte a tutta birra. E si
adopera per trovare una casa all’Aquila
per alloggiare gli operai che si occuperanno dei lavori. La ricostruzione post
terremoto non ammetteva altre perdite
di tempo.
L’arresto del
boss
Santo Caridi
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Primo piano 9
Martedì 20 dicembre 2011
Resta l’assoluzione per Abete, Geronzi e Marchiorello ma gli istituti di credito sono responsabili
Banche e usura, la spunta De Masi
La Cassazione apre la strada del risarcimento per l’imprenditore calabrese
di MICHELE ALBANESE
ROMA - Le motivazioni della sentenza della Corte di
Cassazione sul processo
banche e usura aprono alle
aziende dell'imprenditore
Nino De Masi la strada del
risarcimento civile. La sentenza, infatti, nonostante
l'assoluzione di tre banchieri, ha dato il via al risarcimento per tassi usurari
sull'applicazione del massimo scoperto. «Le circolari e
le istruzioni della Banca d'Italia non rappresentano - si
legge nella motivazione
della sentenza - una fonte di
diritti ed obblighi e nella
ipotesi in cui gli istituti
bancari si conformino ad
una erronea interpretazione fornita dalla Banca d'Italia in una circolare, non può
essere esclusa la sussistenza del reato di usura sotto il
profilo dell'elemento oggettivo».
Il “decreto sviluppo”, convertito in legge lo scorso luglio, «ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli istituti di credito
in relazione al reato di usura» ma non ha effetto «retroattivo» e, dunque, delle
nuove norme che hanno
elevato il tasso effettivo globale (teg) del credito non
possono giovarsi i vertici
degli istituti bancari in caso di denuncia da parte di
imprese o privati che lamentano l'applicazione di
interessi usurari. La Cassazione, quindi nel motivare
la sentenza ha preso in esame anche le nuove norme di
regolamentazione del mercato del credito. Il no alla retroattività delle nuove norme è stato pronunciato in
risposta al ricorso con il
quale l'ex banchiere Cesare
Geronzi, in un processo per
usura per fatti addebitatigli quando era presidente
della Banca di Roma su denuncia del gruppo imprenditoriale calabrese De Masi,
ne chiedeva l'applicazione.
«La portata dell'intervento
innovativo sulla determinazione dei criteri di individuazione del tasso soglia e
la mancanza di norme transitorie, - si legge nella motivazione - certamente non
dovuta a disattenzione, de-
notano che si è voluto dare
alla normativa (che ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli
istituti di credito in relazione al reato di usura) operatività con esclusivo riferimento a condotte poste in
essere dopo la sua entrata
in vigore, senza produrre
effetti su preesistenti situazioni, regolate dalla normativa precedente».
Per effetto di questa decisione della Suprema Corte che ha assolto Geronzi, Luigi Abete presidente di Bnl e
l'ex presidente di Antonveneta Dino Marchiorello con
la formula «perchè il fatto
non costituisce reato», data
l'esistenza di controverse
indicazioni della Banca d'Italia - si apre comunque la
strada alle azioni civili del
gruppo De Masi per risarcimento danni nei confronti
delle tre banche che, pur in
assenza di condanna penale per i loro vertici, dovranno risarcire i danni per aver
prestato soldi a tassi usurari dal 1997 alla fine del
2002.
In proposito la Cassazione spiega che per l'usura essendo «comunque un illecito avente rilevanza civilistica, non rileva, ai fini risarcitori, che non sia stato accertato il responsabile penale della condotta illecita,
in quanto l'azione risarcitoria civile ben potrà essere
espletata nei confronti degli istituti interessati che
rispondono,
comunque,
del fatto dei propri dipendenti». «Sono felice! Ha
commentato Nino De Masi.
«Dopo 10 anni di battaglie
legali senza limiti e danni
per 50 di milioni di euro e il
sacrificio di centinaia di posti di lavoro posso sperare
di riprendermi la mia dignità e ritornare a fare il
mio mestiere: l'imprenditore. La mia fede mi ha sempre accompagnato e insegnato ad aver fiducia nella
giustizia che con questa
sentenza, pur assolvendo il
tre banchieri, ha riconosciuto giuste le mie battaglie».
|
LA NOMINA
Antonino De Masi
Cesare Geronzi
|
Speziali alla guida degli industriali
Il quarantottenne catanzarese eletto dalla giunta regionale di Confindustria
di SAVERIO PUCCIO
CATANZARO - Ha 48 anni ed è uno
dei leader dell'impero di famiglia
con centinaia di dipendenti e un
fatturato da capogiro. Giuseppe
Speziali, imprenditore di Catanzaro, è da ieri il neo presidente di Confindustria Calabria. La sua elezione è stata decretata dalla Giunta
regionale di Confindustria Calabria, che si è riunita a Catanzaro
nella sede dell'associazione. Giuseppe Speziali, il cui nome era già
stato indicato dal direttivo, ha ottenuto 34 voti favorevoli sui 36 che
aventi diritto che hanno partecipato al voto, con un astenuto. Un'indicazione pressoché unanime, che
lo ha portato sulla poltrona che fino a pochi mesi fa è stata di Umberto De Rose, dimissionario dopo la
nomina alla presidenza di Fincalabra. In questo periodo di “vacatio”,
Confindustria Calabria era stata
presieduta dal facente funzioni
Francesco Cava, responsabile dell'Ance regionale. Nel curriculum
del neo presidente anche la guida
di Confindustria Catanzaro, dove
ricopre il ruolo di past president,
oltre ad essere stato al vertice di
Confidi.
Subito dopo l'elezione, Giuseppe
te dei colleghi alle difficili scelte in
termini di proposizione che andremo a fare ». Il neo responsabile degli industriali calabresi ha le idee
chiare sulle azioni da mettere in
campo, a partire dall'utilizzo corretto dei fondi Por, senza dimenticare due principi cardine: il contrasto alla criminalità organizzata
e lo snellimento delle
procedure burocratiche. Per questo, per i
prossimi giorni Speziali ha annunciato
un incontro con il governatore Giuseppe
Scopelliti e con i componenti dell'esecutivo.
Tutto questo, nella
consapevolezza che
uscire dalla crisi «non
dipende solo da noi, ma ci sono altri
attori che devono darci la possibilità di farlo. Noi vorremmo fare delle
proposte in maniera collegiale - ha
aggiunto il neo presidente di Confindustria - e la politica deve capire
che è bene ascoltarci per fare quello che può fare, anche se in una fase
che sappiamo essere di grandi ristrettezze economiche, dove però è
possibile individuare delle priorità. Sappiamo che non si possono
fare grandi cose, come sappiamo
che i tagli ci sono stati».
D'altronde, nelle parole del quarantottenne imprenditore, figlio
del senatore Vincenzo Speziali, c'è
la consapevolezza che gli industriali, così come evidenzia, «sono
la spina dorsale del sistema produttivo calabrese, coloro i quali sostengono l'economia
e sono il terminale
delle azioni politiche
ed economiche».
La reazione. Per
l’assessore regionale
alle Attività produttive, Antonio Caridi,
«Giuseppe Speziali
saprà meritare la fiducia accordatagli
dall’associazione regionale degli imprenditori e si dimostrerà un dirigente
capace di assolvere il proprio compito in maniera adeguata. I segnali
che pervengono dal mondo imprenditoriale - conclude l’assessore - fanno intendere che sta emergendo una nuova classe dirigente
capace di imprimere la necessaria
svolta che possa consentire di competere a livello globale per avviare
una nuova fase di competitività e di
sviluppo».
«Contro la crisi
i fondi Por
la lotta al crimine
e meno burocrazia»
Il neopresidente Giuseppe Speziali
Speziali ha espresso, raggiunto al
telefono dal “Quotidiano”, parole
di ringraziamento per la fiducia
accordata: «Sento forte il peso della
responsabilità - ha affermato - per
il confronto con una categoria che
sta soffrendo tanto; che soffre
ovunque, ma ancora di più in Calabria. Motivo per cui ho sollecitato
la partecipazione collegiale da par-
Bonifiche, dopo 15 anni Manno lascia
la presidenza dell’Unione regionale
GRAZIOSO Manno ha deciso di lasciare la con i desideri che questi 15 anni mi sono
Presidenza dell’Urbi Calabria, dopo 15 anni, sembrati cortissimi ed è per questa stessa cae si dedicherà al Consorzio di Bonifica jonio pacità che credo sia giusto ora, che il vento è
Catanzarese. Manno venne eletto il 24 feb- buono (nonostante la congiuntura economibraio 1997 alla guida dell’Unione Regionale ca generale sia apparentemente ostile) chiedelle Bonifiche e poi rieletto all’unanimità il dere di compiere tutti assieme il passo suc1 agosto del 2000 e l’11 luglio del 2006. Man- cessivo. Continuerò a vigilare e volare dal
territorio dal quale mi provenno, tra l’altro, ha spinto per la ligono sfide altrettanto affasciquidazione, poi attuata nel
nanti e coinvolgenti».
2007, del Sibari-Crati ed il sucManno si commiata poi con
cessivo riordino dei Consorzi
un passaggio a effetto: «Come
del cosentino e, soprattutto,
si dovrebbero chiamare diril’autoriforma e la riduzione dei
genti che cercano ancora di
restanti territori che ha poi porproporre strategie nel campo
tato i consorzi di bonifica della
della forestazione in Calabria
Calabria da 17 ad 11. «Lascio
dove ancora insistono (alcuni
con serenità – dice Manno rivoldirebbero resistono) più di
gendosi ai consorzi – e con la
quattro enti che fanno fatica ad
speranza di ripagare almeno
incontrarsi e figuriamoci se si
parte dell’immensa generosità
parlano? Come si dovrebbero
che mi è stata concessa in quechiamare dirigenti che in Italia
sti “brevissimi” 15 anni di precontinuano a proporre progetsidenza. La generosità di chi è Grazioso Manno
ti concreti per la mitigazione
consapevole che il contributo
che posso dare dall’importantissima posta- del rischio idrogeologico che miete vittime
zione del Consorzio Jonio Catanzarese è più oltre che disastri in quantità industriali, in
forte se le energie sono totalmente profuse a un paese che fa fatica a ridurre di qualche
favore dei consorziati che mi hanno eletto virgola privilegi assurdi e, contestualmensul territorio è la stessa che mi avete conces- te, taglia diritti e potere d’acquisto a chi già
so in questi anni di fiducia pressocchè totale faceva fatica? Siamo inguaribili e cocciuti vialle mie “visioni” così come alle mie convin- sionariì. Ma pretendiamo anche di essere vizioni. È per questa capacità di voler volare sionari e vincenti».
COMUNE DI CASTROLIBERO
Avviso di gara - C.I.G. 35028199AC
SEZIONE I: AMMINISTRAZIONE AGGIUDICATRICE:
Comune di Castrolibero, via XX Settembre, tel. 0984/858028.
SEZIONE II: OGGETTO DELL’APPALTO: Appalto relativo alla gestione, innovazione e
razionalizzazione del Servizio di raccolta, trasporto e differenziazione e smaltimento dei
rifiuti e di altri servizi connessi.
Importo a base d’asta: Euro 5.775.000,00 oltre IVA. Durata dell’ appalto: Anni 7.
SEZIONE III: INFORMAZIONI DI CARATTERE GIURIDICO, ECONOMICO, FINANZIARIO E TECNICO: Le imprese che hanno eseguito servizi riconducibili alla categoria l,
Classe E con spazzamento meccanizzato che intendono partecipare alla gara, possono
ritirare il bando integrale ed il disciplinare di gara presso l’Ufficio Tecnico - Servizio Reti
Tecnologiche.
SEZIONE IV: PROCEDURA aperta, aggiudicazione economicamente più vantaggiosa; termine di presentazione offerte: ore 13,00 del 31.01.2012
SEZIONE VI: ALTRE INFORMAZIONI: tel.0984/858045 www.comune.castrolibero.cs.it;
Il responsabile del procedimento arch. Salvatore Mannarino
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Economia 11
Calabria
Martedì 20 dicembre 2011
24 ore
Martedì 20 dicembre 2011
Degenera lo scontro sulla vertenza di Gioia Tauro. E Genco invoca l’intervento della magistratura
Portuali, orrore su facebook
Foto di proiettili e della vittima delle Br Guido Rossa con frasi contro la Cgil
di MICHELE ALBANESE
GIOIATAURO –La polemica
e lo scontro tra il Sul, il sindacato dei lavoratori a cui aderisce il Coordinamento dei
Portuali di Gioia Tauro e la
Cgil è vecchia da anni ma
adesso sembra degenerare.
Ieri sul social network Facebook, nel gruppo “Salviamo
il porto di Gioia Tauro” al
quale aderiscono quasi cinque mila utenti, è apparsa la
foto del sindacalista della
Cgil Guido Rossa ucciso dalla Br. Agghiacciante il commento aggiunto a firma Rocco Talianu: “Guido Rossa,
sindacalista e delatore della
Cgil , qui fotografato nella
sua posa migliore....Speriamo non sia l'unico....”. Pronta la replica del segretario regionale della Cgil, Sergio
Genco: n un «atto vigliacco di
stampo ‘ndranghetista-terrorista, rivolto alla Cgil della
Piana di Gioia Tauro». Un gesto afferma Genco che «non
ci può intimidire».
E non è stato nemmeno un
gesto isolato. Sempre su Facebook è apparsa un’altra foto raffigurante delle pallottole e commentata con una
frase inserita sempre da tale
Rocco Talianu: “Spero con
tutto il cuore, che chi decide
con leggerezza sul nostro futuro riceva in corpo questi
doni....Merde!!!”. Frase che il
dirigente Sul Mimmo Macrì
ha cosi commentato: “Qualcuno li appenda dai piedi a testa in giù'ste merde!!!!”. E
contro Macrì si leva l’indignazione di Sergio Genco:
«E’ un atto indegno nei confrontidella CameradelLavoro gioiese e della Cgil tutta.
Rappresenta una vera e propria intimidazione di stampo
‘ndranghetista e terrorista
che, attraverso l’utilizzazio-
Inchiesta per voto di scambio nel Cosentino
I voti con la stessa grafia
Disposta una perizia
Le foto di Guido Rossa e dei proiettili caricate su facebook
ne di immagini inquietanti
come un caricatore di proiettili e il corpo del sindacalista
Cgil Guido Rossa, trucidato
dalle brigate rosse, seguite
da parole farneticanti, lanciano una minaccia a tutti coloro che dell’azione sindacale hanno fatto una scelta di
vita per la difesa della condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Tale atto vigliacco
non può passare sotto silenzio». La Cgil tutta - ha aggiunto Genco - «non si lascerà intimidire da nessuno e
continuerà con rinnovata
forza, con il coinvolgimento
delle forze sociali, politiche,
istituzionali e dei lavoratori,
ad esprimere le proprie posizioni a garanzia degli interessi generali di sviluppo del
porto di Gioia Tauro e di rappresentanza e tutela dei lavoratori». Poi l’affondo finale
che certamente avrà strascichi non indifferenti: «Chiediamo alla magistratura
competente di non sottovalutare quanto è accaduto e richiamiamo lo stesso Sul ad
intervenire per allontanare
quanti, con i loro gesti e le loro parole, offendono tutto il
mondo del sindacalismo democratico e libero».
Mimmo Macrì dirigente
del Coordinamento dei Portuali ha così commentato il
giudizio di Genco: «Ritengo
deprecabile la pubblicazione
della foto e del commento su
Guido Rossa. Relativamente
al mio commento, voglio ribadire che non era diretto a
nessuno in particolare. So
che il clima che si respira in
porto è molto teso. Siamo intervenuti a calmare gli animi
di tutti quei lavoratori che si
sono sentiti esclusi dalle assemblee perché non iscritti ai
sindacati confederali. Questo però, non giustifica atti
deplorevoli come quelli che
sono accaduti su facebook e
che noi come lavoratori e come coordinamento condanniamo fortemente». Da parte
del Sul è arrivata in serata
una nota nella quale «pur
condannando i toni forti» si
contesta la Cgil: «Sembra che
qualcuno soffra di sindrome
di accerchiamento».
Pierpaolo De Rose ed esponenti della cridi ANTONIO MORCAVALLO
minalità di Paterno Calabro. Nello stesso
COSENZA - Nessuna traccia di segni par- fascicolo, infatti, sono indagati Romano
ticolari, sigle o elementi estranei sulle Chirillo e Biagio Barberio (accusato in
schede elettorali delle passate consulta- Terminator 4 degli omicidi di Antonio Sezioni al Comune di Piane Crati. Ma dalle na, Enzo Pelazza e Antonio Sassone). Nel
indagini degli ispettori della Squadra caso De Rose la Dda ha parlato di ipotesi di
Mobile di Cosenza e dalle verifiche esegui- schede segnate e minacce per assecondate sulle singole schede votate (anche quel- re il voto.
E tra le attività di indagine coordinate
le annullate) è emerso un particolare che
non è sfuggito agli inquirenti. Su diverse dai pm Giuseppe Borrelli, Pierpaolo Bruni e Carlo Villani, per dipaschede il nome del candidanare le ipotesi investigatito votato sarebbe risultato
ve, proprio la verifica delle
scritto con la medesima
schede delle Comunali del
grafia.
2009 a Piane Crati. E i poliSi tratta dell’inchiesta su
ziotti coordinati dal comassociazione esterna e voto
missario capo Antonio Midi scambio di cui ha dato noglietta e dal questore Alfretizia la Dda di Catanzaro
do Anzalone, hanno visiocongiuntamente all’operanato tutte le centinaia di
zione antimafia “Terminaschede delle Comunali. Sotor 4”, e che tra i sei indagano state controllate una ad
ti attuali vede due consiuna quelle di De Rose, quelglieri della Provincia di Cole del candidato piazzatosi
senza, l’ex sindaco di Renalle sue spalle come prefede, Umberto Bernaudo, e
renze e quelle annullate.
l’ex assessore comunale (e
Nessun segno particolare,
assessore provinciale soo visibile, è stato rilevato,
spesosi per altre vicende
come ipotizzato dai magigiudiziarie) Pietro Ruffolo Il pm Giuseppe Borrelli
strati. Ci sarebbe, invece,
e un consigliere comunale
di Piane Crati, Pierpaolo De Rose. Secon- una stessa calligrafia su diverse schede.
do quanto riferito in conferenza stampa E proprio per questo gli investigatori deldal procuratore Lombardo e dall’aggiun- la Questura di Cosenza, coordinati dalla
to Borrelli, durante le indagini di “Termi- Direzione distrettuale antimafia di Canator 4” gli inquirenti si sono imbattuti tanzaro, hanno chiesto una perizia. Una
in dichiarazioni di Michele Di Puppo, rite- verifica grafica da far eseguire ad un
nuto dalla Dda l’uomo più vicino alla co- esperto che sarà nominato dai magistrasca “Ruà-Lanzino” a Rende e responsabi- ti. Questo per stabilire se l’ipotesi emersa
le della Cooperativa Rende 2000, che dalle indagini, ovvero che una persona
avrebbe detto di appoggiare Bernaudo e abbia votato più volte, è attendibile o meRuffolo, e in presunti collegamenti tra no.
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14 Calabria
24 ore
Martedì 20 dicembre 2011
Dall’analisi del filmato arriva la conferma della compatibilità dei motorini sequestrati
Bomba in Procura, atti al pm
Con l’audizione del perito si è concluso dal gip l’incidente probatorio
di TERESA ALOI
e CLAUDIO CORDOVA
CATANZARO - Ha confermato quanto scritto nella relazione già depositata lo scorso primo dicembre, fornendo le proprie risposte in merito al ciclomotore sequestrato nel corso
delle investigazioni relative
all'attentato dinamitardo alla
sede della Procura generale
della Corte d'appello reggina
del 3 gennaio 2010. Con l'audizionedel perito,MicheleMininni, nominato nell'ambito
del procedimento scaturito
dagli attentati dello scorso anno contro i magistrati in servizio alla Procura di Reggio Calabria si è chiuso davanti al gip
Assunta Maiore, l'incidente
probatorio chiesto dalla Procura catanzarese - competente per i procedimenti che riguardano le toghe della città
dello Stretto - per acquisire i risultati del consulente con valore di prova per un eventuale
futuro processo e dunque per
cristallizzare gli elementi raccolti durante le indagini.
Contestualmente, gli atti
sono ritornati al pm, Salvatore Curcio, il cui prossimo passo sarà la chiusura delle indagini. E così, come del resto era
emerso durante la scorsa
udienza, in relazione ai due
motorini sequestrati nel corso delle indagini, il consulenteha spiegatochei mezzisono
compatibili con quello utilizzato dagli attentatori e ripreso
dalle telecamere di sicurezza
del palazzo di giustizia. O meglio sulla parte meccanica si
può stabilire un giudizio di
compatibilità mentre per i
pantaloni della tuta sequestrata ad Antonio Cortese, l'esperto d'armi della cosca Lo
Giudice di Reggio Calabria, ritenuto dagli inquirenti l'artefice degli attentati, e quella in-
dossata da uno degli attentatori ripreso dalle telecamere,
non è possibile operare alcuna
valutazione. Il primo ciclomotore Honda SH300 venne sequestrato in occasione dell'arresto del boss pentito Antonino Lo Giudice, che si è autoaccusato di essere il mandante
dell'attentato e delle intimidazioni compiute nel corso del
2010 ai danni di magistrati
reggini, del fratello Luciano
Lo Giudice, del presunto armiere della cosca, Antonio
Cortese (i tre erano già detenuti) e di Vincenzo Puntorieri. Secondo l'accusa furono
proprio Cortese e Puntorieri a
piazzare la bomba. Proprio sul
primo, difeso dall'avvocato
Giuseppe Nardo, si sono concentrati maggiormente gli accertamenti dei tecnici designati dal gip. Il perito tutta-
via, non ha escluso nemmeno
una seconda ipotesi, dato che,
secondo le sue conclusioni, il
mezzo utilizzato dagli attentatori sarebbe compatibile anche con il secondo ciclomotore, dello stesso modello, che
era stato sequestrato, invece,
in una prima fase delle indagini, quando nel registro degli
indagati finirono i nomi di
quattro presunti affiliati alla
cosca Serraino quali autori
dell'attentato. Nel filmato, ripreso dalle telecamere di sicurezza del palazzo di giustizia
reggino si vedono due persone giungere davanti alla sede
degli uffici della Procura a
bordo di un motorino e lasciare una boma che esplose poco
dopo. E le perizie commissionate dal gip hanno proprio
cercato di dare un nome e un
volto ai responsabili.
L’appello
Corbelli
«Alexandrina
sia affidata
ai servizi»
Un fotogramma del filmato la notte dell’attentato alla Procura
Respinto il ricorso dell’ex esponente Udc di Rizziconi accusato di legami col clan Crea
Pasquale Inzitari, condanna definitiva
di MICHELE ALBANESE
RIZZICONI- LaCortedi Cassazioneha
respinto ieri il ricorso presentato dai
legali D’Ippolitoe Managòdi Pasquale
Inzitari contro la sentenza di appello emessa
dalla Corte d’Appello di
Reggio Calabria (Iside
Russo presidente, Gaetano Amato ed Eugenio
Scopelliti a latere) che
lo aveva condannato a 3
anni e 4 mesi di carcere.
Inzitari era stato riconosciuto colpevole di
concorso esterno in associazione mafiosa con
la cosca Crea di RizzicoPasquale Inzitari
ni, mentre è stato assolto dall’accusa di
essere concorrente esterno di un’altra
cosca, i Rugolo di Oppido Mamertina.
Era stato lo stesso rappresentante della Procura Generale, Franco Scuderi,
a richiedere l’assoluzione per tale circostanza. La Corte d’Appello di Reggio
Calabria aveva anche assolto, perché il
fatto non sussiste, il vecchio boss Mico
Rugolo, considerato il capo dell’omonima cosca operante a Castellace di
Oppido Mamertina. Nella sentenza di
appello, la corte aveva deciso anche la
restituzione dei beni precedentemente
confiscati: si tratta di tre immobili, due
terreni, un impresaindividuale e delle
quote sociali della Innovazione Edilizia s.r.l.. Inzitarì finì nell’occhio del ciclone nella primavera del 2008, quan-
do gli investigatori puntarono la propria lente d’ingrandimento sulla sua
società, la Devin S.p.A., che gestiva il
centro commerciale Porto degli Ulivi,
a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. In primo grado era stato il pubblico ministero Roberto Di Palma a
condurre l’accusa nei confronti di Inzitari che era stato condannato a 5 anni e 4 mesi carcere. Inzitari l’ex esponente dell'Udc è il cognato dell’imprenditore Nino Princi, fatto saltare in
aria, a Gioia Tauro, nell’aprile 2008 e
morto dopo alcune settimane di agonia. Unanno dopovenne barbaramente ucciso davanti ad una pizzeria di
Taurianova il figlio di Inzitari, Francesco Maria, di appena 18 anni forse per
una vendetta nei confronti del padre
IL LEADER del movimento Diritti Civili, Franco
Corbelli, ha rivolto un appello al giudice di sorveglianza di Catanzaro affinchè, riporta una nota,
«conceda, prima di Natale, l’affidamento ai servizi
alla giovane romena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata in
esecuzione di un mandato
di cattura del suo Paese
per omicidio colposo per la
morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno,
avvenuta il 28 dicembre
2008». «Tra pochi giorni
sarà Natale. Sarà il terzo
Natale - prosegue Corbelli
- che Alexandrina trascorrerà senza i suoi tre bambini, che un destino crudele
(un incendio nella sua abitazione) le ha strappato.
Sono quasi sette mesi che
Diritti Civili combatte per
aiutare questa povera e
sfortunata ragazza. Adesso è giusto che Alexandrina che è agli arresti domiciliari dal 31 maggio scorso, venga definitivamente
scarcerata e possa iniziare
a lavorare per cercare di
ricostruirsi una vita dopo
l’immane tragedia che ha
subito e che ha purtroppo
segnato per sempre in modo indelebile e drammatico la sua esistenza».
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16 Calabria
Sequestrato a Reggio un panificio: era di fatto gestito dai suoi familiari Iniziativa promossa da Libera
Al Café de Paris
saranno offerti
i prodotti ricavati
Caccia serrata a “Micu u pazzu”, l’ultimo latitante del clan da terre confiscate
Si stringe su Condello
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA – Gli stanno tagliando i viveri. La magistratura reggina non molla la
presa. E contro la cosca Condello prosegue l’attività di sequestro preventivo dei beni. Ieri, gli
uomini del Ros e del Comando
provinciale di Reggio Calabria,
hanno messo i sigilli al “Pane,
pizze a fantasie”, attività commerciale riconducibile alla cosca guidata da Pasquale Condello, che si trova nel quartiere
di Archi.
Secondo le indagini coordinate dal sostituto della Dda Giuseppe Lombardo, il panificio sequestrato altri non sarebbe che
una delle attività del clan. Tanto
che, l’assetto societario è, di fatto, riconducibile ai prossimi
congiunti di Antonino Imerti,
noto «nano feroce», e Domenico
Condello, latitante sin dal 1991,
recentemente colpito da un altro provvedimento emesso dalla
Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione denominata «Reggio Nord».
Nel corso dell’indagine è
emerso che sul piano formale,
l’assetto societario fa capo a
Maddalena Martino e Giuseppe
Martino, zii materni del latitante che, peraltro, nel corso di perquisizione domiciliare eseguita
il 22 giugno scorso, erano stati
trovati in possesso di 49.690 euro in denaro contante, 52.000
euro e 10.000.000 lire in buoni
fruttiferi postali, in parte cointestati con Giuseppa Condello.
Quest’ultima, è moglie di
Imerti, e sempre secondo le indagini, benchè formalmente
Domenico Condello e (a destra) il panificio sequestrato
estranea all’attività, è al centro
delle responsabilità gestionali.
Intratteneva infatti relazioni
sia con lo studio di consulenza
commerciale sia con l’istituto di
credito.
Sempre nelle attività dei Carabinieri, Margherita Tegano e
Caterina Condello, rispettivamente compagna e sorella del
latitante, benchè formalmente
dipendenti del panifici, si interfacciano solo ed esclusivamente
con Giuseppa Condello, che discuteva con loro le decisioni assunte o da assumere.
L’indagine svolta dagli specialisti dell’Arma guidati dal comandante Stefano Russo, lascia pochi dubbi sulla reale proprietà della società. In questo
senso, il provvedimento di sequestro preventivo - che porta la
firma di Lombardo e quella del
Procuratore Giuseppe Pignato-
ne - contiene tutta una serie di
intercettazioni dalle quali si
evince che erano le donne a gestire il patrimonio e gli interessi
di famiglia. Come accennato,
nel mirino ci sono infatti i rapporti intrattenuti con diversi interlocutori in prima persona da
Giuseppina Condello. Nelle carte affiora ad esempio che era lei a
preoccuparsi della necessità di
versare i contributi Imps. Ed
era sempre lei la persona con la
quale i dipendenti discutevano
ogni cosa relativa alla gestione
dell’attività. Tra l’altro, quando
in Banca c’erano problemi di natura finanziaria, gli uffici chiamavano direttamente la Condello, che si prodigava quando
c’era da effettuare pagamenti o
versamenti a copertura degli
assegni. Insomma una vera e
propria manager. Anche se, almeno formalmente, non rivesti-
va alcun ruolo societario, essendo l’azienda intestata a Maddalena e Giuseppe Martino, mentre il ruolo di amministratore
unico era affidato a Francesco
Condello, pensionato e padre
del latitante. Insomma, la più
classica delle intestazioni fittizie, anche se il panificio non era
intestato a prestanome sconosciuti, ma direttamente a familiari.
L’attività era tenuto sotto controllo da tempo, nell’ambito
dell’inchiesta sulla cosca Condello e per la ricerca di Domenico (Micu u pazzu). Questi tra
l’altri è considerato il braccio
economico della cosca, arrivato
a diventare il reggente del clan
dopo l’arresto del Supremo nel
2008.
Da qui per dire che la Dda reggina ha deciso di intervenire nel
momento in cui era in corso una
trattativa per la cessione
dell’esercizio. Un sequestro preventivo dunque per evitare che
il patrimonio venisse dismesso,
magari in vista di un’attività dei
magistrati contro i patrimoni
mafiosi.
Ma non è finita, perchè dalle
carte affiora anche dell’altro.
Ad esempio, l’intestazione fittizia contestata è aggravata
dall’articolo sette, cioè dalle modalità mafiose. Circostanza
questa che, in genere, viene punita anche con l’arresto. Il fatto
che non si sia proceduto a restrizioni della libertà personale significa che l’inchiesta è ancora
in corso e che, anche nei prossimi mesi, potrebbero esserci sviluppi importanti, accompagnati da misure cautelari.
ROMA –I prodotti delle terre confiscate ai
mafiosi potranno essere degustati nello
storico bar di via Veneto Cafè de Paris, da
due anni sequestrato a una cosca della 'ndrangheta e oggi in amministrazione
giudiziaria. L'iniziativa è stata presentata questa mattina dallo stesso presidente
di Libera, don Luigi Ciotti e dal prefetto di
Roma, Giuseppe Pecoraro con un brindisi
di “speranza” che ha voluto sottolineare
l’importanza di sostenere tutte le attività
finalizzate a restituire alla collettività i beni confiscati alle mafie.
Il Cafè de Paris di Roma era stato sequestrato nel 2009 perchè di proprietà di un
barbiere diun piccolopaesino dall’Aspromonte ed è poi risultato
un prestanome della cosca Alvaro di Cosoleto
(Reggio Calabria). Al
momento il Cafè de Paris è stato confiscato in
primo grado e si è in attesa della confisca definitiva. Nel bar della dolce vita sarà possibile degustare i prodotti frutto delle terre confiscate
alle mafie: l’olio calabrese della piana di Gioia
Tauro, il vino Centopassi di Corleone, i paccheri di Don Peppe Diana del casertano, oltre ai pomodorini tarallini e friselle provenienti dalle terre sequestrate alla Sacra Corona Unita. «Tutti
devono sapere – ha detto don Luigi Ciotti,
presidente dell’associazione Libera – che
il Cafè de Paris di Roma è effettivamente libero dalla presenza mafiosa. È necessario
che anche le istituzioni vengano qui a fare
un brindisi poichè il locale altrimenti rischia la chiusura. Il locale che ha arricchito in modo illecito la cosca della 'ndrangheta è tornato alle persone che lavorano
nella legalità. Ci sono pietanze buone non
solo per ilgusto ma anche perle coscienze
di chi li viene a mangiare».
Lo storico
locale
romano
apparteneva
alle ’ndrine
TRIBUNALE DI LAMEZIA TERME
Tribunale di Lamezia Terme
ESEC. IMM. N. 88/05 R.G.E.
Esec. Imm. n. 128/93 R. Esec.
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In Lamezia Terme - C.da Casturi 5 –
Lotto 1: appartamento per civile abitazione aventi
una sup. lorda di mq. 85.00.
Lotto 2: appartamento per civile abitazione avente
una sup. lorda di mq. 168,00.
Lotto 3: unità immobiliare destinata a magazzinolocale deposito avente una sup. lorda di mq.
411,00.
Lotto 4: unità immobiliare adibita ad autorimessa
avente una sup. lorda di mq. 26,00.
In Platania Lotto 10: c.da Difesa del Conte, appezzamento di
terreno di mq 37120 con annesso opificio di mq
350.
Lotto 11: c.da Gallo, appezzamento di terreno di
mq 20530.
Lotto 12: c.da Riillo, appezzamento di terreno di
mq 2990.
Relativamente ai lotti 1-2-3-4, gli immobili presentano difformità edilizie sanabili entro centoventi
giorni dalla notifica del decreto di trasferimento.
Vendita senza incanto 1.2.2012 ore 9.30 e segg.
avanti al G.E.,Tribunale di Lamezia Terme.
Prezzo base: Euro 18.826,18 lotto 1; Euro
37.096,88 lotto 2; Euro 52.017,19 lotto 3 (costituito accorpando i lotti 3,4 e 5 ipotizzati dall’esperto, ma allo stato non frazionati); Euro
1.645,32 lotto 4; Euro 66.375,00 lotto 10; Euro
2.756,25 lotto 11; Euro 1.631,25 lotto 12.
Presentare offerte presso la Cancelleria Esecuzioni
Immobiliari del Tribunale entro le ore 13.00 del
giorno 31.1.2012.
Eventuale vendita con incanto il 15.2.2012 ore
9.30 e segg., presso suddetto luogo, con aumenti
minimi Euro 1.600,00 lotto 1; Euro 3.200,00 lotto
2; Euro 4.500,00 lotto 3; Euro 140,00 lotto 4; Euro
5.500,00 lotto 10; Euro 240,00 lotto 11; Euro
140,00 lotto 12.
Maggiori informazioni in Cancelleria, sito
www.asteannunci.it
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Calabria 17
24 ore
Martedì 20 dicembre 2011
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In Corte d’assise di Palmi il processo “Cosa Mia”: teste dell’accusa un investigatore della Dia
Così le tangenti per l’autostrada
«Gli indagati intercettati parlavano di un costo fittizio di un 3% sui ricavi»
di DOMENICO GALATÀ
PALMI - Nuova udienza ieri
mattina davanti alla Corte
d'Assise del Tribunale di Palmi (presidente Silvia Capone,
a latere Gaspare Spedale) per
il processo “Cosa Mia”, che
prende il nome dall'operazione con la quale sono finiti alla
sbarra capi e presunti affiliati
delle cosche Gallico-Morgante-Sgro-Sciglitano di Palmi, e
Bruzzise-Parrello di Seminara.
Chiamato nelle vesti di teste del Pubblico Ministero Roberto di Palma, è toccato
all’ispettore della Dia di Reggio Calabria, Nicodemo Morrone, salire sul banco dei testimoni. L’investigatore della polizia è stato sentito in merito ad alcuni conversazioni
captate dagli inquirenti e intercorse tra gli odierni imputati e alcuni loro familiari,
nelle quali si parlerebbe della
tangente dovuta alle cosche
da parte delle ditte impegnate
nei lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno- Reggio Calabria, in particolare quello ricadenti nel 5º
macrolotto.
Anche questa volta, come
nella precedente udienza, è
stato fatto un riferimento al
processo “Arca”, anch'esso
riguardante l'infiltrazione
delle cosche nei lavori autostradali. Il riferimento ad
“Arca” è stato fatto in merito
alle conversazioni tra gli ingegneri dell'azienda Condotte, Giovanni D'Alessandro e
Giancarlo Sales, in cui si parla di«un costo fittiziodi stima
di un 3% sui ricavi», chiamato
«costo sicurezza CondotteImpregilo», che riguarderebbe appunto la mazzetta pagata dalle ditte per eseguire i lavori sotto la protezione delle
cosche. Circostanze di cui ha
parlato anche il collaboratore
di giustiziaAntonio DiDieco.
Riguardi a “Cosa Mia”invece,
Morrone ha riferito in merito
a numerose conversazioni in-
Gli inquirenti che hanno firmato l’inchiesta “Cosa Mia”
to nel carcere romano di Regina Coeli. Gli interlocutori, secondo quanto riferito da Morrone, farebbero riferimento a
soldi provenienti dall'autostrada, facendo una suddivisione specifica di percentuali
ben definite: il 50% sarebbe
andato alla cosca Santaiti, il
30% a “Ndolu”, soprannome
riferito al boss di Seminara,
Rocco Gioffré, e il restante
20% ai “Bracchi”, soprannome con il quale gli investigatori hanno individuato i Laganà, sempre di Seminara.
Di Palma ha poi posto alcune domande al teste in riferimento al “rammarico”di Giuseppe Gallico per gli arresti di
“Arca”: «Abbiamo perso un
sacco di soldi», sarebbe stato
il suo commento. Ilteste é stato sentito per il contro esame
da alcuni avvocati che compongono il collegio difensivo.
La prossima udienza si terrà
il 22 dicembre.
Il consigliere regionale Giovanni Nucera a Rosarno per il “Natale Multietnico”
Migranti, attenzione e disponibilità
«Da Istituzioni e società civile un nuovo approccio culturale verso questo fenomeno»
ROSARNO - «Abbiamo il dovere di
guardare con attenzione e disponibilità al fenomeno migratorio
che interessa la nostra regione».
È questa la sollecitazione del Segretario-Questore del Consiglio
regionale della Calabria Giovanni
Nucera, nonchè Coordinatore regionale dei Popolari e Liberali nel
Pdl, che ieri a Rosarno, partecipando all'iniziativa del «Natale
Multietnico», ha incontrato nella
mattinata Norina Ventre, l'ex
maestra d'asilo, di 83 anni, conosciuta come «Mamma Africa», che
proprio a Rosarno ha creato un
mensa in cui trovano ospitalità i
tanti immigrati, lavoratori stagionali, nella Piana di Gioia Tauro.
«E' stato un incontro coinvolgente - ha raccontato Nucera - che
chiama tutti, istituzioni e società
civile, ad una maggiore attenzione e ad un nuovo approccio culturale verso questo fenomeno. La
mobilità umana è ormai una caratteristica dei nostri tempi - ha
ancora detto Nucera - e come cristiani, come cattolici italiani, ma
soprattutto come individui di uno
Stato che nella sua Costituzione
ha inserito i principi più evoluti riguardanti il rispetto dell'uomo e
Un venditore sorpreso con 50 chili di pane: multato
Panificazione abusiva
sequestri a Taurianova
TAURIANOVA - Panificazione abusiva, un fenomeno che
spesse volte è finito al centro
delle lamentele delle associazioni di categoria che ne chiedono il contrasto agli organi
competenti. Proprio su questo fronte si sono mossi i carabinieri di Taurianova che dopo un periodo di indagini sono
passati all'azione nelle frazioni di San Martino e Amato.
I militari hanno sequestrato cinquanta chilogrammi di
pane diviso in circa cento pezzi a F.P., 41enne di Taurianova. L'uomo è stato sorpreso
dai carabinieri mentre trasportava il pane a bordo di un
veicolo che non aveva i requisiti necessari e senza autorizzazione.
Nei giorni scorsi, i militari
in servizio di vigilanza, dopo
aver notato un'autovettura
che con fare sospetto girava
per il centro abitato, hanno deciso di fermarla per eseguire
un normale controllo. Dopo
aver ispezionato il veicolo i militari hanno rinvenuto su sedile posteriore dell'autovettu-
tercettate dagli inquirenti e
contenute in un'informativa
della Dia reggina.
In una di queste, intercorsa
tra Giuseppe Gallico e il figlio
Antonino nel febbraio del
2007, si farebbe riferimento
al denaro proveniente dai lavori autostradali. Il figlio, secondo quanto affermato in
aula da Morrone, racconta al
padre di alcuni episodi, tra
cui dei furti, accaduti alle ditte impegnate nei lavori. Giuseppe Gallico, quindi, si informava se il fratello Rocco,
allora latitante, fosse o meno
impegnato nel raccogliere i
soldi frutto delle presunte
estorsioni. In un'altra conversazione invece si delineerebbe il quadro sulle percentuali di spartizione tra le famiglie della zona di Seminara.
A parlare con alcuni familiari è Giuseppe Bruzzise ne
corso di un colloquio avvenu-
Il pane sequestrato
ra tre ceste piene di pane appena sfornato e prodotto abusivamente.
L'uomo, interrogato sulla
destinazione e sull'uso di questa ingente quantità di pane,
che tra l'altro si presentava
senza alcuna etichetta di provenienza né confezioni in plastica per evitare che gli alimenti venisse a contatto con
sporcizia o polvere, ha dichiarato che lo utilizzava per la
vendita porta a porta. Pertanto i carabinieri, hanno provve-
duto ad accompagnare presso
i loro uffici F.P. al fine di contestargli la violazione del Regolamento Ce 852/2004. Contestualmente, i militari della
Stazione di San Martino hanno provveduto al sequestro
del pane rinvenuto per la successiva distruzione, poiché
non a norma.
All'uomo è stata notificata
una sanzione amministrativa
pari a tremila euro. Questo
episodio non è stato l'unico,
ma è l'ultimo di una serie di
controlli che già nello scorso
agosto sono stati eseguiti dai
militari della Compagnia di
Taurianova con i il Nas di Reggio Calabria, controllando alcuni esercizi commerciali.
Tra questi nefu trovato uno
che aveva acquistato del pane
prodotto abusivamente e senza le adeguate precauzioni
igienico sanitarie per poi rivenderlo alla clientela. Anche
in quel caso i Carabinieri elevarono una sanzione amministrativa piuttosto salata, pari
a duemila euro.
do.ga.
delle sue libertà, abbiamo il dovere
di intervenire.
«Proprio quello che, che più di
altri - prosegue Nucera - è chiamata a fare una regione come la Calabria, che ha vissuto in maniera
drammatica e pesante il fenomeno dell'emigrazione. Adesso siamo noi ad avere il ruolo di accogliere ed ospitare i meno fortunati
di noi. Dietro le migrazioni oggi
convivono motivazioni diverse, di
carattere economico, dovute alla
globalizzazione, ma anche sociali,
a causa di situazioni di povertà e di
disagio o in conseguenza di conflitti tante volte tribali o di origine
economica».
«Per la Calabria la realtà di Rosarno - ha aggiunto il Coordinatore regionale dei Popolari e Liberali
nel Pdl - rappresenta un allarmante avamposto delle difficoltà che
un territorio già socialmente provato come quello calabrese può vivere». Nucera ha quindi annunciato le nuove iniziative, come la
visita dei dirigenti Popolari e Liberali della provincia di Reggio Calabria, il prossimo 8 gennaio a Rosarno dove incontreranno una delegazione di immigrati per confrontarsi sui loro bisogni assistenziali.
La decisione del gup di Palmi
Operazione Jolly
ai domiciliari
Salvatore Managò
PALMI - Il Gup di Palmi, Paolo Ramondino, in
accoglimento dell'istanza presentata dagli avvocati Guido Contestabile e Carmela Macrì, ha
concesso gli arresti domiciliari a Salvatore Managò.
L'uomo è stato coinvolto nell'operazione denominata “Jolly”, per la quale era stato condannato alla pena di sei anni e quattro mesi di
reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di armi. Il giudice ha disposto
che Managò sconti la pena presso la propria
abitazione nonostante il Pubblico Ministero
abbia espresso parere contrario.
Secondo il giudice, la misura dei domiciliari
tale da “limitare fortemente i movimenti del
Managò, e con essi, la stessa possibilità per
l'imputato di entrare in contatto con gli ambienti delinquenziali nei quali sono maturate
le condotte delittuose in questa sede censurate”. L'operazione “Jolly” venne condotta nell'ottobre dello scorso anno dagli agenti del
Commissariato di Palmi sotto la direzione della
Procura della Repubblica di Palmi nel mese di
ottobre del 2010. L'indagine prese spunto da
una serie di reati aventi ad oggetto lo spaccio di
sostanze stupefacenti e altri episodi delittuosi,
come l'incendio di autovetture avvenuti a Gioia
Tauro nel 2009. Sono stati oltre quaranta gli
anni di carcere inflitti dal Gup agli imputati
che hanno scelto di essere giudicati con il rito
abbreviato.
do.ga
BREVI
TAURIANOVA
Furto in casa, rubate le fedi
TAURIANOVA - Sarà anche questo uno
dei prezzi che la società dovrà pagare alla
crisi: a Taurianova infatti, il bottino dell'ultimo furto conteggia anche due fedi
nuziali oltre ad una collana in oro. Il colpo, che da una stima ammonterebbe a poche centinaia di euro, è stato messo a segno nella giornata di domenica. Ignoti,
spiega il Comando provinciale, si sono
introdotti all'interno dell'abitazione di
proprietà S.D., 60 anni, «ed asportavano
una collana in oro e due fedi nuziali». Al
malcapitato sessantenne non è rimasto
altro che allertare i militari della Compagnia cittadina e denunciare il triste accaduto. Avviate le indagini dell'Arma, anche perché le fedi nuziali non potranno
che finire al mercato clandestino del business “Compro&Vendo oro”.
ROSARNO
In chiesa concerto di Natale
ROSARNO - Grande debutto domenica
scorsa del primo concerto di Natale, che
rientra nell'ambito del festival culturale
battezzato “A nord di Tangeri” organizzato dai Comuni di Rosarno e di Gioia
Tauro. A fare da cornice al coro polifonico Euterpe, la chiesa Maria S.S. Addolorata guidata da don Memè Ascone, gremita da un pubblico di appassionati che
ha seguito i brani della polifonia classica
e romantica con entusiasmo.
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Piana
Martedì 20 dicembre 2011
Martedì 20 dicembre 2011
Associazione finalizzata alle estorsioni e alle rapine: sette le condanne. Dodici anni a Gatto
“Squarcio”, assolti Perna e Ruà
La decisione del gup. Ritenuto estraneo alle accuse anche Osvaldo Cicero
SETTE condanne e tre assoluzioni, due delle
quali particolarmente “pesanti”. Queste le
decisioni prese ieri pomeriggio, in sede di rito
abbreviato, dal gup Sabatini, del tribunale di
Catanzaro, relativamente al procedimento
antimafia denominato “Squarcio”. Si tratta
di una vecchia operazione, a suo tempo diretta dall’allora pm della Dda Eugenio Facciolla
e portata a termine dalla Squadra Mobile di
Cosenza. L'accusa base è associazione di
stampo mafioso, finalizzata alle estorsioni,
alle rapine e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Ieri il gup ha sostanzialmente accolto le
richieste del pm Pierpaolo Bruni, della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro,
che aveva sollecitato appunto sette condanne, per un totale di circa 55 anni di reclusione,
e tre assoluzioni. Queste ultime, e qui sta la
notizia, ieri hanno interessato i presunti boss
cosentini Gianfranco Ruà e Francesco Perna,
difesi dagli avvocati Massimo Petrone e Concetta Santo. Anche il gup li ha ritenuti estranei alle accuse a suo tempo avanzate dalla
Dda. Assolto anche Osvaldo Cicero, figlio
dell’altro presunto boss bruzio “Micuzzo” Cicero. «Abbiamo insistito sull’estraneità di
Ruà sin dall’inizio di questa vicenda. Accogliamo con soddisfazione
questa assoluzione, che è però giunta dopo tanti anni, nel
corso dei quali il mio assistito
è stato costretto, anche per
“Squarcio”, al 41 bis», ha detto a caldo l’avvocato Massimo
Petrone. Gli altri sette sono
stati condannati a pene comprese tra i 12 e i cinque anni e
quattro mesi di reclusione. La
pena più severa è stata inflitta
a Mario Gatto. Per lui 12 anni
appunto, a fronte però dei 14
richiesti dal pubblico ministero. Claudio Perna è stato
condannato a otto anni tondi,
proprio per come richiesto
dal magistrato. Sette anni di
reclusione a testa, invece, e a
fronte degli otto anni e otto
mesi sollecitati da Bruni, per
Antonio Pignataro e Vincenzo Roveto. Cinque anni e quattro mesi di reclusione sono
stati alla fine inflitti ad AlfonIl pm Bruni
sino Falbo (per lui ne erano
stati richiesti otto), Biagio Barberio e Rinaldo
Gentile (Bruni aveva chiesto due mesi in più a
testa).
L'operazione “Squarcio”scattòall'alba dell'19 luglio del 2000. Quel giorno entrarono in
azione ben 150 poliziotti. Su disposizione dell'allora pm Facciolla (ora procuratore generale a Catanzaro) furono arrestate dodici persone. Secondo l'originaria accusa gli indagati facevano parte di «un'associazione a delinquere di tipo mafioso, organizzata e diretta da
Francesco Perna e Gianfranco Ruà e composta da più persone» che, «avvalendosi della
forzadi intimidazionedel vincoloassociativo
e della condizione di assoggettamento e di
omertà che ne deriva», aveva di fatto «la gestione o comunque il controllo di attività economiche e di appalti pubblici».
Il collegio difensivo, oltre ai già citati Petrone e Santo, è formato da Cesare Badolato, Giuseppe Bruno, Marcello Manna, Giorgia Greco, Giuseppe Malvasi, Antonio Gerace, Gianluca Garritano, Filippo Cinnante, Cristian
Bilotta e Linda Boscaglia.
r. gr.
TERMINATOR 4
Il Tdl scarcera
Ninni Guagliardi
LUIGI GAGLIARDI, per gli amici
“Ninni”, è stato rimesso in libertà. Lo
ha deciso ieri il Tribunale del Riesame
di Catanzaro (Scuteri presidente, Perri e Natale a latere) che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Nicola
Rendace, del foro di Cosenza.
Gagliardi era stato arrestato lo scorso 6 dicembre nel corso dell’operazione “Terminator 4” con l’accusa di aver
partecipato, il 9 giugno del 2000,
all’omicidio di Antonio Francesco Enzo Sassone nei cui confronti furono
esplosi almeno quattro colpi di pistola
calibro 3,57, «che - si legge nell’ordinanza firmata dal gip della Distrettuale - ne cagionavano la morte “per tamponamento cardiaco da lesione di arma da fuoco che ha interessato la vena
cava nella porzione intrapericardica”».
Ruolo di Gagliardi sarebbe stato
quello di aver rubato, il 29 maggio del
2000 al parcheggio dell’Unical, la Fiat
Uno poi utilizzata per l’agguato. Da
qui il ricorso dell’avvocato Rendace,
secondo il quale non ci sono gli elementi per ritenere Gagliardi colpevole.
Restano invece in carcere Francesco Patitucci e Mario Piromallo. Il Tdl
non ha accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa. La decisione è stata presa sempre ieri.
r. gr.
I fatti
risalgono
al lontano
2000
Da giovedì
A Cosenza
si processeranno
i minorenni
GIOVEDI’ prossimo, 22 dicembre, alle 11 presso il Palazzo di giustizia di Cosenza, verrà inaugurata l’aula istruttoria del Tribunale dei Minorenni di Catanzaro e la Mediazione familiare del Tribunale di
Cosenza. Saranno presenti,
tra gli altri, il presidente del
Tribunale dei minorenni di
Catanzaro, il presidente del
tribunale di Cosenza, il procuratore Granieri e il presidente
dell’Ordine degli avvocati di
Cosenza, Oreste Morcavallo.
«E’una grandissima realizzazione storica perchè - ha detto
quest’ultimo - è la prima volta
che nel tribunale di Cosenza si
insedia la sezione del Tribunale peri minorennidi Catanzaro». E così in città si svolgeranno le udienze per i procedimento relativi ai minori.
Un’aula di tribunale
La Corte di appello rivede la sentenza di primo grado
Nessuna violenza sessuale
dal padre e dal fratello
IN PRIMO grado era stato condannato a sette anni di reclusione con la gravissima accusa di aver abusato della
figlia. Ieri la Corte di Appello di Catanzaro (presieduto dal giudice Garcea),
sebbene il pg Lia avesse chiesto la conferma della condanna, lo ha assolto
con la formula piena, mettendo a questo punto in dubbio la denuncia che a
suo tempo presentò la giovane presunta vittima, la quale disse di essere
stata violentata dal padre finanche il
giorno del suo matrimonio. Si tratta
di Antonio A., di Cosenza, difeso
dall’avvocato Angela D’Elia, del foro
bruzio. Stessa decisione è stata presa
nei confronti del fratello della presunta vittima, che in primo grado era
stato condannato a quattro anni di reclusione con l’accusa di aver preso
parte, insieme al padre, a una delle
violenze. Si tratta di M. D. P. (il giovane porta il cognome della madre), di-
feso dall’avvocato Antonio Aloe. I due
penalisti cosentini in sede di Appello
hanno fatto valere la tesi secondo la
quale la giovane presunta vittima si
sarebbe inventata le violenze per vendicarsi del trattamento ricevuto dalla
famiglia in gioventù. Fu infatti costretta a stare in collegio fino all’età di
13 anni. Gli avvocati hanno anche dimostrato, producendo diverse testimonianze, la falsità della violenza che
si sarebbe consumata il giorno del
matrimonio della presunta vittima.
Insomma, nessuna delle accuse ha
retto. Di diverso avviso fu, la scorsa
primavera, il tribunale collegiale di
Cosenza (Garofalo presidente, Ferrucci e Cosenza a latere) che condannò il genitore, di 73 anni, accusato di
aver abusato della figlia dal 1999 al
2006, a sette anni di reclusione, e il figlio M. D. P., di 34 anni, a quattro anni
di reclusione. Secondo l’originaria ac-
cusa (in primo
grado sostenuta
dal pm Donato) padre e figlio abusarono della giovane
all'interno di una
baracca.
Un altro giorno
ancora la ragazza sarebbe stata portata dal padre nella stessa baracca, dove
c'era un terreno coltivato. Il genitore
quella volta tentò un approccio sessuale durante la raccolta di fichi. La
giovane subì la prima violenza quando era ancora minorenne. Denunciò i
presunti abusi ai carabinieri dopo che
il padre aveva appena scontato la pena
(cinque anni e mezzo di reclusione)
per le violenze consumate sulla sorella. I giudici del primo grado le hanno
dato ragione, quelli del secondo grado no.
r. gr.
Denuncia in Procura
Per Natale regala
un momento
di benessere
«Concorso
illegittimo
all’Afor»
Solarium, Elettrodepilazione
Trattamenti anti-age / anti-acne
Trattamenti Gomming, Ricostruzione unghie
Massaggi linfodrenanti / rilassanti
Cromoterapia, Bendaggi, Pressoterapia
Peeling, Elettrosauna
Cosmetici e profumi
Trucco sposa / personalizzato
Pacchetti personalizzati a partire da 15 euro
L’avvocato
Angela
D’Elia, del
foro di
Cosenza, ha
difeso il
genitore
della giovane
Via Reggio Calabria, 14 - COSENZA
(dietro centro commerciale “i due fiumi”)
Tel. 0984.1903377
COME si fa a bandire un
concorso all’Afor se l’ente è
in liquidazione? Se lo sono
chiesti circa 240 dipendenti amministrativi della
stessa Afor che hanno presentato un esposto denuncia alla Procura di Cosenza
in relazione alla decisione
di bandire un concorso per
l’assunzione di 66 precari.
A detta degli amministrativi, e proprio in considerazione dello stato in cui
si trova ora l’Afor, tale concorso è da ritenersi illegittimo.
La parola passa dunque
alla procura di Cosenza per
valutare la regolarità del
concorso. L’esposto è ora al
vaglio del procuratore Granieri, che deciderà sul da
farsi.
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26 Cosenza
Rende e dintorni
Martedì 20 dicembre 2011
Cerisano. I settori di intervento sono anziani, assistenza domiciliare e prelievi ematici a casa
Tre progetti di politica sociale
Le iniziative dell’amministrazione comunale illustrate da sindaco e assessore
di FRANCESCO MANNARINO
CERISANO – Rosario Belmonte è il capogruppo della maggioranza che governa il paese.
Ed il sindaco Mancina gli
ha affidato l’incarico di curare le politiche sociali. Sono proprio loro due ad
esporre, in una conferenza
alla Casa delle Culture,
nuovi progetti inerenti, appunto, le politiche sociali,
che saranno attivati con
l’inizio del nuovo anno.
Entrambi, Mancina e
Belmonte, hanno fornito al
pubblico presente importanti informazioni relative
ad uno dei settori più delicati della vita sociale del
paese.
Nella fattispecie hanno,
in primis, annunciato che
ci saranno due interventi a
sfondo socio-assistenziale
(“Anziani in famiglia” e
“Assistenza
domiciliare
per persone non autosufficienti”), che sfruttano il
piano di interventi previsto
dalla Regione Calabria, e
uno a sfondo socio-sanitario (“Prelievi ematici a domicilio”), per poi dichiarare che l’amministrazione
comunale sta pensando di
attivare l’ufficio dei servizi
sociali.
«Presumibilmente per
due mattine e un pomeriggio a settimana», asseriscono. In attesa che il PUA
(punto unico di accesso) diventi realtà così come annunciato in settimana congiuntamente dal Comune
di Cosenza, dal CSV e
dall’Azienda sanitaria provinciale, e che «fungerà da
indirizzo, raccolta di esigenze e segretariato sociale, quindi disbrigo pratiche non complesse, prenotazioni visite e via discorrendo».
Per Belmonte, «importante è anche l’idea di creare, se ci saranno le giuste
condizioni, un fondo sociale di solidarietà, allo scopo
di avere sempre da parte un
tesoretto da utilizzare solo
in caso di forte e riconosciuta necessità».
Infine, la notizia che in
vista delle festività dedicate al Natale il Comune di Cerisano elargirà un contributo una tantum di sostegno al reddito alle famiglie
indigenti.
E questo, viene spiegato
durante la conferenza per
presentazione dei progetti
sociali, «usando anche la
somma del compenso spettante al dottor Mario Cipolla, al quale ha rinunciato
proprio con la volontà di
destinarla a scopo sociale».
La valutazione delle domande è stata affidata
all’assistente sociale dottoressa Emilia Soda.
La parte centrale della
conferenza ha fatto regi-
Un momento della conferenza
strare l’intervento della vicepresidentessa della Socialnet dottoressa Elena
Nigro, la quale si è soffermata sui due progetti socio-assistenziali, spiegando come si interverrà sul
territorio cerisanese, e del
presidente della Fraterna
Assistenza dottor Giovanni Gentile, che invece si occuperà dei prelievi ematici
a domicilio.
Durante la loro esposizione pubblica, entrambi
hanno auspicato che l’assistenza domiciliare integrata decolli sul serio ed elogiato l’amministrazione
comunale di Cerisano per
la particolare attenzione riposta nel cercare di stare il
più possibile vicino ai più
bisognosi, sforzandosi di
guardare il più possibile a
quelle realtà dove il welfare
è particolarmente sviluppato.
Slow Food adotta
un orto in Africa
E' PARTITA l’adozione,
da parte della Condotta
Slow Food di Cosenza, di
un orto in un villaggio
dell’Africa con un primo
versamento alla Fondazione di 308 euro ricavati
dalla serata Terra Madre
del 9 dicembre.
«Con le prossime iniziative – prosegue la nota
– vedremo di arrivare ai
900 euro occorrenti per
l’avvio concreto dell’orto». La Condotta Slow
food ricorda anche il messaggio delle ultime serate: «mangia locale e di stagione. Evitiamo di comprare frutta esotica e pesci provenienti da migliaia di chilometri».
Cerisano. «Palese sproporzione tra incasso accertato e presenza di pubblico»
Biglietti, la Primavera chiede lumi
Interrogazione del gruppo di opposizione al sindaco sulla vendita dei tagliandi
CERISANO - Continua la querelle sui
biglietti del festival delle Serre. Se ieri
è intervenuto il primo cittadino dichiarando che tutto «è regolare», oggi anticipiamo una interrogazione
del gruppo “Primavera cerisanese”
che verrà presentata nei prossimi
giorni al sindaco ed al presidente
dell’Assise. LucioDi Gioiae LuigiSettino scrivono che «in occasione
dell’ultimo consiglio comunale si accertava, nell’ambito della discussione
sull’assestamento di bilancio dell’Ente, alla voce “proventi concerti festival”,lacifra dieuro11.405».Durante
la discussione sul punto, il gruppo politico Primavera Cerisanese, nella
persona del consigliere comunale Lucio Di Gioia, evidenziava «la palese
sproporzione tra l’incasso accertato e
dichiarato dall’Ente e la grande partecipazione di pubblico per gli spettacoli e che lo stesso sindaco, in più occasioni, tramite comunicati e dichiarazioni allastampa, ribadivail successo
di pubblico per gli spettacoli offerti».
Da qui Di Gioia e Settino hanno avuto
modo di visionare i report specifici dei
singoli spettacoli (titoli d’accesso per
evento), consegnati dall’Ufficio comunale. Tutto ciò premesso, Lucio Di
Gioia e Luigi Settino, formulano la seguente interrogazione a risposta
scritta: «Chi, per conto del Comune di
Cerisano,ha ricevutoincarico diverificare la corretta gestione dell’emissione, distribuzione e vendita dei biglietti; quali le cause di annullamento
titoli(biglietti) persingoli spettacolie
chi ha accertato e verificato detto annullamento; chiarire le differenze di
dati riscontrate nelle schede riassuntive dei titoli per gli accessi agli eventi,
in particolare per gli spettacoli Traviata e Guzzanti (presenti due diversi
report per ogni spettacolo); quali I termini contrattuali pattuiti, e con chi,
per il concerto Bandabardò; quale il
costo complessivo del predetto spettacolo ed il relativo incasso tramite biglietti venduti nella serata del concer-
Marano P. Principato Libero: «Non coinvolte le comunità»
C’è il sì all’Unione dei Comuni
Le amministrazioni Tenuta e Guido votano a favore
MARANO PRINCIPATO – Ieri il sì ufficiale propedeutico all’Unione dei comuni
dei “due Marano”. Tenuta e Guido, insieme alle rispettive maggioranze, hanno
votato a favore e deciso che sarà Unione.
Le opposizioni si sono astenute invece.
In una nota, Principato Libero spiega il
perché: «In merito a quanto dichiarato
dal sindaco Alessandro Tenuta sul Quotidiano della Calabria esprimiamo il nostro dissenso legato alla mancata partecipazione delle rispettive comunità ad una
scelta così importante in ottica futura.
Dalle dichiarazioni rilasciate è evidente che siamo di fronte ad una scelta di pochi visto che il sindaco non ha specificato
che l’obbligo di esercitare insieme, sotto
forma di Unione, determinati servizi al fine di garantire un risparmio nella spesa
deglienti localispetta acomuni concittadinanza inferiore a quella delle nostre rispettive realtà, per i quali è invece prevista la facoltà di creare tale organo amministrativo per raggiungere lo scopo di risparmiare».
«La legge nazionale 148 del 2011 - continua il documento di “Principato Libero”
- non esclude la possibilità di svolgere i
servizi in modo comune attraverso forme
consorziali o diversi strumenti di gestioneintercomunale purperseguendosempre il fine ultimo di abbassare i costi.
Il primo cittadino ha dimenticato anche di specificare che è la stessa legge ad
imporre ai comuni che scelgono di intraprendere questa strada di arrivare alla
fusione degli enti e non la pseudo-maturazione dei tempi di cui si parla.
La relativa perdita delle rispettive iden-
Il Comune di Marano Principato
tità storico-amministrative, dei confini
territoriali e la nuova futura gestione del
territorio deve spingerci a cercare
un’ampio confronto tra comunità e forze
politiche dei rispettivi enti.
Sempre da quanto riportato si apprende dell’esistenza di una bozza dello Statuto e del regolamento e ci chiediamo a cosa
servail Consigliocongiunto convocatoe,
soprattutto, l’intenzione di istituire una
Commissione Statuto visto che su spinta
del primo cittadino stesso si vuole presentare il tutto giàpreconfezionato ai cittadini e a noi Consiglieri di minoranza.
Riconosciamo i benefici che potrebbero
scaturire dalla creazione di un’unione,
ma chiediamo che siano i cittadini a dover
essere coinvolti in prima linea su tale decisione, portando a loro conoscenza tutti
gli aspetti che ne derivano. Per poter
esprimere il loro punto di vista in merito
alla proposta di unirsi, ai servizi che in
modo prioritario bisogna esercitare in
modo congiunto e così via.
Perché non abbiamo dimenticato che
gli attori che oggi ci presentano tal modello facevano parte dell’Unione dei Comuni Pandosia definita prima modello di
eccellenza e dopo qualche anno fatta
scomparire per qualche poltrona mancata».
f. man.
to e in prevendita (manca report); Il
numero esatto di biglietti venduti in
prevendita per singoli punti vendita
e, quindi, i relativi incassi per singoli
spettacoli; quale è la cifra totale di incasso peri biglietti vendutiin prevendita; le procedure con cui si è provveduto all’affidamento del servizio di
emissione bigliettied ilsoggetto designato; il numero di biglietti omaggio
distribuiti; i criteri e le modalità di distribuzione degli stessi;termini e modalità con cui sono stati assegnati gli
spazi interni alle aree spettacolo a
soggetti privati per attività commerciali di vendita e somministrazione».
f. man.
Nel nome di don Peppe Diana
Natale resistente
contro le mafie
RENDE - Il Laboratorio
Universitario per l’educazione alla Giustizia e alla
cittadinanza
attiva,
nell’ambito del progetto
“Per una pedagogia della
resistenza”, con il patrocinio e la collaborazione di
Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, del Presidio permanente Amici di Pino Masciari dell’Università della Calabria e della Segreteria Generale Università
della CISL, organizza per
oggi "il Natale resistente".
Davanti alla sede della
Cappella universitaria,
sita sul ponte carrabile
cubo 23/B, dalle 11 alle 13,
saranno distribuiti volantini augurali con la lettera di Don Peppe Diana,
sacerdote ucciso dalla Camorra nel 1991, “Per
amore del mio popolo non
tacerò”.
Nell’occasione
sarà
promossa anche la campagna di sensibilizzazione (denominata Il Cibo
della Giustizia) per favorire la diffusione dei prodotti alimentari delle cooperative che lavorano nelle terre confiscate alle mafie. L’idea è di proporre
L’Unical
all’Università di Arcavacata l’acquisto, per i servizi di mensa e ristorazione,
del cibo antimafia. Dalle
parole ai fatti, per costruire la cittadinanza attiva.
Saranno presenti Francesco Bossio e Giancarlo
Costabile,
ricercatori
Unical del progetto Pedagogia della Resistenza,
Giuseppe Freccia, Segretario Generale Cisl Università della Calabria.
r. c.
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32 Cosenza
Provincia
Martedì 20 dicembre 2011
San Giovanni in Fiore. Barile: «Anche se di piccola portata sono atti che offendono»
Tre intimidazioni al sindaco
In un mese il primo cittadino fatto oggetto delle attenzioni di malviventi
SAN GIOVANNI IN FIORE Ignoti hanno tagliato gli
pneumatici dell’auto del sindacodiSan GiovanniinFiore,
Antonio Barile, usata normalmente dalla moglie. A presentare la denuncia è stato lo
stesso Barile ai carabinieri alla caserma dei carabinieri, lo
stesso primo cittadino, che
domenica mattina ha avuto la
sgradevole sorpresa di trovare tagliate tutte e quattro le
ruote della macchina di sua
proprietà, una Mercedes Classe A, normalmente usata dalla moglie e parcheggiata davanti alla propria abitazione.
«Fare il sindaco di un paese
difficile dal punto di vista sociale ed economico com'è quello da me amministrato –ha sostenuto Barile – non è cosa facile. Saranno anche gesti di
piccola portata, magari frutto
dell’azione di vandali e giovinastri che passano il tempo
producendo danni agli altri.
Almeno spero che si tratti di
questo, però sono azioni che
offendono».
Tuttavia, è scritto in una nota, non è la prima volta che ciò
accade. Nel giro di un mese, in
altre due occasioni, il sindaco
aveva trovato una gomma della macchina tagliata mentre
nel gennaio scorso aveva trovato le fiancate della vettura
rigate. «Non avevo dato peso a
questi episodi – ha aggiunto
Barile – anche se questa volta
la cosa, sembra essere un segnale più forte».
L’episodio di domenica,
prosegue la nota, «avviene in
un periodo che ha visto acuirsi diversi problemi nella comunità ma, nonostante le
problematiche presenti, si
tratta comunque di atti vandalici ed offensivi per l’intera
cittadinanza». «Questi gesti
però – ha concluso il sindaco
Barile – non fermeranno la
mia azione amministrativa
anzi, vado avanti nella convinzione che la nostra opera ci
riconsegni una città vivibile e
a misura d’uomo».
In azione mezzi spazzaneve e spargisale. Impianti chiusi
Continua a nevicare in Sila
di BERNARDO LONGO
SPEZZANO SILA - Continua a nevicare
su tutta la Sila, anche a quote più basse,
intorno ai mille metri. Nelle località turistiche di Camigliatello Silano e Lorica il
manto bianco ha superato i 20 centimetri
e mentre sulle cime di Monte Botte Donato e Montescuro la manto nevoso ha superato i 35 centimetri con temperature
che sono scese di diversi gradi sotto lo zero nelle ore notturne.
Le strade su tutto l’Altopiano Silano sono transitabili grazie al lavoro dei mezzi
spazzaneve e spargisale della Provincia
di Cosenza.
Nevica anche a San Giovanni in Fiore.
Intorno ai mille metri di quota sulla statale 107 Silana Crotonese che attraversa
la Sila si transita solo con pneumatici da
neve o catene a partire da Spezzano della
Sila fino a San Giovanni in Fiore.
La transitabilità sull’intera Strada Statale 107 Silana Crotonese, al momento, è
garantita dai mezzi dell’Anas che stanno
ripulendo le strade.
Incessante l’opera dei mezzi spazzaneve, lancianeve e spargisale dell’Anas che
tentano di rendere per quanto è più possibile sicura la percorribilità sulla SS
107. Spesso, nella gioranta di ieri, il lavoro degli addetti dell’Anas sembrava vanificato dalle abbondanti nevicate che ricoprivano immediatamente il manto stradale con una candida coltre bianca
Al momento gli impianti sciistici sia di
Camigliatello che di Lorica sono ancora
chiusi proprio a causa dell’intensa nevicata ancora in corso. A breve dovrebbe arrivare l’apertura.
Il sindaco Barile
Vengono contestati i provvedimenti presi nella veste di assessore al Bilancio
Lappano, il Pdl attacca il sindaco
Il gruppo consiliare critica Biasi: «Ha perso l’orientamento politico»
LAPPANO – Per il gruppo consiliare
del Pdl, l’attuale sindaco, dopo cinque
anni di attività come assessore al bilancio, nella giunta presieduta dal
sindaco Romilio Iusi, rinnegherebbe
la sua compartecipazione rispetto alle
scelte prodotte e manifesta, dopo l’ennesimo richiamo dellaCorte dei Conti
sulla qualità gestionale dell’ente, che
la responsabilità della cronica ed irreversibile evasione fiscale, dell’ammontare sproporzionato dei residui
attivi, del ricorso reiterato alla anticipazione di cassa, del rinnovato disavanzo della gestione di competenza,
derivano da chi lo ha preceduto, ovvero, dai sindaci De Rose e Iusi. “Il sinda-
co Biasi, già assessore ombra al bilancio, - viene dichiarato in una nota - dimentica che nel 2006 in sede di approvazione di ContoConsuntivo del 2005
la minoranza dell’epoca poneva in evidenza, con una relazione depositata
agli atti, lo stato deficitario dell’ente e
accordava oltre alla propria disponibilità un termine congruo, di 3 anni,
entro il quale si sarebbe dovuto porre
rimedio. Dopo quasi quattro anni di
sterilità amministrativa – è quanto
sostengono sempre i consiglieri del
comunali del Pdl - e dopo il puntuale
richiamo della magistratura contabile in cui si evidenziavano numerosi richiami si fa ricorso ad un mutuo di
190.000 euro da estinguere in 10 anni con la Sorical a titolo di somministrazione acqua e nel contempo si definivano non riscuotibili le entrate dei
proventi dell’acquedotto per un totale
di 72.000 euro, imposte evase ovvero
non pagate per un totale di 102.000 .
La minoranza consiliare del Pdl, già
lo scorso anno protocollava una mozione con la quale si chiedevano le dimissioni dell’ assessore al bilancio,
del sindaco e dell’intera giunta. Mozione che venne discussa e che,
nell’esporre la richiesta, escludeva
parzialmente l’assessore al bilancio
Biasi dalle responsabilità politicocontabili in quanto neofita ammini-
stratore trascinato dai canuti nella
poltiglia della gestione storica ed inadeguata comunale. Ma l’iniziato Biasi
replicava alla minoranza che la sua
responsabilità all’interno dell’amministrazione era piena, come tra l’altro
risulta dagli atti . “Delle due l’una - si
chiedono infine i consiglieri del Pdl - o
il sindaco ha perso l’orientamento e
non sa più con chi stare o è sotto coercizione e l’attestazione sono i provvedimenti partigiani di giunta adottati
in questi primi sei mesi ed abbondantemente rilevati. Una cosa è inequivocabile, - concludono - tutti appartengono al Pd. Almeno questo non è stato
messo in discussione”.
Castrovillari. «Riorganizzare le risorse» Castrovillari. «Mai parlato dei programmi» Castrovillari. Erano cinquanta gli indagati
Sanità, non piace al Psi Idv non parteciperà
l’accordo con le Poste
alle primarie
Falso ideologico
c’è la prescrizione
I socialisti: «Uno spreco l’intesa sui ticket» Fuori dal coordinamento di centrosinistra L’inchiesta sull’istituto Alberghiero
di LAURA CAPALBI
CASTROVILLARI- Il partito socialista interviene sul
tema della sanità, definendo uno «spreco» l’accordo
con Poste Italiane per pagare i ticket. “Continuano è detto in una nota - le enormi difficoltà per la sanità
calabrese a seguito del piano di rientro che sta determinando la chiusura di
molti reparti e diversi servizi anche territoriali”.
Il Partito Socialista prosegue la nota “che sta più
volte denunciando quanto
sta accadendo, coinvolgendo i cittadini di Castrovillari e del territorio, si chiede
come sia possibile che in
questi giorni si sia sottoscritto un accordo tra le Poste Italiane e la Regione Calabria per esternalizzare il
servizio del pagamento dei
ticket e le prenotazioni per
le visite mediche e altre indagini diagnostiche, in un
momento in cui bisognerebbe ridurre la spesa tentando di mantenere in essere servizi già esistenti e garantire i livelli minimi di
assistenza”.
A giudizio del partito socialista di Castrovillari “un
protocollo d’intesa e una
relativa convenzione con
un ente privato come le Poste Italiane, riteniamo essere, in questo momento
storico un ulteriore spreco
per le casse della sanità calabrese, che dovrebbe invece, a nostro parere, pensare
di riorganizzare al meglio
le risorse umane già presenti in pianta organica
con una ridistribuzione del
personale più equa e favorire la cura dei malati a domicilio, migliorando l’assistenza domiciliare e coinvolgendo i medici di medicina generale che operano
sul territorio”.
La ricetta dei socialisti:
“Una migliore erogazione
dei servizi sanitari si ha
riorganizzando la rete territoriale contestualmente
a quella ospedaliera ed
emergenza-urgenza, migliorando l’offerta dei servizi, promuovendo la mobilità del personale medico e
del comparto sanitario in
accordo con i sindacati e
utilizzando le risorse strutturali in dotazione del sistema per ottimizzare l’esistente e per garantire servizi di qualità ma soprattutto per garantire il diritto alla salute di tutti noi cittadini”.
di NICOLA RUSSO
CASTROVILLARI – Il locale circolo di Italia dei Valori
non parteciperà alle primarie del centrosinistra. Lo ha
comunicato il coordinatore, Vincenzo Fuscaldi, ricordando che l’assemblea
cittadina ha deciso all’unanimità di non partecipare
alle prossime primarie di
coalizione, uscendo al momento anche dal coordinamento del centrosinistra,
poiché a loro giudizio, non
ci sono le condizioni politiche e programmatiche per
un’alleanza.
«Il Circolo cittadino di Idv
- afferma Fuscaldi - che in
un mese ha visto triplicare i
suoi iscritti, sin dalla sua
nascita era pronto a confrontarsi, nelle varie riunioni interpartitiche del
centrosinistra, sulle linee
programmatiche, su progetti concreti e fattibili e
sulle innumerevoli problematiche che interessano la
nostra città. Purtroppo di
tutto ciò, in quelle sedi ufficiali, non si è mai discusso,
poiché l’attenzione è stata
totalmente incentrata sul
metodo di scelta del candidato sindaco, discussione
anch’essa importante, ma a
nostro avviso non fondamentale per unire una coalizione».
Italia dei Valori a Castrovillari non ha alcuna intenzione di stringere alleanze
a scatola chiusa in quanto
c’è la convinzione che non
possono più nascere coalizioni costruite solo su una
mera fusione a freddo di sigle partitiche, senza una
condivisione comune di
progetti, programmi ed
idee.
«La nostra ragione sociale – continua Fuscaldi - è
stata sempre quella di rivoluzionare in meglio il sistema politico locale, partendo proprio dalla discussione sui contenuti nell’interesse supremo della collettività. Per questi motivi
dunque, usciamo dal coordinamento del centrosinistra, ritenendo più opportuno, ed in coerenza con i
nostri valori, posticipare a
dopo le primarie, il confronto politico con il resto
della coalizione».
Intanto Idv continuerà a
confrontarsi con le altre
forze politiche di centrosinistra fuori dalla coalizione, con le liste civiche cittadine e con tutto il mondo
dell’associazionismo.
di FRANCESCO MOLLO
CASTROVILLARI – Non luogo a procedere per decorso del
termine di prescrizione per
tutti gli indagati accusati di
falso ideologico e assoluzione
con formula piena per i reati di
truffa aggravata e abuso d'ufficio di cui dovevano rispondere in più Santino Di Stasi e
Giuseppe Pucci. Si è conclusa
così la vicenda giudiziaria per
gli oltre cinquanta indagati
per il quali la Procura di Castrovillari aveva chiestoil rinvio a giudizio in relazione a
presunte irregolarità su alcuni progetti formativi organizzati dall’istituto alberghiero
di Castrovillari e finanziati
dall'Unione
Europea.
All’udienza di ieri il giudice
per le udienze preliminari,
Annamaria Grimaldi, ha assolto Santino Di Stasi, dirigente scolastico dell'Istituto
alberghiero all’epoca dei fatti;
Giuseppe Pucci, Pietro Smurra, Salvatore Risoli e Leonardo Genovese amministrativi e
docenti nello stesso istituto.
Una conclusione attesa, visto
che era stato lo stesso pm, in
requisitoria, a chiederela prescrizione per tutti capi di accusa contestati agli alti imputati: Maria Rosaria Cavaliere,
Francesco Risorto Chiappet-
ta, Antonio Cosenza, Elena Citarelli, Michele De Napoli, Daniela Zicari, Agostino Guzzo,
Mirella Cruscomagno, Michele Caponigro, Concetta Di
Noia, Giuseppe Galima, Marisa Mortati, Gianna Pugliese,
Rocco Di Leo, Francesco Ragusa, Emilia Gatti, Elisa Alberti, Pietro Macrì, Loredana
Pisarri, Antonio Falbo, Sonia
Sarno, Aldo Vincenzi, Giuliano Sangineti, Arturo Falco,
Enrica De Cecio, Caterina Calomino, Giuseppe Castriota,
Alba Staffa, Carmela Oriolo,
Rosa Cerchiara, Gianluca Di
Stasi, Francesco Smurra, Silvestro Carrieri, Valerio Pfisterm, Sergio Senatore, Domenico Di Tommaso, Sergio
Pedatella, Giuseppina Simone, Giuseppe Sapia, Carmine
Salerni, Angelo Di Sanzo,
Pierluigi Vacca, Felice Capone, Davide De Septis, Reneè
Fusaro, Joanne Denial.Gli indagati (difesi da Mario Rosa e
Andrea Bonifati, Ugo Anelo,
Roberto Lauro, Patrizia Martino, Maria Antonietta Guaragna, Luca Donadio, Paola Napolitano) erano accusati di
avere - dal 2003 al 2005 –offerto, da una parte, e accettato,
dall’altra, consulenze professionali senza i titoli necessari
e sotto false attestazioni per
l’esecuzione del bando.
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34 Cosenza
38
Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893
Rossano Fax 0983.530493
Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901
Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected]
Cassano. Coinvolte due diverse famiglie. Uno degli elementi di spicco in carcere nel 2008
Sequestro di beni al clan
Operazione della Guardia di Finanza in collaborazione con la polizia valutaria
di ANTONIO IANNICELLI
CASSANO – Più di 800 mila
euro tra beni immobili e beni
mobili che si ritengono di provenienza nonlegale sonostati
sequestrati a termine di complesse e delicate indagini patrimoniali e finanziarie dagli
uomini della Guardia di Finanza di Sibari, guidati dal capitano Antonio Taccardi, che
hanno agito instretta collaborazione con il nucleo speciale
di polizia valutariadi Roma. Il
sequestro, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro perché riconducibile ad attività antimafia e
consistentein duemagazzini,
un’attività commerciale, una
Bmw e più di 200 mila euro in
contanti, è stato effettuato ai
danni di due nuclei familiari
cassanesi strettamente imparentati fra di loro. Sembra che
una persona si sia presentato
in banca per cambiare banconote per oltre 200 mila euro
tutte sporche. Un gesto che
non è passato inosservato e
che ha richiamato l’attenzione della Guardia di finanza
che al termine delle indagini
ha sequestrato il denaro oltre
a beni per altri 600 mila euro. I
risultati dei minuziosi accertamenti eseguiti dai finanzieri hanno consentito al Tribunale di Cosenza – Sezione penale Misure di Prevenzione –
di accogliere la richiesta della
Dda di Catanzaro e di emettere
ai sensi delle norme antimafia
un decreto di sequestro di beni
finalizzato alla successiva
confisca nei confronti dei
componenti dei due nuclei familiari. Sulle loro generalità
vige il massimo riserbo da
parte degli inquirenti. Le loro
bocche sono cucite. L’unica indiscrezione che hanno lasciato trapelare è il fatto che l’elemento di spicco dei due nuclei
familiari è una conoscenza
delle forze dell’ordine. Nel
2008, infatti, ricordano i finanzieri, la persona ritenuta
“elemento di spicco” è stata attinta, nel corso dell’operazione “Omnia”, da un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere per gravi reati che la collocavano tra i soggetti gravitanti nell’orbita del clan
‘ndranghetista dei Forastefano che operava in territorio
del comune di Cassano.
I segugi delle Fiamme Gialle diSibari, nel corsodelle loro
certosine indagini e capillari
accertamenti patrimoniali e
finanziari, hanno evidenziato
come le condizioni patrimoniali dei due nuclei familiari
cassanesi abbiano avuto un
incremento tale e non giustificabile dagli esigui redditi dichiarati dai componenti degli
stessi due nuclei familiari.
Redditi talmente esigui che i
finanzieri hanno ritenuto
non idonei a “dimostrare la lecita provenienza delle risorse
finanziarie utilizzate, sia per
l’acquisto dei beni immobili e
sia per l’espletamento dell’attività commerciale messa in
atto da una ditta operante a
Cassano nel settore del commercio al dettaglio di generi
alimentari”. Con questa operazione i finanzieri di Sibari
ritengono di aver inferto un
ulteriore colpo al potere economico della criminalità organizzata della Sibaritide.
Un’operazione, sostengono
dalle Fiamme Gialle, che è in
linea con la strategia del Corpo, cioè quella di investigazioni minuziose che portano, da
un lato, a colpire la criminalità organizzatae dall’altro ad
aggredire ipatrimoni illecitamente accumulati.
Uomini della Guardia di Finanza
Le proposte di Dima, Caputo e Orsomarso. Problemi al settore economico e al turismo
«Lo Jonio isolato da Trenitalia»
di LUCA LATELLA
CORIGLIANO –Sono circa un milione di
calabresi quelli residenti lungo la fascia
ionica e nell’entroterra cosentino, per
un bacinoche rappresenta il 50%del territorio calabrese, che dopo l’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, l’11 dicembre scorso, si ritrova in uno stato di
forzato isolamento dal resto del Paese,
con gravilimitazioni aldiritto allamobilità ed alle dinamiche turistiche, economiche e sociali.
E’ la realtà oggettiva di quella che i
rappresentanti del Partito della Libertà,
ildeputatoGiovanni Dimaeiconsiglieri
regionali Giuseppe Caputo e Fausto Orsomarso, definiscono una «menomazione arrecata a questa parte della Calabria,
privata dalla sera alla mattina di ogni
forma di collegamento ferroviario da
Nord a Sud». Nel raccogliere, quindi, la
legittima indignazione delle popolazioni e rilanciando la prospettiva di una
nuova politica dei servizi di trasporto di
cui l’intera Regione aveva ed ha bisogno,
Caputo, Dima e Orsomarso, nelle sue vesti di consigliere regionale delegato ai
trasporti, hanno inviato una duplice
proposta a Trenitalia. Gli esponenti pidiellini hanno chiesto il ripristino della
coppia treno ex Intercity 782/785 Reggio Calabria- Milano, da riprogrammare almeno cinque giorni su sette con l’itinerario Reggio Calabria, Catanzaro,
Crotone, Sibari, Cosenza, Paola, Napoli,
Roma. E da Roma vetture per Milano e
per Torino e viceversa.
Come priorità alternativa, Dima, Caputo e Orsomarso hanno sottoscritto la
richiesta diripristinare il trenoex Intercity Reggio Calabria-Roma, da far viag-
giare almeno cinque giorni su sei e con
un itinerario che parte da Reggio Calabria, via Catanzaro, Crotone, Sibari, Cosenza, Paola, Napoli, Roma e viceversa.
L’invito netto, dunque, è quello di riprogrammare l’orario almeno con quei
treni necessari ai«servizi universali ferroviari».
«Nell’orario ferroviario 2011-2012
vanno dunque riconsiderati – sostengono infine Fausto Orsomarso, Giovanni
Dima e Giuseppe Caputo – i già limitati
servizitrenoad oggimantenutiincircolazione. Le proposte avanzate, sulle quali si auspica e si ritiene probabile una
condivisione di Trenitalia, si traducono
in indicazioni concrete per una più funzionale riprogrammazione dei treni necessari a garantire i cosiddetti «servizi
universali ferroviari», secondo criteri di
efficienza e sostenibilità.
BREVI
Cassano
Presentazione
libro ciclismo
CASSANO – E’ in programma per questa sera, con inizio alle ore
17:30, nel Teatro comunale di corso Garibaldi,
la cerimonia di presentazione del libro di Pasquale Golia dal titolo
“Inseguendo un sogno
rosa” “Edizioni La Rondine” di Catanzaro. La
pubblicazione, ingloba
il racconto del ciclismo
attraverso gli occhi e la
penna del giovane cronista al seguito della
“carovana rosa”, che ricorda anche i 150 anni
dell’Unità d’Italia.
m. p.
Cassano
Sibari. Visita alla location del presepe vivente Villapiana. Tanti episodi di furti Un concorso
Studenti tra la natura Fli lancia l’allarme
sulle orme dei pastori microcriminalità
SIBARI – Gli alunni delle
scuole dell’obbligo dell’istituto scolastico comprensivo di
Sibari, accompagnati dai docenti e dal dirigente scolastico
hanno visitato la location, allestita in piazza S. Eusebio,
che ospiterà, il 25 dicembre, il
2 e il 6 gennaio, le rappresentazioni del ventiquattresimo
presepe vivente sibarita. Hanno avuto mododi ammirare le
varie botteghe e, in alcuni spazi appositamente attrezzati,
anche degli animali (un cavallo, una capretta, due oche, delle galline, alcuni pesci) che alcuni bambini hanno visto per
la prima volta nella loro vita.
Ipiccoli visitatorisonostati
molto attratti dalla scenografia tant’è che gli organizzatori
sono stati chiamati a rispondere a parecchie loro domande sulle modalità della realizzazione della stessa. Una location totalmente costruita grazie all’apporto dei tanti volontari che hanno dedicato diverse ore del loro tempo libero
pur di ottenere ancora una
volta quella che «è veramente
una scenografia che merita di
essere visitata e apprezzata».
Gli alunni della scuola ele-
di PASQUALE BRIA
Gli alunni in visita al presepe vivente
mentare e della scuola media,
dopo la celebrazione della
messa officiata da don Francesco Faillace, sono rientrati
nei rispettivi plessi scolastici
convinti di aver trascorso una
giornata che merita di essere
ben ricordata negli anni a venire.
a. i.
ALTO JONIO – Futuro e libertà chiede interventi contro gli
episodi di microcriminalità.
Sui recenti episodi di microcriminalità che interessano
diversi comuni dell’Alto Jonio, riferiti in particolare ai
furti in appartamento e negozi, intervengono in una nota
congiunta il coordinatore
provinciale di Futuro e libertà
per l’Italia Fabrizio Falvo e il
responsabile territoriale per
l’Alto Jonio Michele Grande,
nonché segretario della sezione Fli di Villapiana. «Gli episodi accaduti nelle ultime settimane nell’Alto Jonio cosentino,-scrivono gli esponenti di
Fli- nonostante un periodo di
relativa calma grazie all’ottimo e continuo lavoro della Magistratura e delle Forze
dell’Ordine, destano grande
preoccupazione nella cittadinanza a causa di quella che
possiamo definire una vera e
propria emergenzadi illegalità».
Futuro e Libertà «lancia un
duro monito a proposito della
questione legata alla sicurezza della popolazione del com-
prensorio, poiché in seguito
all’aumento esponenziale del
numero furti in abitazione (ad
Amendolara, Roseto, Montegiordano, Rocca Imperiale ed
Oriolo) e tenendo conto della
gravità di casi emblematici come quello della rapina al portavalori avvenuta in località
Raganello, al confine tra Villapiana Scalo e Sibari, è possibile constatare un aumento,
specialmente nell’area costiera jonica, sia dei fenomeni di
microcriminalità chedi quelli
legati alla criminalità organizzata». Il timore secondo Fli
è che «le locali consorterie criminali vogliano impadronirsi
del territorio. È necessario
evitare -prosegue la nota- che
questo accada per difendere le
persone oneste che vivono nei
paesi dell’Alto Jonio e che rappresentano la stragrande
maggioranza. Ciò che chiediamo- concludono Falvo e
Grande- è un rafforzamento
di uomini e mezzi all’interno
delle Forze dell’Ordine nelle
varie stazioni già presenti sul
territorio. Siamo certamente
grati alle forze dell’ordine per
il lavoro quotidiano svolto a
tutela dei cittadini».
sul presepe
CASSANO – Il mensile
“Prospettive Meridionali” lancia, tra i suoi
lettori, il concorso “Natale 2011: Il Presepe più
bello”. Tutti coloro che
intendono partecipare
al concorso devono inviare, entro il prossimo
31 dicembre, la richiesta all’indirizzo del
giornale, allegare almeno due foto.
a. i.
Cassano
Premio
Lelia Risolé
CASSANO – Nell’ambito del vasto e variegato
programma di “Natale
Insieme 2011”, il Teatro
comunale di Cassano
Ionio, alle ore 17 di giovedì prossimo 22 dicembre,
organizzata
dall’associazione Irfea,
presieduta da Carlo
Rango, ospiterà la cerimonia di premiazione
della 3^ edizione del
Premio intitolato a “Lelia Risolé”. Gli studenti
degli istituti superiori
della provincia si sono
cimentati con la narrazione scrivendo un racconto breve.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Jonio
Martedì 20 dicembre 2011
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Il presidente del consiglio comunale difende a spada tratta Scopelliti e ritiene faziosa la delibera
Ospedale, proposta bocciata
L’atto presentato dal gruppo di D’Amato fa storcere il naso alla maggioranza
di AMALIA FEROLETO
IL gruppo consiliare di opposizione “Amo Soverato” con il capogruppo Antonio D’Amato
e i consiglieri Antonio Matozzo, Antonio Rattà ed Emanuele Salatino ieri pomeriggio
hanno tenuto banco in Consiglio comunale
con la loro proposta di delibera sul futuro
dell’ospedale cittadino volta a salvaguardare
il nosocomio da un paventato depotenziamento.Inoltre ilgruppochiedeva dopol’adozione della delibera di convocare un Consiglio comunale aperto con i sindaci del comprensorio, l’Asp, i cittadini, il presidente della Regione.
E, checché se ne dica, è una vera e propria
contestazione dell’atto aziendale dell’Asp,
che fa storcere il naso alla maggioranza . Una
proposta di delibera che ha suscitato non pochi mugugni e rimbrotti tra i banchi della
maggioranza tanto che il presidente del Consiglio comunale, di Soverato, Sonia Munizzi
Pdl (che tra l’altro è vice capo gabinetto del
presidentedellGiunta regionale)hatuonato
«è pretestuosa e faziosa e va contro il presidente Scopelliti». Ma dai banchi dell’opposizione gli agguerriti consiglieri non si sono
dati per vinti. Anzi il capogruppo D’amato ha
detto» Non siamo contro Scopelliti - gli vogliamo dire solo di stare
attento a quel che fa».
D’Amato che ha letto la
proposta di delibera in
cui si sottolinea come la
compagine Pdl -Udc che
ora guida il Comune in
campagna
elettorale
aveva rassicurato, propio per bocca del presidente Scopelliti tutta la
cittadinanza sul fatto
che l’ospedale cittadino
sarebbe stato potenziato.
Cosa che non è accaduta.
Tant’è che si parla di una
riduzione di posti letto e
chesitende afardiventare il nosocomio cittadino
come un presidio diurno.
Tutto ciò a fonte di un
vasto bacino d’utenza
che comprende tutti i
paese delbasso Joniodelle PreSerre, della Locride
dal momento che l’ospedale di Serra S. Bruno è
chiuso e che è stato depotenziato quello di Chiaravalle come ha ribadito
Antonio Gallucci
D’Amato. Senza contare
che ci sono 76 mila abitanti e che «L’equazione ospedale grande= ospedale più qualificato
non è vera perchè anche nei piccoli nosocomi
ci sono grandi eccellenze». Una vera e propria arringa in difesa del nosocomio cittadino che «deve diventare un gioiello» è arrivata
anche dal consigliere Matozzo «C’è un atto
aziendale - ha detto -che è in sintonia con la politica ospedaliera. E ci sono difficoltà oggettive a gestire gli ospedali. Ma non si può pensare di concentrare tutta l’utenza sui due poli di
eccellenza a Catanzaro e Lamezia. L’ospedale
di Soveratova potenziato ma vannoanche tagliati i rami secchi. Di questo passo - ha concluso lapidario Matozzo - l’ospedale è destinato a diventare un ospedale diurno un day surgery». Anche Rattà ci ha dato dentro sottolineando come sia necessario potenziare soprattutto il Pronto soccorso. Mentre Salatino
ha ribadito la necessità di mettere in primo
piano la salute dei cittadini. l’umanità, e poi i
soldi.Aciòha replicatoMunizzidicendo«Sono d’accordo con te, consigliere Salatino ma il
presidente Scopelliti è stato costretto a conti
ragionieristici dal tavolo Massicci». Aggiungendo anche che sulla sanità l’amministrazione comunale, anche in passato con Mancini ha sempre tenuto alta l’attenzione. Il capogruppo del Pdl, Antonio Gallucci ha sottolineato che « pochi conoscono la realtà della sanità calabrese e loro se ne devono occupare» .
Mentre Salvatore Modaffari capogruppo
Udc, ha ricordato come di recente proprio il
«tavolo Massicci ha assegnato alla Calabria
220 milioni di euro e la Regione rispetterà gli
impegni presi». Anche il consigliere di minoranza Antonello Gagliardi ha proposto di potenziare il Pronto soccorso e di porre ai voti la
proposta di delibera ma con alcuni emendamenti. Il sindaco Leonardo Taverniti, invece
aveva proposto di fare un atto deliberativo
unico. Messa ai voti la proposta di D’Amato
non è passata ed è stata votata solo dai due
gruppi di minoranza.
«Pochi
conoscono
la realtà
della sanità
calabrese»
INTERROGAZIONI
Lumi sulle discariche
a cielo aperto
vicino al campo sportivo
PRIMA dei lavori consiliari, come di
solito, ieri ci sono state in aula le interrogazioni. In particolare i capogruppo di minoranza Antonio D’Amato ha
chiesto al sindaco, Leonardo Taverniti
lumi su quelle due discariche vicino al
campo sportivo segnalate dai cittadini. Il sindaco ha risposto che dopo
l’emergenza maltempo è stato d ripulito il canalone in località “Calderello”,
e anche le due discariche si stanno ripulendo e si sta smistando il materiale. Inoltre si sta cercando di ripulire
dal fango le strade cittadine. Non solo
ma il sindaco ha anche riferito che si
sta affrontando anche il problema del
riscaldamento nelle scuole, «su cui
l’amministrazione comunale ha la
massima attenzione». Il consigliere
Antonello Gagliardi, invece ha chiesto
luni in merito a quella delibera inerente i lavori di ampliamento dell’oratorio
presentata dal parroco Don Tobia Carotenuto. Il sindaco ha risposto che la
pratica è stata bocciata dalla Regione
Calabria.
a. f.
Il Consiglio comunale di Soverato
Iniziativa dell’Osservatorio di Mellea dopo il colpo al clan
Una fiaccolata contro la mafia
e un Consiglio sulla legalità
di DARIO MACRÌ
L'Osservatorio Falcone-BorsellinoScopelliti ha dedicato quella che presumibilmente sarà l'ultima conferenza stampa dell'anno solare ad una
notizia sicuramente lieta per il comprensorio soveratese e l'intera Calabria: i diciotto provvedimenti di fermo emessi dalla Dda ai danni della cosca
Sia-Procopio-Lentini-Tripodi,
coinvolta nella cruenta guerra di mafia denominata “faida dei boschi” che
da tre anni insanguina parte della costa ionica calabrese e dell'entroterra
Catanzarese e Vibonese . Il presidente dell'Osservatorio Mellea ha dunque inteso fare i complimenti agli autori di questa importante operazione
di giustizia: il Comando provinciale
dei carabinieri, la compagnia dei carabinieri di Soverato e il Comando
provinciale della guardia di Finanza,
coordinati nel migliore dei modi dalla Direzione distrettuale antimafia
di Catanzaro. L'idea di Mellea è ora
quella di organizzare una fiaccolata
contro le mafie al fine di dimostrare
la vicinanza della cittadinanza alle
forze dell'ordine ed alla magistratura. Tale mobilitazione sarebbe particolarmente opportuna, anche perché le accuse rivolte agli indagati sono pesanti: associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina e ricettazione; ciò, è evidente, può
non giovare all'immagine di Soverato a livello nazionale, allorquando
tutti i telegiornali hanno riportato
tale notizia. Poiché se è vero che in
questi casi si tratti di fatti di cronaca
“positiva”, poiché evidenziano il
buon lavoro delle istituzioni, d'altra
parte questi avvenimenti rilevano
quanto sia concreta e invadente la
presenza
delle
mafie nel nostro
territorio. Se la
città reagisse tutta unita, darebbe
un importante segnale di senso dello stato: ma, al momento, «pare non ci siano le condizioni per un'adesione cospicua a questa
iniziativa» ha aggiunto Mellea. L'Osservatorio ha inoltre richiesto al sindaco di Soverato la convocazione di
un Consiglio comunale aperto ai cittadini e alle scuole, per affrontare i
temi delicati della legalità e della mafia anche con i giovani. A margine
della conferenza, Mellea ha quindi
fatto gli auguri di Natale specificatamente ai giornalisti e a tutta la redazione de “Il quotidiano”, sottolineando la sensibilità alle sue iniziative che
il giornale puntualmente dimostra.
Il
presidente
dello
osservatorio
FalconeBorsellino
Carlo
Mellea
Il sindacalista Bombardiero parla dello sciopero per fermare la riforma delle pensioni
Infermieri NurSind contro la manovra
di GIANNI ROMANO
SCENDONO in campo anche gli infermieri della provincia di Catanzaro per
dire no alla riforma pensionistica che
obbliga a lavorare fino a 66 anni e oltre.
«La misura è colma», afferma il segretario provinciale del NurSind, Domenico Bombardiero
nell'annunciare
che i professionisti della nostra
provincia hanno
manifestato lunedì contro una manovra che minaccia anche gli operatori
sanitari.
Pur garantendo la
copertura
indispensabile dei servizi minimi garanDomenico Bombardiero
titi, gli infermieri del nostro territorio
hanno voluto sottolineare: «Presenti
perché indispensabili; in sciopero perché indispensabile», con un durissimo
sos che denuncia la «professionalità ristretta a causa dei tagli».
Il NurSind, nel documento di motivazione dell'adesione allo sciopero che
è stato distribuito lunedì ai cittadini
nelle sale d'attesa di reparti, pronto
soccorso e ambulatori, precisa: «Pur
consapevoli della grave situazione in
cui versa il nostro Paese, riteniamo irricevibile una riforma delle pensioni
che porta gli infermieri a lavorare fino
a 66 anni e oltre. Ecco perché il Nursind pone una seria di quesiti indirizzati alla politica. «Come è pensabile che
una donna (la categoria è composta
per l'80 per cento da personale femminile) possa esprimere la sua massima
professionalità oltre i 60 anni quando
la fatica fisica le ha già usurato la spina
dorsale e la tecnologia richiede prontezza d'azione e di elaborazione dati?
Come possiamo essere impiegati nell'assistenza diretta 24 ore su 24 nei reparti o a turni nelle sale operatorie fino
a 66 anni considerando il blocco del
turn over e la difficoltà di conciliare la
vita familiare con il lavoro? Come possiamo pensare che a un infermiere di
65 anni si chieda di lavorare 60 notti
l'anno e non consideralo usurato? Vivremo fino a quell'età oppure cederemo sotto le complicanze infauste descritte in diversi studi clinici sugli esiti di questo lavoro particolarmente delicato?», sono le domande che il Nursind condivide con i cittadini e rimpalla ai politici. In altra parole: quale livello di assistenza potrà essere garantito
da personale infermieristico vicino alla soglia dei 70 anni?”
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Soverato
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In manette Marcello Pileggi e la convivente albanese. Ai domiciliari Nicola Procopio
Eroina pagata con merce rubata
Stroncato un giro di spaccio fra Maida, San Pietro a Maida e Lamezia
di PASQUALINO RETTURA
HO una «pizza bianca». Fra le tante telefonate intercettate c'era anche questo linguaggio criptico che lo spacciatoreusavaperriferire diavereadisposizione in realtà eroina. Tanta. Tutta
«riservata» a una quarantina di tossicodipendenti di Maida, San Pietro a
Maida ma soprattutto di Lamezia (Nicastro). In tutto sono stati 12 gli episodi di spaccio appurati dagli investigatori della polizia di Stato di Lamezia le
cui indagini alla fine hanno fatto scattare le manette ai polsi per Marcello Pileggi, 43 anni, di Maida, Valdete Shahini detta Milka di
nazionalità albanese, 26 anni, convivente di Pileggi e Nicola Procopio, 44 anni, di San
Pietro a Maida (quest'ultimo
agli arresti domiciliari mentreglialtri duesonoincarcere). E mentre Procopio è accusato diricettazione (avrebbe pagato le dosi di eroina con
oggetti rubati) per Pileggi
(con precedenti specifici) e la
convivente albanese il gip
Barbara Borelli ha ordinato
la custodia in carcere su richieste del
pm Rosanna Esposito.
E oltre all'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e ricettazione, Pileggi e Milka devono rispondere anche
di estorsione poiché - secondo quanto
illustrato in conferenza stampa tenuta al commissariato dal dirigente Antonio Borrelli e dalla vice Lucia Cundari - in alcuni casi i gli assuntori di eroina sarebbero stati minacciati se non
avessero pagata la droga. Minacce dirette anche a un minorenne, del tipo:
«Paga la droga altrimenti lo diremo ai
tuoi genitori che ne fai uso». E sono
stati diversi i casi in cui i tossicodipendenti clienti di Pileggi e della convivente sono stati sorpresi dalla polizia
durante le indagini appena si erano
«bucati» e quindi con la siringa ancora
sul braccio. Ogni dose - secondo quanto riferito dagli inquirenti - costava
dalle 25 alle30 euro ma nel casoin cui i
tossicodipendenti non avevano i soldi
gli spacciatori accettavano anche altra merce di scambio, anche di illecita
provenienza, come orologi e attrezzi
meccanici, che successivamente gli
stessi provvedevano a “piazzare”. I
ruoli di Pileggi, Milka e Procopio erano ben definiti secondo quanto emerso
dalle indagini della squadra investigativa del commissariato. In particolare, Pileggi, una volta acquistata l'eroina «all'ingrosso» (probabilmente a
Napoli, quartiere Scampia),
contattava telefonicamente
gli assuntori, ai quali, utilizzando un linguaggio criptico, proponeva l'acquisto dello stupefacente dando loro
appuntamento in specifiche
zone della città.
La Milka, invece, oltre a
«concorrere fattivamente
nella cessione dello stupefacente partecipando agli incontri e fissando in prima
persona gli appuntamenti
dello spaccio», per gli inquirenti si adoperava soprattutto per il recupero del denaro dai «clienti», ai quali, nei casi di ritardi nel pagamento,
avrebbe estorto le somme dovute con
«estrema violenza verbale e pressanti
minacce» e, in alcuni casi, consistenti
anche nel rivelare ai genitori congiunti il loro stato di tossicodipendenza. Insomma alla fine gli inquirenti hanno
stroncato quello che è stato ritenuto
un vero e proprio «mercato dell'eroina» i cui risvolti sono stati scoperti e
approfonditi attraverso anche intercettazioni telefoniche e appostamenti,
pure in orari notturni grazie ai quali
gli investigatori della polizia di Stato
lametina riuscivano ad ottenere diversi riscontri oggettivi rinvenendo dosi
di eroina addosso ai consumatori dopo
l'avvenuta cessione.
Minacce
ai “clienti”
finiti
nel tunnel
della droga
GIRO DI CRONACA
Rapinata
la banca
Unicredit
in piazza
Rotonda
La conferenza stampa del dirigente Borrelli e della vice Cundari
Da sinistra: Marcello Pileggi, Valdete Shahini e Nicola Procopio
L’indagato avrebbe occultato le armi del presunto killer insieme a Massimo Rondinelli
Omicidio Villella, arrestato il basista
Ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per Giuseppe Falsia
C’È un altro arresto per l'omicidio
di Giovanni Villella. Giuseppe
Falsia, 39 anni, prima era indagato per concorso in omicidio e porto e detenzioni di armi in concorso. Non essendoci il pericolo di fuga poiché già in carcere da agosto
scorso per detenzione di cinque
bombe artigianali, la procura non
aveva emesso il fermo insieme ad
altri due indagati nello scorso fine settimana (Angela Giampà,
poi tornata in libertà) e Massimo
Rondinelli).
Ieri però il gip, Carlo Fontanazza, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per
Falsia (fortemente sospettato anche di aver portato il fucile utilizzato per uccidere Villella sul luogo del delitto) che i poliziotti del
commissariato gli hanno notificato in cella. Un altro tassello
dunque apposto dalla polizia di
Stato di Lamezia sulla “tresca”
che sarebbe stata ordita per l’eliminazione fisica della vittima.
L'ordinanza di custodia cautelare si riferisce però solo al concorso in porto e detenzione di armi. Falsia sarebbe stato il basista
dell'imboscata mortale tesa a Giovanni Villella nella tarda serata
dal 4 giugno scorso ma, soprattutto, insieme a Massimo Rondinelli, si sarebbero occupati di na-
Giuseppe Falsia
scondere armi su ordine di Michele Dattilo dopo che quest'ultimo avrebbe ucciso Giovanni Villella fra le 22 e le 23.30 del 4 giugno scorso, tendendo un'imboscata alla vittima con la complicità di Giovanni Giampà, che avrebbe attirato Villella sul luogo della
trappola mortale con la scusa di
andare a rubare piante nell'azienda vivaistica “Squadrito” di località Pullo di Sant'Eufemia Lamezia, e della moglie della vittima,
Pina Jennifer, amante di Giampà.
Gli indizi a carico di Falsia sarebbero emersi subito dopo il delitto quando, Dattilo, avrebbe ordinato che si diseppellissero due
pistole, un fucile e una mitragliet-
ta e che si trasportassero dal terreno di pertinenza di un'azienda,
dove erano state occultate, in un
terreno di pertinenza di Dattilo
per essere sepolte.
Dattilo lo avrebbe ordinato alla
moglie Angela Giampà che si sarebbe rivolto a Falsia il quale si sarebbe avvalso di Rondinelli. Secondo le ipotesi investigative, infatti, Rondinelli avrebbe assistito
Falsia nelle operazioni di scavo
per occultare le armi (in un sacco
di colore bianco) anche con l'ausilio di una torcia, nonchè dell'assistenza di un'altra persona che sarebbe stato obbligato, suo malgrado, a fare da palo.
Operazioni che emergono dall'informativa della polizia di Stato
in relazione ai riscontri rinvenienti dalle intercettazioni subito
dopo gli arresti di Dattilo, Giovanni Giampà e Pina Jennifer,
dalle dichiarazioni rese da due
persone interrogate, da un'intercettazione del 22 giugno scorso
(18 giorni dopo il delitto) che ha
riguardato una conversazione in
cui si faceva riferimento a quelli
«sorpresi di notte a scavare con
l'ausilio di torce» e dagli stretti
rapporti fra Dattilo e Falsia che è
risultato detenere le chiavi del
giardino di Dattilo e avervi libero
accesso.
DALLA CORTE DEI CONTI
Danno erariale
Condannato
IL PRESUNTO danno erariale parlava di oltre 122.000 euro nei confronti del Ministero delle Politiche agricole e forestali. E ora,
Giacinto Gaetano, citato dalla Procura regionale della Corte dei conti a marzo 2010 , è
stato condannato al pagamento dell’intera
somma. La segnalazione della Guardia di
Finanza riguardava l’indebita percezione
di finanziamenti pubblici nella sua qualità
di rappresentante legale di una ditta esercente l’attività di lavori generali di costruzioni edifici. Ditta che era stata beneficiaria
di agevolazioni. Eppure, dagli accertamenti eseguiti è risultato - si legge nella sentenza - che la società risultava praticamente
inattiva, non disponeva di una sede operativa e/o amministrativa ed era priva di autorizzazioni e/o beni strumentali e di personale alle proprie dipendenze. Sostasnzialmente la ditta aveva cessato la propria attività e
aveva vendutoi propri beni compresii quelli oggettodell’agevolazione. Daqui l’ipotesi
della Procura del danno erariale pari all’intero contributo indebitamente percepito
dalla società.
(t.a.)
ERANO le tre del pomeriggio di ieri quando in
quattro, con il volto travisato e armati di taglierino, hanno fatto irruzione
nella
filiale
dell’Unicredit di piazza
Rotonda in quel momento con qualche
cliente all’interno oltre
al personale.
Sotto la minaccia del
taglierino si sono fatti
consegnare il denaro
contante dalle casse e in
pochi attimi sparire.
Sembra che i quattro
malviventi si siano allontanati a bordo di
un’auto guidata da un
complice che li attendeva.
Un’azione quindi immediata. Fulminea ed
evidentemente ben studiata.
Fino a
ieri sera non
era ancora
stato
stabilito
la
somma
di cui
malviventi si
sono
impos- L’Unicredit
sessati.
Sembra alcune migliaia di
euro. Sul posto per le immediate indagini si sono
recati i carabinieri che
hanno ascoltato i testimoni (per la maggior
parte il personale in
quel momento presenter) oltre che eseguire i
rilievi.
Potrebbe anche arrivare qualche aiuto per
l’individuazione
dei
banditi alcune telecamere esterne. In ogni caso
la paura è stata tanta per
chi era presente all’interno della filiale posta
al centro della città e in
una zona molto trafficata, anche se in quel momento non c’era tanta
gente in giro.
Indagini quindi su diversi fronti da parte dei
carabinieri. In ogni caso, dopo un periodo di
apparente calma, i rapinatori in città sono tornati.
Nei mesi scorsi infatti
altre filiali di banche
nonchè di uffici postali,
ma anche attività commerciali, erano state
prese di mira da parte
dei rapinatori.
p. re.
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Lamezia
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Martedì 20 dicembre 2011
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Accolta la tesi difensiva incentrata sull’assoluzione dall’accusa di mafia nel processo Herakles
Beni restituiti al fratello del boss
La Corte d’appello revoca la confisca delle proprietà già tolte a Roberto Russelli
HYDRA
di ANTONIO ANASTASI
LA CORTE d'Appello di Catanzaro, in accoglimento
del ricorso dell'avvocato
Giuseppe Spinelli, ha restituito i beni che erano stati
confiscati ai sensi della normativa antimafia a Roberto
Russelli, 34enne fratello del
presunto boss Leo. I sequestri erano scattati nel novembre 2009 nell'ambito
dell'operazione Dirty Investiments, prosecuzione dell'inchiesta Herakles-Perseus sotto il profilo dell'aggressione ai patrimoni del
clan Russelli del quartiere
Papanice. Al giovane, in
particolare, furono tolti la
società Rugi, con sede legale
a San Giovanni Lupatoto,
nel Veronese, un autocarro,
conti correnti bancari e libretti postali. Su uno dei
conti bancari, in particolare, era depositata una somma di 242.632 euro. Tutto
restituito, essendo stata revocata la confisca. Dagli accertamenti riportati nel
provvedimento emesso dalla Sezione per le misure di
prevenzione del Tribunale
penale di Crotone era emerso che Russelli sarebbe «organicamente inserito nella
consorteria criminale dei
papaniciari» in quanto «stabile e autorevole membro
della più vasta alleanza delinquenziale delle diverse
organizzazioni operanti nei
singoli comuni crotonesi; in
particolare, significativi - è
detto ancora nel provvedimento - risultano i legami
intessuti fra i Papaniciari e i
“locali” di Isola Capo Rizzuto e Cirò». Ma nel processo
Herakles, nel marzo 2010,
Roberto Russelli è stato assolto, e la sua assoluzione è
stata peraltro confermata in
Appello. Da qui prendeva le
mosse il ricorso dell'avvocato Spinelli, teso a dimostrare che i beni erano frutto di
attività lecite. «Non può certo negarsi - è detto, infatti,
nel provvedimento firmato
dal presidente della Corte
d'Appello di Catanzaro, Maria Teresa Carè - che l'arresto dell'appellante nell'ambito dell'operazione Perseus
costituisca un dato significativo per i fini che qui interessano, ma va anche detto
che egli è stato assolto dall'imputazione più grave a
suo carico». E ancora:
«quanto ai sospetti sulla legittima provenienza dei
suoi beni, occorre non invertire l’ordine logico che deve
necessariamente essere seguito: è dall’indizio di appartenenza del proposto ad
associazione mafiosa che
possono derivare congetture e sospetti in ordine alla
provenienza dei beni». Tra le
argomentazioni che erano
alla base della confisca quella per cui la Rugi, che ha presentato una sola dichiarazione dei redditi nel 2007,
aveva evidenziato un volume di affari notevolmente
inferiore a quello degli acquisti. Il carattere fittizio
dell'attività, secondo gli inquirenti, deriverebbe dalla
totale assenza di mezzi e capitali, dal mancato reperimento della documentazione aziendale e dalla sotto-
Raffica di richieste
di rito abbreviato
L’ingresso del quartiere Papanice, dove, secondo gli inquirenti, opera il clan Russelli
scrizione di un contratto
con una società partecipata
per un importo particolarmente elevato. Quale prestanome di Russelli e partecipe dell'illecito reimpiego
di proventi illeciti attraverso l'attività d'impresa gli inquieti indicavano Alfonso
Giardino, già coinvolto in
una presunta associazione a
delinquere dedita all'emissione di fatture false da parte
di imprese edili con sede nel
Veronese. Indagata era anche la moglie di Russelli, Immacolata Martino, che nonostante la mancanza di reddi-
Interrogati a Milano anche nuovi testimoni
Il prossimo 20 gennaio
sarà risentita
la figlia di Lea Garofalo
DOVREBBE essere risentita il 20 gennaio, Denise,
la figlia di Lea Garofalo, la
testimone di giustizia
scomparsa due anni fa a
Milano e probabilmente uccisa e sciolta nell'acido. La
giovane di 19 anni, figlia
della donna vittima del caso di lupara
bianca e del
principale imputato, l'ex convivente
Carlo
Cosco,
dovrà
presentarsi in
aula ed essere
nuovamente interrogata, assieme agli altri testimoni già sentiti nelle precedenti udienze. Lea Garofalo
La Corte d'Assise di Milano presieduta dal
giudice Anna Introini, l'1
dicembre scorso, dopo la
nomina di Filippo Grisolia
come capo di gabinetto al
Ministero della Giustizia,
ha accolto, infatti, la richiesta delle difese di non mantenere valide le testimonianze a causa del cambio
di composizione della corte.
Ieri sono stati interrogati in aula dal pm della Dda,
Marcello Tatangelo, alcuni
nuovi testimoni. La titolare della lavanderia dove
uno degli imputati, secon-
do l’accusa, avrebbe portato a lavare un giubbotto
sporco di sangue e i dipendenti di un cantiere edile
dove, sempre secondo l’accusa, dovrebbe essere stata
torturata Lea Garofalo, in
un box affittato dall'ex convivente.
Denise
dovrebbe tornare
quindi in aula il
20
gennaio,
mentre Marisa,
la sorella di Lea,
sarà sentita il
23. La ragazza,
che si è costituita parte civile
contro il padre,
nelle
scorse
udienze aveva
raccontato la
sua angoscia
per essere stata costretta a
vivere con il presunto assassino della madre, con la
paura di «fare la stessa fine
della persone che più amava al mondo».
Lea Garofalo, secondo
quanto emerso dalle indagini, è stata uccisa a causa
della sua decisione di collaborare con la giustizia e il
cadavere sarebbe stato
sciolto nell'acido in un terreno nel comune di San
Fruttuoso, vicino a Monza.
Accusati dell'omicidio, oltre a Carlo Cosco, sono altri
cinque uomini.
ti ha contratto un mutuo
bancario di 122.000 euro per
l'acquisto di un appartamento a San Giovanni Lupatoto. I beni erano cointestati
ai coniugi e sono stati restituiti. Terzo interessato era
Giardino, difeso dall’avvocato Aldo Truncè.
RAFFICA di richieste di rito
abbreviato nel processo
Hydra, approdato ieri al vaglio del gup distrettuale Tiziana Macrì. Nell'ambito
procedimento a carico delle
nuove leve del clan Vrenna,
come già riferito dal Quotidiano, il pm Antimafia Pierpaolo Bruniha chiestoil rinvio a giudizio per 22 persone, tra le quali l'ex assessore
provinciale Gianluca Marino, dimessosi in seguito al
clamore suscitatodalla retata del gennaio scorso e da un
avviso di garanzia a suo carico. Sono gli stessi imputati
per i quali un mese fa si conclusero le indagini. Quelle
accuse costituiscono il fulcro del panorama di elementi al vaglio di una commissione d'accesso antimafia insediatasi nell'agosto scorso
alla Provincia e restano ancora in piedi nella richiesta
di rinvio a giudizio. Hanno
chiesto di essere giudicati
con il rito abbreviato gli imputati Pasquale Crugliano
(difeso dall'avvocato Aldo
Truncè), Carmelo Iembo,
Antonio Vrenna, Giuseppe e
Leonardo Passalacqua, Domenico Bevilacqua, Antonio
Manetta (difesi dall'avvocato Mario Nigro), Youness
Zari (avvocato Giovanni Scafò), Francesco Passalacqua
(avvocato Giovanni Allevato), Massimo Zurlo, Armando Taschera, Giuliano Napoli, Giuseppe Mesuraca, Claudio Covelli, Salvatore Ciampà (classe '80). Per quanti
hanno optato per il rito ordinario, tra cui l'ex assessore,
la decisione è prevista per il
prossimo22 dicembre.Sisono costituiti parte civile Comune e Provincia di Crotone
e Camera di Commercio (sono, infatti, numerosi i capi
d'imputazione relativi a
danneggiamenti ai danni di
esercizi commerciali) nonché alcuni collaboratori di
giustizia i cui familiari subirono intimidazioni. A quest'ultima richiesta, in particolare, si è opposto l'avvocato Nigro. Altre richieste di
rito abbreviato potrebbero
essere formulate oggi essendo state stralciate le posizioni di quattro imputati.
a. a.
L’imputato: «Presidente della Corte incompatibile»
Delitto Dragone
Abramo ricusa un giudice
NUOVO colpo di scena nel
processo Grande Drago,
stavolta davanti alla Corte
d'Assise d'Appello di Catanzaro, davanti alla quale
è rimbalzato il processo in
seguito a una decisione della Corte di Cassazione del
novembre 2010. Giovanni
Abramo, unico imputato
per l'uccisione, avvenuta
nel maggio 2004, del boss
di Cutro Antonio Dragone,
imputato la cui assoluzione
era stata annullata con rinvio davanti a una sezione diversa da quella che nel dicembre 2009 azzerò una
condanna a 28 anni inflittagli in primo grado, ha
chiesto la ricusazione del
giudice Maria Vittoria
Marchianò, la cui dichiarazione di astensione per incompatibilità è già stata respinta dal presidente della
Corte d'Appello. Abramo è
assistito dagli avvocati
Gianni Russano, Salvatore
Staiano e Gregorio Viscomi. I legali rilevano che l’incompatibilità deriva dal fatto che il giudice Marchianò
ha svolto funzioni di gip
nell’ambito del processo
Scacco Matto (in cui Abramo è stato assolto) alcuni
atti del quale sono confluiti
nel processo Grande Drago. La sentenza della Cassazione accoglieva il ricorso
del pg Sandro Dolce che
condusse le indagini preliminari ma anche il processo di primo e secondo grado. L'inchiesta, già scissa
in due tronconi (il filone
dell'associazione mafiosa
ha portato a una raffica di
condanne per il racket imposto in Emilia), ha inglobato importanti tasselli
provenienti dalle dichiarazioni dei nuovi pentiti di 'ndrangheta, in particolare
quelle di un ex affiliato alla
cosca Grande Aracri, Angelo Salvatore Cortese, che
in aula ha indicato peraltro
tutti i presunti membri del
commando che uccise Dragone.
a. a.
IL CASO
Un colpo di pistola in aria davanti al Bounty
UN COLPO di pistola in aria è stato esploso
da sconosciuti dinanzi al Bounty, noto pub
sul lungomare. Forse si è trattato di un
“avvertimento” nei confronti del titolare.
Almeno secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Crotone, diretti
dal capitano Antonio Mancini, che indagano sull'episodio, probabilmente da ricondurre a un diverbio tra il gestore e alcuni avventori in relazione a delle consumazioni. Consumazioni che forse sono
state pagate dopo un diverbio. Fatto sta
che qualcuno, quando il locale era ormai
chiuso e dentro si trovava soltanto il gestore, ha sparato in aria un colpo di pistola,
con ogni probabilità a scopo intimidatorio.
Il reato per cui i carabinieri stanno procedendo è quello di porto d'armi illegale in
concorso.
Il percorso di interpretazione battuto
dagli investigatori è un’ipotesi per corroborare la quale, in questa fase delle indagini, si cercano testimonianze.
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Crotone
Rocca di Neto. La testimonianza di Corigliano: «Ho sentito puzza di bruciato e ho spento le fiamme»
Solidarietà dopo l’intimidazione
Consiglio comunale straordinario sull’incendio del portone del vicesindaco
di SALVATORE FABIANO
ROCCA DI NETO - Atto intimidatorio a Rocca di Neto nei confronti
del vicesindaco, Giovanni Corigliano. Alcuni ignoti. nottetempo. fra sabato e domenica scorsi,
hanno cercato di dare fuoco alla
porta della sua abitazione, fortunatamente senza gravi conseguenze. Si è trattato senz’altro di
un gesto ignobile che ha sconvolto
la tranquillità della comunità rocchitana. «Di notte, alle ore una, ho
sentito odore di plastica bruciata.
Quindi, pensando che avessero
dato fuoco a qualche cassonetto
della spazzatura, mi sono affacciato dal mio balcone e mi sono accorto che invece si trattava della mia
porta – racconta Corigliano – allora mi sono precipitato subito giù e
ho provveduto a spegnere imme-
diatamente le fiamme. L’unica in
casa a rendersi conto dell’accaduto è stata mia moglie, mentre i miei
tre figli, per fortuna, non si sono
accorti di nulla. L’indomani mattina ho chiamato i carabinieri che
hanno provveduto ad effettuare
tutti gli accertamenti del caso.
Non ho idea di chi possa essere stato perché personalmente non ho
mai ricevuto alcuna minaccia».
Il vicesindaco ringrazia l’amministrazione comunale di Rocca di
Neto, tutto il mondo politico calabrese e la cittadinanza rocchitana
per gli attestati di solidarietà e si
rammarica profondamente per
questo vile gesto che ha minato la
serenità della sua famiglia durante questo periodo di feste natalizie.
Decisa la reazione del sindaco,Luigi Marangolo, che ha con-
Melissa. Convegno sulle leucemie
Il dramma familiare
finisce
in un libro
di TIZIANA SELVAGGI
MELISSA - Si è parlato di leucemie durante il convegno
“Leucemie vissute… parliamone” organizzato dalla Misericordia. Un convegno che
ha avuto il pregio di informare su alcune tra le più gravi
malattie come le leucemie ma
che ha voluto parlare anche
di supporto ai malati e alle loro famiglie. Moderatore Antonio Murano, governatore
della Misericordia di Torre
Melissa, che ha fortemente
voluto quest’incontro, anche
per aver vissuto, nel suo ruolo di infermiere professionale, le difficoltà di chi affronta
tali patologie. Ad informare
le tante persone intervenute è
stato Giuseppe Console, specialista in Ematologia generale e dirigente medico al
Centro Trapianti di midollo
osseo “Neri” dell’ospedale
Bianchi Melacrino Morelli di
Reggio Calabria. Console nella sua chiara esposizione ha
parlato dei diversi “tumori
ematologici”, della loro incidenza in Italia e in Calabria,
dei fattori di rischio, dell’importanza di una diagnosi
tempestiva concludendo con
le varie terapie possibili per
contrastare il male come la
chemioterapia o la radioterapia, un’attenzione particolare l’ha dedicatapoi altrapianto midollare.
Toccante è stato l’interven-
to di Graziella Bazzoni, madre di Vincenzo, morto a causa della leucemia. Graziella
ha presentato in questa occasione il libro “Ha ragione Vincenzo”, un libro attraverso il
quale ha deciso di mettere la
dolorosa esperienza vissuta
con il figlio, a disposizione di
altri malati e altri familiari,
un impegno che svolge anche
come presidente dell’associazione Le.Viss. (leucemie vissute) e membro dell’Ail (associazione italiana lotta alle leucemie linfoma e mieloma). I
vari momenti della serata sono stati intervallati proprio
dalla lettura di alcuni brani
del libro scelti per ricordare la
quotidianità della malattia,
dei reparti ospedalieri,
dell’amore, della preoccupazione e della sofferenza imbrigliate per necessità nella sterilità ospedaliera.
Alla serata hanno preso
parte il sindaco di Melissa, Gino Murgi, che ha elogiato l’intervento della mamma di Vincenzo: «è da lodare –ha detto –
chi nella sofferenza ha la forza di farsi incontro agli altri
per fare dono della propria
tragica esperienza». Di donazione ha poi parlato don Stefano Cambria, parroco di Torre Melissa e correttore spirituale della Misericordia, ricordando che tanto l’antropologia cristiana che quella razionale parlano di essere come “essere per”,“essere con”.
Rocca di Neto. In seguito alla nomina del nuovo assessore
Panetta capogruppo Pd
subentra a Barretta
ROCCA DI NETO - Francesco
Panetta è stato eletto nuovo
capogruppo del Pd in seno al
consiglio comunale. La decisone è maturata in seguito a
una riunione del gruppo consiliare, a cui hanno partecipato il vicesindaco,Giovanni Corigliano, l’assessore Raffaele
Barretta ed il consigliere
FrancescoPanetta, mentrerisultava assente l’altro consigliere Tommaso Blandino.
Durante l’incontro Barretta
ha rassegnato le proprie dimissione motivandole col fatto che, in seguito alla sua fresca nomina ad assessore al Bilancio, all’Urbanistica ed al
Territorio, era necessaria una
sterzata di cambiamento dando un nuovo volto alla figura
del capogruppo. Così dopo
una serie di consultazioni il
gruppo ha deciso all’unanimità di nominare Panetta come
nuovo capogruppo. La riunione si è conclusa con i presenti
che, dopo un’attenta analisi
del lavoro amministrativo fin
qui svolto, hanno espresso
l’intenzione di sostenere l’amministrazione Marangolo nel
pieno rispetto della volontà
degli elettori. «Accetto con
piacere - ha detto Panetta questo incarico, anche se subentro in un momento particolare del partito, visto le beghe interne che hanno contraddistinto l’ultimo periodo.
Spero che la mia nomina possa fungere da collante tra le
varie areedel partitoe l’amministrazione. Il compito che mi
aspetta sarà arduo, ma opererò con determinazione».
s. f.
dannato duramente l’accaduto definendolo «un attacco diretto e immediato alle istituzioni e alla democrazia e conseguenza di un
odio politico che molte volte in passato ha istigato qualche balordo a
compiere gesti del genere». Poi
Marangolo aggiunge che l’amministrazione comunale non si lascerà condizionare dall’accaduto
continuando ad operare per il bene di Rocca di Neto.
Intanto, il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Ferrarelli, ha provveduto alla convocazione straordinaria del consiglio
comunale per il prossimo 22 dicembre per discutere dell’accaduto e per esprimere totale solidarietà al vicesindaco Corigliano.
Non cessa, dunque, l’escalation
violenta ai danni degli amministratori del Crotonese.
Il portone finito nel mirino
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Crotone 39
Provincia
Martedì 20 dicembre 2011
23
Martedì 20 dicembre 2011
REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected]
Palazzo Luigi Razza
Il giudice lo scarcera
Ricadi
Errore sui conti: in cassa oltre Il sindaco Giuliano: «La mia Sorpreso
droga
un milione di euro in meno è un’amministrazione civica» coninlaauto
a pagina 24
a pagina 29
e arrestato
A deporre in aula sono stati l’anestesista Ciampa e l’infermiere Matera
Sfilano altri testi dell’accusa
Al processo bis per la morte della 16enne di Polia, Eva Ruscio
di GIANLUCA PRESTIA
DUE i testimoni dell'accusa
escussi ieri mattina al processo “Eva Ruscio bis” sulla morte della 16enne di Polia avvenuta la mattina del 5 dicembre
del 2007 e per il quale risulta
imputato l'anestesista Francesco Costa, all'epoca dei fatti
in servizio presso l'ospedale
“Jazzolino”di Vibo,teatro della tragedia. E per entrambi i
testi il tribunale, su richiesta
delle parti civili e col consenso
di pm e avvocato della difesa,
ha proceduto all’acquisizione
delle deposizioni rese durante
l'interrogatorio ai carabinieri
i giornisuccessivi
al decesso.
Il primo ad essere sentito in aula è
stato un altro anestesista Carlo Antonio Ciampa il
quale ha risposto
alle domande del
pubblico ministero Maria Gabriella di Lauro, a
quelle dei rappresentanti di
parte civile (Giuseppe Arcuri,
Francesco Martingano, Ettore Trielli, Giuseppe Pizzonia e
Ercole Massara) e, infine, a
quelle dell'avvocato Giuseppe
Altieri, difensore dell'imputato. Una testimonianza frammentata, la sua, caratterizzata da diversi “non ricordo” anche se in riferimento alle fasi
concitate in sala operatoria ha
parlato di «discussione professionale tra gli otorini e gli
anestesisti» sulle modalità
d'intervento sulla giovane aggiungendo che, dopo che la ragazza era spirata, la crisi isterica di Costa si era verificata,
ed evidenziando, però, che lo
stato di agitazione era presen-
teintuttele personechesitrovavanoin quelmomentonella
sala le quali erano rimaste
scosse per l’accaduto.
Successivamente è stata la
volta dell'infermiere Giuseppe Matera che ha prestato servizio la notte tra il 4 e il 5, quando, cioè, Eva aveva accusato
una crisi respiratoria ed era
stata sottoposta ad un trattamento terapeutico da parte
dell'otorino Gianluca Bava.
«Alle 23,00 la ragazza è stata
accompagnata da una signora in medicheria. Diceva di
non riuscire a respirare. L'ho,
quindi, fatta accomodare ed
ho subito chiamato il dottore
Bava in quanto
avevo notato - frase pronunciata
dopo la contestazione dell'avvocato Arcuri - il gonfiore. Le è stato
dunque, somministrato un cortisonico, l'Urbason
per endovena e per flebo». Ha,
poi, ricordato che nel momento in cui stava «somministrando i farmaci è venuto in
sala un medico del reparto di
chirurgia al quale ho detto che
non potevo allontanarmi in
quanto stavo gestendo situazione emergenza». Matera ha,
successivamente, riferito che
la ragazza «parlava a fatica,
anche a gesti, e mi diceva che
stava male» aggiungendo
che, in seguito, il dott. Bava ha
effettuato una puntura all'interno del cavo orale della
16enne nel tentativo di far
fuoriuscire il pus ma, «constatandone l'assenza, è stato deciso un trattamento diverso
con somministrazione di Toradol. Intorno alle 2.00 l'otori-
Prossima
udienza
il 23 gennaio
Il palazzo di giustizia di Vibo Valentia
no mi ha detto di chiamare i
genitori che si trovavano a casa e la telefonata è avvenuta
tramite una terza persona, il
collega Vito Ruscio (parente
dei genitori di Eva)». Lo stesso
ha aggiunto che sempre «il
dott. Bava aveva chiamato l'anestesista Francesco Miceli
per avere sicuramente una
consulenza, dopo di che lo
stesso ha telefonato al primario Domenico Sorrentino. Ho
assistito alla visita di Miceli
ma non ho ascoltato cosa si è
detto con Bava. Ho sentito solo
che dopo il consulto le vie aeree della ragazza erano libere».
Rispondendo alle domande
dell'avvocato Martingano il
teste ha riferito che la somministrazione della terapia ordinaria era avvenuta, come da
prassi, nel pomeriggio, mentre quella eseguita da lui era
stata avvenuta successivamente e comunque, sempre
prescritta dal medico. Alle 23,
quando è venuta da me Eva,ho
notato che il gonfiore era
enorme e ho, pertanto, chiamato subito il dottore Bava».
L'avvocato Altieri si è soffermato sulla telefonata tra
Bava e Sorrentino, avvenuta
verso l'1,00 circa. «Il primo,
che non ho visto se si è servito
della cartella clinica - ha raccontato - lo avvisava dell'eventualità di procedere ad eseguire una tracheotomia nel caso
la situazione fosse peggiorata», ma «dal quel momento in
poi e fino a quando non sono
andato via, alle 7,00 del 5 dicembre, la ragazza non è stata
più visitata».
A questo punto il presidente del Tribunale monocratico,
Roberto Lucisano, ha sospeso
il dibattimento rinviando il
processo al 23 gennaio prossimo in cui saranno chiamati a
deporre i consulenti Vacchiano e Giuliano che eseguirono
l'autopsia sul corpo di Eva.
UN giovane di 28 anni,
disoccupato, incensurato, è stato arrestato dai
carabinieri di Vibo Marina con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di
sostanze stupefacenti.
Arresto che rientra
nell’ambito di un potenziamento dei servizi di
controllo del territorio
disposto dal comandante
provinciale
dell’Arma
Daniele Scardecchia in
vista delle festività natalizie.
Il ragazzo è stato sorpreso mentre trasportava oltre 50 grammi di
marijuana a bordo della
propria macchina. Durante di controllo, i militari insospettiti dall’atteggiamento nervoso e
schivo di Marco Alviano,
una volta che lo hanno
identificato hanno deciso di perquisire lui ed il
mezzo per vedere quale
fosse la ragione di tanta
agitazione. Una perquisizione minuziosa che ha
consentito agli uomini
della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia di
rinvenire, dentro ad un
cassetto della macchina,
una busta di quelle che si
usano per conservare i cibi sottovuoto contenente
50 grammi di droga, già
pronta per essere divisa
in dosi.
La conservazione sotto
vuoto non consente infatti ai cani di sentire
l’odore, ma lo stupefacente è stato rinvenuto
dai militari. Processato
per direttissima il giudice monocratico del tribunale di Vibo Giancarlo
Bianchi, ha convalidato
l'arresto e ha scarcerato
senza alcuna misura il
ventottenne, in accoglimento della richiesta
presentata dal suo legale, l’avvocato Francesco
Muzzopappa, fissando il
processo all’8 marzo per i
termini a difesa. Il pm
Domenico Folino aveva
chiesto la misura in carcere.
OPERAZIONE CERBERO
In quattro scena muta davanti al gip
Zangone, Romano, Tranfo e Pugliese si avvalgono della facoltà di non rispondere
SI sono tutti avvalsi della facoltà di non
rispondere alle domande del giudice
per le indagini preliminari di Catanzaro
Assunta Maiore e a quello di Vibo Valentia, per rogatoria, Carlo Fontanazza di
Lamezia Terme, gli ultimi quattro indagati in attesa di essere sentiti dal magistrato e coinvolti nell’operazione “Cerbero”che ha portato alla luce un presunto traffico di sostanze stupefacenti nel
comprensorio di Tropea e Ricadi.
A non rispondere alle domande del
gip sono, quindi, stati Nicola Zangone,
24enne di Tropea (difeso dall’avvocato
Sandro D’Agostino); Saverio Tranfo, 25
anni di Tropea (avv. Giovanni Vecchio);
FrancescoRomano,25 anni,diBriatico
(avv. Giuseppe Bagnato, ieri sostituto
dal collega Patrizio Cuppari), e Domenico Pugliese (avv. Michelangelo Miceli e
Cuppari).
Per gli ultimi tre l’interrogatorio si è
svolto presso il tribunale di Catanzaro,
mentre per quanto concerne Zangone è
avvenuto nell’ospedale civile di Lamezia Terme in quanto il giovane è attualmente ricoverato nel reparto di ortopedia in seguito alla frattura di entrambe
le caviglie che si è provocato nel tentativo di sfuggire ai carabinieri in occasione del blitz avvenuto la mattina del 14 dicembre scorso. Il giovane, infatti, alla
vista dei carabinieri ha cercato di sottrarsi alla cattura lanciandosi dalla finestra secondaria della sua abitazione
sita al primo piano. Per lui si è, quindi,
rivelata rovinosa la caduta da tre metri
di altezza. Il provvedimento a firma del
gip Maiore gli è stato, infatti, notificato
presso il presidio ospedaliero di Vibo
Valentia.
L’indagine ha preso spunto da un
danneggiamento ai danni di un imprenditore. I militari della Benemerita
erano riusciti ad individuare i presunti
autori materiali. Messi sotto intercettazione con il sospetto che di una presunta
attività estorsiva, gli inquirenti hanno,
invece, scoperto il traffico di droga con
migliaia di euro andavano ad arricchire
le casse dell’organizzazione, formata
dal gruppo familiare degli Accorinti,
che aveva iniziato a svilupparsi sul territorio. Sodalizio che si affidava, nelle
attività di spaccio, a personaggi sconosciuti a polizia e carabinieri. I cosiddetti
insospettabili. Professionisti, impiegati, semplici cittadini. Essi rappresentavano lo stadio finale del traffico: cioé lo
smercio che avveniva sempre più spesso nei villaggi turistici della fascia costiera compresa tra Briatico e Ricadi.
gl. p.
La conferenza stampa dell’operazione Cerbero
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Vibo
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
ora
MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 7
Storia d’amore fatale
per il calciatore Cotroneo
Il pentito: ucciso per il legame con la donna di un latitante
LOCRI
Il calciatore Vincenzo Cotroneo ucciso dal marito della sua amante, un uomo
d’onore dei clan della Locride. Lo rivela l’ultimo pentito
di mafia, cui nome resta top
secret per ragioni di sicurezza personale. Il goleador del
Locri è stato assassinato per
aver tenuto un comportamento poco rispettoso. Aveva intrecciato una love story
con la moglie di un sicario
della ‘ndrangheta. Gli inquirenti sono al lavoro per trovare i primi riscontri. Il collaboratore di giustizia, secondo indiscrezioni trapelate, è
stato per lungo tempo un
personaggio solito muoversi
nel sottobosco del crimine
organizzato, dunque, agli occhi degli investigatori, è una
fonte bene informata e attendibile. Il pentito ha riferito
anche il nome del killer.
Quando entra in azione per
far fuori Vincenzo Cotroneo,
nella periferia di Bianco, era
un latitante a cui carabinieri
e polizia davano la caccia in
ogni angolo. Per consumare
l’agguato, il fuggiasco si avvalse di un complice.
Era la notte del 19 marzo
2006. Il centravanti del Locri
aveva appena compiuto 28
anni. Pochi attimi prima era
stato a una festa di compleanno. A notte fonda, però,
s’infila in macchina per fare
rientro a casa. Non sa che
lungo il tragitto, appostati
dietro un albero, due uomini
lo attendono per ucciderlo.
Afferra il cellulare, digita un
numero. Parla con la fidanzata. All’ultima curva, in
aperta campagna, i sicari gli
spuntano davanti e fanno
fuoco con pistola e fucile.
Raccontano le indagini che
pochi mesi ancora e si sarebbe sposato con una ragazza
di Africo. Raccontano che le
sue ultime parole furono proprio per lei. «Mi ammazzano», le disse al cellulare
quando i sicari iniziano a
sparare. Quella frase è stata
intercettata dagli inquirenti.
I dialoghi del calciatore erano costantemente registrati
dai carabinieri del Comando
provinciale di Reggio Calabria. Gli investigatori erano
certi che l’imbianchino con
una sfrenata passione per il
calcio fosse in possesso di alcuni particolari inediti sulla
morte di Francesco Fortugno, il vicepresidente del
consiglio regionale della Ca-
Il sicario
di un clan
si sarebbe
vendicato
del tradimento
MISTERO A destra Vincenzo
Cotroneo, centravanti del
Locri ai tempi in cui fu ucciso
nella periferia di Bianco
labria assassinato nell’ottobre 2005 a Palazzo Nieddu
del Rio: la pistola impugnata
per far secco il politico a Locri era già stata utilizzata per
sparare cinque colpi contro
la serranda di un bar nel cuore di Bianco. Era della famiglia Cotroneo.
«Doveva essere sentito dai
magistrati, forse lo hanno ucciso perché testimone scomodo», rivelarono dopo l’agguato quelli dell’antimafia.
Oggi, cinque anni dopo,
prende piede l’ipotesi investigativa del delitto a sfondo
passionale. Un collaboratore
di giustizia ha svelato ogni
retroscena di quell’uccisione.
Ha riferito agli investigatori che l'uomo che assassinò selvaggiamente Vincenzo
Cotroneo era accecato dalla
rabbia e mosso dalle regole
d’onore dell’onorata società,
di cui era parte integrante.
Dietro quel delitto, a suo di-
re, si nasconde l’orgoglio di
un sicario tradito dalla sua
donna. Centravanti del Locri
nel campionato di Promozione, Cotroneo era molto amato per il suo estro e la classe
cristallina.
Il giorno dopo il suo assassinio, compiuto a una manciata di metri dalla sua abitazione, in una zona sperduta
di Bianco, avrebbe dovuto essere ascoltato dai Carabinieri. Forse sarebbe potuto diventare un prezioso testimone nell’inchiesta aperta per
far luce sul delitto Fortugno.
Forse no. «Aveva una relazione clandestina, lo ha ammazzato il compagno della
sua amante», ha raccontato
il collaboratore di giustizia
agli investigatori. Il pentito
sostiene anche di essere un
picciotto battezzato e cresimato dalla ndrangheta.
ILARIO FILIPPONE
[email protected]
il profilo
La stoffa del bomber
e la pazienza dell’operaio
Imbianchino per necessi- compagni era un leader,
tà, centravanti per vocazio- uno che sia in campo sia nelne. Per campare lavorava in- lo spogliatoio aveva un peso
sieme al padre, ma la sua ve- considerevole. Forte persora professione era il “bom- nalità e carattere deciso,
ber”. Questa l’istantanea di questo il profilo dell’uomo e
Vincenzo Cotroneo, per tut- dello sportivo Cotroneo. Fiti Enzo. Semplicemente lui. no alla domenica prima di
Numero nove dotato di for- morire ammazzato, al “Coza e talento, gli appassiona- munale” era stato fra i proti della Locride e dell’intera tagonisti del match del camprovincia di Reggio Calabria pionato di Promozione che
lo ricordaopponeva il
no come il
Locri
al
Enzo era stato
calciatore
Roccella.
fra
gli
amati
dai grandi
La gara finì
“colpi”.
con la vittoprotagonisti
Uno che
ria dei padel campionato
aveva
la
droni di cadi Promozione
stoffa e i
sa che sunumeri.
perarono
Prima di essere ucciso a so- gli ospiti di misura col punli ventotto anni, militava teggio di 1 a 0. Una vita e
nella compagine del Locri. una carriera stroncate in
Ma, da ragazzo, il suo valo- una maniera che peggiore
re lo condusse fino in Pie- non poteva darsi. Freddato
monte, nelle giovanili del fuori dal campo, messo fuoTorino. Poi, giocò in serie C2 ri gioco da un potere più
nelle fila della Centese, grande di lui. Parecchio più
squadra di una cittadina agile dei suoi movimenti
dell’Emilia Romagna vicino d’attaccante e tanto più prea Ferrara. Tornò in Calabria ciso dei suoi calci al pallone
e approdò subito all’Africo, che già gonfiavano la rete.
poi al Guardavalle. Per i
Angelo Nizza
l’intercettazione
Il padre di Enzo era terrorizzato
e lo avvertì: «Sì, sì, si non ti mariti...»
captato dalle microspie adesso è in un verbale sottoscritto dal comandante Michele Cannizzaro. La conversazione racconta cosa si
sono detti in auto, una Golf, Giuseppe Cotroneo e suo figlio Vincenzo.
Nel febbraio 2006, i due sono stati interrogati dai carabinieri di Bianco. Hanno nascosto, taciuto, non hanno riferito nulla agli
inquirenti che indagano sugli spari alla saracinesca del loro locale.
In alto il
luogo in cui
fu ucciso
Cotroneo
LOCRI Il pensionato Giuseppe Cotroneo
aveva a cuore il matrimonio del figlio. «Sì, sì,
se non ti mariti (se non ti sposi ndr)…» disse al secondogenito Vincenzo. Quel dialogo
Il commento del capitano
Cannizzaro
«No, tu non gli dire niente…e vaffanculo
cammina», dice Giuseppe Cotroneo al figlio.
Questa frase è stata commentata dal capitano Cannizzaro nell’informativa consegnata
anni addietro alla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria: «In relazione a
quanto sopra evidenziato in data 22 febbraio 2006 – scrive l’inquirente - sembrerebbe
che Vincenzo Cotroneo era al corrente di alcuni fatti importanti».
Il latitante
Giuseppe Romeo
Nei dialoghi intercettati, ad
22 febbraio 2006
onor del vero, i Cotroneo non
Il calciatore del Locri, VinIl papà
citano mai Alessandro Marcenzo Cotroneo, e il padre,
del centravanti cianò, l’ergastolano in carceGiuseppe, hanno appena lare per il delitto Fortugno. Nè
sciato la caserma di Bianco,
era al corrente
citano il latitante Giuseppe
dove sono stati sentiti dai cadi
alcuni
dettagli
Romeo. L’uomo, quando era
rabinieri. Ora sono in auto.
importanti
un fuggiasco, aveva chiesto
Le microspie registrano.
sostegno alla famiglia CotroGiuseppe: «Parla… ce ne
siamo andati… poi mi ha fatto capire che ti- neo, secondo informazioni raccolte dagli inpo qua…hai capito? ….vai e dici… tu non gli quirenti.
Un particolare tirato fuori dai difensori di
dire niente… e vaffanculo…non ci cacare il
cazzo…vai e cammina… sì,sì..si non ti mari- fiducia degli imputati coinvolti nel processo
Fortugno.
ti…»
Vincenzo: «Sì, sì…lo fanno apposta…»
Il delitto
Giuseppe: «Lo fanno apposta sì, ti cacaCotroneo
no il cazzo a te..tu non c’eri…e gli dici non
Vincenzo Cotroneo muore ammazzato il
sapevo…mi condanna…la condizionale è una
pugnetta…io gliel’ho detto ora basta…ma tu 19 marzo 2006. Venne freddato a due passi
da casa. I killer spararono con fucile e pistonon pensi che ci chiamano ancora?»
la. Il giocatore del Locri doveva presentarsi
Vincenzo: «No…»
Giuseppe: «Poi gliel’ho detto…vado alla in Procura per essere sentito dagli inquirenprocura e faccio un esposto…che faccio tutti ti.
il.fil.
i giorni caserma»
8
MARTEDÌ 20 dicembre 2011
D A L
CATANZARO
Il perito Michele Mininni
ieri è stato sentito davanti al
gip del Tribunale di Catanzaro Assunta Maiore e ha confermato gli esiti della perizia,
depositata il primo dicembre
scorso: sono compatibili le
parti meccaniche del motorino di Antonio Cortese, ritenuto l’esperto di esplosivo e mercenario al servizio dei grandi
casati mafiosi reggini con il fotogramma che si vede nel video dell’attentato alla Procura
generale. Mentre sono risultati incompatibili i pantaloni
della tuta indossati dallo stesso Cortese.
Con i due ultimi quesiti relativi all’integrazione peritale
nell’ambito dell’inchiesta sulle bombe fatte esplodere lo
scorso anno contro la Procura
generale di Reggio e l’abitazione del procuratore generale
Salvatore Di Landro, e sull’intimidazione al procuratore di
Reggio, Giuseppe Pignatone,
con un bazooka fatto trovare
davanti alla sede della Dda
reggina, si è concluso l’incidente probatorio e il gip ha disposto la restituzione degli atti al pm. L’incidente probatorio si è focalizzato proprio su
quel ciclomotore Honda
SH300 sequestrato a Cortese,
modello analogo rispetto a
quello che risulta dal fotogramma. In altre perizie sono
state trovate numerose tracce
di impronte digitali, ma su
nessuna di queste è stato possibile effettuare una comparazione. In altri termini, non si
sono potuti utilizzare i numerosi frammenti di impronte
digitali trovati su alcuni elementi. I periti non hanno trovato nessuna traccia biologica
dalla quale si possa estrarre il
Dna.
Nell’ambito dell’inchiesta
sulle intimidazioni ai magistrati reggini nei mesi scorsi
sono state arrestate 4 persone, ritenute mandanti ed esecutori della strategia della tensione.
L’inchiesta ha avuto un impulso decisivo dalle dichiarazioni del boss pentito Antoni-
Conluso
l’incidente
probatorio
Ieri il perito
in tribunale
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
La moto di Cortese uguale
a quella dei bombaroli
L’esame basato sul video dell’attentato alla Procura reggina
PERIZIA SUL VIDEO L’immagine, ripresa da una telecamera di sorveglianza, dell’attentato alla Procura di Reggio
no Lo Giudice, che si è auto
accusato di essere il mandante ed ha chiamato in causa il
fratello Luciano,all’epoca dei
fatti detenuto, difeso dai legali Aldo Casalinuovo e Filippo
Caccamo, che risponde come
presunto istigatore dei due attentati, insieme ad altre due
persone: Antonio Cortese e
Vincenzo Puntorieri, legato
allo stesso Cortese, accusati
dell’esecuzione materiale dell’attentato.
La perizia si è focalizzata su
alcuni capi d’abbigliamento
trovati a casa di Cortese e
Puntorieri che, secondo l’accusa, sarebbero compatibili
con quelli indossati da uno dei
due attentatori, il Cortese appunto, ripreso da una telecamera al momento di sistemare l’ordigno lasciato davanti
alla Procura generale. Analizzati anche i resti delle bombe
fatte esplodere in via Cimino e
in via Rosselli, oltre al bazooka fatto ritrovare su un marciapiede, nascosto sotto un
vecchio materasso abbandonato ai margini di una strada
utilizzata dagli uomini del pool antimafia nei loro spostamenti da e per gli uffici giudiziari ospitati al Cedir, il centro
direzionale della città.
Gli accertamenti hanno riguardato, inoltre, la cabina telefonica dalla quale Cortese,
secondo l’accusa, ha avvertito
il 113 della presenza del lanciamissili, e la registrazione
della telefonata per avere la
certezza che a chiamare sia
stato proprio il presunto artificiere della cosca.
GABRIELLA PASSARIELLO
[email protected]
’ndrangheta a soverato
Il gip scarcera sette persone
Solo sei rimangono in cella
L’arresto di
Antonio
Gullà, uno
dei sei che
restano in
carcere.
L’operazione
“Showdown”
aveva
portato
pochi giorni
fa al fermo di
16 persone.
Due gli
irreperibili
CATANZARO Il pm della direzione distrettuale antimafia Vincenzo Capomolla, aveva
chiesto la custodia cautelare in carcere per tutti. E invece il giudice per le indagini preliminari Antonio Rizzuti ha mandato sei indagati in
carcere, tre ai domiciliari e per sette ha disposto la liberazione. Sono queste le decisioni
emesse dal gip all’esito dell’interrogatorio per i
16 indagati nell’ambito dell’operazione “Showdown” condotta dai carabinieri del comando
provinciale di Catanzaro e dai colleghi della
Compagnia di Soverato in sinergia con la Guardia di finanza coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha messo in ginocchio la potente cosca
Sia-Procopio- Lentini-Tripodi eseguendo 18
fermi e sequestrando beni mobili e immobili
della ’ndrangheta per oltre trenta milioni di euro. Le accuse per i presunti affiliati al clan Sia
vanno dall’associazione a delinquere di stampo
mafioso, all’omicidio, al sequestro di persona,
all’estorsione, alla rapina e alla ricettazione. Rimangono in carcere Vincenzo Bertucci, Antonio
Gullà, Michele Lentini, Giovanni Nativo, Angelo Procopio e Bruno Procopio. Ed è stato proprio lui, Bruno Procopio, che venerdì scorso
nella casa circondariale di Siano davanti al gip,
ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito ad alcuni omicidi avvenuti negli ultimi anni
nel Basso Jonio Soveratese. Si è autoaccusato
dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, 41 anni,
avvenuto nella spiaggia di Soverato, il 22 agosto 2010, nell’ambito della guerra di sangue battezzata “Faida dei boschi”. Il reato contestato ai
sei è di aver partecipato, diretto o comunque
organizzato il gruppo malavitoso, operante nelle zone di Soverato, Davoli e dintorni, facente
capo fino alla sua morte a Vittorio Sia e poi a Michele Lentini, Fiorito Procopio, Agostino Procopio, a sua volta trucidato a colpi di arma da fuoco, e Maurizio Tripodi. Dai risultati dell’indagine denominata “Conte” e in particolare dalle
intercettazioni del dicembre del 2002 all’interno dell’autovettura di Domenico Origlia, detto
Martino, autista di Vincenzo Fallace, emergerebbe che, scarcerato Vittorio Sia nell’ottobre
del 2002 e avvenuta una lite tra l’Origlia e Maurizio Tripodi (cugino di Damiano Vallelunga,
boss di Serra S. Bruno e in stretti rapporti con
Sia), vi sarebbe stato uno scambio di messaggi
tra il Sia e l’Origlia. Per mediare. Il chiarimento, tra l’altro, era ritenuto necessario da Vincenzo Gallace, il quale temeva di finire ammazzato a fucilate. Dall’incontro chiarificatore sarebbe emerso non solo un contrasto di posizioni tra il gruppo Gallace e quello di Sia, ma la volontà di questo ultimo, appoggiato dalla cosca
dei Costa di Siderno, di costituire un locale di
’ndrangheta. Momento cruciale dell’ingresso
del gruppo Sia nella faida sarebbe stato l’omicidio di Giuseppe Todaro, giovane di Soverato
considerato però organico al locale di Guardavalle, ucciso dalla lupara bianca. Nel 2010 si sono registrati 13 omicidi solo sul Basso jonio Soveratese. Una guerra di mafia senza esclusione
di colpi per l’egemonia e il controllo sul territorio dove tra gli affari più lucrosi, oltre alla vendita di legname, all’affare della droga, ora mira
ad un altro business che è quello dei villaggi turistici, un affare ritenuto strategico dagli inquirenti. Vanno ai domiciliari Emanuel Procopio
con l’accusa di detenzione e porto illegale di due
pistole e per due ipotesi di furto aggravato,
Francesco Vitale, per il solo reato di furto aggravato e Giovanni Nativo, (difeso dal legale Carlo
Petitto), rispetto al quale cadono le contestazioni associative di stampo mafioso e narcotraffico, rimanendo in piedi un episodio di spaccio, furto e detenzione illegale di arma. Tornano in libertà Pietro Antonio Aversa, Francesco
Chiodo, Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci,
Francesco Procopio, Giandomenico Rattà e
Mario Sica. Quasi tutti, durante l’interrogatorio,
difesi, tra gli altri dagli avvocati Salvatore Staiano, Maurizio Belmonte e Domenico Fimiano, avevano risposto alle domande del gip, alcuni di loro si erano avvalsi della facoltà di non
rispondere. (ga. pa.)
caso garofalo
Tornerà in aula
il 20 gennaio
Denise, la figlia
di Lea Garofalo
MILANO Dovrebbe essere risentita il 20 gennaio Denise, la figlia di
Lea Garofalo, la collaboratrice di
giustizia scomparsa due anni fa a
Milano e sciolta nell’acido. La giovane di 19 anni, figlia della donna e
del principale imputato, l’ex convivente Carlo Cosco, dovrà presentarsi in aula ed essere nuovamente interrogata, assieme agli altri testimo-
ni già sentiti nelle scorse udienze.
La Corte d’Assise di Milano presieduta dal giudice Anna Introini, dopo la nomina di Filippo Grisolia come capo di gabinetto al ministero
della Giustizia, ha accolto infatti la
richiesta delle difese di non mantenere valide le testimonianze a causa
del cambio di composizione della
corte. Ieri sono stati interrogati in
aula dal pm della Dda, Marcello Tatangelo, alcuni nuovi testimoni: la
titolare della lavanderia dove uno
degli imputati avrebbe portato a lavare un giubbotto sporco di sangue
e i dipendenti di un cantiere edile
dove dovrebbe essere stata torturata Lea Garofalo.
Il 23 gennaio sarà sentita ancheMarisa, la sorella di Lea.
9
MARTEDÌ 20 dicembre 2011
D A L
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calabria
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ora
’ndrine all’aquila
L’ombra del clan
sul post terremoto
Quattro arresti
La cosca Caridi-Borghetto-Zindato
aveva messo gli occhi sulla ricostruzione
REGGIO CALABRIA
L’allarme era stato lanciato già diversi mesi
addietro: la ’ndrangheta voleva infiltrarsi nel
lavori di ricostruzione de L’Aquila, città distrutta dal sisma nel 2009. Ieri se ne è avuta
ampia conferma. Con l’operazione “Lypas”, infatti, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza della città abruzzese, in collaborazione con i poliziotti della locale Squadra mobile, hanno dato esecuzione
ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 persone accusate di concorso esterno in associazione mafiosa con la
cosca “Caridi-Borghetto-Zindato” di Reggio
Calabria. Si tratta dell’imprenditore 34enne
de L’Aquila, Stefano Biasini e di tre soggetti di
origine reggina e ritenuti vicini al clan operante nella zona sud del capoluogo calabrese e federato nel cartello di ’ndrangheta dei “Libri”:
Francesco Ielo, 58 anni, Antonino Vincenzo
Valenti, 45 anni e Massimo Maria Valenti, 38
anni. Il provvedimento è stato emesso dal gip grafie le fasi preliminari degli incontri tra i sogdella Dda abruzzese, Marco Billi, su richiesta getti arrestati ed esponenti della cosca, avvenudel procuratore della Repubblica Alfredo Ros- ti nel maggio 2010 in un albergo de L’Aquila.
sini e del sostituto Fabio Picuti.
Un supporto non indifferente è giunto anche
Le indagini, durante circa due anni, hanno dall’indagine svolta dalla Dda di Reggio Calafatto emergere il forte interesbria, sfociata nell’operazione
samento da parte della cosca
“Alta tensione”, che, sul finire
Sequestrati
reggina per i lavori di ricostrudel settembre 2010, ha disardiversi beni:
zione degli immobili, da parte
ticolato la consorteria “Carididei privati. In questo caso, in- società, immobili
Borghetto-Zindato”. La Squafatti, non è richiesta alcuna
dra mobile, guidata da Renaautomezzi
e
procedura ad evidenza pubblito Cortese, aveva colpito capi e
ca, né certificazione antimafia rapporti bancari
gregari liberando i quartieri di
per le imprese che eseguono i
Modena e San Giorgio Extra,
lavori. Come detto, dunque, l’allarme per pos- letteralmente asfissiati dalla presenza del clan
sibili infiltrazioni era stato lanciato già diversi che imponeva il pizzo e gestiva praticamente
mesi addietro e da lì la Squadra mobile aveva tutto. E già in quel frangente era emerso un inavviato delle indagini volte a capire come pro- teresse della cosca. Il boss Santo Caridi, infatcedessero i lavori.
ti, era il reale proprietario della società di coSono state effettuate numerose intercetta- struzioni “Tesi srl”, intestata a Stefano Biasini
zioni telefoniche ed ambientali, ed è stato pos- (arrestato ieri). Caridi, in base a quanto accersibile documentare anche tramite delle foto- tato successivamente dagli uomini del Gico
L’allarme del procuratore Rossini:
«Siamo pieni di infiltrazioni»
COSENZA «Siamo pieni di infiltrazioni, per
contrastarle ci stiamo ammazzando». Parla di
una situazione difficile il procuratore della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila Alfredo Rossini (nella foto), illustrando in conferenza stampa i risultati dell’operazione. Risultati
di cui si è detto «felice», ricordando che la Procura già dai giorni immediatamente successivi
al terremoto aveva lanciato l’allarme. Poi, il procuratore si sofferma su un dato insolito: «C’è di
nuovo il fatto che si è trattato di infiltrazioni
mafiose nel settore privato. È un aspetto anomalo se si tiene conto del fatto che più frequentemente questo tipo di infiltrazioni avviene nel
settore pubblico».
Con lui il sostituto Fabio Picuti, il questore
Francesco Cecere, il comandante provinciale
della Guardia di finanza Giovanni Domenico
Castrignanò, il capo della squadra mobile aquilana Fabio Ciccimarra e il capo della polizia tributaria Gianluca De Benedictis. Nei loro interventi, tutti hanno sottolineato la positività della cooperazione tra i due corpi e l’autrità giudiziaria.
Picuti si è complimentato con polizia e guardia di finanza. «Dopo il terremoto - ha detto sia il procuratore nazionale antimafia, Pietro
Grasso, sia il procuratore Rossini avevano lanciato l’allarme sul fatto che l’Aquila potesse diventare territorio di conquista per la criminalità organizzata. Oggi le indagini non dicono che
L’Aquila sia diventata Corleone o zona di mafia e ’ndrangheta, ma che sull’Aquila c’è l’attenzione delle organizzazioni mafiose che tentano
di inserirsi nella ricostruzione post terremoto.
Ma Squadra mobile e Gico sono stati molto attenti». Picuti ha insistito sul ruolo degli imprenditori locali, che hanno messo a disposizione
basi logistiche per permettere alla ’ndrangheta
di infiltrarsi nel tessuto economico.
Il prefetto Giovanni Iurato ha poi ricordato
come la prefettura abbia, fin dai giorni successivi al terremoto, monitorato le aziende che lavorano nel cantiere, arrivando a quattromila
controlli. Mentre il questore dell’Aquila, Stefano Cecere, ha dichiarato: «Sono questore da
10-11 anni e non mi è mai capitato che i vertici
della Procura e quelli investigativi fossero seduti insieme ad un tavolo con polizia e guardia di
finanza. Questo dovrebbe essere l’esempio per
L’Aquila. Se si lavora insieme e si fa squadra, i
risultati arrivano». Una visione condivisa anche
da Castrignanò, Ciccimarra e De Benedictis, che
nei loro interventi hanno ulteriormente rimarcato l’importanza della sinergia.
E senz’altro stavolta la sinergia ha dato i suoi
frutti: quattro persone in manette, sparse tra le
carceri di Teramo, Avezzano, Roma e Reggio
Calabria. E, a sentire le parole del procuratore
Rossini, questo pare essere solo l’inizio.
MARIASSUNTA VENEZIANO
[email protected]
della Gdf, si sarebbe inserito nei lavori di ricostruzione degli immobili privati proprio tramite Biasini, imprenditore già presente nei lavori post terremoto, grazie alla mediazione
svolta da Ielo e i due Valenti che, secondo l’accusa, hanno fornito concreto supporto logistico alla penetrazione economica della cosca,
mediando l’acquisto di una parte del capitale
sociale di una società interessata ai lavori, addirittura facendo assumere gli operai indicati
dal clan.
In totale, le attività eseguite dal Gico de
L’Aquila, in collaborazione con lo Sco della polizia, hanno riguardato 31 persone fisiche e 10
giuridiche. Sempre nell’ambito dell’inchiesta
“Lypas”, polizia e guardia di finanza hanno anche sottoposto a sequestro preventivo le quote di 4 società, nonché 8 automezzi, 5 immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili ai soggetti finiti nell’indagine.
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
VARIAZIONI DI BILANCIO
LAVORO
La maggioranza
va sotto 2 volte
In 11 votano no
MINACCE SU FACEBOOK
Protestano
gli statali
e Acquereggine
> pagina 20
SIDERNO
Porto, la Cgil
denuncia
esponenti Sul
> pagina 20
Corte dei Conti
la maggioranza
si difende
> pagina 28
> pagina 34
Sigilli al panificio dei Condello
Sequestrato “Pane Pizza e Fantasie” riconducibile a “Micu u pacciu”
I carabinieri del Ros e del
comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda guidata da
Giuseppe Pignatone, stanno
facendo terra bruciata attorno al latitante Domenico
Condello, alias “U pacciu”, latitante sin dal 1991.
E se fino a qualche settimana fa ci si era concentrati solo sul versante della cattura
dell’ultimo dei grandi boss rimasti fuori dalle patrie galere,
ieri i militari dell’Arma hanno
dato esecuzione anche ad una
misura patrimoniale, con il
sequestro dell’esercizio commerciale “Pane Pizza e Fantasie srl”, operante nel settore della panificazione e con
sede ad Archi.
Secondo l’accusa, infatti,
tale attività è da ritenersi effettivamente nella proprietà
della consorteria mafiosa dei
Condello.
Nel corso delle indagini, infatti, è emerso che dal punto
di vista formale l’assetto societario è composto dai congiunti Maddalena e Giuseppe Martino, zii materni di
Condello. Questi ultimi, nel
corso della perquisizione domiciliare avvenuta il 22 giugno scorso, erano stati trovati in possesso di 49.690 euro
in denaro contante, 52mila
euro e 10 milioni di vecchie
polizia di stato
Intensificati i controlli
per il periodo natalizio
L’esercizio commerciale sequestrato
Domenico Condello
lire in buoni fruttiferi postali,
in parte contestati anche con
Giuseppa Condello. Quest’ultima, moglie di Nino Imerti
(alias “Nano feroce”), anche
se formalmente estranea all’attività dell’esercizio commerciale sequestrato, era il
vero fulcro attorno al quale si
svolgevano tutti gli affari. Era
la Condilo a gestire le relazioni con lo studio commerciale
e con la banca di riferimento.
Basti pensare che Margherita Tegano e Caterina Condello, rispettivamente compagna e sorella del latitante,
anche se formalmente dipendenti del panificio, avevano
rapporti diretti di lavoro solo
con Giuseppa Condello.
latitante Domenico Condello,
anche Maddalena Martino,
Giuseppe Martino, Margherita Tegano, Caterina Condello, Francesca Condello e Giuseppa Condello.
Il provvedimento rappresenta un ulteriore segmento
del contesto investigativo sviluppato per arrivare da una
parte alla cattura del latitante, ultimo vero esponente di
spicco della ‘ndrangheta reggina ancora in libertà, e dall’altra proseguire nella sistematica aggressione del patrimonio riconducibile alla cosca, ed in grado di fornire sostegno economico e logistico
a Domenico Condello.
Consolato Minniti
Dalle risultanze investigative poi è emerso un dato non
secondario: le tre donne hanno deciso – come peraltro
emerso ampiamente nel corso dell’attività di indagine –
di cedere la proprietà dell’esercizio commerciale ad altro soggetto.
Tali elementi hanno fornito al pm Giuseppe Lombardo
la certezza dell’urgenza di dover sottoporre a sequestro
“Pane Pizza e Fantasie”, panificio con sede sulla via Vecchia Provinciale ad Archi. Da
qui l’adozione della misura
del sequestro preventivo.
Con l’accusa di intestazione
fittizia di beni, dunque, sono
finiti sotto indagine, oltre al
Ingiusta detenzione negata, la Cassazione annulla
Accolto il ricorso dell’avvocato Pitasi. La Corte d’appello dovrà pronunciarsi di nuovo
La III sezione della Corte di Cassazione accogliendo il ricorso proposto dall’avvocato Basilio Pitasi, difensore di B.
L. A. ha annullato provvedimento della Corte di Appello di Reggio Calabria
che aveva negato il diritto alla riparazione per l’ingiusta detenzione di oltre 2
anni patita da persona imputata del delitto di partecipazione ad associazione
mafiosa. L’uomo in una prima fase si
era visto riconoscere il diritto alla liquidazione di una somma per lì ingiusta
detenzione patita e gli era stato riconosciuta la somma di 140 mila euro. Sennonché contro il predetto provvedimento aveva proposto ricorso l’avvocatura
dello stato e la Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso sotto il profilo dell’aver omesso di motivare se la condotta della richiedente avesse per colpa grave dato causa o concorso a dare causa alla detenzione.
La Corte di Appello chiamata a pro-
nunciarsi di nuovo sulla richiesta dell’istante l’aveva tuttavia rigettata rilevando che l’istante si era reso responsabile di frequentazione con soggetti
appartenenti a famiglie mafiose, si era
reso latitante per un lunghissimo periodo e tale latitanza era stata favorita
dai suoi rapporti con elementi della
ndrangheta, e che tali circostanze erano
elementi che avevano dato causa alla detenzione.
Avverso il citato provvedimento è insorto l’avvocato Pitasi denunziando violazione di legge e illogicità della motivazione rilevando che l’affermazione secondo la quale l’istante avesse mantenuto rapporti con parenti appartenenti
a famiglie mafiose appariva assolutamente poco coerente con le risultanze
fattuali sulle quali veniva fondata e non
necessariamente significativa un comportamento gravemente colposo proprio in considerazione del rapporto di
parentela.
Il legale difensivo ha sostenuto inoltre
che lo stato di latitanza non poteva considerarsi comportamento gravemente
colposo idoneo a determinare la detenzione in quanto successivo alla emissione della misura cautelare e l’affermazione che la latitanza sarebbe stata favorita dai suoi rapporti con elementi della
ndrangheta appariva assolutamente destituita di fondamento e comunque la
corte di appello non aveva precisato un
nesso di casualità tra le condotte del ricorrente e l’adozione della misura cautelare.
La Corte di Cassazione accogliendo il
ricorso dell’avvocato Pitasi e con le conclusioni del procuratore generale che
aveva chiesto l’accoglimento del ricorso
ha annullato il provvedimento impugnato rinviando gli atti della Corte di
Appello di Reggio Calabria per nuovo
giudizio. (r.r.)
In occasione delle imminenti festività natalizie, il
Questore di Reggio Calabria
Carmelo Casabona ha indicato nell’intensificazione dei
servizi di prevenzione e controllo del territorio, la sua
priorità strategica, indirizzando l’Ufficio prevenzione
generale e soccorso pubblico ad un incremento dei
controlli a persone e veicoli
con l’impiego di numerosi
equipaggi a bordo di auto
(le Pantere) e moto (le Nibbio), nei luoghi maggiormente frequentati della città. Unitamente alle misure
di prevenzione e contrasto
dei cosiddetti “reati predatori”, di cui da sempre, nei
periodi festivi si segnala un
leggero incremento, nonostante a Reggio Calabria
non vengano segnalati particolari episodi, l’azione delle “Volanti” sta interessando
tutto il territorio cittadino
con la predisposizione di
idonee misure di prevenzione e di contrasto anche mediante l’utilizzo dei cinofili e
dei reparti prevenzione crimine di Siderno e Rosarno.
Attenzione particolare a
quelle aree della città maggiormente frequentate per
le “compere natalizie” perché caratterizzate dalla presenza di numerosi esercizi
commerciali come il Viale
Aldo Moro, il centralissimo
Corso Garibaldi, il Viale Calabria, il quartiere Modena,
senza dimenticare le zone
normalmente oggetto di accurati servizi di controllo del
territorio come Arghillà, Archi e Pellaro. Con compiti di
“cabina di regia”, l’Upgsp
diretto dal vice questore aggiunto Giuseppe Pizzonia
con la collaborazione del
commissario capo Giuseppe Giliberti sta assicurando
il monitoraggio dei vari dispositivi territoriali tra cui il
poliziotto di quartiere ed i
cinofili, anche al fine di individuare ed avviare progettualità volte a migliorare i
modelli operativi già in atto
ed a garantire sicurezza al
cittadino. Sono circa 200 le
persone denunciate a piede
libero unitamente ad oltre
40 arresti in flagranza di
reato, più di 20.000 persone controllate con circa
10.000 veicoli fermati negli
ultimi sei mesi del 2011.
Importante il servizio che
in questi giorni sta rendendo il “Poliziotto di Quartiere” che opera esclusivamente “a piedi” dotato anche di
computer palmare e telefono cellulare per rispondere
in tempo reale alle richieste
dei cittadini, vigilando sulla
sicurezza dei quartieri e della gente. La vigilanza ed il
servizio di prevenzione e
controllo del territorio non
si limita alla sola terraferma: la squadra nautica, incardinata nell’Upgsp della
Questura di Reggio Calabria, ha già intensificato la
navigazione sottocosta ed in
particolare sul litorale cittadino. In questi giorni infine
sono stati intensificati i servizi di prevenzione e controllo anche nelle aree portuali ed aeroportuali.
Ad affiancare i poliziotti
nei servizi di controllo del
territorio, anche i cani della
squadra “cinofili”.
MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 28
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
OSPEDALI
0966 588637
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
VIGILI DEL FUOCO
GIOIA TAURO
Gli autonomi del Sul si lasciano decisamente prendere
la mano, e la Cgil regionale
sporge querela.
Parte da Facebook, come
ormai accade sempre più spesso, l’ultima polemica sindacale in salsa nostrana. Dalle accoglienti pagine del social network, dove con un semplicissimo click basta un attimo per
diffondere interventi e commenti decisamente poco ragionati, magari figli dell’emozione del momento, Rocco Talianu e Mimmo Macrì del Sul,
quest’ultimo segretario del coordinamento portuali, arrivano ad “autorizzare” vecchi e
nuovi gruppi terroristici.
Il primo intervento è di Rocco Talianu, ed arriva domenica pomeriggio verso le 14.
«Spero con tutto il cuore,che
chi decide con leggerezza sul
nostro futuro riceva in corpo
questi doni....Merde!!!» E i
“doni” in questione sono una
lunga fila di proiettili in bella
evidenza in una foto allegata.
0966 52111
GIOIA TAURO
FARMACIE
0966 52203
PALMI
0966 267611
CITTANOVA
0966 660488
OPPIDO
0966 86004
POLISTENA
0966 942111
TAURIANOVA
0966 618911
CINEMA
Gioia Tauro
Rosarno
Ioculano 0966 51909
Rechichi 0966 52891
Tripodi
0966 500461
Alessio 0966 773237
Borgese 0966 712574
Cianci
0966 774494
Paparatti 0966 773046
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
0966 479470
0966 22742
0966 22692
0966 22897
0966 22651
Taurianova
Ascioti 0966 643269
Covelli 0966 610700
D’Agostino 0966611944
Panato
0966 638486
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
Porto, minacciano la Cgil
E Genco sporge querela
Gioia, in rete esponenti del Sul inneggiano alla morte di Rossa
E Mimmo Macrì commenta poco dopo: «Qualcuno li appenda dai piedi a testa in giù
‘ste merde».
Ma l’intervento più violento,
e decisamente choccante, arriva qualche ora più tardi, verso le 17. Ad inserirlo è sempre
Rocco Talianu. L’immagine, in
questo caso, è quella di un
morto ammazzato, e la “didascalia” recita: Guido Rossa,
sindacalista e delatore della
C.G.I.L.,qui fotografato nella
sua posa migliore....Speriamo
non sia l'unico.....».
Insomma, parole pesantis-
sime, per le quali ieri mattina
il sindacato locale ha deciso di
sporgere querela al commissariato di pubblica sicurezza di
Gioia Tauro. Come macabro
“simbolo” di questo incitamento alla violenza organizzata, dunque, è stato scelto Guido Rossa, l’operaio genovese
dell’Italsider, rappresentante
della Fiom-Cgil, ucciso il 24
gennaio 1979 dalle Brigate
Rosse, perché “colpevole” di
avere denunciato e portato alla condanna in tribunale un
compagno appartenente alle
Br, Francesco Berardi. Duris-
sima la presa di posizione del
segretario regionale della Cgil
Sergio Genco, che in una nota
parla di «vera e propria intimidazione di stampo ndranghetista e terrorista che lancia
una minaccia a tutti coloro che
dell’azione sindacale hanno
fatto una scelta di vita per la
difesa della condizione dei lavoratori e delle lavoratrici.
Chiediamo alla magistratura
competente- scrive ancora
Genco- di non sottovalutare
quanto è accaduto e richiamiamo lo stesso Sul ad intervenire per allontanare quanti, con
i loro gesti e le loro parole, offendono tutto il mondo del
sindacalismo democratico e libero». E decisamente fuorviante è la successiva nota di
replica del Sul: «dispiace che
la Cgil abbia visto se stessa come obiettivo dei post apparsi
ieri sul social network facebook nel gruppo “Salviamo il
Porto di Gioia Tauro”. Pur
condannando i toni forti, dopo
aver riletto attentamente
quanto scritto, non ci sembra
che ci siano riferimenti ad alcun dirigente di alcuna sigla
sindacale». Poi il Sul “giustifi-
FOLLI I post su Facebook
ca” il tutto così: «Il difficile momento economico e politico
sta
esasperando,
purtroppo,anche onesti lavoratori e padri di famiglia che in
un momento di difficoltà, pur
con accenti evidentemente
marcati, si sono lasciati andare ad esternazioni inusuali».
Rilanciando poi con un’altra
strigliata ai colleghi confederali: «La Cgil, piuttosto, faccia
autocritica e metta in ascolto
la parte buona si sè verso i lavoratori che chiedono risposte
reali e non sterile demagogia».
FRANCESCO RUSSO
[email protected]
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MARTEDÌ 20 dicembre 2011
calabria
ora
L O C R I D E
A Caricari “l’Oscar” calabrese
Il regista riceve al “Calabria Film Festival” il premio per il miglior corto
l’evento
L’eleganza
dell’Ottocento
rivive a Locri
La storia della moda, l’eleganza e la nobiltà ottocentesca domenica sera a Palazzo
Nieddu del Rio si sono incarnate in splendide fanciulle
che hanno rappresentato in
maniera esemplare “La sfilata in costume d’epoca e di acconciature” organizzata dalle
associazioni “Il nido di Calimero” e “Città balneare”,
evento rientrante nella manifestazione “Luce del Natale”.
Prima di entrare nei palazzi
di corte dell’800 c’è stata la
presentazione del libro “Icaro”, della poetessa Daniela
Ferraro e successivamente i
saluti dell’assessore al turismo e cultura di Locri, Francesco Galasso soddisfatto dell’iniziativa. «Un elogio- dice
l’assessore- va a tutte queste
associazioni che si sono impegnate gratuitamente per
organizzare manifestazioni di
qualità, riuscendo ad animare le feste natalizie». Si aprono le danze nella sala del
Nieddu, allestita con i fiori di
Fabio Ocello e i quadri della
pittrice Filomena Ruggia, con
la sfilata di costumi d’epoca
realizzati dall’Atelier “Le Magie dell’abito gioiello” e studio stilistico “La saya” della
stilista Marina Andrianò.
Mentre le modelle sfoggiavano la maestosità degli abiti,
accompagnati dalla musica
del server Andrea Bonavita,
gli spettatori restavano incantati dagli accessori e le gioie
di Rosetta Rulli e ammirevoli sono state le acconciature
del salone “L’Angolo della
bellezza” di Francesca Verteramo e il suo staff. «Moda e
storia che si intrecciano e –
afferma Cinzia Cinelli, responsabile comunicazione
dell’Atelier - gli abiti sono delle opere d’arte, frutto di studi
storici. La stilista Andrianò in
30 anni di esperienza ha coniugato tradizione ed innovazione creando abiti per rappresentazioni teatrali. Soddisfazioni giungono anche dalla presidente dell’associazione “Il nido di Calimero”, Nadia Loccisano: «Locri ha
rivissuto momenti epici regalando non solo emozioni ma
anche suggestivi momenti».
do. bu.
Numeri utili
SIDERNO
Brillano le stelle del cinema calabrese come brillano gli occhi del regista documentarista Vincenzo Caricari che nella notte del “Calabria
film festival” vince il primo posto nel
concorso dedicato ai “Corti Calabria”. A Vibo Valentia “Il ladro” è
piaciuto alla giuria presieduta da Fabio Mollo e incantato tutti i presenti. Di fronte a nomi altisonanti del cinema italiano, il talento sidernese
riceve nella sua Calabria l’ambito
premio produzione di 2500 euro da
reinvestire in un’altra opera. Alza
l’Oscar Caricari (nella foto) insieme
alla casa di produzione “Asimmetrici Video” di Bernardo Migliaccio
Spina e tutto il cast (Riccardo Fazzolari, Pasquale Catalano, Manuela
Cricelli, Maria Capogreco, Alberto
Gatto, Nino Tarzi, Lucia Lombardo,
Giovanni Maiolo, Marco De Leo,
Giuseppe Catalano, Fabio Gallo,
Giulia Lombardo, con la partecipazione del coro "Santa Maria di Portosalvo" di Siderno; fotografia e
montaggio Bernardo Migliaccio Spina, aiuto regia Pasquale Franco). Il
premio è frutto di lavoro e professionalità che giovani della Locride stanno portando avanti grazie anche al
supporto di Asimmetrici. Una
scommessa tutta al giovanile che
punta sul cinema e sulla Calabria.
Caricari ci confida: «Sono orgoglioso di aver ricevuto un premio in Calabria, in un festival organizzato da
un'istituzione calabrese. Finora i
miei lavori erano stati apprezzati solo fuori dalla mia regione». La Calabria che guarda ai talenti ma che vede anche oltre lo schermo soffer-
* BIBLIOTECHE
mandosi sulla riflessione sociale e
civile, come quella scaturita nei corti di Vincenzo Caricari. «Io nasco
documentarista – commenta il regista- i miei lavori hanno sempre cercato di raccontare la realtà calabrese dall'interno e da chi la vive tutti i
giorni. Ho sempre trattato temi importanti, d'attualità (antimafia, immigrazione, lotta sociale..)». Così è
stato, infatti, con “Il paese dei bronzi”, documentario sui progetti di accoglienza di Riace che presto sarà
online sul sito del Ministero dell’Istruzione, scelto per la sua valenza socio- culturale e didattica. Tornando al corto “Il ladro” che lo ha
portato sul podio, Caricari lo descrive come una storia intimista. «Dopo tanto impegno civile raccontato
attraverso i miei documentari, – afferma- ho deciso di lasciare da parte, momentaneamente, l'attualità e
sperimentare le piccole storie quotidiane con la finzione». La pellicola
vincitrice girata interamente in dialetto calabrese e ambientata nella
terra calabra, è la storia di un affet-
to ritrovato da parte di un fratello
verso il fratellino più piccolo, interpretato da Pasquale Catalano, giovanissimo e promettente attore. E
per i prossimi progetti l’artista di Siderno è sicuro che continuerà a raccontare la sua terra. Il suo occhio vede e la sua mente costruisce portando sullo schermo la realtà che si intreccia alla finzione. E sulle opportunità che offre la Calabria a talenti come lui Caricari dice la sua: «E’
importante continuare ad investire
sui giovani e sulla creatività, proprio
come ha offerto Calabria film festival dando spazio ad autori calabrese che possono confrontarsi con le
eccellenze. Questo è un ottimo connubio e un modo efficace di valorizzare i lavori nostrani. Lavorare in
questo ambito è difficilissimo ovunque, per questo non bisogna mai illudersi e scegliere la propria strada
con molta attenzione. E di strada cinematografica Caricari e company,
che hanno sfilato sul tappeto rosso,
ne faranno davvero tanta.
Domenica Bumbaca
Giusti conquista il pubblico
“Sentore di libri”, domani l’appuntamento con De Luca
LOCRI
Accattivante e coinvolgente,
Amabile Giusti ha conquistato,
mercoledì scorso, il pubblico di
“Sentore di libri”, la rassegna di vino e letteratura, in corso al My
Way di Locri, organizzata dal gruppo “Sosteniamo le nostre tradizioni”, con in testa Stefania Fiumanò,
e dall’Associazione italiana sommeliers - Delegazione Locride. La
scrittrice di Palmi, nella serata condotta da Maria Teresa d’Agostino,
ha presentato “Cuore nero”, il suo
secondo romanzo (Baldini Dalai
editore), un’avvincente fantasy sull’universo misterioso dei vampiri,
ma anche una tormentata storia
d’amore tra adolescenti. «Alla fine
questo è un romanzo di formazione, con al centro le vicende di Giulia, una diciassettenne come tante, presa dai tormenti d’amore, nel
difficile passaggio all’età adulta –
ha detto la scrittrice, che ha esordito nel mondo della letteratura con
il fortunato romanzo “Non c’è
niente che fa male così” - Ma è pure un romanzo sulla paura del “diverso”, sulla necessità di andare oltre l’apparenza, perché spesso
niente è come sembra». E già i numerosi lettori, dopo la conclusione
“aperta”, attendono il sequel. Lo
specialista Pierfrancesco Multari,
Un momento della serata con Amabile Giusti
delegato Ais Locride, ha poi continuato il percorso nel mondo dell’enocultura invitando gli ospiti, insieme alla sommelier Emanuela
Alvaro, alla degustazione del “Nerone di Calabria” 2007, della cantina Criserà, vino corposo dall’intenso colore rosso.
Per l’appuntamento di domani,
protagonista sarà l’attrice Anna
Maria De Luca che presenta “Guaglio’, storie di rughe” del compianto Pino Michienzi (Rubbettino editore). Anna Maria De Luca recita
in numerose compagnie teatrali
nazionali e ha al suo attivo svariate partecipazioni a film e serie televisive. Nel 1986, con Michienzi ha
dato vita alla Compagnia Teatro
del Carro, con la finalità di valorizzare autori di nascita o di adozione
calabresi, attraverso la rappresentazione dei loro testi. L’apprezzata
artista catanzarese, a Locri, curerà
il reading del libro, un romanzo
“d’amore, d’amicizia e di ideali, ma
anche un bellissimo e colorito
squarcio di vita popolana, una finestra aperta su un mondo ormai
mutato, se non del tutto scomparso, fatto di rapporti genuini e semplici, di legami autentici e non corrosi dal tempo”. Pierfrancesco
Multari invece guiderà gli ospiti alla degustazione del vino Savuto
Superiore Doc, “Britto” 2008, della cantina Colacino Wines. La rassegna si concluderà l’11 gennaio
2012 con Mimmo Gangemi e il suo
“La signora di Ellis Island” (edito
da Einaudi).
do. bu.
ANTONIMINA
Biblioteca Comunale
Via Roma - Tel. 0964 312000
ARDORE
Biblioteca Comunale "R. Scordo"
Via Manzoni - Tel. 0964 620038
BIANCO
Biblioteca Comunale
Via Margherita - Tel. 0964 731185
BIVONGI
Biblioteca Comunale
P.Zza Municipio - Tel. 0964 91102
BOVALINO
Biblioteca "Mario La Cava"
Via Xxiv Maggio - Tel. 0964 61766
CAULONIA
Biblioteca Comunale
P.zza Seggio - Tel. 0964 861002
GERACE
Biblioteca Comunale
P.Zza Del Tocco - Tel. 0964 355009
GIOIOSA JONICA
Biblioteca Comunale
Palazzo Amaduri - Tel. 0964 51505
LOCRI
Biblioteca Comunale
Via Napoli Tel: 0964 232451
Biblioteca Archivio Di Stato
Via Matteotti, 1 - Tel. 0964 232451
MARINA DI GIOIOSA
Biblioteca "M. Pellicano Castagna"
Piazza Dei Mille - Tel. 0964 415178
MARTONE
Biblioteca Comunale “Orazio Lupis”
Via Mercato coperto - Tel.0964 51356
PAZZANO
Biblioteca Comunale
Via Municipio - Tel. 0964 731090
PORTIGLIOLA
Biblioteca Comunale
Corso Roma - Tel. 0964 365002
RIACE
Biblioteca Comunale
P.Zza Del Popolo - Tel. 0964 733002
ROCCELLA JONICA
Biblioteca Comunale
Via Municipio - Tel. 0964 84227
SAN LUCA
Biblioteca Comunale
Corso C.Alvaro - Tel. 0964 985343
SIDERNO
Biblioteca "Armando La Torre"
Via Turati - Tel. 0964 345111
STIGNANO
Biblioteca Comunale
Piazza S. Pietro - Tel. 0964 772040
STILO
Biblioteca Comunale “T. Campanella”
Piazza Theresti - Tel. 0964/776006/07
* MUSEI
LOCRI
Museo Naz. Di Locri Epizefiri
Contrada Marasà Tel. 0964 39003
Raccolta Privata Scaglione
Tel. 0964 20207 - 0964 20344
Fondazione “Nosside”
Palazzo Nieddu - Tel. 0964 29268
GIOIOSA JONICA
Museo D’Arte Naturale C/O Palazzo
Amaduri Tel. 0964 51536
MAMMOLA
Museo D'arte Moderna "S. Barbara"
Via S. Barbara Tel. 0964 414220
MONASTERACE
Antiquarium C.da Campo marzo
Tel. 0964 735154
STILO
Museo di Archeologia Industriale
P.zza S.G.Theresti Tel.0964/776006/07
GERACE
Museo Diocesano
via Duomo Tel. 0964 356323
MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Cosenza
Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected]
PEDACE
COSENZA
Violenza sessuale
Padre e figlio
assolti in appello
> pagina 21
CORIGLIANO
Donna accoltellata
Il pm: è pericoloso
resti in carcere
GRISOLIA
Depuratore
Rispunta
il progetto
> pagina 21
Il campanile
di S. Rocco colpito
da un fulmine
> pagina 28
> pagina 35
Sette condanne, assolti i boss
Primo verdetto per l’inchiesta “Squarcio”, undici anni dopo gli arresti
Ci sono voluti undici anni,
ma alla fine l’inchiesta “Squarcio” ha tagliato il primo traguardo giudiziario. Ieri, infatti,
a Catanzaro si è concluso il processo abbreviato con sette condanne e tre assoluzioni messe
nero su bianco dal gup distrettuale. Undici anni dopo, dicevamo. Non a caso, risale al 19
luglio 2000 il maxiblitz che, all’epoca, portò all’arresto di numerosi esponenti della malavita cosentina. Dopo il botto
iniziale, però, l’intera operazione sembrava dovesse naufragare quando, un anno più tardi, i detenuti uscirono di prigione per decorrenza dei termini. Seguirono otto anni di
eclissi giudiziaria e il fascicolo
curato dal pm Facciolla finì nel
cassetto, ma non nel dimenticatoio. “Squarcio”, infatti, fu
seminale per altre indagini che,
in seguito, fecero luce sui nuovi assetti del crimine locale dopo le mutazioni dovute a pentimenti e condanne.
Poi, a luglio del 2010, la prima svolta, con l’udienza preliminare che segnò il rinvio a
giudizio di 8 imputati, mentre
altri 10 sceglievano la strada
del rito alternativo. E ieri, in
aula, si è risolta proprio la pratica relativa alle loro posizioni.
Per quasi tutti, l’accusa era di
estorsione, spaccio e associazione mafiosa. A tal proposito,
la pena più alta è stata inflitta a
Mario Gatto: 12 anni di carcere, due in meno rispetto a quelli invocati dalla pubblica accu-
LA SENTENZA
IN ABBREVIATO
Mario Gatto 12 anni di pena
Claudio Perna 8 anni di pena
Vincenzo Roveto 7 anni di pena
Antonio Pignataro 7 anni di pena
Alfonsino Falbo 5 anni e 4 mesi di pena
Rinaldo Gentile 5 anni e 4 mesi di pena
Biagio Barberio 5 anni e 4 mesi di pena
Franco Perna assolto
Gianfranco Ruà assolto
Osvaldo Cicero assolto
BOSS
Due vecchie foto
di Gianfranco Ruà (in alto)
e Franco Perna
A sinistra
la gabbia riservata ai detenuti
in un’aula di tribunale
sa. Gatto, sospettato di far par- caso, la punizione invocata dal
te del gruppo di fuoco del pre- pm era leggermente più sevesunto clan Lanzino, è accusato ra (otto anni e otto mesi). Condi aver fatto parte dell’organiz- dannati anche Alfonsino Falzazione dedita al traffico di stu- bo (cinque anni e quattro mesi) e Claudio
pefacenti
Perna (otto
nonché
di
Erano tutti
anni), rispetun’estorsione
accusati
tivamente gein concorso
nero e nipote
con il pentito
di mafia
del boss FranVincenzo Deestorsioni e
co Perna. Endato. A sette
trambi erano
anni, sempre spaccio di droga
accusati di asper l’ipotesi di
narcotraffico, ammonta inve- sociazione mafiosa, ma per
ce la pena erogata ai “tirrenici” Claudio c’era l’accusa suppleVincenzo Roveto e Antonio Pi- tiva di una presunta estorsione
gnataro, ma anche in questo consumata durante la fiera di
San Giuseppe. Associazione
mafiosa era poi l’ìpotesi di reato confezionata anche per Rinaldo Gentile e Biagio Barberio. Esponente della vecchia
guardia il primo, presunto affiliato al gruppo Chirillo il secondo. Per entrambi, la pena inflitta è risultata in linea con la
richiesta della Dda: cinque anni e quattro mesi.
E veniamo alle assoluzioni,
partendo proprio da quelle di
Gianfranco Ruà e Franco Perna, considerati alla stregua di
capi dell’organizzazione criminale, nonostante all’epoca dei
fatti contestati (tra il ‘99 e il
2000) fossero entrambi rinchiusi al 41 bis. Una circostanza che, con ogni probabilità ha
convinto il giudice a emanare
per loro un verdetto di non colpevolezza. Detto ciò, resta da
definire ancora il processo con
il rito ordinario che vede alla
sbarra, volti noti della malavita cosentina come Domenico Cicero ed Ettore Lanzino
(tuttora latitante) insieme a
Luisiano Castiglia, Walter
Gianluca Marsico, Luigi “Ninni” Gagliardi e ai pentiti Vincenzo Dedato, Angelo Colosso
e Francesco Amodio, pure loro chiamati a difendersi a va-
rio titolo dalle accuse di estorsione, spaccio e associazione
mafiosa.
Tra questi figura anche il
pentito Dedato, la cui carriera
criminale si concluse proprio
dopo il blitz di “Squarcio”. A
differenza degli altri indagati,
infatti, lui restò in cella per il
sopraggiungere del processo
“Luce”. Dedato si fece sei anni e mezzo di galera, di cui
quattro al 41 bis. Infine, a gennaio del 2007, tornò libero
per poi “pentirsi” clamorosamente dieci giorni dopo.
MARCO CRIBARI
[email protected]
terminator 4
Gagliardi libero, Patitucci resta in carcere
Tredici giorni dopo l’arresto è
tornato in libertà Luigi “Ninni” Gagliardi, cosentino di 38 anni, coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Terminator 4”. Accogliendo la richiesta presentata la
scorsa settimana dal suo avvocato
difensore (Nicola Rendace del Foro di Cosenza) il Tribunale delle libertà ha disposto la scarcerazione
dell’indagato. Ninni Gagliardi è
accusato di aver rubato l’automobile usata per l’agguato a Antonio
Sassone, ammazzato a colpi di pistola il 9 giugno del 2000. Secondo l’ipotesi formulata dall’accusa,
pochi giorni prima dell’omicidio
Gagliardi rubò una Fiat Uno nel
parcheggio dell’Università della
Calabria, la portò a Paterno Calabro per essere «ripulita e preparata» in previsione dell’agguato e,
successivamente, fece da «staffetta».
Il furto gli sarebbe stato commissionato dal pentito Francesco
Amodio che a sua volta aveva ricevuto l’ordine da Vincenzo Dedato
(elemento di vertice della cosca
Lanzino oggi collaboratore di giustizia). Secondo l’avvocato di Gagliardi non è provato che il suo as-
sistito sapesse che quella vettura
serviva per commettere un omicidio. Né ci sarebbero i necessari riscontri sulla circostanza che effettivamente Gagliardi abbia rubato
quella Fiat Uno. Anche perché in
una intercettazione telefonica
Amodio parlava di una Ranault
Clio.
Ninni Gagliardi, insomma, passerà il Natale in famiglia. È andata male, invece a Francesco Patitucci (ritenuto il reggente della cosca Lanzino, visto che il boss è latitante) e a Mario Piromallo per i
quali il Tdl ha respinto l’istanza di
scarcerazione presentata dagli avvocati Marcello Manna, Luigi Gullo e Luca Acciardi.
L’operazione Terminator 4 (coordinata dalla Dda di Catanzaro ed
eseguita dalla Dia dalla squadra
mobile e dai carabinieri) risale al 6
dicembre scorso. Aveva portato all’emissione di 18 misure di custodia cautelare in carcere. Altre 11
persone risultano indagate a piede
libero. Le 29 persone coinvolte
nell’inchiesta sono accusate a vario
titolo di associazione mafiosa,
omicidio, estorsione e usura.
a. b.
Luigi Ninni Gagliardi
33
MARTEDÌ 20 dicembre 2011
calabria
ora
J O N I O
Dalle banconote sporche
al maxisequestro di beni
CASSANO
Inaugurato il nuovo museo
di Palazzo Viafora
Operazione antimafia della Finanza per oltre 800mila euro
CASSANO IONIO E’
partita da una serie di banconote sporche l’operazione antimafia che ha portato al sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di ottocentomila euro.
Proprio quelle banconote, per
un valore di oltre duecentomila euro, presentate da un
uomo che si era recato in banca per cambiarle, ha insospettito e richiamato l’attenzione
delle fiamme gialle che, da
quel gesto, hanno avviato una
intensa e capillare attività di
indagine e di accertamenti
giungendo al sequestro operato nei confronti di due distinti nuclei familiari, imparentati tra loro, tra cui figura
anche un uomo che nel 2008
era stato attinto da un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere per gravi reati che lo
collocano tra i soggetti ritenuti gravitanti nell’orbita della
compagine ‘ndranghetista dei
Forastefano di Cassano allo
Ionio. L’intera operazione è
stata condotta dagli uomini
della guardia di finanza di Sibari, in stretta collaborazione
con il nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, all’esito di complesse e delicate indagini patrimoniali e finanziarie. Gli accertamenti patrimoniali e finanziari eseguiti
COLPO PATRIMONIALE a famiglie vicine ai Forastefano
dalle fiamme gialle hanno sia per l’espletamento dell’atevidenziato un notevole in- tività commerciale da parte di
cremento della condizione una ditta individuale, operante a Cassano
patrimoniale
dei compoTutto è partito nel settore
commernenti i nuclei
dalla richiesta del
cio al dettafamiliari. Il
che risultava
di cambiare glio di generi
in netto condei contanti alimentari.
Proprio sulla
trasto con
in banca base di questi
l’esiguità dei
accertamenredditi dichiarati e ritenuti inidonei a ti, il Tribunale di Cosenza - sedimostrare la lecita prove- zione penale misure di prenienza delle risorse finanzia- venzione, su richiesta della
rie utilizzate, sia per l’acqui- Procura della Repubblica
sto dei beni poi sequestrati, presso il tribunale - direzione
TREBISACCE
Comunali, Fli e Udc lavorano
a un progetto unitario
Continuano gli incontri
tra le forze politiche locali
in vista delle Amministrative di primavera.
Nella serata di giovedì 15
dicembre si è infatti tenuto
un incontro tra i circoli locali di Fli e dell’Udc, nel
corso del quale, secondo
una nota diffusa al termine
dell’incontro, è stata raggiunta l’accordo per la condivisione di un progetto comune a favore del territorio.
«Nel corso della discussione - si legge nel comunicato sottoscritto dai due coordinatori politici - tanti i
punti di incontro rispetto
alle linee programmatiche
da proporre ai cittadini, ai
movimenti politici ed alle
associazioni interessate a
partecipare ad un confronto costruttivo.
Il dibattito si è incentrato preliminarmente sulla
comune volontà di partecipare alla formazione di una
coalizione, senza alcuna
preclusione nei confronti
di chiunque si faccia portatore di soluzioni valide e
propositive.
Per i due gruppi, quindi,
unica priorità imprescindi-
bile una energica e trasparente progettualità per la
collettività, che tenga in seria considerazione le peculiarità e potenzialità del territorio».
All’incontro hanno partecipato gruppi giovanili di
entrambi i partiti il cui entusiasmo, secondo gli
estensori della nota, ha
ravvivato la voglia di aggregazione e crescita, ponendosi come parte attiva dell’iniziativa. Soddisfatti,
quindi, i coordinatori locali dei due circoli politici,
Giandomenico Amodeo
(Fli) e Davide Cavallo
(Udc), nonché il presidente del consiglio del Comunue di Trebisacce, Vincenzo Liguori, presente tra le
fila dei finiani, circa la condivisione di un percorso
politico comune. «L’incontro – si legge in conclusione del comunicato - si pone
come il primo di una serie
già programmata con altri
movimenti che hanno manifestato l’intenzione di
confrontarsi con le due forze politiche e vicini alle
stesse per comunanza di
idee e propositi».
Pino La Rocca
distrettuale antimafia - di Catanzaro, ha emesso, ai sensi
della normativa antimafia
(decreto legislativo 159/2011)
il provvedimento di sequestro
di beni finalizzato alla successiva confisca nei confronti dei
membri dei due nuclei familiari. Nello specifico, i beni
sottoposti a sequestro sono
costituiti da due unità immobiliari, una ditta individuale
operante nel settore merceologico della distribuzione al
dettaglio di generi alimentari,
un’autovettura di grossa cilindrata ed una somma di denaro contante di 200.950,00.
Quella portata a termine di
recente a Cassano rappresenta un’ulteriore importante
operazione delle fiamme gialle tesa a dare un duro colpo al
potere economico della criminalità organizzata operante
sul territorio. Il tutto sulla base delle linee strategiche perseguite dalla guardia di finanza tese a colpire la criminalità nel cuore dei suoi interessi
economici e finanziari mediante investigazioni indirizzate, da un lato ad aggredire i
patrimoni illecitamente accumulati e dall’altro a prevenire
la formazione di capitali di
origine criminale.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
Inaugurato in città un
nuovo polo museale. E’ ubicato all’interno di Palazzo
Viafora, vecchia dimora gentilizia dell’800 che dopo un
accurato restauro è stata trasformata ora in una Casa
museo. L’immobile è ubicato in via Ginnasio-Colle Polluce, zona della città in cui risiedeva nel secolo scorso
l'èlite cassanese. La struttura,
sarà gestita dalla fondazione
“Palazzo Viafora”, fondata
dal pronipote Vincenzo Cersosimo. «L’idea della realizzazione di una Casa Museo spiega il presidente della
stessa - Pasquale Cersosimo,
è nata, con l’obiettivo di offrire al visitatore la possibilità
di rivivere l’atmosfera di un
palazzo gentilizio con i suoi
arredi, le sue suppellettili e le
sue consuetudini giornaliere. Una Casa Museo, da poter impiegare anche come location per l’organizzazione di
eventi e iniziative culturali in
modo tale da creare un valido punto di riferimento per
scuole, studiosi, cittadini e
turisti».
Da un lavoro di ricerca
sulla storia dell’edificio gentilizio curato dai promotori
dell’iniziativa, emerge che
Palazzo Viafora sia stato dimora di numerosi e illustri
personaggi: residenza originaria di Luigi e Paolino Chidichimo (Deputati al Parlamento del Regno d’Italia),
dell’Avv. Filippo Viafora (garibaldino), l’avvocato Francesco Viafora (Consigliere
Provinciale e Sindaco di Cassano più volte dal 1870 in
poi) e di altri illustri personaggi, tra cui ricordiamo Filippo Viafora (Commissario
Prefettizio), Arturo Nola (costruttore), Luigi Lombardi
(medico chirurgo). Pare che
il Palazzo ospitò anche la venerabile Suor Diana de Filpo della quale era presente
un quadro donato negli ultimi tempi dalla signora Raffaella Scorza al Museo Diocesano di Cassano Jonio.
Leonardo Guerrieri
Un patrimonio da 70mila libri
E’ quanto conta la biblioteca della fondazione “Roberto Farina”
ROSETO CAPO SPULICO Più di
70mila volumi nella Biblioteca della
fondazione “Roberto Farina”Onlus che
è la più grande dell’alto Jonio Cosentino.
L’imponente patrimonio di libri è
frutto di anni di impegno del presidente Antonio Farina e della sua equipe. La
maggior parte dei libri provengono da
donazioni libere di persone che credono
e vogliono che la biblioteca sia un patrimonio dell’intera comunità a disposizione dell’intero territorio. Di recente si
sono aggiunti i libri del fu senatore Antonio Giolitti,padre della costituenda
Repubblica e dell’Ammiraglio Piero Del
Bianco di Roma.
Disponibili alla consultazione anche i
testi di Medardo Macori di Roma che
diversi anni fa inaugurò la biblioteca e
successivamente vi presentò uno dei sui
Il presidente Antonio Farina
libri. Al momento l’intero staff è al lavo-
ro per dotare la comunità rosetana di
un originale Museo delle Conchiglie che
a quanto pare saranno più di 20mila gli
esemplari che all’interno si conteranno
e tra questi alcuni pezzi sono unici o
molto rari. Certamente si tratta di un
progetto “sogno” per le difficoltà oggettive che presenta,ma Antonio Farina e il
famoso poeta Dante Maffia sono fiduciosi e una soluzione per la sua concretizzazione arriverà.
Anche il progetto Biblioteca all’inizio
sembrava solo utopia e oggi è una realtà e arrivano libri pregiati da ogni dove.
E anche il futuro museo delle conchiglie
contribuirà a incentivare strategicamente il turismo nel territorio, ma anche il
territorio dovrà contribuire alla realizzazione dell’originale museo.
FRANCO LOFRANO
[email protected]
cronaca
Rubano oltre 100 chili di rame, 4 in manette
CASSANO ALL’JONIO Lo scorso 4 dicembre a Cassano, i carabinieri della Compagnia di Corigliano, agli ordini
del capitano Pietro Paolo Rubbo, durante un servizio predisposto al controllo sul territorio, hanno tratto in arresto,
per il reato di furto aggravato in concorso: P. G., 24enne di
Cassano celibe, elettricista; D. V. A. , 20enne di Cassano, celibe, elettricista; C. G., 19enne di Cassano, celibe, nullafacente; G . S., 24 enne di Cassano, celibe, elettricista. Le forze
dell’ordine, poco prima, in quella frazione Sibari, avevano
sorpreso i quattro soggetti subito dopo aver asportato circa cento chilogrammi di cavi in rame da un deposito del luogo.
Alla fine la refurtiva è stata recuperata , dopodichè è stata restituita al legittimo proprietario. Tutti e quattro, una
volta espletate le formalità di rito, sono stati trattenuti presso le camere di sicurezza della Compagnia di Corigliano in
attesa del rito direttissimo su disposizione Autorità giudiziaria.
35
MARTEDÌ 20 dicembre 2011
PAO L A
-
G R I S O L I A
calabria
-
Cosche, racket e droga
Condannati i cetraresi
COSENZA
“Squarcio”: 7 anni di carcere per Roveto, 7 per Pignataro
PAOLA I cetraresi Vincenzo Roveto
(45 anni) e Antonio Pignataro (48 anni)
sono stati condannati nell’ambito dell’inchiesta Squarcio a 7 anni di cercere ciascuno. Il pubblico ministero aveva chiesto per
entrambi, il 25 marzo 2011, 8 anni a testa.
Il blitz in questione era stato eseguito nel
lontano 2000 dalla Squadra Mobile di Cosenza. L’accusa base è associazione di
stampo mafioso, finalizzata alle estorsioni, alle rapine e allo spaccio di sostanze
stupefacenti. Roveto e Pignataro sono stati condannati dal giudice per le udienza
preliminari di Catanzaro nell’ambito del
procedimento per rito abbreviato. Si tratta del processo di primo grado. Secondo
l’originaria accusa gli indagati facevano
parte di «un’associazione a delinquere di
tipo mafioso, organizzata e diretta da
Francesco Perna e Gianfranco Ruà e composta da più persone» che, «avvalendosi
della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva», aveva
di fatto «la gestione o comunque il controllo di attività economiche e di appalti
pubblici».
Gli altri indagati di “Squarcio” hanno
scelto il procedimento ordinario. Si tratta
di Domenico Cicero (altro presunto capo
dell’associazione), 54 anni di Cosenza, il
Un’aula di giustizia
latitante Ettore Lanzino, 56 di Luzzi, il collaboratore di giustizia, nonchè ex contabile delle cosche, Vincenzo Dedato, 59 di
Pizzo Calabro, Walter Gianluca Marsico,
44 di Cosenza, Angelo Colosso, alias “Poldino”, 38 anni di Cosenza, il collaboratore di giustizia Francesco Amodio, 44 di
Cosenza, Luisiano Castiglia, 67 di Cosenza, e Luigi Gagliardi, 37, di Cosenza. Fu-
TORTORA
L’edizione fieristica
Gusti & Sapori in corso
L'amministrazione comunale di Tortora, con il
patrocinio dell'assessorato
alle attività produttive della Regione Calabria ed in
collaborazione con la Pro
Loco di Tortora, organizza
a partire da oggi, martedì
20 dicembre, con inizio alle ore 19:00, e fino a giovedì 22, la prima edizione della manifestazione fieristica
“Gusti&Sapori in corso”.
Si tratta di un evento
molto atteso perchè esalta
le specificità del popolo tortorese e delle comunità
confinanti e che, chiaramente, raccoglierà un riscontro di pubblico sicuramente positivo.
Su corso Aldo Moro durante i tre giorni sarà possibile degustare gratuitamente le prelibatezze della
cucina tipica calabrese, tra
crespelle e focacce condite
dagli ottimi oli locali e dal
prodotto tipico locale, la zafarana.
Gli organizzatori hanno
reso noto che l’evento folcloristico ed enogastronomico vedrà la partecipazione di oltre trenta aziende
ognuna delle quali sarà presente con il proprio stand e
che si inserisce in un più
ampio discorso di promozione locale. Durante le serate sono previste attività di
intrattenimento: nella serata di oggi si esibirà il gruppo “Radici Calabre”, ottimi
rono rinviati a giudizio lo scorso 16 giugno
dal gup di Catanzaro, Falvo, su richiesta
del pm Sforza. Il processo a loro carico è
in corso presso il Tribunale di Cosenza.
Gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato sono stati giudicati invece ieri sera.
Tra loro figurano anche i cetraresi Roveto e Pignataro.
Guido Scarpino
interpreti del genere folk;
nella serata di mercoledì sarà la volta de “Le 7 Bocche”,
un gruppo di artisti di strada che accompagnerà famiglie e bambini con spettacoli ed evoluzioni artistiche
divertenti; infine giovedì la
chiusura dell'evento è affidata a “I non ti regoli” attraverso uno spettacolo di
cabaret. Corso Aldo Moro
sarà quindi vestito a festa,
palcoscenico di questa importante iniziativa voluta
fortemente da un'amministrazione che sta sempre
più puntando sulla promozione locale attraverso
eventi di rilievo.
g. s.
I Giovani democratici:
«Un Pd compatto»
I Giovani democratici di
Paola, rappresentati dalla
coordinatrice Francesca
Sbano, plaudono alla partecipata assemblea degli iscritti del Partito democratico tenutasi sabato scorso presso
il ristorante “Al Belvedere”.
«E’ importante che il Partito Democratico sia unito e
solido» - spiega il direttivo
in una nota. Poi aggiunge:
«Lo diciamo da tempo e siamo qui a ripeterlo con forza
e convinzione. Sono tempi
duri. A livello nazionale, dopo il disastro del governo
Berlusconi, la credibilità della politica è ai minimi storici. Il nostro paese è guidato
da tecnici che governano
sulle macerie lasciate dai
predecessori, vedendosi costretti a manovre e forzature finanziare che purtroppo
attanagliano le vite e le
aspettative degli italiani. In
questo scenario cupo e pessimista la gente deve vedere
nella politica - quella buona,
quella concreta, quella al
servizio della gente - una via
di speranza. Bisogna riportare la credibilità della politica a livelli accettabili. Questo è affidato ai partiti, che
sono i contenitori di tutte le
istanze e le richieste della società». Per tutte queste mo-
Francesca Sbano
tivazioni i Giovani democratici si dicono convinti di sostenere l’azione del partito e
dei suoi iscritti. «Per questo
- aggiungono - ci sentiamo
in grado di affermare che la
scelta di un candidato a sindaco, nella persona di Graziano Di Natale, professionista e uomo politico, è importante che sia stata fatta
nella sede democratica più
giusta: l’assemblea degli
iscritti. Riteniamo - concludono - che tutte le azioni che
intenderà portare avanti il
Pd saranno sostenute da noi
giovani, con la speranza che
l’unità ritrovata nel partito
consenta la creazione di una
coalizione di centro sinistra
per affrontare al meglio la
prossima campagna elettorale». (g. s.)
Danni e tanta paura. I calcinacci raggiungono una casa vicina
GRISOLIA
Due giorni di
enogastronomia
e folclore. Oltre
30 le aziende
partecipanti
PAOLA/2
Fulmine colpisce campanile
Un fulmine si è scaricato sul
campanile della chiesa San
Rocco situata in piazza Castello a Grisolia paese, provocando danni alla struttura. A causa dei dannegiamenti, la chiesa è stata chiusa ai fedeli mentre un’abitazione situata a
qualche metro di distanza è
Il centro storico
ora
TO RTO R A
stata evacuata per il pericolo
di un’ulteriore caduta di calcinacci. Erano circa le ore 10,00
di ieri mattina, quando il fulmine scatenatosi a seguito di
un violento temporale che si
stava abbattendo sulla zona,
ha colpito il lato ovest del campanile provocando il distacco
di calcinacci. Alcune pietre anche grosse una ventina di cen-
timetri di diametro sono finite
contro l’abitazione di alcuni residenti, per i quali si è resa necessaria l’evacuazione.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i Vigili del
Fuoco del distaccamento di
Scalea, prontamente allertati
dagli uomini della polizia municipale giunti sul posto con i
tecnici comunali.
PAOLA/3
Nell’archivio del Bfi di Londra
la tesi del paolano Di Cecca
Una piacevole notizia che interessa un nostro concittadino giunge dalla civile ed evoluta Inghilterra.
Il prestigioso British
Film Institute (Bfi), ente
britannico cinematografico di Londra, ha infatti
inserito nel suo storico
archivio la corposa tesi
di laurea dello scrittore e
poeta paolano Vincenzo
Di Cecca, laureatosi nel
1997 allo Iulm di Milano.
La dissertazione del Di
Cecca è intitolata "L'opera cinematografica di
Michael Powell e Emeric
Pressburger (dal 1939 al
1957)" e si concentra sul- Vincenzo Di Cecca
l'analisi dei film che i due
famosi registi britannici summenzionati
hanno realizzato insieme. Queste pellicole
sono, secondo il paolano Vincenzo Di Cecca, ancora attuali perchè possiedono un fascino straordinario in quanto indagano le
motivazioni più profonde che stanno dietro alle
scelte degli esseri umani, non trascurando mai
il ruolo che l'arte occupa
nella loro vita. Un titolo
che spicca fra tutti quelli degli "Archers" (come
il duo si faceva chiamare), nonchè loro maggior
successo di critica e di
pubblico, è senz'altro
"Scarpette rosse" del
1948 con Anton Walbrook e Moira Shearer, quest'ultima nella parte della ballerina che non sa
decidersi a sceglier tra arte e vita, perdendo
tutto alla fine.
La violenza dei calcinacci ha
divelto alcune ringhiere in ferreo dell’abitazione interessata
all’evacuazione. E’ andata bene, un vero miracolo, che nessuna persona sia stata colpita
dalla pioggia di detriti che il
fulmine ha scagliato nei dintorni della chiesa.
La notizia che si è divulgata
in pochissimo tempo, ha richiamato incuriositi, la presenta di numerosissimi fedeli.
I Vigili del Fuoco, hanno dapprima provveduto a transennare l’area nei pressi della
chiesa e subito dopo hanno lavorato intensamente per circa
due ore per la messa in sicurezza della zona rimuovendo
dal campanile le parti murarie
instabili.
Sul posto, avvertito telefonicamente, è arrivato anche il
sindaco di Grisolia, Antonello
Longo, il quale ha potuto rendersi conto del disastro che il
fulmine ha provocato. Il primo
cittadino, ha subito predisposto un accurato sopralluogo
anche all’interno della chiesa
per verificare eventuali deterioramenti. Una volta documentati i danni, si dovrà cercare di ripristinare il campanile,
al fine di rendere agibile il luogo sacro, in questo periodo
molto frequentato per la ricorrenza del Santo Natale. Occorre, dunque, con urgenza mettere in sicurezza il campanile e
ripristinare l’efficienza del sistema campanario.
Eugenio Orrico
MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 30
l’ora di Lamezia
Redazione: Tel. 0961 702056 Fax 0961 480161 Mail [email protected]
GUARDIE MEDICHE
EMERGENZE
Carabinieri 112 (Compagnia
Polizia di Stato
Commissariato PS
Vigili del Fuoco
Distaccamento VV.FF.
Guardia di Finanza
Guardie Ecozoofile
Associazione Anti-racket
Polizia Municipale
0968.21010)
113
0968.203211
115
0968.436768
117
0968.431010
329.0566908
0968.22130
Ospedale centr.
0968.2081
Pronto Soccorso
0968 .208962/462860
Ospedale Soveria M. 0968 662210/662222
Emergenza Sanitaria
118
URP/Informazioni
0968.208815/208410
Direzione Aziendale
0968.208704
Centro Prenotazioni
800 006662
Elisoccorso
0968.208838
CINEMA
THE SPACE CINEMA
LO SCHIACCIANOCI
10.50;13.30
IL GATTO CON GLI STIVALI
16.00; 18.00; 20.00; 22.00
SHERLOCK HOLMES
11.40; 14.20 ; 17.00; 19.40; 22.20
VACANZE DI NATALE
10.25;12.50;15.15; 17.40; 20.05;22.30
FINALMENTE LA FELICITA’
11.10; 13.15;15.30; 17.50; 19,55;22.00
IL GIORNO IN PIU’
11.00; 15.45; 20.10
ANCHE SE E’ AMORE NON SI VEDE
13.35;18.05;22.30;0.40
«La pizza bianca
è arrivata», mentre
vendevano l’eroina
Arrestati dalla polizia. La droga
veniva spacciata a ragazzi di vent’anni
«Sono a piedi». «La pizza
bianca è arrivata». «Il caffè è
pronto». Queste alcune delle
frasi in codice che venivano
adoperate per la vendita di
eroina a giovani di età compresa tra i venti ed i ventuno anni, da Marcello Pileggi, 43 anni, la sua compagna albanese
Valdete Shaini (detta Milka,
26) arrestati dalla Polizia insieme a Nicola Procopio (44)
con l’accusa, a vario titolo, di
spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione. In particolare Pileggi è accusato di spaccio e ricettazione, la donna di spaccio ed
estorsione e Procopio, l’unico
finito ai domiciliari, di ricettazione. Quest’ultimo, infatti, si
sarebbe reso responsabile di
avere acquistato droga da Pileggi e dalla donna pagando la
criminalità
Porto illegale d’armi
arresto a Sant’Eufemia
«Si sta andando nella giusta direzione e si sta risalendo ad altre situazioni, come
droga ed armi, nel quartiere
di Sant’Eufemia che è una
zona con un retroterra criminale che finora non era
stato toccato». Così ieri mattina il dirigente del commissariato di via Perugini, il vice questore Antonio Borelli,
nel commentare l’esecuzione dell’ordinanza della misura cautelare in carcere
emessa dal Gip nei confronti di Giuseppe Falsia, 39 anni, accusato di porto illegale
di armi comuni e da guerra,
che gli è stata notificata in
carcere perché detenuto per
altra causa.L’arresto di Falsia si inserisce nell’ambito
del prosieguo delle indagini
relative all’omicidio di Giovanni Villella, ucciso il cinque giugno scorso. A Falsia,
infatti, insieme a Massimo
Rondinelli, si sarebbe rivolta Angela Giampà, moglie di
Michele Dattilo e sorella di
Giovanni Giampà, entrambi in carcere per l’uccisione
di Villella insieme alla moglie di quest’ultimo (Pina
Jennifer), per trasferire al-
Giuseppe Falsia
cune armi da un nascondiglio in campagna in un altro
luogo che, al momento, non
è stato trovato. Trasferimento, questo, per il quale Falsia
era già indagato. Nei suoi
confronti, infatti, nei giorni
scorsi non era stata eseguita
la misura cautelare perché
già in carcere e, quindi, non
c’era alcun pericolo di fuga.
Gli inquirenti, secondo
quanto riferito in conferenza stampa da Borelli e dalla
sua vice, Maria Lucia Cundari, avrebbero avuto riscontri sull’effettivo occultamento delle armi dopo
l’omicidio da parte del trentanovenne. Questo anche se,
contestualmente, gli inquirenti stanno verificando gli
spostamenti delle armi prima dell’omicidio. (s.m.g.)
“roba” con oggetti provento di
furto. I due, infatti, spesso accettavano di cedere la sostanza stupefacente ricevendo al
posto del denaro altra merce
di scambio, anche di illecita
provenienza, come orologi e
attrezzi meccanici, che successivamente provvedevano a
“piazzare”
«alimentando
quindi un lucroso mercato illegale». Secondo la ricostruzio-
Nicola Procopio
Marcello Pileggi
Valdete Shahini
ne fornita in conferenza stampa dal dirigente del commissariato, Antonio Borelli, e dalla sua vice, Maria Lucia Cundari, Pileggi e Shaini avevano
messo su una vera e propria
«rete di spaccio» con acquirenti di età compresa tra i venti ed i ventuno anni di Maida,
San Pietro a Maida e Lamezia
Terme, alcuni dei quali trovati spesso dai poliziotti, coordinati dall’ispettore Gianfranco
Molinaro, con le dosi di eroina
ancora addosso o, come accaduto in una particolare circostanza, con ancora l’ago della
siringa conficcato in vena. Pileggi, una volta approvvigionatosi dello stupefacente a Napoli, contattava telefonicamente i “clienti” abituali, ai
quali, utilizzando un linguaggio criptico, proponeva l’acquisto dello stupefacente dando loro appuntamento in specifiche zone della città. Diverso, invece, il ruolo della donna
che, oltre a concorrere nella
cessione dell’eroina partecipando agli incontri e fissando
in prima persona gli appuntamenti dello spaccio, si interessava del recupero del denaro
e, in caso di ritardo nei pagamenti, minacciava i debitori
che, nel caso non avessero saldato, avrebbe rivelato ai familiari che faceva uso di
droga.Un’attività, questa, che
la Polizia ha tenuto sotto controllo anche con intercettazioni e appostamenti anche notturni al punto che, una volta
raccolti tutti gli elementi necessari, il Gip Barbara Borelli
ha emesso l’ordinanza di applicazione della misure cautelari su richiesta del Pm Rosanna Esposito.
Saveria Maria Gigliotti
l’iniziativa itinerante
cronanca
Adelina nel cuore
una veglia di preghiera
L’associazione socio culturale “P. Ardito” – S. Teodoro, ha deciso, per quest’anno, di non allestire il
Presepe Vivente, così come
era abitudine fare da oltre
dieci anni, per rispetto delle
famiglie Bruno e Godino
che sono state profondamente colpite dalla immatura perdita di Adelina Bruno, la ragazza atrocemente
uccisa la sera del 30 ottobre.
L’associazione ha altresì deciso di organizzare una veglia di preghiera itinerante
“Per non dimenticare Adelina” che si svolgerà il prossimo lunedi 26 alle 17.
La Veglia inizierà dalla
Chiesa di S. Domenico,
transiterà su Corso Numistrano, Via Garibaldi e giungerà nella chiesa di S. Teodoro, dopo aver percorso all’interno del rione le vie lungo le quali, negli anni passati, si svolgeva il Presepe Vivente.Durante il tragitto si
effettueranno delle breve soste durante le quali si pregherà insieme per Adelina e
per la famiglia.All’iniziativa,
oltre ai familiari e agli amici
di Adelina, sono invitati a
partecipare le comunità di
S. Teodoro e di S. Maria Goretti di località. Savutano e
naturalmente tutta la comunità di Lamezia e tutti quelli che vorranno unirsi in preghiera e offrire la propria solidarietà alla famiglia, oltreché le autorità religiose, politiche e militari e le testate
giornalistiche della carta
stampata e televisive.
Parteciperanno, inoltre,
tutti coloro i quali interpretano i vari personaggi del
Presepe Vivente, nonché le
varie associazioni e gruppi
che collaborano, a qualsiasi
titolo, alla realizzazione del
Presepe.La data del 26 Dicembre è stata scelta perché
coincide con uno dei giorni
in cui, normalmente, avviene la rappresentazione del
Presepe Vivente. Un’occasione per dimostrare che
Lamezia non ha dimenticato Adelina, per confermare
la solidarietà alla famiglia,
per pregare insieme e per
meditare sui perché di tante
morti violente di giovani
donne con la speranza che
fatti così atroci non avvengano più.
Rapinano l’Unicredit
armati di taglierino
Rapina ieri pomeriggio
nella filiale dell’Unicreditbanca di piazza Rotonda.
Sono le 15.30 di un pomeriggio piovoso quando
un’auto si ferma davanti la
filiale dell’Istituto bancario.
Dalla macchina scendono quattro persone che, subito dopo, entrano in banca.
Pochi secondi e, una vol-
ta dentro, i quattro “armati” di taglierino, si fanno
consegnare dagli impiegati il denaro che c'è in cassa
e che ammonterebbe a
qualche migliaio di euro.
Una volta ottenuto quanto
chiesto, i quattro si allontanano velocemente facendo perdere le proprie tracce mentre dalla banca viene dato subito l’allarme.
s. m. g.
MARTEDÌ 20 dicembre 2011
32
calabria
ora
L A M E Z I A
Presunto danno erariale
Condannato Gaetano
Fondi pubblici non dovuti, dovrà sborsare 122mila euro
Avrebbe chiesto fondi pubblici per acquistare beni e attrezzature, che gli sarebbero
serviti per ingrandire l’impresa per quale lavora. E invece
lui, Giacinto Gaetano, 37 anni, di Lamezia Terme, rappresentante della ditta Sisteca, per l’accusa, avrebbe venduto i beni oggetto dall’agevolazione violando le disposizioni in materia. La Corte dei
conti, lo ha condannato per
presunto danno erariale nei
confronti del ministero delle
Politiche agricole e forestali,
al pagamento di 122.228 euro, oltre alla rivalutazione
monetaria e agli interessi legali. Così come richiesto dal- La sede della sezione giurisdizionale della Corte dei conti
la Procura contabile, che aveva avviato le indagini in se- tà e venduto i propri averi, contratto. Per il collegio conguito alla denuncia fatta dal- compresi quelli oggetto del- tabile, presieduto da Luciano
la Guardia di finanza nel l’agevolazione. Secondo le te- Coccoli, a latere Anna Bomsi accusato- bino e Id Contino, ne sareb2009. Dalle
rie, il rappre- be scaturito un danno a cariverifiche efL’uomo avrebbe
sentante non co dell’ente pubblico anche
fettuate saalienato
beni
avrebbe po- solo sotto il mero profilo «di
rebbe emersa
tuto alienare sottrarre ad altre imprese il
l’inattività
e attrezzature
a qualsiasi ti- finanziamento che avrebbe
della società,
della
ditta
tolo o desti- potuto invece portare alla
che non dinare ad un realizzazione del piano così
sponeva di oggetto dei fondi
uso diverso come previsto». L’uomo
una
sede
operativa, priva di attrezzatu- rispetto a quelli previsti dal avrebbe percepito il finanziare, beni strumentali e di per- programma d’investimenti i mento tra il novembre del
sonale alle proprie dipenden- beni ammessi alle agevolazio- 2006 e il mese di febbraio
ze. Sostanzialmente la Sisteca ni per un periodo di cinque 2007. Ma già dai primi gioravrebbe cessato la sua attivi- anni decorrenti dalla data del ni del 2008, la società sareb-
be risultata inattiva e tutte le
attrezzature finanziarie vendute. «Gaetano, invece di realizzare – si legge nella sentenza – il programma produttivo
ammesso all’agevolazione, ha
impiegato i fondi per acquistare beni e attrezzature successivamente alienate con relativo guadagno». Sostanzialmente, «con una condotta
gravemente colposa» avrebbe impiegato i soldi pubblici
per un fine diverso rispetto a
quello per il quale sarebbero
stati erogati.
Gabriella Passariello
l’inchiesta
Giro tra i mercatini del corso:
«Mancal’atmosfera natalizia»
Non piace ai lametini il mercatino di Natale organizzato
dall’amministrazione comunale sull’isola pedonale di corso
Numistrano. Il debutto nel week end non è stato dei migliori. Complice anche il freddo intenso accompagnato da vento, domenica anche da pioggia, il mercatino non è stato molto frequentato e i pochi e fugaci visitatori rimpiangono quello degli scorsi anni, ospitato all’interno del complesso monumentale San Domenico, ora in ristrutturazione. «Difficile capire che fosse un mercatino di Natale» è stata la frase più usata per commentare l’evento durante l’inchiesta fatta da
Calabria Ora. «Triste e cupo, con gazebo quasi vuoti e pochissimi gadget natalizi», è il commento di una giovane donna,
mentre altri hanno lamentato la scelta del Comune di concedere l’uso di parte del corso ai cosiddetti street market, ovvero il mercato rionale trasposto in centro. «È stata una scelta di cattivo gusto – ha commentato una pensionata – che va
contro quelli che sono i costumi di questa città. Ma chi durante la passeggiata del fine settimana sul corso, tra tutti i negozi “firmati” si ferma a comprare le mutande o le tovaglie?»
Anche da parte delle associazioni e dei soggetti che hanno
avuto in concessione l’uso dei gazebo le lamentale non sono
mancate. «Il fatto di non stare in un posto chiuso con il maltempo ci ha danneggiato, a causa del vento avevamo difficoltà a mantenere la merce sui tavoli». Molti gli stand rimasti
vuoti. Qualcuno vocifera che il bando fosse complicato e farraginoso e che ha scoraggiato i commercianti. Mancavano le
presenze standard. Dagli artigiani alle aziende agricole ai vivai. Un mercatino, insomma, senza manufatti, ceramiche o
oggetti in latta, senza presepi o alberi di Natale di varie fogge, senza fiori e piante, o frutta e prodotti gastronomici locali. «Mancava anche la musica - commenta una ragazza - l’atmosfera non era propriamente natalizia». La musica in realtà c’era, un gruppo si è esibito ma non era del tutto consono nella scelta del repertorio ad un mercatino di Natale. Claudio Baglioni, Laura Pausini e i Negramaro sanno più di karaoke o di festa di matrimonio. Un Babbo Natale c’era ma si
trattava di una delle presenze note della città che, infatti, tentava di piazzare origano, alloro ed erbe varie a chi passeggiava. Molto apprezzati invece i progetti di design che hanno
vinto il bando “Illuminami”. Originali e variegati animano e
rallegrano sia i posti più frequentati e conosciuti della città che
quelli meno gettonati per eventi e passeggiate.
Tiziana Bagnato
Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
10
Calabria
.
OPERAZIONE LYPAS Arrestati da Guardia di Finanza e Polizia un imprenditore abruzzese e tre intermediari reggini considerati vicini alle cosche
L’Aquila, la ’ndrangheta nel post terremoto
Nel mirino gli appalti privati milionari nel settore del recupero delle case maggiormente danneggiate
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Le mani della ’ndrangheta sugli
appalti privati milionari per la ricostruzione post terremoto.
Un’inchiesta della Dda dell’Aquila ha fatto luce sulle infiltrazioni
delle cosche reggine, soprattutto
nel settore del recupero delle case
danneggiate e, all’alba di ieri, ha
portato all’arresto di un imprenditore e tre intermediari ritenuti
vicini alla criminalità organizzata
calabrese. A tutti viene contestata
l’accusa di concorso esterno in associazione per delinquere di
stampo mafioso. L’imprenditore
finito in manette si chiama Stefano Biasini, ha 34 anni, ed è
dell’Aquila; gli altri arrestati sono
Francesco Ielo, 58 anni, Antonino
Vincenzo Valenti, 45 anni, e Massimo Maria Valenti, 38 anni, tutti
di Reggio Calabria.
Al centro dell’operazione denominata “Lypas”, dal nome di
una delle aziende di costruzione
che sarebbero collegate alla
’ndrangheta, ci sono gli appalti
con importi da capogiro per il recupero delle abitazioni private
più danneggiate (classificate con
il codice E), le cui commesse fanno gola alle organizzazioni malavitose anche perchè il finanziamento è considerato indennizzo e
non contributo. Inoltre non sono
previste gare d’appalto e, quindi,
l’incarico può essere affidato direttamente dai condomini, attraverso il pronunciamento delle assemblee condominiali, e senza
particolari reti di controllo dal
momento che le aziende prescelte
non devono neppure presentare il
certificato antimafia.
I particolari dell’operazione
sono stati forniti in conferenza
stampa dal procuratore Alfredo
Rossigni insieme con il sostituto
Fabio Picuti e il colonnello della
Guardia di Finanza Giovanni Castrignanò. Oltre agli arresti, i militari del Gico delle Fiamme Gialle e
gli agenti della sezione Criminalità organizzata della Questura
dell’Aquila, hanno sequestrato
quote di quattro società, otto automezzi, cinque immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli
indagati e alle attività commerciali a loro facenti capo, per un valore complessivo di oltre un milione di euro. Prima dell’operazione
di ieri, la procura distrettuale antimafia dell’Aquila, nell’ambito
dei controlli sui lavori miliardari
previsti nell’ambito della ricostruzione post-terremoto, aveva
avviato una serie di accertamenti.
Nel novembre dello scorso anno il
procuratore Rossigni aveva ha
chiesto ai colleghi di Reggio Calabria gli atti dell'inchiesta sulla
’ndrangheta che, con l’operazione “Alta tensione”, aveva portato
a sgominare la cosca attiva in riva
allo Stretto e facente capo alle famiglie Borghetto-Caridi-Zindato,
con l’arresto di 33 persone, e alla
scoperta di tracce evidenti di infiltrazioni dell’organizzazione mafiosa calabrese negli appalti per la
ricostruzione
post-terremoto.
Nella circostanza il procuratore
Rossigni aveva sottolineato che la
Procura distrettuale del capoluogo abruzzese stava valutando la
posizione del piccolo imprenditore aquilano Stefano Biasini che, in
quel momento, non era indagato
ma che, da quanto emerso dalle
conversazioni intercettate della
procura reggina, appariva il gancio aquilano di uomini collusi con
la `ndrangheta. Secondo gli inquirenti, Biasini avrebbe avuto
rapporti con il commercialista
Carmelo Gattuso, indicato come
il prestanome in alcune operazioni societarie di Santo Giovanni
Caridi, a sua volta arrestato in
quanto legato, sempre secondo
l'accusa, alla presunta cosca mafiosa Borghetto-Caridi-Zindato.
Le indagini avevano accertato che
Biasini era amministratore unico
e proprietario del 50% delle quote della ditta Tesi costruzioni, che
ha sede all’Aquila. Stando all’accusa, l’altro 50% apparteneva di
Gattuso, sempre per conto di Caridi. Nell’ordinanza che aveva
portato all’operazione “Alta tensione”, il gip Andrea Esposito, in
riferimento all’appuntamento dal
notaio per il passaggio di quote
avvenuto il 26 marzo 2010
all’Aquila, scriveva che “la società
sarebbe stata utilizzata per aggiudicarsi i lavori da cedere poi in subappalto, chiaramente alle altre
due imprese”, la Edil Br costruzioni e la Lypas che, sottolineava,
“stanno operando, così come inizialmente prospettato, in sinergia
e sotto il diretto controllo di Caridi”. La Procura dell’Aquila, dunque, anche grazie al contributo
giunto d Reggio, aveva completato il quadro, ricostruendo ruoli e
responsabilità nella vicenda. E ieri è scattata l’operazione “Lypas”.
Il colonnello Giovanni Castrignanò, il sostituto Fabio Picuti e il procuratore Alfredo Rossigni durante la conferenza stampa dell’operazione “Lypas”
I frutti del lavoro nelle terre confiscate alle mafie in degustazione nello storico locale di via Veneto
Roma, i prodotti di “Libera” al Cafè de Paris
REGGIO . I prodotti delle terre
confiscate ai mafiosi da ieri sono
in degustazione nello storico bar
di via Veneto Cafè de Paris, da
due anni sequestrato a una cosca
della ’ndrangheta e in amministrazione giudiziaria. L’iniziativa è stata presentata dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti
e dal prefetto di Roma, Giuseppe
Pecoraro con un “brindisi di speranza” che ha voluto sottolineare l’importanza di sostenere tutte le attività finalizzate a restituire alla collettività i beni confiscati alle mafie. Il Cafè de Paris
era stato sequestrato nel 2009
perchè di proprietà di un barbiere di un piccolo paesino
dall’Aspromonte ed è poi risultato un prestanome della cosca Alvaro di Cosoleto. Al momento il
Cafè de Paris è stato confiscato
in primo grado e si è in attesa della confisca definitiva. Nel bar
della dolce vita, dunque, si possono degustare l’olio calabrese
della piana di Gioia Tauro, il vino Centopassi di Corleone, i paccheri di Don Peppe Diana del casertano, oltre ai pomodorini tarallini e friselle provenienti dalle
terre sequestrate alla Sacra Corona Unita.
«Tutti devono sapere – ha detto don Ciotti – che il Cafè de Paris
di Roma è effettivamente libero
dalla presenza mafiosa. È neces-
Il Cafè de Paris storico locale romano liberato dalla presenza mafiosa
sario che anche le istituzioni
vengano qui a fare un brindisi
poichè il locale altrimenti rischia
la chiusura. Il locale che ha arricchito in modo illecito la cosca
della ’ndrangheta è tornato alle
persone che lavorano nella legalità. Ci sono pietanze buone non
solo per il gusto ma anche per le
coscienze di chi li viene a mangiare. Poichè i prodotti arrivano
dai beni confiscati ai boss».
«È chiaro che c’è il tentativo
della criminalità organizzata –
ha sottolineato il prefetto Pecoraro – di inserirsi nel mercato romano della ristorazione e immobiliare e noi dobbiamo evitare
queste infiltrazioni».(r.rc)
I Carabinieri del Ros e del comando provinciale hanno sequestrato l’esercizio commerciale “Pane Pizza e Fantasie” con sede nel quartiere Archi
Reggio, sigilli al panificio della cosca Condello
CALABRIA . Sigilli
all’esercizio commerciale “Pane
pizza e Fantasie”, con sede nel
quartiere Archi, periferia nord
della città. Li hanno apposti, ieri
mattina, i carabinieri del Ros, diretti dal tenente colonnello Stefano Russo, e del Comando provinciale, nel corso di un’operazione coordinata dal colonnello
Pasquale Angelosanto, in esecuzione del decreto di sequestro
preventivo a firma dal sostituto
della Direzione distrettuale Giuseppe Lombardo.
Il provvedimento è stato
emesso in ordine al reato di intestazione fittizia di beni aggravato dal favoreggiamento mafioso
previsto dall’articolo 7.
Dalle indagini dell’Arma è
emerso che il controllo della società proprietaria della panetteria è, di fatto, riconducibile ai
prossimi congiunti di personaggi di primo livello nel panorama
della ’ndrangheta reggina.
In particolare di Antonino
Imerti, all’epoca della seconda
guerra di ’ndrangheta soprannominato “nano feroce”, e Dome-
REGGIO
nico Condello, alias “Micu u pacciu”, cugino ed erede del boss
Pasquale Condello al vertice
dell’omonimo clan di ’ndrangheta.
Il nome di Domenico Condello, latitante dal 1991, inserito
nell’elenco dei ricercati più pericolosi redatto dal ministero
dell’Interno e inseguito da una
condanna all’ergastolo, di recente figurava tra i destinatari di
un altro provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso nell’ambito dell’inchiesta che
ha portato all’operazione “Reggio Nord”.
Sette le persone coinvolte nel
procedimento che ha portato al
sequestro. Con Domenico Condello, 55 anni, risultano indagati Maddalena Martino, 85 anni,
Giuseppe Martino, 73 anni, Margherita Tegano, 43 anni, Caterina Condello, 44 anni, Francesco
Condello, 81 anni e Giuseppa
Condello, 51 anni.
Nel corso delle indagini è stato accertato che sul piano formale l’assetto della società finita nel
mirino della Dda fa capo a Mad-
dalena Martino e Giuseppe Martino, zii materni del latitante.
I due, peraltro, nel corso di
una perquisizione domiciliare
eseguita il 22 giugno scorso, erano stati trovati in possesso di una
cospicua somma: circa 50 mila
euro in contanti, e buoni fruttiferi postali per un valore di 52 mila
euro e 10 milioni di ex lire, in
parte cointestati con Giuseppa
Condello, moglie di Nino Imerti.
Giuseppa Condello, secondo
gli inquirenti, benché formalmente estranea all’attività, rappresentava il centro di imputazione delle responsabilità gestionali. Era lei, infatti, a intrattenere relazioni sia con lo studio
di consulenza commerciale che
si occupava della contabilità della ditta, sia con l’istituto di credito di riferimento dove venivano
fatte tutte le operazioni finanziarie.
Stando a quanto emerso dalle
indagini, altre due donne, Margherita Tegano e Caterina Condello, rispettivamente compagna e sorella del latitante, benché formalmente dipendenti
Carabinieri davanti all’esercizio commerciale posto sotto sequestro
dell’esercizio commerciale, si interfacciavano solo ed esclusivamente con Giuseppa Condello.
Ed era quest’ultima a partecipare alle altre due le decisioni assunte o da assumere.
C’è da ricordare, ancora, che a
un certo punto della vicenda le
tre donne avevano deciso di cedere a titolo definitivo l’attività
commerciale. Un passo ulteriore, secondo gli inquirenti, compiuto dopo la scelta del ricorso
alla fittizia intestazione del bene
societario in favore dei congiunti Martino. Il tutto è stato inquadrato dagli inquirenti nell’ottica
certamente ispirata dalla volontà di eludere eventuali provvedimenti di sequestro.
Nel provvedimento emesso
dal sostituto procuratore Giuseppe Lombardo viene evidenziato che la società proprietaria
dell’esercizio commerciale “Pane pizza e fantasie” era stata costituita nel 2003, anno in cui i
soggetti apicali della cosca Condello erano latitanti o già detenuti in ordine a gravissime imputazioni.
L’insieme degli elementi posti
a fondamento del sequestro conferisce, per la Procura, corposità
ed univocità al quadro indiziario
raccolto e l’accertata sussistenza
di fasi che prevedevano la definitiva cessione dell’attività. Il sequestro dell’attività commerciale viene considerato come un ulteriore segmento del più ampio
contesto investigativo portato
avanti, con il coordinamento
della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dal
Ros e dal Nucleo investigativo
del Comando provinciale dei Carabinieri e che mira al raggiungimento di due obbiettivi interdipendenti: la cattura del latitante
Domenico Condello, esponente
mafioso di livello apicale della
‘ndrangheta, in grado di orientare le complessive strategie
dell’organizzazione; la sistematica aggressione di tutte le attività riconducibili al gruppo criminale investigato, quale strumento di costante e progressivo depotenziamento della struttura
di sostegno economico e logistico del ricercato.
Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
24
.
Calabria
Traversa protocolla le dimissioni ma il Consiglio lo dichiara decaduto da sindaco
NUOVA PERIZIA
UNIONE BONIFICHE Dopo quindici anni
Catanzaro non sarà commissariata
La Caporale alla guida del Comune
Bombe
a Reggio,
le due moto
compatibili
col video
Grazioso Manno lascia
la presidenza dell’Urbi
Si dedica al Consorzio
Affiancata dalla Giunta. A primavera si torna alle urne. Bagarre in aula
Danilo Colacino
CATANZARO
Il Comune di Catanzaro non
sarà commissariato, ma al sindaco dimissionario subentrerà
la sua vice Maria Grazia Caporale (la prima vice sindaco
donna del capoluogo di Regione, ex di An) che resterà in carica come facente funzioni fino
alle elezioni. È quanto ha comunicato il prefetto del capoluogo di regione, Antonio Reppucci, facendo riferimento da
un lato alle dimissioni del sindaco, Michele Traversa, che ieri sono state definitivamente
protocollate, dall’altro alla delibera consiliare che ha dichiarato viceversa la decadenza
dello stesso Traversa e la permanenza nelle rispettive funzioni di Giunta e Consiglio. Ciò
in quanto, secondo la delibera
approvata dall’Aula, l’ipotesi
del commissariamento degli
organi comunali «non ricorre
vertendosi in tema di esercizio
del diritto di opzione conseguente all’accertamento di una
“sopravvenuta” causa si incompatibilità che, in applicazione dei principi vigenti in
Il prefetto: quella
tracciata dal consiglio è
una strada praticabile
sotto l’aspetto giuridico
materia, essendo appunto sopravvenuta, si trasforma e si
intende come causa di decadenza dall’ufficio già ricoperto».
«Quella tracciata dal consiglio comunale con la delibera
in cui si parla di opzione del
sindaco fra la carica di primo
cittadino e quella di deputato –
ha aggiunto Reppucci – è una
strada praticabile sotto l’aspet-
to giuridico». «All’origine delle
dimissioni dell’on. Traversa –
ha aggiunto il prefetto – c'è una
comunicazione del presidente
della Camera con la quale si invita lo stesso Traversa a optare
tra le due mansioni sin qui
espletate. La scelta di Traversa
di rimanere a Montecitorio, legata com'è a una scelta, ci consente di evitare il commissariamento e far subentrare come
facente funzioni il vicesindaco
fino alle elezioni che avranno
luogo nella prossima primavera». In sostanza il Consiglio
considera Traversa non dimissionario ma decaduto.
È questo l’esito di una giornata convulsa in cui più che tra
maggioranza e opposizione si è
assistito a una resa dei conti
tutta interna al centrodestra.
All’interno dello schieramento
a sostegno dell’on. Traversa si
è incrinato qualcosa dopo le dimissioni che costringeranno i
consiglieri - salvo quanti rinunceranno a ricandidarsi - a riproporsi nuovamente alle elezioni. Ecco perché nella seduta
del civico consesso di ieri sono
volate parole grosse. Il clima è
stato turbolento e a volte si è
anche sfiorato lo scontro fisico.
Tanto è vero che all’interno
dell’aula consiliare hanno fatto
la loro comparsa numerosi
agenti della Polizia di Stato e
un nutrito gruppo di vigili urbani. Gli stessi rappresentanti
delle forze dell’ordine sono
stati costretti a intervenire nel
momento in cui qualcuno dei
dipendenti delle società miste
a rischio di perdere il posto di
lavoro ha perso la calma, persino tentando gesti inconsulti.
A sintetizzare la posizione della maggioranza il capogruppo
Mimmo Tallini, peraltro assessore regionale all’Urbanistica,
che ha alzato i toni nei confronti degli avversari, ma an-
CATANZARO. I due ciclomotori
Il vicesindaco Maria Grazia Caporale guiderà il Comune fino alle elezioni
che e soprattutto di qualche ex
alleato promotore di una lista
civica. Critiche e accuse anche
nei confronti della minoranza
di centrosinistra alla quale ha
imputato di essere responsabile dello sfascio amministrativo
e del dissesto economico determinato nei precedenti cinque
anni di governo della città.
«Siete degli sciacalli – ha affermato Tallini – perché avete
tentato di infiltrare e mimetizzare tra la gente indignata i
componenti della vostra claque. Ma non ci facciamo intimidire». Poco persuasa della
via scelta dal consiglio, col varo della delibera sulla decadenza, l’opposizione. Dai banchi del centrosinistra soprattutto il capogruppo del Partito
Democratico, Salvatore Scalzo
, si è detto stupito della strada
intrapresa, annunciando che la
sua parte politica è pronta a
impugnare la delibera perché
illegittima: «Un iter che non
trova riscontro in quanto le dimissioni di Traversa portano
alla gestione commissariale».
Seppur nel marasma e nel nervosismo generali si è, come
premesso, proceduto nello
svolgimento della assise cittadina e l’assemblea ha ratificato
il provvedimento in virtù del
quale alla vicesindaco Caporale toccherà guidare l’amministrazione fino alla fissazione
delle nuove elezioni che dovrebbero tenersi fra la fine
marzo e l’inizio di aprile prossimi.
sequestrati nel corso delle indagini sull'attentato compiuto
il 3 gennaio del 2010 alla Procura generale di Reggio sono
compatibili con quello utilizzato dagli attentatori e ripreso
dalle telecamere di sicurezza
del palazzo. A questa conclusione è giunto il perito nominato dal gip di Catanzaro Assunta
Maiore che ieri ha depositato
un supplemento di perizia rispetto a quanto aveva già comunicato il primo dicembre
durante l'incidente probatorio
chiesto dalla Dda catanzarese
per cristallizzare gli elementi
raccolti durante le indagini. Il
primo ciclomotore Honda
SH300 è stato sequestrato in
occasione dell’arresto del boss
pentito Antonino Lo Giudice,
che si è autoaccusato di essere
il mandante dell’attentato e
delle intimidazioni compiute
nel corso del 2010 ai danni di
magistrati reggini, del fratello
Luciano Lo Giudice, del presunto armiere della cosca, Antonio Cortese (i tre erano già
detenuti) e di Vincenzo Puntorieri. Secondo l’accusa furono
Cortese e Puntorieri a piazzare
la bomba. Il secondo ciclomotore, dello stesso modello, era
stato sequestrato, invece, in
una prima fase delle indagini,
quando nel registro degli indagati finirono i nomi di quattro
presunti affiliati alla cosca Serraino quali presunti autori
dell’attentato. Il perito ha invece riferito che non vin sono elementi per stabilire la compatibilità tra una tuta sequestrata a
Cortese e quella indossata da
uno degli attentatori ripreso
dalle telecamere. Nel filmato si
vedono due persone arrivare
davanti al portone della Procura generale a bordo di un ciclomotore, piazzare l’ordigno e
poi fuggire.
CATANZARO. Grazioso Manno
ha deciso di lasciare la presidenza dell'Unione regionale delle
bonifiche (Urbi), dopo 15 anni,
e si dedicherà al Consorzio di
bonifica Ionio Catanzarese.
Manno venne eletto il 24 febbraio 1997 alla guida dell'Urbi
Calabria, poi rieletto all'unanimità il primo agosto del 2000 e
l'11 luglio del 2006. Tra l'altro si legge in una nota - ha spinto
per la liquidazione, poi attuata
nel 2007, del Sibari-Crati e il
successivo riordino dei Consorzi del cosentino e, soprattutto,
l'autoriforma con la riduzione
dei restanti territori che ha poi
portato i Consorzi di bonifica
della Calabria da 17 ad 11. «Oggi - afferma Manno - lascio con
serenità e con la speranza di ripagare almeno parte dell'immensa generosità che mi è stata
concessa in questi “brevissimi”
15 anni di presidenza. La generosità di chi è consapevole che il
contributo che posso dare dall'importantissima postazione
del Consorzio Ionio Catanzarese, è più forte se le energie sono
totalmente profuse a favore dei
consorziati che mi hanno eletto
sul territorio, è la stessa che mi è
stata concessa in questi anni di
fiducia pressocché totale alle
mie “visioni” così come alle mie
convinzioni. È per questa capacità di voler volare con i desideri
che questi 15 anni mi sono sembrati cortissimi ed è per questa
stessa capacità che credo sia
giusto ora, che il vento è buono
(nonostante la congiuntura
economica generale sia apparentemente ostile) chiedere di
compiere assieme il passo successivo. Dico assieme perché
continuerò a vigilare e volare
dal territorio dal quale mi provengono sfide altrettanto affascinanti e coinvolgenti».
Nell’ultimo intervento pubblico fatto da presidente dell'Urbi Calabria, Manno ha detto
fra l’altro: «Se non cercassimo
Grazioso Manno
di essere vincenti non ci affanneremmo ancora a districare la
matassa dei crediti e debiti sulla
forestazione, mentre contestualmente non si sa ancora fra
stipendi, tfr e sicurezza sul lavoro a che punto siamo messi; così
come Massimo Gargano non sa
ancora se fra Roma e Bruxelles
e/o fra nuova Pac e Piano irriguo nazionale c'é qualche spicciolo per mettere qualche tampone all'Italia che frana».
«Insomma - ha aggiunto - noi
con i gruppi di lavoro e con la
determinazione di tutti i presidenti, e una nuova consapevolezza delle strutture dei consorzi stiamo lavorando per concretizzare le famose tre e tanto care
in sede Anbi. Ed è per queste
stesse ragioni che abbiamo lavorato e stiamo definendo il
nuovo statuto ed un nuovo modello di comunicazione, a cui
abbiamo voluto associare informazione e formazione, con
quella che io definisco come
cornice e cioé il bando di evidenza pubblica per la creazione
di un nuovo logo unico per Urbi
e Consorzi, a suggellare questa
identificazione di un vero e proprio sistema bonifiche che è il
nostro orizzonte».
Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
26
Calabria
.
SPEZZANO ALBANESE Il commerciante Aldo De Marco rinviato a giudizio dal Gup. Comparirà davanti alla Corte d’assise di Cosenza il prossimo 26 gennaio
Premeditata l’uccisione del figlio del boss
Un mese dopo vennero assassinate la cognata e la nipote dell’imputato. Poi toccò al fratello Gaetano
Arcangelo Badolati
SPEZZANO ALBANESE
Un freddo giorno d’inverno.
Macchiato di sangue. Segnato
da un delitto foriero di altri lutti.
Domenico Presta, 22 anni, viene
assassinato il 17 gennaio del
2011. Il giovane commerciante
cade ucciso da un colpo di pistola a Spezzano Albanese all’interno del suo negozio di abbigliamento.
I carabinieri, guidati dal colonnello Vincenzo Franzese, fermano un vicino di Presta, Aldo
De Marco, di 41 anni, titolare
d’un laboratorio di riparazioni
radio-tv attiguo al negozio d’abbigliamento della vittima. L’uomo interrogato a lungo dal pm
di Castrovillari, Francesco Pellecchia, ammette le sue responsabilità. Presta e De Marco, che
ha dei precedenti per rissa, già
nei mesi precedenti avevano
avuto una lite per questioni di
parcheggio. L’acredine era poi
Aldo De Marco
Domenico Presta
aumentata col passare delle settimane e l’omicida aveva deciso
di chiudere la partita impugnando una pistola. Come nel vecchio West. Il ventiduenne era figlio di una delle “primule” della
‘ndrangheta cosentina. Un uomo silenzioso, con gli occhi mo-
bilissimi e il fisico asciutto: Franco Presta, 47 anni, la cui fama è
cresciuta a dismisura alla fine
degli anni ‘90 quando la ’ndrangheta insediatasi in riva al Crati
decise di ridisegnare con il
piombo la mappa del potere mafioso. In tre anni vennero can-
cellati dalla scena delinquenziale personaggi ingombranti della
vecchia “scuola” e “picciotti” vocati ad una eccessiva “autonomia”.
Un mese dopo la morte del
giovane Domenico, al terzo piano d’una palazzina popolare di
San Lorenzo del Vallo, vengono
ritrovati i cadaveri sfigurati dal
piombo di due donne. Madre e
figlia. Rosellina Indrieri, 45 anni, è riversa sul pavimento, Barbara, 25, ha gli occhi sbarrati
che fissano il davanzale del balcone sul quale è rimasta penzolante cercando inutilmente
scampo. Il fratello ventiquatreenne, Silas De Marco, respira
invece a fatica e si copre il volto
con le mani. È scioccato e perde
liquido ematico in grande quantità. Ma è vivo. Le vittime e il ferito sono rispettivamente la moglie ed i figli di Gaetano De Marco, 54 anni, fratello di Aldo. I sospetti dei magistrati della Dda di
Catanzaro si concentrano subito
su Franco Presta, latitante dal
maggio del 2009. Il nome della
“primula” finisce sul registro degli indagati anche se non vi sono
prove della sua reale colpevolezza.
Il sette aprile del 2011, a San
Lorenzo del Vallo, su corso Mancini, viene infine giustiziato
Gaetano De Marco. Due killer in
sella ad una moto affiancano la
Fiat Punto su cui viaggia e lo ammazzano con sette colpi di pistola calibro 9 per 21. Sono le 8,30
del mattino e nessuno vede
niente. L’elenco dei morti per
fortuna finisce qua. E mentre gli
sterminatori della famiglia De
Marco rimangono impuniti e
senza volto, Aldo De Marco è
stato rinviato a giudizio dal Gup
di Castrovillari. Comparirà davanti alla Corte d’assise di Cosenza il 26 gennaio prossimo per
rispondere dell’omicidio di Domenico Presta. Un omicidio – secodo il procuratore Franco Giacomantonio – premeditato.
La bara con il cadavere del ventiduenne ucciso
BANCHE E USURA La pronuncia sul ricorso di Cesare Geronzi
Cassazione: no alla retroattività
del nuovo regime sul credito
ROMA . Il “decreto sviluppo”,
convertito in legge lo scorso
luglio, «ha introdotto un regime maggiormente favorevole
agli istituti di credito in relazione al reato di usura» ma
non ha effetto «retroattivo» e,
dunque, delle nuove norme
che hanno elevato il tasso effettivo globale (teg) del credito non possono giovarsi i vertici degli istituti bancari in caso di denuncia da parte di imprese o privati che lamentano
l'applicazione di interessi usurari.
Lo sottolinea la Cassazione
nella prima sentenza (46669)
che prende in esame le nuove
norme di regolamentazione
del mercato del credito.
Il “no” alla retroattività delle nuove norme è stato pronunciato in risposta al ricorso
con il quale l’ex banchiere Cesare Geronzi, in un processo
per usura che aveva provocato
parecchio clamore, per fatti
addebitatigli quando era presidente della Banca di Roma,
su denuncia del gruppo imprenditoriale calabrese facente capo alla famiglia di Antonino De Masi, di Rizziconi, ne
chiedeva l’applicazione.
«La portata dell’intervento
innovativo sulla determinazione dei criteri di individuazione del tasso soglia e la
mancanza di norme transitorie – sottolinea la Cassazione
–, certamente non dovuta a
disattenzione, denotano che
si è voluto dare alla normativa
(che ha introdotto un regime
maggiormente favorevole agli
istituti di credito in relazione
al reato di usura) operatività
con esclusivo riferimento a
condotte poste in essere dopo
la sua entrata in vigore, senza
produrre effetti su preesistenti situazioni, regolate dalla
normativa precedente».
Per effetto di questa decisione della Corte di Cassazione – che ha assolto Geronzi,
Luigi Abete presidente di Bnl
e l’ex presidente di Antonveneta Dino Marchiorello con la
formula «perchè il fatto non
costituisce reato», data l’esistenza di controverse indicazioni della Banca d’Italia – si
apre comunque la strada alle
azioni civili del gruppo De
Masi per risarcimento danni
nei confronti delle tre banche
che, pur in assenza di condanna penale per i loro vertici, dovranno risarcire i danni per
aver prestato soldi a tassi usurari dal 1997 alla fine del
2002.
In proposito c’è da aggiungere che la Cassazione punta a
chiarire la materia nel momento in cui spiega che per
l’usura essendo «comunque
un illecito avente rilevanza civilistica, non rileva, ai fini risarcitori, che non sia stato accertato il responsabile penale
della condotta illecita, in
quanto l’azione risarcitoria civile ben potrà essere espletata
nei confronti degli istituti interessati che rispondono, comunque, del fatto dei propri
dipendenti».
CATANZARO Eletto ieri dalla Giunta dell’associazione
L’imprenditore Giuseppe Speziali
presidente di Confindustria Calabria
CATANZARO. L'imprenditore ca-
tanzarese Giuseppe Speziali è il
nuovo presidente di Confindustria Calabria. L’elezione è avvenuta ieri sera ad opera della Giunta dell’associazione. Il neo eletto,
figlio del senatore e presidente di
Sacal, Vincenzo Speziali, “storico” imprenditore del cemento, è
stato presidente di Confindustria
Catanzaro ed era l’unico candidato designato dal consiglio direttivo di Confindustria Calabria a seguito della consultazione degli
associati in tutte le province calabresi. Subentra a Umberto De Rose o meglio a Francesco Cava, presidente di Ance Calabria e facente
funzione nel periodo transitorio
dopo la nomina di De Rose a presidente di Fincalabra.
«Si tratta di un autorevole
esponente della nuova classe imprenditoriale calabrese che sta
sempre più dimostrando elevate
capacità sia sul piano professionale che dal punto di vista delle
qualità umane». Così l’assessore
regionale alle Attività Produttive
Il neo presidente di Confindustria Calabria, Giuseppe Speziali
Antonio Caridi commenta la designazione del nuovo presidente di
Confindustria Calabria. Al neo
eletto l’Assessore offre «un fattivo
rapporto di collaborazione che
punti a recepire le istanze dell’imprenditoria in un’ottica di confronto, concertazione e sinergia
produttiva». Per Caridi «Speziali
saprà meritare la fiducia accordatagli dall’associazione e si dimostrerà un dirigente capace di assolvere il proprio compito in ma-
niera adeguata. I segnali che pervengono dal mondo imprenditoriale fanno intendere che sta
emergendo una nuova classe dirigente capace di imprimere la necessaria svolta che possa consentire di competere a livello globale
per avviare una nuova fase di
competitività e di sviluppo. A questo processo non rimarrà estranea
la Regione che intende partecipare attivamente al rilancio del sistema produttivo».(b.c.)
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
35
Reggio Tirrenica
.
BAGNARA Il secondo incontro in vista del Piano territoriale di coordinamento promosso dalla Provincia
CARDETO Nessuna infiltrazione mafiosa
Il consiglio comunale
non si deve sciogliere:
L’urbanistica “in ascolto” del territorio in un percorso di partecipazione l’ha deciso il ministero
Prevenire i rischi ambientali
Roberta Macrì
BAGNARA
“Mitigazione dei rischi ambientali”: questo il tema che ha fatto
da filo conduttore al secondo incontro organizzato dalla Provincia in prospettiva della stesura
del Piano territoriale di coordinamento provinciale. Un tema
importante che, nei comuni della Costa Viola, diventa sinonimo
di dissesto idrogeologico: mitigare i rischi per prevenire il dissesto. L’obiettivo è quello di “comunicare” l’urbanistica e, quindi, trasmettere la necessità di intercettare i bisogni del territorio.
Nel corso dell’incontro è emersa
l’esigenza di creare una pianificazione urbanistica basata
sull’equità e per questo è necessario un coinvolgimento corale.
All’incontro hanno preso parte il
vicesindaco Giuseppe Spoleti, il
vicesindaco di Villa San Giovanni Antonello Messina, l’assessore del Comune di Scilla Santo Perina, l’assessore Vincenzo Attisano r(appresentante l’amministrazione di Seminara), i tecnici
della Provincia ing. Pietro Foti,
arch. Giuseppe Mezzatesta, arch. Giuseppe Caridi, il geologo
Rocco Dominici, l’avv. Enza Caracciolo, l’arch. Saverio Putortì,
Palazzolo, Pirrotta, Aiello, Putortì, Spoleti
dirigente generale dipartimento
urbanistica regionale; e inoltre il
vicepresidente Giovanni Verduci, l’assessore all’Urbanistica
Giuseppe Pirrotta, e l’assessore
regionale Pietro Aiello. Presenti,
altresì, gli studenti dell’Istituto
superiore “E. Fermi”, accompagnati dai docenti e dalla dirigente Angela Maria Palazzolo.
«Il rischio va conosciuto e gestito – ha esordito la dirigente
Palazzolo – per questo occorre
ripensare il rapporto uomo-territorio. Importante la presenza
di politici e tecnici perché la stesura del piano sia coerente ai bisogni. Gli studenti devono avere
la percezione del rischio e della
tutela che va costruita». Il tema è
stato di grande attualità soprattutto per i rappresentanti dei comuni della Costa Viola i quali
hanno sottolineato come il dissesto idrogeologico, dovuto a
frane e smottamenti e al problema dei torrenti, rappresenti una
realtà con cui fare i conti. Gli
esperti hanno relazionato e spiegato l’importanza della preven-
SCILLA L’assessore Perina ha consegnato premi agli atleti
Unione degli amatori ciclismo,
numerose le iniziative in cantiere
Tina Ferrera
SCILLA
Ha scelto lo scenario del Castello Ruffo di Scilla, la dirigenza
dell’Udace (Unione degli amatori ciclismo europeo), per consegnare i premi, consistenti in
targhe e maglie, ai corridori che
si sono cimentati nell’arco del
2011 a gareggiare nei vari percorsi presenti in programma.
Ad aprire i lavori dell’incontro,
Roberto Canale, coordinatore
regionale Udace, che dopo i saluti alle autorità presenti, ha dato la parola al presidente provinciale dell’Unione, Antonio
Russo, che ha discusso sull’importanza del tesseramento come tutela per il ciclista, non solo
durante il percorso di gara ma
anche negli allenamenti. Canale ha evidenziato anche la necessità, condivisa da molti presenti, di organizzare proprio in
Perina premia Andrea Piazza
Calabria una gran fondo. A seguire, l’intervento dell’assessore al Turismo di Scilla, Santo
Perina: «Lo sport è nobile, aiuta
il fisico e la mente, mi auguro
che non sia un momento isolato
ma un percorso proficuo». Si è
passati poi alla consegna delle
targhe e tra questi anche allo
scillese Andrea Piazza, della Polisportiva San Filippo Neri,
nell’ambito del Tour ciclismo
amatoriale regione Calabria;
per poi dare ampio spazio alla
consegna delle maglie ai corridori che si sono distinti durante
i campionati provinciali mountain-bike e su strada, ai campionati regionali su strada e nel III
Trofeo Bec, e nelle varie categorie che comprendevano anche il
settore femminile. Tanti i corridori che si sono visti consegnare
ben due riconoscimenti, tra
questi anche Carmelo Sinopoli
di Bagnara Calabra. Presente
all’evento anche il responsabile
del settore cicloturismo e brevetti, Toni Bottari. Tante le manifestazione in cantiere, solo
per citarne alcune: la Bici-Palmi
la prima domenica di ottobre ed
il 27 maggio l’Interregionale a
Cittanova.
VILLA S. G. Entusiasmante dibattito col centrocampista Rizzato
La Reggina incontra le scuole
VILLA SAN GIOVANNI. Incontro
tra i giocatori della Reggina Calcio e gli alunni della scuola media
Caminiti, nell’ambito di “Amaranto: impara, gioca, crea”, il
progetto, giunto alla seconda
edizione, dell’Istituto comprensivo Rocco Caminiti, fortemente
voluto dal dirigente scolastico
Carmelo Caccamo (nella foto col
calciatore Rizzato e un alunno). Il
progetto prevede, oltre a quello
già svoltosi, una serie di incontri
tra i ragazzi e la squadra della
Reggina, durante i quali saranno
trattati temi sportivi ed extra
sportivi, con la presenza di calciatori, professionisti, educatori ed
allenatori del mondo amaranto.
Nel primo incontro si è affrontato
il tema della storia della Reggina
che, dal 1914 ad oggi, riesce sempre a far vivere nuove emozioni,
accompagnata dal costante affetto dei suoi tifosi, tra inaspettate
sconfitte e clamorosi trionfi.
«Durante l’incontro – hanno
commentato gli studenti protagonisti del dibattito – abbiamo
avuto l’opportunità di rivolgere
qualche domanda e di conoscere
meglio il centrocampista Simone
Rizzato. Noi ragazzi, entusiasmati dalla sua presenza, abbiamo colto l’occasione per saperne
di più sulla sua carriera e sulla
squadra amaranto. Alla fine,
inoltre, alcuni ragazzi hanno potuto ricevere il tanto sospirato
autografo e qualcuno ha avuto
anche la fortuna di scattare una
foto insieme all’amato calciatore». Adesso appuntamento con
nuovi incontri allo scoccare
dell’anno nuovo, per far crescere
i giovani nello spirito sportivo più
autentico, quello dei valori. Perché capiscano che lo sport è sacrificio e dedizione e non il mondo
d’oro e di compensi stratosferici
cui sono abituate a pensare le giovanissime generazioni. Le testimonianze di chi vive lo sport con
passione ed impegno serviranno
anche a questo: far conoscere la
serietà di chi pratica sport al di li
là dei riflettori!(g.c.)
Il pubblico presente e gli studenti del “Fermi”
zione e la conoscenza negli interventi e hanno parlato di nuovo approccio col territorio che è
“di sistema”.
«Per una rapida approvazione del Piano territoriale di coordinamento provinciale – ha spiegato l’assessore Pirrotta – come
dipartimento Urbanistica abbiamo avviato un dialogo con i Comuni tenendo conto delle linee
programmatiche tracciate dal
presidente Raffa. È stato avviato
un processo partecipativo sul
territorio in cui la Provincia svol-
gerà un ruolo centrale nell’attività di coordinamento e indirizzo di alcuni settori strategici come Ente intermedio». Proiettare
l’urbanistica in una dimensione
«nuova e sperimentale – ha affermato l’assessore regionale
Pietro Aiello – per avvicinare il
cittadino al rispetto del territorio e dare al settore un’impronta
diversa che sarà pubblicizzata
nell’Urban Mediterranea affinchè i nostri territori possano essere conosciuti per quello che sono».
CARDETO. Il consiglio comunale di Cardeto non va sciolto.
A sancire la conclusione del
procedimento di accesso agli
atti è stato il Ministero dell’Interno, con un decreto emanato all’inizio di dicembre.
Nell’atto pubblicato sul sito
dello stesso dicastero viene
fatto riferimento alla relazione del prefetto di Reggio Calabria, datata 18 ottobre 2011,
con la quale è stato rilevato
«che non sussistono i presupposti per avviare la procedura
di scioglimento del consiglio
comunale di Cardeto», ai sensi
ai sensi della normativa antimafia.
La nomina della commissione prefettizia, a cui era stato
dato mandato di accedere agli
atti amministrativi del Comune, era stata ufficializzata il 27
febbraio scorso. Il lavoro dei
commissari era andato avanti
celermente, ma alla scadenza
dei 90 giorni previsti era stato
necessario assegnare loro un
proroga, per un supplemento
di accertamenti. Chiusa l’indagine amministrativa, la commissione aveva tirato le proprie conclusioni, affidandole
alla relazione presentata il 9
settembre.
Evidentemente
l’accesso agli atti non ha evidenziato anomalie, incongruenze e neppure infiltrazioni della criminalità organizzata. La notizia dell’avvenuta designazione di una commissione di accesso agli atti, da parte
della Prefettura, era stata accolta dal sindaco, Pietro Fallanca, e dal consiglio comunale con assoluta serenità. Lo
stesso primo cittadino aveva
assicurato il massimo della
collaborazione per agevolare
il procedimento avviato, ribadendo a più riprese che l’amministrazione in carica non
aveva nulla da nascondere e
per questo era tranquilla.
Fallanca
aveva
anche
espresso ripetutamente fiducia nell’operato dei commissari e della Prefettura. «È nostro
preciso dovere – aveva sottolineato allora il sindaco – cercare di risolvere i tanti problemi
che attanagliano il nostro paese. Per questo motivo continueremo a lavorare serenamente al nostro programma.
Ribadisco, siamo fiduciosi e
convinti che questa vicenda,
visto che la nostra attività si è
sempre svolta alla luce del sole, si chiuderà senza conseguenze». (g.t.)
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
37
Reggio Tirrenica
.
PALMI Nel processo “Cosa mia” il funzionario della Mobile Morrone parla degli appetiti delle cosche
PALMI Così gli ex consiglieri comunali
«Ci sono i presupposti
per ritrovare l’unità
Giustificata nel bilancio delle imprese alla voce “sicurezza nei cantieri” sotto il vessillo del Pdl»
Una tassa-tangente per l’A3
Ivan Pugliese
PALMI
Sono ancora i risultati scaturiti
dall’operazione “Arca” a fare da
trait d’union con il procedimento in corso dinanzi alla Corte
d’Asside di Palmi, che prende il
nome dall’operazione “Cosa
Mia”. È stato il sostituto commissario della Squadra mobile
di Reggio Calabria, Nicodemo
Morrone, a riprendere le fila
che erano state tracciate già
nella precedente udienza. Ancora una volta riflettori puntati
sugli appetiti delle cosche sui
lavori di ammodernamento
dell’autostrada Salerno–Reggio
Calabria.
«Così come in “Arca” – ha
spiegato Morrone –, dove avevamo intercettato nel 2004 due
ingegneri dell’impresa “Condotte” che parlavano di questa
nuova voce da inserire a bilancio sulla “tassa sicurezza cantieri” anche nelle indagini successive trovammo nuovamente
questi riferimenti». Secondo
l’ipotesi investigativa il riferimento alla tassa di sicurezza,
che ammontava al 3%, «altro
non era che una tangente da
versare». Situazione che al tempo era stata confermata anche
dall’ex collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco.
Trascorre qualche anno e il
copione si ripete, questa volta
ci si sposta di qualche chilometro: gli appetiti di alcune famiglie della Piana di Gioia Tauro
si concentrano sul tratto che da
Il Palazzo di Giustizia di Palmi
Gioia Tauro conduce sino a
Scilla, il V macrolotto insomma.
Secondo quanto riferito dal
commissario Morrone, incalzato dalle domande del sostituto
procuratore della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma,
in un’intercettazione dell’agosto del 2007 nel corso di un colloquio familiare captato nel
carcere di Secondigliano, «anche Giuseppe Gallico, i figli Italia Antonella e Antonino, parlano degli arresti scaturiti proprio dall’operazione “Arca” e si
dicono un po’ preoccupati ma
che avevano comunque ricevuto rassicurazioni su questo 3%
sui lavori».
Una situazione che era stata
già intercettata dagli inquirenti
nel mese di febbraio del 2007
in un colloquio carcerario tra
Giuseppe Gallico e il figlio Antonino.
«L’operazione “Arca” – ha
aggiunto Morrone – secondo
quanto intercettato e da noi ricostruito, poteva creare un
danno economico alle famiglie.
Ma Gallico nel colloquio rassicurava i familiari di aver ricevuto garanzie al riguardo. Il tutto
avveniva naturalmente parlando a bassa voce o tentando di
avvicinarsi il più possibile ai familiari».
Cambiano i soggetti, antagoniste le famiglie di riferimento
ma medesimi sono i contenuti.
È il mese di gennaio del 2007,
carcere di Regina Coeli, a conversare sono il detenuto Giuseppe Bruzzise con le figlie Maria e Domenica e il genero Diego Rao: «Il detenuto parla anche in questo caso di spartizioni
e di percentuali divise tra le famiglie interessate dalle zone
sottoposte a lavori».
Bruzzise in questa intercettazione traccerebbe così un
quadro ben preciso sul territorio ricadente nel comune di Seminara: «Il 50% spettava ai
Santaiti, il 30% agli ‘Ndoli
(Gioffrè) e il 20% ai Bracchi
(Laganà)».
Successivamente lo stesso
Bruzzise, a colloquio con altri
familiari, «inserisce anche loro
come appartenenti al territorio
di Barritteri come aventi diritto
in questa spartizione». Tra i riferimenti del commissario Morrone anche un passaggio relativo alle figure di Vincenzo e
Matteo Gramuglia: relativamente a quest’ultimo «in un’intercettazione del gennaio del
2007 Giuseppe Bruzzise lo definisce uomo a loro vicino».
Morrone si è quindi sottoposto al fuoco di domande dei collegi difensivi.
L’operazione “Cosa Mia”,
condotta nel giugno 2010 dalla
Dda reggina, dalla Squadra
mobile di Reggio Calabria e dal
Commissariato di Palmi, oltre
ad aver portato alla luce le attenzioni che alcune famiglie
operanti nel triangolo territoriale compreso tra Palmi, Seminara e Barrittieri, avevano messo sugli appalti nei cantieri del
costruendo quinto macrolotto
della A3, portò gli inquirenti ad
ipotizzare di aver fatto luce su
alcuni cruenti fatti criminosi
che hanno insanguinato negli
ultimi anni e non solo, il territorio della Piana di Gioia Tauro.
PALMI. “Il tempo è galantuo-
mo”: si rifanno a un vecchio adagio gli ex rappresentanti consiliari del Pdl (Domenico Scalfari,
Francesco Tedesco, Federico
Grassi, Roberto Crocitta) per
riappropriarsi della scena politica.
«Noi del Pdl sentiamo il dovere
di riconoscere alla triade guidata dalla dott.ssa Bellomo il merito di una gestione commissariale dimostratasi finora altamente
professionale ed efficiente, con
buona pace di chi agitava lo
spettro del commissariamento
quale immane catastrofe per la
città».
Secondo gli scriventi, infatti,
«l'iter per la realizzazione del
nuovo ospedale di Palmi prosegue
regolarmente
grazie
all’opera del governatore Scopelliti; i lavori previsti dal Pru
nel rione Pille sono già iniziati;
le famose rotatorie, ripetutamente annunciate dall'ex sindaco, sembra che inizieranno presto “a girare” sul serio; l'ufficio
legale del comune è stato rimesso in piedi, senza l'ausilio di
quell'assurdo bando, voluto dall'ex primo cittadino, che noi abbiamo fortemente contestato e
che il commissario prefettizio ha
pensato bene di annullare; la festa della Varia è in fase di programmazione per il prossimo
anno, in contiguità con il percorso del riconoscimento Unesco».
Insomma le ragioni della rottura che portarono alla fine anticipata della scorsa legislatura
non si sono di certo sanate e gli
stracci continuano a volare: «La
“temutissima” gestione commissariale ha inoltre lavorato
per far partecipare il Comune a
due importanti bandi regionali
sui Pisl e, grazie al determinante
intervento del nostro ex vicesindaco Ernesto Reggio, la nostra
città concorre anche al Pisr sulla
valorizzazione dei centri storici
e dei borghi d'eccellenza. L'approvazione di questi progetti,
per un valore complessivo di circa 6 milioni, consentirà la realizzazione di una rete turistica tra
tutti i Comuni della Costa Viola e
permetterà di effettuare una serie di interventi volti alla riqualiLa dott.ssa
Antonia
Bellomo
guida la triade
commissariale
ficazione di varie aree cittadine».
La macchina politica del centro destra sembra così essersi rimessa in moto e l’invito verso gli
altri partiti d’area è esplicito:
«Essendo definitivamente archiviata “l'esperienza Gaudio” che
in questi anni ci ha tenuto su
fronti contrapposti con gli amici
dell'ex Forza Italia, oggi siamo
certi che esistano tutti i presupposti per ritrovare l'unità sotto il
vessillo del Pdl che, unitamente
alla lista Scopelliti Presidente,
risulta in assoluto la prima forza
politica cittadina, sia in termini
di voti che di iscritti».(i.p.)
ANOIA
NARCOTRAFFICO Rosarnese rimesso in libertà dal gip di Bologna
TAURIANOVA I Cc multano ambulante
Operazione “2 Torri connection”
scarcerato Giuseppe Petullà
Panificazione abusiva,
sanzione da 3.000 euro
PALMI. Il Gip del Tribunale di Bologna ha disposto la scarcerazione di Giuseppe Petullà, 45 anni di
Rosarno ma domiciliato a Vicenza, arrestato nell’ambito dell’operazione “Due Torri connection”
nell'agosto scorso nell'ambito
dell'operazione di polizia giudiziaria che era stata coordinata
dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che portò all'arresto di 30 persone con l’accusa di
far parte di un’associazione per
delinquere dedita al narcotraffico.
Tra gli arrestati, oltre a Petullà,
figuravano alcuni trafficanti colombiani, Francesco Ventrici (ritenuto dalla Procura antimafia
capo promotore) Corsini France-
Giuseppe Petullà
sco (anch'egli ritenuto dagli inquirenti capo della associazione)
ed altri calabresi che sono stati
raggiunti da ordine custodiale
per una tentata importazione di
ben 1.500 kg di cocaina dalla Co-
lombia per l'Italia addirittura mediante il noleggio di un aereo privato.
Il Tribunale del riesame di Bologna in settembre aveva rigettato la richiesta di scarcerazione di
Petullà ritenendolo gravemente
indiziato della partecipazione
all’associazione e del tentativo di
importazione.
I difensori, avvocati Vittorio Pisani del Foro di Palmi e Francesco
Stilo del Foro di Latina, sulla base
delle indagini difensive (alcune
condotte anche all'estero) hanno
presentato istanza di scarcerazione al Gip di Bologna che ha quindi
recepito la tesi della difesa disponendo la scarcerazione di Giuseppe Petullà. (i.p.)
Domenico Zito
TAURIANOVA
FESTA GRANDE CON SINDACO, PARROCO E PARENTI
100 anni di Vincenzo Bruzzese
“La vita è dura... ma io resisto”: la frase campeggiava sulla torta per i
100 anni di Vincenzo Salvatore Bruzzese, festeggiato ad Anoia Superiore dal sindaco Antonio Ceravolo - che gli ha donato una pergamena con scritto “Le rughe della vecchiaia formano le più belle scritture della vita, quelle sulle quali i bambini imparano a leggere i loro
sogni” -, dalla giunta, dal parroco don Cesare Di Leo , nonché dai numerosi parenti a cominciare dai 7 figli e 13 nipoti.(a.s.)
Panificazione abusiva, i carabinieri hanno sequestrato 50 kg di
pane. I carabinieri della locale
Compagnia, nell’ambito di un servizio volto al contrasto alle attività illecite connesse alla panificazione abusiva, hanno sequestrato
i circa 100 pezzi a F.P. di 41 anni,
sorpreso mentre trasportava l’alimento su di un veicolo che non
aveva i requisiti necessari e
senz’alcuna autorizzazione. I militari, dopo aver notato un’auto
che con fare sospetto girava per il
centro abitato, decidevano di fermarla per un normale controllo e
dopo aver ispezionato il veicolo
notavano 3 ceste piene di pane
appena sfornato, ma prodotto
abusivamente. F.P. è stato interrogato sulla destinazione e
sull’uso di quell’ingente quantità
di pane senza etichetta di provenienza nè confezione in plastica
per evitare che venisse in contatto
con sporcizia o polvere: alle domande degli inquirenti avrebbe
risposto di utilizzarlo per la vendita porta a porta. Alla luce di ciò i
carabinieri provvedevano ad accompagnare nei loro uffici F.P.
per contestargli la violazione del
regolamento CE 852/2004, sequestrargli quanto rinvenuto poiché non a norma e notificargli una
la sanzione amministrativa di
3.000 euro.
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
41
Reggio Ionica
.
STRAGE DI DUISBURG Davanti alla Corte d’assise di Locri la deposizione del consulente dell’accusa che li ha esaminati
MILANO
Le tracce nei computer “sicuri” di Charlie Nirta
Tre reggini
arrestati
in flagrante
per rapina
L’imputato in videoconferenza accusa un pentito: «Non gli ho mai fatto alcuna confidenza»
Rocco Muscari
LOCRI
Scontro in aula sui personal computer sequestrati a Giuseppe Nirta, alias “Charlie”, nell’abitazione olandese nella quale nel novembre del 2008 l’allora latitante, ricercato per la condanna definitiva a 14 anni di reclusione
comminati nel processo “Trina”,
è stato arrestato dal personale
della Squadra Mobile reggina, in
collaborazione con gli agenti
delle forze di polizia locale.
Dei sei notebook si è discusso
ieri davanti alla Corte d’assise di
Locri, (presidente Alfredo Sicuro, giudice a latere Maria Teresa
Gerace) dinnanzi alla quale si celebra il processo-bis per la strage
di Duisburg, nel quale sono imputati Giuseppe e Sebastiano
Nirta, nonché Antonino Flaviano
che risponde dell’accusa di favoreggiamento nei confronti della
consorteria dei Nirta-Strangio,
contrapposta nella ventennale
faida di San Luca a quella dei Pelle-Vottari.
Nel corso dell’udienza il consulente dell’accusa Giovanni Fulantelli, rispondendo alle domande poste dal pm Federico
Perrone Capano, ha deposto sul
contenuto dei sei computer, rilevando che i loro utilizzatori ricercavano sul web notizie giornalistiche relative alla faida sanluchese, a Calabria, Puglia e
Lombardia, cercando fra le parole chiave: bunker, armi, Pelle, arresto latitante, Strangio, cantanti napoletani, sequestro Cesare
Casella, nonché mappe riferite a
Germania, Olanda, Spagna, con
Madrid in primo luogo, Colombia, e Francia in particolare Parigi, quale snodo ferroviario da e
per Amsterdam.
Nei sei “portatili” il consulente ha riscontrato una rotazione di
nickname, utilizzati per chattare
con l’ausilio di un programma
crittografato, tale da non consentire l’individuazione della
fonte connessa. Un altro accorgimento rilevato dal tecnico ha riguardato la presenza di nastri
neri, o comunque scuri, posti sulle webcam incorporate nei computer, al fine di eludere un possibile collegamento, anche involontario, con video chat, probabilmente per non essere captati o
riconosciuti.
Il consulente, su domanda
dell’avv. Antonio Russo, difensore di Giuseppe Nirta, ha riferito
che non è stato possibile risalire
all’installazione del sistema operativo rinvenuto sui personal
computer, comunque tutti prodotti successivamente all’agosto
del 2007.
Sul contenuto dei computer
sequestrati in Olanda il collaboratore Vincenzo Consoli, in precedenza sentito dai magistrati
della Procura Antimafia, nel corso dell’esame in dibattimento
aveva confermato di aver appreso nel carcere di San Gimignano
direttamente
dall’imputato
“Charlie” Nirta di una sua «non
preoccupazione» per il contenuto, in quanto si sentiva sicuro del
fatto che all’interno non sarebbero stati ritrovati file rivelatori di
un suo coinvolgimento nella
strage di Ferragosto del 2007.
Prendendo spunto dalle dichiarazioni resi dal collaboratore di giustizia, Giuseppe Nirta,
inteso anche “zopparello”, intervenuto in videoconferenza dal
penitenziario dell’Aquila, dove si
trova recluso in regime di 41-bis,
è stato protagonista di una arringa “pro domo sua”, tuonando
contro Consoli tacciandolo di essere in generale un bugiardo, e in
particolare un millantatore rispetto alla vicenda dei notebook,
in quanto nella notifica ricevuta
nel carcere toscano non erano
menzionati, e tuttavia quel giorno l’imputato ha detto di non trovarsi al passeggio con il collaboratore, come si evincerebbe anche dai registri interni del penitenziario.
Nirta, inoltre, prendendo
spunto dal contenuto delle dichiarazioni rese da Consoli sia in
verbale che in udienza, ha ribadito di non aver mantenuto alcun
rapporto “confidenziale” con il
siciliano nel corso del periodo di
codetenzione a San Gimignano,
dal febbraio al luglio del 2009.
«Risultano solo tre incontri avvenuti a marzo – ha dichiarato l’imputato – e in quelle occasioni non
sono mai rimasto solo con lui».
Il 38enne Nirta, anticipando
una richiesta di integrazione
istruttoria, ha rilevato ai giudici
della Corte d’assise «l’opportunità» di chiamare al banco dei testimoni tutti i detenuti presenti a
San Gimignano che hanno avuto
contatti con lui e Vincenzo Consoli nello stesso periodo di detenzione, nonché diversi agenti di
polizia penitenziaria del luogo,
tra i quali il sottoufficiale al quale
il detenuto, all’epoca recluso nella cella 58, ha consegnato una
microspia.
Nirta ha altresì chiesto all’Assise di acquisire la cartella clinica
dello zio omonimo, Giuseppe
Nirta inteso “u versu”, padre
dell’odierno imputato Sebastiano, al fine di accertare che il
71enne non ha mai “inventato”
alcuna malattia per ottenere benefici carcerari, ma gli arresti
ospedalieri gli sono stati concessi perché affetto da problemi cardiaci. Infine l’imputato ha reiterato la richiesta di un accertamento medico, per valutare le
condizioni di salute che, ha detto, «vanno sempre più a peggiorare».
Il processo riprenderà il 16
gennaio.
MILANO. Tre rapinatori so-
La deposizione davanti all’Assise locrese del consulente Giovanni Fulantelli
ROCCELLA Un operaio. La donna, russa, è stata fermata
Litiga con la convivente: accoltellato
Antonello Lupis
ROCCELLA
Prima il violento litigio, poi l’accoltellamento. Con l’accusa di lesioni personali aggravate i carabinieri della stazione di Roccella
hanno denunciato alla Procura
di Locri, Sofia Ziangirova, 37 anni, russa ma da anni domiciliata
a Roccella. La donna, secondo
quanto accertato dagli investigatori, al culmine di un violento litigio avuto col convivente, l’operaio Rocco Spagnolo, 30 anni, ha
impugnato un coltello da cucina
sferrando contro il giovane diversi fendenti. Le coltellate hanno raggiunto Spagnolo al collo,
al torace e a un braccio. Dopo il
tempestivo intervento dei carabinieri, l’operaio è stato portato
al Pronto soccorso dell’ospedale
di Locri e qui, dopo le cure del caso, giudicato guaribile in 7 giorni. Il fatto si è verificato nell’abitazione dei due, in contrada Petrusi. Dopo il sequestro del coltello, Sofia Ziangirova è stata
presa in consegna dai carabinieri
e sistemata temporaneamente in
un centro di accoglienza. È stata
segnalata alle autorità competenti perché non in regola con il
permesso di soggiorno.
CAULONIA-MONASTERACE. Iinque extracomunitari minorenni
alloggiati in due centri nell’ambito del “Progetto umanitario
Nordafrica” si sono arbitrariamente allontanati non facendo
più rientro nelle due strutture. A
denunciare ai carabinieri la fuga
sono stati i responsabili dei centri.
no stati arrestati ieri mattina poco dopo le otto dai carabinieri mentre rapinavano un’agenzia della Banca
Popolare di Sondrio in via
Bonardi, a Milano. I tre, travisati con cappellini e parrucche, sono stati arrestati
quando erano già in possesso del bottino, che è stato
recuperato.
Uno dei tre aveva precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso: si tratta di Carmelo Palamara, 58 anni, originario
di Melito Porto Salvo. Sono
originari della provincia di
Reggio anche gli altri due
uomini arrestati, Filippo
Commisso, 58 anni, e Lorenzo Carbone, 45.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i tre
uomini hanno sorpreso il
vicedirettore e un’impiegata all’esterno della banca e,
minacciandoli con le pistole, li hanno costretti a disattivare il sistema d’allarme.
Poi si sono impadroniti di 7
mila euro che si trovavano
nelle casse e, probabilmente, si preparavano a sequestrare un cliente che si trovava all’ interno, e il personale della banca, in attesa
dell’apertura automatica
del caveau.
All’arrivo dei carabinieri
si sono immediatamente arresi e hanno consegnato le
due pistole, un revolver calibro 38 e una Beretta con il
colpo in canna e le matricole abrase. Sono state sequestrate anche due auto, che
avevano
parcheggiato
all’esterno della banca, e
che intendevano utilizzare
per la fuga.(ansa)
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
35
Catanzaro - Provincia
.
OPERAZIONE “SHOWDOWN” Prime schiarite nell’indagine grazie alla collaborazione di Bruno Procopio
Nelle dichiarazioni la mappa della mala
I tre indagati agli arresti domiciliari accusati solo di reati “minori”
Francesco Ranieri
S. ANDREA JONIO
Due fermi convalidati, quattro
custodie in carcere, tre arresti
domiciliari e sette scarcerazioni.
È questo l’esito definitivo
degli interrogatori di garanzia
svolti dal giudice per le indagini preliminari Antonio Rizzuti
(cancelliere Lucia Senese)
nell’ambito
dell’operazione
“Showdown” contro la locale
‘ndrangheta “Sia-Tripodi-Procopio” attiva nel Soveratese.
Solo due i fermi convalidati
perché, secondo il gip catanzarese, negli altri casi non sussisteva né «una gravità indiziaria del reato per cui si procede»
né il pericolo di fuga.
La convalida del fermo disposto dalla “Direzione distrettuale antimafia” della Procura
della Repubblica di Catanzaro
è arrivata nei confronti di Bruno Procopio e Antonio Gullà. Il
primo - figlio di Fiorito Procopio che, secondo gli inquirenti,
sarebbe uno dei principali
esponenti della locale soveratese - ha peraltro iniziato a collaborare con gli inquirenti
(rendendo dichiarazioni sia al
pm Vincenzo Capomolla che al
gip Rizzuti) che ritengono
quanto da lui affermato «di
particolare rilevanza», anche
se va sottolineato che le sue affermazioni dovranno comunque essere ulteriormente vagliate dagli inquirenti. Procopio ha parlato di alcuni omicidi, quelli di Ferdinando Rombolà e dei fratelli Grattà, e ha
anche sostenuto di essere stato
“battezzato” nella cosca nel
2007, evidenziando che il suo
coinvolgimento “full time” è
avvenuto solo nell’ultimo periodo, anche con la partecipazione all’omicidio di Rombolà,
L’apprezzata esibizione del “ballo del ciuccio”
DAVOLI Riuscita idea della Pro Loco
Aspettando il Natale
tra mostre, canti
e tanta tradizione
Mario Arestia
DAVOLI
Una fase dell’operazione “Showdown” (resa dei conti) condotta tra Catanzaro e Soverato da carabinieri e guardia di finanza
avvenuto di pomeriggio sulla
spiaggia di Soverato a fine agosto 2010.
Invece a essere rimessi in libertà nel pomeriggio di domenica sono stati (come già annunciato nell’edizione di ieri)
Pietro Aversa, Francesco Chiodo, Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci, Francesco Procopio,
Giandomenico Rattà e Mario
Sica. Per loro il gip non ha ritenuto sufficienti gli elementi
raccolti per dimostrare una
partecipazione alla consorteria
di ‘ndrangheta operante tra
Soverato, Davoli e zone limi-
S. ANDREA Agente ucciso nel 1979
trofe. Il giudice Rizzuti ha comunque sostenuto la necessità
di approfondire alcuni elementi emersi dalle indagini, che si
sono avvalse, tra l’altro, di numerose intercettazioni telefoniche, ambientali e testimonianze. Invece, pur non vedendosi convalidato il fermo, restano comunque in carcere,
tutti con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’àmbito della consorteria soveratese Vincenzo Bertucci, Antonio Gullà, Michele
Lentini e Fiorito Procopio. Per
quest’ultimo il giudice Rizzuti
ritiene che gli indizi a suo carico siano «gravissimi»: «Il
pentito Belnome - scrive
nell’ordinanza - indicava il
Procopio come uno dei principali nemici della cosca avversa
dei Gallace da eliminare
(“obiettivi”). In effetti l’indagato scampava miracolosamente ad un attentato alla sua
vita, qualche mese dopo che
era stato ucciso suo figlio Agostino, altro importante elemento dell’associazione. Infine
- illustra ancora il gip - Procopio Bruno, figlio dell’indagato,
indicava il padre come colui
che reggeva l’associazione insieme al Lentini». Lentini è un
altro degli elementi che Bruno
Procopio ha indicato come uno
dei «soggetti con ruolo di direzione», ruolo che sarebbe
emerso già da alcune intercettazioni risalenti al 2002.
Agli arresti domiciliari sono
finiti Emanuel Procopio, Francesco Vitale e Giovanni Nativo.
Per loro il gip non ha ritenuto
sussistenti gli elementi per
contestare le accuse per il reato associativo. Nei loro confronti solo alcune contestazioni per reati minori. Una giornata in parte uggiosa
ed in parte fredda ha caratterizzato la manifestazione della Pro Loco davolese “Aspettando il Natale”.
Un tour de force cominciato alle 10 di mattina per finire
poi in tarda serata, pieno di
avvenimenti per grandi, piccini e diversamente abili che
hanno potuto così assistere
all’ennesimo trionfo del sodalizio davolese.
Riuscita ,dunque, la serata
nel tema e negli intenti
dell’associazione e cioè quelli
dell’aggregazione, canti, balli
e musica culturale calabrese
e, perché no, le varie prelibatezze culinarie.
La sera, in concomitanza
con la manifestazione della
Pro Loco, nella stessa sede è
stato ospitato il progetto “Arte a Sud” realizzato dall’
“Unione dei comuni del versante jonico”, finanziato
dall’assessorato alla Cultura
della Regione e curato da Settimio Ferrari e Francesca Londino, dove si è potuta ammirare l’esposizione di tele di diversi artisti di arte contempo-
ranea. Ennesimo obiettivo
raggiunto, dunque, per Luciano Alcaro e l’equipe della Pro
Loco, ragazzi che in questi ultimi tempi sono stati presenti
sul territorio con numerose
iniziative di carattere culturale. La serata è stata allietata
da suoni come la zampogna,
la pipita, la cassa rullante e
piatti che hanno ricreato l’atmosfera natalizia. Infatti, a
suonare vi era la “Banda Pilusa” che è un tradizionale ed
originalissimo gruppo musicale oramai raro da vedere
nel Catanzarese.
La “Banda Pilusa”, conosciuta anche come Fanfarra,
è una formazione polistrumentale che esegue, in forma
itinerante, un repertorio di
suonate provenienti dalla
cultura di tradizione orale. È
composta da cinque suonatori: Daniele Mazza, Alessio
Bressi, Lucia Romeo, Andrea
Bressi e Luca Vernicolo. Alla
fine della serata il “ballo del
ciuccio” che consiste nella
mai consolidata tradizione di
far ballare un ciuccio costruito ad arte mentre dal duo
dorso si accendono diversi
fuochi pirotecnici che colorano la piazza.
ISCA JONIO Nei pressi della scuola
SOVERATO Presentate le opere di Arenile e Caramante
Medaglia d’oro conferita Principio d’incendio
al poliziotto Campagna
in un’auto in sosta
Un presepio fatto sott’acqua
e uno realizzato nel sottopasso
S. ANDREA JONIO. Sarà assegnata
alla memoria del poliziotto Andrea Campagna la medaglia d’oro
che il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano ha deciso di
conferire alle “Vittime del terrorismo”.
A renderlo noto è stato il sindaco di S. Andrea Jonio, Gerardo
Frustaci, il quale ha anche comunicato che la cerimonia di consegna dei decreti di conferimento
dell’onorificenza si svolgerà domani, alle 10, nella sala del Tricolore della Prefettura di Catanzaro.
Andrea Campagna era un giovane agente della Digos, originario di S. Andrea Jonio, ucciso a Milano il 19 aprile del 1979 (all’età
di 25 anni) da Cesare Battisti, l’allora terrorista appartenente ai
“Pac” (proletari armati per il comunismo), che, nei mesi scorsi, è
stato tra l’altro al centro di una
aspra contesa diplomatica tra Italia e Brasile. Battisti si trova infatti
nel paese sudamericano con una
condanna definitiva all’ergastolo
per quattro omicidi (tra i quali
proprio quello di Campagna) ancora da scontare in Italia. Al centro della contesa diplomatica c’è
stata la mancata concessione
dell’estradizione in Italia, una decisione che ha suscitato numerose
proteste non solo dei familiari
delle vittime di Battisti ma anche
una condanna unanime da parte
dei politici italiani. (f.r.)
SANT’ANDREA JONIO. Ci sa-
rebbe un cortocircuito all’origine dell’incendio scoppiato
ieri mattina all’interno di una
Peugeot “206” nel centro abitato di Isca Marina.
L’autovettura, di proprietà
di R.M., del luogo, si trovava
parcheggiata nei pressi della
scuola cittadina quando, intorno alle 11, alcuni passanti
hanno notato che dall’interno dell’abitacolo stava iniziando a uscire del fumo.
Proprio alcuni dei presenti
hanno domato il principio
d’incendio, gettando dell’acqua attraverso un tubo collegato alla vicina scuola.
I vigili del fuoco del distac-
camento di Soverato, pure
intervenuti
rapidamente,
non hanno dovuto far altro
che constatare lo spegnimento del principio di incendio.
La scintilla “fatale” sarebbe scattata all’interno del
cruscotto, probabilmente
da qualche parte elettrica
che ha finito per surriscaldarsi.
L’automobile è apparsa integra all’esterno, ma i danni
causati dalle fiamme all’interno dell’abitacolo ne potrebbero rendere difficile il
recupero. L’ammontare dei
danni è comunque in via di
quantificazione.(f.r.)
SOVERATO Iniziativa a tutela della salute della Fondazione “Marincola Politi”
La “Settimana solidale” in favore dei disagiati
SOVERATO. La Fondazione “Ma-
rincola Politi” promuove la
“Settimana solidale”.
Si tratta di un'azione socio-economica di sfondo solidaristico che consente di accedere
a quei beni basilari che costituiscono i prerequisiti fondamentali per la salute.
Dall'ultima indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” condotta dall'Istat, è possibile rilevare
l'esistenza di una relazione “ricorsiva” tra povertà e salute,
poiché se da una parte un determinato carattere socio-economico produce una compromis-
sione dello stato di salute, dall'altra la cattiva salute porta ad
un deterioramento del livello di
benessere individuale e, spesso,
anche familiare.
La mancanza di risorse economiche ha, dunque, un impatto ovvio sulla salute: limita o
condiziona l’accesso alle prestazioni sanitarie e, più in generale, la possibilità di investire sulla propria salute e sicurezza.
Con tale consapevolezza, la
Fondazione “Marincola Politi”
di Soverato è voluto venire incontro a quelle tante persone
che non possono permettersi
una visita medica specialistica o
un consulto “illuminante” su un
problema di salute, accollandosene le spese.
In collaborazione con il poliambulatorio specialistico “La
Casa di Don Bosco”, dotato di
strumentazioni innovative e di
qualificato personale medico e
infermieristico, sito nell'ex
complesso salesiano di via Verdi 5 a Soverato, l'ente no profit
offre a tutti uno sconto fisso che
si incrementa nel caso di ultra
sessantacinquenni; per poi intervenire più pesantemente con
la “Settimana solidale”. Vale a
dire la seconda settimana di tutti i mesi dell’anno, su prenota-
zione e secondo un calendario
appositamente
predisposto,
presso “La Casa di don Bosco”
chiunque può avere consulti o
può sottoporsi a visite specialistiche gratuite (urologia, remautologia, medicina interna,
medicina estetica, dietologia,
neuropsicologia clinica, cardiologia, pneumologia, geriatria,
fisioterapia). La “Settimana solidale” è una delle tante iniziative che impegnano la Fondazione nel promuovere la cultura
della prevenzione, la cura e la
ricerca oncologica e nel debellare le disuguaglianze sul piano
della salute.
Maria Anita Chiefari
SOVERATO
Prosegue la maratona delle inaugurazione dei presepi dei quartieri a Soverato. Ieri sera è stata
la volta del quartiere Arenile ,
che per non smentire la sua appartenenza, ha dedicato il suo
presepe al mare, o meglio al suo
fondale. Come per magia la mangiatoia diventa una bellissima
conchiglia, che ospita al suo interno Giuseppe e la Madonna, il
bue e l’asinello, e la perla bianca
e delicata, che giorno 24 si aprirà
quando Gesù Bambino vedrà la
luce. Al posto dei pastori troviamo alghe, conchiglie, sabbia, e
coralli. Guardando con attenzione noteremo anche tralci di reti
dei pescatori, cocci di bottiglia.
Chiaramente il presepe è sotto
acqua e l’effetto onda dona alla
creazione molta animazione.
Anche il quartiere Caramante
nel suo presepio ha voluto rievocare la Natività riproducendo i
luoghi sacri di Betlemme, il muro
di pietra ed il rivestimento in
marmo, ponendo all’interno lo
splendore di Gesù. Il progetto è
stato ideato e creato da Emilia
Zacchinelli, Nicola Grenci, Giusy
Fiorenza, e Franco Lavalle, anche se tutte le maestranze
dell’associazione hanno dato il
loro contributo. Ecco la lettura
del presepe: “La Basilica della
Natività a Betlemme eretta nel
luogo in cui avvenne la nascita di
Gesù è una Chiesa/fortezza nella
quale si entra da una minuscola
porta. La porta dell’Umiltà, così
concepita per impedire invasioni
nemiche . La basilica è costituita
dalla combinazione di due chie-
Ecco quello che è stato realizzato dal quartiere Arenile
Il presepio del quartiere Caramante realizzato nel sottopasso pedonale
se e da una cripta, la Grotta della
Natività, a cui si accede da una
piccola scala, al centro di essa vi è
una grande stella in argento, rischiarata da lampade, che indica
il punto esatto in cui nacque Gesù. Il luogo è ornato con 14 raggi
d’argento, che rievocano le 14
stazioni della Via Crucis, quasi a
chiudere in un cerchio perfetto la
nascita e la morte di Gesù». La
creazione è stata collocata nel
sottopasso pedonale di via Trento e Trieste.
37
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
Cosenza - Provincia
.
AMANTEA Monitoraggio Anas in queste ore di tempo inclemente
SAN LUCIDO
Il fenomeno erosivo
lungo la Statale 18
Località Principessa
sorvegliata speciale
Concerto
di fine anno
La Pro loco
ha tirato
le somme
Antonio Verri
SAN LUCIDO
Le mareggiate hanno insabbiato una volta di più
anche l’imboccatura del porto turistico nepetino
Ernesto Pastore
AMANTEA
Continua in maniera incessante da parte dell’Anas il monitoraggio della Statale 18 in località Principessa tra Campora
San Giovanni e Nocera Terinese. Il tratto in questione, nel
corso dell’ultimo fine settimana, è stato a serio rischio cedimento a causa delle pessime
condizioni del mare che hanno amplificato il fenomeno
già grave dell’erosione costiera.
La stessa Anas ha dovuto disporre un intervento di somma urgenza per posizionare
dei massi a protezione del rilevato stradale. Qualora si verificasse il crollo del tracciato
in questione verrebbe a mancare un collegamento veloce
tra le province di Catanzaro e
Cosenza, senza dimenticare le
difficoltà per raggiungere il vicino aeroporto di Lamezia
Terme e lo svincolo autostradale di Falerna. Una situazione che andrebbe ulteriormente ad aggravarsi a causa
dell’interruzione della vecchia
Ss 18, che “corre” lungo il profilo collinare della costa tirrenica.
I tecnici dell’Anas sono in-
tervenuti rafforzando le barriere di protezione, ma si tratta dell’ennesimo palliativo, in
attesa di un piano regionale di
difesa costiera che tarda oramai a venire. La criticità di località Principessa è nota da
tempo ed aumenta di anno in
anno. Durante l’inverno scorso erano state posizionate le
prime rocce a difesa del tracciato ed in passato si sono verificati crolli rilevanti che hanno di fatto modificato il percorso che collega Campora
San Giovanni con la vicina
Nocera Terinese. Nonostante
la recente esperienza, gli organi
giurisdizionalmente
competenti non hanno attuato nessun piano di prevenzione ed ora il problema si ripresenta in tutta la propria drammaticità.
L’evoluzione della vicenda
è seguita dal vicesindaco Michele Vadacchino che ha sempre mantenuto rapporti cordiali e collaborativi con i vertici dell’Anas, nell’auspicio
che l’annosa questione possa
essere definitivamente risolta.
Le conseguenze del maltempo
non si sono fermate qui. I marosi che si sono infranti lungo
la costa hanno contribuito a
insabbiare per l’ennesima vol-
ta l’imboccatura del porto turistico nepetino. Le onde non
hanno soltanto ostruito l’ingresso come già accaduto in
passato, ma hanno depositato
sabbia anche nella zone vicine, una circostanza che renderà più complesso il lavoro delle pale meccaniche e delle
draghe. L’ostruzione dell’approdo è un fatto che si ripete
sistematicamente e che mette
a dura prova le casse comunali.
L’ente municipale, infatti, è
costretto ad intervenire per ripristinare le condizioni d’accesso e consentire ai titolari
delle imbarcazioni che hanno
sottoscritto il contratto di ormeggio di usufruire della
struttura a pieno regime. Va
ricordato che il porto non è
utilizzato soltanto a scopi turistici, ma anche per finalità
commerciali. Le banchine
ospitano alcuni pescherecci
che non possono uscire in mare per provvedere al sostentamento
dell’armatore
e
dell’equipaggio. La situazione, insomma, rimane sotto
controllo: in gioco - visto tra
l’altro quanto si è verificato
nelle scorse settimane in altre
parti del Paese - c’è la sicurezza della collettività.
SAN LUCIDO Boccata d’ossigeno che non risolve il problema
Ai dipendenti comunali elargito
lo stipendio del mese di ottobre
Maria Francesca Calvano
SAN LUCIDO
Boccata d’ossigeno per i dipendenti comunali senza stipendio.
L’amministrazione comunale è
riuscita a garantire loro il salario
del mese di ottobre attraverso il
ricorso a fondi comunali. I lavoratori in servizio nel palazzo municipale e nella struttura per anziani Casa serena attendono ora che
vengano accreditati gli emolumenti relativi ai mesi di novembre
e di dicembre (non ancora ricevuti), ai quali bisogna aggiungere la
tredicesima di conclusione anno.
Si tratta di una misura che in
qualche modo fa fronte alle necessità più urgenti dei lavoratori
che, per tre mesi, non hanno percepito lo stipendio ma che, in ogni
caso, non risolve il problema alla
radice, considerato che rimane da
sciogliere il nodo Casa serena.
Non ci sono buone nuove infatti
da quando l’Esecutivo ha incontrato i vertici del dipartimento regionale al Bilancio, dai funzionari
all’assessore al ramo Giacomo
Mancini, per ottenere garanzie
sull’accredito delle somme che il
Municipio attende dalla Regione
per la gestione della casa di riposo, dal momento che la cifra complessiva dovuta da Catanzaro per
l’anno 2011 di un milione 32 mila
euro quale contributo storico per
la struttura non è stata stanziata,
creando un “buco” finanziario da
L’ingresso al Municipio
Sopralluogo degli operai e dei tecnici dell’Anas nella località che crea tanta apprensione
PAOLA Iniziativa di due giorni dei commercianti di corso Roma
Vetrina natalizia sulle note musicali
PAOLA. Luci natalizie, pacchi regalo e tanta buona musica: sono
gli ingredienti di una particolare
iniziativa organizzata dai commercianti di corso Roma chiamata “Shopping in corso”, che
avrà inizio oggi per concludersi
domani.
Si tratta di un’autentica “full immersion” nel clima natalizio tra
piccoli e grandi doni per i parenti da mettere sotto l’albero entro
la fatidica data della Vigilia, immancabili bigliettini d’auguri
colmi di affetto e corse ad acqui-
cui deriva anche la mancata retribuzione dei dipendenti.
Pure la possibilità di uno stanziamento a favore del Municipio
di una somma pari ad almeno una
delle mensilità rimaste in arretrato – prospettata da Palazzo Campanella ma subordinata alle verifiche contabili sul rispetto del patto di stabilità da parte della Regione – sembra oramai naufragata
dal momento che un eventuale
stanziamento sarebbe dovuto avvenire entro lo scorso 15 dicembre, data in cui si chiudono i rubinetti delle erogazioni. Si avvicinano dunque giorni difficili per
gran parte della comunità sanlucidana visto che ai sessanta lavoratori senza stipendio corrispondono altrettante famiglie. Gli
sforzi del Municipio volti a tamponare le difficoltà rappresenteranno rimedi utili ma non definitivi fino a quando i rapporti economici con la Regione relativamente a Casa serena non verranno ben definiti.
PAOLA Il commerciante ucciso dalla ‘ndrangheta il 25 marzo di ventinove anni addietro
Intitolato a Gravina il ponte di corso Colombo
Antonio Storino
PAOLA
In ricordo di Luigi Gravina, figlio di questa terra, morto per
mano mafiosa, l’amministrazione comunale gli ha intitolato il ponte di corso Cristoforo Colombo.
Gravina, operatore commerciale, coniugato con Luigina Violetta, padre di cinque
bambini, fu assassinato il 25
marzo del 1982 per mano mafiosa. E questo in quanto si era
rifiutato, reiteratamente e con
forte determinazione, di cedere alle insistenti e minacciose
richieste estorsive della criminalità organizzata. Due sicari,
quel 25 marzo di ventinove
anni fa, si presentarono nei locali di via Nazionale dove Gravina gestiva la sua attività,
esplodendogli contro diversi
colpi di pistola e uccidendo.
«L'omicidio di Luigi Gravina
ad opera del clan di 'ndrangheta - si legge nella delibera
di Giunta - ha segnato una
svolta nella lotta alla mafia
della provincia. Da un lato,
chi ha contribuito a consumare l'efferato crimine di un lavoratore coraggioso si è pentito offrendo un contributo alla
giustizia finalizzato a debellare la cosca di Paola mentre,
dall'altro lato, molti operatori
commerciali che mai si erano
opposti alle insistenti richieste estorsive e alle angherie
della mafia, in sede del processo penale in Corte d’Assise,
a carico di diverse decine di
malavitosi, hanno trovato il
coraggio di alzare la testa e
confermare la consumazione
dei reati».
La delibera di Giunta inoltre, aggiunge: «Il gesto coraggioso di ribellione di Luigi
Gravina, tra l'altro, va letto in
un contesto storico-ambienta-
le difficile e delicato». L’Amministrazione Perrotta, pertanto, ritiene quanto meno
doveroso «tributare un giusto
riconoscimento al compianto
Luigi Gravina, intitolandogli il
ponte di corso Colombo per ricordare la scomparsa del concittadino paolano, in segno di
riconoscenza e gratitudine
per essersi immolato, con coraggio e determinazione, alle
insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità
organizzata e, quindi, per testimoniare alle future generazioni che chi muore resta patrimonio del paese». stare il regalo perfetto per il partner, magari approfittando di
un’offerta speciale o di un buono sconto che gli esercizi commerciali propongono per l’occasione. Tutto questo con tanto di
colonna sonora, perché ad accompagnare lo shopping ci saranno Francesca Ramunno ed
Italo Palermo in diretta per Radio Libera Bisignano dal corso
paolano. Oggi e domani, dalle
ore 17 alle ore 20, la città di San
Francesco potrà raccontare sulle frequenze radio se stessa e le
emozioni che caratterizzano
l’attesa della festa più bella
dell’anno. Ma sarà l’intero comprensorio a trovare una vetrina
importante perché nel corso della diretta sarà dato spazio ai giovani talentuosi artisti del luogo,
a partire da coloro che si stanno
facendo largo sui palcoscenici
nazionali come Katia Marafioti,
Laura Mazzitelli, Francesca Coscarella, Alessia Amendola, Angela Gallo, Ester Andriani, Alfredo Bruno, Roberta Stefano e
Sarah Harrar.(m. f. c.) .
Chi si aspettava spettacoli,
fiere, mercatini e concerti
rimarrà deluso. Il 2011 riserva ai sanlucidani un Natale austero. Il Comune non
ha soldi, è stato detto a chiare lettere nei giorni scorsi ai
soci della Pro Loco, riuniti in
assemblea per parlare proprio delle cose da fare in occasione della festività. Non
avendo soldi, l’Ente ha rimediato offrendo il patrocinio al Concerto di Natale organizzato nella sala polifunzionale dall’associazione di
promozione turistica presieduta da Rino Veltri.
Negli inviti recapitati ai
soci, il massimo dirigente
della Pro loco ha lanciato un
appello alla partecipazione.
«In un momento come questo - ha scritto Veltri - c’è bisogno di nuove aggregazioni. Spalanchiamo le porte
alla condivisione e chiudiamole all’individualismo negativo». Per i responsabili
della Pro loco il Concerto di
Natale ha rappresentato anche il consuntivo delle attività svolte durante il 2011,
che ha visto l’intero consiglio d’amministrazione impegnato a privilegiare i rapporti
istituzionali
in
un’azione sinergica di unione sociale e tutela dei beni
artistici e culturali del luogo.
Per il concerto, il programma ha previsto musiche e canzoni scritte e interpretate da Pino Puzzello
(pianoforte) e Totò Valenzise ( voce).
PAOLA Dopo l’assemblea del Pd
AMANTEA
Il candidato a sindaco
la prima conseguenza
della ritrovata unità
Protezione
civile
Attestati
ai volontari
Gaetano Vena
PAOLA
Un consiglio comunale importante, quello previsto per oggi;
ma ancora più importanti le riflessioni che seguiranno alla
prima assemblea degli iscritti
del Pd, con la ritrovata unità
del partito su proposta unanime di non passare attraverso le
primarie ma con un candidato
a sindaco: l’attuale capogruppo di “Socialisti e Democratici
Pd” Graziano Di Natale.
Il consiglio comunale di oggi, in seduta straordinaria
pubblica, è stato convocato dal
presidente Ferruccio Fedele
per le ore 15 e in seconda convocazione per domani alla
stessa ora. Due i punti all’ordine del giorno: aggiornamento
piano localizzazione distributori di carburante per uso autotrazione; adozione aggiornamento Piano spiaggia.
Con le decisioni assunte dal
Pd nell’ assemblea degli iscritti, la designazione unanime di
Di Natale a candidato a sindaco, il partito che si candida alla
guida della coalizione del centrosinistra. «Il Pd - è stato detto
- ha fatto lo sgambetto a Perrotta e si è candidato sia come
coalizione che scegliendo anche il candidato a sindaco».
Questo si ritiene che quasi certamente porterà alla rottura di
un’intesa dei due raggruppamenti, perché un consigliere
della coalizione di maggioranza, Stefano Perrotta, sabato
sera ha aderito ufficialmente
al Pd . Il Psdi, tradizionale alleato dei Socialisti e del sindaco Perrotta, avrebbe intenzione di aderire alla nuova coalizione del Pd avendo l’exvice
sindaco Piero Lamberti partecipato all’incontro. Ci saranno
tante novità e non mancheranno polemiche e dure accuse.
Intanto da indiscrezioni si è
appreso che ieri sera, informalmente, si sono riuniti i Verdi: il segretario Giuseppe Melchionda, l’assessore Roberto
Cataldo, Francesco Scarpino,
Raffaele Condino, Silvestro
Mannarino, Tonino Patituttiper fare il punto della situazione alla luce dei nuovi eventi.
Domani sera dopo i primi approcci e il “vento” che soffierà
al consiglio comunale, a cui
quasi certamente parteciperanno anche Stefano, Graziano Di Natale e lo stesso assessore Francesco Città: si terrà
insomma la riunione della coalizione del governo cittadino
al completo, per sentire “le ragioni dei tre Pd”.
Circa l’adunanza consiliare
di questo pomeriggio diciamo
che il primo punto riguarda
l’istituzione di nuovi 4 lidi che
da 16 passeranno a 20 e altri
due “rimessaggi”. Il secondo si
riferisce invece al recepimento
di quanto previsto nel Psc con
gli insediamenti di 4 nuove
stazioni di carburanti sulla
Statale 18 e 2 sul tratto stradale dalla stazione ferroviaria allo svincolo per Fuscaldo.
AMANTEA. In un clima di festa tipicamente natalizio si è
svolta la consegna degli attestati ai volontari che hanno
seguito i corsi di formazione
di Protezione civile.
La cerimonia, presieduta dal
vicesindaco Michele Vadacchino, dal consigliere delegato Pasquale Ruggiero e dal
coordinatore del gruppo comunale Salvatore Socievole,
era attesa da mesi. Le lezioni
teoriche e pratiche, infatti, si
erano concluse nel 2010, ma
le consultazioni elettorali
della scorsa primavera hanno ritardato la consegna delle certificazioni.
A prendere per primo la
parola è stata il vicesindaco
Vadacchino che, oltre porgere i saluti del primo cittadino,
ha ringraziato quanti fino ad
ora hanno frequentato il corso di formazione, contribuendo alla crescita sociale
della città. Il coordinatore
dei volontari nepetini Salvatore Socievole ha ribadito
quelli che sono i compiti e le
funzioni degli addetti, mettendo in luce anche le problematiche gestionali di coloro
che intervengono direttamente nell’emergenza. Il
consigliere delegato Pasquale Ruggiero ha ripercorso
l’excursus storico della Protezione civile amanteana, ponendo l’accento sul fatto che
il gruppo del centro tirrenico
è coordinato direttamente
dal sindaco.(e. past.)
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
39
Cosenza - Provincia
.
CASTROVILLARI Presunte assunzioni pilotate all’Alberghiero
CASTROVILLARI
La “parentopoli”
non è mai esistita
Prosciolti dal Gip
cinquantasei indagati
Elezioni
L’Idv
ha detto no
alle primarie
di coalizione
Il “non luogo a procedere” deciso dal giudice
Grimaldi relativo alle accuse di falso ideologico
Angelo Biscardi
CASTROVILLARI
Si è chiuso con il “non luogo a
procedere” per tutti gli indagati, il presunto caso di “parentopoli” all'Istituto alberghiero. Il
Giudice per le indagini preliminari Annamaria Grimaldi,
con la sentenza emessa ieri ha
praticamente cancellato le ipotetiche responsabilità contestate a ben 56 professionisti
cittadini.
Il non luogo a procedere,
formula “perché il fatto non
sussiste”, è stato disposto a favore di: Santino Di Stasi (in relazione ai reati di falso ideologico); poi Giuseppe Pucci, in
relazione al reato di falso ideologico di cui al capo 14A. «perché il fatto è estinto per decorso del termine di prescrizione»; non luogo a procedere ed
assoluzione per non aver commesso il fatto nei confronti di
Antonio Falbo, Maria Rosaria
Cavaliere, Giuseppe Galima,
Leonardo Genovese, Antonio
Cosenza, Agostino Guzzo, Risorto Francesco Chiappetta,
Rocco Di Leo, Aldo Vincenzi,
Daniela Zicari, Michele De Napoli, Pietro Smurra, Gianna
Pugliese, Pietro Macrì, Marisa
Mortati, Salvatore Risoli, Mi-
chele Capinigro, Concetta Di
Noia, Giuliano Sangineti, Loredana Pisarri, Francesco Ragusa, Emilia Gatti, Elisa Alberti,
Sonia Sarno, Elena Citarelli e
Mirella Cruscomagno, in relazione ai reati di falso ideologico di cui ai capi che vanno dall'1A al 21 A.
Inoltre, il Giudice ha sempre
dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli
altri indagati (si tratta di diversi consulenti, ndc.) in relazione ai reati rispettivamente
ascritti, con la formula “perché
il fatto non sussiste”.
Il giudice delle indagini preliminari Grimaldi - oltre ad
aver dichiarato il non luogo a
procedere nei confronti di Santino Di Stasi in relazione ai reati di abuso di ufficio “perché il
fatto non sussiste” - ha ordinato il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto di
quanto in giudiziale sequestro.
Alcuni degli indagati, che si
sono sempre protestati innocenti, estranei alla vicenda ed
ai capi di imputazione loro
contestati dalla Guardia di finanza, anche ieri mattina hanno ascoltato l'arringa conclusiva dell'avvocato Mario Rosa
(in rappresentanza di Santino
di Stasi) ed atteso la sentenza
relativa ad un procedimento
che ipotizzava la truffa alla Comunità europea e falsità materiale. Secondo l'accusa, infatti,
molti professionisti non erano
stati ingaggiati per graduatorie di merito, ma attraverso
scelte personali di alcuni dirigenti.
Il collegio dei difensori, che
ha espresso soddisfazione per
la sentenza emessa ieri mattina da Annamaria Grimaldi, era
composto dagli avvocati Ugo
Anelo, Andrea Bonifati, Maria
Raffa, Salvatore Scillone, Maria Antonietta Guaragna, Paola Napolitano, Vincenzo Bellizzi, Paolo Tucci, Patrizia Martino, Fabio Falcone, Enzo Filardi, Angelo Cosentino, Pietro
Perugini, Domenico Lo Polito,
Lucio Rende, Roberto Laghi,
Ciro Mortati, Stefano Palmisano, Vincenzo Cinicola, Domenico Viola, Daniela Grisolia,
Antonio Perfetti, Domenica
Gallicchio, Marino Bellizzi, Roberto Lauro, Giuseppe Sirimarco, Luca Donadio, Stefano Balsano, Francesco Sammarro,
Alessandro Gaeta, Filippo Cinnante e Rodolfo Ambrosio. La
conclusione della vicenda giudiziaria erta molto atteso in
città.
TREBISACCE Settecentomila euro spalmati in sei anni
Pagamenti arretrati dell’acqua
Tra Comune e Sorical è accordo
Rocco Gentile
TREBISACCE
Accordo Comune-Sorical. Spalmato in sei anni il mutuo per il
pagamento degli arretrati dell'acqua che, dal 2004 ad oggi,
ammontano a quasi 700 mila
euro.
Nel frattempo l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Mariano Bianchi verserà
nelle casse della Società risorse
idriche calabresi 20 mila euro di
acconto che vanno ad aggiungersi alle somme già versate nei
mesi scorsi da Palazzo di città di
Piazza della Repubblica. Questo il frutto dell'incontro, favorito dal prefetto Raffaele Canniz-
zaro, interpellato dall'architetto Bianchi, nel momento in cui
l'Ente guidato da Sergio Abramo ha deciso di interrompere e
razionalizzare l'erogazione dell'acqua potabile in alcune contrade del paese, tra il sindaco
trebisaccese e i dirigenti dell'Ente regionale, dottoressa Tarantino con la quale il primo cittadino aveva avuto anche una
vibrata telefonata nei giorni
scorsi, e l'ingegnere De Re.
Il Comune si è impegnato a
far fronte al debito pregresso di
11 mila euro al mese per 72 mesi. Dalle casse comunali dovranno uscire 132 mila euro all'anno
per sei anni. In questa maniera
si è chiusa una lunga ed artico-
Un’immagine di Palazzo di città
Palazzo di giustizia che, nelle scorse ore, ha visto concludere la vicenda giudiziaria relativa all’Alberghiero
MORMANNO Autostrada in tilt a causa di un curioso incidente
Tir incastrato all’imbocco di galleria
MORMANNO. Giornata campa-
le per la polstrada di Frascineto e le squadre Anas di Campotense e Mormanno. Un autoarticolato pieno di derrate
alimentari, la notte scorsa, si
è incastrato all'imbocco di
una galleria vicino allo svincolo autostradale di Mormanno. L'A3 è andata inevitabilmente in “tilt”. Soccorritori e
squadre dell'Anas, in particolare, hanno dovuto lavorare
sodo per liberare rapidamente la carreggiata sud dalla pre-
lata vertenza con la Sorical che,
grazie all'intervento istituzionale del Prefetto - che il sindaco
Bianchi ha voluto ringraziare ha assicurato il prezioso liquido
in tutto il territorio cittadino rimasto per ore, in alcune zone
periferiche del paese, senz'acqua, con tutti i danni possibili
ed immaginabili per i cittadini
residenti. Il sindaco, appresa la
notizia della chiusura dei rubinetti, ha chiamato immediatamente alla Sorical chiedendo
spiegazioni. Da Catanzaro hanno messo sul piatto il problema
debiti che peraltro interessa
gran parte dei Comuni calabresi; e Bianchi ha ricordato alla
dottoressa Tarantino che la sua
Giunta aveva già promosso un
piano di rientro e la conferma
era data dal fatto che era stato
effettuato un precedente versamento. Ma questo non è servito
per far quadrare i conti e assicurare un accordo tra le parti. Tuttavia, subito, l’accordo.
CASTROVILLARI Protagonisti gli allievi della terza D della scuola media “De Nicola”
Cantori della solidarietà e dell’integrazione
CASTROVILLARI. Gli allievi della
terza D della Media “De Nicola”,
coordinati dalla prof di italiano,
Rita Vigna, sono stati protagonisti
della manifestazione di solidarietà “Per noi la vita è…”, nel corso
della quale hanno presentato una
raccolta di poesie inedite dedicate
a un compagno speciale, Francesco, che nel corso degli anni si è
perfettamente integrato nella
classe. L’iniziativa è nata durante
un laboratorio di scrittura creativa su tematiche care ai giovani
quali l’amicizia ed il concetto di vivere. Questi i protagonisti: Laura
Biscardi, Roberta De Cristofaro,
Matteo De Marco, Nicola Di Maio,
Gli allievi della terza D con il preside Barreca, la professoressa Vigna e l’insegnante di sostegno Vincenzo Fasanella
Fabrizio Fabiano, Leonardo Favre, Rebecca Gallo, Andrea Graziadio, Francesco Lo Polito, Arianna Martino, Francesco Nigro, Pasquale Paduano, Davide Petracca,
Matteo Sallorenzo, Simone Sallorenzo, Angelo Sasso, Claudio
Scriva e Giulia Suglia. «Gli allievi
– ha detto il preside Bruno Barreca – hanno sviluppato argomenti
e pensieri con disarmante spontaneità e in semplici versi che offrono spunti di riflessione pura agli
adulti che di loro hanno il dovere
di prendersi cura».
senza dell'ingombrante mezzo di trasporto. Un'operazione resa particolarmente difficile visto che, contemporaneamente, era in atto un'abbondante nevicata proprio
nel tratto autostradale compreso tra gli svincoli di Frascineto e Lauria Nord. La situazione è ritornata alla normalità intorno alle 5 del mattino.
Le cause del sinistro sono in
fase di accertamento da parte
della sottosezione della Polizia stradale di Frascineto. Il
bilancio parla chiaro: un ferito lieve (il conducente del
Tir), mezzo pesante semi-distrutto ed un leggero incolonnamento gestito alla perfezione dagli uomini del comandante Pino Lufrano.
Altri incidenti sono avvenuti
nelle ore seguenti in alcune
zone della corsia sud che lega
Mormanno a Frascineto - Castrovillari, tanto che sono stati triplicati i controlli per assicurare la giusta sicurezza
stradale.(a. bisc.)
CASTROVILLARI. L’assemblea
cittadina di Italia dei valori
ha deciso, all’unanimità, di
non partecipare alle prossime primarie della coalizione,
uscendo al momento anche
dal Coordinamento del centrosinistra, considerato che
«ad oggi - ha reso noto il coordinatore cittadino Vincenzo
Fuscaldi - non ci sono le condizioni politiche e programmatiche per un’alleanza con
il resto della coalizione».
In particolare, il circolo cittadino di Idv , che in un mese
ha visto triplicare i suoi iscritti, «sin dalla sua nascita - aggiunge Fuscaldi - era, da subito, pronto a confrontarsi,
nelle varie riunioni Interpartitiche del centrosinistra, sulle linee programmatiche, su
progetti concreti e fattibili e
sulle innumerevoli problematiche che interessano la
nostra città».
Problematiche di cui non
si è mai discusso, poiché «l’attenzione è stata totalmente
incentrata sul metodo di scelta del candidato sindaco, discussione anch’essa importante, ma a nostro avviso non
fondamentale per unire una
coalizione». Pertanto, Italia
dei valori Castrovillari, in
coerenza con la politica nazionale, non ha alcuna intenzione di «stringere alleanze a
scatola chiusa; non firmerà
mai cambiali in bianco, poiché si è fermamente convinti
che non possono più nascere
coalizioni costruite solo su
una mera fusione a freddo di
sigle partitiche, senza una
condivisione comune di progetti, programmi ed idee».
(a. bisc.)
CASSANO Il centrosinistra è compatto
CASSANO
«Elezioni in primavera
Gallo si dimetta subito
eliminando l’anomalia»
Quel sogno
in “rosa”
che fa onore
al ciclismo
Gianpaolo Iacobini
CASSANO
«Gli azzeccagarbugli vorrebbero far slittare il voto al
2013, ma ai cassanesi deve essere consentito recarsi alle urne in primavera. Gallo si dimetta».
È questa la richiesta che,
esplicitata dal democratico
Franco Pacenza, è stata fatta
propria dai vertici del centrosinistra calabrese, giunti a
Cassano per un convegno sulle questioni dell’etica e della
legalità. Davanti ad una platea
lontana dai numeri delle grandi occasioni, il centrosinistra
ha dato prova di unità, cementando la ritrovata armonia
nella mancata decadenza dalla carica di primo cittadino del
consigliere regionale centrista. Cronache: «Cassano vive
una fase di regresso: non può
essere governata con una norma incostituzionale», accusano i consiglieri regionali Pd
Carlo Guccione e Bruno Censore.
«In questa fase di emergenza democratica», aggiunge il
consigliere regionale dipietrista Mimmo Talarico, «il centrosinistra ha ritrovato una
compattezza che lascia ben
sperare l’intera Calabria». «Da
Cassano inizia una lotta di liberazione dal centrodestra»,
fa eco il segretario regionale
di Sel, Angelo Broccolo. Mario
Melfi e Nicola Corbino, segretari provinciali rispettivamen-
te di Sel e Prc, concordano. I
Verdi s’accodano, i socialisti
incalzano: «Cassano è cambiata in peggio», afferma Franz
Caruso. «Gallo rimuova l’anomalia creata dal suo comportamento. Ma attenzione: nel
centrosinistra vanno superate
le pregiudiziali che nel passato hanno ostacolato l’unità».
D’accordo Rocco Tassone, segretario regionale del Prc, che
però non le manda a dire ai
suoi compagni e amici di coalizione: «Le diversità di vedute
tra noi il più delle volte non
sono ideologiche, ma legate
all’emergere di interessi spiccioli che noi non possiamo che
contrastare. A Rende, ad
esempio, se ottenessero l’autorizzazione, costruirebbero
anche sui deretani delle nonne». Emilio De Bartolo, vicesindaco rendese, sobbalza e
con passo felpato esce dall’aula. Vi rientra qualche minuto
dopo, quando il leader dei socialisti calabresi, Luigi Incarnato, è impegnato nel duello a
distanza con Gallo: «Il mio bilancio da assessore regionale è
positivo. Il suo, da sindaco,
non so. La città ha perduto importanti finanziamenti per
colpa sua e del centrodestra».
S’arriva alla fine. Conclude
il democratico Giuseppe Aloise: «Non cerchiamo agnelli sacrificali, ci interessa il bene di
Cassano. Una coalizione che
ha un passato tormentato ritrova l’unità e lancia la sfida
per il governo della città».
Luigi Franzese
CASSANO
Alle 17.30 il Teatro comunale ospiterà la presentazione
di un libro che parla di ciclismo. Si tratta dell’opera di
Pasquale Golia dal titolo “Inseguendo un sogno rosa”. Nel
corso della serata ci saranno
anche momenti musicali con
l’esibizione del trombettista
cassanese Enzo Casella, già
noto alle cronache per la sua
presenza tra gli artisti dell’orchestra dell’Arena di Verona.
Alla presentazione del volume parteciperanno il giornalista Vincenzo La Camera
(che ha curato la recensione); il collega Francesco Garofalo; il direttore editoriale
delle “Edizioni La Rondine”
Gianluca Lucia; il presidente
dell’associazione
“Pace
ascolto e solidarietà”, Biagio
Galizia; il giovane campione
regionale di ciclismo su strada Sandro De Gennaro. I lavori saranno moderati dal
giornalista Mimmo Petroni. I
saluti istituzionali, invece,
saranno affidati al sindaco di
Cassano e consigliere regionale Gianluca Gallo.
«Inseguendo un sogno rosa - ha precisato l’autore - non
è altro che il racconto del ciclismo, quello vero, attraverso gli occhi e la penna di un
giovane cronista al seguito
della “carovana rosa” in occasione dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia».
Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
42
Cronaca di Crotone
.
La Camera di commercio ha conferito i riconoscimenti a strutture ricettive selezionate della provincia
Assegnati 28 marchi di qualità
Adriana Liguori Proto ha parlato del suo nuovo libro sulla cucina calabrese
Giuliano Carella
Sono 28 le strutture ricettive della provincia che hanno ottenuto il
“Marchio di qualità” del turismo
per l’anno 2012. Si tratta di una
certificazione promossa dagli Enti camerali in collaborazione con
l’Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche) per valutare l'offerta ricettiva e ristorativa di qualità in Italia e nei vari territori. Ieri
sera si è tenuta la cerimonia di
consegna delle relative certificazioni presso la sala “Pitagora”
della Camera di commercio.
Erano presenti all’iniziativa:
l’assessore regionale alla Cultura,
Mario Caligiuri, il prefetto Vincenzo Panico, il presidente della
Cciaa Roberto Fortunato Salerno,
il segretario generale dell’Ente
camerale Donatella Romeo, il responsabile dell’area Sud di Isnart
Francesco Favia, il capogruppo
Udc in Consiglio regionale Alfonso Dattolo, il consigliere del Cnel
Napoleone Guido, l’assessore
provinciale alla Cultura Giovanni
Lentini, il presidente provinciale
dell’Unicef Donatella Intrieri
Fauci, il sindaco di Belvedere Spinello Giovanni Basile e il nuovo
comandante provinciale dei Vigili del fuoco Giuseppe Bernardo.
Con loro anche numerosi rappresentanti delle aziende premiate.
Nell’ambito della stessa serata
è stato presentato dall’autrice
Adriana Liguori Proto il volume “I
pitagorici, percorsi storici, culturali ed iniziatici del cibo”, edito
da Rubbettino, con prefazione ai
testi dell’assessore regionale Mario Caligiuri e il coordinamento
del segretario generale della
Cciaa Donatella Romeo.
Per l’anno 2012 sono stati insigniti del sigillo di qualità i ristoranti del territorio: Da Ercole
(Crotone), Il Ritrovo (Belvedere
Spinello), L’Ancora (Isola Capo
Rizzuto), La Rustica (Isola Capo
Rizzuto), Le Lanterne (Crotone),
Le Ninfee del Costa Tiziana hotel
(Crotone), Max enoteca (Cirò
Marina), La Brace (Isola Capo
Rizzuto, Le Castella), Ruris (Isola
Capo Rizzuto). Nella categoria
hotel il Marchio di qualità è stato
Donatella Romeo, il prefetto Panico, Roberto Salerno, l’assessore Caligiuri e Adriana Liguori Proto
assegnato alle strutture ricettive:
4S Palace (Crotone), Best Western hotel San Giorgio (Crotone), Casarossa (Crotone), Costa
Tiziana hotel (Crotone), Hotel La
Brace (Isola Capo Rizzuto), Hotel
Napoleon (Melissa), Igv club Le
Castella (Isola Capo Rizzuto), Lido degli Scogli (Crotone), Palazzo Foti (Crotone), Porto Kaleo
(Marinella di Cutro).
Premi qualità anche agli agriturismi: Dattilo (Marina di Strongoli), I casali di Cavallaro (Isola
Capo Rizzuto), Il Convivio di Hera (Crotone), Il Querceto (Santa
Severina) e Silvo faunistica Santa
Domenica (Cirò). Ha chiuso
Caligiuri: «Il cibo è
alta cultura
in grado
di restituirci storia
ed identità»
TRIBUNALE DI CROTONE
Sezione fallimentare
Fallimento n. 03/09 RG FALL
G.D. Dott.ssa Antonia Mussa
In Cotronei (KR)
LOTTO 1:
a) piena proprietà per la quota di 1000/1000 di una unità immobiliare con destinazione “abitazione in villa” sita in Cotronei (Crotone), frazione Rione Carusa, Via
Carusa. Composta da sei camere, due bagni e ampi disimpegni al piano terra
dove è posta anche la scala interna per l'accesso al piano mansarda ed al
seminterrato. Al piano mansarda vi sono altre due stanze ed un bagno. Sviluppa
una superficie lorda complessiva di circa mq 255. L’immobile è circondato da un
ampio giardino di circa mq 700. L'edificio è stato costruito nel 1990. L'unità
immobiliare ha un'altezza interna di circa 2,80 mt;
b) piena proprietà per la quota di 1000/1000 di una unità immobiliare con destinazione magazzino deposito sita in Cotronei (Crotone), frazione Rione Carusa Via
Carusa. L’immobile è sito al piano terra rispetto l'ingresso carrabile mentre
rispetto al giardino soprastante è situato al piano seminterrato. È composto da
quattro locali e sviluppa una superficie lorda complessiva di circa mq 247.
L'edificio è stato costruito nel 1990. L'unità immobiliare ha un'altezza interna di
circa 3,00 mt. L’immobile risulta occupato.
LOTTO 2:
Piena proprietà per la quota di 1000/1000 di un appartamento sito in Cotronei
(Crotone), Corso Giuseppe Garibaldi.Composto da due camere di cui una adibita a cucina. È posto al piano primo e sviluppa una superficie lorda complessiva di circa mq 48. L'unità immobiliare ha un'altezza interna di circa 3,15 mt.
L’immobile risulta occupato.
LOTTO 3:
a) Piena proprietà per la quota di 3/18 di un terreno agricolo sito in agro del comune
di Cotronei (Crotone), frazione Terrate. Superficie complessiva di circa mq 12.972.
b) Piena proprietà per la quota di 1/1 di terreno sito in agro del comune di Cotronei
(Crotone),località Trepidò.
La presente porzione di terreno è una strada gravata da servitù di passaggio sia
veicolare che pedonale.
Superficie complessiva di circa mq 210. L’immobile risulta libero.
VENDITA SENZA INCANTO in più lotti di seguito specificati:
LOTTO 1: Prezzo base: euro 168.000,00 (Euro centosessantottomila/00)
LOTTO 2: Prezzo base: euro 16.000,00 (Euro sedicimila/00)
LOTTO 3: Prezzo base: euro 4.000,00 (Euro quattromila/00)
Il termine agli interessati all’acquisto resta fissato sino al giorno 13/02/2012 alle ore
12,00 per il deposito di offerte ai sensi dell’art. 571 c.p.c.;il giorno 14/02/2012 alle
ore 12,30 per la deliberazione sull’offerta e per la eventuale gara tra gli offerenti ai
sensi dell’art. 573 c.p.c.
Le offerte di acquisto in regola con il bollo, dovranno essere depositate in
busta chiusa presso la Cancelleria Fallimentare del Tribunale di Crotone
entro il termine sopra indicato. Sulla busta dovrà essere indicato solamente
il numero del fallimento, il numero del lotto, la data della vendita e il nome del
depositante l’offerta.
Nel caso di assenza di offerte o di mancata aggiudicazione ex art. 572 c.p.c., il Giudice
Delegato, sin da ora, fissa la vendita con incanto per il giorno 20.03.2012 alle ore 12,30
e gli immobili sopra descritti sono posti in vendita all’incanto al prezzo base di:
LOTTO 1: Prezzo base: euro 168.000,00 (Euro centosessantottomila/00)
LOTTO 2: Prezzo base: euro 16.000,00 (Euro sedicimila/00)
LOTTO 3: Prezzo base: euro 4.000,00 (Euro quattromila/00)
L’offerta minima d’aumento è di Euro 1.000 per il Lotto 1, 800,00 per il Lotto 2 ed
Euro 500,00 per il Lotto 3.
Per ogni informazione e per la visita dell’immobile, nonché la consultazione della
perizia, si potrà contattare in orario di ufficio il curatore fallimentare dott. Salvatore
Giardino con studio a Crotone in via 1° Maggio n. 60, tel. 0962.20638 , e-mail [email protected].
l’elenco dei premiati la sezione riguardante gli stabilimenti balneari, tutti di Crotone: Atlantis,
Casarossa beach e Lido La Ronde.
Menzione a parte ha meritato
l’enoteca Max di Cirò Marina che
ha ricevuto anche il Marchio della
ristorazione tipica “Prodotti&sapori crotonesi”.
Gran parte della cerimonia si è
concentrata sulla presentazione
del volume “I sensi pitagorici”.
L’opera di 220 pagine è un percorso che l’autrice Adriana Liguori Proto compie avvalendosi delle
sensazioni che rimandano le cinque percezioni sensoriali a tavola. Adriana Liguori Proto è delegata provinciale dell’Accademia
italiana della cucina (istituzione
culturale riconosciuta sotto l’alto
patrocinio del Presidente della
Repubblica) e, in passato, è stata
autrice di numerose pubblicazioni riguardanti la cultura alimen-
tare e le tradizioni popolari della
Calabria. L’ultimo suo volume è
stato tradotto anche in inglese
dalla professoressa Cammariere.
Così come in inglese è anche la
“Crotone quality tour” la guida
agli itinerari turistici per il 2012
(corredata anche di due mappe in
lingua della città capoluogo e del
territorio) presentata sempre ieri
dalla Camera di commercio.
«Rivalutare il nostro patrimonio culturale come volano per il
turismo – ha detto Salerno – vuol
dire anche promuovere la pubblicazione di volumi come questo
che recuperano la nostra identità». «Leggerò con attenzione il capitolo 17 del libro – ha svagato il
prefetto Panico – che riguarda le
correlazioni tra cibo e malocchio,
da sempre tratti simbolici contraddistintivi della mia Campania». «Eventi come questo – ha
proseguito Alfonso Dattolo – so-
Presentato dal colonnello Liborio Volpe
no il segnale tangibile che questo
territorio ambisce a crescere, non
solo nell’economia, ma anche
nella cultura».
«L’elaborazione del libro – ha
spiegato la coordinatrice del lavoro Donatella Romeo – è stato
l’incontro scontro di due approcci
diversi a livello metodologico: il
mio schematico e teso alla pragmatismo; quello dell’autrice letterario-creativo e per questo motivo non inglobabile in parametri
rigidi. Ma siamo riuscite ugualmente a fare sintesi in questi mesi
ed abbiamo elaborato un percorso dei sensi che recupera l’identità di un territorio attraverso il cibo che è anche espressione tangibile della cultura di una comunità
locale». «Ho cercato di coniugare
la mia passione per l’arte culinaria – ha aggiunto l’autrice Adriana Liguori Proto – con la storia e
l’antropologia del nostro territorio, andando a recuperare proprio nel mondo contadino e popolare tutte quegli accorgimenti
oggi altrimenti persi. È così che,
dei cinque sensi, ho sfruttato
l’udito: descrivere il cibo ascoltando la gente».
«Voglio illustrare sette motivi
per cui questo volume è importante – ha introdotto l’assessore
regionale Caligiuri – è un libro e,
come tale, è una scheggia di luce
per la cultura; parla del cibo che è
alta cultura in grado di restituirci
storia ed identità; riguarda la Calabria che è una terra mistica proprio come Pitagora; è prodotto
dalla Camera di commercio di
Crotone che è fra le più innovative d’Italia; è edito da una casa
editrice calabrese; esprime
l’identità dei sensi pitagorici che
solo in questa terra potevano
prendere corpo; è un libro in cui
s’incontrano mondi diversi ma
che, in quanto opposti, si attraggono». A conclusione della premiazione è quindi intervenuto
anche il responsabile dell’area
Sud di Isnart Francesco Favia ricordando: «I marchi di qualità
rappresentano la diffusione della
cultura dell’ospitalità fra le attività ricettive dalle Alpi allo Stretto
a garanzia del cliente». Da destra: Maria Luisa Mingrone, Raffaella Dattolo, Patrizia Vincelli
Premiati Gagliardi, Helzel e Vincelli
Le pari opportunità
nel mondo dei media
e delle professioni
Giovanni Guarascio
«Quando vent’anni fa sono entrato al Resto del Carlino alla
cronaca di Bologna c’erano solo due donne e nessuna di loro
si occupava di cronaca nera.
Oggi ci sono dodici donne su
ventidue giornalisti e non c’è
settore di cui non si occupino».
Così Massimo Gagliardi, crotonese d’origine, vicedirettore
del quotidiano bolognese “Il
Resto del Carlino” è intervenuto ieri sera all’incontro “Pari
opportunità, giovani professionisti e media”, organizzato
dal Comitato pari opportunità
del Consiglio dell’ordine degli
avvocati. Nell’occasione Gagliardi è stato insignito del Premio Pari Opportunità assieme
all’avvocato Rosa Vincelli, già
consigliera di parità della Provincia, e alla professoressa
Paola Helzel, docente di teoria
dei diritti umani e biogiuridica
all’Università della Calabria.
L’incontro è stato introdotto
dalla presidente del Comitato
pari opportunità Raffaella Dattolo. Hanno portato il loro saluto il presidente del Tribunale
Maria Luisa Mingrone ed il presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati Salvatore
Iannotta. Quindi, dopo un brevissimo intervento del direttore de “Il Crotonese” Domenico
Napolitano, è toccato al vicedirettore del “Carlino” tenere la
relazione dell’incontro formativo.
Massimo Gagliardi, a Bolo-
gna da trentacinque anni, ha ricordato le sue origini crotonesi, l’emigrazione nella città felsinea per motivi di studio, la
sua carriera giornalistica iniziata dai giornali del Gruppo
Mondadori («Venivano a farci
lezione giornalisti del calibro
di Piero Ottone, Giampaolo
Pansa, Gaetano Tumiati»),
proseguita poi al Gruppo Longarini, al “Messaggero” di Raul
Gardini («Allora al culmine del
suo successo imprenditoriale»), e quindi al Resto del Carlino, di cui è vicedirettore e contemporaneamente responsabile della cronaca di Bologna.
Gagliardi ha sottolineato come le donne negli ultimi anni si
siano fatte avanti in professioni tradizionalmente maschili e
che si trovino attualmente in
una naturale competizione per
i posti apicali, tradizionale appannaggio maschile.
Il vicedirettore del “Carlino”
ha indicato come esempio di
questo il neoministro dell’interno Anna Maria Cancellieri,
da lui conosciuta nella veste di
commissario straordinario del
Comune di Bologna, nell’interregno seguito alle dimissioni
del sindaco Flavio Delbuono.
Gagliardi ha spiegato come
l’emigrazione intellettuale oggi non riguardi solo il Sud, ma
anche una realtà come Bologna, pur economicamente ricca, dotata servizi all’avanguardia e di un’Università, ma tuttavia «città con un difetto di
classe dirigente».
Si è incardinato il procedimento antimafia denominato “Hydra”
Sul linguaggio del web Alla prima udienza davanti al gup
il Calendesercito 2012 in 13 chiedono il rito abbreviato
Ieri mattina nell’aula consiliare
del Comune, alla presentazione del calendario dell’Esercito
Italiano per l’anno 2012 sono
intervenuti, con il comandante
del Comando Militare Esercito
Calabria colonnello Liborio
Volpe, il prefetto Vincenzo Panico, il vicesindaco Teresa Cortese, il sindaco di Cutro Salvatore Migale, il comandante del
Nucleo di polizia tributaria del
Comando provinciale della
Guardia di Finanza colonnello
Carlo Antonio Liistro, il comandante della 132esima Squadriglia Radar remota dell’Aeronautica militare italiana capitano Antonio Fusco, il comandante della Polizia municipale
di Crotone Antonio Ceraso.
Il colonnello Liborio Volpe,
affiancato dal capitano Francesco Montepaone e dal tenente
della riserva selezionata Rosa
Procopio, dopo la proiezione di
un filmato illustrativo, ha presentato il “Calendesercito
2012”. «Il messaggio di quest’anno – ha spiegato il colonnello Volpe – è questo: con la
tecnologia e gli equipaggiamenti, l’uomo è al centro di tutto per fare al meglio il nostro lavoro. Il tema di quest’anno,
“Esercito 2.0” richiama il linguaggio del web e l’attuale società multimediale». «I dodici
mesi – ha aggiunto il colonnel-
Al centro, il colonnello Volpe
lo Volpe – sono suddivisi nel calendario in tre aree di quattro
mesi ciascuna».
Il comandante dell’Esercito
in Calabria ha precisato: «Il primo quadrimestre è dedicato allo sviluppo: materiali e capacità già fatte proprie dalla Forza
Armata. Il quadrimestre successivo è dedicato alla sperimentazione: la fase di prova e
collaudo per progetti finalizzati. L’ultimo quadrimestre del
calendario è dedicato alla ricerca: i progetti in itinere che
mirano a colmare un gap capacitivo o a migliorare uno specifico settore». Sarà il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro Tiziana Macrì a giudicare in primo grado la
gran parte degli imputati nel procedimento scaturito dall’inchiesta
antimafia
denominata
"Hydra" venuto alla luce con l'operazione di Polizia del 21 gennaio scorso contro la presunta
cosca Vrenna-Ciampà-Bonaventura.
Ieri nell'aula del gup del Tribunale di Catanzaro, nella “prima” dell’udienza preliminare,
tredici dei ventitrè imputati, tramite i loro legali hanno chiesto di
essere giudicati dallo stesso gup
col rito abbreviato. Ed altri probabilmente lo faranno oggi.
Hanno già scelto il rito speciale che prevede in caso di condanna uno sconto di un terzo della
pena: Domenico Bevilacqua (43
anni), accusato di associazione
finalizzata al traffico di droga;
Claudio Covelli (29 anni), accusato di associazione mafiosa e
droga; Pasquale Crugliano (28
anni), indagato per associazione
finalizzata al narcotraffico; Carmelo Iembo (33 anni); associazione mafiosa e narcotraffico;
Antonio Manetta (26 anni), accusato di associazione mafiosa e
droga; Giuseppe Mesuraca (29
anni), associazione mafiosa e
reati di droga; Giuliano Napoli
(23 anni di Cinquefrondi), accusato di reati di droga; Francesco
Tiziana Macrì
Passalacqua (31 anni); indagato
per reati di droga; Leonardo Passalacqua (37 anni), accusato di
reati di droga; Armando Taschera (58 anni), accusato di associazione mafiosa ed estorsione; Antonio Gaetano Vrenna (31 anni),
indagato per associazione mafiosa, droga, estorsione, danneggiamenti; Youness Zari (26 anni, di
Moncalieri) accusato di reati di
droga; Massimo Zurlo (35 anni),
indagato per associazione mafiosa.
Altri imputati si sono riservati
mentre ha già scelto il rito ordinario l’ex assessore provinciale
Gianluca Marino (39 anni) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. Per l’accusa sostenuta ieri in udienza dal
pm della Dda Pierpaolo Bruni,
Marino, quando era candidato
per il Pdl alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale, tra
maggio e giugno del 2009, avrebbe chiesto ed ottenuto l'aiuto ad
alcuni elementi della cosca (Iembo e Vrenna), per procurarsi voti
in cambio di somme di denaro.
Tra i capi d’imputazione contestati nel fascicolo ci sono anche
una serie di danneggiamenti con
tentate estorsioni ai danni di
commercianti e intimidazioni
compiute ai danni di familiari di
collaboratori di giustizia. E infatti ieri hanno chiesto di costituirsi
parte civile i familiari dei collaboratori Vincenzo Marino e Mimmo
Bumbaca mentre ha annunciano
per oggi la richiesta anche il legale di Luigi Bonaventura detto
“Gne gne”. Ha chiesto di essere
ammessa come parte civile anche
la Confcommercio rappresentata
dall’avv. Ilda Spadafora che assiste anche il Comune altro ente
che vuole costituirsi nel procedimento come la Provincia assistita
dall’avv. Anna Paola De Masi.
Nutrito il collegio dei difensori
composto tra gli altri dagli avvocati Aldo Truncè e Francesco Laratta che interverranno giovedì
nell’interesse di Gianluca Marino
e poi gli avvocati Mario Nigro,
Fabrizio Salviati, Nando Pantuso, Lucio Canzoniere, Mario Prato.(l. ab.)
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
43
Crotone - Provincia
.
PETILIA P. La 19enne tornerà a testimoniare al processo per l’omicidio della madre
COTRONEI
Il 20 gennaio Denise sarà risentita
dai giudici dell’Assise di Milano
Incontro
pubblico
sulle regole
per l’attività
di pascolo
Interrogati i dipendenti del cantiere dove Lea sarebbe stata assassinata
Carmelo Colosimo
L’abitato della frazione di Strongoli Marina
PETILIA POLICASTRO
Dovrà essere risentita in Corte
d’Assise il 20 gennaio Denise, la
figlia diciannovenne di Lea Garofalo, la 36enne testimone di
giustizia scomparsa due anni fa
a Milano. La donna secondo gli
investigatori della Dda milanese
sarebbe stata uccisa e sciolta
nell’acido in un terreno di San
Fruttuoso, vicino a Monza su
mandato dell’ex convivente
Carlo Cosco che è imputato nel
processo insieme ad altre 5 persone. E ieri alcuni nuovi testimoni sono stati interrogati in
aula dal pm della Dda Marcello
Tatangelo. Hanno testimoniato
la titolare della lavanderia, dove
uno degli imputati avrebbe portato a lavare un giubbotto sporco di sangue, e i dipendenti di
un cantiere edile, dove dovrebbe essere stata condotta e torturata Lea Garofalo, presumibilmente in un box affittato dal suo
ex convivente.
La Prima Corte d’Assise di Milano, presieduta dal giudice Anna Introini dopo la nomina
dell’ex presidente Filippo Grisolia come capo di gabinetto del
nuovo ministro della Giustizia
Paola Severino, aveva accolto,
nell’udienza del primo dicembre scorso, la richiesta delle difese di non mantenere valide le
testimonianze rese fino ad allora a causa del cambio della composizione della Corte. Per questo il processo è ripartito da zero
ed in questo nuovo serratissimo
calendario fissato dai giudici anche la testimonianza di Denise
resa il 20 settembre dovrà essere ripetuta e la giovane, figlia
della donna vittima del caso di
lupara bianca e del principale
STRONGOLI Indagini dei Carabinieri
Furti in casa alla Marina
I residenti preoccupati
vigilano sulle abitazioni
Giovanni Lerose
STRONGOLI
Lea Garofalo (in nero) insieme alla figlia Denise su corso Sempione a Milano prima che la 36enne scomparisse nel nulla
imputato, dovrà ripresentarsi in
aula il 20 gennaio prossimo ed
essere nuovamente interrogata,
così come gli altri testimoni già
sentiti nelle passate udienze. La
ragazza, che si è costituita parte
civile contro il padre, aveva raccontato tutta la sua sofferenza e
la sua angoscia per essere stata
costretta a vivere con il presunto
assassino della madre, con la
paura di «fare la tessa fine della
persona che più amava al mondo».
Secondo gli inquirenti, Lea
Garofalo sarebbe stata uccisa a
causa della sua decisione di collaborare con la giustizia. Nell’ottobre del 2010 su ordinanza di
misura cautelare della custodia
in carcere, emessa dal Gip di Milano Giuseppe Gennari, furono
arrestati l’ex convivente Carlo
Cosco, 41 anni, Giuseppe Cosco,
detto Smith, 47 anni, Vito Co-
L’aula della Corte d’Assise di Milano
CUTRO «Finalmente dopo le feste dovrebbero cominciare»
Migale annuncia: a gennaio al via
i lavori sulla 106 al bivio di Steccato
Pino Belvedere
CUTRO
Inizieranno a gennaio i lavori di
ammodernamento e messa in sicurezza della Statale 106 all’altezza dello svincolo di “Cutro 1”,
alla prg. 217+950 della strada
statale 106, bivio di Steccato di
Cutro.
Lo conferma il sindaco Salvatore Migale che in un comunicato
stampa ricorda che l’Anas aveva
approvato la realizzazione degli
svincoli tra la statale 106 e i bivi di
Steccato e Crotone in una conferenza dei servizi tenutasi nel novembre 2009 presso il Compartimento Regionale della Viabilità
di Catanzaro. I lavori erano stati
Salvatore Migale
appaltati alla ditta General Costruzioni di Crotone. «Finalmente, - scrive Migale – subito dopo le
feste di Natale dovrebbero iniziare i lavori relativi al primo svincolo di “Cutro 1”. Sono trascorsi circa due anni dall’aggiudicazione
dell’appalto dei lavori. L’Ente gestore rileva nella sua relazione
una elevata pericolosità e una frequente incidentalità mentre si registrano grossi flussi di traffico
nel periodo estivo». È prevista la
realizzazione di una rotatoria di
40 metri di diametro in corrispondenza dell’incrocio esistente tra la
statale 106 e la statale 106 vecchia sede. La rotatoria è composta
da una banchina in destra di un
metro, una corsia di sei metri e
sco, detto Sergio, 42 anni, Rosario Curcio di 35 anni, Massimo
Sabatino di 38 anni e Carmine
Venturino di 33 anni, accusati
tutti, a vario titolo, in concorso
tra loro e con altre persone, del
sequestro e della distruzione,
mediante dissolvimento in acido, di Lea Garofalo, dopo che la
stessa era stata uccisa.
A seguito della richiesta
avanzata da alcuni parlamentari, l’altro giorno il ministro della
Giustizia Paola Severino, ha assicurato di aver constatato «che
il fitto calendario di 20 udienze
entro il prossimo marzo fissato
dalla prima Corte di Assise di
Milano presieduta da Anna Introini dovrebbe assicurare una
celebrazione del processo in
tempi rapidi, tali da riassorbire
le conseguenze del mutamento
nella composizione del collegio».
una banchina in sinistra di un metro, con uno sviluppo complessivo
di 100,50 metri. L’intero intervento prevede l’adeguamento
della statale 106 per un tratto di
lunghezza pari a 380 metri dal km
217+760 alla prg. 218+140. Si
prevede anche l’adeguamento
della statale secondaria vecchia
sede per un tratto di 66 metri.
Sembra certo che i lavori di realizzazione di questa prima rotatoria
denominata “Cutro 1” inizieranno effettivamente a Gennaio
prossimo. Migale spiega poi che
per quanto riguarda invece lo
svincolo di “Cutro 2” nei pressi
della Stazione di Isola Capo Rizzuto, i lavori sono in fase di appalto in quanto è stata necessaria una
modifica al progetto originario.
«L’Amministrazione Comunale di
Cutro – conclude la nota – si augura che i lavori, una volta iniziati,
procedano celermente affinché
già dalla prossima estate la strada
possa essere più agevole e sicura
per gli automobilisti».
ISOLA C. R. Iniziativa della Misericordia nel segno dello sport
Trecento partecipanti alla maratona
che ha attraversato le vie del paese
ISOLA CAPO RIZZUTO. “Se fai sport
sei più bello, dentro e fuori”. Questo il messaggio lanciato dalla terza tappa di “Isola a confronto” che,
sabato sera su iniziativa della Misericordia ha affrontato il tema
“Giovani e sport: ad Isola siamo in
2.000!”. Un incontro preceduto
alle 14,30 da una manifestazione
podistica. Oltre trecento giovani
isolitani si sono dati appuntamento in Piazza del Popolo per la maratona “Io ci sto” che ha attraversato le vie del paese.
Il convegno, si è tenuto presso il
Centro Culturale “Rosmini”.
Gruppi e associazioni sportive
hanno illustrato le proprie iniziative. Hanno partecipato: Centro
Ippico “Capo Rizzuto” rappresentato da Nicola Mungo; Amedeo
Campo per il Centro sportivo italiano, Giuseppe Longo per la Polisportiva Juventus Club A.S.D., Arcangelo Sellaro per l’Associazione
sportiva Isola Tennis Club, Raffaele Asteriti del Milan Club Capo
Rizzuto “Tonino Rizzo”; Giancarlo Bruno dell’oratorio “Antonia
Maria Verna”; Antonio Frustaglia
dell’Usd Isola Capo Rizzuto e Girasole dell’Associazione Sportiva
Dilettantistica U.S. Sant’Anna.
Hanno raccontato la propria
esperienza: il maratoneta Antonio
Carvelli, il sub Emanuel Vizzacchero, la campionessa di judo Teresa Loprete, la prof.ssa educazione fisica Francesca Pellegrino, il
presidente
dell’Associazione
“Gianfranco Greco” Antonio Greco, l’allenatore del Crotone Calcio
Leonardo Menichini ed il governatore della Misericordia di Isola
Capo Rizzuto Leonardo Sacco.
La manifestazione podistica
Una vera e propria squadra
organizzata quella che sta togliendo il sonno ai residenti
della Marina di Strongoli. Abili e ignoti ladri di appartamento che si introducono in casa
nel cuore della notte sottraendo qualsiasi cosa trovino a tiro, stanno seminando grande
apprensione tra i residenti
della frazione costiera. Un telefonino è stato ritrovato nel
giardino di una delle case prese di mira in via delle Viti Aminee, probabilmente abbandonato dai malviventi durante la
loro fuga.
Nella scorsa settimana è
stato messo a segno l’ultimo
colpo. I ladri, approfittando
della celebrazione di un battesimo, e con i padroni di casa,
in chiesa per il cerimoniale religioso, si sono introdotte in
un’abitazione in via della Fedeltà Petelina.
Mentre in viale Macalla una
famiglia ha invece subito il
furto di preziosi ed oro. Ovviamente tra i cittadini si è diffusa la preoccupazione. Per una
situazione che impedisce un
sonno tranquillo a chiunque
abbia una casa leggermente
fuori mano e isolata. Dalle prime indagini effettuate dalle
Forze dell’ordine si è ipotizzato che si tratti di gruppi specializzati nei furti negli appartamenti. Potrebbe essere una
banda di persone che non sono di Strongoli che agiscono
magari con la complicità di un
basista locale che li indirizza
verso le case più “appetibili”.
I cittadini si sono organizzati mettendo in campo un sistema di vigilanza. Nel fine
settimana tra sabato e domenica, alcune famiglie residenti
tra il viale del Tempio di Apollo e viale Macaone, hanno fatto a turno ad uscire di casa per
andare in pizzeria.
Intanto sulle incursioni ladresche indagato a tutto campo i carabinieri della stazione
di Strongoli. I militari appena
ricevute le denunce, hanno
avviato un attento lavoro di
“intelligence” per trovare
tracce e mettere fine a questi
episodi.
Si spera che con l’ausilio
delle telecamere della videosorveglianza si possa frenare
questo fenomeno che da circa
due anni interessa il territorio
di marina di Strongoli.
COTRONEI. Per stamattina a
partire dalle 11 nella sala
conferenze di piazza della
Solidarietà, il sindaco Nicola
Belcastro ha convocato tutte
le associazioni e le organizzazioni del settore agricolo e
zootecnico, per affrontare
con i rispettivi rappresentanti una concertazione sul regolamento di polizia rurale e
del pascolo, dopo l’avvenuta
approvazione dello strumento da parte del Consiglio comunale cotronellaro.
«Si ritiene opportuno ed
importante – osserva il primo
cittadino Nicola Belcastro –
condividere con gli attori
principali il processo di legalizzazione delle procedure e
delle modalità pratiche legate all’attività del pascolo sul
territorio».
«Si tratta – aggiunge il sindaco – anche di soffermarsi
sulle iniziative poste in essere
dal prefetto, che ha interessato gli uffici regionali competenti ponendo la necessità di
addivenire a parziali modifiche della regolamentazione
dell’attività di pascolo sui territori montani, in modo da
superare più agevolmente i
problemi legati al pascolo
abusivo».
Ma non è solo questo.
«Non prefigurando il nostro
regolamento soltanto attività
di controllo sull’abusivismo,
bensì tutta una serie di misure che interessano tutti gli
aspetti della materia – riprende il sindaco – l’idea è quella
di condividerne il contenuto,
e quindi porsi come esempio
per gli altri Comuni chiamati
ad assumere analoghe determinazioni».(f. t.)
CIRÒ Il gen. Giuseppe Graziani ha consegnato la pianta
Donato dal Cfs un albero di leccio
dedicato alla giustizia e alla legalità
Margherita Esposito
CIRÒ
Non una pianta di grande dimensioni ma un piccolo leccio. Un albero tipico nella zona da fare crescere insieme, accudendolo, perché anche con la cura e tutela del
patrimonio e del verde pubblico,
oltre che nell’affermazione dei
diritti ed il compimento di ciascuno del proprio dovere, si afferma
in una società la giustizia.
L’ “albero della giustizia” è stato messo a dimora domenica
mattina, nel piccolo spiazzo davanti la chiesa della Madonna
delle Grazie, alle porte di Cirò.
Anche una targa ricorda ciò che
di prezioso rappresenta la pianta
donata ai cirotani dal Corpo forestale dello Stato.
La consegna dell’albero è stata
ufficializzata con la presenza del
generale Giuseppe Graziani, vicecomandante regionale del Corpo forestale. L’alto ufficiale ha
spiegato i motivi della scelta e
l’impegno pratico e civile assunto
domenica dalla comunità locale
«per costruire un futuro migliore». Il paese, con tutte le sue associazioni, ha aderito con entusiasmo all’iniziativa promossa dalla
parrocchia S. Maria de Plateis
guidata da Don Giovanni Napolitano. Alla cerimonia, che ha fatto
seguito alla celebrazione di una
affollatissima Messa nella chiesa
della Madonna delle Grazie, divenuta un altro bellissimo esempio di restauro grazie ai fondi raccolti tra la popolazione, sono intervenuti: il sindaco, Mario Caruso; il parlamentare Pd Nicodemo
Oliverio; rappresentanti della
Guardia di Finanza, della Capita-
Un momento della cerimonia con la messa a dimora dell’albero di leccio
neria di porto di Cirò Marina; il
maresciallo Diego Annibale a capo della Stazione dell’Arma di Cirò e Danilo Mingrone dell’ufficio
locale del Corpo forestale. Dopo
il saluto dell’on. Oliverio e di Caruso i quali hanno evidenziato la
stretta relazione tra la giustizia e
l’applicazione dei principi della
legalità che impongono a ognuno
il rispetto delle regole; presidenti
e delegati delle Associazioni locali hanno letto i loro messaggi
sul tema della giustizia che, insieme a delle coccarde bianche, sono stati appesi ai rami dell’albero.
In prima fila la Pro Loco “Lilio”,
presieduta da Rosaria Frustillo
che, anche quest’anno, ha confermato il suo lodevole impegno a
favore di Telethon, quindi, l’Avis
“Damiano Russo”, presieduta da
Francesca Paone, l’Associazione
musicale Euterpe, presieduta da
Luigi Dell’Aquila, l’Oratorio S.
Domenico savio diretto da Roset-
ta Bossio; il gruppo Scaut Asci 1,
guidato da Giuseppe Caligiuri; il
Gruppo per l'infanzia della dottoressa Giovanna Crea, la squadra
di calcio del Cirò con il Presidente
Mario Sculco, Cirò Europea di
Giuseppe Siciliani, il Comitato
Festa SS. Nicodemo e Francesco
presieduto da Salvatore Giardino, l’Associazione sportiva Crazy
dance di Giovanna Califano, la
Caritas con la responsabile Marisella Blefari e la Misericordia presieduta da Antonio Russo.
Nelle parole delle associazioni
l’impegno a trovare l’equilibrio
nei giudizi e nei comportamenti
per favorire la convivenza civile,
nel ricercare nel quotidiano la
tolleranza e solidarietà per rifuggire alla violenza e alla cultura
mafiosa per costruire insieme un
futuro in cui il nome di Cirò sia
connesso alle sue straordinarie
risorse che stanno nella cultura,
nella storia e nel vino.
Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011
45
Cronaca di Vibo
.
LOTTA ALLA ‘NDRANGHETA Il prefetto Luisa Latella replica indirettamente al gip distrettuale Antonio Rizzuti per le affermazioni sull’assenza dello Stato
«Una contraddizione le parole di quel giudice»
Il rappresentante del governo: «Questa è una realtà difficile e la gente ha bisogno di tanta fiducia»
Non ci sta il prefetto Luisa Latella. E di fronte alle autorità, durante il tradizionale scambio di
auguri natalizi, ha voluto indirettamente replicare in maniera
piuttosto ferma al giudice Antonio Rizzuti, in servizio presso il
Tribunale di Catanzaro. Il Prefetto non ha per nulla “digerito”
alcune valutazioni del magistrato che, nelle sue funzioni di gip
distrettuale, nell’ordinanza con
la quale ha applicato la misura
cautelare in carcere a carico di
esponenti della cosca Soriano,
fermati nel corso dell’operazione denominata Ragno, ha voluto
affondare il coltello nella piaga
della realtà vibonese e, in particolare, di quella che vivono le comunità di San Costantino-Ionadi-Filandari-Arzona. Un territorio, secondo il giudice dove le comunità «appaiono ridotte, nei
casi più sfortunati, ad una serie
di comparse senza diritti e senza
dignità, uomini e donne condannati a vivere lontani dalla storia,
senza la Costituzione, senza la
legge, senza alcuna garanzia di
sicurezza per l’incolumità personale e per i beni...». Parole che il
Prefetto ha rispedito al mittente.
«Chiamerò questo giudice, non
può un magistrato arrivare a fare
queste affermazioni. Lo Stato
deve dare fiducia alla gente. Le
dichiarazioni del gip di Catanzaro sull’assenza dello Stato mi
hanno lasciato perplessa. Se valutazioni del genere vengono
fatte da un uomo dello Stato, in
questo caso da un giudice, diventa una contraddizione eclatante.
L’errore di fondo – ha detto il Prefetto – è considerare lo Stato come qualcosa di lontano. È chiaro
che l’errore è possibile. Anzi, se si
ha un incarico istituzionale le
conseguenze di uno sbaglio possono essere più gravi rispetto a
quelle dell’errore di un cittadino
qualunque. E proprio per questo
è importante che il territorio percepisca lo Stato come qualcosa
di organico e vicino, una cosa
che appartiene a tutti. Per esempio – ha aggiunto Luisa Latella –
se io compio un atto vandalico
nei confronti di un bene comune,
o costruisco abusivamente in
una zona a rischio idrogeologico, le conseguenze e il danno riguardano la collettività intera.
Mettere una linea di demarcazione tra lo Stato e il territorio è
un atteggiamento che fa male ai
territori. È giusta e legittima la
critica costruttiva ma non la presa di distanza dallo Stato, perchè
noi siamo un tutt’uno e come tale
dobbiamo procedere».
Le valutazioni del gip distrettuale di Catanzaro nascono, tuttavia, dalle risultanze di indagini
investigative portate avanti dai
carabinieri che hanno ricostruito e messo a fuoco decine e decine di attentati a scopo di estorsione puntando l’attenzione su
una dell cosche più agguerrite
della ‘ndrangheta vibonese,
quella dei Soriano di Filandari.
Attentati e danneggiamenti che
in passato hanno piegato più di
un imprenditore. Qualcuno di
loro, addirittura, l’esempio di
Giuseppe Maccarrone è ancora
sotto gli occhi di tutti, ha deciso
di chiudere la sua attività e andare via. Emblematiche le sue parole il giorno dell’ennesimo attentato subito, con una bomba
che ha fatto saltare in aria il suo
autosalone: «Basta, vado via, qui
ha vinto la mafia». Alla cerimonia erano presenti i rappresentanti delle forze dell’Ordine, il
sen. Francesco Bevilacqua, il
presidente del Tribunale Roberto Lucisano, il procuratore Mario
Spagnuolo e il presidente
dell’Amministrazione provinciale, Francesco De Nisi (n.l.)
LA REAZIONE
Avanti
con coraggio
Riapre
il Pasticcino
Il prefetto Luisa Latella durante lo scambio di auguri con le autorità
Il sen. Bevilacqua e Guseppe Irrera
Lucisano e Filippo Vita
Il maresciallo Nunzio Sfameni
Il Questore e Rocco Potami
Alla cerimonia presenti i vertici delle forze dell’ordine
Maresciallo Leoluca Ramondino
PROCESSO BIS Fissata per il prossimo 23 gennaio la nuova udienza del procedimento a carico dell’anestesista dott. Costa
La morte di Eva Ruscio, molti «non ricordo» dei due testimoni
La deposizione in aula di due infermieri professionali ha caratterizzato, ieri mattina, l’udienza
del processo a carico del dott.
Francesco Costa, anestesista
dell’ospedale “Jazzolino”, accusato di omicidio colposo in merito alla morte di Eva Ruscio, 16
anni, deceduta il 5 dicembre del
2007 in ospedale.
La ragazza, originaria di Polia,
spirò in sala operatoria durante
una tracheotomia d’urgenza tre
giorni dopo il ricovero, a causa di
un ascesso peritonsillare.
Ieri mattina davanti al Tribunale monocratico – presidente
Roberto Lucisano – sono comparsi gli infermieri Carlo Maria
Ciampa e Giuseppe Matera. Inizialmente il Tribunale, con il
consenso delle parti, ha acquisito
il verbale delle dichiarazioni rese
ai carabinieri il 9 dicembre del
2007 da Giuseppe Dignitoso.
Molti «non ricordo» hanno scandito la deposizione di Matera, infermiere di turno nel reparto di
Otorino nella notte tra il 4 e il 5
dicembre 2007. Dopo l’esame
del pm Gabriella Di Lauro, il testimone si è sottoposto al controesame degli avvocati di parte
civile e della difesa del dott. Costa, rappresentata dagli avv. Giuseppe Altieri e Michele Pannia.
Ma molte delle domande poste – avv. Giuseppe Arcuri e Francesco Martingano (che assieme
agli avv. Ercole Massara, Giuseppe Pizzonia ed Ettore Troielli,
rappresentano i genitori, i fratelli e i nonni di Eva) – sono rimaste
senza risposta anche se il testi-
mone, davanti ad alcune contestazioni circa le dichiarazioni rese ai carabinieri e agli inquirenti
nell’immediatezza del fatto e circa un anno dopo, non ha ritrattato la versione, confermando
quanto a suo tempo dichiarato.
Sia gli avv. Martingano e Arcuri, come pure l’avv. Altieri,
hanno cercato di dare un ordine
temporale a quanto avvenuto
quella notte, visto che sulla cartella clinica non è stato riportato
gran che, e che al momento gli
unici riferimenti certi risultano
quelli forniti dai familiari. E considerato che nella notte tra il 4 e 5
dicembre 2007 i genitori di Eva
furono chiamati in ospedale, le
domande di parti civili e difesa
tendevano proprio a chiarire i
motivi per i quali Giovanna Baro-
Il Tribunale dove è in corso il processo bis per la morte di Eva Ruscio
OPERAZIONE CERBERO Anche Zangone, Romano, Tranfo e Pugliese fanno scena muta
Quattro giorni e altrettante
notti di duro lavoro. Il risultato è ben visibile a tutti: “Il Pasticcino”, esercizio commerciale di Nao di Ionadi, ha riaperto.
Schiena dritta e poche parole, il titolare del bar-pasticceria Domenico Deodato, ha
così dato la sua risposta a
quanti, nella notte, hanno
piazzato una bomba davanti
alla saracinesca devastando
il locale. Deodato, insomma,
ha preferito parlare poco, anzi per niente, ma coraggiosamente agire. E il risultato e di
quelli che deve far riflettere.
In questo caso, infatti, ci sono
stati pochi piagnisdei e pochissime polemiche. Con i
fatti, sudore della fronte e sacrifici l’attività è stata rimessa
in piedi in tempi veramente
record. Il titolare de “Il Pasticcino” non ha abbassato la testa, ha incassato il colpo, tra
l’altro non l’unico visto che in
passato ha subito altre pesanti intimidazioni, e si è rialzato. Ora spetta allo Stato garantire le condizioni affinché
l’attività possa andare avanti
tranquillamente. E sul caso
l’attenzione è alta così come
pure le misure di sicurezza.
Comunque la problematica domani sarà al centro del
Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.
ne e Giuseppe Ruscio furono
chiamati e se fossero legati
all’aggravarsi delle condizioni di
Eva, visto che – secondo quanto
finora emerso – la ragazza non fu
più sottoposta ad alcuna visita
dopo l’arrivo della mamma.
Durante la notte comunque il
dott. Gianluca Bava (giudicato e
assolto nel corso del processo
principale) visitò Eva, contattò il
primario dott. Domenico Sorrentino (condannato a un anno in
primo grado, pena sospesa) e
l’anestesista Michele Miceli (assolto), alla ragazza vennero
somministrati alcuni farmaci,
ma le sue condizioni al mattino
precipitarono tanto da arrivare
al decesso.
Sulle tensioni dei medici in sala operatoria ha invece riferito
l’inf. Ciampa, ma anche per lui
c’è stato qualche «non ricordo».
In aula si tornerà il prossimo
23 gennaio. In programma la deposizione dei consulenti Vacchiano e Giuliano.(m.c.)
Direttissima per Marco Alviano trovato con 50 grammi di “erba”
Cocaina, altri 4 indagati non rispondono al gip Marijuana in un cassetto dell’auto
Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere anche gli
altri indagati coinvolti nell’operazione antidroga “Cerbero”
condotta dai carabinieri di Tropea con il coordinamento della
Dda di Catanzaro.
Infatti, tranne Agos Enrico
Tropeano (avv. Mario Bagnato) tutti gli altri hanno preferito
astenersi dal rispondere alle
domande del gip. Scena muta
che, ieri mattina, ha fatto anche Nicola Zangone, 24 anni di
Tropea (avv. Sandro D’Agostino). Il giovane si trova ancora
ricoverato all’ospedale di Lamezia Terme a causa delle frat-
Nicola Zangone
ture alle caviglie che si è procurato dopo essersi lanciato dal
balcone della cucina della sua
abitazione per sfuggire alla cattura.
E anche gli indagati per i
quali il gip distrettuale non ha
disposto gli arresti, bensì provvedimenti di obbligo di dimora
(uno) e di firma quotidiana alla
pg (due), hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Linea seguita sia da Francesco Romano, di san Leo di
Briatico (avv. Giuseppe Bagnato), sia da Saverio Tranfo di
Tropea (avv. Giovanni Vecchio) sia da Domenico Pugliese
di Spilinga (avvocati Patrizio
Cuppari e Michelangelo Miceli). I tre indagati sono comparsi
davanti al gip di Catanzaro.
Venerdì scorso ad avvalersi
della facoltà di non rispondere
erano stati Pasquale Accorinti,
di Santa Domenica di Ricadi
(avv. D’Agostino e Giancarlo
Pittelli) ritenuto il capo del
gruppo che avrebbe diretto un
traffico di cocaina lungo la costa vibonese; Giuseppe Accorinti (avv. Enzo Galeota), Francesco De Benedetto (avv.
D’Agostino) e Giuseppe Marchese
(avv.
Calopresti).(m.c.)
Subito libero il giovane di Vibo Marina
È stato processato per direttissima e subito rimesso in libertà, il giovane di Vibo Marina
arrestato perchè trovato in
possesso di 50 grammi di marijuana. A disporre la scarcerazione di Marco Alviano, di 28
anni, (difeso dall’avv. Francesco Muzzopappa) è stato il Tribunale in composizione monocratica – presieduto da
Giancarlo Bianchi – che ha rinviato al prossimo 8 marzo il
processo per i termini a difesa.
Il giovane era stato fermato
La marijuana rinvenuta nell’auto
dai carabinieri della Stazione
di Vibo Marina per un normale
controllo.
L’atteggiamento
schivo del 28enne avrebbe indotto i militari ad approfondire il controllo dell’auto sulla
quale il giovane viaggiava.
Perquisizione nel corso della
quale, all’interno di un cassetto dell’auto, è stata rinvenuta
una busta contenente i 50
grammi di marijuana, già
pronta per essere suddivisa in
dosi. Da qui l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di
marijuana.
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