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Giusti già sospettato in passato
Martedì 20 dicembre 2011 L’asse Milano-Reggio Il giudice indagato in “Infinito” era stato segnalato a Catanzaro Giusti già sospettato in passato Intercettazioni “strane” tra i Bellocco. Ma per il caso venne chiesta l’archiviazione | LA DECISIONE | di GIUSEPPE BALDESSARRO e CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - Giancarlo Giusti, il giudice di Palmi finito nella rete dell’inchiesta “Infinito” della Dda di Milano, era già sospettato di legami con le cosche calabresi. Tanto che alcuni atti, per aprire un’eventuale inchiesta sul suo conto, furono inviati alla Procura di Catanzaro, già alla fine del 2009. Carte spinose, per le quali i magistrati del capoluogo avevano chiesto l’archiviazione, senza neppure iscriveresul registrodegliindagati il giudice di Palmi. Una stranezza, tanto che il Gip a cui era stata sollecitata l’archiviazione, aveva deciso di restituire il fascicolo alla Procura, invitandola a formulare più compiutamente la richiesta di archiviazione. Della vicenda che riguarda Giancarlo Giusti, si trova traccia nell’ordinanza di custodia cautelare “Vento del Nord”, contro esponenti di primo piano del clan Bellocco di Rosarno. Per gli inquirenti che a suo tempo indagavano sulla parte della “famiglia” che aveva una delle sue basi operative a Bologna, la cosca «impegnava ogni strumento a disposizione per ostacolare o condizionare le indagini in corso». I Bellocco, insomma erano soliti, anche da dietro le sbarre di un carcere, far filtrare le “ambasciate” «a terzi compiacenti ed in grado di compiere attività utili a disperdere importanti elementi di prova». Di più i magistrati scrivono di «veri e propri tentativi di incidere sulle decisione dell’Autorità Giudiziaria». E in questo senso «emblematiche risultano una serie di affermazioni registrate nel corso di alcuni colloqui intercettati in carcere dopo l’esecuzione dei decreti di fermo del luglio del 2009 (appunto l’operazione Vento del Nord)». Registrazioni in cui si «parlava apertamente di magistrati da “evitare” perché sgraditi (nella specie, il Collegio del Tribunale della Libertà presieduto un giudice ritenuto troppo rigido». Al carcere di Palmi il 28 luglio del 2009, Rocco Bellocco dava precise direttive ai familiari dicendo ai suoi: «Un’altra cosa ancora, chi va dagli avvocati qua… di dire che ci sono due collegi … c’è il collegio della Grasso (Silvana Grasso, giudice di Reggio Calabria, ndr) e il collegio … di un altro collegio… ci sono due collegi … ed attualmente …anche che lei …si trova in ferie …di non presentarlo in questo collegio qua … di presentarlo nell’altro, che al 99% lo rigettano, di dirlo all’avvocato… anche lei …si trova in ferie …ma che ci sono le direttive … che tutto quello che arriva la…». Insomma, se da una parte il collegio della Grasso andava evitato, le istanze di scarcerazione dovevano essere mandate ad altri magistrati, che eventualmente potevano essere avvicinati. A questo proposito non si può non definire inquietante quanto captato nel corso del colloquio registrato presso la casa circondariale di Bologna-Dozza il 5 agosto dello stesso anno, fra Rocco Gaetano Gallo ed i suoi familiari. Nella circostanza, infatti, si legge nel brogliaccio delle intercettazioni «Peppe (Giuseppe Gallo, figlio di Rocco Gaetano, n.d.r.) ripete che sono andati a parlare e che l’avvocato ha detto che avrebbe parlato con un suo amico. Rocco sottovoce chiede se si tratta di Mimmo Masi. Peppe sempre sottovoce si capisce anche dal labiale che dice “Veneto”; ripete che quello (l’avvocato) deve parlare con un suo amico per spiegargli la situazione in cui si è venuto a trovare Rocco. Peppe a bassa voce dice al padre che “l’amico in questione è un Giudice”». Sempre Peppe Gallo aggiunge poi che «la stessa sera che sono andati dall’avvocato i due (avvocato Veneto e forse il Giudice) dovevano andare amangiare insieme per parlarne perchè, specifica Peppe, l’avvocato aveva telefonato davanti a loro». Secondo l’esposto inviato alla procura di Catanzaro dunque, ci sarebbe stato un incontro propedeutico al Tribunale della Libertà, con un giudice. Un giudice che sarebbe intervenuto nel merito della decisione. E questo giudice, forse, era proprio Giancarlo Giusti. Anche se la Procura di Catanzaro non riuscì mai ad approfondire la vicenda per l’indagine venne chiesta l’archiviazione. Attesa per l’esito del Tribunale della libertà sul caso Giglio Le valutazioni saranno note nella mattinata REGGIO CALABRIA - Il Tribunale della Libertà di Milano ha preso la decisione soltanto a tarda sera. Ed è per questo che per avere l’esito sulla richiesta di scarcerazione bisognerà attendere questa mattina. Scadeva ieri infatti il termine ultimo, entro il quale il Tdl lombardo avrebbe dovuto decidere se restituire la libertà a Vincenzo Giglio, oppure se esistessero ancora le esigenze di custodia cautelare. Fino a sera neppure gati avevano risposto alle domande del Gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. E, secondo quanto affiorato, le diverse dichiarazioni erano risultate in contraddizione tra di loro. A sostegno della tesi di Giglio, l’avvocato Albanese, aveva predisposto due diverse memorie difensive. La prima depositata il giorno dell’interrogatorio di garanzia, la seconda alcuni giorni addietro, quando il legale aveva discusso la posizione del proprio assistito davanti al Tdl. Oggi dunque la decisione dei Giudici. Nei giorni scorsi intanto era arrivato il provvedimento del Csm sul piano disciplinare. L’organo di autogoverno della magistratura aveva deciso di sospendere Giglio sia dalle funzioni che dallo stipendio. Un atto di autotutela, quasi dovuto, alla luce di quanto emerso nell’inchiesta. l’avvocato Francesco Albanese, legale di Giglio aveva avuto ancora notizie. Il giudice Vincenzo Giglio, presidente della Corte d’Assise del Tribunale di Reggio e della sezione Misure di prevenzione, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Infinito”, coordinata dalla Dda di Milano. Contro di lui la Procura ha formulato l’accusa di corruzione e rivelazione di atti d’ufficio. Reati gravissimi per chi, come Giglio, riveste un ruolo importante al’interno della magistratura. Per gli inquirenti, la toga reggina aveva fornito informazioni riservate a Giulio Lampada, appartenente alla famiglia mafiosa dei Lampada-Valle di Milano, e a Francesco Morelli, consigliere regionale del Pdl. Entrambi i personaggi sono finiti in carcere come il magistrato. Nei giorni successivi ai provvedimenti di custodia cautelare firmati dal Gip Giuseppe Gennari, gli inda- Il magistrato Vincenzo Giglio | IL PRANZO DI GAMBARIE | Incarico a Bruxelles per il figlio del neurologo Quattrone Al banchetto Lampada e il consigliere Morelli REGGIO CALABRIA - Un pranzo collettivo a Gambarie per festeggiare l’incarico di studio presso la Commissione Europea di Bruxelles di Diego Quattrone, figlio del neurologo reggino Gabriele, primario del Policlinico “Madonna della Consolazione” di Reggio. E’ il 4 settembre del 2009. E la tavola è stata imbandita nella casa di campagna di Giacinto Polimeni, zio del presunto boss Giulio Lampada. Al convivio oltre a questi ultimi e ai due Quattrone (padre e figlio), prendono parte il consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, i cognati Leonardo Valle e Raffaele Ferminio, il medico Vincenzo Giglio e l’ingegnere cosentino Alfredo Allevato. «Il raduno era mirato a festeggiare il successo dell’operazione condotta dal politico Morelli Francesco» scrive la Dda. E proprio Diego Quattrone sarebbe, a dire del gip Giuseppe Gennari, un esempio della gratitudine che il papà medico (non indagato) dovrebbe avere nei confronti di Lampada: «In particolare, da un dialogo tra Lampada Giulio e Morelli Francesco, si è appreso che l’1.10.09, il Quattrone Diego si sarebbe recato a Bruxelles, presso la Comunità Europea, per approfondire la lingua e le tematiche comunitarie, tanto che avrebbe ringraziato Morelli nei seguenti termini: «Ringrazio voi e il padrino Giulio perché non avrei mai pensato nella mia vita di poter fare questo». Lampada, dunque, verrebbe indicato come “padrino”, in un periodo antece- dente a una perizia “di favore” che poi Quattrone avrebbe redatto nei confronti di Maria Valle, la figlia del patriarca don Ciccio e moglie di Francesco Lampada (il fratello di Giulio). Ultimo di una serie di eventi che porta il gip a descrivere Quattrone come un soggetto «pienamente inserito in quella vasta relazione di conoscenze incrociate e interessate in cui Lampada èmaestro». «Siè avutomodo diconstatare – si legge nell’ordinanza - il particolare impegno personale messo in atto dall’avvocato Minasi (legale della famiglia finito al centro dell’inchiesta sia di Milano che di quella di Reggio Calabria) e dai coniugi Lampada-Valle, per pianificare una serie di consulenze mediche in favore di Valle Maria al fine di farle ottenere, in maniera fraudolenta, la concessione degli arresti domiciliari». Quattrone, infatti, viene nominato consulente della difesa per redigere la perizia che potrebbe far uscire dal carcere Valle. mi. in. Il consigliere regionale Franco Morelli di MICHELE INSERRA Nel 2008 si lavorava alla candidatura alla Camera nella lista “La rosa bianca” REGGIO CALABRIA - Un quadro impressionante. Non usa mezzi termine il gip di Milano Giuseppe Gennari nell’ordinanza che il 30 novembre ha portato dietro le sbarre dieci persone cui il magistrato di Reggio Calabria Vincenzo Giglio e il consigliere regionale del Pdl Franco Morelli. Impressionante per la rete politica che è riuscita a tessere e che intente ulteriormente rafforzare il presunto boss Giulio Lampada, calabrese con radici forti in Lombardia, a Milano e nel suo hinterland. Non solo si adopera per sottoscrivere più liste elettorali ma sceglie anche i “cavalli” su cui puntare per assicurarsi dei riferimenti nelle sedi istituzionali. E anche per il medico reggino Vincenzo Giglio, non indagato, cugino della toga arrestata, si stava pianificando un futuro da politico. E’per questo motivo Lampada intrattiene in più circostanza rapporti con Tarcisio Zobbi (non indagato), ex se- Sul medico Giglio un progetto politico gretario provinciale di Reggio Emilia della Democrazia cristiana, successivamente membro del Ccd e dell’Udc. Il partito prescelto è quello della “Rosa Bianca”, appeno “sbocciato” nel panorama politico italiano come movimento centrista in corsa per le politiche del 13 e 14 aprile del 2008. La fondazione ufficiale del partito è l’8 febbraio 2008. A promuoverlo sono Bruno Tabacci e Mario Baccini, dopo la loro fuoriuscita dall'Udc di Pier Ferdinando Casini. Ancora deve essere “inaugurato” ma ha già un possibile candidato. Il giorno prima dell’ufficializzazione del partito, il 7 febbraio, si intuisce dai colloqui che avanza la possibile candidatura del medico Vincenzo “Enzo” Giglio. Viene intercettata una telefonata tra Lam- pada e il professionista reggino. «La conversazione - scrivono i magistrati della Dda milanese - faceva chiaramente intuire che lo scopo del Lampada era quello di avere, attraverso candidature politiche, persone di fiducia in Parlamento, aldilà di quale fosse lo schieramento politico. Infatti i contatti con Zobbi, sicuramente, erano finalizzati ad ottenere l’eventuale assenso di quest’ultimo all’interno dello schieramento al quale aderiva». Il progetto di Giulio Lampada era semplice e concreto allo stesso momento: l’obiettivo era quello di avere determinate coperture politiche agni livello istituzionale. «Il Lampada Giulio, in particolare, specificava tra l’altro - si legge nell’ordinanza lombarda - che sicuramente lo Zobbi era in buoni rapporti con Tabacci e Baccini, re- sponsabili del movimento politico “La Rosa Bianca”, pertanto, lo stesso avrebbe potuto caldeggiare la candidatura del Giglio». Da buon stratega Lampada avanzava anche previsioni, fa calcoli e immagina già quale possa essere lo scenario futuro. «Lampada - scrive il gip - nel corso del dialogo ipotizzava alcune previsioni di voto e, rivolgendosi al suo interlocutore riferiva: “rifletti un attimo ma se perpuro caso questisignori calcolano che devono prendere quattro” e prosegue: “e questo terzo polo prende il dieci Enzo Giglio diventa deputato a Roma”». La “Rosa Bianca” viene ufficialmente presentata e a questo punto è l’ora di farsi avanti. Alle ore 18.25 del 15 febbraio Lampada chiama Zobbi. Per i magistrati si tratta di una conversazione telefonica partico- larmente significativa perchè mette in risalto l’ambizioso progetto politico che ruota attorno alla figura del medico Giglio. «Il dialogo - si legge nelle carte della Dda milanese - si polarizzava su una serie di informazioni, relative ad un tale Cesaroni (Enrico, ndr), consigliere regionale nelle Marche, ed in particolare all’esistenza, a suo carico, di vicende giudiziarie pendenti, ostative per una sua eventuale candidatura. Nel corso della conversazione il Lampada faceva trapelare anche l’attivo interessamento che nutriva nella delicata situazione, in quanto lo stesso Cesarano, era, probabilmente, un soggetto molto vicino a Giglio. Quest’ultima circostanza faceva supporre che il Lampada stava cercando di sostenere politicamente, in varie regioni d’Italia, soggetti vicini al Giglio e, conseguentemente, facilmente raggiungibili in quanto legati, indirettamente, allo stesso Lampada da comuni interessi economicocriminali». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 8 Primo piano ’Ndrangheta in Abruzzo Quattro imprenditori in manette per infiltrazioni sulla ricostruzione Le mani delle cosche sul sisma L’Aquila, stavano tentando di accaparrarsi la ristrutturazione di edifici | LE INDAGINI | La metà delle quote della “Tesi costruzioni” acquistate dal boss reggino REGGIO CALABRIA - Quattro imprenditori, tre calabresi e uno aquilano, sono stati arrestati ieri dalla Guardia di Finanza dell’Aquila nell’ambito di un’operazione contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Abruzzo. E in particolare rispetto alle attività di ricostruzione del patrimonio edilizio danneggiato dal sisma dell’aprile 2009. In manette sono finiti Stefano aquilano IL QUESTORE Biasini, di 34 anni considerato «l’apripista» della cosca calabre«Risultati se Caridi-ZincatoBorghetto negli afcon lavoro fari aquilani. In manette anche Anin sinergia» tonino Vincenzo «SONO questore da Valenti, imprendi10-11 anni e non mi è tore di 45 anni di mai capitato che i ver- Reggio Calabria, tici della procura e Massimo Maria Vaquelli investigativi lenti di 38 anni, anfossero seduti insie- ch’egli di Reggio me ad un tavolo con Calabria, ma resiPolizia e Guardia di dente all’Aquila, e Finanza. Questo do- Francesco Ielo, di vrebbe essere 58 anni, reggino l’esempio per L'Aqui- d’origine ma resila. Se si lavora insie- dente nella provinme e si fa squadra, i ri- cia di Savona, ad Alsultati arrivano» ha benga. I quattro imdetto il questore dell’Aquila, Stefano prenditori sono acCecere. Cecere ha cusati di concorso sottolineato l’effica- esterno in associacia del sistema di pre- zione di stampo venzione, assicurato mafioso. Secondo dalla prefettura, e di quanto riportato controllo e repressio- nell’ordinanza di ne da parte della Pro- custodia cautelare, cura distrettuale anti- i quattro arrestati mafia che coordina le avrebbero «fornito attività con le forze di un contributo rilesvolgendo polizia a fare attività vante investigativa. Con- all’Aquila e in cetto sottolineato dal Abruzzo attività locapo della mobile, gistica esecutiva e Fabio Ciccimarra, dal di supporto alle atcapo della polizia tri- tività criminali, per butaria, Gianluca De acquisire in manieBenedictis, e dal co- ra diretta o indiretmandante provincia- ta il controllo e la le della Finanza, Gio- gestione di attività economiche, così vanni Castrignanò. consapevolmente favorendo la penetrazione degli interessi economici criminali delle famiglie ‘ndranghetiste». Nello specifico Stefano Biasini «forniva copertura e base logistica attraverso la società “Tesi Srl” con sede all’Aquila, di cui è amministratore, e la propria ditta individuale, la “Edil Br Costruzioni”». Antonio Vincenzo Valenti e Massimo Maria Valenti, invece, sono accusati di aver fornito co- Due carabinieri davanti al palazzo della prefettura dell’Aquila distrutto dal terremoto pertura e base logistica «adoperandosi per permettere l’infiltrazione della cosca di Santo Giovanni Caridi (arrestato a seguito dell’indagine denominata Alta Tensione) nel territorio aquilano». Nell’ordinanza del Gip Marco Billi viene sottolineata la «chiara volontà di esponenti di famiglie mafiose di esportare all’Aquila la propria sfera di influenza criminale e i propri illeciti interessi economici». Il procuratore della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini, ha sottolineato come le infiltrazioni nel settore privato rappresentino un aspetto anomalo. «C’è di nuovo il fatto che si è trattato di infiltrazioni mafiose nel settore privato. È un aspetto anomalo se si tiene conto delfatto che più frequentemente questo tipo di infiltrazioni avviene nel settore pubblico. Insomma la ‘ndrangheta ha attaccato i privati aquilani colpiti dal sisma ed ora impegnati nella ricostruzione delle proprie abitazioni e noi li stiamo difendendo», ha detto Rossini. Il procuratore tra l’altro ha direttamente coordinato le indagini svolte dal Gico della Guardia di Finanza e dalla squadra mobile dell’Aquila. L’operazione «Lypas»è statala prima che ha determinato accuse ufficiali per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. I risultati dell’operazione sono stati presentati in una conferenza stampa tenuta dal procuratore della Repubblica e distrettuale antimafia dell’Aquila, Alfredo Rossini, dal sostituto Fabio Picuti, dal questore Francesco Cecere, dal comandante provinciale della Guardia di Finanza, Giovanni Domenico Castrignanò (già in servizio al comando regionale di Catanzaro), dal capo della squadra mobile della Questura dell’Aquila, Fabio Ciccimarra, e dal capo della Polizia tributaria, Gianluca De Benedictis. Tutti hanno sottolineato il significativo dato legato alla sinergia tra i due corpi che hanno operato e l’autorità giudiziaria. Come accennato, gli accusati si sono resi responsabili di aver a vario titolo rapporti tesi a favorire l’ingresso nella ricostruzione privata dell’Aquila della cosca affiliata alla ‘ndrangheta, Caridi Borghetto Zindato, in particolare fornendo supporto logistico all’Aquila a una serie di aziende legate a Santo Giovanni Caridi, Giovanni Zindato, Carmelo Gattuso e Pasquale Giuseppe Latella. Gli arrestati sono reclusi nelle carceri di Teramo, Avezzano, Roma e Reggio Calabria. Gli appalti ai quali le società in odore di ‘ndrangheta avevano partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200 mila euro perchè relativi a case con danni lievi. Erano in trattative, secondo quanto si è appreso, per un’altra quindicina di commesse sempre nella ricostruzione privata nell’ambito della quale non serve la gara pubblica, ma c’è l’affidamento diretto. REGGIO CALABRIA - Prima zando, tutti combattiamo per elidell’operazione «Lypas», la Dda minare le conseguenze». È l'allardell’Aquila, nell’ambito dei con- me lanciato dal procuratore della trolli miliardari nella ricostruzio- Repubblica e della direzione dine post-terremoto, aveva avviato strettuale antimafia dell’Aquila, una serie di inchieste. In particola- Alfredo Rossini, nel corso della re, anche in seguito ai rilievi sulle conferenza stampa per illustrare infiltrazioni della 'ndrangheta l’operazione «Lypas». «Sono felice emersi all’Aquila, c'era stata un del risultato centrato con questa anno fa circa anche l’operazione operazione», ha proseguito Rossi«Alta Tensione» della Procura di ni, ricordando che fin dai giorni Reggio Calabriache avevaportato successivi al terremoto la Procura all’arresto di numerose persone, ha alzato il livello di attenzione neltra cui il boss Santo Giovanni Cari- la convinzione che nel cantiere più grande d’Europa ci di, sul conto del quale, sarebbe stato il forte tra l’altro, sono emerinteresse della crimisi collegamenti con nalità organizzata. società aquilane im«Dopo il terremoto – pegnate nella ricoha ricordato sostituto struzione. Riguardo Fabio Picuti, in prima all’inchiesta di ieri, è linea in queste indaemerso che il comgini – sia il procuratomercialista del boss, re nazionale antimaCarmelo Gattuso, fia, Pietro Grasso, sia aveva acquistato il il procuratore Rossi50% della società di ni avevano lanciato costruzioni «Tesi srl» l’allarme sul fatto che di Stefano Biasini. l'Aquila potesse diCaridi si sarebbe inventare territorio di serito nella ricostruconquista per la crizione attraverso Steminalità organizzata fano Biasini, con la che punta sulla ricomediazione degli alstruzione. Oggi le intre tre arrestati. Rossini e Grasso dagini non dicono che L’operazione «Lypas» è stata caratterizzata da L’Aquila sia diventata Corleone o investigazioni della Squadra Mo- zona di mafia e ‘ndrangheta, ma bile attraverso intercettazioni di che sull'Aquila c'è l’attenzione delnumerosissime utenze cellulari e le organizzazioni mafiose le quali con l’ascolto di molte ore di conver- tentano di inserirsi nella ricostrusazioni ambientali: la polizia ha zione post terremoto. Ma Squadra documentato fotograficamente le mobile e Gico sono stati molto atfasi preliminari di un incontro av- tenti». Il pm ha poi spiegato che il venuto nel maggio 2010 in un al- reato contestato si è manifestato bergo dell’Aquila tra gli arrestati e con la disponibilità di imprenditocomponenti della cosca reggina. ri locali nel mettere a disposizione Le investigazioni economico-fi- basi logistiche locali per permettenanziarie del Gico della Guardia di re che la organizzazione si infilFinanza dell’Aquila, attraverso trasse nel tessuto economico». Il accertamenti bancari, indagini prefetto, Giovanni Iurato ha ricorpatrimoniali e riscontri documen- dato l'azione di prevenzione della tali, hanno integrato e ampliato prefettura che fin dai giorni sucgli esiti delle indagini tecniche cessivi al terremoto ha monitorato consolidando il quadro accusato- le aziende che lavorano nel cratere rio. «Siamo pieni di infiltrazioni; del terremoto arrivando a quattroper contrastarle cistiamo ammaz- mila controlli. Il presunto boss di Reggio Santo Caridi fiutò l’affare e agganciò l’imprenditore Biasini Quel terremoto visto come una provvidenza Il prestanome delle imprese edili era il commercialista reggino Gattuso. Inchiodati dalle intercettazioni di MICHELE INSERRA REGGIO CALABRIA - Il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 era visto come una sorta di provvidenza dalle cosche reggine. La tragedia che viveva la popolazione aveva fatto emergere nella testa dei vertici della ‘ndrangheta reggina la possibilità di fare grossi affari con la ricostruzione. La scossa principale, di 5,8 gradi della scala Richter, si era registrata attorno alle 3,30. L'epicentro era stato individuato a una decina di chilometri dall'Aquila. Il sisma era stato avvertito in tutto il Meridione, dalla Romagna a Napoli. Oltre ai morti e ai dispersi, i feriti furono circa 1.500 e almeno 70mila gli sfollati, intere famiglie costrette ad allontanarsi dalle proprie abitazioni. Una prima stima parlò di 10-15 mila edifici danneggiati con pesanti danni al patrimonio storico e artistico della regione. Numeri impressionanti che hanno fatto gola alle cosche reggine. Chi fiuta l’affare è Santo Caridi che per raggiungere l’obiettivo “appalti” si avvale dell’apporto di un commercialista reggino, Carmelo Gattuso, che risulta assumere di fatto il ruolo di prestanome nell’ambito di società attive nel territorio aquilano per conto dello stesso Caridi. Quest’ultimo in passato era stato già arrestato per associazione mafiosa (Operazione Wood) nel 1999. Il punto principale dell’attività investigativa della polizia di Reggio Calabria sfociate nell’ottobre del 2010 nell’operazione “Alta tensione” si focalizza nel corso del mese di gennaio 2010. Da questo momento Santo Caridi inizia ad intrattenere rapporti di lavoro con il costruttore edile aquilano Stefano Biasini. Caridi interpellò Gattuso per preparare un piano sicurezza per l’imminente apertura di un cantiere: “Sentite volevo farvi due domande... allora per il piano sicurezza... di che cosa avete bisogno? Lopotete fare voi là? Per un’apertura di un cantiere?...Dobbiamo fare il piano...vedete che mi servono i nominativi di tutti i dipendenti perché dobbiamo fargli fare il corso... ponteggi, sicurezza, antincendio, primo soccorso, dobbiamo fare tutti i corsi...visura camerale, sì dei dipendenti, del direttore tecnico”. E specificava che quanto richiesto necessitava per le imprese di Stefano Biasini e di Pasquale Giuseppe Latella. La richiesta di preparare il piano sicurezza per le due imprese edili, sollecitata da Caridi, faceva emergere il diretto interesse dell’uomo verso le stesse. Una circostan- za questa che veniva confermata da una serie di altre conversazioni registrate nel prosieguo dell’attività investigativa degli agenti della squadra mobile. Santo Caridi parte a tutta birra. E si adopera per trovare una casa all’Aquila per alloggiare gli operai che si occuperanno dei lavori. La ricostruzione post terremoto non ammetteva altre perdite di tempo. L’arresto del boss Santo Caridi E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Martedì 20 dicembre 2011 Resta l’assoluzione per Abete, Geronzi e Marchiorello ma gli istituti di credito sono responsabili Banche e usura, la spunta De Masi La Cassazione apre la strada del risarcimento per l’imprenditore calabrese di MICHELE ALBANESE ROMA - Le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione sul processo banche e usura aprono alle aziende dell'imprenditore Nino De Masi la strada del risarcimento civile. La sentenza, infatti, nonostante l'assoluzione di tre banchieri, ha dato il via al risarcimento per tassi usurari sull'applicazione del massimo scoperto. «Le circolari e le istruzioni della Banca d'Italia non rappresentano - si legge nella motivazione della sentenza - una fonte di diritti ed obblighi e nella ipotesi in cui gli istituti bancari si conformino ad una erronea interpretazione fornita dalla Banca d'Italia in una circolare, non può essere esclusa la sussistenza del reato di usura sotto il profilo dell'elemento oggettivo». Il “decreto sviluppo”, convertito in legge lo scorso luglio, «ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli istituti di credito in relazione al reato di usura» ma non ha effetto «retroattivo» e, dunque, delle nuove norme che hanno elevato il tasso effettivo globale (teg) del credito non possono giovarsi i vertici degli istituti bancari in caso di denuncia da parte di imprese o privati che lamentano l'applicazione di interessi usurari. La Cassazione, quindi nel motivare la sentenza ha preso in esame anche le nuove norme di regolamentazione del mercato del credito. Il no alla retroattività delle nuove norme è stato pronunciato in risposta al ricorso con il quale l'ex banchiere Cesare Geronzi, in un processo per usura per fatti addebitatigli quando era presidente della Banca di Roma su denuncia del gruppo imprenditoriale calabrese De Masi, ne chiedeva l'applicazione. «La portata dell'intervento innovativo sulla determinazione dei criteri di individuazione del tasso soglia e la mancanza di norme transitorie, - si legge nella motivazione - certamente non dovuta a disattenzione, de- notano che si è voluto dare alla normativa (che ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli istituti di credito in relazione al reato di usura) operatività con esclusivo riferimento a condotte poste in essere dopo la sua entrata in vigore, senza produrre effetti su preesistenti situazioni, regolate dalla normativa precedente». Per effetto di questa decisione della Suprema Corte che ha assolto Geronzi, Luigi Abete presidente di Bnl e l'ex presidente di Antonveneta Dino Marchiorello con la formula «perchè il fatto non costituisce reato», data l'esistenza di controverse indicazioni della Banca d'Italia - si apre comunque la strada alle azioni civili del gruppo De Masi per risarcimento danni nei confronti delle tre banche che, pur in assenza di condanna penale per i loro vertici, dovranno risarcire i danni per aver prestato soldi a tassi usurari dal 1997 alla fine del 2002. In proposito la Cassazione spiega che per l'usura essendo «comunque un illecito avente rilevanza civilistica, non rileva, ai fini risarcitori, che non sia stato accertato il responsabile penale della condotta illecita, in quanto l'azione risarcitoria civile ben potrà essere espletata nei confronti degli istituti interessati che rispondono, comunque, del fatto dei propri dipendenti». «Sono felice! Ha commentato Nino De Masi. «Dopo 10 anni di battaglie legali senza limiti e danni per 50 di milioni di euro e il sacrificio di centinaia di posti di lavoro posso sperare di riprendermi la mia dignità e ritornare a fare il mio mestiere: l'imprenditore. La mia fede mi ha sempre accompagnato e insegnato ad aver fiducia nella giustizia che con questa sentenza, pur assolvendo il tre banchieri, ha riconosciuto giuste le mie battaglie». | LA NOMINA Antonino De Masi Cesare Geronzi | Speziali alla guida degli industriali Il quarantottenne catanzarese eletto dalla giunta regionale di Confindustria di SAVERIO PUCCIO CATANZARO - Ha 48 anni ed è uno dei leader dell'impero di famiglia con centinaia di dipendenti e un fatturato da capogiro. Giuseppe Speziali, imprenditore di Catanzaro, è da ieri il neo presidente di Confindustria Calabria. La sua elezione è stata decretata dalla Giunta regionale di Confindustria Calabria, che si è riunita a Catanzaro nella sede dell'associazione. Giuseppe Speziali, il cui nome era già stato indicato dal direttivo, ha ottenuto 34 voti favorevoli sui 36 che aventi diritto che hanno partecipato al voto, con un astenuto. Un'indicazione pressoché unanime, che lo ha portato sulla poltrona che fino a pochi mesi fa è stata di Umberto De Rose, dimissionario dopo la nomina alla presidenza di Fincalabra. In questo periodo di “vacatio”, Confindustria Calabria era stata presieduta dal facente funzioni Francesco Cava, responsabile dell'Ance regionale. Nel curriculum del neo presidente anche la guida di Confindustria Catanzaro, dove ricopre il ruolo di past president, oltre ad essere stato al vertice di Confidi. Subito dopo l'elezione, Giuseppe te dei colleghi alle difficili scelte in termini di proposizione che andremo a fare ». Il neo responsabile degli industriali calabresi ha le idee chiare sulle azioni da mettere in campo, a partire dall'utilizzo corretto dei fondi Por, senza dimenticare due principi cardine: il contrasto alla criminalità organizzata e lo snellimento delle procedure burocratiche. Per questo, per i prossimi giorni Speziali ha annunciato un incontro con il governatore Giuseppe Scopelliti e con i componenti dell'esecutivo. Tutto questo, nella consapevolezza che uscire dalla crisi «non dipende solo da noi, ma ci sono altri attori che devono darci la possibilità di farlo. Noi vorremmo fare delle proposte in maniera collegiale - ha aggiunto il neo presidente di Confindustria - e la politica deve capire che è bene ascoltarci per fare quello che può fare, anche se in una fase che sappiamo essere di grandi ristrettezze economiche, dove però è possibile individuare delle priorità. Sappiamo che non si possono fare grandi cose, come sappiamo che i tagli ci sono stati». D'altronde, nelle parole del quarantottenne imprenditore, figlio del senatore Vincenzo Speziali, c'è la consapevolezza che gli industriali, così come evidenzia, «sono la spina dorsale del sistema produttivo calabrese, coloro i quali sostengono l'economia e sono il terminale delle azioni politiche ed economiche». La reazione. Per l’assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Caridi, «Giuseppe Speziali saprà meritare la fiducia accordatagli dall’associazione regionale degli imprenditori e si dimostrerà un dirigente capace di assolvere il proprio compito in maniera adeguata. I segnali che pervengono dal mondo imprenditoriale - conclude l’assessore - fanno intendere che sta emergendo una nuova classe dirigente capace di imprimere la necessaria svolta che possa consentire di competere a livello globale per avviare una nuova fase di competitività e di sviluppo». «Contro la crisi i fondi Por la lotta al crimine e meno burocrazia» Il neopresidente Giuseppe Speziali Speziali ha espresso, raggiunto al telefono dal “Quotidiano”, parole di ringraziamento per la fiducia accordata: «Sento forte il peso della responsabilità - ha affermato - per il confronto con una categoria che sta soffrendo tanto; che soffre ovunque, ma ancora di più in Calabria. Motivo per cui ho sollecitato la partecipazione collegiale da par- Bonifiche, dopo 15 anni Manno lascia la presidenza dell’Unione regionale GRAZIOSO Manno ha deciso di lasciare la con i desideri che questi 15 anni mi sono Presidenza dell’Urbi Calabria, dopo 15 anni, sembrati cortissimi ed è per questa stessa cae si dedicherà al Consorzio di Bonifica jonio pacità che credo sia giusto ora, che il vento è Catanzarese. Manno venne eletto il 24 feb- buono (nonostante la congiuntura economibraio 1997 alla guida dell’Unione Regionale ca generale sia apparentemente ostile) chiedelle Bonifiche e poi rieletto all’unanimità il dere di compiere tutti assieme il passo suc1 agosto del 2000 e l’11 luglio del 2006. Man- cessivo. Continuerò a vigilare e volare dal territorio dal quale mi provenno, tra l’altro, ha spinto per la ligono sfide altrettanto affasciquidazione, poi attuata nel nanti e coinvolgenti». 2007, del Sibari-Crati ed il sucManno si commiata poi con cessivo riordino dei Consorzi un passaggio a effetto: «Come del cosentino e, soprattutto, si dovrebbero chiamare diril’autoriforma e la riduzione dei genti che cercano ancora di restanti territori che ha poi porproporre strategie nel campo tato i consorzi di bonifica della della forestazione in Calabria Calabria da 17 ad 11. «Lascio dove ancora insistono (alcuni con serenità – dice Manno rivoldirebbero resistono) più di gendosi ai consorzi – e con la quattro enti che fanno fatica ad speranza di ripagare almeno incontrarsi e figuriamoci se si parte dell’immensa generosità parlano? Come si dovrebbero che mi è stata concessa in quechiamare dirigenti che in Italia sti “brevissimi” 15 anni di precontinuano a proporre progetsidenza. La generosità di chi è Grazioso Manno ti concreti per la mitigazione consapevole che il contributo che posso dare dall’importantissima posta- del rischio idrogeologico che miete vittime zione del Consorzio Jonio Catanzarese è più oltre che disastri in quantità industriali, in forte se le energie sono totalmente profuse a un paese che fa fatica a ridurre di qualche favore dei consorziati che mi hanno eletto virgola privilegi assurdi e, contestualmensul territorio è la stessa che mi avete conces- te, taglia diritti e potere d’acquisto a chi già so in questi anni di fiducia pressocchè totale faceva fatica? Siamo inguaribili e cocciuti vialle mie “visioni” così come alle mie convin- sionariì. Ma pretendiamo anche di essere vizioni. È per questa capacità di voler volare sionari e vincenti». COMUNE DI CASTROLIBERO Avviso di gara - C.I.G. 35028199AC SEZIONE I: AMMINISTRAZIONE AGGIUDICATRICE: Comune di Castrolibero, via XX Settembre, tel. 0984/858028. SEZIONE II: OGGETTO DELL’APPALTO: Appalto relativo alla gestione, innovazione e razionalizzazione del Servizio di raccolta, trasporto e differenziazione e smaltimento dei rifiuti e di altri servizi connessi. Importo a base d’asta: Euro 5.775.000,00 oltre IVA. Durata dell’ appalto: Anni 7. SEZIONE III: INFORMAZIONI DI CARATTERE GIURIDICO, ECONOMICO, FINANZIARIO E TECNICO: Le imprese che hanno eseguito servizi riconducibili alla categoria l, Classe E con spazzamento meccanizzato che intendono partecipare alla gara, possono ritirare il bando integrale ed il disciplinare di gara presso l’Ufficio Tecnico - Servizio Reti Tecnologiche. SEZIONE IV: PROCEDURA aperta, aggiudicazione economicamente più vantaggiosa; termine di presentazione offerte: ore 13,00 del 31.01.2012 SEZIONE VI: ALTRE INFORMAZIONI: tel.0984/858045 www.comune.castrolibero.cs.it; Il responsabile del procedimento arch. Salvatore Mannarino E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Economia 11 Calabria Martedì 20 dicembre 2011 24 ore Martedì 20 dicembre 2011 Degenera lo scontro sulla vertenza di Gioia Tauro. E Genco invoca l’intervento della magistratura Portuali, orrore su facebook Foto di proiettili e della vittima delle Br Guido Rossa con frasi contro la Cgil di MICHELE ALBANESE GIOIATAURO –La polemica e lo scontro tra il Sul, il sindacato dei lavoratori a cui aderisce il Coordinamento dei Portuali di Gioia Tauro e la Cgil è vecchia da anni ma adesso sembra degenerare. Ieri sul social network Facebook, nel gruppo “Salviamo il porto di Gioia Tauro” al quale aderiscono quasi cinque mila utenti, è apparsa la foto del sindacalista della Cgil Guido Rossa ucciso dalla Br. Agghiacciante il commento aggiunto a firma Rocco Talianu: “Guido Rossa, sindacalista e delatore della Cgil , qui fotografato nella sua posa migliore....Speriamo non sia l'unico....”. Pronta la replica del segretario regionale della Cgil, Sergio Genco: n un «atto vigliacco di stampo ‘ndranghetista-terrorista, rivolto alla Cgil della Piana di Gioia Tauro». Un gesto afferma Genco che «non ci può intimidire». E non è stato nemmeno un gesto isolato. Sempre su Facebook è apparsa un’altra foto raffigurante delle pallottole e commentata con una frase inserita sempre da tale Rocco Talianu: “Spero con tutto il cuore, che chi decide con leggerezza sul nostro futuro riceva in corpo questi doni....Merde!!!”. Frase che il dirigente Sul Mimmo Macrì ha cosi commentato: “Qualcuno li appenda dai piedi a testa in giù'ste merde!!!!”. E contro Macrì si leva l’indignazione di Sergio Genco: «E’ un atto indegno nei confrontidella CameradelLavoro gioiese e della Cgil tutta. Rappresenta una vera e propria intimidazione di stampo ‘ndranghetista e terrorista che, attraverso l’utilizzazio- Inchiesta per voto di scambio nel Cosentino I voti con la stessa grafia Disposta una perizia Le foto di Guido Rossa e dei proiettili caricate su facebook ne di immagini inquietanti come un caricatore di proiettili e il corpo del sindacalista Cgil Guido Rossa, trucidato dalle brigate rosse, seguite da parole farneticanti, lanciano una minaccia a tutti coloro che dell’azione sindacale hanno fatto una scelta di vita per la difesa della condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Tale atto vigliacco non può passare sotto silenzio». La Cgil tutta - ha aggiunto Genco - «non si lascerà intimidire da nessuno e continuerà con rinnovata forza, con il coinvolgimento delle forze sociali, politiche, istituzionali e dei lavoratori, ad esprimere le proprie posizioni a garanzia degli interessi generali di sviluppo del porto di Gioia Tauro e di rappresentanza e tutela dei lavoratori». Poi l’affondo finale che certamente avrà strascichi non indifferenti: «Chiediamo alla magistratura competente di non sottovalutare quanto è accaduto e richiamiamo lo stesso Sul ad intervenire per allontanare quanti, con i loro gesti e le loro parole, offendono tutto il mondo del sindacalismo democratico e libero». Mimmo Macrì dirigente del Coordinamento dei Portuali ha così commentato il giudizio di Genco: «Ritengo deprecabile la pubblicazione della foto e del commento su Guido Rossa. Relativamente al mio commento, voglio ribadire che non era diretto a nessuno in particolare. So che il clima che si respira in porto è molto teso. Siamo intervenuti a calmare gli animi di tutti quei lavoratori che si sono sentiti esclusi dalle assemblee perché non iscritti ai sindacati confederali. Questo però, non giustifica atti deplorevoli come quelli che sono accaduti su facebook e che noi come lavoratori e come coordinamento condanniamo fortemente». Da parte del Sul è arrivata in serata una nota nella quale «pur condannando i toni forti» si contesta la Cgil: «Sembra che qualcuno soffra di sindrome di accerchiamento». Pierpaolo De Rose ed esponenti della cridi ANTONIO MORCAVALLO minalità di Paterno Calabro. Nello stesso COSENZA - Nessuna traccia di segni par- fascicolo, infatti, sono indagati Romano ticolari, sigle o elementi estranei sulle Chirillo e Biagio Barberio (accusato in schede elettorali delle passate consulta- Terminator 4 degli omicidi di Antonio Sezioni al Comune di Piane Crati. Ma dalle na, Enzo Pelazza e Antonio Sassone). Nel indagini degli ispettori della Squadra caso De Rose la Dda ha parlato di ipotesi di Mobile di Cosenza e dalle verifiche esegui- schede segnate e minacce per assecondate sulle singole schede votate (anche quel- re il voto. E tra le attività di indagine coordinate le annullate) è emerso un particolare che non è sfuggito agli inquirenti. Su diverse dai pm Giuseppe Borrelli, Pierpaolo Bruni e Carlo Villani, per dipaschede il nome del candidanare le ipotesi investigatito votato sarebbe risultato ve, proprio la verifica delle scritto con la medesima schede delle Comunali del grafia. 2009 a Piane Crati. E i poliSi tratta dell’inchiesta su ziotti coordinati dal comassociazione esterna e voto missario capo Antonio Midi scambio di cui ha dato noglietta e dal questore Alfretizia la Dda di Catanzaro do Anzalone, hanno visiocongiuntamente all’operanato tutte le centinaia di zione antimafia “Terminaschede delle Comunali. Sotor 4”, e che tra i sei indagano state controllate una ad ti attuali vede due consiuna quelle di De Rose, quelglieri della Provincia di Cole del candidato piazzatosi senza, l’ex sindaco di Renalle sue spalle come prefede, Umberto Bernaudo, e renze e quelle annullate. l’ex assessore comunale (e Nessun segno particolare, assessore provinciale soo visibile, è stato rilevato, spesosi per altre vicende come ipotizzato dai magigiudiziarie) Pietro Ruffolo Il pm Giuseppe Borrelli strati. Ci sarebbe, invece, e un consigliere comunale di Piane Crati, Pierpaolo De Rose. Secon- una stessa calligrafia su diverse schede. do quanto riferito in conferenza stampa E proprio per questo gli investigatori deldal procuratore Lombardo e dall’aggiun- la Questura di Cosenza, coordinati dalla to Borrelli, durante le indagini di “Termi- Direzione distrettuale antimafia di Canator 4” gli inquirenti si sono imbattuti tanzaro, hanno chiesto una perizia. Una in dichiarazioni di Michele Di Puppo, rite- verifica grafica da far eseguire ad un nuto dalla Dda l’uomo più vicino alla co- esperto che sarà nominato dai magistrasca “Ruà-Lanzino” a Rende e responsabi- ti. Questo per stabilire se l’ipotesi emersa le della Cooperativa Rende 2000, che dalle indagini, ovvero che una persona avrebbe detto di appoggiare Bernaudo e abbia votato più volte, è attendibile o meRuffolo, e in presunti collegamenti tra no. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria 24 ore Martedì 20 dicembre 2011 Dall’analisi del filmato arriva la conferma della compatibilità dei motorini sequestrati Bomba in Procura, atti al pm Con l’audizione del perito si è concluso dal gip l’incidente probatorio di TERESA ALOI e CLAUDIO CORDOVA CATANZARO - Ha confermato quanto scritto nella relazione già depositata lo scorso primo dicembre, fornendo le proprie risposte in merito al ciclomotore sequestrato nel corso delle investigazioni relative all'attentato dinamitardo alla sede della Procura generale della Corte d'appello reggina del 3 gennaio 2010. Con l'audizionedel perito,MicheleMininni, nominato nell'ambito del procedimento scaturito dagli attentati dello scorso anno contro i magistrati in servizio alla Procura di Reggio Calabria si è chiuso davanti al gip Assunta Maiore, l'incidente probatorio chiesto dalla Procura catanzarese - competente per i procedimenti che riguardano le toghe della città dello Stretto - per acquisire i risultati del consulente con valore di prova per un eventuale futuro processo e dunque per cristallizzare gli elementi raccolti durante le indagini. Contestualmente, gli atti sono ritornati al pm, Salvatore Curcio, il cui prossimo passo sarà la chiusura delle indagini. E così, come del resto era emerso durante la scorsa udienza, in relazione ai due motorini sequestrati nel corso delle indagini, il consulenteha spiegatochei mezzisono compatibili con quello utilizzato dagli attentatori e ripreso dalle telecamere di sicurezza del palazzo di giustizia. O meglio sulla parte meccanica si può stabilire un giudizio di compatibilità mentre per i pantaloni della tuta sequestrata ad Antonio Cortese, l'esperto d'armi della cosca Lo Giudice di Reggio Calabria, ritenuto dagli inquirenti l'artefice degli attentati, e quella in- dossata da uno degli attentatori ripreso dalle telecamere, non è possibile operare alcuna valutazione. Il primo ciclomotore Honda SH300 venne sequestrato in occasione dell'arresto del boss pentito Antonino Lo Giudice, che si è autoaccusato di essere il mandante dell'attentato e delle intimidazioni compiute nel corso del 2010 ai danni di magistrati reggini, del fratello Luciano Lo Giudice, del presunto armiere della cosca, Antonio Cortese (i tre erano già detenuti) e di Vincenzo Puntorieri. Secondo l'accusa furono proprio Cortese e Puntorieri a piazzare la bomba. Proprio sul primo, difeso dall'avvocato Giuseppe Nardo, si sono concentrati maggiormente gli accertamenti dei tecnici designati dal gip. Il perito tutta- via, non ha escluso nemmeno una seconda ipotesi, dato che, secondo le sue conclusioni, il mezzo utilizzato dagli attentatori sarebbe compatibile anche con il secondo ciclomotore, dello stesso modello, che era stato sequestrato, invece, in una prima fase delle indagini, quando nel registro degli indagati finirono i nomi di quattro presunti affiliati alla cosca Serraino quali autori dell'attentato. Nel filmato, ripreso dalle telecamere di sicurezza del palazzo di giustizia reggino si vedono due persone giungere davanti alla sede degli uffici della Procura a bordo di un motorino e lasciare una boma che esplose poco dopo. E le perizie commissionate dal gip hanno proprio cercato di dare un nome e un volto ai responsabili. L’appello Corbelli «Alexandrina sia affidata ai servizi» Un fotogramma del filmato la notte dell’attentato alla Procura Respinto il ricorso dell’ex esponente Udc di Rizziconi accusato di legami col clan Crea Pasquale Inzitari, condanna definitiva di MICHELE ALBANESE RIZZICONI- LaCortedi Cassazioneha respinto ieri il ricorso presentato dai legali D’Ippolitoe Managòdi Pasquale Inzitari contro la sentenza di appello emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria (Iside Russo presidente, Gaetano Amato ed Eugenio Scopelliti a latere) che lo aveva condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere. Inzitari era stato riconosciuto colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa con la cosca Crea di RizzicoPasquale Inzitari ni, mentre è stato assolto dall’accusa di essere concorrente esterno di un’altra cosca, i Rugolo di Oppido Mamertina. Era stato lo stesso rappresentante della Procura Generale, Franco Scuderi, a richiedere l’assoluzione per tale circostanza. La Corte d’Appello di Reggio Calabria aveva anche assolto, perché il fatto non sussiste, il vecchio boss Mico Rugolo, considerato il capo dell’omonima cosca operante a Castellace di Oppido Mamertina. Nella sentenza di appello, la corte aveva deciso anche la restituzione dei beni precedentemente confiscati: si tratta di tre immobili, due terreni, un impresaindividuale e delle quote sociali della Innovazione Edilizia s.r.l.. Inzitarì finì nell’occhio del ciclone nella primavera del 2008, quan- do gli investigatori puntarono la propria lente d’ingrandimento sulla sua società, la Devin S.p.A., che gestiva il centro commerciale Porto degli Ulivi, a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. In primo grado era stato il pubblico ministero Roberto Di Palma a condurre l’accusa nei confronti di Inzitari che era stato condannato a 5 anni e 4 mesi carcere. Inzitari l’ex esponente dell'Udc è il cognato dell’imprenditore Nino Princi, fatto saltare in aria, a Gioia Tauro, nell’aprile 2008 e morto dopo alcune settimane di agonia. Unanno dopovenne barbaramente ucciso davanti ad una pizzeria di Taurianova il figlio di Inzitari, Francesco Maria, di appena 18 anni forse per una vendetta nei confronti del padre IL LEADER del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha rivolto un appello al giudice di sorveglianza di Catanzaro affinchè, riporta una nota, «conceda, prima di Natale, l’affidamento ai servizi alla giovane romena Alexandrina Natalina Lacatus, 24 anni, arrestata in esecuzione di un mandato di cattura del suo Paese per omicidio colposo per la morte dei suoi tre figlioletti, Diana, Sebastian e Nicoletta, di tre, due e un anno, avvenuta il 28 dicembre 2008». «Tra pochi giorni sarà Natale. Sarà il terzo Natale - prosegue Corbelli - che Alexandrina trascorrerà senza i suoi tre bambini, che un destino crudele (un incendio nella sua abitazione) le ha strappato. Sono quasi sette mesi che Diritti Civili combatte per aiutare questa povera e sfortunata ragazza. Adesso è giusto che Alexandrina che è agli arresti domiciliari dal 31 maggio scorso, venga definitivamente scarcerata e possa iniziare a lavorare per cercare di ricostruirsi una vita dopo l’immane tragedia che ha subito e che ha purtroppo segnato per sempre in modo indelebile e drammatico la sua esistenza». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 16 Calabria Sequestrato a Reggio un panificio: era di fatto gestito dai suoi familiari Iniziativa promossa da Libera Al Café de Paris saranno offerti i prodotti ricavati Caccia serrata a “Micu u pazzu”, l’ultimo latitante del clan da terre confiscate Si stringe su Condello di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA – Gli stanno tagliando i viveri. La magistratura reggina non molla la presa. E contro la cosca Condello prosegue l’attività di sequestro preventivo dei beni. Ieri, gli uomini del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, hanno messo i sigilli al “Pane, pizze a fantasie”, attività commerciale riconducibile alla cosca guidata da Pasquale Condello, che si trova nel quartiere di Archi. Secondo le indagini coordinate dal sostituto della Dda Giuseppe Lombardo, il panificio sequestrato altri non sarebbe che una delle attività del clan. Tanto che, l’assetto societario è, di fatto, riconducibile ai prossimi congiunti di Antonino Imerti, noto «nano feroce», e Domenico Condello, latitante sin dal 1991, recentemente colpito da un altro provvedimento emesso dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione denominata «Reggio Nord». Nel corso dell’indagine è emerso che sul piano formale, l’assetto societario fa capo a Maddalena Martino e Giuseppe Martino, zii materni del latitante che, peraltro, nel corso di perquisizione domiciliare eseguita il 22 giugno scorso, erano stati trovati in possesso di 49.690 euro in denaro contante, 52.000 euro e 10.000.000 lire in buoni fruttiferi postali, in parte cointestati con Giuseppa Condello. Quest’ultima, è moglie di Imerti, e sempre secondo le indagini, benchè formalmente Domenico Condello e (a destra) il panificio sequestrato estranea all’attività, è al centro delle responsabilità gestionali. Intratteneva infatti relazioni sia con lo studio di consulenza commerciale sia con l’istituto di credito. Sempre nelle attività dei Carabinieri, Margherita Tegano e Caterina Condello, rispettivamente compagna e sorella del latitante, benchè formalmente dipendenti del panifici, si interfacciano solo ed esclusivamente con Giuseppa Condello, che discuteva con loro le decisioni assunte o da assumere. L’indagine svolta dagli specialisti dell’Arma guidati dal comandante Stefano Russo, lascia pochi dubbi sulla reale proprietà della società. In questo senso, il provvedimento di sequestro preventivo - che porta la firma di Lombardo e quella del Procuratore Giuseppe Pignato- ne - contiene tutta una serie di intercettazioni dalle quali si evince che erano le donne a gestire il patrimonio e gli interessi di famiglia. Come accennato, nel mirino ci sono infatti i rapporti intrattenuti con diversi interlocutori in prima persona da Giuseppina Condello. Nelle carte affiora ad esempio che era lei a preoccuparsi della necessità di versare i contributi Imps. Ed era sempre lei la persona con la quale i dipendenti discutevano ogni cosa relativa alla gestione dell’attività. Tra l’altro, quando in Banca c’erano problemi di natura finanziaria, gli uffici chiamavano direttamente la Condello, che si prodigava quando c’era da effettuare pagamenti o versamenti a copertura degli assegni. Insomma una vera e propria manager. Anche se, almeno formalmente, non rivesti- va alcun ruolo societario, essendo l’azienda intestata a Maddalena e Giuseppe Martino, mentre il ruolo di amministratore unico era affidato a Francesco Condello, pensionato e padre del latitante. Insomma, la più classica delle intestazioni fittizie, anche se il panificio non era intestato a prestanome sconosciuti, ma direttamente a familiari. L’attività era tenuto sotto controllo da tempo, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosca Condello e per la ricerca di Domenico (Micu u pazzu). Questi tra l’altri è considerato il braccio economico della cosca, arrivato a diventare il reggente del clan dopo l’arresto del Supremo nel 2008. Da qui per dire che la Dda reggina ha deciso di intervenire nel momento in cui era in corso una trattativa per la cessione dell’esercizio. Un sequestro preventivo dunque per evitare che il patrimonio venisse dismesso, magari in vista di un’attività dei magistrati contro i patrimoni mafiosi. Ma non è finita, perchè dalle carte affiora anche dell’altro. Ad esempio, l’intestazione fittizia contestata è aggravata dall’articolo sette, cioè dalle modalità mafiose. Circostanza questa che, in genere, viene punita anche con l’arresto. Il fatto che non si sia proceduto a restrizioni della libertà personale significa che l’inchiesta è ancora in corso e che, anche nei prossimi mesi, potrebbero esserci sviluppi importanti, accompagnati da misure cautelari. ROMA –I prodotti delle terre confiscate ai mafiosi potranno essere degustati nello storico bar di via Veneto Cafè de Paris, da due anni sequestrato a una cosca della 'ndrangheta e oggi in amministrazione giudiziaria. L'iniziativa è stata presentata questa mattina dallo stesso presidente di Libera, don Luigi Ciotti e dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro con un brindisi di “speranza” che ha voluto sottolineare l’importanza di sostenere tutte le attività finalizzate a restituire alla collettività i beni confiscati alle mafie. Il Cafè de Paris di Roma era stato sequestrato nel 2009 perchè di proprietà di un barbiere diun piccolopaesino dall’Aspromonte ed è poi risultato un prestanome della cosca Alvaro di Cosoleto (Reggio Calabria). Al momento il Cafè de Paris è stato confiscato in primo grado e si è in attesa della confisca definitiva. Nel bar della dolce vita sarà possibile degustare i prodotti frutto delle terre confiscate alle mafie: l’olio calabrese della piana di Gioia Tauro, il vino Centopassi di Corleone, i paccheri di Don Peppe Diana del casertano, oltre ai pomodorini tarallini e friselle provenienti dalle terre sequestrate alla Sacra Corona Unita. «Tutti devono sapere – ha detto don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera – che il Cafè de Paris di Roma è effettivamente libero dalla presenza mafiosa. È necessario che anche le istituzioni vengano qui a fare un brindisi poichè il locale altrimenti rischia la chiusura. Il locale che ha arricchito in modo illecito la cosca della 'ndrangheta è tornato alle persone che lavorano nella legalità. Ci sono pietanze buone non solo per ilgusto ma anche perle coscienze di chi li viene a mangiare». Lo storico locale romano apparteneva alle ’ndrine TRIBUNALE DI LAMEZIA TERME Tribunale di Lamezia Terme ESEC. IMM. N. 88/05 R.G.E. Esec. Imm. n. 128/93 R. Esec. G.E. Dott.ssa Adele Foresta Lotto unico - Comune di Lamezia Terme, fraz. Sambiase, Via Addolorata, 16. Quota pari ad 1/2 di piena proprietà di immobile, per civ. abitazione di mq. 92. Prezzo base: Euro 12.420,00; aumento minimo Euro 620,00. Vendita con incanto: 08/02/2012 ore 09.30 innanzi al G.E. Dott.ssa Foresta presso il Tribunale di Lamezia Terme, P.zza della Repubblica. Deposito offerte entro le ore 13 del 07/02/2012 c/o Cancelleria Esecuzioni Immobiliari, unitamente a cauzione pari al 10% del prezzo base, con assegno circolare N.T., intestato a “Poste Italiane S.p.A.”. 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Maggiori informazioni in Cancelleria, sito www.asteannunci.it E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 17 24 ore Martedì 20 dicembre 2011 38 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] In Corte d’assise di Palmi il processo “Cosa Mia”: teste dell’accusa un investigatore della Dia Così le tangenti per l’autostrada «Gli indagati intercettati parlavano di un costo fittizio di un 3% sui ricavi» di DOMENICO GALATÀ PALMI - Nuova udienza ieri mattina davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Palmi (presidente Silvia Capone, a latere Gaspare Spedale) per il processo “Cosa Mia”, che prende il nome dall'operazione con la quale sono finiti alla sbarra capi e presunti affiliati delle cosche Gallico-Morgante-Sgro-Sciglitano di Palmi, e Bruzzise-Parrello di Seminara. Chiamato nelle vesti di teste del Pubblico Ministero Roberto di Palma, è toccato all’ispettore della Dia di Reggio Calabria, Nicodemo Morrone, salire sul banco dei testimoni. L’investigatore della polizia è stato sentito in merito ad alcuni conversazioni captate dagli inquirenti e intercorse tra gli odierni imputati e alcuni loro familiari, nelle quali si parlerebbe della tangente dovuta alle cosche da parte delle ditte impegnate nei lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno- Reggio Calabria, in particolare quello ricadenti nel 5º macrolotto. Anche questa volta, come nella precedente udienza, è stato fatto un riferimento al processo “Arca”, anch'esso riguardante l'infiltrazione delle cosche nei lavori autostradali. Il riferimento ad “Arca” è stato fatto in merito alle conversazioni tra gli ingegneri dell'azienda Condotte, Giovanni D'Alessandro e Giancarlo Sales, in cui si parla di«un costo fittiziodi stima di un 3% sui ricavi», chiamato «costo sicurezza CondotteImpregilo», che riguarderebbe appunto la mazzetta pagata dalle ditte per eseguire i lavori sotto la protezione delle cosche. Circostanze di cui ha parlato anche il collaboratore di giustiziaAntonio DiDieco. Riguardi a “Cosa Mia”invece, Morrone ha riferito in merito a numerose conversazioni in- Gli inquirenti che hanno firmato l’inchiesta “Cosa Mia” to nel carcere romano di Regina Coeli. Gli interlocutori, secondo quanto riferito da Morrone, farebbero riferimento a soldi provenienti dall'autostrada, facendo una suddivisione specifica di percentuali ben definite: il 50% sarebbe andato alla cosca Santaiti, il 30% a “Ndolu”, soprannome riferito al boss di Seminara, Rocco Gioffré, e il restante 20% ai “Bracchi”, soprannome con il quale gli investigatori hanno individuato i Laganà, sempre di Seminara. Di Palma ha poi posto alcune domande al teste in riferimento al “rammarico”di Giuseppe Gallico per gli arresti di “Arca”: «Abbiamo perso un sacco di soldi», sarebbe stato il suo commento. Ilteste é stato sentito per il contro esame da alcuni avvocati che compongono il collegio difensivo. La prossima udienza si terrà il 22 dicembre. Il consigliere regionale Giovanni Nucera a Rosarno per il “Natale Multietnico” Migranti, attenzione e disponibilità «Da Istituzioni e società civile un nuovo approccio culturale verso questo fenomeno» ROSARNO - «Abbiamo il dovere di guardare con attenzione e disponibilità al fenomeno migratorio che interessa la nostra regione». È questa la sollecitazione del Segretario-Questore del Consiglio regionale della Calabria Giovanni Nucera, nonchè Coordinatore regionale dei Popolari e Liberali nel Pdl, che ieri a Rosarno, partecipando all'iniziativa del «Natale Multietnico», ha incontrato nella mattinata Norina Ventre, l'ex maestra d'asilo, di 83 anni, conosciuta come «Mamma Africa», che proprio a Rosarno ha creato un mensa in cui trovano ospitalità i tanti immigrati, lavoratori stagionali, nella Piana di Gioia Tauro. «E' stato un incontro coinvolgente - ha raccontato Nucera - che chiama tutti, istituzioni e società civile, ad una maggiore attenzione e ad un nuovo approccio culturale verso questo fenomeno. La mobilità umana è ormai una caratteristica dei nostri tempi - ha ancora detto Nucera - e come cristiani, come cattolici italiani, ma soprattutto come individui di uno Stato che nella sua Costituzione ha inserito i principi più evoluti riguardanti il rispetto dell'uomo e Un venditore sorpreso con 50 chili di pane: multato Panificazione abusiva sequestri a Taurianova TAURIANOVA - Panificazione abusiva, un fenomeno che spesse volte è finito al centro delle lamentele delle associazioni di categoria che ne chiedono il contrasto agli organi competenti. Proprio su questo fronte si sono mossi i carabinieri di Taurianova che dopo un periodo di indagini sono passati all'azione nelle frazioni di San Martino e Amato. I militari hanno sequestrato cinquanta chilogrammi di pane diviso in circa cento pezzi a F.P., 41enne di Taurianova. L'uomo è stato sorpreso dai carabinieri mentre trasportava il pane a bordo di un veicolo che non aveva i requisiti necessari e senza autorizzazione. Nei giorni scorsi, i militari in servizio di vigilanza, dopo aver notato un'autovettura che con fare sospetto girava per il centro abitato, hanno deciso di fermarla per eseguire un normale controllo. Dopo aver ispezionato il veicolo i militari hanno rinvenuto su sedile posteriore dell'autovettu- tercettate dagli inquirenti e contenute in un'informativa della Dia reggina. In una di queste, intercorsa tra Giuseppe Gallico e il figlio Antonino nel febbraio del 2007, si farebbe riferimento al denaro proveniente dai lavori autostradali. Il figlio, secondo quanto affermato in aula da Morrone, racconta al padre di alcuni episodi, tra cui dei furti, accaduti alle ditte impegnate nei lavori. Giuseppe Gallico, quindi, si informava se il fratello Rocco, allora latitante, fosse o meno impegnato nel raccogliere i soldi frutto delle presunte estorsioni. In un'altra conversazione invece si delineerebbe il quadro sulle percentuali di spartizione tra le famiglie della zona di Seminara. A parlare con alcuni familiari è Giuseppe Bruzzise ne corso di un colloquio avvenu- Il pane sequestrato ra tre ceste piene di pane appena sfornato e prodotto abusivamente. L'uomo, interrogato sulla destinazione e sull'uso di questa ingente quantità di pane, che tra l'altro si presentava senza alcuna etichetta di provenienza né confezioni in plastica per evitare che gli alimenti venisse a contatto con sporcizia o polvere, ha dichiarato che lo utilizzava per la vendita porta a porta. Pertanto i carabinieri, hanno provve- duto ad accompagnare presso i loro uffici F.P. al fine di contestargli la violazione del Regolamento Ce 852/2004. Contestualmente, i militari della Stazione di San Martino hanno provveduto al sequestro del pane rinvenuto per la successiva distruzione, poiché non a norma. All'uomo è stata notificata una sanzione amministrativa pari a tremila euro. Questo episodio non è stato l'unico, ma è l'ultimo di una serie di controlli che già nello scorso agosto sono stati eseguiti dai militari della Compagnia di Taurianova con i il Nas di Reggio Calabria, controllando alcuni esercizi commerciali. Tra questi nefu trovato uno che aveva acquistato del pane prodotto abusivamente e senza le adeguate precauzioni igienico sanitarie per poi rivenderlo alla clientela. Anche in quel caso i Carabinieri elevarono una sanzione amministrativa piuttosto salata, pari a duemila euro. do.ga. delle sue libertà, abbiamo il dovere di intervenire. «Proprio quello che, che più di altri - prosegue Nucera - è chiamata a fare una regione come la Calabria, che ha vissuto in maniera drammatica e pesante il fenomeno dell'emigrazione. Adesso siamo noi ad avere il ruolo di accogliere ed ospitare i meno fortunati di noi. Dietro le migrazioni oggi convivono motivazioni diverse, di carattere economico, dovute alla globalizzazione, ma anche sociali, a causa di situazioni di povertà e di disagio o in conseguenza di conflitti tante volte tribali o di origine economica». «Per la Calabria la realtà di Rosarno - ha aggiunto il Coordinatore regionale dei Popolari e Liberali nel Pdl - rappresenta un allarmante avamposto delle difficoltà che un territorio già socialmente provato come quello calabrese può vivere». Nucera ha quindi annunciato le nuove iniziative, come la visita dei dirigenti Popolari e Liberali della provincia di Reggio Calabria, il prossimo 8 gennaio a Rosarno dove incontreranno una delegazione di immigrati per confrontarsi sui loro bisogni assistenziali. La decisione del gup di Palmi Operazione Jolly ai domiciliari Salvatore Managò PALMI - Il Gup di Palmi, Paolo Ramondino, in accoglimento dell'istanza presentata dagli avvocati Guido Contestabile e Carmela Macrì, ha concesso gli arresti domiciliari a Salvatore Managò. L'uomo è stato coinvolto nell'operazione denominata “Jolly”, per la quale era stato condannato alla pena di sei anni e quattro mesi di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di armi. Il giudice ha disposto che Managò sconti la pena presso la propria abitazione nonostante il Pubblico Ministero abbia espresso parere contrario. Secondo il giudice, la misura dei domiciliari tale da “limitare fortemente i movimenti del Managò, e con essi, la stessa possibilità per l'imputato di entrare in contatto con gli ambienti delinquenziali nei quali sono maturate le condotte delittuose in questa sede censurate”. L'operazione “Jolly” venne condotta nell'ottobre dello scorso anno dagli agenti del Commissariato di Palmi sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palmi nel mese di ottobre del 2010. L'indagine prese spunto da una serie di reati aventi ad oggetto lo spaccio di sostanze stupefacenti e altri episodi delittuosi, come l'incendio di autovetture avvenuti a Gioia Tauro nel 2009. Sono stati oltre quaranta gli anni di carcere inflitti dal Gup agli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. do.ga BREVI TAURIANOVA Furto in casa, rubate le fedi TAURIANOVA - Sarà anche questo uno dei prezzi che la società dovrà pagare alla crisi: a Taurianova infatti, il bottino dell'ultimo furto conteggia anche due fedi nuziali oltre ad una collana in oro. Il colpo, che da una stima ammonterebbe a poche centinaia di euro, è stato messo a segno nella giornata di domenica. Ignoti, spiega il Comando provinciale, si sono introdotti all'interno dell'abitazione di proprietà S.D., 60 anni, «ed asportavano una collana in oro e due fedi nuziali». Al malcapitato sessantenne non è rimasto altro che allertare i militari della Compagnia cittadina e denunciare il triste accaduto. Avviate le indagini dell'Arma, anche perché le fedi nuziali non potranno che finire al mercato clandestino del business “Compro&Vendo oro”. ROSARNO In chiesa concerto di Natale ROSARNO - Grande debutto domenica scorsa del primo concerto di Natale, che rientra nell'ambito del festival culturale battezzato “A nord di Tangeri” organizzato dai Comuni di Rosarno e di Gioia Tauro. A fare da cornice al coro polifonico Euterpe, la chiesa Maria S.S. Addolorata guidata da don Memè Ascone, gremita da un pubblico di appassionati che ha seguito i brani della polifonia classica e romantica con entusiasmo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Martedì 20 dicembre 2011 Martedì 20 dicembre 2011 Associazione finalizzata alle estorsioni e alle rapine: sette le condanne. Dodici anni a Gatto “Squarcio”, assolti Perna e Ruà La decisione del gup. Ritenuto estraneo alle accuse anche Osvaldo Cicero SETTE condanne e tre assoluzioni, due delle quali particolarmente “pesanti”. Queste le decisioni prese ieri pomeriggio, in sede di rito abbreviato, dal gup Sabatini, del tribunale di Catanzaro, relativamente al procedimento antimafia denominato “Squarcio”. Si tratta di una vecchia operazione, a suo tempo diretta dall’allora pm della Dda Eugenio Facciolla e portata a termine dalla Squadra Mobile di Cosenza. L'accusa base è associazione di stampo mafioso, finalizzata alle estorsioni, alle rapine e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Ieri il gup ha sostanzialmente accolto le richieste del pm Pierpaolo Bruni, della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che aveva sollecitato appunto sette condanne, per un totale di circa 55 anni di reclusione, e tre assoluzioni. Queste ultime, e qui sta la notizia, ieri hanno interessato i presunti boss cosentini Gianfranco Ruà e Francesco Perna, difesi dagli avvocati Massimo Petrone e Concetta Santo. Anche il gup li ha ritenuti estranei alle accuse a suo tempo avanzate dalla Dda. Assolto anche Osvaldo Cicero, figlio dell’altro presunto boss bruzio “Micuzzo” Cicero. «Abbiamo insistito sull’estraneità di Ruà sin dall’inizio di questa vicenda. Accogliamo con soddisfazione questa assoluzione, che è però giunta dopo tanti anni, nel corso dei quali il mio assistito è stato costretto, anche per “Squarcio”, al 41 bis», ha detto a caldo l’avvocato Massimo Petrone. Gli altri sette sono stati condannati a pene comprese tra i 12 e i cinque anni e quattro mesi di reclusione. La pena più severa è stata inflitta a Mario Gatto. Per lui 12 anni appunto, a fronte però dei 14 richiesti dal pubblico ministero. Claudio Perna è stato condannato a otto anni tondi, proprio per come richiesto dal magistrato. Sette anni di reclusione a testa, invece, e a fronte degli otto anni e otto mesi sollecitati da Bruni, per Antonio Pignataro e Vincenzo Roveto. Cinque anni e quattro mesi di reclusione sono stati alla fine inflitti ad AlfonIl pm Bruni sino Falbo (per lui ne erano stati richiesti otto), Biagio Barberio e Rinaldo Gentile (Bruni aveva chiesto due mesi in più a testa). L'operazione “Squarcio”scattòall'alba dell'19 luglio del 2000. Quel giorno entrarono in azione ben 150 poliziotti. Su disposizione dell'allora pm Facciolla (ora procuratore generale a Catanzaro) furono arrestate dodici persone. Secondo l'originaria accusa gli indagati facevano parte di «un'associazione a delinquere di tipo mafioso, organizzata e diretta da Francesco Perna e Gianfranco Ruà e composta da più persone» che, «avvalendosi della forzadi intimidazionedel vincoloassociativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva», aveva di fatto «la gestione o comunque il controllo di attività economiche e di appalti pubblici». Il collegio difensivo, oltre ai già citati Petrone e Santo, è formato da Cesare Badolato, Giuseppe Bruno, Marcello Manna, Giorgia Greco, Giuseppe Malvasi, Antonio Gerace, Gianluca Garritano, Filippo Cinnante, Cristian Bilotta e Linda Boscaglia. r. gr. TERMINATOR 4 Il Tdl scarcera Ninni Guagliardi LUIGI GAGLIARDI, per gli amici “Ninni”, è stato rimesso in libertà. Lo ha deciso ieri il Tribunale del Riesame di Catanzaro (Scuteri presidente, Perri e Natale a latere) che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Nicola Rendace, del foro di Cosenza. Gagliardi era stato arrestato lo scorso 6 dicembre nel corso dell’operazione “Terminator 4” con l’accusa di aver partecipato, il 9 giugno del 2000, all’omicidio di Antonio Francesco Enzo Sassone nei cui confronti furono esplosi almeno quattro colpi di pistola calibro 3,57, «che - si legge nell’ordinanza firmata dal gip della Distrettuale - ne cagionavano la morte “per tamponamento cardiaco da lesione di arma da fuoco che ha interessato la vena cava nella porzione intrapericardica”». Ruolo di Gagliardi sarebbe stato quello di aver rubato, il 29 maggio del 2000 al parcheggio dell’Unical, la Fiat Uno poi utilizzata per l’agguato. Da qui il ricorso dell’avvocato Rendace, secondo il quale non ci sono gli elementi per ritenere Gagliardi colpevole. Restano invece in carcere Francesco Patitucci e Mario Piromallo. Il Tdl non ha accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa. La decisione è stata presa sempre ieri. r. gr. I fatti risalgono al lontano 2000 Da giovedì A Cosenza si processeranno i minorenni GIOVEDI’ prossimo, 22 dicembre, alle 11 presso il Palazzo di giustizia di Cosenza, verrà inaugurata l’aula istruttoria del Tribunale dei Minorenni di Catanzaro e la Mediazione familiare del Tribunale di Cosenza. Saranno presenti, tra gli altri, il presidente del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, il presidente del tribunale di Cosenza, il procuratore Granieri e il presidente dell’Ordine degli avvocati di Cosenza, Oreste Morcavallo. «E’una grandissima realizzazione storica perchè - ha detto quest’ultimo - è la prima volta che nel tribunale di Cosenza si insedia la sezione del Tribunale peri minorennidi Catanzaro». E così in città si svolgeranno le udienze per i procedimento relativi ai minori. Un’aula di tribunale La Corte di appello rivede la sentenza di primo grado Nessuna violenza sessuale dal padre e dal fratello IN PRIMO grado era stato condannato a sette anni di reclusione con la gravissima accusa di aver abusato della figlia. Ieri la Corte di Appello di Catanzaro (presieduto dal giudice Garcea), sebbene il pg Lia avesse chiesto la conferma della condanna, lo ha assolto con la formula piena, mettendo a questo punto in dubbio la denuncia che a suo tempo presentò la giovane presunta vittima, la quale disse di essere stata violentata dal padre finanche il giorno del suo matrimonio. Si tratta di Antonio A., di Cosenza, difeso dall’avvocato Angela D’Elia, del foro bruzio. Stessa decisione è stata presa nei confronti del fratello della presunta vittima, che in primo grado era stato condannato a quattro anni di reclusione con l’accusa di aver preso parte, insieme al padre, a una delle violenze. Si tratta di M. D. P. (il giovane porta il cognome della madre), di- feso dall’avvocato Antonio Aloe. I due penalisti cosentini in sede di Appello hanno fatto valere la tesi secondo la quale la giovane presunta vittima si sarebbe inventata le violenze per vendicarsi del trattamento ricevuto dalla famiglia in gioventù. Fu infatti costretta a stare in collegio fino all’età di 13 anni. Gli avvocati hanno anche dimostrato, producendo diverse testimonianze, la falsità della violenza che si sarebbe consumata il giorno del matrimonio della presunta vittima. Insomma, nessuna delle accuse ha retto. Di diverso avviso fu, la scorsa primavera, il tribunale collegiale di Cosenza (Garofalo presidente, Ferrucci e Cosenza a latere) che condannò il genitore, di 73 anni, accusato di aver abusato della figlia dal 1999 al 2006, a sette anni di reclusione, e il figlio M. D. P., di 34 anni, a quattro anni di reclusione. Secondo l’originaria ac- cusa (in primo grado sostenuta dal pm Donato) padre e figlio abusarono della giovane all'interno di una baracca. Un altro giorno ancora la ragazza sarebbe stata portata dal padre nella stessa baracca, dove c'era un terreno coltivato. Il genitore quella volta tentò un approccio sessuale durante la raccolta di fichi. La giovane subì la prima violenza quando era ancora minorenne. Denunciò i presunti abusi ai carabinieri dopo che il padre aveva appena scontato la pena (cinque anni e mezzo di reclusione) per le violenze consumate sulla sorella. I giudici del primo grado le hanno dato ragione, quelli del secondo grado no. r. gr. Denuncia in Procura Per Natale regala un momento di benessere «Concorso illegittimo all’Afor» Solarium, Elettrodepilazione Trattamenti anti-age / anti-acne Trattamenti Gomming, Ricostruzione unghie Massaggi linfodrenanti / rilassanti Cromoterapia, Bendaggi, Pressoterapia Peeling, Elettrosauna Cosmetici e profumi Trucco sposa / personalizzato Pacchetti personalizzati a partire da 15 euro L’avvocato Angela D’Elia, del foro di Cosenza, ha difeso il genitore della giovane Via Reggio Calabria, 14 - COSENZA (dietro centro commerciale “i due fiumi”) Tel. 0984.1903377 COME si fa a bandire un concorso all’Afor se l’ente è in liquidazione? Se lo sono chiesti circa 240 dipendenti amministrativi della stessa Afor che hanno presentato un esposto denuncia alla Procura di Cosenza in relazione alla decisione di bandire un concorso per l’assunzione di 66 precari. A detta degli amministrativi, e proprio in considerazione dello stato in cui si trova ora l’Afor, tale concorso è da ritenersi illegittimo. La parola passa dunque alla procura di Cosenza per valutare la regolarità del concorso. L’esposto è ora al vaglio del procuratore Granieri, che deciderà sul da farsi. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 26 Cosenza Rende e dintorni Martedì 20 dicembre 2011 Cerisano. I settori di intervento sono anziani, assistenza domiciliare e prelievi ematici a casa Tre progetti di politica sociale Le iniziative dell’amministrazione comunale illustrate da sindaco e assessore di FRANCESCO MANNARINO CERISANO – Rosario Belmonte è il capogruppo della maggioranza che governa il paese. Ed il sindaco Mancina gli ha affidato l’incarico di curare le politiche sociali. Sono proprio loro due ad esporre, in una conferenza alla Casa delle Culture, nuovi progetti inerenti, appunto, le politiche sociali, che saranno attivati con l’inizio del nuovo anno. Entrambi, Mancina e Belmonte, hanno fornito al pubblico presente importanti informazioni relative ad uno dei settori più delicati della vita sociale del paese. Nella fattispecie hanno, in primis, annunciato che ci saranno due interventi a sfondo socio-assistenziale (“Anziani in famiglia” e “Assistenza domiciliare per persone non autosufficienti”), che sfruttano il piano di interventi previsto dalla Regione Calabria, e uno a sfondo socio-sanitario (“Prelievi ematici a domicilio”), per poi dichiarare che l’amministrazione comunale sta pensando di attivare l’ufficio dei servizi sociali. «Presumibilmente per due mattine e un pomeriggio a settimana», asseriscono. In attesa che il PUA (punto unico di accesso) diventi realtà così come annunciato in settimana congiuntamente dal Comune di Cosenza, dal CSV e dall’Azienda sanitaria provinciale, e che «fungerà da indirizzo, raccolta di esigenze e segretariato sociale, quindi disbrigo pratiche non complesse, prenotazioni visite e via discorrendo». Per Belmonte, «importante è anche l’idea di creare, se ci saranno le giuste condizioni, un fondo sociale di solidarietà, allo scopo di avere sempre da parte un tesoretto da utilizzare solo in caso di forte e riconosciuta necessità». Infine, la notizia che in vista delle festività dedicate al Natale il Comune di Cerisano elargirà un contributo una tantum di sostegno al reddito alle famiglie indigenti. E questo, viene spiegato durante la conferenza per presentazione dei progetti sociali, «usando anche la somma del compenso spettante al dottor Mario Cipolla, al quale ha rinunciato proprio con la volontà di destinarla a scopo sociale». La valutazione delle domande è stata affidata all’assistente sociale dottoressa Emilia Soda. La parte centrale della conferenza ha fatto regi- Un momento della conferenza strare l’intervento della vicepresidentessa della Socialnet dottoressa Elena Nigro, la quale si è soffermata sui due progetti socio-assistenziali, spiegando come si interverrà sul territorio cerisanese, e del presidente della Fraterna Assistenza dottor Giovanni Gentile, che invece si occuperà dei prelievi ematici a domicilio. Durante la loro esposizione pubblica, entrambi hanno auspicato che l’assistenza domiciliare integrata decolli sul serio ed elogiato l’amministrazione comunale di Cerisano per la particolare attenzione riposta nel cercare di stare il più possibile vicino ai più bisognosi, sforzandosi di guardare il più possibile a quelle realtà dove il welfare è particolarmente sviluppato. Slow Food adotta un orto in Africa E' PARTITA l’adozione, da parte della Condotta Slow Food di Cosenza, di un orto in un villaggio dell’Africa con un primo versamento alla Fondazione di 308 euro ricavati dalla serata Terra Madre del 9 dicembre. «Con le prossime iniziative – prosegue la nota – vedremo di arrivare ai 900 euro occorrenti per l’avvio concreto dell’orto». La Condotta Slow food ricorda anche il messaggio delle ultime serate: «mangia locale e di stagione. Evitiamo di comprare frutta esotica e pesci provenienti da migliaia di chilometri». Cerisano. «Palese sproporzione tra incasso accertato e presenza di pubblico» Biglietti, la Primavera chiede lumi Interrogazione del gruppo di opposizione al sindaco sulla vendita dei tagliandi CERISANO - Continua la querelle sui biglietti del festival delle Serre. Se ieri è intervenuto il primo cittadino dichiarando che tutto «è regolare», oggi anticipiamo una interrogazione del gruppo “Primavera cerisanese” che verrà presentata nei prossimi giorni al sindaco ed al presidente dell’Assise. LucioDi Gioiae LuigiSettino scrivono che «in occasione dell’ultimo consiglio comunale si accertava, nell’ambito della discussione sull’assestamento di bilancio dell’Ente, alla voce “proventi concerti festival”,lacifra dieuro11.405».Durante la discussione sul punto, il gruppo politico Primavera Cerisanese, nella persona del consigliere comunale Lucio Di Gioia, evidenziava «la palese sproporzione tra l’incasso accertato e dichiarato dall’Ente e la grande partecipazione di pubblico per gli spettacoli e che lo stesso sindaco, in più occasioni, tramite comunicati e dichiarazioni allastampa, ribadivail successo di pubblico per gli spettacoli offerti». Da qui Di Gioia e Settino hanno avuto modo di visionare i report specifici dei singoli spettacoli (titoli d’accesso per evento), consegnati dall’Ufficio comunale. Tutto ciò premesso, Lucio Di Gioia e Luigi Settino, formulano la seguente interrogazione a risposta scritta: «Chi, per conto del Comune di Cerisano,ha ricevutoincarico diverificare la corretta gestione dell’emissione, distribuzione e vendita dei biglietti; quali le cause di annullamento titoli(biglietti) persingoli spettacolie chi ha accertato e verificato detto annullamento; chiarire le differenze di dati riscontrate nelle schede riassuntive dei titoli per gli accessi agli eventi, in particolare per gli spettacoli Traviata e Guzzanti (presenti due diversi report per ogni spettacolo); quali I termini contrattuali pattuiti, e con chi, per il concerto Bandabardò; quale il costo complessivo del predetto spettacolo ed il relativo incasso tramite biglietti venduti nella serata del concer- Marano P. Principato Libero: «Non coinvolte le comunità» C’è il sì all’Unione dei Comuni Le amministrazioni Tenuta e Guido votano a favore MARANO PRINCIPATO – Ieri il sì ufficiale propedeutico all’Unione dei comuni dei “due Marano”. Tenuta e Guido, insieme alle rispettive maggioranze, hanno votato a favore e deciso che sarà Unione. Le opposizioni si sono astenute invece. In una nota, Principato Libero spiega il perché: «In merito a quanto dichiarato dal sindaco Alessandro Tenuta sul Quotidiano della Calabria esprimiamo il nostro dissenso legato alla mancata partecipazione delle rispettive comunità ad una scelta così importante in ottica futura. Dalle dichiarazioni rilasciate è evidente che siamo di fronte ad una scelta di pochi visto che il sindaco non ha specificato che l’obbligo di esercitare insieme, sotto forma di Unione, determinati servizi al fine di garantire un risparmio nella spesa deglienti localispetta acomuni concittadinanza inferiore a quella delle nostre rispettive realtà, per i quali è invece prevista la facoltà di creare tale organo amministrativo per raggiungere lo scopo di risparmiare». «La legge nazionale 148 del 2011 - continua il documento di “Principato Libero” - non esclude la possibilità di svolgere i servizi in modo comune attraverso forme consorziali o diversi strumenti di gestioneintercomunale purperseguendosempre il fine ultimo di abbassare i costi. Il primo cittadino ha dimenticato anche di specificare che è la stessa legge ad imporre ai comuni che scelgono di intraprendere questa strada di arrivare alla fusione degli enti e non la pseudo-maturazione dei tempi di cui si parla. La relativa perdita delle rispettive iden- Il Comune di Marano Principato tità storico-amministrative, dei confini territoriali e la nuova futura gestione del territorio deve spingerci a cercare un’ampio confronto tra comunità e forze politiche dei rispettivi enti. Sempre da quanto riportato si apprende dell’esistenza di una bozza dello Statuto e del regolamento e ci chiediamo a cosa servail Consigliocongiunto convocatoe, soprattutto, l’intenzione di istituire una Commissione Statuto visto che su spinta del primo cittadino stesso si vuole presentare il tutto giàpreconfezionato ai cittadini e a noi Consiglieri di minoranza. Riconosciamo i benefici che potrebbero scaturire dalla creazione di un’unione, ma chiediamo che siano i cittadini a dover essere coinvolti in prima linea su tale decisione, portando a loro conoscenza tutti gli aspetti che ne derivano. Per poter esprimere il loro punto di vista in merito alla proposta di unirsi, ai servizi che in modo prioritario bisogna esercitare in modo congiunto e così via. Perché non abbiamo dimenticato che gli attori che oggi ci presentano tal modello facevano parte dell’Unione dei Comuni Pandosia definita prima modello di eccellenza e dopo qualche anno fatta scomparire per qualche poltrona mancata». f. man. to e in prevendita (manca report); Il numero esatto di biglietti venduti in prevendita per singoli punti vendita e, quindi, i relativi incassi per singoli spettacoli; quale è la cifra totale di incasso peri biglietti vendutiin prevendita; le procedure con cui si è provveduto all’affidamento del servizio di emissione bigliettied ilsoggetto designato; il numero di biglietti omaggio distribuiti; i criteri e le modalità di distribuzione degli stessi;termini e modalità con cui sono stati assegnati gli spazi interni alle aree spettacolo a soggetti privati per attività commerciali di vendita e somministrazione». f. man. Nel nome di don Peppe Diana Natale resistente contro le mafie RENDE - Il Laboratorio Universitario per l’educazione alla Giustizia e alla cittadinanza attiva, nell’ambito del progetto “Per una pedagogia della resistenza”, con il patrocinio e la collaborazione di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, del Presidio permanente Amici di Pino Masciari dell’Università della Calabria e della Segreteria Generale Università della CISL, organizza per oggi "il Natale resistente". Davanti alla sede della Cappella universitaria, sita sul ponte carrabile cubo 23/B, dalle 11 alle 13, saranno distribuiti volantini augurali con la lettera di Don Peppe Diana, sacerdote ucciso dalla Camorra nel 1991, “Per amore del mio popolo non tacerò”. Nell’occasione sarà promossa anche la campagna di sensibilizzazione (denominata Il Cibo della Giustizia) per favorire la diffusione dei prodotti alimentari delle cooperative che lavorano nelle terre confiscate alle mafie. L’idea è di proporre L’Unical all’Università di Arcavacata l’acquisto, per i servizi di mensa e ristorazione, del cibo antimafia. Dalle parole ai fatti, per costruire la cittadinanza attiva. Saranno presenti Francesco Bossio e Giancarlo Costabile, ricercatori Unical del progetto Pedagogia della Resistenza, Giuseppe Freccia, Segretario Generale Cisl Università della Calabria. r. c. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 32 Cosenza Provincia Martedì 20 dicembre 2011 San Giovanni in Fiore. Barile: «Anche se di piccola portata sono atti che offendono» Tre intimidazioni al sindaco In un mese il primo cittadino fatto oggetto delle attenzioni di malviventi SAN GIOVANNI IN FIORE Ignoti hanno tagliato gli pneumatici dell’auto del sindacodiSan GiovanniinFiore, Antonio Barile, usata normalmente dalla moglie. A presentare la denuncia è stato lo stesso Barile ai carabinieri alla caserma dei carabinieri, lo stesso primo cittadino, che domenica mattina ha avuto la sgradevole sorpresa di trovare tagliate tutte e quattro le ruote della macchina di sua proprietà, una Mercedes Classe A, normalmente usata dalla moglie e parcheggiata davanti alla propria abitazione. «Fare il sindaco di un paese difficile dal punto di vista sociale ed economico com'è quello da me amministrato –ha sostenuto Barile – non è cosa facile. Saranno anche gesti di piccola portata, magari frutto dell’azione di vandali e giovinastri che passano il tempo producendo danni agli altri. Almeno spero che si tratti di questo, però sono azioni che offendono». Tuttavia, è scritto in una nota, non è la prima volta che ciò accade. Nel giro di un mese, in altre due occasioni, il sindaco aveva trovato una gomma della macchina tagliata mentre nel gennaio scorso aveva trovato le fiancate della vettura rigate. «Non avevo dato peso a questi episodi – ha aggiunto Barile – anche se questa volta la cosa, sembra essere un segnale più forte». L’episodio di domenica, prosegue la nota, «avviene in un periodo che ha visto acuirsi diversi problemi nella comunità ma, nonostante le problematiche presenti, si tratta comunque di atti vandalici ed offensivi per l’intera cittadinanza». «Questi gesti però – ha concluso il sindaco Barile – non fermeranno la mia azione amministrativa anzi, vado avanti nella convinzione che la nostra opera ci riconsegni una città vivibile e a misura d’uomo». In azione mezzi spazzaneve e spargisale. Impianti chiusi Continua a nevicare in Sila di BERNARDO LONGO SPEZZANO SILA - Continua a nevicare su tutta la Sila, anche a quote più basse, intorno ai mille metri. Nelle località turistiche di Camigliatello Silano e Lorica il manto bianco ha superato i 20 centimetri e mentre sulle cime di Monte Botte Donato e Montescuro la manto nevoso ha superato i 35 centimetri con temperature che sono scese di diversi gradi sotto lo zero nelle ore notturne. Le strade su tutto l’Altopiano Silano sono transitabili grazie al lavoro dei mezzi spazzaneve e spargisale della Provincia di Cosenza. Nevica anche a San Giovanni in Fiore. Intorno ai mille metri di quota sulla statale 107 Silana Crotonese che attraversa la Sila si transita solo con pneumatici da neve o catene a partire da Spezzano della Sila fino a San Giovanni in Fiore. La transitabilità sull’intera Strada Statale 107 Silana Crotonese, al momento, è garantita dai mezzi dell’Anas che stanno ripulendo le strade. Incessante l’opera dei mezzi spazzaneve, lancianeve e spargisale dell’Anas che tentano di rendere per quanto è più possibile sicura la percorribilità sulla SS 107. Spesso, nella gioranta di ieri, il lavoro degli addetti dell’Anas sembrava vanificato dalle abbondanti nevicate che ricoprivano immediatamente il manto stradale con una candida coltre bianca Al momento gli impianti sciistici sia di Camigliatello che di Lorica sono ancora chiusi proprio a causa dell’intensa nevicata ancora in corso. A breve dovrebbe arrivare l’apertura. Il sindaco Barile Vengono contestati i provvedimenti presi nella veste di assessore al Bilancio Lappano, il Pdl attacca il sindaco Il gruppo consiliare critica Biasi: «Ha perso l’orientamento politico» LAPPANO – Per il gruppo consiliare del Pdl, l’attuale sindaco, dopo cinque anni di attività come assessore al bilancio, nella giunta presieduta dal sindaco Romilio Iusi, rinnegherebbe la sua compartecipazione rispetto alle scelte prodotte e manifesta, dopo l’ennesimo richiamo dellaCorte dei Conti sulla qualità gestionale dell’ente, che la responsabilità della cronica ed irreversibile evasione fiscale, dell’ammontare sproporzionato dei residui attivi, del ricorso reiterato alla anticipazione di cassa, del rinnovato disavanzo della gestione di competenza, derivano da chi lo ha preceduto, ovvero, dai sindaci De Rose e Iusi. “Il sinda- co Biasi, già assessore ombra al bilancio, - viene dichiarato in una nota - dimentica che nel 2006 in sede di approvazione di ContoConsuntivo del 2005 la minoranza dell’epoca poneva in evidenza, con una relazione depositata agli atti, lo stato deficitario dell’ente e accordava oltre alla propria disponibilità un termine congruo, di 3 anni, entro il quale si sarebbe dovuto porre rimedio. Dopo quasi quattro anni di sterilità amministrativa – è quanto sostengono sempre i consiglieri del comunali del Pdl - e dopo il puntuale richiamo della magistratura contabile in cui si evidenziavano numerosi richiami si fa ricorso ad un mutuo di 190.000 euro da estinguere in 10 anni con la Sorical a titolo di somministrazione acqua e nel contempo si definivano non riscuotibili le entrate dei proventi dell’acquedotto per un totale di 72.000 euro, imposte evase ovvero non pagate per un totale di 102.000 . La minoranza consiliare del Pdl, già lo scorso anno protocollava una mozione con la quale si chiedevano le dimissioni dell’ assessore al bilancio, del sindaco e dell’intera giunta. Mozione che venne discussa e che, nell’esporre la richiesta, escludeva parzialmente l’assessore al bilancio Biasi dalle responsabilità politicocontabili in quanto neofita ammini- stratore trascinato dai canuti nella poltiglia della gestione storica ed inadeguata comunale. Ma l’iniziato Biasi replicava alla minoranza che la sua responsabilità all’interno dell’amministrazione era piena, come tra l’altro risulta dagli atti . “Delle due l’una - si chiedono infine i consiglieri del Pdl - o il sindaco ha perso l’orientamento e non sa più con chi stare o è sotto coercizione e l’attestazione sono i provvedimenti partigiani di giunta adottati in questi primi sei mesi ed abbondantemente rilevati. Una cosa è inequivocabile, - concludono - tutti appartengono al Pd. Almeno questo non è stato messo in discussione”. Castrovillari. «Riorganizzare le risorse» Castrovillari. «Mai parlato dei programmi» Castrovillari. Erano cinquanta gli indagati Sanità, non piace al Psi Idv non parteciperà l’accordo con le Poste alle primarie Falso ideologico c’è la prescrizione I socialisti: «Uno spreco l’intesa sui ticket» Fuori dal coordinamento di centrosinistra L’inchiesta sull’istituto Alberghiero di LAURA CAPALBI CASTROVILLARI- Il partito socialista interviene sul tema della sanità, definendo uno «spreco» l’accordo con Poste Italiane per pagare i ticket. “Continuano è detto in una nota - le enormi difficoltà per la sanità calabrese a seguito del piano di rientro che sta determinando la chiusura di molti reparti e diversi servizi anche territoriali”. Il Partito Socialista prosegue la nota “che sta più volte denunciando quanto sta accadendo, coinvolgendo i cittadini di Castrovillari e del territorio, si chiede come sia possibile che in questi giorni si sia sottoscritto un accordo tra le Poste Italiane e la Regione Calabria per esternalizzare il servizio del pagamento dei ticket e le prenotazioni per le visite mediche e altre indagini diagnostiche, in un momento in cui bisognerebbe ridurre la spesa tentando di mantenere in essere servizi già esistenti e garantire i livelli minimi di assistenza”. A giudizio del partito socialista di Castrovillari “un protocollo d’intesa e una relativa convenzione con un ente privato come le Poste Italiane, riteniamo essere, in questo momento storico un ulteriore spreco per le casse della sanità calabrese, che dovrebbe invece, a nostro parere, pensare di riorganizzare al meglio le risorse umane già presenti in pianta organica con una ridistribuzione del personale più equa e favorire la cura dei malati a domicilio, migliorando l’assistenza domiciliare e coinvolgendo i medici di medicina generale che operano sul territorio”. La ricetta dei socialisti: “Una migliore erogazione dei servizi sanitari si ha riorganizzando la rete territoriale contestualmente a quella ospedaliera ed emergenza-urgenza, migliorando l’offerta dei servizi, promuovendo la mobilità del personale medico e del comparto sanitario in accordo con i sindacati e utilizzando le risorse strutturali in dotazione del sistema per ottimizzare l’esistente e per garantire servizi di qualità ma soprattutto per garantire il diritto alla salute di tutti noi cittadini”. di NICOLA RUSSO CASTROVILLARI – Il locale circolo di Italia dei Valori non parteciperà alle primarie del centrosinistra. Lo ha comunicato il coordinatore, Vincenzo Fuscaldi, ricordando che l’assemblea cittadina ha deciso all’unanimità di non partecipare alle prossime primarie di coalizione, uscendo al momento anche dal coordinamento del centrosinistra, poiché a loro giudizio, non ci sono le condizioni politiche e programmatiche per un’alleanza. «Il Circolo cittadino di Idv - afferma Fuscaldi - che in un mese ha visto triplicare i suoi iscritti, sin dalla sua nascita era pronto a confrontarsi, nelle varie riunioni interpartitiche del centrosinistra, sulle linee programmatiche, su progetti concreti e fattibili e sulle innumerevoli problematiche che interessano la nostra città. Purtroppo di tutto ciò, in quelle sedi ufficiali, non si è mai discusso, poiché l’attenzione è stata totalmente incentrata sul metodo di scelta del candidato sindaco, discussione anch’essa importante, ma a nostro avviso non fondamentale per unire una coalizione». Italia dei Valori a Castrovillari non ha alcuna intenzione di stringere alleanze a scatola chiusa in quanto c’è la convinzione che non possono più nascere coalizioni costruite solo su una mera fusione a freddo di sigle partitiche, senza una condivisione comune di progetti, programmi ed idee. «La nostra ragione sociale – continua Fuscaldi - è stata sempre quella di rivoluzionare in meglio il sistema politico locale, partendo proprio dalla discussione sui contenuti nell’interesse supremo della collettività. Per questi motivi dunque, usciamo dal coordinamento del centrosinistra, ritenendo più opportuno, ed in coerenza con i nostri valori, posticipare a dopo le primarie, il confronto politico con il resto della coalizione». Intanto Idv continuerà a confrontarsi con le altre forze politiche di centrosinistra fuori dalla coalizione, con le liste civiche cittadine e con tutto il mondo dell’associazionismo. di FRANCESCO MOLLO CASTROVILLARI – Non luogo a procedere per decorso del termine di prescrizione per tutti gli indagati accusati di falso ideologico e assoluzione con formula piena per i reati di truffa aggravata e abuso d'ufficio di cui dovevano rispondere in più Santino Di Stasi e Giuseppe Pucci. Si è conclusa così la vicenda giudiziaria per gli oltre cinquanta indagati per il quali la Procura di Castrovillari aveva chiestoil rinvio a giudizio in relazione a presunte irregolarità su alcuni progetti formativi organizzati dall’istituto alberghiero di Castrovillari e finanziati dall'Unione Europea. All’udienza di ieri il giudice per le udienze preliminari, Annamaria Grimaldi, ha assolto Santino Di Stasi, dirigente scolastico dell'Istituto alberghiero all’epoca dei fatti; Giuseppe Pucci, Pietro Smurra, Salvatore Risoli e Leonardo Genovese amministrativi e docenti nello stesso istituto. Una conclusione attesa, visto che era stato lo stesso pm, in requisitoria, a chiederela prescrizione per tutti capi di accusa contestati agli alti imputati: Maria Rosaria Cavaliere, Francesco Risorto Chiappet- ta, Antonio Cosenza, Elena Citarelli, Michele De Napoli, Daniela Zicari, Agostino Guzzo, Mirella Cruscomagno, Michele Caponigro, Concetta Di Noia, Giuseppe Galima, Marisa Mortati, Gianna Pugliese, Rocco Di Leo, Francesco Ragusa, Emilia Gatti, Elisa Alberti, Pietro Macrì, Loredana Pisarri, Antonio Falbo, Sonia Sarno, Aldo Vincenzi, Giuliano Sangineti, Arturo Falco, Enrica De Cecio, Caterina Calomino, Giuseppe Castriota, Alba Staffa, Carmela Oriolo, Rosa Cerchiara, Gianluca Di Stasi, Francesco Smurra, Silvestro Carrieri, Valerio Pfisterm, Sergio Senatore, Domenico Di Tommaso, Sergio Pedatella, Giuseppina Simone, Giuseppe Sapia, Carmine Salerni, Angelo Di Sanzo, Pierluigi Vacca, Felice Capone, Davide De Septis, Reneè Fusaro, Joanne Denial.Gli indagati (difesi da Mario Rosa e Andrea Bonifati, Ugo Anelo, Roberto Lauro, Patrizia Martino, Maria Antonietta Guaragna, Luca Donadio, Paola Napolitano) erano accusati di avere - dal 2003 al 2005 –offerto, da una parte, e accettato, dall’altra, consulenze professionali senza i titoli necessari e sotto false attestazioni per l’esecuzione del bando. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 34 Cosenza 38 Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893 Rossano Fax 0983.530493 Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901 Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected] Cassano. Coinvolte due diverse famiglie. Uno degli elementi di spicco in carcere nel 2008 Sequestro di beni al clan Operazione della Guardia di Finanza in collaborazione con la polizia valutaria di ANTONIO IANNICELLI CASSANO – Più di 800 mila euro tra beni immobili e beni mobili che si ritengono di provenienza nonlegale sonostati sequestrati a termine di complesse e delicate indagini patrimoniali e finanziarie dagli uomini della Guardia di Finanza di Sibari, guidati dal capitano Antonio Taccardi, che hanno agito instretta collaborazione con il nucleo speciale di polizia valutariadi Roma. Il sequestro, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro perché riconducibile ad attività antimafia e consistentein duemagazzini, un’attività commerciale, una Bmw e più di 200 mila euro in contanti, è stato effettuato ai danni di due nuclei familiari cassanesi strettamente imparentati fra di loro. Sembra che una persona si sia presentato in banca per cambiare banconote per oltre 200 mila euro tutte sporche. Un gesto che non è passato inosservato e che ha richiamato l’attenzione della Guardia di finanza che al termine delle indagini ha sequestrato il denaro oltre a beni per altri 600 mila euro. I risultati dei minuziosi accertamenti eseguiti dai finanzieri hanno consentito al Tribunale di Cosenza – Sezione penale Misure di Prevenzione – di accogliere la richiesta della Dda di Catanzaro e di emettere ai sensi delle norme antimafia un decreto di sequestro di beni finalizzato alla successiva confisca nei confronti dei componenti dei due nuclei familiari. Sulle loro generalità vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti. Le loro bocche sono cucite. L’unica indiscrezione che hanno lasciato trapelare è il fatto che l’elemento di spicco dei due nuclei familiari è una conoscenza delle forze dell’ordine. Nel 2008, infatti, ricordano i finanzieri, la persona ritenuta “elemento di spicco” è stata attinta, nel corso dell’operazione “Omnia”, da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per gravi reati che la collocavano tra i soggetti gravitanti nell’orbita del clan ‘ndranghetista dei Forastefano che operava in territorio del comune di Cassano. I segugi delle Fiamme Gialle diSibari, nel corsodelle loro certosine indagini e capillari accertamenti patrimoniali e finanziari, hanno evidenziato come le condizioni patrimoniali dei due nuclei familiari cassanesi abbiano avuto un incremento tale e non giustificabile dagli esigui redditi dichiarati dai componenti degli stessi due nuclei familiari. Redditi talmente esigui che i finanzieri hanno ritenuto non idonei a “dimostrare la lecita provenienza delle risorse finanziarie utilizzate, sia per l’acquisto dei beni immobili e sia per l’espletamento dell’attività commerciale messa in atto da una ditta operante a Cassano nel settore del commercio al dettaglio di generi alimentari”. Con questa operazione i finanzieri di Sibari ritengono di aver inferto un ulteriore colpo al potere economico della criminalità organizzata della Sibaritide. Un’operazione, sostengono dalle Fiamme Gialle, che è in linea con la strategia del Corpo, cioè quella di investigazioni minuziose che portano, da un lato, a colpire la criminalità organizzatae dall’altro ad aggredire ipatrimoni illecitamente accumulati. Uomini della Guardia di Finanza Le proposte di Dima, Caputo e Orsomarso. Problemi al settore economico e al turismo «Lo Jonio isolato da Trenitalia» di LUCA LATELLA CORIGLIANO –Sono circa un milione di calabresi quelli residenti lungo la fascia ionica e nell’entroterra cosentino, per un bacinoche rappresenta il 50%del territorio calabrese, che dopo l’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, l’11 dicembre scorso, si ritrova in uno stato di forzato isolamento dal resto del Paese, con gravilimitazioni aldiritto allamobilità ed alle dinamiche turistiche, economiche e sociali. E’ la realtà oggettiva di quella che i rappresentanti del Partito della Libertà, ildeputatoGiovanni Dimaeiconsiglieri regionali Giuseppe Caputo e Fausto Orsomarso, definiscono una «menomazione arrecata a questa parte della Calabria, privata dalla sera alla mattina di ogni forma di collegamento ferroviario da Nord a Sud». Nel raccogliere, quindi, la legittima indignazione delle popolazioni e rilanciando la prospettiva di una nuova politica dei servizi di trasporto di cui l’intera Regione aveva ed ha bisogno, Caputo, Dima e Orsomarso, nelle sue vesti di consigliere regionale delegato ai trasporti, hanno inviato una duplice proposta a Trenitalia. Gli esponenti pidiellini hanno chiesto il ripristino della coppia treno ex Intercity 782/785 Reggio Calabria- Milano, da riprogrammare almeno cinque giorni su sette con l’itinerario Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone, Sibari, Cosenza, Paola, Napoli, Roma. E da Roma vetture per Milano e per Torino e viceversa. Come priorità alternativa, Dima, Caputo e Orsomarso hanno sottoscritto la richiesta diripristinare il trenoex Intercity Reggio Calabria-Roma, da far viag- giare almeno cinque giorni su sei e con un itinerario che parte da Reggio Calabria, via Catanzaro, Crotone, Sibari, Cosenza, Paola, Napoli, Roma e viceversa. L’invito netto, dunque, è quello di riprogrammare l’orario almeno con quei treni necessari ai«servizi universali ferroviari». «Nell’orario ferroviario 2011-2012 vanno dunque riconsiderati – sostengono infine Fausto Orsomarso, Giovanni Dima e Giuseppe Caputo – i già limitati servizitrenoad oggimantenutiincircolazione. Le proposte avanzate, sulle quali si auspica e si ritiene probabile una condivisione di Trenitalia, si traducono in indicazioni concrete per una più funzionale riprogrammazione dei treni necessari a garantire i cosiddetti «servizi universali ferroviari», secondo criteri di efficienza e sostenibilità. BREVI Cassano Presentazione libro ciclismo CASSANO – E’ in programma per questa sera, con inizio alle ore 17:30, nel Teatro comunale di corso Garibaldi, la cerimonia di presentazione del libro di Pasquale Golia dal titolo “Inseguendo un sogno rosa” “Edizioni La Rondine” di Catanzaro. La pubblicazione, ingloba il racconto del ciclismo attraverso gli occhi e la penna del giovane cronista al seguito della “carovana rosa”, che ricorda anche i 150 anni dell’Unità d’Italia. m. p. Cassano Sibari. Visita alla location del presepe vivente Villapiana. Tanti episodi di furti Un concorso Studenti tra la natura Fli lancia l’allarme sulle orme dei pastori microcriminalità SIBARI – Gli alunni delle scuole dell’obbligo dell’istituto scolastico comprensivo di Sibari, accompagnati dai docenti e dal dirigente scolastico hanno visitato la location, allestita in piazza S. Eusebio, che ospiterà, il 25 dicembre, il 2 e il 6 gennaio, le rappresentazioni del ventiquattresimo presepe vivente sibarita. Hanno avuto mododi ammirare le varie botteghe e, in alcuni spazi appositamente attrezzati, anche degli animali (un cavallo, una capretta, due oche, delle galline, alcuni pesci) che alcuni bambini hanno visto per la prima volta nella loro vita. Ipiccoli visitatorisonostati molto attratti dalla scenografia tant’è che gli organizzatori sono stati chiamati a rispondere a parecchie loro domande sulle modalità della realizzazione della stessa. Una location totalmente costruita grazie all’apporto dei tanti volontari che hanno dedicato diverse ore del loro tempo libero pur di ottenere ancora una volta quella che «è veramente una scenografia che merita di essere visitata e apprezzata». Gli alunni della scuola ele- di PASQUALE BRIA Gli alunni in visita al presepe vivente mentare e della scuola media, dopo la celebrazione della messa officiata da don Francesco Faillace, sono rientrati nei rispettivi plessi scolastici convinti di aver trascorso una giornata che merita di essere ben ricordata negli anni a venire. a. i. ALTO JONIO – Futuro e libertà chiede interventi contro gli episodi di microcriminalità. Sui recenti episodi di microcriminalità che interessano diversi comuni dell’Alto Jonio, riferiti in particolare ai furti in appartamento e negozi, intervengono in una nota congiunta il coordinatore provinciale di Futuro e libertà per l’Italia Fabrizio Falvo e il responsabile territoriale per l’Alto Jonio Michele Grande, nonché segretario della sezione Fli di Villapiana. «Gli episodi accaduti nelle ultime settimane nell’Alto Jonio cosentino,-scrivono gli esponenti di Fli- nonostante un periodo di relativa calma grazie all’ottimo e continuo lavoro della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, destano grande preoccupazione nella cittadinanza a causa di quella che possiamo definire una vera e propria emergenzadi illegalità». Futuro e Libertà «lancia un duro monito a proposito della questione legata alla sicurezza della popolazione del com- prensorio, poiché in seguito all’aumento esponenziale del numero furti in abitazione (ad Amendolara, Roseto, Montegiordano, Rocca Imperiale ed Oriolo) e tenendo conto della gravità di casi emblematici come quello della rapina al portavalori avvenuta in località Raganello, al confine tra Villapiana Scalo e Sibari, è possibile constatare un aumento, specialmente nell’area costiera jonica, sia dei fenomeni di microcriminalità chedi quelli legati alla criminalità organizzata». Il timore secondo Fli è che «le locali consorterie criminali vogliano impadronirsi del territorio. È necessario evitare -prosegue la nota- che questo accada per difendere le persone oneste che vivono nei paesi dell’Alto Jonio e che rappresentano la stragrande maggioranza. Ciò che chiediamo- concludono Falvo e Grande- è un rafforzamento di uomini e mezzi all’interno delle Forze dell’Ordine nelle varie stazioni già presenti sul territorio. Siamo certamente grati alle forze dell’ordine per il lavoro quotidiano svolto a tutela dei cittadini». sul presepe CASSANO – Il mensile “Prospettive Meridionali” lancia, tra i suoi lettori, il concorso “Natale 2011: Il Presepe più bello”. Tutti coloro che intendono partecipare al concorso devono inviare, entro il prossimo 31 dicembre, la richiesta all’indirizzo del giornale, allegare almeno due foto. a. i. Cassano Premio Lelia Risolé CASSANO – Nell’ambito del vasto e variegato programma di “Natale Insieme 2011”, il Teatro comunale di Cassano Ionio, alle ore 17 di giovedì prossimo 22 dicembre, organizzata dall’associazione Irfea, presieduta da Carlo Rango, ospiterà la cerimonia di premiazione della 3^ edizione del Premio intitolato a “Lelia Risolé”. Gli studenti degli istituti superiori della provincia si sono cimentati con la narrazione scrivendo un racconto breve. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Jonio Martedì 20 dicembre 2011 31 REDAZIONE: Piazza Serravalle, 9 - 88100 Catanzaro - Tel. 0961.792164 - E-mail: [email protected] Il presidente del consiglio comunale difende a spada tratta Scopelliti e ritiene faziosa la delibera Ospedale, proposta bocciata L’atto presentato dal gruppo di D’Amato fa storcere il naso alla maggioranza di AMALIA FEROLETO IL gruppo consiliare di opposizione “Amo Soverato” con il capogruppo Antonio D’Amato e i consiglieri Antonio Matozzo, Antonio Rattà ed Emanuele Salatino ieri pomeriggio hanno tenuto banco in Consiglio comunale con la loro proposta di delibera sul futuro dell’ospedale cittadino volta a salvaguardare il nosocomio da un paventato depotenziamento.Inoltre ilgruppochiedeva dopol’adozione della delibera di convocare un Consiglio comunale aperto con i sindaci del comprensorio, l’Asp, i cittadini, il presidente della Regione. E, checché se ne dica, è una vera e propria contestazione dell’atto aziendale dell’Asp, che fa storcere il naso alla maggioranza . Una proposta di delibera che ha suscitato non pochi mugugni e rimbrotti tra i banchi della maggioranza tanto che il presidente del Consiglio comunale, di Soverato, Sonia Munizzi Pdl (che tra l’altro è vice capo gabinetto del presidentedellGiunta regionale)hatuonato «è pretestuosa e faziosa e va contro il presidente Scopelliti». Ma dai banchi dell’opposizione gli agguerriti consiglieri non si sono dati per vinti. Anzi il capogruppo D’amato ha detto» Non siamo contro Scopelliti - gli vogliamo dire solo di stare attento a quel che fa». D’Amato che ha letto la proposta di delibera in cui si sottolinea come la compagine Pdl -Udc che ora guida il Comune in campagna elettorale aveva rassicurato, propio per bocca del presidente Scopelliti tutta la cittadinanza sul fatto che l’ospedale cittadino sarebbe stato potenziato. Cosa che non è accaduta. Tant’è che si parla di una riduzione di posti letto e chesitende afardiventare il nosocomio cittadino come un presidio diurno. Tutto ciò a fonte di un vasto bacino d’utenza che comprende tutti i paese delbasso Joniodelle PreSerre, della Locride dal momento che l’ospedale di Serra S. Bruno è chiuso e che è stato depotenziato quello di Chiaravalle come ha ribadito Antonio Gallucci D’Amato. Senza contare che ci sono 76 mila abitanti e che «L’equazione ospedale grande= ospedale più qualificato non è vera perchè anche nei piccoli nosocomi ci sono grandi eccellenze». Una vera e propria arringa in difesa del nosocomio cittadino che «deve diventare un gioiello» è arrivata anche dal consigliere Matozzo «C’è un atto aziendale - ha detto -che è in sintonia con la politica ospedaliera. E ci sono difficoltà oggettive a gestire gli ospedali. Ma non si può pensare di concentrare tutta l’utenza sui due poli di eccellenza a Catanzaro e Lamezia. L’ospedale di Soveratova potenziato ma vannoanche tagliati i rami secchi. Di questo passo - ha concluso lapidario Matozzo - l’ospedale è destinato a diventare un ospedale diurno un day surgery». Anche Rattà ci ha dato dentro sottolineando come sia necessario potenziare soprattutto il Pronto soccorso. Mentre Salatino ha ribadito la necessità di mettere in primo piano la salute dei cittadini. l’umanità, e poi i soldi.Aciòha replicatoMunizzidicendo«Sono d’accordo con te, consigliere Salatino ma il presidente Scopelliti è stato costretto a conti ragionieristici dal tavolo Massicci». Aggiungendo anche che sulla sanità l’amministrazione comunale, anche in passato con Mancini ha sempre tenuto alta l’attenzione. Il capogruppo del Pdl, Antonio Gallucci ha sottolineato che « pochi conoscono la realtà della sanità calabrese e loro se ne devono occupare» . Mentre Salvatore Modaffari capogruppo Udc, ha ricordato come di recente proprio il «tavolo Massicci ha assegnato alla Calabria 220 milioni di euro e la Regione rispetterà gli impegni presi». Anche il consigliere di minoranza Antonello Gagliardi ha proposto di potenziare il Pronto soccorso e di porre ai voti la proposta di delibera ma con alcuni emendamenti. Il sindaco Leonardo Taverniti, invece aveva proposto di fare un atto deliberativo unico. Messa ai voti la proposta di D’Amato non è passata ed è stata votata solo dai due gruppi di minoranza. «Pochi conoscono la realtà della sanità calabrese» INTERROGAZIONI Lumi sulle discariche a cielo aperto vicino al campo sportivo PRIMA dei lavori consiliari, come di solito, ieri ci sono state in aula le interrogazioni. In particolare i capogruppo di minoranza Antonio D’Amato ha chiesto al sindaco, Leonardo Taverniti lumi su quelle due discariche vicino al campo sportivo segnalate dai cittadini. Il sindaco ha risposto che dopo l’emergenza maltempo è stato d ripulito il canalone in località “Calderello”, e anche le due discariche si stanno ripulendo e si sta smistando il materiale. Inoltre si sta cercando di ripulire dal fango le strade cittadine. Non solo ma il sindaco ha anche riferito che si sta affrontando anche il problema del riscaldamento nelle scuole, «su cui l’amministrazione comunale ha la massima attenzione». Il consigliere Antonello Gagliardi, invece ha chiesto luni in merito a quella delibera inerente i lavori di ampliamento dell’oratorio presentata dal parroco Don Tobia Carotenuto. Il sindaco ha risposto che la pratica è stata bocciata dalla Regione Calabria. a. f. Il Consiglio comunale di Soverato Iniziativa dell’Osservatorio di Mellea dopo il colpo al clan Una fiaccolata contro la mafia e un Consiglio sulla legalità di DARIO MACRÌ L'Osservatorio Falcone-BorsellinoScopelliti ha dedicato quella che presumibilmente sarà l'ultima conferenza stampa dell'anno solare ad una notizia sicuramente lieta per il comprensorio soveratese e l'intera Calabria: i diciotto provvedimenti di fermo emessi dalla Dda ai danni della cosca Sia-Procopio-Lentini-Tripodi, coinvolta nella cruenta guerra di mafia denominata “faida dei boschi” che da tre anni insanguina parte della costa ionica calabrese e dell'entroterra Catanzarese e Vibonese . Il presidente dell'Osservatorio Mellea ha dunque inteso fare i complimenti agli autori di questa importante operazione di giustizia: il Comando provinciale dei carabinieri, la compagnia dei carabinieri di Soverato e il Comando provinciale della guardia di Finanza, coordinati nel migliore dei modi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. L'idea di Mellea è ora quella di organizzare una fiaccolata contro le mafie al fine di dimostrare la vicinanza della cittadinanza alle forze dell'ordine ed alla magistratura. Tale mobilitazione sarebbe particolarmente opportuna, anche perché le accuse rivolte agli indagati sono pesanti: associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina e ricettazione; ciò, è evidente, può non giovare all'immagine di Soverato a livello nazionale, allorquando tutti i telegiornali hanno riportato tale notizia. Poiché se è vero che in questi casi si tratti di fatti di cronaca “positiva”, poiché evidenziano il buon lavoro delle istituzioni, d'altra parte questi avvenimenti rilevano quanto sia concreta e invadente la presenza delle mafie nel nostro territorio. Se la città reagisse tutta unita, darebbe un importante segnale di senso dello stato: ma, al momento, «pare non ci siano le condizioni per un'adesione cospicua a questa iniziativa» ha aggiunto Mellea. L'Osservatorio ha inoltre richiesto al sindaco di Soverato la convocazione di un Consiglio comunale aperto ai cittadini e alle scuole, per affrontare i temi delicati della legalità e della mafia anche con i giovani. A margine della conferenza, Mellea ha quindi fatto gli auguri di Natale specificatamente ai giornalisti e a tutta la redazione de “Il quotidiano”, sottolineando la sensibilità alle sue iniziative che il giornale puntualmente dimostra. Il presidente dello osservatorio FalconeBorsellino Carlo Mellea Il sindacalista Bombardiero parla dello sciopero per fermare la riforma delle pensioni Infermieri NurSind contro la manovra di GIANNI ROMANO SCENDONO in campo anche gli infermieri della provincia di Catanzaro per dire no alla riforma pensionistica che obbliga a lavorare fino a 66 anni e oltre. «La misura è colma», afferma il segretario provinciale del NurSind, Domenico Bombardiero nell'annunciare che i professionisti della nostra provincia hanno manifestato lunedì contro una manovra che minaccia anche gli operatori sanitari. Pur garantendo la copertura indispensabile dei servizi minimi garanDomenico Bombardiero titi, gli infermieri del nostro territorio hanno voluto sottolineare: «Presenti perché indispensabili; in sciopero perché indispensabile», con un durissimo sos che denuncia la «professionalità ristretta a causa dei tagli». Il NurSind, nel documento di motivazione dell'adesione allo sciopero che è stato distribuito lunedì ai cittadini nelle sale d'attesa di reparti, pronto soccorso e ambulatori, precisa: «Pur consapevoli della grave situazione in cui versa il nostro Paese, riteniamo irricevibile una riforma delle pensioni che porta gli infermieri a lavorare fino a 66 anni e oltre. Ecco perché il Nursind pone una seria di quesiti indirizzati alla politica. «Come è pensabile che una donna (la categoria è composta per l'80 per cento da personale femminile) possa esprimere la sua massima professionalità oltre i 60 anni quando la fatica fisica le ha già usurato la spina dorsale e la tecnologia richiede prontezza d'azione e di elaborazione dati? Come possiamo essere impiegati nell'assistenza diretta 24 ore su 24 nei reparti o a turni nelle sale operatorie fino a 66 anni considerando il blocco del turn over e la difficoltà di conciliare la vita familiare con il lavoro? Come possiamo pensare che a un infermiere di 65 anni si chieda di lavorare 60 notti l'anno e non consideralo usurato? Vivremo fino a quell'età oppure cederemo sotto le complicanze infauste descritte in diversi studi clinici sugli esiti di questo lavoro particolarmente delicato?», sono le domande che il Nursind condivide con i cittadini e rimpalla ai politici. In altra parole: quale livello di assistenza potrà essere garantito da personale infermieristico vicino alla soglia dei 70 anni?” E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Soverato Martedì 20 dicembre 2011 Martedì 20 dicembre 2011 34 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] In manette Marcello Pileggi e la convivente albanese. Ai domiciliari Nicola Procopio Eroina pagata con merce rubata Stroncato un giro di spaccio fra Maida, San Pietro a Maida e Lamezia di PASQUALINO RETTURA HO una «pizza bianca». Fra le tante telefonate intercettate c'era anche questo linguaggio criptico che lo spacciatoreusavaperriferire diavereadisposizione in realtà eroina. Tanta. Tutta «riservata» a una quarantina di tossicodipendenti di Maida, San Pietro a Maida ma soprattutto di Lamezia (Nicastro). In tutto sono stati 12 gli episodi di spaccio appurati dagli investigatori della polizia di Stato di Lamezia le cui indagini alla fine hanno fatto scattare le manette ai polsi per Marcello Pileggi, 43 anni, di Maida, Valdete Shahini detta Milka di nazionalità albanese, 26 anni, convivente di Pileggi e Nicola Procopio, 44 anni, di San Pietro a Maida (quest'ultimo agli arresti domiciliari mentreglialtri duesonoincarcere). E mentre Procopio è accusato diricettazione (avrebbe pagato le dosi di eroina con oggetti rubati) per Pileggi (con precedenti specifici) e la convivente albanese il gip Barbara Borelli ha ordinato la custodia in carcere su richieste del pm Rosanna Esposito. E oltre all'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e ricettazione, Pileggi e Milka devono rispondere anche di estorsione poiché - secondo quanto illustrato in conferenza stampa tenuta al commissariato dal dirigente Antonio Borrelli e dalla vice Lucia Cundari - in alcuni casi i gli assuntori di eroina sarebbero stati minacciati se non avessero pagata la droga. Minacce dirette anche a un minorenne, del tipo: «Paga la droga altrimenti lo diremo ai tuoi genitori che ne fai uso». E sono stati diversi i casi in cui i tossicodipendenti clienti di Pileggi e della convivente sono stati sorpresi dalla polizia durante le indagini appena si erano «bucati» e quindi con la siringa ancora sul braccio. Ogni dose - secondo quanto riferito dagli inquirenti - costava dalle 25 alle30 euro ma nel casoin cui i tossicodipendenti non avevano i soldi gli spacciatori accettavano anche altra merce di scambio, anche di illecita provenienza, come orologi e attrezzi meccanici, che successivamente gli stessi provvedevano a “piazzare”. I ruoli di Pileggi, Milka e Procopio erano ben definiti secondo quanto emerso dalle indagini della squadra investigativa del commissariato. In particolare, Pileggi, una volta acquistata l'eroina «all'ingrosso» (probabilmente a Napoli, quartiere Scampia), contattava telefonicamente gli assuntori, ai quali, utilizzando un linguaggio criptico, proponeva l'acquisto dello stupefacente dando loro appuntamento in specifiche zone della città. La Milka, invece, oltre a «concorrere fattivamente nella cessione dello stupefacente partecipando agli incontri e fissando in prima persona gli appuntamenti dello spaccio», per gli inquirenti si adoperava soprattutto per il recupero del denaro dai «clienti», ai quali, nei casi di ritardi nel pagamento, avrebbe estorto le somme dovute con «estrema violenza verbale e pressanti minacce» e, in alcuni casi, consistenti anche nel rivelare ai genitori congiunti il loro stato di tossicodipendenza. Insomma alla fine gli inquirenti hanno stroncato quello che è stato ritenuto un vero e proprio «mercato dell'eroina» i cui risvolti sono stati scoperti e approfonditi attraverso anche intercettazioni telefoniche e appostamenti, pure in orari notturni grazie ai quali gli investigatori della polizia di Stato lametina riuscivano ad ottenere diversi riscontri oggettivi rinvenendo dosi di eroina addosso ai consumatori dopo l'avvenuta cessione. Minacce ai “clienti” finiti nel tunnel della droga GIRO DI CRONACA Rapinata la banca Unicredit in piazza Rotonda La conferenza stampa del dirigente Borrelli e della vice Cundari Da sinistra: Marcello Pileggi, Valdete Shahini e Nicola Procopio L’indagato avrebbe occultato le armi del presunto killer insieme a Massimo Rondinelli Omicidio Villella, arrestato il basista Ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per Giuseppe Falsia C’È un altro arresto per l'omicidio di Giovanni Villella. Giuseppe Falsia, 39 anni, prima era indagato per concorso in omicidio e porto e detenzioni di armi in concorso. Non essendoci il pericolo di fuga poiché già in carcere da agosto scorso per detenzione di cinque bombe artigianali, la procura non aveva emesso il fermo insieme ad altri due indagati nello scorso fine settimana (Angela Giampà, poi tornata in libertà) e Massimo Rondinelli). Ieri però il gip, Carlo Fontanazza, ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Falsia (fortemente sospettato anche di aver portato il fucile utilizzato per uccidere Villella sul luogo del delitto) che i poliziotti del commissariato gli hanno notificato in cella. Un altro tassello dunque apposto dalla polizia di Stato di Lamezia sulla “tresca” che sarebbe stata ordita per l’eliminazione fisica della vittima. L'ordinanza di custodia cautelare si riferisce però solo al concorso in porto e detenzione di armi. Falsia sarebbe stato il basista dell'imboscata mortale tesa a Giovanni Villella nella tarda serata dal 4 giugno scorso ma, soprattutto, insieme a Massimo Rondinelli, si sarebbero occupati di na- Giuseppe Falsia scondere armi su ordine di Michele Dattilo dopo che quest'ultimo avrebbe ucciso Giovanni Villella fra le 22 e le 23.30 del 4 giugno scorso, tendendo un'imboscata alla vittima con la complicità di Giovanni Giampà, che avrebbe attirato Villella sul luogo della trappola mortale con la scusa di andare a rubare piante nell'azienda vivaistica “Squadrito” di località Pullo di Sant'Eufemia Lamezia, e della moglie della vittima, Pina Jennifer, amante di Giampà. Gli indizi a carico di Falsia sarebbero emersi subito dopo il delitto quando, Dattilo, avrebbe ordinato che si diseppellissero due pistole, un fucile e una mitragliet- ta e che si trasportassero dal terreno di pertinenza di un'azienda, dove erano state occultate, in un terreno di pertinenza di Dattilo per essere sepolte. Dattilo lo avrebbe ordinato alla moglie Angela Giampà che si sarebbe rivolto a Falsia il quale si sarebbe avvalso di Rondinelli. Secondo le ipotesi investigative, infatti, Rondinelli avrebbe assistito Falsia nelle operazioni di scavo per occultare le armi (in un sacco di colore bianco) anche con l'ausilio di una torcia, nonchè dell'assistenza di un'altra persona che sarebbe stato obbligato, suo malgrado, a fare da palo. Operazioni che emergono dall'informativa della polizia di Stato in relazione ai riscontri rinvenienti dalle intercettazioni subito dopo gli arresti di Dattilo, Giovanni Giampà e Pina Jennifer, dalle dichiarazioni rese da due persone interrogate, da un'intercettazione del 22 giugno scorso (18 giorni dopo il delitto) che ha riguardato una conversazione in cui si faceva riferimento a quelli «sorpresi di notte a scavare con l'ausilio di torce» e dagli stretti rapporti fra Dattilo e Falsia che è risultato detenere le chiavi del giardino di Dattilo e avervi libero accesso. DALLA CORTE DEI CONTI Danno erariale Condannato IL PRESUNTO danno erariale parlava di oltre 122.000 euro nei confronti del Ministero delle Politiche agricole e forestali. E ora, Giacinto Gaetano, citato dalla Procura regionale della Corte dei conti a marzo 2010 , è stato condannato al pagamento dell’intera somma. La segnalazione della Guardia di Finanza riguardava l’indebita percezione di finanziamenti pubblici nella sua qualità di rappresentante legale di una ditta esercente l’attività di lavori generali di costruzioni edifici. Ditta che era stata beneficiaria di agevolazioni. Eppure, dagli accertamenti eseguiti è risultato - si legge nella sentenza - che la società risultava praticamente inattiva, non disponeva di una sede operativa e/o amministrativa ed era priva di autorizzazioni e/o beni strumentali e di personale alle proprie dipendenze. Sostasnzialmente la ditta aveva cessato la propria attività e aveva vendutoi propri beni compresii quelli oggettodell’agevolazione. Daqui l’ipotesi della Procura del danno erariale pari all’intero contributo indebitamente percepito dalla società. (t.a.) ERANO le tre del pomeriggio di ieri quando in quattro, con il volto travisato e armati di taglierino, hanno fatto irruzione nella filiale dell’Unicredit di piazza Rotonda in quel momento con qualche cliente all’interno oltre al personale. Sotto la minaccia del taglierino si sono fatti consegnare il denaro contante dalle casse e in pochi attimi sparire. Sembra che i quattro malviventi si siano allontanati a bordo di un’auto guidata da un complice che li attendeva. Un’azione quindi immediata. Fulminea ed evidentemente ben studiata. Fino a ieri sera non era ancora stato stabilito la somma di cui malviventi si sono impos- L’Unicredit sessati. Sembra alcune migliaia di euro. Sul posto per le immediate indagini si sono recati i carabinieri che hanno ascoltato i testimoni (per la maggior parte il personale in quel momento presenter) oltre che eseguire i rilievi. Potrebbe anche arrivare qualche aiuto per l’individuazione dei banditi alcune telecamere esterne. In ogni caso la paura è stata tanta per chi era presente all’interno della filiale posta al centro della città e in una zona molto trafficata, anche se in quel momento non c’era tanta gente in giro. Indagini quindi su diversi fronti da parte dei carabinieri. In ogni caso, dopo un periodo di apparente calma, i rapinatori in città sono tornati. Nei mesi scorsi infatti altre filiali di banche nonchè di uffici postali, ma anche attività commerciali, erano state prese di mira da parte dei rapinatori. p. re. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia 36 Martedì 20 dicembre 2011 REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected] Accolta la tesi difensiva incentrata sull’assoluzione dall’accusa di mafia nel processo Herakles Beni restituiti al fratello del boss La Corte d’appello revoca la confisca delle proprietà già tolte a Roberto Russelli HYDRA di ANTONIO ANASTASI LA CORTE d'Appello di Catanzaro, in accoglimento del ricorso dell'avvocato Giuseppe Spinelli, ha restituito i beni che erano stati confiscati ai sensi della normativa antimafia a Roberto Russelli, 34enne fratello del presunto boss Leo. I sequestri erano scattati nel novembre 2009 nell'ambito dell'operazione Dirty Investiments, prosecuzione dell'inchiesta Herakles-Perseus sotto il profilo dell'aggressione ai patrimoni del clan Russelli del quartiere Papanice. Al giovane, in particolare, furono tolti la società Rugi, con sede legale a San Giovanni Lupatoto, nel Veronese, un autocarro, conti correnti bancari e libretti postali. Su uno dei conti bancari, in particolare, era depositata una somma di 242.632 euro. Tutto restituito, essendo stata revocata la confisca. Dagli accertamenti riportati nel provvedimento emesso dalla Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale penale di Crotone era emerso che Russelli sarebbe «organicamente inserito nella consorteria criminale dei papaniciari» in quanto «stabile e autorevole membro della più vasta alleanza delinquenziale delle diverse organizzazioni operanti nei singoli comuni crotonesi; in particolare, significativi - è detto ancora nel provvedimento - risultano i legami intessuti fra i Papaniciari e i “locali” di Isola Capo Rizzuto e Cirò». Ma nel processo Herakles, nel marzo 2010, Roberto Russelli è stato assolto, e la sua assoluzione è stata peraltro confermata in Appello. Da qui prendeva le mosse il ricorso dell'avvocato Spinelli, teso a dimostrare che i beni erano frutto di attività lecite. «Non può certo negarsi - è detto, infatti, nel provvedimento firmato dal presidente della Corte d'Appello di Catanzaro, Maria Teresa Carè - che l'arresto dell'appellante nell'ambito dell'operazione Perseus costituisca un dato significativo per i fini che qui interessano, ma va anche detto che egli è stato assolto dall'imputazione più grave a suo carico». E ancora: «quanto ai sospetti sulla legittima provenienza dei suoi beni, occorre non invertire l’ordine logico che deve necessariamente essere seguito: è dall’indizio di appartenenza del proposto ad associazione mafiosa che possono derivare congetture e sospetti in ordine alla provenienza dei beni». Tra le argomentazioni che erano alla base della confisca quella per cui la Rugi, che ha presentato una sola dichiarazione dei redditi nel 2007, aveva evidenziato un volume di affari notevolmente inferiore a quello degli acquisti. Il carattere fittizio dell'attività, secondo gli inquirenti, deriverebbe dalla totale assenza di mezzi e capitali, dal mancato reperimento della documentazione aziendale e dalla sotto- Raffica di richieste di rito abbreviato L’ingresso del quartiere Papanice, dove, secondo gli inquirenti, opera il clan Russelli scrizione di un contratto con una società partecipata per un importo particolarmente elevato. Quale prestanome di Russelli e partecipe dell'illecito reimpiego di proventi illeciti attraverso l'attività d'impresa gli inquieti indicavano Alfonso Giardino, già coinvolto in una presunta associazione a delinquere dedita all'emissione di fatture false da parte di imprese edili con sede nel Veronese. Indagata era anche la moglie di Russelli, Immacolata Martino, che nonostante la mancanza di reddi- Interrogati a Milano anche nuovi testimoni Il prossimo 20 gennaio sarà risentita la figlia di Lea Garofalo DOVREBBE essere risentita il 20 gennaio, Denise, la figlia di Lea Garofalo, la testimone di giustizia scomparsa due anni fa a Milano e probabilmente uccisa e sciolta nell'acido. La giovane di 19 anni, figlia della donna vittima del caso di lupara bianca e del principale imputato, l'ex convivente Carlo Cosco, dovrà presentarsi in aula ed essere nuovamente interrogata, assieme agli altri testimoni già sentiti nelle precedenti udienze. Lea Garofalo La Corte d'Assise di Milano presieduta dal giudice Anna Introini, l'1 dicembre scorso, dopo la nomina di Filippo Grisolia come capo di gabinetto al Ministero della Giustizia, ha accolto, infatti, la richiesta delle difese di non mantenere valide le testimonianze a causa del cambio di composizione della corte. Ieri sono stati interrogati in aula dal pm della Dda, Marcello Tatangelo, alcuni nuovi testimoni. La titolare della lavanderia dove uno degli imputati, secon- do l’accusa, avrebbe portato a lavare un giubbotto sporco di sangue e i dipendenti di un cantiere edile dove, sempre secondo l’accusa, dovrebbe essere stata torturata Lea Garofalo, in un box affittato dall'ex convivente. Denise dovrebbe tornare quindi in aula il 20 gennaio, mentre Marisa, la sorella di Lea, sarà sentita il 23. La ragazza, che si è costituita parte civile contro il padre, nelle scorse udienze aveva raccontato la sua angoscia per essere stata costretta a vivere con il presunto assassino della madre, con la paura di «fare la stessa fine della persone che più amava al mondo». Lea Garofalo, secondo quanto emerso dalle indagini, è stata uccisa a causa della sua decisione di collaborare con la giustizia e il cadavere sarebbe stato sciolto nell'acido in un terreno nel comune di San Fruttuoso, vicino a Monza. Accusati dell'omicidio, oltre a Carlo Cosco, sono altri cinque uomini. ti ha contratto un mutuo bancario di 122.000 euro per l'acquisto di un appartamento a San Giovanni Lupatoto. I beni erano cointestati ai coniugi e sono stati restituiti. Terzo interessato era Giardino, difeso dall’avvocato Aldo Truncè. RAFFICA di richieste di rito abbreviato nel processo Hydra, approdato ieri al vaglio del gup distrettuale Tiziana Macrì. Nell'ambito procedimento a carico delle nuove leve del clan Vrenna, come già riferito dal Quotidiano, il pm Antimafia Pierpaolo Bruniha chiestoil rinvio a giudizio per 22 persone, tra le quali l'ex assessore provinciale Gianluca Marino, dimessosi in seguito al clamore suscitatodalla retata del gennaio scorso e da un avviso di garanzia a suo carico. Sono gli stessi imputati per i quali un mese fa si conclusero le indagini. Quelle accuse costituiscono il fulcro del panorama di elementi al vaglio di una commissione d'accesso antimafia insediatasi nell'agosto scorso alla Provincia e restano ancora in piedi nella richiesta di rinvio a giudizio. Hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato gli imputati Pasquale Crugliano (difeso dall'avvocato Aldo Truncè), Carmelo Iembo, Antonio Vrenna, Giuseppe e Leonardo Passalacqua, Domenico Bevilacqua, Antonio Manetta (difesi dall'avvocato Mario Nigro), Youness Zari (avvocato Giovanni Scafò), Francesco Passalacqua (avvocato Giovanni Allevato), Massimo Zurlo, Armando Taschera, Giuliano Napoli, Giuseppe Mesuraca, Claudio Covelli, Salvatore Ciampà (classe '80). Per quanti hanno optato per il rito ordinario, tra cui l'ex assessore, la decisione è prevista per il prossimo22 dicembre.Sisono costituiti parte civile Comune e Provincia di Crotone e Camera di Commercio (sono, infatti, numerosi i capi d'imputazione relativi a danneggiamenti ai danni di esercizi commerciali) nonché alcuni collaboratori di giustizia i cui familiari subirono intimidazioni. A quest'ultima richiesta, in particolare, si è opposto l'avvocato Nigro. Altre richieste di rito abbreviato potrebbero essere formulate oggi essendo state stralciate le posizioni di quattro imputati. a. a. L’imputato: «Presidente della Corte incompatibile» Delitto Dragone Abramo ricusa un giudice NUOVO colpo di scena nel processo Grande Drago, stavolta davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro, davanti alla quale è rimbalzato il processo in seguito a una decisione della Corte di Cassazione del novembre 2010. Giovanni Abramo, unico imputato per l'uccisione, avvenuta nel maggio 2004, del boss di Cutro Antonio Dragone, imputato la cui assoluzione era stata annullata con rinvio davanti a una sezione diversa da quella che nel dicembre 2009 azzerò una condanna a 28 anni inflittagli in primo grado, ha chiesto la ricusazione del giudice Maria Vittoria Marchianò, la cui dichiarazione di astensione per incompatibilità è già stata respinta dal presidente della Corte d'Appello. Abramo è assistito dagli avvocati Gianni Russano, Salvatore Staiano e Gregorio Viscomi. I legali rilevano che l’incompatibilità deriva dal fatto che il giudice Marchianò ha svolto funzioni di gip nell’ambito del processo Scacco Matto (in cui Abramo è stato assolto) alcuni atti del quale sono confluiti nel processo Grande Drago. La sentenza della Cassazione accoglieva il ricorso del pg Sandro Dolce che condusse le indagini preliminari ma anche il processo di primo e secondo grado. L'inchiesta, già scissa in due tronconi (il filone dell'associazione mafiosa ha portato a una raffica di condanne per il racket imposto in Emilia), ha inglobato importanti tasselli provenienti dalle dichiarazioni dei nuovi pentiti di 'ndrangheta, in particolare quelle di un ex affiliato alla cosca Grande Aracri, Angelo Salvatore Cortese, che in aula ha indicato peraltro tutti i presunti membri del commando che uccise Dragone. a. a. IL CASO Un colpo di pistola in aria davanti al Bounty UN COLPO di pistola in aria è stato esploso da sconosciuti dinanzi al Bounty, noto pub sul lungomare. Forse si è trattato di un “avvertimento” nei confronti del titolare. Almeno secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Crotone, diretti dal capitano Antonio Mancini, che indagano sull'episodio, probabilmente da ricondurre a un diverbio tra il gestore e alcuni avventori in relazione a delle consumazioni. Consumazioni che forse sono state pagate dopo un diverbio. Fatto sta che qualcuno, quando il locale era ormai chiuso e dentro si trovava soltanto il gestore, ha sparato in aria un colpo di pistola, con ogni probabilità a scopo intimidatorio. Il reato per cui i carabinieri stanno procedendo è quello di porto d'armi illegale in concorso. Il percorso di interpretazione battuto dagli investigatori è un’ipotesi per corroborare la quale, in questa fase delle indagini, si cercano testimonianze. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone Rocca di Neto. La testimonianza di Corigliano: «Ho sentito puzza di bruciato e ho spento le fiamme» Solidarietà dopo l’intimidazione Consiglio comunale straordinario sull’incendio del portone del vicesindaco di SALVATORE FABIANO ROCCA DI NETO - Atto intimidatorio a Rocca di Neto nei confronti del vicesindaco, Giovanni Corigliano. Alcuni ignoti. nottetempo. fra sabato e domenica scorsi, hanno cercato di dare fuoco alla porta della sua abitazione, fortunatamente senza gravi conseguenze. Si è trattato senz’altro di un gesto ignobile che ha sconvolto la tranquillità della comunità rocchitana. «Di notte, alle ore una, ho sentito odore di plastica bruciata. Quindi, pensando che avessero dato fuoco a qualche cassonetto della spazzatura, mi sono affacciato dal mio balcone e mi sono accorto che invece si trattava della mia porta – racconta Corigliano – allora mi sono precipitato subito giù e ho provveduto a spegnere imme- diatamente le fiamme. L’unica in casa a rendersi conto dell’accaduto è stata mia moglie, mentre i miei tre figli, per fortuna, non si sono accorti di nulla. L’indomani mattina ho chiamato i carabinieri che hanno provveduto ad effettuare tutti gli accertamenti del caso. Non ho idea di chi possa essere stato perché personalmente non ho mai ricevuto alcuna minaccia». Il vicesindaco ringrazia l’amministrazione comunale di Rocca di Neto, tutto il mondo politico calabrese e la cittadinanza rocchitana per gli attestati di solidarietà e si rammarica profondamente per questo vile gesto che ha minato la serenità della sua famiglia durante questo periodo di feste natalizie. Decisa la reazione del sindaco,Luigi Marangolo, che ha con- Melissa. Convegno sulle leucemie Il dramma familiare finisce in un libro di TIZIANA SELVAGGI MELISSA - Si è parlato di leucemie durante il convegno “Leucemie vissute… parliamone” organizzato dalla Misericordia. Un convegno che ha avuto il pregio di informare su alcune tra le più gravi malattie come le leucemie ma che ha voluto parlare anche di supporto ai malati e alle loro famiglie. Moderatore Antonio Murano, governatore della Misericordia di Torre Melissa, che ha fortemente voluto quest’incontro, anche per aver vissuto, nel suo ruolo di infermiere professionale, le difficoltà di chi affronta tali patologie. Ad informare le tante persone intervenute è stato Giuseppe Console, specialista in Ematologia generale e dirigente medico al Centro Trapianti di midollo osseo “Neri” dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria. Console nella sua chiara esposizione ha parlato dei diversi “tumori ematologici”, della loro incidenza in Italia e in Calabria, dei fattori di rischio, dell’importanza di una diagnosi tempestiva concludendo con le varie terapie possibili per contrastare il male come la chemioterapia o la radioterapia, un’attenzione particolare l’ha dedicatapoi altrapianto midollare. Toccante è stato l’interven- to di Graziella Bazzoni, madre di Vincenzo, morto a causa della leucemia. Graziella ha presentato in questa occasione il libro “Ha ragione Vincenzo”, un libro attraverso il quale ha deciso di mettere la dolorosa esperienza vissuta con il figlio, a disposizione di altri malati e altri familiari, un impegno che svolge anche come presidente dell’associazione Le.Viss. (leucemie vissute) e membro dell’Ail (associazione italiana lotta alle leucemie linfoma e mieloma). I vari momenti della serata sono stati intervallati proprio dalla lettura di alcuni brani del libro scelti per ricordare la quotidianità della malattia, dei reparti ospedalieri, dell’amore, della preoccupazione e della sofferenza imbrigliate per necessità nella sterilità ospedaliera. Alla serata hanno preso parte il sindaco di Melissa, Gino Murgi, che ha elogiato l’intervento della mamma di Vincenzo: «è da lodare –ha detto – chi nella sofferenza ha la forza di farsi incontro agli altri per fare dono della propria tragica esperienza». Di donazione ha poi parlato don Stefano Cambria, parroco di Torre Melissa e correttore spirituale della Misericordia, ricordando che tanto l’antropologia cristiana che quella razionale parlano di essere come “essere per”,“essere con”. Rocca di Neto. In seguito alla nomina del nuovo assessore Panetta capogruppo Pd subentra a Barretta ROCCA DI NETO - Francesco Panetta è stato eletto nuovo capogruppo del Pd in seno al consiglio comunale. La decisone è maturata in seguito a una riunione del gruppo consiliare, a cui hanno partecipato il vicesindaco,Giovanni Corigliano, l’assessore Raffaele Barretta ed il consigliere FrancescoPanetta, mentrerisultava assente l’altro consigliere Tommaso Blandino. Durante l’incontro Barretta ha rassegnato le proprie dimissione motivandole col fatto che, in seguito alla sua fresca nomina ad assessore al Bilancio, all’Urbanistica ed al Territorio, era necessaria una sterzata di cambiamento dando un nuovo volto alla figura del capogruppo. Così dopo una serie di consultazioni il gruppo ha deciso all’unanimità di nominare Panetta come nuovo capogruppo. La riunione si è conclusa con i presenti che, dopo un’attenta analisi del lavoro amministrativo fin qui svolto, hanno espresso l’intenzione di sostenere l’amministrazione Marangolo nel pieno rispetto della volontà degli elettori. «Accetto con piacere - ha detto Panetta questo incarico, anche se subentro in un momento particolare del partito, visto le beghe interne che hanno contraddistinto l’ultimo periodo. Spero che la mia nomina possa fungere da collante tra le varie areedel partitoe l’amministrazione. Il compito che mi aspetta sarà arduo, ma opererò con determinazione». s. f. dannato duramente l’accaduto definendolo «un attacco diretto e immediato alle istituzioni e alla democrazia e conseguenza di un odio politico che molte volte in passato ha istigato qualche balordo a compiere gesti del genere». Poi Marangolo aggiunge che l’amministrazione comunale non si lascerà condizionare dall’accaduto continuando ad operare per il bene di Rocca di Neto. Intanto, il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Ferrarelli, ha provveduto alla convocazione straordinaria del consiglio comunale per il prossimo 22 dicembre per discutere dell’accaduto e per esprimere totale solidarietà al vicesindaco Corigliano. Non cessa, dunque, l’escalation violenta ai danni degli amministratori del Crotonese. Il portone finito nel mirino E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone 39 Provincia Martedì 20 dicembre 2011 23 Martedì 20 dicembre 2011 REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected] Palazzo Luigi Razza Il giudice lo scarcera Ricadi Errore sui conti: in cassa oltre Il sindaco Giuliano: «La mia Sorpreso droga un milione di euro in meno è un’amministrazione civica» coninlaauto a pagina 24 a pagina 29 e arrestato A deporre in aula sono stati l’anestesista Ciampa e l’infermiere Matera Sfilano altri testi dell’accusa Al processo bis per la morte della 16enne di Polia, Eva Ruscio di GIANLUCA PRESTIA DUE i testimoni dell'accusa escussi ieri mattina al processo “Eva Ruscio bis” sulla morte della 16enne di Polia avvenuta la mattina del 5 dicembre del 2007 e per il quale risulta imputato l'anestesista Francesco Costa, all'epoca dei fatti in servizio presso l'ospedale “Jazzolino”di Vibo,teatro della tragedia. E per entrambi i testi il tribunale, su richiesta delle parti civili e col consenso di pm e avvocato della difesa, ha proceduto all’acquisizione delle deposizioni rese durante l'interrogatorio ai carabinieri i giornisuccessivi al decesso. Il primo ad essere sentito in aula è stato un altro anestesista Carlo Antonio Ciampa il quale ha risposto alle domande del pubblico ministero Maria Gabriella di Lauro, a quelle dei rappresentanti di parte civile (Giuseppe Arcuri, Francesco Martingano, Ettore Trielli, Giuseppe Pizzonia e Ercole Massara) e, infine, a quelle dell'avvocato Giuseppe Altieri, difensore dell'imputato. Una testimonianza frammentata, la sua, caratterizzata da diversi “non ricordo” anche se in riferimento alle fasi concitate in sala operatoria ha parlato di «discussione professionale tra gli otorini e gli anestesisti» sulle modalità d'intervento sulla giovane aggiungendo che, dopo che la ragazza era spirata, la crisi isterica di Costa si era verificata, ed evidenziando, però, che lo stato di agitazione era presen- teintuttele personechesitrovavanoin quelmomentonella sala le quali erano rimaste scosse per l’accaduto. Successivamente è stata la volta dell'infermiere Giuseppe Matera che ha prestato servizio la notte tra il 4 e il 5, quando, cioè, Eva aveva accusato una crisi respiratoria ed era stata sottoposta ad un trattamento terapeutico da parte dell'otorino Gianluca Bava. «Alle 23,00 la ragazza è stata accompagnata da una signora in medicheria. Diceva di non riuscire a respirare. L'ho, quindi, fatta accomodare ed ho subito chiamato il dottore Bava in quanto avevo notato - frase pronunciata dopo la contestazione dell'avvocato Arcuri - il gonfiore. Le è stato dunque, somministrato un cortisonico, l'Urbason per endovena e per flebo». Ha, poi, ricordato che nel momento in cui stava «somministrando i farmaci è venuto in sala un medico del reparto di chirurgia al quale ho detto che non potevo allontanarmi in quanto stavo gestendo situazione emergenza». Matera ha, successivamente, riferito che la ragazza «parlava a fatica, anche a gesti, e mi diceva che stava male» aggiungendo che, in seguito, il dott. Bava ha effettuato una puntura all'interno del cavo orale della 16enne nel tentativo di far fuoriuscire il pus ma, «constatandone l'assenza, è stato deciso un trattamento diverso con somministrazione di Toradol. Intorno alle 2.00 l'otori- Prossima udienza il 23 gennaio Il palazzo di giustizia di Vibo Valentia no mi ha detto di chiamare i genitori che si trovavano a casa e la telefonata è avvenuta tramite una terza persona, il collega Vito Ruscio (parente dei genitori di Eva)». Lo stesso ha aggiunto che sempre «il dott. Bava aveva chiamato l'anestesista Francesco Miceli per avere sicuramente una consulenza, dopo di che lo stesso ha telefonato al primario Domenico Sorrentino. Ho assistito alla visita di Miceli ma non ho ascoltato cosa si è detto con Bava. Ho sentito solo che dopo il consulto le vie aeree della ragazza erano libere». Rispondendo alle domande dell'avvocato Martingano il teste ha riferito che la somministrazione della terapia ordinaria era avvenuta, come da prassi, nel pomeriggio, mentre quella eseguita da lui era stata avvenuta successivamente e comunque, sempre prescritta dal medico. Alle 23, quando è venuta da me Eva,ho notato che il gonfiore era enorme e ho, pertanto, chiamato subito il dottore Bava». L'avvocato Altieri si è soffermato sulla telefonata tra Bava e Sorrentino, avvenuta verso l'1,00 circa. «Il primo, che non ho visto se si è servito della cartella clinica - ha raccontato - lo avvisava dell'eventualità di procedere ad eseguire una tracheotomia nel caso la situazione fosse peggiorata», ma «dal quel momento in poi e fino a quando non sono andato via, alle 7,00 del 5 dicembre, la ragazza non è stata più visitata». A questo punto il presidente del Tribunale monocratico, Roberto Lucisano, ha sospeso il dibattimento rinviando il processo al 23 gennaio prossimo in cui saranno chiamati a deporre i consulenti Vacchiano e Giuliano che eseguirono l'autopsia sul corpo di Eva. UN giovane di 28 anni, disoccupato, incensurato, è stato arrestato dai carabinieri di Vibo Marina con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Arresto che rientra nell’ambito di un potenziamento dei servizi di controllo del territorio disposto dal comandante provinciale dell’Arma Daniele Scardecchia in vista delle festività natalizie. Il ragazzo è stato sorpreso mentre trasportava oltre 50 grammi di marijuana a bordo della propria macchina. Durante di controllo, i militari insospettiti dall’atteggiamento nervoso e schivo di Marco Alviano, una volta che lo hanno identificato hanno deciso di perquisire lui ed il mezzo per vedere quale fosse la ragione di tanta agitazione. Una perquisizione minuziosa che ha consentito agli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia di rinvenire, dentro ad un cassetto della macchina, una busta di quelle che si usano per conservare i cibi sottovuoto contenente 50 grammi di droga, già pronta per essere divisa in dosi. La conservazione sotto vuoto non consente infatti ai cani di sentire l’odore, ma lo stupefacente è stato rinvenuto dai militari. Processato per direttissima il giudice monocratico del tribunale di Vibo Giancarlo Bianchi, ha convalidato l'arresto e ha scarcerato senza alcuna misura il ventottenne, in accoglimento della richiesta presentata dal suo legale, l’avvocato Francesco Muzzopappa, fissando il processo all’8 marzo per i termini a difesa. Il pm Domenico Folino aveva chiesto la misura in carcere. OPERAZIONE CERBERO In quattro scena muta davanti al gip Zangone, Romano, Tranfo e Pugliese si avvalgono della facoltà di non rispondere SI sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari di Catanzaro Assunta Maiore e a quello di Vibo Valentia, per rogatoria, Carlo Fontanazza di Lamezia Terme, gli ultimi quattro indagati in attesa di essere sentiti dal magistrato e coinvolti nell’operazione “Cerbero”che ha portato alla luce un presunto traffico di sostanze stupefacenti nel comprensorio di Tropea e Ricadi. A non rispondere alle domande del gip sono, quindi, stati Nicola Zangone, 24enne di Tropea (difeso dall’avvocato Sandro D’Agostino); Saverio Tranfo, 25 anni di Tropea (avv. Giovanni Vecchio); FrancescoRomano,25 anni,diBriatico (avv. Giuseppe Bagnato, ieri sostituto dal collega Patrizio Cuppari), e Domenico Pugliese (avv. Michelangelo Miceli e Cuppari). Per gli ultimi tre l’interrogatorio si è svolto presso il tribunale di Catanzaro, mentre per quanto concerne Zangone è avvenuto nell’ospedale civile di Lamezia Terme in quanto il giovane è attualmente ricoverato nel reparto di ortopedia in seguito alla frattura di entrambe le caviglie che si è provocato nel tentativo di sfuggire ai carabinieri in occasione del blitz avvenuto la mattina del 14 dicembre scorso. Il giovane, infatti, alla vista dei carabinieri ha cercato di sottrarsi alla cattura lanciandosi dalla finestra secondaria della sua abitazione sita al primo piano. Per lui si è, quindi, rivelata rovinosa la caduta da tre metri di altezza. Il provvedimento a firma del gip Maiore gli è stato, infatti, notificato presso il presidio ospedaliero di Vibo Valentia. L’indagine ha preso spunto da un danneggiamento ai danni di un imprenditore. I militari della Benemerita erano riusciti ad individuare i presunti autori materiali. Messi sotto intercettazione con il sospetto che di una presunta attività estorsiva, gli inquirenti hanno, invece, scoperto il traffico di droga con migliaia di euro andavano ad arricchire le casse dell’organizzazione, formata dal gruppo familiare degli Accorinti, che aveva iniziato a svilupparsi sul territorio. Sodalizio che si affidava, nelle attività di spaccio, a personaggi sconosciuti a polizia e carabinieri. I cosiddetti insospettabili. Professionisti, impiegati, semplici cittadini. Essi rappresentavano lo stadio finale del traffico: cioé lo smercio che avveniva sempre più spesso nei villaggi turistici della fascia costiera compresa tra Briatico e Ricadi. gl. p. La conferenza stampa dell’operazione Cerbero E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 7 Storia d’amore fatale per il calciatore Cotroneo Il pentito: ucciso per il legame con la donna di un latitante LOCRI Il calciatore Vincenzo Cotroneo ucciso dal marito della sua amante, un uomo d’onore dei clan della Locride. Lo rivela l’ultimo pentito di mafia, cui nome resta top secret per ragioni di sicurezza personale. Il goleador del Locri è stato assassinato per aver tenuto un comportamento poco rispettoso. Aveva intrecciato una love story con la moglie di un sicario della ‘ndrangheta. Gli inquirenti sono al lavoro per trovare i primi riscontri. Il collaboratore di giustizia, secondo indiscrezioni trapelate, è stato per lungo tempo un personaggio solito muoversi nel sottobosco del crimine organizzato, dunque, agli occhi degli investigatori, è una fonte bene informata e attendibile. Il pentito ha riferito anche il nome del killer. Quando entra in azione per far fuori Vincenzo Cotroneo, nella periferia di Bianco, era un latitante a cui carabinieri e polizia davano la caccia in ogni angolo. Per consumare l’agguato, il fuggiasco si avvalse di un complice. Era la notte del 19 marzo 2006. Il centravanti del Locri aveva appena compiuto 28 anni. Pochi attimi prima era stato a una festa di compleanno. A notte fonda, però, s’infila in macchina per fare rientro a casa. Non sa che lungo il tragitto, appostati dietro un albero, due uomini lo attendono per ucciderlo. Afferra il cellulare, digita un numero. Parla con la fidanzata. All’ultima curva, in aperta campagna, i sicari gli spuntano davanti e fanno fuoco con pistola e fucile. Raccontano le indagini che pochi mesi ancora e si sarebbe sposato con una ragazza di Africo. Raccontano che le sue ultime parole furono proprio per lei. «Mi ammazzano», le disse al cellulare quando i sicari iniziano a sparare. Quella frase è stata intercettata dagli inquirenti. I dialoghi del calciatore erano costantemente registrati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. Gli investigatori erano certi che l’imbianchino con una sfrenata passione per il calcio fosse in possesso di alcuni particolari inediti sulla morte di Francesco Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale della Ca- Il sicario di un clan si sarebbe vendicato del tradimento MISTERO A destra Vincenzo Cotroneo, centravanti del Locri ai tempi in cui fu ucciso nella periferia di Bianco labria assassinato nell’ottobre 2005 a Palazzo Nieddu del Rio: la pistola impugnata per far secco il politico a Locri era già stata utilizzata per sparare cinque colpi contro la serranda di un bar nel cuore di Bianco. Era della famiglia Cotroneo. «Doveva essere sentito dai magistrati, forse lo hanno ucciso perché testimone scomodo», rivelarono dopo l’agguato quelli dell’antimafia. Oggi, cinque anni dopo, prende piede l’ipotesi investigativa del delitto a sfondo passionale. Un collaboratore di giustizia ha svelato ogni retroscena di quell’uccisione. Ha riferito agli investigatori che l'uomo che assassinò selvaggiamente Vincenzo Cotroneo era accecato dalla rabbia e mosso dalle regole d’onore dell’onorata società, di cui era parte integrante. Dietro quel delitto, a suo di- re, si nasconde l’orgoglio di un sicario tradito dalla sua donna. Centravanti del Locri nel campionato di Promozione, Cotroneo era molto amato per il suo estro e la classe cristallina. Il giorno dopo il suo assassinio, compiuto a una manciata di metri dalla sua abitazione, in una zona sperduta di Bianco, avrebbe dovuto essere ascoltato dai Carabinieri. Forse sarebbe potuto diventare un prezioso testimone nell’inchiesta aperta per far luce sul delitto Fortugno. Forse no. «Aveva una relazione clandestina, lo ha ammazzato il compagno della sua amante», ha raccontato il collaboratore di giustizia agli investigatori. Il pentito sostiene anche di essere un picciotto battezzato e cresimato dalla ndrangheta. ILARIO FILIPPONE [email protected] il profilo La stoffa del bomber e la pazienza dell’operaio Imbianchino per necessi- compagni era un leader, tà, centravanti per vocazio- uno che sia in campo sia nelne. Per campare lavorava in- lo spogliatoio aveva un peso sieme al padre, ma la sua ve- considerevole. Forte persora professione era il “bom- nalità e carattere deciso, ber”. Questa l’istantanea di questo il profilo dell’uomo e Vincenzo Cotroneo, per tut- dello sportivo Cotroneo. Fiti Enzo. Semplicemente lui. no alla domenica prima di Numero nove dotato di for- morire ammazzato, al “Coza e talento, gli appassiona- munale” era stato fra i proti della Locride e dell’intera tagonisti del match del camprovincia di Reggio Calabria pionato di Promozione che lo ricordaopponeva il no come il Locri al Enzo era stato calciatore Roccella. fra gli amati dai grandi La gara finì “colpi”. con la vittoprotagonisti Uno che ria dei padel campionato aveva la droni di cadi Promozione stoffa e i sa che sunumeri. perarono Prima di essere ucciso a so- gli ospiti di misura col punli ventotto anni, militava teggio di 1 a 0. Una vita e nella compagine del Locri. una carriera stroncate in Ma, da ragazzo, il suo valo- una maniera che peggiore re lo condusse fino in Pie- non poteva darsi. Freddato monte, nelle giovanili del fuori dal campo, messo fuoTorino. Poi, giocò in serie C2 ri gioco da un potere più nelle fila della Centese, grande di lui. Parecchio più squadra di una cittadina agile dei suoi movimenti dell’Emilia Romagna vicino d’attaccante e tanto più prea Ferrara. Tornò in Calabria ciso dei suoi calci al pallone e approdò subito all’Africo, che già gonfiavano la rete. poi al Guardavalle. Per i Angelo Nizza l’intercettazione Il padre di Enzo era terrorizzato e lo avvertì: «Sì, sì, si non ti mariti...» captato dalle microspie adesso è in un verbale sottoscritto dal comandante Michele Cannizzaro. La conversazione racconta cosa si sono detti in auto, una Golf, Giuseppe Cotroneo e suo figlio Vincenzo. Nel febbraio 2006, i due sono stati interrogati dai carabinieri di Bianco. Hanno nascosto, taciuto, non hanno riferito nulla agli inquirenti che indagano sugli spari alla saracinesca del loro locale. In alto il luogo in cui fu ucciso Cotroneo LOCRI Il pensionato Giuseppe Cotroneo aveva a cuore il matrimonio del figlio. «Sì, sì, se non ti mariti (se non ti sposi ndr)…» disse al secondogenito Vincenzo. Quel dialogo Il commento del capitano Cannizzaro «No, tu non gli dire niente…e vaffanculo cammina», dice Giuseppe Cotroneo al figlio. Questa frase è stata commentata dal capitano Cannizzaro nell’informativa consegnata anni addietro alla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria: «In relazione a quanto sopra evidenziato in data 22 febbraio 2006 – scrive l’inquirente - sembrerebbe che Vincenzo Cotroneo era al corrente di alcuni fatti importanti». Il latitante Giuseppe Romeo Nei dialoghi intercettati, ad 22 febbraio 2006 onor del vero, i Cotroneo non Il calciatore del Locri, VinIl papà citano mai Alessandro Marcenzo Cotroneo, e il padre, del centravanti cianò, l’ergastolano in carceGiuseppe, hanno appena lare per il delitto Fortugno. Nè sciato la caserma di Bianco, era al corrente citano il latitante Giuseppe dove sono stati sentiti dai cadi alcuni dettagli Romeo. L’uomo, quando era rabinieri. Ora sono in auto. importanti un fuggiasco, aveva chiesto Le microspie registrano. sostegno alla famiglia CotroGiuseppe: «Parla… ce ne siamo andati… poi mi ha fatto capire che ti- neo, secondo informazioni raccolte dagli inpo qua…hai capito? ….vai e dici… tu non gli quirenti. Un particolare tirato fuori dai difensori di dire niente… e vaffanculo…non ci cacare il cazzo…vai e cammina… sì,sì..si non ti mari- fiducia degli imputati coinvolti nel processo Fortugno. ti…» Vincenzo: «Sì, sì…lo fanno apposta…» Il delitto Giuseppe: «Lo fanno apposta sì, ti cacaCotroneo no il cazzo a te..tu non c’eri…e gli dici non Vincenzo Cotroneo muore ammazzato il sapevo…mi condanna…la condizionale è una pugnetta…io gliel’ho detto ora basta…ma tu 19 marzo 2006. Venne freddato a due passi da casa. I killer spararono con fucile e pistonon pensi che ci chiamano ancora?» la. Il giocatore del Locri doveva presentarsi Vincenzo: «No…» Giuseppe: «Poi gliel’ho detto…vado alla in Procura per essere sentito dagli inquirenprocura e faccio un esposto…che faccio tutti ti. il.fil. i giorni caserma» 8 MARTEDÌ 20 dicembre 2011 D A L CATANZARO Il perito Michele Mininni ieri è stato sentito davanti al gip del Tribunale di Catanzaro Assunta Maiore e ha confermato gli esiti della perizia, depositata il primo dicembre scorso: sono compatibili le parti meccaniche del motorino di Antonio Cortese, ritenuto l’esperto di esplosivo e mercenario al servizio dei grandi casati mafiosi reggini con il fotogramma che si vede nel video dell’attentato alla Procura generale. Mentre sono risultati incompatibili i pantaloni della tuta indossati dallo stesso Cortese. Con i due ultimi quesiti relativi all’integrazione peritale nell’ambito dell’inchiesta sulle bombe fatte esplodere lo scorso anno contro la Procura generale di Reggio e l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro, e sull’intimidazione al procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, con un bazooka fatto trovare davanti alla sede della Dda reggina, si è concluso l’incidente probatorio e il gip ha disposto la restituzione degli atti al pm. L’incidente probatorio si è focalizzato proprio su quel ciclomotore Honda SH300 sequestrato a Cortese, modello analogo rispetto a quello che risulta dal fotogramma. In altre perizie sono state trovate numerose tracce di impronte digitali, ma su nessuna di queste è stato possibile effettuare una comparazione. In altri termini, non si sono potuti utilizzare i numerosi frammenti di impronte digitali trovati su alcuni elementi. I periti non hanno trovato nessuna traccia biologica dalla quale si possa estrarre il Dna. Nell’ambito dell’inchiesta sulle intimidazioni ai magistrati reggini nei mesi scorsi sono state arrestate 4 persone, ritenute mandanti ed esecutori della strategia della tensione. L’inchiesta ha avuto un impulso decisivo dalle dichiarazioni del boss pentito Antoni- Conluso l’incidente probatorio Ieri il perito in tribunale P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O La moto di Cortese uguale a quella dei bombaroli L’esame basato sul video dell’attentato alla Procura reggina PERIZIA SUL VIDEO L’immagine, ripresa da una telecamera di sorveglianza, dell’attentato alla Procura di Reggio no Lo Giudice, che si è auto accusato di essere il mandante ed ha chiamato in causa il fratello Luciano,all’epoca dei fatti detenuto, difeso dai legali Aldo Casalinuovo e Filippo Caccamo, che risponde come presunto istigatore dei due attentati, insieme ad altre due persone: Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri, legato allo stesso Cortese, accusati dell’esecuzione materiale dell’attentato. La perizia si è focalizzata su alcuni capi d’abbigliamento trovati a casa di Cortese e Puntorieri che, secondo l’accusa, sarebbero compatibili con quelli indossati da uno dei due attentatori, il Cortese appunto, ripreso da una telecamera al momento di sistemare l’ordigno lasciato davanti alla Procura generale. Analizzati anche i resti delle bombe fatte esplodere in via Cimino e in via Rosselli, oltre al bazooka fatto ritrovare su un marciapiede, nascosto sotto un vecchio materasso abbandonato ai margini di una strada utilizzata dagli uomini del pool antimafia nei loro spostamenti da e per gli uffici giudiziari ospitati al Cedir, il centro direzionale della città. Gli accertamenti hanno riguardato, inoltre, la cabina telefonica dalla quale Cortese, secondo l’accusa, ha avvertito il 113 della presenza del lanciamissili, e la registrazione della telefonata per avere la certezza che a chiamare sia stato proprio il presunto artificiere della cosca. GABRIELLA PASSARIELLO [email protected] ’ndrangheta a soverato Il gip scarcera sette persone Solo sei rimangono in cella L’arresto di Antonio Gullà, uno dei sei che restano in carcere. L’operazione “Showdown” aveva portato pochi giorni fa al fermo di 16 persone. Due gli irreperibili CATANZARO Il pm della direzione distrettuale antimafia Vincenzo Capomolla, aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per tutti. E invece il giudice per le indagini preliminari Antonio Rizzuti ha mandato sei indagati in carcere, tre ai domiciliari e per sette ha disposto la liberazione. Sono queste le decisioni emesse dal gip all’esito dell’interrogatorio per i 16 indagati nell’ambito dell’operazione “Showdown” condotta dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro e dai colleghi della Compagnia di Soverato in sinergia con la Guardia di finanza coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha messo in ginocchio la potente cosca Sia-Procopio- Lentini-Tripodi eseguendo 18 fermi e sequestrando beni mobili e immobili della ’ndrangheta per oltre trenta milioni di euro. Le accuse per i presunti affiliati al clan Sia vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, all’omicidio, al sequestro di persona, all’estorsione, alla rapina e alla ricettazione. Rimangono in carcere Vincenzo Bertucci, Antonio Gullà, Michele Lentini, Giovanni Nativo, Angelo Procopio e Bruno Procopio. Ed è stato proprio lui, Bruno Procopio, che venerdì scorso nella casa circondariale di Siano davanti al gip, ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito ad alcuni omicidi avvenuti negli ultimi anni nel Basso Jonio Soveratese. Si è autoaccusato dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, 41 anni, avvenuto nella spiaggia di Soverato, il 22 agosto 2010, nell’ambito della guerra di sangue battezzata “Faida dei boschi”. Il reato contestato ai sei è di aver partecipato, diretto o comunque organizzato il gruppo malavitoso, operante nelle zone di Soverato, Davoli e dintorni, facente capo fino alla sua morte a Vittorio Sia e poi a Michele Lentini, Fiorito Procopio, Agostino Procopio, a sua volta trucidato a colpi di arma da fuoco, e Maurizio Tripodi. Dai risultati dell’indagine denominata “Conte” e in particolare dalle intercettazioni del dicembre del 2002 all’interno dell’autovettura di Domenico Origlia, detto Martino, autista di Vincenzo Fallace, emergerebbe che, scarcerato Vittorio Sia nell’ottobre del 2002 e avvenuta una lite tra l’Origlia e Maurizio Tripodi (cugino di Damiano Vallelunga, boss di Serra S. Bruno e in stretti rapporti con Sia), vi sarebbe stato uno scambio di messaggi tra il Sia e l’Origlia. Per mediare. Il chiarimento, tra l’altro, era ritenuto necessario da Vincenzo Gallace, il quale temeva di finire ammazzato a fucilate. Dall’incontro chiarificatore sarebbe emerso non solo un contrasto di posizioni tra il gruppo Gallace e quello di Sia, ma la volontà di questo ultimo, appoggiato dalla cosca dei Costa di Siderno, di costituire un locale di ’ndrangheta. Momento cruciale dell’ingresso del gruppo Sia nella faida sarebbe stato l’omicidio di Giuseppe Todaro, giovane di Soverato considerato però organico al locale di Guardavalle, ucciso dalla lupara bianca. Nel 2010 si sono registrati 13 omicidi solo sul Basso jonio Soveratese. Una guerra di mafia senza esclusione di colpi per l’egemonia e il controllo sul territorio dove tra gli affari più lucrosi, oltre alla vendita di legname, all’affare della droga, ora mira ad un altro business che è quello dei villaggi turistici, un affare ritenuto strategico dagli inquirenti. Vanno ai domiciliari Emanuel Procopio con l’accusa di detenzione e porto illegale di due pistole e per due ipotesi di furto aggravato, Francesco Vitale, per il solo reato di furto aggravato e Giovanni Nativo, (difeso dal legale Carlo Petitto), rispetto al quale cadono le contestazioni associative di stampo mafioso e narcotraffico, rimanendo in piedi un episodio di spaccio, furto e detenzione illegale di arma. Tornano in libertà Pietro Antonio Aversa, Francesco Chiodo, Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci, Francesco Procopio, Giandomenico Rattà e Mario Sica. Quasi tutti, durante l’interrogatorio, difesi, tra gli altri dagli avvocati Salvatore Staiano, Maurizio Belmonte e Domenico Fimiano, avevano risposto alle domande del gip, alcuni di loro si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. (ga. pa.) caso garofalo Tornerà in aula il 20 gennaio Denise, la figlia di Lea Garofalo MILANO Dovrebbe essere risentita il 20 gennaio Denise, la figlia di Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia scomparsa due anni fa a Milano e sciolta nell’acido. La giovane di 19 anni, figlia della donna e del principale imputato, l’ex convivente Carlo Cosco, dovrà presentarsi in aula ed essere nuovamente interrogata, assieme agli altri testimo- ni già sentiti nelle scorse udienze. La Corte d’Assise di Milano presieduta dal giudice Anna Introini, dopo la nomina di Filippo Grisolia come capo di gabinetto al ministero della Giustizia, ha accolto infatti la richiesta delle difese di non mantenere valide le testimonianze a causa del cambio di composizione della corte. Ieri sono stati interrogati in aula dal pm della Dda, Marcello Tatangelo, alcuni nuovi testimoni: la titolare della lavanderia dove uno degli imputati avrebbe portato a lavare un giubbotto sporco di sangue e i dipendenti di un cantiere edile dove dovrebbe essere stata torturata Lea Garofalo. Il 23 gennaio sarà sentita ancheMarisa, la sorella di Lea. 9 MARTEDÌ 20 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora ’ndrine all’aquila L’ombra del clan sul post terremoto Quattro arresti La cosca Caridi-Borghetto-Zindato aveva messo gli occhi sulla ricostruzione REGGIO CALABRIA L’allarme era stato lanciato già diversi mesi addietro: la ’ndrangheta voleva infiltrarsi nel lavori di ricostruzione de L’Aquila, città distrutta dal sisma nel 2009. Ieri se ne è avuta ampia conferma. Con l’operazione “Lypas”, infatti, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza della città abruzzese, in collaborazione con i poliziotti della locale Squadra mobile, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 persone accusate di concorso esterno in associazione mafiosa con la cosca “Caridi-Borghetto-Zindato” di Reggio Calabria. Si tratta dell’imprenditore 34enne de L’Aquila, Stefano Biasini e di tre soggetti di origine reggina e ritenuti vicini al clan operante nella zona sud del capoluogo calabrese e federato nel cartello di ’ndrangheta dei “Libri”: Francesco Ielo, 58 anni, Antonino Vincenzo Valenti, 45 anni e Massimo Maria Valenti, 38 anni. Il provvedimento è stato emesso dal gip grafie le fasi preliminari degli incontri tra i sogdella Dda abruzzese, Marco Billi, su richiesta getti arrestati ed esponenti della cosca, avvenudel procuratore della Repubblica Alfredo Ros- ti nel maggio 2010 in un albergo de L’Aquila. sini e del sostituto Fabio Picuti. Un supporto non indifferente è giunto anche Le indagini, durante circa due anni, hanno dall’indagine svolta dalla Dda di Reggio Calafatto emergere il forte interesbria, sfociata nell’operazione samento da parte della cosca “Alta tensione”, che, sul finire Sequestrati reggina per i lavori di ricostrudel settembre 2010, ha disardiversi beni: zione degli immobili, da parte ticolato la consorteria “Carididei privati. In questo caso, in- società, immobili Borghetto-Zindato”. La Squafatti, non è richiesta alcuna dra mobile, guidata da Renaautomezzi e procedura ad evidenza pubblito Cortese, aveva colpito capi e ca, né certificazione antimafia rapporti bancari gregari liberando i quartieri di per le imprese che eseguono i Modena e San Giorgio Extra, lavori. Come detto, dunque, l’allarme per pos- letteralmente asfissiati dalla presenza del clan sibili infiltrazioni era stato lanciato già diversi che imponeva il pizzo e gestiva praticamente mesi addietro e da lì la Squadra mobile aveva tutto. E già in quel frangente era emerso un inavviato delle indagini volte a capire come pro- teresse della cosca. Il boss Santo Caridi, infatcedessero i lavori. ti, era il reale proprietario della società di coSono state effettuate numerose intercetta- struzioni “Tesi srl”, intestata a Stefano Biasini zioni telefoniche ed ambientali, ed è stato pos- (arrestato ieri). Caridi, in base a quanto accersibile documentare anche tramite delle foto- tato successivamente dagli uomini del Gico L’allarme del procuratore Rossini: «Siamo pieni di infiltrazioni» COSENZA «Siamo pieni di infiltrazioni, per contrastarle ci stiamo ammazzando». Parla di una situazione difficile il procuratore della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila Alfredo Rossini (nella foto), illustrando in conferenza stampa i risultati dell’operazione. Risultati di cui si è detto «felice», ricordando che la Procura già dai giorni immediatamente successivi al terremoto aveva lanciato l’allarme. Poi, il procuratore si sofferma su un dato insolito: «C’è di nuovo il fatto che si è trattato di infiltrazioni mafiose nel settore privato. È un aspetto anomalo se si tiene conto del fatto che più frequentemente questo tipo di infiltrazioni avviene nel settore pubblico». Con lui il sostituto Fabio Picuti, il questore Francesco Cecere, il comandante provinciale della Guardia di finanza Giovanni Domenico Castrignanò, il capo della squadra mobile aquilana Fabio Ciccimarra e il capo della polizia tributaria Gianluca De Benedictis. Nei loro interventi, tutti hanno sottolineato la positività della cooperazione tra i due corpi e l’autrità giudiziaria. Picuti si è complimentato con polizia e guardia di finanza. «Dopo il terremoto - ha detto sia il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, sia il procuratore Rossini avevano lanciato l’allarme sul fatto che l’Aquila potesse diventare territorio di conquista per la criminalità organizzata. Oggi le indagini non dicono che L’Aquila sia diventata Corleone o zona di mafia e ’ndrangheta, ma che sull’Aquila c’è l’attenzione delle organizzazioni mafiose che tentano di inserirsi nella ricostruzione post terremoto. Ma Squadra mobile e Gico sono stati molto attenti». Picuti ha insistito sul ruolo degli imprenditori locali, che hanno messo a disposizione basi logistiche per permettere alla ’ndrangheta di infiltrarsi nel tessuto economico. Il prefetto Giovanni Iurato ha poi ricordato come la prefettura abbia, fin dai giorni successivi al terremoto, monitorato le aziende che lavorano nel cantiere, arrivando a quattromila controlli. Mentre il questore dell’Aquila, Stefano Cecere, ha dichiarato: «Sono questore da 10-11 anni e non mi è mai capitato che i vertici della Procura e quelli investigativi fossero seduti insieme ad un tavolo con polizia e guardia di finanza. Questo dovrebbe essere l’esempio per L’Aquila. Se si lavora insieme e si fa squadra, i risultati arrivano». Una visione condivisa anche da Castrignanò, Ciccimarra e De Benedictis, che nei loro interventi hanno ulteriormente rimarcato l’importanza della sinergia. E senz’altro stavolta la sinergia ha dato i suoi frutti: quattro persone in manette, sparse tra le carceri di Teramo, Avezzano, Roma e Reggio Calabria. E, a sentire le parole del procuratore Rossini, questo pare essere solo l’inizio. MARIASSUNTA VENEZIANO [email protected] della Gdf, si sarebbe inserito nei lavori di ricostruzione degli immobili privati proprio tramite Biasini, imprenditore già presente nei lavori post terremoto, grazie alla mediazione svolta da Ielo e i due Valenti che, secondo l’accusa, hanno fornito concreto supporto logistico alla penetrazione economica della cosca, mediando l’acquisto di una parte del capitale sociale di una società interessata ai lavori, addirittura facendo assumere gli operai indicati dal clan. In totale, le attività eseguite dal Gico de L’Aquila, in collaborazione con lo Sco della polizia, hanno riguardato 31 persone fisiche e 10 giuridiche. Sempre nell’ambito dell’inchiesta “Lypas”, polizia e guardia di finanza hanno anche sottoposto a sequestro preventivo le quote di 4 società, nonché 8 automezzi, 5 immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili ai soggetti finiti nell’indagine. CONSOLATO MINNITI [email protected] MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 VARIAZIONI DI BILANCIO LAVORO La maggioranza va sotto 2 volte In 11 votano no MINACCE SU FACEBOOK Protestano gli statali e Acquereggine > pagina 20 SIDERNO Porto, la Cgil denuncia esponenti Sul > pagina 20 Corte dei Conti la maggioranza si difende > pagina 28 > pagina 34 Sigilli al panificio dei Condello Sequestrato “Pane Pizza e Fantasie” riconducibile a “Micu u pacciu” I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda guidata da Giuseppe Pignatone, stanno facendo terra bruciata attorno al latitante Domenico Condello, alias “U pacciu”, latitante sin dal 1991. E se fino a qualche settimana fa ci si era concentrati solo sul versante della cattura dell’ultimo dei grandi boss rimasti fuori dalle patrie galere, ieri i militari dell’Arma hanno dato esecuzione anche ad una misura patrimoniale, con il sequestro dell’esercizio commerciale “Pane Pizza e Fantasie srl”, operante nel settore della panificazione e con sede ad Archi. Secondo l’accusa, infatti, tale attività è da ritenersi effettivamente nella proprietà della consorteria mafiosa dei Condello. Nel corso delle indagini, infatti, è emerso che dal punto di vista formale l’assetto societario è composto dai congiunti Maddalena e Giuseppe Martino, zii materni di Condello. Questi ultimi, nel corso della perquisizione domiciliare avvenuta il 22 giugno scorso, erano stati trovati in possesso di 49.690 euro in denaro contante, 52mila euro e 10 milioni di vecchie polizia di stato Intensificati i controlli per il periodo natalizio L’esercizio commerciale sequestrato Domenico Condello lire in buoni fruttiferi postali, in parte contestati anche con Giuseppa Condello. Quest’ultima, moglie di Nino Imerti (alias “Nano feroce”), anche se formalmente estranea all’attività dell’esercizio commerciale sequestrato, era il vero fulcro attorno al quale si svolgevano tutti gli affari. Era la Condilo a gestire le relazioni con lo studio commerciale e con la banca di riferimento. Basti pensare che Margherita Tegano e Caterina Condello, rispettivamente compagna e sorella del latitante, anche se formalmente dipendenti del panificio, avevano rapporti diretti di lavoro solo con Giuseppa Condello. latitante Domenico Condello, anche Maddalena Martino, Giuseppe Martino, Margherita Tegano, Caterina Condello, Francesca Condello e Giuseppa Condello. Il provvedimento rappresenta un ulteriore segmento del contesto investigativo sviluppato per arrivare da una parte alla cattura del latitante, ultimo vero esponente di spicco della ‘ndrangheta reggina ancora in libertà, e dall’altra proseguire nella sistematica aggressione del patrimonio riconducibile alla cosca, ed in grado di fornire sostegno economico e logistico a Domenico Condello. Consolato Minniti Dalle risultanze investigative poi è emerso un dato non secondario: le tre donne hanno deciso – come peraltro emerso ampiamente nel corso dell’attività di indagine – di cedere la proprietà dell’esercizio commerciale ad altro soggetto. Tali elementi hanno fornito al pm Giuseppe Lombardo la certezza dell’urgenza di dover sottoporre a sequestro “Pane Pizza e Fantasie”, panificio con sede sulla via Vecchia Provinciale ad Archi. Da qui l’adozione della misura del sequestro preventivo. Con l’accusa di intestazione fittizia di beni, dunque, sono finiti sotto indagine, oltre al Ingiusta detenzione negata, la Cassazione annulla Accolto il ricorso dell’avvocato Pitasi. La Corte d’appello dovrà pronunciarsi di nuovo La III sezione della Corte di Cassazione accogliendo il ricorso proposto dall’avvocato Basilio Pitasi, difensore di B. L. A. ha annullato provvedimento della Corte di Appello di Reggio Calabria che aveva negato il diritto alla riparazione per l’ingiusta detenzione di oltre 2 anni patita da persona imputata del delitto di partecipazione ad associazione mafiosa. L’uomo in una prima fase si era visto riconoscere il diritto alla liquidazione di una somma per lì ingiusta detenzione patita e gli era stato riconosciuta la somma di 140 mila euro. Sennonché contro il predetto provvedimento aveva proposto ricorso l’avvocatura dello stato e la Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso sotto il profilo dell’aver omesso di motivare se la condotta della richiedente avesse per colpa grave dato causa o concorso a dare causa alla detenzione. La Corte di Appello chiamata a pro- nunciarsi di nuovo sulla richiesta dell’istante l’aveva tuttavia rigettata rilevando che l’istante si era reso responsabile di frequentazione con soggetti appartenenti a famiglie mafiose, si era reso latitante per un lunghissimo periodo e tale latitanza era stata favorita dai suoi rapporti con elementi della ndrangheta, e che tali circostanze erano elementi che avevano dato causa alla detenzione. Avverso il citato provvedimento è insorto l’avvocato Pitasi denunziando violazione di legge e illogicità della motivazione rilevando che l’affermazione secondo la quale l’istante avesse mantenuto rapporti con parenti appartenenti a famiglie mafiose appariva assolutamente poco coerente con le risultanze fattuali sulle quali veniva fondata e non necessariamente significativa un comportamento gravemente colposo proprio in considerazione del rapporto di parentela. Il legale difensivo ha sostenuto inoltre che lo stato di latitanza non poteva considerarsi comportamento gravemente colposo idoneo a determinare la detenzione in quanto successivo alla emissione della misura cautelare e l’affermazione che la latitanza sarebbe stata favorita dai suoi rapporti con elementi della ndrangheta appariva assolutamente destituita di fondamento e comunque la corte di appello non aveva precisato un nesso di casualità tra le condotte del ricorrente e l’adozione della misura cautelare. La Corte di Cassazione accogliendo il ricorso dell’avvocato Pitasi e con le conclusioni del procuratore generale che aveva chiesto l’accoglimento del ricorso ha annullato il provvedimento impugnato rinviando gli atti della Corte di Appello di Reggio Calabria per nuovo giudizio. (r.r.) In occasione delle imminenti festività natalizie, il Questore di Reggio Calabria Carmelo Casabona ha indicato nell’intensificazione dei servizi di prevenzione e controllo del territorio, la sua priorità strategica, indirizzando l’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico ad un incremento dei controlli a persone e veicoli con l’impiego di numerosi equipaggi a bordo di auto (le Pantere) e moto (le Nibbio), nei luoghi maggiormente frequentati della città. Unitamente alle misure di prevenzione e contrasto dei cosiddetti “reati predatori”, di cui da sempre, nei periodi festivi si segnala un leggero incremento, nonostante a Reggio Calabria non vengano segnalati particolari episodi, l’azione delle “Volanti” sta interessando tutto il territorio cittadino con la predisposizione di idonee misure di prevenzione e di contrasto anche mediante l’utilizzo dei cinofili e dei reparti prevenzione crimine di Siderno e Rosarno. Attenzione particolare a quelle aree della città maggiormente frequentate per le “compere natalizie” perché caratterizzate dalla presenza di numerosi esercizi commerciali come il Viale Aldo Moro, il centralissimo Corso Garibaldi, il Viale Calabria, il quartiere Modena, senza dimenticare le zone normalmente oggetto di accurati servizi di controllo del territorio come Arghillà, Archi e Pellaro. Con compiti di “cabina di regia”, l’Upgsp diretto dal vice questore aggiunto Giuseppe Pizzonia con la collaborazione del commissario capo Giuseppe Giliberti sta assicurando il monitoraggio dei vari dispositivi territoriali tra cui il poliziotto di quartiere ed i cinofili, anche al fine di individuare ed avviare progettualità volte a migliorare i modelli operativi già in atto ed a garantire sicurezza al cittadino. Sono circa 200 le persone denunciate a piede libero unitamente ad oltre 40 arresti in flagranza di reato, più di 20.000 persone controllate con circa 10.000 veicoli fermati negli ultimi sei mesi del 2011. Importante il servizio che in questi giorni sta rendendo il “Poliziotto di Quartiere” che opera esclusivamente “a piedi” dotato anche di computer palmare e telefono cellulare per rispondere in tempo reale alle richieste dei cittadini, vigilando sulla sicurezza dei quartieri e della gente. La vigilanza ed il servizio di prevenzione e controllo del territorio non si limita alla sola terraferma: la squadra nautica, incardinata nell’Upgsp della Questura di Reggio Calabria, ha già intensificato la navigazione sottocosta ed in particolare sul litorale cittadino. In questi giorni infine sono stati intensificati i servizi di prevenzione e controllo anche nelle aree portuali ed aeroportuali. Ad affiancare i poliziotti nei servizi di controllo del territorio, anche i cani della squadra “cinofili”. MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 28 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE OSPEDALI 0966 588637 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 VIGILI DEL FUOCO GIOIA TAURO Gli autonomi del Sul si lasciano decisamente prendere la mano, e la Cgil regionale sporge querela. Parte da Facebook, come ormai accade sempre più spesso, l’ultima polemica sindacale in salsa nostrana. Dalle accoglienti pagine del social network, dove con un semplicissimo click basta un attimo per diffondere interventi e commenti decisamente poco ragionati, magari figli dell’emozione del momento, Rocco Talianu e Mimmo Macrì del Sul, quest’ultimo segretario del coordinamento portuali, arrivano ad “autorizzare” vecchi e nuovi gruppi terroristici. Il primo intervento è di Rocco Talianu, ed arriva domenica pomeriggio verso le 14. «Spero con tutto il cuore,che chi decide con leggerezza sul nostro futuro riceva in corpo questi doni....Merde!!!» E i “doni” in questione sono una lunga fila di proiettili in bella evidenza in una foto allegata. 0966 52111 GIOIA TAURO FARMACIE 0966 52203 PALMI 0966 267611 CITTANOVA 0966 660488 OPPIDO 0966 86004 POLISTENA 0966 942111 TAURIANOVA 0966 618911 CINEMA Gioia Tauro Rosarno Ioculano 0966 51909 Rechichi 0966 52891 Tripodi 0966 500461 Alessio 0966 773237 Borgese 0966 712574 Cianci 0966 774494 Paparatti 0966 773046 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 0966 479470 0966 22742 0966 22692 0966 22897 0966 22651 Taurianova Ascioti 0966 643269 Covelli 0966 610700 D’Agostino 0966611944 Panato 0966 638486 Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso Porto, minacciano la Cgil E Genco sporge querela Gioia, in rete esponenti del Sul inneggiano alla morte di Rossa E Mimmo Macrì commenta poco dopo: «Qualcuno li appenda dai piedi a testa in giù ‘ste merde». Ma l’intervento più violento, e decisamente choccante, arriva qualche ora più tardi, verso le 17. Ad inserirlo è sempre Rocco Talianu. L’immagine, in questo caso, è quella di un morto ammazzato, e la “didascalia” recita: Guido Rossa, sindacalista e delatore della C.G.I.L.,qui fotografato nella sua posa migliore....Speriamo non sia l'unico.....». Insomma, parole pesantis- sime, per le quali ieri mattina il sindacato locale ha deciso di sporgere querela al commissariato di pubblica sicurezza di Gioia Tauro. Come macabro “simbolo” di questo incitamento alla violenza organizzata, dunque, è stato scelto Guido Rossa, l’operaio genovese dell’Italsider, rappresentante della Fiom-Cgil, ucciso il 24 gennaio 1979 dalle Brigate Rosse, perché “colpevole” di avere denunciato e portato alla condanna in tribunale un compagno appartenente alle Br, Francesco Berardi. Duris- sima la presa di posizione del segretario regionale della Cgil Sergio Genco, che in una nota parla di «vera e propria intimidazione di stampo ndranghetista e terrorista che lancia una minaccia a tutti coloro che dell’azione sindacale hanno fatto una scelta di vita per la difesa della condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Chiediamo alla magistratura competente- scrive ancora Genco- di non sottovalutare quanto è accaduto e richiamiamo lo stesso Sul ad intervenire per allontanare quanti, con i loro gesti e le loro parole, offendono tutto il mondo del sindacalismo democratico e libero». E decisamente fuorviante è la successiva nota di replica del Sul: «dispiace che la Cgil abbia visto se stessa come obiettivo dei post apparsi ieri sul social network facebook nel gruppo “Salviamo il Porto di Gioia Tauro”. Pur condannando i toni forti, dopo aver riletto attentamente quanto scritto, non ci sembra che ci siano riferimenti ad alcun dirigente di alcuna sigla sindacale». Poi il Sul “giustifi- FOLLI I post su Facebook ca” il tutto così: «Il difficile momento economico e politico sta esasperando, purtroppo,anche onesti lavoratori e padri di famiglia che in un momento di difficoltà, pur con accenti evidentemente marcati, si sono lasciati andare ad esternazioni inusuali». Rilanciando poi con un’altra strigliata ai colleghi confederali: «La Cgil, piuttosto, faccia autocritica e metta in ascolto la parte buona si sè verso i lavoratori che chiedono risposte reali e non sterile demagogia». FRANCESCO RUSSO [email protected] 37 MARTEDÌ 20 dicembre 2011 calabria ora L O C R I D E A Caricari “l’Oscar” calabrese Il regista riceve al “Calabria Film Festival” il premio per il miglior corto l’evento L’eleganza dell’Ottocento rivive a Locri La storia della moda, l’eleganza e la nobiltà ottocentesca domenica sera a Palazzo Nieddu del Rio si sono incarnate in splendide fanciulle che hanno rappresentato in maniera esemplare “La sfilata in costume d’epoca e di acconciature” organizzata dalle associazioni “Il nido di Calimero” e “Città balneare”, evento rientrante nella manifestazione “Luce del Natale”. Prima di entrare nei palazzi di corte dell’800 c’è stata la presentazione del libro “Icaro”, della poetessa Daniela Ferraro e successivamente i saluti dell’assessore al turismo e cultura di Locri, Francesco Galasso soddisfatto dell’iniziativa. «Un elogio- dice l’assessore- va a tutte queste associazioni che si sono impegnate gratuitamente per organizzare manifestazioni di qualità, riuscendo ad animare le feste natalizie». Si aprono le danze nella sala del Nieddu, allestita con i fiori di Fabio Ocello e i quadri della pittrice Filomena Ruggia, con la sfilata di costumi d’epoca realizzati dall’Atelier “Le Magie dell’abito gioiello” e studio stilistico “La saya” della stilista Marina Andrianò. Mentre le modelle sfoggiavano la maestosità degli abiti, accompagnati dalla musica del server Andrea Bonavita, gli spettatori restavano incantati dagli accessori e le gioie di Rosetta Rulli e ammirevoli sono state le acconciature del salone “L’Angolo della bellezza” di Francesca Verteramo e il suo staff. «Moda e storia che si intrecciano e – afferma Cinzia Cinelli, responsabile comunicazione dell’Atelier - gli abiti sono delle opere d’arte, frutto di studi storici. La stilista Andrianò in 30 anni di esperienza ha coniugato tradizione ed innovazione creando abiti per rappresentazioni teatrali. Soddisfazioni giungono anche dalla presidente dell’associazione “Il nido di Calimero”, Nadia Loccisano: «Locri ha rivissuto momenti epici regalando non solo emozioni ma anche suggestivi momenti». do. bu. Numeri utili SIDERNO Brillano le stelle del cinema calabrese come brillano gli occhi del regista documentarista Vincenzo Caricari che nella notte del “Calabria film festival” vince il primo posto nel concorso dedicato ai “Corti Calabria”. A Vibo Valentia “Il ladro” è piaciuto alla giuria presieduta da Fabio Mollo e incantato tutti i presenti. Di fronte a nomi altisonanti del cinema italiano, il talento sidernese riceve nella sua Calabria l’ambito premio produzione di 2500 euro da reinvestire in un’altra opera. Alza l’Oscar Caricari (nella foto) insieme alla casa di produzione “Asimmetrici Video” di Bernardo Migliaccio Spina e tutto il cast (Riccardo Fazzolari, Pasquale Catalano, Manuela Cricelli, Maria Capogreco, Alberto Gatto, Nino Tarzi, Lucia Lombardo, Giovanni Maiolo, Marco De Leo, Giuseppe Catalano, Fabio Gallo, Giulia Lombardo, con la partecipazione del coro "Santa Maria di Portosalvo" di Siderno; fotografia e montaggio Bernardo Migliaccio Spina, aiuto regia Pasquale Franco). Il premio è frutto di lavoro e professionalità che giovani della Locride stanno portando avanti grazie anche al supporto di Asimmetrici. Una scommessa tutta al giovanile che punta sul cinema e sulla Calabria. Caricari ci confida: «Sono orgoglioso di aver ricevuto un premio in Calabria, in un festival organizzato da un'istituzione calabrese. Finora i miei lavori erano stati apprezzati solo fuori dalla mia regione». La Calabria che guarda ai talenti ma che vede anche oltre lo schermo soffer- * BIBLIOTECHE mandosi sulla riflessione sociale e civile, come quella scaturita nei corti di Vincenzo Caricari. «Io nasco documentarista – commenta il regista- i miei lavori hanno sempre cercato di raccontare la realtà calabrese dall'interno e da chi la vive tutti i giorni. Ho sempre trattato temi importanti, d'attualità (antimafia, immigrazione, lotta sociale..)». Così è stato, infatti, con “Il paese dei bronzi”, documentario sui progetti di accoglienza di Riace che presto sarà online sul sito del Ministero dell’Istruzione, scelto per la sua valenza socio- culturale e didattica. Tornando al corto “Il ladro” che lo ha portato sul podio, Caricari lo descrive come una storia intimista. «Dopo tanto impegno civile raccontato attraverso i miei documentari, – afferma- ho deciso di lasciare da parte, momentaneamente, l'attualità e sperimentare le piccole storie quotidiane con la finzione». La pellicola vincitrice girata interamente in dialetto calabrese e ambientata nella terra calabra, è la storia di un affet- to ritrovato da parte di un fratello verso il fratellino più piccolo, interpretato da Pasquale Catalano, giovanissimo e promettente attore. E per i prossimi progetti l’artista di Siderno è sicuro che continuerà a raccontare la sua terra. Il suo occhio vede e la sua mente costruisce portando sullo schermo la realtà che si intreccia alla finzione. E sulle opportunità che offre la Calabria a talenti come lui Caricari dice la sua: «E’ importante continuare ad investire sui giovani e sulla creatività, proprio come ha offerto Calabria film festival dando spazio ad autori calabrese che possono confrontarsi con le eccellenze. Questo è un ottimo connubio e un modo efficace di valorizzare i lavori nostrani. Lavorare in questo ambito è difficilissimo ovunque, per questo non bisogna mai illudersi e scegliere la propria strada con molta attenzione. E di strada cinematografica Caricari e company, che hanno sfilato sul tappeto rosso, ne faranno davvero tanta. Domenica Bumbaca Giusti conquista il pubblico “Sentore di libri”, domani l’appuntamento con De Luca LOCRI Accattivante e coinvolgente, Amabile Giusti ha conquistato, mercoledì scorso, il pubblico di “Sentore di libri”, la rassegna di vino e letteratura, in corso al My Way di Locri, organizzata dal gruppo “Sosteniamo le nostre tradizioni”, con in testa Stefania Fiumanò, e dall’Associazione italiana sommeliers - Delegazione Locride. La scrittrice di Palmi, nella serata condotta da Maria Teresa d’Agostino, ha presentato “Cuore nero”, il suo secondo romanzo (Baldini Dalai editore), un’avvincente fantasy sull’universo misterioso dei vampiri, ma anche una tormentata storia d’amore tra adolescenti. «Alla fine questo è un romanzo di formazione, con al centro le vicende di Giulia, una diciassettenne come tante, presa dai tormenti d’amore, nel difficile passaggio all’età adulta – ha detto la scrittrice, che ha esordito nel mondo della letteratura con il fortunato romanzo “Non c’è niente che fa male così” - Ma è pure un romanzo sulla paura del “diverso”, sulla necessità di andare oltre l’apparenza, perché spesso niente è come sembra». E già i numerosi lettori, dopo la conclusione “aperta”, attendono il sequel. Lo specialista Pierfrancesco Multari, Un momento della serata con Amabile Giusti delegato Ais Locride, ha poi continuato il percorso nel mondo dell’enocultura invitando gli ospiti, insieme alla sommelier Emanuela Alvaro, alla degustazione del “Nerone di Calabria” 2007, della cantina Criserà, vino corposo dall’intenso colore rosso. Per l’appuntamento di domani, protagonista sarà l’attrice Anna Maria De Luca che presenta “Guaglio’, storie di rughe” del compianto Pino Michienzi (Rubbettino editore). Anna Maria De Luca recita in numerose compagnie teatrali nazionali e ha al suo attivo svariate partecipazioni a film e serie televisive. Nel 1986, con Michienzi ha dato vita alla Compagnia Teatro del Carro, con la finalità di valorizzare autori di nascita o di adozione calabresi, attraverso la rappresentazione dei loro testi. L’apprezzata artista catanzarese, a Locri, curerà il reading del libro, un romanzo “d’amore, d’amicizia e di ideali, ma anche un bellissimo e colorito squarcio di vita popolana, una finestra aperta su un mondo ormai mutato, se non del tutto scomparso, fatto di rapporti genuini e semplici, di legami autentici e non corrosi dal tempo”. Pierfrancesco Multari invece guiderà gli ospiti alla degustazione del vino Savuto Superiore Doc, “Britto” 2008, della cantina Colacino Wines. La rassegna si concluderà l’11 gennaio 2012 con Mimmo Gangemi e il suo “La signora di Ellis Island” (edito da Einaudi). do. bu. ANTONIMINA Biblioteca Comunale Via Roma - Tel. 0964 312000 ARDORE Biblioteca Comunale "R. Scordo" Via Manzoni - Tel. 0964 620038 BIANCO Biblioteca Comunale Via Margherita - Tel. 0964 731185 BIVONGI Biblioteca Comunale P.Zza Municipio - Tel. 0964 91102 BOVALINO Biblioteca "Mario La Cava" Via Xxiv Maggio - Tel. 0964 61766 CAULONIA Biblioteca Comunale P.zza Seggio - Tel. 0964 861002 GERACE Biblioteca Comunale P.Zza Del Tocco - Tel. 0964 355009 GIOIOSA JONICA Biblioteca Comunale Palazzo Amaduri - Tel. 0964 51505 LOCRI Biblioteca Comunale Via Napoli Tel: 0964 232451 Biblioteca Archivio Di Stato Via Matteotti, 1 - Tel. 0964 232451 MARINA DI GIOIOSA Biblioteca "M. Pellicano Castagna" Piazza Dei Mille - Tel. 0964 415178 MARTONE Biblioteca Comunale “Orazio Lupis” Via Mercato coperto - Tel.0964 51356 PAZZANO Biblioteca Comunale Via Municipio - Tel. 0964 731090 PORTIGLIOLA Biblioteca Comunale Corso Roma - Tel. 0964 365002 RIACE Biblioteca Comunale P.Zza Del Popolo - Tel. 0964 733002 ROCCELLA JONICA Biblioteca Comunale Via Municipio - Tel. 0964 84227 SAN LUCA Biblioteca Comunale Corso C.Alvaro - Tel. 0964 985343 SIDERNO Biblioteca "Armando La Torre" Via Turati - Tel. 0964 345111 STIGNANO Biblioteca Comunale Piazza S. Pietro - Tel. 0964 772040 STILO Biblioteca Comunale “T. Campanella” Piazza Theresti - Tel. 0964/776006/07 * MUSEI LOCRI Museo Naz. Di Locri Epizefiri Contrada Marasà Tel. 0964 39003 Raccolta Privata Scaglione Tel. 0964 20207 - 0964 20344 Fondazione “Nosside” Palazzo Nieddu - Tel. 0964 29268 GIOIOSA JONICA Museo D’Arte Naturale C/O Palazzo Amaduri Tel. 0964 51536 MAMMOLA Museo D'arte Moderna "S. Barbara" Via S. Barbara Tel. 0964 414220 MONASTERACE Antiquarium C.da Campo marzo Tel. 0964 735154 STILO Museo di Archeologia Industriale P.zza S.G.Theresti Tel.0964/776006/07 GERACE Museo Diocesano via Duomo Tel. 0964 356323 MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Cosenza Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected] PEDACE COSENZA Violenza sessuale Padre e figlio assolti in appello > pagina 21 CORIGLIANO Donna accoltellata Il pm: è pericoloso resti in carcere GRISOLIA Depuratore Rispunta il progetto > pagina 21 Il campanile di S. Rocco colpito da un fulmine > pagina 28 > pagina 35 Sette condanne, assolti i boss Primo verdetto per l’inchiesta “Squarcio”, undici anni dopo gli arresti Ci sono voluti undici anni, ma alla fine l’inchiesta “Squarcio” ha tagliato il primo traguardo giudiziario. Ieri, infatti, a Catanzaro si è concluso il processo abbreviato con sette condanne e tre assoluzioni messe nero su bianco dal gup distrettuale. Undici anni dopo, dicevamo. Non a caso, risale al 19 luglio 2000 il maxiblitz che, all’epoca, portò all’arresto di numerosi esponenti della malavita cosentina. Dopo il botto iniziale, però, l’intera operazione sembrava dovesse naufragare quando, un anno più tardi, i detenuti uscirono di prigione per decorrenza dei termini. Seguirono otto anni di eclissi giudiziaria e il fascicolo curato dal pm Facciolla finì nel cassetto, ma non nel dimenticatoio. “Squarcio”, infatti, fu seminale per altre indagini che, in seguito, fecero luce sui nuovi assetti del crimine locale dopo le mutazioni dovute a pentimenti e condanne. Poi, a luglio del 2010, la prima svolta, con l’udienza preliminare che segnò il rinvio a giudizio di 8 imputati, mentre altri 10 sceglievano la strada del rito alternativo. E ieri, in aula, si è risolta proprio la pratica relativa alle loro posizioni. Per quasi tutti, l’accusa era di estorsione, spaccio e associazione mafiosa. A tal proposito, la pena più alta è stata inflitta a Mario Gatto: 12 anni di carcere, due in meno rispetto a quelli invocati dalla pubblica accu- LA SENTENZA IN ABBREVIATO Mario Gatto 12 anni di pena Claudio Perna 8 anni di pena Vincenzo Roveto 7 anni di pena Antonio Pignataro 7 anni di pena Alfonsino Falbo 5 anni e 4 mesi di pena Rinaldo Gentile 5 anni e 4 mesi di pena Biagio Barberio 5 anni e 4 mesi di pena Franco Perna assolto Gianfranco Ruà assolto Osvaldo Cicero assolto BOSS Due vecchie foto di Gianfranco Ruà (in alto) e Franco Perna A sinistra la gabbia riservata ai detenuti in un’aula di tribunale sa. Gatto, sospettato di far par- caso, la punizione invocata dal te del gruppo di fuoco del pre- pm era leggermente più sevesunto clan Lanzino, è accusato ra (otto anni e otto mesi). Condi aver fatto parte dell’organiz- dannati anche Alfonsino Falzazione dedita al traffico di stu- bo (cinque anni e quattro mesi) e Claudio pefacenti Perna (otto nonché di Erano tutti anni), rispetun’estorsione accusati tivamente gein concorso nero e nipote con il pentito di mafia del boss FranVincenzo Deestorsioni e co Perna. Endato. A sette trambi erano anni, sempre spaccio di droga accusati di asper l’ipotesi di narcotraffico, ammonta inve- sociazione mafiosa, ma per ce la pena erogata ai “tirrenici” Claudio c’era l’accusa suppleVincenzo Roveto e Antonio Pi- tiva di una presunta estorsione gnataro, ma anche in questo consumata durante la fiera di San Giuseppe. Associazione mafiosa era poi l’ìpotesi di reato confezionata anche per Rinaldo Gentile e Biagio Barberio. Esponente della vecchia guardia il primo, presunto affiliato al gruppo Chirillo il secondo. Per entrambi, la pena inflitta è risultata in linea con la richiesta della Dda: cinque anni e quattro mesi. E veniamo alle assoluzioni, partendo proprio da quelle di Gianfranco Ruà e Franco Perna, considerati alla stregua di capi dell’organizzazione criminale, nonostante all’epoca dei fatti contestati (tra il ‘99 e il 2000) fossero entrambi rinchiusi al 41 bis. Una circostanza che, con ogni probabilità ha convinto il giudice a emanare per loro un verdetto di non colpevolezza. Detto ciò, resta da definire ancora il processo con il rito ordinario che vede alla sbarra, volti noti della malavita cosentina come Domenico Cicero ed Ettore Lanzino (tuttora latitante) insieme a Luisiano Castiglia, Walter Gianluca Marsico, Luigi “Ninni” Gagliardi e ai pentiti Vincenzo Dedato, Angelo Colosso e Francesco Amodio, pure loro chiamati a difendersi a va- rio titolo dalle accuse di estorsione, spaccio e associazione mafiosa. Tra questi figura anche il pentito Dedato, la cui carriera criminale si concluse proprio dopo il blitz di “Squarcio”. A differenza degli altri indagati, infatti, lui restò in cella per il sopraggiungere del processo “Luce”. Dedato si fece sei anni e mezzo di galera, di cui quattro al 41 bis. Infine, a gennaio del 2007, tornò libero per poi “pentirsi” clamorosamente dieci giorni dopo. MARCO CRIBARI [email protected] terminator 4 Gagliardi libero, Patitucci resta in carcere Tredici giorni dopo l’arresto è tornato in libertà Luigi “Ninni” Gagliardi, cosentino di 38 anni, coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Terminator 4”. Accogliendo la richiesta presentata la scorsa settimana dal suo avvocato difensore (Nicola Rendace del Foro di Cosenza) il Tribunale delle libertà ha disposto la scarcerazione dell’indagato. Ninni Gagliardi è accusato di aver rubato l’automobile usata per l’agguato a Antonio Sassone, ammazzato a colpi di pistola il 9 giugno del 2000. Secondo l’ipotesi formulata dall’accusa, pochi giorni prima dell’omicidio Gagliardi rubò una Fiat Uno nel parcheggio dell’Università della Calabria, la portò a Paterno Calabro per essere «ripulita e preparata» in previsione dell’agguato e, successivamente, fece da «staffetta». Il furto gli sarebbe stato commissionato dal pentito Francesco Amodio che a sua volta aveva ricevuto l’ordine da Vincenzo Dedato (elemento di vertice della cosca Lanzino oggi collaboratore di giustizia). Secondo l’avvocato di Gagliardi non è provato che il suo as- sistito sapesse che quella vettura serviva per commettere un omicidio. Né ci sarebbero i necessari riscontri sulla circostanza che effettivamente Gagliardi abbia rubato quella Fiat Uno. Anche perché in una intercettazione telefonica Amodio parlava di una Ranault Clio. Ninni Gagliardi, insomma, passerà il Natale in famiglia. È andata male, invece a Francesco Patitucci (ritenuto il reggente della cosca Lanzino, visto che il boss è latitante) e a Mario Piromallo per i quali il Tdl ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati Marcello Manna, Luigi Gullo e Luca Acciardi. L’operazione Terminator 4 (coordinata dalla Dda di Catanzaro ed eseguita dalla Dia dalla squadra mobile e dai carabinieri) risale al 6 dicembre scorso. Aveva portato all’emissione di 18 misure di custodia cautelare in carcere. Altre 11 persone risultano indagate a piede libero. Le 29 persone coinvolte nell’inchiesta sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione e usura. a. b. Luigi Ninni Gagliardi 33 MARTEDÌ 20 dicembre 2011 calabria ora J O N I O Dalle banconote sporche al maxisequestro di beni CASSANO Inaugurato il nuovo museo di Palazzo Viafora Operazione antimafia della Finanza per oltre 800mila euro CASSANO IONIO E’ partita da una serie di banconote sporche l’operazione antimafia che ha portato al sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di ottocentomila euro. Proprio quelle banconote, per un valore di oltre duecentomila euro, presentate da un uomo che si era recato in banca per cambiarle, ha insospettito e richiamato l’attenzione delle fiamme gialle che, da quel gesto, hanno avviato una intensa e capillare attività di indagine e di accertamenti giungendo al sequestro operato nei confronti di due distinti nuclei familiari, imparentati tra loro, tra cui figura anche un uomo che nel 2008 era stato attinto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per gravi reati che lo collocano tra i soggetti ritenuti gravitanti nell’orbita della compagine ‘ndranghetista dei Forastefano di Cassano allo Ionio. L’intera operazione è stata condotta dagli uomini della guardia di finanza di Sibari, in stretta collaborazione con il nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, all’esito di complesse e delicate indagini patrimoniali e finanziarie. Gli accertamenti patrimoniali e finanziari eseguiti COLPO PATRIMONIALE a famiglie vicine ai Forastefano dalle fiamme gialle hanno sia per l’espletamento dell’atevidenziato un notevole in- tività commerciale da parte di cremento della condizione una ditta individuale, operante a Cassano patrimoniale dei compoTutto è partito nel settore commernenti i nuclei dalla richiesta del cio al dettafamiliari. Il che risultava di cambiare glio di generi in netto condei contanti alimentari. Proprio sulla trasto con in banca base di questi l’esiguità dei accertamenredditi dichiarati e ritenuti inidonei a ti, il Tribunale di Cosenza - sedimostrare la lecita prove- zione penale misure di prenienza delle risorse finanzia- venzione, su richiesta della rie utilizzate, sia per l’acqui- Procura della Repubblica sto dei beni poi sequestrati, presso il tribunale - direzione TREBISACCE Comunali, Fli e Udc lavorano a un progetto unitario Continuano gli incontri tra le forze politiche locali in vista delle Amministrative di primavera. Nella serata di giovedì 15 dicembre si è infatti tenuto un incontro tra i circoli locali di Fli e dell’Udc, nel corso del quale, secondo una nota diffusa al termine dell’incontro, è stata raggiunta l’accordo per la condivisione di un progetto comune a favore del territorio. «Nel corso della discussione - si legge nel comunicato sottoscritto dai due coordinatori politici - tanti i punti di incontro rispetto alle linee programmatiche da proporre ai cittadini, ai movimenti politici ed alle associazioni interessate a partecipare ad un confronto costruttivo. Il dibattito si è incentrato preliminarmente sulla comune volontà di partecipare alla formazione di una coalizione, senza alcuna preclusione nei confronti di chiunque si faccia portatore di soluzioni valide e propositive. Per i due gruppi, quindi, unica priorità imprescindi- bile una energica e trasparente progettualità per la collettività, che tenga in seria considerazione le peculiarità e potenzialità del territorio». All’incontro hanno partecipato gruppi giovanili di entrambi i partiti il cui entusiasmo, secondo gli estensori della nota, ha ravvivato la voglia di aggregazione e crescita, ponendosi come parte attiva dell’iniziativa. Soddisfatti, quindi, i coordinatori locali dei due circoli politici, Giandomenico Amodeo (Fli) e Davide Cavallo (Udc), nonché il presidente del consiglio del Comunue di Trebisacce, Vincenzo Liguori, presente tra le fila dei finiani, circa la condivisione di un percorso politico comune. «L’incontro – si legge in conclusione del comunicato - si pone come il primo di una serie già programmata con altri movimenti che hanno manifestato l’intenzione di confrontarsi con le due forze politiche e vicini alle stesse per comunanza di idee e propositi». Pino La Rocca distrettuale antimafia - di Catanzaro, ha emesso, ai sensi della normativa antimafia (decreto legislativo 159/2011) il provvedimento di sequestro di beni finalizzato alla successiva confisca nei confronti dei membri dei due nuclei familiari. Nello specifico, i beni sottoposti a sequestro sono costituiti da due unità immobiliari, una ditta individuale operante nel settore merceologico della distribuzione al dettaglio di generi alimentari, un’autovettura di grossa cilindrata ed una somma di denaro contante di 200.950,00. Quella portata a termine di recente a Cassano rappresenta un’ulteriore importante operazione delle fiamme gialle tesa a dare un duro colpo al potere economico della criminalità organizzata operante sul territorio. Il tutto sulla base delle linee strategiche perseguite dalla guardia di finanza tese a colpire la criminalità nel cuore dei suoi interessi economici e finanziari mediante investigazioni indirizzate, da un lato ad aggredire i patrimoni illecitamente accumulati e dall’altro a prevenire la formazione di capitali di origine criminale. ROSSELLA MOLINARI [email protected] Inaugurato in città un nuovo polo museale. E’ ubicato all’interno di Palazzo Viafora, vecchia dimora gentilizia dell’800 che dopo un accurato restauro è stata trasformata ora in una Casa museo. L’immobile è ubicato in via Ginnasio-Colle Polluce, zona della città in cui risiedeva nel secolo scorso l'èlite cassanese. La struttura, sarà gestita dalla fondazione “Palazzo Viafora”, fondata dal pronipote Vincenzo Cersosimo. «L’idea della realizzazione di una Casa Museo spiega il presidente della stessa - Pasquale Cersosimo, è nata, con l’obiettivo di offrire al visitatore la possibilità di rivivere l’atmosfera di un palazzo gentilizio con i suoi arredi, le sue suppellettili e le sue consuetudini giornaliere. Una Casa Museo, da poter impiegare anche come location per l’organizzazione di eventi e iniziative culturali in modo tale da creare un valido punto di riferimento per scuole, studiosi, cittadini e turisti». Da un lavoro di ricerca sulla storia dell’edificio gentilizio curato dai promotori dell’iniziativa, emerge che Palazzo Viafora sia stato dimora di numerosi e illustri personaggi: residenza originaria di Luigi e Paolino Chidichimo (Deputati al Parlamento del Regno d’Italia), dell’Avv. Filippo Viafora (garibaldino), l’avvocato Francesco Viafora (Consigliere Provinciale e Sindaco di Cassano più volte dal 1870 in poi) e di altri illustri personaggi, tra cui ricordiamo Filippo Viafora (Commissario Prefettizio), Arturo Nola (costruttore), Luigi Lombardi (medico chirurgo). Pare che il Palazzo ospitò anche la venerabile Suor Diana de Filpo della quale era presente un quadro donato negli ultimi tempi dalla signora Raffaella Scorza al Museo Diocesano di Cassano Jonio. Leonardo Guerrieri Un patrimonio da 70mila libri E’ quanto conta la biblioteca della fondazione “Roberto Farina” ROSETO CAPO SPULICO Più di 70mila volumi nella Biblioteca della fondazione “Roberto Farina”Onlus che è la più grande dell’alto Jonio Cosentino. L’imponente patrimonio di libri è frutto di anni di impegno del presidente Antonio Farina e della sua equipe. La maggior parte dei libri provengono da donazioni libere di persone che credono e vogliono che la biblioteca sia un patrimonio dell’intera comunità a disposizione dell’intero territorio. Di recente si sono aggiunti i libri del fu senatore Antonio Giolitti,padre della costituenda Repubblica e dell’Ammiraglio Piero Del Bianco di Roma. Disponibili alla consultazione anche i testi di Medardo Macori di Roma che diversi anni fa inaugurò la biblioteca e successivamente vi presentò uno dei sui Il presidente Antonio Farina libri. Al momento l’intero staff è al lavo- ro per dotare la comunità rosetana di un originale Museo delle Conchiglie che a quanto pare saranno più di 20mila gli esemplari che all’interno si conteranno e tra questi alcuni pezzi sono unici o molto rari. Certamente si tratta di un progetto “sogno” per le difficoltà oggettive che presenta,ma Antonio Farina e il famoso poeta Dante Maffia sono fiduciosi e una soluzione per la sua concretizzazione arriverà. Anche il progetto Biblioteca all’inizio sembrava solo utopia e oggi è una realtà e arrivano libri pregiati da ogni dove. E anche il futuro museo delle conchiglie contribuirà a incentivare strategicamente il turismo nel territorio, ma anche il territorio dovrà contribuire alla realizzazione dell’originale museo. FRANCO LOFRANO [email protected] cronaca Rubano oltre 100 chili di rame, 4 in manette CASSANO ALL’JONIO Lo scorso 4 dicembre a Cassano, i carabinieri della Compagnia di Corigliano, agli ordini del capitano Pietro Paolo Rubbo, durante un servizio predisposto al controllo sul territorio, hanno tratto in arresto, per il reato di furto aggravato in concorso: P. G., 24enne di Cassano celibe, elettricista; D. V. A. , 20enne di Cassano, celibe, elettricista; C. G., 19enne di Cassano, celibe, nullafacente; G . S., 24 enne di Cassano, celibe, elettricista. Le forze dell’ordine, poco prima, in quella frazione Sibari, avevano sorpreso i quattro soggetti subito dopo aver asportato circa cento chilogrammi di cavi in rame da un deposito del luogo. Alla fine la refurtiva è stata recuperata , dopodichè è stata restituita al legittimo proprietario. Tutti e quattro, una volta espletate le formalità di rito, sono stati trattenuti presso le camere di sicurezza della Compagnia di Corigliano in attesa del rito direttissimo su disposizione Autorità giudiziaria. 35 MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAO L A - G R I S O L I A calabria - Cosche, racket e droga Condannati i cetraresi COSENZA “Squarcio”: 7 anni di carcere per Roveto, 7 per Pignataro PAOLA I cetraresi Vincenzo Roveto (45 anni) e Antonio Pignataro (48 anni) sono stati condannati nell’ambito dell’inchiesta Squarcio a 7 anni di cercere ciascuno. Il pubblico ministero aveva chiesto per entrambi, il 25 marzo 2011, 8 anni a testa. Il blitz in questione era stato eseguito nel lontano 2000 dalla Squadra Mobile di Cosenza. L’accusa base è associazione di stampo mafioso, finalizzata alle estorsioni, alle rapine e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Roveto e Pignataro sono stati condannati dal giudice per le udienza preliminari di Catanzaro nell’ambito del procedimento per rito abbreviato. Si tratta del processo di primo grado. Secondo l’originaria accusa gli indagati facevano parte di «un’associazione a delinquere di tipo mafioso, organizzata e diretta da Francesco Perna e Gianfranco Ruà e composta da più persone» che, «avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva», aveva di fatto «la gestione o comunque il controllo di attività economiche e di appalti pubblici». Gli altri indagati di “Squarcio” hanno scelto il procedimento ordinario. Si tratta di Domenico Cicero (altro presunto capo dell’associazione), 54 anni di Cosenza, il Un’aula di giustizia latitante Ettore Lanzino, 56 di Luzzi, il collaboratore di giustizia, nonchè ex contabile delle cosche, Vincenzo Dedato, 59 di Pizzo Calabro, Walter Gianluca Marsico, 44 di Cosenza, Angelo Colosso, alias “Poldino”, 38 anni di Cosenza, il collaboratore di giustizia Francesco Amodio, 44 di Cosenza, Luisiano Castiglia, 67 di Cosenza, e Luigi Gagliardi, 37, di Cosenza. Fu- TORTORA L’edizione fieristica Gusti & Sapori in corso L'amministrazione comunale di Tortora, con il patrocinio dell'assessorato alle attività produttive della Regione Calabria ed in collaborazione con la Pro Loco di Tortora, organizza a partire da oggi, martedì 20 dicembre, con inizio alle ore 19:00, e fino a giovedì 22, la prima edizione della manifestazione fieristica “Gusti&Sapori in corso”. Si tratta di un evento molto atteso perchè esalta le specificità del popolo tortorese e delle comunità confinanti e che, chiaramente, raccoglierà un riscontro di pubblico sicuramente positivo. Su corso Aldo Moro durante i tre giorni sarà possibile degustare gratuitamente le prelibatezze della cucina tipica calabrese, tra crespelle e focacce condite dagli ottimi oli locali e dal prodotto tipico locale, la zafarana. Gli organizzatori hanno reso noto che l’evento folcloristico ed enogastronomico vedrà la partecipazione di oltre trenta aziende ognuna delle quali sarà presente con il proprio stand e che si inserisce in un più ampio discorso di promozione locale. Durante le serate sono previste attività di intrattenimento: nella serata di oggi si esibirà il gruppo “Radici Calabre”, ottimi rono rinviati a giudizio lo scorso 16 giugno dal gup di Catanzaro, Falvo, su richiesta del pm Sforza. Il processo a loro carico è in corso presso il Tribunale di Cosenza. Gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato sono stati giudicati invece ieri sera. Tra loro figurano anche i cetraresi Roveto e Pignataro. Guido Scarpino interpreti del genere folk; nella serata di mercoledì sarà la volta de “Le 7 Bocche”, un gruppo di artisti di strada che accompagnerà famiglie e bambini con spettacoli ed evoluzioni artistiche divertenti; infine giovedì la chiusura dell'evento è affidata a “I non ti regoli” attraverso uno spettacolo di cabaret. Corso Aldo Moro sarà quindi vestito a festa, palcoscenico di questa importante iniziativa voluta fortemente da un'amministrazione che sta sempre più puntando sulla promozione locale attraverso eventi di rilievo. g. s. I Giovani democratici: «Un Pd compatto» I Giovani democratici di Paola, rappresentati dalla coordinatrice Francesca Sbano, plaudono alla partecipata assemblea degli iscritti del Partito democratico tenutasi sabato scorso presso il ristorante “Al Belvedere”. «E’ importante che il Partito Democratico sia unito e solido» - spiega il direttivo in una nota. Poi aggiunge: «Lo diciamo da tempo e siamo qui a ripeterlo con forza e convinzione. Sono tempi duri. A livello nazionale, dopo il disastro del governo Berlusconi, la credibilità della politica è ai minimi storici. Il nostro paese è guidato da tecnici che governano sulle macerie lasciate dai predecessori, vedendosi costretti a manovre e forzature finanziare che purtroppo attanagliano le vite e le aspettative degli italiani. In questo scenario cupo e pessimista la gente deve vedere nella politica - quella buona, quella concreta, quella al servizio della gente - una via di speranza. Bisogna riportare la credibilità della politica a livelli accettabili. Questo è affidato ai partiti, che sono i contenitori di tutte le istanze e le richieste della società». Per tutte queste mo- Francesca Sbano tivazioni i Giovani democratici si dicono convinti di sostenere l’azione del partito e dei suoi iscritti. «Per questo - aggiungono - ci sentiamo in grado di affermare che la scelta di un candidato a sindaco, nella persona di Graziano Di Natale, professionista e uomo politico, è importante che sia stata fatta nella sede democratica più giusta: l’assemblea degli iscritti. Riteniamo - concludono - che tutte le azioni che intenderà portare avanti il Pd saranno sostenute da noi giovani, con la speranza che l’unità ritrovata nel partito consenta la creazione di una coalizione di centro sinistra per affrontare al meglio la prossima campagna elettorale». (g. s.) Danni e tanta paura. I calcinacci raggiungono una casa vicina GRISOLIA Due giorni di enogastronomia e folclore. Oltre 30 le aziende partecipanti PAOLA/2 Fulmine colpisce campanile Un fulmine si è scaricato sul campanile della chiesa San Rocco situata in piazza Castello a Grisolia paese, provocando danni alla struttura. A causa dei dannegiamenti, la chiesa è stata chiusa ai fedeli mentre un’abitazione situata a qualche metro di distanza è Il centro storico ora TO RTO R A stata evacuata per il pericolo di un’ulteriore caduta di calcinacci. Erano circa le ore 10,00 di ieri mattina, quando il fulmine scatenatosi a seguito di un violento temporale che si stava abbattendo sulla zona, ha colpito il lato ovest del campanile provocando il distacco di calcinacci. Alcune pietre anche grosse una ventina di cen- timetri di diametro sono finite contro l’abitazione di alcuni residenti, per i quali si è resa necessaria l’evacuazione. Sul posto sono immediatamente intervenuti i Vigili del Fuoco del distaccamento di Scalea, prontamente allertati dagli uomini della polizia municipale giunti sul posto con i tecnici comunali. PAOLA/3 Nell’archivio del Bfi di Londra la tesi del paolano Di Cecca Una piacevole notizia che interessa un nostro concittadino giunge dalla civile ed evoluta Inghilterra. Il prestigioso British Film Institute (Bfi), ente britannico cinematografico di Londra, ha infatti inserito nel suo storico archivio la corposa tesi di laurea dello scrittore e poeta paolano Vincenzo Di Cecca, laureatosi nel 1997 allo Iulm di Milano. La dissertazione del Di Cecca è intitolata "L'opera cinematografica di Michael Powell e Emeric Pressburger (dal 1939 al 1957)" e si concentra sul- Vincenzo Di Cecca l'analisi dei film che i due famosi registi britannici summenzionati hanno realizzato insieme. Queste pellicole sono, secondo il paolano Vincenzo Di Cecca, ancora attuali perchè possiedono un fascino straordinario in quanto indagano le motivazioni più profonde che stanno dietro alle scelte degli esseri umani, non trascurando mai il ruolo che l'arte occupa nella loro vita. Un titolo che spicca fra tutti quelli degli "Archers" (come il duo si faceva chiamare), nonchè loro maggior successo di critica e di pubblico, è senz'altro "Scarpette rosse" del 1948 con Anton Walbrook e Moira Shearer, quest'ultima nella parte della ballerina che non sa decidersi a sceglier tra arte e vita, perdendo tutto alla fine. La violenza dei calcinacci ha divelto alcune ringhiere in ferreo dell’abitazione interessata all’evacuazione. E’ andata bene, un vero miracolo, che nessuna persona sia stata colpita dalla pioggia di detriti che il fulmine ha scagliato nei dintorni della chiesa. La notizia che si è divulgata in pochissimo tempo, ha richiamato incuriositi, la presenta di numerosissimi fedeli. I Vigili del Fuoco, hanno dapprima provveduto a transennare l’area nei pressi della chiesa e subito dopo hanno lavorato intensamente per circa due ore per la messa in sicurezza della zona rimuovendo dal campanile le parti murarie instabili. Sul posto, avvertito telefonicamente, è arrivato anche il sindaco di Grisolia, Antonello Longo, il quale ha potuto rendersi conto del disastro che il fulmine ha provocato. Il primo cittadino, ha subito predisposto un accurato sopralluogo anche all’interno della chiesa per verificare eventuali deterioramenti. Una volta documentati i danni, si dovrà cercare di ripristinare il campanile, al fine di rendere agibile il luogo sacro, in questo periodo molto frequentato per la ricorrenza del Santo Natale. Occorre, dunque, con urgenza mettere in sicurezza il campanile e ripristinare l’efficienza del sistema campanario. Eugenio Orrico MARTEDÌ 20 dicembre 2011 PAGINA 30 l’ora di Lamezia Redazione: Tel. 0961 702056 Fax 0961 480161 Mail [email protected] GUARDIE MEDICHE EMERGENZE Carabinieri 112 (Compagnia Polizia di Stato Commissariato PS Vigili del Fuoco Distaccamento VV.FF. Guardia di Finanza Guardie Ecozoofile Associazione Anti-racket Polizia Municipale 0968.21010) 113 0968.203211 115 0968.436768 117 0968.431010 329.0566908 0968.22130 Ospedale centr. 0968.2081 Pronto Soccorso 0968 .208962/462860 Ospedale Soveria M. 0968 662210/662222 Emergenza Sanitaria 118 URP/Informazioni 0968.208815/208410 Direzione Aziendale 0968.208704 Centro Prenotazioni 800 006662 Elisoccorso 0968.208838 CINEMA THE SPACE CINEMA LO SCHIACCIANOCI 10.50;13.30 IL GATTO CON GLI STIVALI 16.00; 18.00; 20.00; 22.00 SHERLOCK HOLMES 11.40; 14.20 ; 17.00; 19.40; 22.20 VACANZE DI NATALE 10.25;12.50;15.15; 17.40; 20.05;22.30 FINALMENTE LA FELICITA’ 11.10; 13.15;15.30; 17.50; 19,55;22.00 IL GIORNO IN PIU’ 11.00; 15.45; 20.10 ANCHE SE E’ AMORE NON SI VEDE 13.35;18.05;22.30;0.40 «La pizza bianca è arrivata», mentre vendevano l’eroina Arrestati dalla polizia. La droga veniva spacciata a ragazzi di vent’anni «Sono a piedi». «La pizza bianca è arrivata». «Il caffè è pronto». Queste alcune delle frasi in codice che venivano adoperate per la vendita di eroina a giovani di età compresa tra i venti ed i ventuno anni, da Marcello Pileggi, 43 anni, la sua compagna albanese Valdete Shaini (detta Milka, 26) arrestati dalla Polizia insieme a Nicola Procopio (44) con l’accusa, a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione. In particolare Pileggi è accusato di spaccio e ricettazione, la donna di spaccio ed estorsione e Procopio, l’unico finito ai domiciliari, di ricettazione. Quest’ultimo, infatti, si sarebbe reso responsabile di avere acquistato droga da Pileggi e dalla donna pagando la criminalità Porto illegale d’armi arresto a Sant’Eufemia «Si sta andando nella giusta direzione e si sta risalendo ad altre situazioni, come droga ed armi, nel quartiere di Sant’Eufemia che è una zona con un retroterra criminale che finora non era stato toccato». Così ieri mattina il dirigente del commissariato di via Perugini, il vice questore Antonio Borelli, nel commentare l’esecuzione dell’ordinanza della misura cautelare in carcere emessa dal Gip nei confronti di Giuseppe Falsia, 39 anni, accusato di porto illegale di armi comuni e da guerra, che gli è stata notificata in carcere perché detenuto per altra causa.L’arresto di Falsia si inserisce nell’ambito del prosieguo delle indagini relative all’omicidio di Giovanni Villella, ucciso il cinque giugno scorso. A Falsia, infatti, insieme a Massimo Rondinelli, si sarebbe rivolta Angela Giampà, moglie di Michele Dattilo e sorella di Giovanni Giampà, entrambi in carcere per l’uccisione di Villella insieme alla moglie di quest’ultimo (Pina Jennifer), per trasferire al- Giuseppe Falsia cune armi da un nascondiglio in campagna in un altro luogo che, al momento, non è stato trovato. Trasferimento, questo, per il quale Falsia era già indagato. Nei suoi confronti, infatti, nei giorni scorsi non era stata eseguita la misura cautelare perché già in carcere e, quindi, non c’era alcun pericolo di fuga. Gli inquirenti, secondo quanto riferito in conferenza stampa da Borelli e dalla sua vice, Maria Lucia Cundari, avrebbero avuto riscontri sull’effettivo occultamento delle armi dopo l’omicidio da parte del trentanovenne. Questo anche se, contestualmente, gli inquirenti stanno verificando gli spostamenti delle armi prima dell’omicidio. (s.m.g.) “roba” con oggetti provento di furto. I due, infatti, spesso accettavano di cedere la sostanza stupefacente ricevendo al posto del denaro altra merce di scambio, anche di illecita provenienza, come orologi e attrezzi meccanici, che successivamente provvedevano a “piazzare” «alimentando quindi un lucroso mercato illegale». Secondo la ricostruzio- Nicola Procopio Marcello Pileggi Valdete Shahini ne fornita in conferenza stampa dal dirigente del commissariato, Antonio Borelli, e dalla sua vice, Maria Lucia Cundari, Pileggi e Shaini avevano messo su una vera e propria «rete di spaccio» con acquirenti di età compresa tra i venti ed i ventuno anni di Maida, San Pietro a Maida e Lamezia Terme, alcuni dei quali trovati spesso dai poliziotti, coordinati dall’ispettore Gianfranco Molinaro, con le dosi di eroina ancora addosso o, come accaduto in una particolare circostanza, con ancora l’ago della siringa conficcato in vena. Pileggi, una volta approvvigionatosi dello stupefacente a Napoli, contattava telefonicamente i “clienti” abituali, ai quali, utilizzando un linguaggio criptico, proponeva l’acquisto dello stupefacente dando loro appuntamento in specifiche zone della città. Diverso, invece, il ruolo della donna che, oltre a concorrere nella cessione dell’eroina partecipando agli incontri e fissando in prima persona gli appuntamenti dello spaccio, si interessava del recupero del denaro e, in caso di ritardo nei pagamenti, minacciava i debitori che, nel caso non avessero saldato, avrebbe rivelato ai familiari che faceva uso di droga.Un’attività, questa, che la Polizia ha tenuto sotto controllo anche con intercettazioni e appostamenti anche notturni al punto che, una volta raccolti tutti gli elementi necessari, il Gip Barbara Borelli ha emesso l’ordinanza di applicazione della misure cautelari su richiesta del Pm Rosanna Esposito. Saveria Maria Gigliotti l’iniziativa itinerante cronanca Adelina nel cuore una veglia di preghiera L’associazione socio culturale “P. Ardito” – S. Teodoro, ha deciso, per quest’anno, di non allestire il Presepe Vivente, così come era abitudine fare da oltre dieci anni, per rispetto delle famiglie Bruno e Godino che sono state profondamente colpite dalla immatura perdita di Adelina Bruno, la ragazza atrocemente uccisa la sera del 30 ottobre. L’associazione ha altresì deciso di organizzare una veglia di preghiera itinerante “Per non dimenticare Adelina” che si svolgerà il prossimo lunedi 26 alle 17. La Veglia inizierà dalla Chiesa di S. Domenico, transiterà su Corso Numistrano, Via Garibaldi e giungerà nella chiesa di S. Teodoro, dopo aver percorso all’interno del rione le vie lungo le quali, negli anni passati, si svolgeva il Presepe Vivente.Durante il tragitto si effettueranno delle breve soste durante le quali si pregherà insieme per Adelina e per la famiglia.All’iniziativa, oltre ai familiari e agli amici di Adelina, sono invitati a partecipare le comunità di S. Teodoro e di S. Maria Goretti di località. Savutano e naturalmente tutta la comunità di Lamezia e tutti quelli che vorranno unirsi in preghiera e offrire la propria solidarietà alla famiglia, oltreché le autorità religiose, politiche e militari e le testate giornalistiche della carta stampata e televisive. Parteciperanno, inoltre, tutti coloro i quali interpretano i vari personaggi del Presepe Vivente, nonché le varie associazioni e gruppi che collaborano, a qualsiasi titolo, alla realizzazione del Presepe.La data del 26 Dicembre è stata scelta perché coincide con uno dei giorni in cui, normalmente, avviene la rappresentazione del Presepe Vivente. Un’occasione per dimostrare che Lamezia non ha dimenticato Adelina, per confermare la solidarietà alla famiglia, per pregare insieme e per meditare sui perché di tante morti violente di giovani donne con la speranza che fatti così atroci non avvengano più. Rapinano l’Unicredit armati di taglierino Rapina ieri pomeriggio nella filiale dell’Unicreditbanca di piazza Rotonda. Sono le 15.30 di un pomeriggio piovoso quando un’auto si ferma davanti la filiale dell’Istituto bancario. Dalla macchina scendono quattro persone che, subito dopo, entrano in banca. Pochi secondi e, una vol- ta dentro, i quattro “armati” di taglierino, si fanno consegnare dagli impiegati il denaro che c'è in cassa e che ammonterebbe a qualche migliaio di euro. Una volta ottenuto quanto chiesto, i quattro si allontanano velocemente facendo perdere le proprie tracce mentre dalla banca viene dato subito l’allarme. s. m. g. MARTEDÌ 20 dicembre 2011 32 calabria ora L A M E Z I A Presunto danno erariale Condannato Gaetano Fondi pubblici non dovuti, dovrà sborsare 122mila euro Avrebbe chiesto fondi pubblici per acquistare beni e attrezzature, che gli sarebbero serviti per ingrandire l’impresa per quale lavora. E invece lui, Giacinto Gaetano, 37 anni, di Lamezia Terme, rappresentante della ditta Sisteca, per l’accusa, avrebbe venduto i beni oggetto dall’agevolazione violando le disposizioni in materia. La Corte dei conti, lo ha condannato per presunto danno erariale nei confronti del ministero delle Politiche agricole e forestali, al pagamento di 122.228 euro, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali. Così come richiesto dal- La sede della sezione giurisdizionale della Corte dei conti la Procura contabile, che aveva avviato le indagini in se- tà e venduto i propri averi, contratto. Per il collegio conguito alla denuncia fatta dal- compresi quelli oggetto del- tabile, presieduto da Luciano la Guardia di finanza nel l’agevolazione. Secondo le te- Coccoli, a latere Anna Bomsi accusato- bino e Id Contino, ne sareb2009. Dalle rie, il rappre- be scaturito un danno a cariverifiche efL’uomo avrebbe sentante non co dell’ente pubblico anche fettuate saalienato beni avrebbe po- solo sotto il mero profilo «di rebbe emersa tuto alienare sottrarre ad altre imprese il l’inattività e attrezzature a qualsiasi ti- finanziamento che avrebbe della società, della ditta tolo o desti- potuto invece portare alla che non dinare ad un realizzazione del piano così sponeva di oggetto dei fondi uso diverso come previsto». L’uomo una sede operativa, priva di attrezzatu- rispetto a quelli previsti dal avrebbe percepito il finanziare, beni strumentali e di per- programma d’investimenti i mento tra il novembre del sonale alle proprie dipenden- beni ammessi alle agevolazio- 2006 e il mese di febbraio ze. Sostanzialmente la Sisteca ni per un periodo di cinque 2007. Ma già dai primi gioravrebbe cessato la sua attivi- anni decorrenti dalla data del ni del 2008, la società sareb- be risultata inattiva e tutte le attrezzature finanziarie vendute. «Gaetano, invece di realizzare – si legge nella sentenza – il programma produttivo ammesso all’agevolazione, ha impiegato i fondi per acquistare beni e attrezzature successivamente alienate con relativo guadagno». Sostanzialmente, «con una condotta gravemente colposa» avrebbe impiegato i soldi pubblici per un fine diverso rispetto a quello per il quale sarebbero stati erogati. Gabriella Passariello l’inchiesta Giro tra i mercatini del corso: «Mancal’atmosfera natalizia» Non piace ai lametini il mercatino di Natale organizzato dall’amministrazione comunale sull’isola pedonale di corso Numistrano. Il debutto nel week end non è stato dei migliori. Complice anche il freddo intenso accompagnato da vento, domenica anche da pioggia, il mercatino non è stato molto frequentato e i pochi e fugaci visitatori rimpiangono quello degli scorsi anni, ospitato all’interno del complesso monumentale San Domenico, ora in ristrutturazione. «Difficile capire che fosse un mercatino di Natale» è stata la frase più usata per commentare l’evento durante l’inchiesta fatta da Calabria Ora. «Triste e cupo, con gazebo quasi vuoti e pochissimi gadget natalizi», è il commento di una giovane donna, mentre altri hanno lamentato la scelta del Comune di concedere l’uso di parte del corso ai cosiddetti street market, ovvero il mercato rionale trasposto in centro. «È stata una scelta di cattivo gusto – ha commentato una pensionata – che va contro quelli che sono i costumi di questa città. Ma chi durante la passeggiata del fine settimana sul corso, tra tutti i negozi “firmati” si ferma a comprare le mutande o le tovaglie?» Anche da parte delle associazioni e dei soggetti che hanno avuto in concessione l’uso dei gazebo le lamentale non sono mancate. «Il fatto di non stare in un posto chiuso con il maltempo ci ha danneggiato, a causa del vento avevamo difficoltà a mantenere la merce sui tavoli». Molti gli stand rimasti vuoti. Qualcuno vocifera che il bando fosse complicato e farraginoso e che ha scoraggiato i commercianti. Mancavano le presenze standard. Dagli artigiani alle aziende agricole ai vivai. Un mercatino, insomma, senza manufatti, ceramiche o oggetti in latta, senza presepi o alberi di Natale di varie fogge, senza fiori e piante, o frutta e prodotti gastronomici locali. «Mancava anche la musica - commenta una ragazza - l’atmosfera non era propriamente natalizia». La musica in realtà c’era, un gruppo si è esibito ma non era del tutto consono nella scelta del repertorio ad un mercatino di Natale. Claudio Baglioni, Laura Pausini e i Negramaro sanno più di karaoke o di festa di matrimonio. Un Babbo Natale c’era ma si trattava di una delle presenze note della città che, infatti, tentava di piazzare origano, alloro ed erbe varie a chi passeggiava. Molto apprezzati invece i progetti di design che hanno vinto il bando “Illuminami”. Originali e variegati animano e rallegrano sia i posti più frequentati e conosciuti della città che quelli meno gettonati per eventi e passeggiate. Tiziana Bagnato Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 10 Calabria . OPERAZIONE LYPAS Arrestati da Guardia di Finanza e Polizia un imprenditore abruzzese e tre intermediari reggini considerati vicini alle cosche L’Aquila, la ’ndrangheta nel post terremoto Nel mirino gli appalti privati milionari nel settore del recupero delle case maggiormente danneggiate Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Le mani della ’ndrangheta sugli appalti privati milionari per la ricostruzione post terremoto. Un’inchiesta della Dda dell’Aquila ha fatto luce sulle infiltrazioni delle cosche reggine, soprattutto nel settore del recupero delle case danneggiate e, all’alba di ieri, ha portato all’arresto di un imprenditore e tre intermediari ritenuti vicini alla criminalità organizzata calabrese. A tutti viene contestata l’accusa di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso. L’imprenditore finito in manette si chiama Stefano Biasini, ha 34 anni, ed è dell’Aquila; gli altri arrestati sono Francesco Ielo, 58 anni, Antonino Vincenzo Valenti, 45 anni, e Massimo Maria Valenti, 38 anni, tutti di Reggio Calabria. Al centro dell’operazione denominata “Lypas”, dal nome di una delle aziende di costruzione che sarebbero collegate alla ’ndrangheta, ci sono gli appalti con importi da capogiro per il recupero delle abitazioni private più danneggiate (classificate con il codice E), le cui commesse fanno gola alle organizzazioni malavitose anche perchè il finanziamento è considerato indennizzo e non contributo. Inoltre non sono previste gare d’appalto e, quindi, l’incarico può essere affidato direttamente dai condomini, attraverso il pronunciamento delle assemblee condominiali, e senza particolari reti di controllo dal momento che le aziende prescelte non devono neppure presentare il certificato antimafia. I particolari dell’operazione sono stati forniti in conferenza stampa dal procuratore Alfredo Rossigni insieme con il sostituto Fabio Picuti e il colonnello della Guardia di Finanza Giovanni Castrignanò. Oltre agli arresti, i militari del Gico delle Fiamme Gialle e gli agenti della sezione Criminalità organizzata della Questura dell’Aquila, hanno sequestrato quote di quattro società, otto automezzi, cinque immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e alle attività commerciali a loro facenti capo, per un valore complessivo di oltre un milione di euro. Prima dell’operazione di ieri, la procura distrettuale antimafia dell’Aquila, nell’ambito dei controlli sui lavori miliardari previsti nell’ambito della ricostruzione post-terremoto, aveva avviato una serie di accertamenti. Nel novembre dello scorso anno il procuratore Rossigni aveva ha chiesto ai colleghi di Reggio Calabria gli atti dell'inchiesta sulla ’ndrangheta che, con l’operazione “Alta tensione”, aveva portato a sgominare la cosca attiva in riva allo Stretto e facente capo alle famiglie Borghetto-Caridi-Zindato, con l’arresto di 33 persone, e alla scoperta di tracce evidenti di infiltrazioni dell’organizzazione mafiosa calabrese negli appalti per la ricostruzione post-terremoto. Nella circostanza il procuratore Rossigni aveva sottolineato che la Procura distrettuale del capoluogo abruzzese stava valutando la posizione del piccolo imprenditore aquilano Stefano Biasini che, in quel momento, non era indagato ma che, da quanto emerso dalle conversazioni intercettate della procura reggina, appariva il gancio aquilano di uomini collusi con la `ndrangheta. Secondo gli inquirenti, Biasini avrebbe avuto rapporti con il commercialista Carmelo Gattuso, indicato come il prestanome in alcune operazioni societarie di Santo Giovanni Caridi, a sua volta arrestato in quanto legato, sempre secondo l'accusa, alla presunta cosca mafiosa Borghetto-Caridi-Zindato. Le indagini avevano accertato che Biasini era amministratore unico e proprietario del 50% delle quote della ditta Tesi costruzioni, che ha sede all’Aquila. Stando all’accusa, l’altro 50% apparteneva di Gattuso, sempre per conto di Caridi. Nell’ordinanza che aveva portato all’operazione “Alta tensione”, il gip Andrea Esposito, in riferimento all’appuntamento dal notaio per il passaggio di quote avvenuto il 26 marzo 2010 all’Aquila, scriveva che “la società sarebbe stata utilizzata per aggiudicarsi i lavori da cedere poi in subappalto, chiaramente alle altre due imprese”, la Edil Br costruzioni e la Lypas che, sottolineava, “stanno operando, così come inizialmente prospettato, in sinergia e sotto il diretto controllo di Caridi”. La Procura dell’Aquila, dunque, anche grazie al contributo giunto d Reggio, aveva completato il quadro, ricostruendo ruoli e responsabilità nella vicenda. E ieri è scattata l’operazione “Lypas”. Il colonnello Giovanni Castrignanò, il sostituto Fabio Picuti e il procuratore Alfredo Rossigni durante la conferenza stampa dell’operazione “Lypas” I frutti del lavoro nelle terre confiscate alle mafie in degustazione nello storico locale di via Veneto Roma, i prodotti di “Libera” al Cafè de Paris REGGIO . I prodotti delle terre confiscate ai mafiosi da ieri sono in degustazione nello storico bar di via Veneto Cafè de Paris, da due anni sequestrato a una cosca della ’ndrangheta e in amministrazione giudiziaria. L’iniziativa è stata presentata dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti e dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro con un “brindisi di speranza” che ha voluto sottolineare l’importanza di sostenere tutte le attività finalizzate a restituire alla collettività i beni confiscati alle mafie. Il Cafè de Paris era stato sequestrato nel 2009 perchè di proprietà di un barbiere di un piccolo paesino dall’Aspromonte ed è poi risultato un prestanome della cosca Alvaro di Cosoleto. Al momento il Cafè de Paris è stato confiscato in primo grado e si è in attesa della confisca definitiva. Nel bar della dolce vita, dunque, si possono degustare l’olio calabrese della piana di Gioia Tauro, il vino Centopassi di Corleone, i paccheri di Don Peppe Diana del casertano, oltre ai pomodorini tarallini e friselle provenienti dalle terre sequestrate alla Sacra Corona Unita. «Tutti devono sapere – ha detto don Ciotti – che il Cafè de Paris di Roma è effettivamente libero dalla presenza mafiosa. È neces- Il Cafè de Paris storico locale romano liberato dalla presenza mafiosa sario che anche le istituzioni vengano qui a fare un brindisi poichè il locale altrimenti rischia la chiusura. Il locale che ha arricchito in modo illecito la cosca della ’ndrangheta è tornato alle persone che lavorano nella legalità. Ci sono pietanze buone non solo per il gusto ma anche per le coscienze di chi li viene a mangiare. Poichè i prodotti arrivano dai beni confiscati ai boss». «È chiaro che c’è il tentativo della criminalità organizzata – ha sottolineato il prefetto Pecoraro – di inserirsi nel mercato romano della ristorazione e immobiliare e noi dobbiamo evitare queste infiltrazioni».(r.rc) I Carabinieri del Ros e del comando provinciale hanno sequestrato l’esercizio commerciale “Pane Pizza e Fantasie” con sede nel quartiere Archi Reggio, sigilli al panificio della cosca Condello CALABRIA . Sigilli all’esercizio commerciale “Pane pizza e Fantasie”, con sede nel quartiere Archi, periferia nord della città. Li hanno apposti, ieri mattina, i carabinieri del Ros, diretti dal tenente colonnello Stefano Russo, e del Comando provinciale, nel corso di un’operazione coordinata dal colonnello Pasquale Angelosanto, in esecuzione del decreto di sequestro preventivo a firma dal sostituto della Direzione distrettuale Giuseppe Lombardo. Il provvedimento è stato emesso in ordine al reato di intestazione fittizia di beni aggravato dal favoreggiamento mafioso previsto dall’articolo 7. Dalle indagini dell’Arma è emerso che il controllo della società proprietaria della panetteria è, di fatto, riconducibile ai prossimi congiunti di personaggi di primo livello nel panorama della ’ndrangheta reggina. In particolare di Antonino Imerti, all’epoca della seconda guerra di ’ndrangheta soprannominato “nano feroce”, e Dome- REGGIO nico Condello, alias “Micu u pacciu”, cugino ed erede del boss Pasquale Condello al vertice dell’omonimo clan di ’ndrangheta. Il nome di Domenico Condello, latitante dal 1991, inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi redatto dal ministero dell’Interno e inseguito da una condanna all’ergastolo, di recente figurava tra i destinatari di un altro provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’operazione “Reggio Nord”. Sette le persone coinvolte nel procedimento che ha portato al sequestro. Con Domenico Condello, 55 anni, risultano indagati Maddalena Martino, 85 anni, Giuseppe Martino, 73 anni, Margherita Tegano, 43 anni, Caterina Condello, 44 anni, Francesco Condello, 81 anni e Giuseppa Condello, 51 anni. Nel corso delle indagini è stato accertato che sul piano formale l’assetto della società finita nel mirino della Dda fa capo a Mad- dalena Martino e Giuseppe Martino, zii materni del latitante. I due, peraltro, nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita il 22 giugno scorso, erano stati trovati in possesso di una cospicua somma: circa 50 mila euro in contanti, e buoni fruttiferi postali per un valore di 52 mila euro e 10 milioni di ex lire, in parte cointestati con Giuseppa Condello, moglie di Nino Imerti. Giuseppa Condello, secondo gli inquirenti, benché formalmente estranea all’attività, rappresentava il centro di imputazione delle responsabilità gestionali. Era lei, infatti, a intrattenere relazioni sia con lo studio di consulenza commerciale che si occupava della contabilità della ditta, sia con l’istituto di credito di riferimento dove venivano fatte tutte le operazioni finanziarie. Stando a quanto emerso dalle indagini, altre due donne, Margherita Tegano e Caterina Condello, rispettivamente compagna e sorella del latitante, benché formalmente dipendenti Carabinieri davanti all’esercizio commerciale posto sotto sequestro dell’esercizio commerciale, si interfacciavano solo ed esclusivamente con Giuseppa Condello. Ed era quest’ultima a partecipare alle altre due le decisioni assunte o da assumere. C’è da ricordare, ancora, che a un certo punto della vicenda le tre donne avevano deciso di cedere a titolo definitivo l’attività commerciale. Un passo ulteriore, secondo gli inquirenti, compiuto dopo la scelta del ricorso alla fittizia intestazione del bene societario in favore dei congiunti Martino. Il tutto è stato inquadrato dagli inquirenti nell’ottica certamente ispirata dalla volontà di eludere eventuali provvedimenti di sequestro. Nel provvedimento emesso dal sostituto procuratore Giuseppe Lombardo viene evidenziato che la società proprietaria dell’esercizio commerciale “Pane pizza e fantasie” era stata costituita nel 2003, anno in cui i soggetti apicali della cosca Condello erano latitanti o già detenuti in ordine a gravissime imputazioni. L’insieme degli elementi posti a fondamento del sequestro conferisce, per la Procura, corposità ed univocità al quadro indiziario raccolto e l’accertata sussistenza di fasi che prevedevano la definitiva cessione dell’attività. Il sequestro dell’attività commerciale viene considerato come un ulteriore segmento del più ampio contesto investigativo portato avanti, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dal Ros e dal Nucleo investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri e che mira al raggiungimento di due obbiettivi interdipendenti: la cattura del latitante Domenico Condello, esponente mafioso di livello apicale della ‘ndrangheta, in grado di orientare le complessive strategie dell’organizzazione; la sistematica aggressione di tutte le attività riconducibili al gruppo criminale investigato, quale strumento di costante e progressivo depotenziamento della struttura di sostegno economico e logistico del ricercato. Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 24 . Calabria Traversa protocolla le dimissioni ma il Consiglio lo dichiara decaduto da sindaco NUOVA PERIZIA UNIONE BONIFICHE Dopo quindici anni Catanzaro non sarà commissariata La Caporale alla guida del Comune Bombe a Reggio, le due moto compatibili col video Grazioso Manno lascia la presidenza dell’Urbi Si dedica al Consorzio Affiancata dalla Giunta. A primavera si torna alle urne. Bagarre in aula Danilo Colacino CATANZARO Il Comune di Catanzaro non sarà commissariato, ma al sindaco dimissionario subentrerà la sua vice Maria Grazia Caporale (la prima vice sindaco donna del capoluogo di Regione, ex di An) che resterà in carica come facente funzioni fino alle elezioni. È quanto ha comunicato il prefetto del capoluogo di regione, Antonio Reppucci, facendo riferimento da un lato alle dimissioni del sindaco, Michele Traversa, che ieri sono state definitivamente protocollate, dall’altro alla delibera consiliare che ha dichiarato viceversa la decadenza dello stesso Traversa e la permanenza nelle rispettive funzioni di Giunta e Consiglio. Ciò in quanto, secondo la delibera approvata dall’Aula, l’ipotesi del commissariamento degli organi comunali «non ricorre vertendosi in tema di esercizio del diritto di opzione conseguente all’accertamento di una “sopravvenuta” causa si incompatibilità che, in applicazione dei principi vigenti in Il prefetto: quella tracciata dal consiglio è una strada praticabile sotto l’aspetto giuridico materia, essendo appunto sopravvenuta, si trasforma e si intende come causa di decadenza dall’ufficio già ricoperto». «Quella tracciata dal consiglio comunale con la delibera in cui si parla di opzione del sindaco fra la carica di primo cittadino e quella di deputato – ha aggiunto Reppucci – è una strada praticabile sotto l’aspet- to giuridico». «All’origine delle dimissioni dell’on. Traversa – ha aggiunto il prefetto – c'è una comunicazione del presidente della Camera con la quale si invita lo stesso Traversa a optare tra le due mansioni sin qui espletate. La scelta di Traversa di rimanere a Montecitorio, legata com'è a una scelta, ci consente di evitare il commissariamento e far subentrare come facente funzioni il vicesindaco fino alle elezioni che avranno luogo nella prossima primavera». In sostanza il Consiglio considera Traversa non dimissionario ma decaduto. È questo l’esito di una giornata convulsa in cui più che tra maggioranza e opposizione si è assistito a una resa dei conti tutta interna al centrodestra. All’interno dello schieramento a sostegno dell’on. Traversa si è incrinato qualcosa dopo le dimissioni che costringeranno i consiglieri - salvo quanti rinunceranno a ricandidarsi - a riproporsi nuovamente alle elezioni. Ecco perché nella seduta del civico consesso di ieri sono volate parole grosse. Il clima è stato turbolento e a volte si è anche sfiorato lo scontro fisico. Tanto è vero che all’interno dell’aula consiliare hanno fatto la loro comparsa numerosi agenti della Polizia di Stato e un nutrito gruppo di vigili urbani. Gli stessi rappresentanti delle forze dell’ordine sono stati costretti a intervenire nel momento in cui qualcuno dei dipendenti delle società miste a rischio di perdere il posto di lavoro ha perso la calma, persino tentando gesti inconsulti. A sintetizzare la posizione della maggioranza il capogruppo Mimmo Tallini, peraltro assessore regionale all’Urbanistica, che ha alzato i toni nei confronti degli avversari, ma an- CATANZARO. I due ciclomotori Il vicesindaco Maria Grazia Caporale guiderà il Comune fino alle elezioni che e soprattutto di qualche ex alleato promotore di una lista civica. Critiche e accuse anche nei confronti della minoranza di centrosinistra alla quale ha imputato di essere responsabile dello sfascio amministrativo e del dissesto economico determinato nei precedenti cinque anni di governo della città. «Siete degli sciacalli – ha affermato Tallini – perché avete tentato di infiltrare e mimetizzare tra la gente indignata i componenti della vostra claque. Ma non ci facciamo intimidire». Poco persuasa della via scelta dal consiglio, col varo della delibera sulla decadenza, l’opposizione. Dai banchi del centrosinistra soprattutto il capogruppo del Partito Democratico, Salvatore Scalzo , si è detto stupito della strada intrapresa, annunciando che la sua parte politica è pronta a impugnare la delibera perché illegittima: «Un iter che non trova riscontro in quanto le dimissioni di Traversa portano alla gestione commissariale». Seppur nel marasma e nel nervosismo generali si è, come premesso, proceduto nello svolgimento della assise cittadina e l’assemblea ha ratificato il provvedimento in virtù del quale alla vicesindaco Caporale toccherà guidare l’amministrazione fino alla fissazione delle nuove elezioni che dovrebbero tenersi fra la fine marzo e l’inizio di aprile prossimi. sequestrati nel corso delle indagini sull'attentato compiuto il 3 gennaio del 2010 alla Procura generale di Reggio sono compatibili con quello utilizzato dagli attentatori e ripreso dalle telecamere di sicurezza del palazzo. A questa conclusione è giunto il perito nominato dal gip di Catanzaro Assunta Maiore che ieri ha depositato un supplemento di perizia rispetto a quanto aveva già comunicato il primo dicembre durante l'incidente probatorio chiesto dalla Dda catanzarese per cristallizzare gli elementi raccolti durante le indagini. Il primo ciclomotore Honda SH300 è stato sequestrato in occasione dell’arresto del boss pentito Antonino Lo Giudice, che si è autoaccusato di essere il mandante dell’attentato e delle intimidazioni compiute nel corso del 2010 ai danni di magistrati reggini, del fratello Luciano Lo Giudice, del presunto armiere della cosca, Antonio Cortese (i tre erano già detenuti) e di Vincenzo Puntorieri. Secondo l’accusa furono Cortese e Puntorieri a piazzare la bomba. Il secondo ciclomotore, dello stesso modello, era stato sequestrato, invece, in una prima fase delle indagini, quando nel registro degli indagati finirono i nomi di quattro presunti affiliati alla cosca Serraino quali presunti autori dell’attentato. Il perito ha invece riferito che non vin sono elementi per stabilire la compatibilità tra una tuta sequestrata a Cortese e quella indossata da uno degli attentatori ripreso dalle telecamere. Nel filmato si vedono due persone arrivare davanti al portone della Procura generale a bordo di un ciclomotore, piazzare l’ordigno e poi fuggire. CATANZARO. Grazioso Manno ha deciso di lasciare la presidenza dell'Unione regionale delle bonifiche (Urbi), dopo 15 anni, e si dedicherà al Consorzio di bonifica Ionio Catanzarese. Manno venne eletto il 24 febbraio 1997 alla guida dell'Urbi Calabria, poi rieletto all'unanimità il primo agosto del 2000 e l'11 luglio del 2006. Tra l'altro si legge in una nota - ha spinto per la liquidazione, poi attuata nel 2007, del Sibari-Crati e il successivo riordino dei Consorzi del cosentino e, soprattutto, l'autoriforma con la riduzione dei restanti territori che ha poi portato i Consorzi di bonifica della Calabria da 17 ad 11. «Oggi - afferma Manno - lascio con serenità e con la speranza di ripagare almeno parte dell'immensa generosità che mi è stata concessa in questi “brevissimi” 15 anni di presidenza. La generosità di chi è consapevole che il contributo che posso dare dall'importantissima postazione del Consorzio Ionio Catanzarese, è più forte se le energie sono totalmente profuse a favore dei consorziati che mi hanno eletto sul territorio, è la stessa che mi è stata concessa in questi anni di fiducia pressocché totale alle mie “visioni” così come alle mie convinzioni. È per questa capacità di voler volare con i desideri che questi 15 anni mi sono sembrati cortissimi ed è per questa stessa capacità che credo sia giusto ora, che il vento è buono (nonostante la congiuntura economica generale sia apparentemente ostile) chiedere di compiere assieme il passo successivo. Dico assieme perché continuerò a vigilare e volare dal territorio dal quale mi provengono sfide altrettanto affascinanti e coinvolgenti». Nell’ultimo intervento pubblico fatto da presidente dell'Urbi Calabria, Manno ha detto fra l’altro: «Se non cercassimo Grazioso Manno di essere vincenti non ci affanneremmo ancora a districare la matassa dei crediti e debiti sulla forestazione, mentre contestualmente non si sa ancora fra stipendi, tfr e sicurezza sul lavoro a che punto siamo messi; così come Massimo Gargano non sa ancora se fra Roma e Bruxelles e/o fra nuova Pac e Piano irriguo nazionale c'é qualche spicciolo per mettere qualche tampone all'Italia che frana». «Insomma - ha aggiunto - noi con i gruppi di lavoro e con la determinazione di tutti i presidenti, e una nuova consapevolezza delle strutture dei consorzi stiamo lavorando per concretizzare le famose tre e tanto care in sede Anbi. Ed è per queste stesse ragioni che abbiamo lavorato e stiamo definendo il nuovo statuto ed un nuovo modello di comunicazione, a cui abbiamo voluto associare informazione e formazione, con quella che io definisco come cornice e cioé il bando di evidenza pubblica per la creazione di un nuovo logo unico per Urbi e Consorzi, a suggellare questa identificazione di un vero e proprio sistema bonifiche che è il nostro orizzonte». Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 26 Calabria . SPEZZANO ALBANESE Il commerciante Aldo De Marco rinviato a giudizio dal Gup. Comparirà davanti alla Corte d’assise di Cosenza il prossimo 26 gennaio Premeditata l’uccisione del figlio del boss Un mese dopo vennero assassinate la cognata e la nipote dell’imputato. Poi toccò al fratello Gaetano Arcangelo Badolati SPEZZANO ALBANESE Un freddo giorno d’inverno. Macchiato di sangue. Segnato da un delitto foriero di altri lutti. Domenico Presta, 22 anni, viene assassinato il 17 gennaio del 2011. Il giovane commerciante cade ucciso da un colpo di pistola a Spezzano Albanese all’interno del suo negozio di abbigliamento. I carabinieri, guidati dal colonnello Vincenzo Franzese, fermano un vicino di Presta, Aldo De Marco, di 41 anni, titolare d’un laboratorio di riparazioni radio-tv attiguo al negozio d’abbigliamento della vittima. L’uomo interrogato a lungo dal pm di Castrovillari, Francesco Pellecchia, ammette le sue responsabilità. Presta e De Marco, che ha dei precedenti per rissa, già nei mesi precedenti avevano avuto una lite per questioni di parcheggio. L’acredine era poi Aldo De Marco Domenico Presta aumentata col passare delle settimane e l’omicida aveva deciso di chiudere la partita impugnando una pistola. Come nel vecchio West. Il ventiduenne era figlio di una delle “primule” della ‘ndrangheta cosentina. Un uomo silenzioso, con gli occhi mo- bilissimi e il fisico asciutto: Franco Presta, 47 anni, la cui fama è cresciuta a dismisura alla fine degli anni ‘90 quando la ’ndrangheta insediatasi in riva al Crati decise di ridisegnare con il piombo la mappa del potere mafioso. In tre anni vennero can- cellati dalla scena delinquenziale personaggi ingombranti della vecchia “scuola” e “picciotti” vocati ad una eccessiva “autonomia”. Un mese dopo la morte del giovane Domenico, al terzo piano d’una palazzina popolare di San Lorenzo del Vallo, vengono ritrovati i cadaveri sfigurati dal piombo di due donne. Madre e figlia. Rosellina Indrieri, 45 anni, è riversa sul pavimento, Barbara, 25, ha gli occhi sbarrati che fissano il davanzale del balcone sul quale è rimasta penzolante cercando inutilmente scampo. Il fratello ventiquatreenne, Silas De Marco, respira invece a fatica e si copre il volto con le mani. È scioccato e perde liquido ematico in grande quantità. Ma è vivo. Le vittime e il ferito sono rispettivamente la moglie ed i figli di Gaetano De Marco, 54 anni, fratello di Aldo. I sospetti dei magistrati della Dda di Catanzaro si concentrano subito su Franco Presta, latitante dal maggio del 2009. Il nome della “primula” finisce sul registro degli indagati anche se non vi sono prove della sua reale colpevolezza. Il sette aprile del 2011, a San Lorenzo del Vallo, su corso Mancini, viene infine giustiziato Gaetano De Marco. Due killer in sella ad una moto affiancano la Fiat Punto su cui viaggia e lo ammazzano con sette colpi di pistola calibro 9 per 21. Sono le 8,30 del mattino e nessuno vede niente. L’elenco dei morti per fortuna finisce qua. E mentre gli sterminatori della famiglia De Marco rimangono impuniti e senza volto, Aldo De Marco è stato rinviato a giudizio dal Gup di Castrovillari. Comparirà davanti alla Corte d’assise di Cosenza il 26 gennaio prossimo per rispondere dell’omicidio di Domenico Presta. Un omicidio – secodo il procuratore Franco Giacomantonio – premeditato. La bara con il cadavere del ventiduenne ucciso BANCHE E USURA La pronuncia sul ricorso di Cesare Geronzi Cassazione: no alla retroattività del nuovo regime sul credito ROMA . Il “decreto sviluppo”, convertito in legge lo scorso luglio, «ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli istituti di credito in relazione al reato di usura» ma non ha effetto «retroattivo» e, dunque, delle nuove norme che hanno elevato il tasso effettivo globale (teg) del credito non possono giovarsi i vertici degli istituti bancari in caso di denuncia da parte di imprese o privati che lamentano l'applicazione di interessi usurari. Lo sottolinea la Cassazione nella prima sentenza (46669) che prende in esame le nuove norme di regolamentazione del mercato del credito. Il “no” alla retroattività delle nuove norme è stato pronunciato in risposta al ricorso con il quale l’ex banchiere Cesare Geronzi, in un processo per usura che aveva provocato parecchio clamore, per fatti addebitatigli quando era presidente della Banca di Roma, su denuncia del gruppo imprenditoriale calabrese facente capo alla famiglia di Antonino De Masi, di Rizziconi, ne chiedeva l’applicazione. «La portata dell’intervento innovativo sulla determinazione dei criteri di individuazione del tasso soglia e la mancanza di norme transitorie – sottolinea la Cassazione –, certamente non dovuta a disattenzione, denotano che si è voluto dare alla normativa (che ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli istituti di credito in relazione al reato di usura) operatività con esclusivo riferimento a condotte poste in essere dopo la sua entrata in vigore, senza produrre effetti su preesistenti situazioni, regolate dalla normativa precedente». Per effetto di questa decisione della Corte di Cassazione – che ha assolto Geronzi, Luigi Abete presidente di Bnl e l’ex presidente di Antonveneta Dino Marchiorello con la formula «perchè il fatto non costituisce reato», data l’esistenza di controverse indicazioni della Banca d’Italia – si apre comunque la strada alle azioni civili del gruppo De Masi per risarcimento danni nei confronti delle tre banche che, pur in assenza di condanna penale per i loro vertici, dovranno risarcire i danni per aver prestato soldi a tassi usurari dal 1997 alla fine del 2002. In proposito c’è da aggiungere che la Cassazione punta a chiarire la materia nel momento in cui spiega che per l’usura essendo «comunque un illecito avente rilevanza civilistica, non rileva, ai fini risarcitori, che non sia stato accertato il responsabile penale della condotta illecita, in quanto l’azione risarcitoria civile ben potrà essere espletata nei confronti degli istituti interessati che rispondono, comunque, del fatto dei propri dipendenti». CATANZARO Eletto ieri dalla Giunta dell’associazione L’imprenditore Giuseppe Speziali presidente di Confindustria Calabria CATANZARO. L'imprenditore ca- tanzarese Giuseppe Speziali è il nuovo presidente di Confindustria Calabria. L’elezione è avvenuta ieri sera ad opera della Giunta dell’associazione. Il neo eletto, figlio del senatore e presidente di Sacal, Vincenzo Speziali, “storico” imprenditore del cemento, è stato presidente di Confindustria Catanzaro ed era l’unico candidato designato dal consiglio direttivo di Confindustria Calabria a seguito della consultazione degli associati in tutte le province calabresi. Subentra a Umberto De Rose o meglio a Francesco Cava, presidente di Ance Calabria e facente funzione nel periodo transitorio dopo la nomina di De Rose a presidente di Fincalabra. «Si tratta di un autorevole esponente della nuova classe imprenditoriale calabrese che sta sempre più dimostrando elevate capacità sia sul piano professionale che dal punto di vista delle qualità umane». Così l’assessore regionale alle Attività Produttive Il neo presidente di Confindustria Calabria, Giuseppe Speziali Antonio Caridi commenta la designazione del nuovo presidente di Confindustria Calabria. Al neo eletto l’Assessore offre «un fattivo rapporto di collaborazione che punti a recepire le istanze dell’imprenditoria in un’ottica di confronto, concertazione e sinergia produttiva». Per Caridi «Speziali saprà meritare la fiducia accordatagli dall’associazione e si dimostrerà un dirigente capace di assolvere il proprio compito in ma- niera adeguata. I segnali che pervengono dal mondo imprenditoriale fanno intendere che sta emergendo una nuova classe dirigente capace di imprimere la necessaria svolta che possa consentire di competere a livello globale per avviare una nuova fase di competitività e di sviluppo. A questo processo non rimarrà estranea la Regione che intende partecipare attivamente al rilancio del sistema produttivo».(b.c.) Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 35 Reggio Tirrenica . BAGNARA Il secondo incontro in vista del Piano territoriale di coordinamento promosso dalla Provincia CARDETO Nessuna infiltrazione mafiosa Il consiglio comunale non si deve sciogliere: L’urbanistica “in ascolto” del territorio in un percorso di partecipazione l’ha deciso il ministero Prevenire i rischi ambientali Roberta Macrì BAGNARA “Mitigazione dei rischi ambientali”: questo il tema che ha fatto da filo conduttore al secondo incontro organizzato dalla Provincia in prospettiva della stesura del Piano territoriale di coordinamento provinciale. Un tema importante che, nei comuni della Costa Viola, diventa sinonimo di dissesto idrogeologico: mitigare i rischi per prevenire il dissesto. L’obiettivo è quello di “comunicare” l’urbanistica e, quindi, trasmettere la necessità di intercettare i bisogni del territorio. Nel corso dell’incontro è emersa l’esigenza di creare una pianificazione urbanistica basata sull’equità e per questo è necessario un coinvolgimento corale. All’incontro hanno preso parte il vicesindaco Giuseppe Spoleti, il vicesindaco di Villa San Giovanni Antonello Messina, l’assessore del Comune di Scilla Santo Perina, l’assessore Vincenzo Attisano r(appresentante l’amministrazione di Seminara), i tecnici della Provincia ing. Pietro Foti, arch. Giuseppe Mezzatesta, arch. Giuseppe Caridi, il geologo Rocco Dominici, l’avv. Enza Caracciolo, l’arch. Saverio Putortì, Palazzolo, Pirrotta, Aiello, Putortì, Spoleti dirigente generale dipartimento urbanistica regionale; e inoltre il vicepresidente Giovanni Verduci, l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Pirrotta, e l’assessore regionale Pietro Aiello. Presenti, altresì, gli studenti dell’Istituto superiore “E. Fermi”, accompagnati dai docenti e dalla dirigente Angela Maria Palazzolo. «Il rischio va conosciuto e gestito – ha esordito la dirigente Palazzolo – per questo occorre ripensare il rapporto uomo-territorio. Importante la presenza di politici e tecnici perché la stesura del piano sia coerente ai bisogni. Gli studenti devono avere la percezione del rischio e della tutela che va costruita». Il tema è stato di grande attualità soprattutto per i rappresentanti dei comuni della Costa Viola i quali hanno sottolineato come il dissesto idrogeologico, dovuto a frane e smottamenti e al problema dei torrenti, rappresenti una realtà con cui fare i conti. Gli esperti hanno relazionato e spiegato l’importanza della preven- SCILLA L’assessore Perina ha consegnato premi agli atleti Unione degli amatori ciclismo, numerose le iniziative in cantiere Tina Ferrera SCILLA Ha scelto lo scenario del Castello Ruffo di Scilla, la dirigenza dell’Udace (Unione degli amatori ciclismo europeo), per consegnare i premi, consistenti in targhe e maglie, ai corridori che si sono cimentati nell’arco del 2011 a gareggiare nei vari percorsi presenti in programma. Ad aprire i lavori dell’incontro, Roberto Canale, coordinatore regionale Udace, che dopo i saluti alle autorità presenti, ha dato la parola al presidente provinciale dell’Unione, Antonio Russo, che ha discusso sull’importanza del tesseramento come tutela per il ciclista, non solo durante il percorso di gara ma anche negli allenamenti. Canale ha evidenziato anche la necessità, condivisa da molti presenti, di organizzare proprio in Perina premia Andrea Piazza Calabria una gran fondo. A seguire, l’intervento dell’assessore al Turismo di Scilla, Santo Perina: «Lo sport è nobile, aiuta il fisico e la mente, mi auguro che non sia un momento isolato ma un percorso proficuo». Si è passati poi alla consegna delle targhe e tra questi anche allo scillese Andrea Piazza, della Polisportiva San Filippo Neri, nell’ambito del Tour ciclismo amatoriale regione Calabria; per poi dare ampio spazio alla consegna delle maglie ai corridori che si sono distinti durante i campionati provinciali mountain-bike e su strada, ai campionati regionali su strada e nel III Trofeo Bec, e nelle varie categorie che comprendevano anche il settore femminile. Tanti i corridori che si sono visti consegnare ben due riconoscimenti, tra questi anche Carmelo Sinopoli di Bagnara Calabra. Presente all’evento anche il responsabile del settore cicloturismo e brevetti, Toni Bottari. Tante le manifestazione in cantiere, solo per citarne alcune: la Bici-Palmi la prima domenica di ottobre ed il 27 maggio l’Interregionale a Cittanova. VILLA S. G. Entusiasmante dibattito col centrocampista Rizzato La Reggina incontra le scuole VILLA SAN GIOVANNI. Incontro tra i giocatori della Reggina Calcio e gli alunni della scuola media Caminiti, nell’ambito di “Amaranto: impara, gioca, crea”, il progetto, giunto alla seconda edizione, dell’Istituto comprensivo Rocco Caminiti, fortemente voluto dal dirigente scolastico Carmelo Caccamo (nella foto col calciatore Rizzato e un alunno). Il progetto prevede, oltre a quello già svoltosi, una serie di incontri tra i ragazzi e la squadra della Reggina, durante i quali saranno trattati temi sportivi ed extra sportivi, con la presenza di calciatori, professionisti, educatori ed allenatori del mondo amaranto. Nel primo incontro si è affrontato il tema della storia della Reggina che, dal 1914 ad oggi, riesce sempre a far vivere nuove emozioni, accompagnata dal costante affetto dei suoi tifosi, tra inaspettate sconfitte e clamorosi trionfi. «Durante l’incontro – hanno commentato gli studenti protagonisti del dibattito – abbiamo avuto l’opportunità di rivolgere qualche domanda e di conoscere meglio il centrocampista Simone Rizzato. Noi ragazzi, entusiasmati dalla sua presenza, abbiamo colto l’occasione per saperne di più sulla sua carriera e sulla squadra amaranto. Alla fine, inoltre, alcuni ragazzi hanno potuto ricevere il tanto sospirato autografo e qualcuno ha avuto anche la fortuna di scattare una foto insieme all’amato calciatore». Adesso appuntamento con nuovi incontri allo scoccare dell’anno nuovo, per far crescere i giovani nello spirito sportivo più autentico, quello dei valori. Perché capiscano che lo sport è sacrificio e dedizione e non il mondo d’oro e di compensi stratosferici cui sono abituate a pensare le giovanissime generazioni. Le testimonianze di chi vive lo sport con passione ed impegno serviranno anche a questo: far conoscere la serietà di chi pratica sport al di li là dei riflettori!(g.c.) Il pubblico presente e gli studenti del “Fermi” zione e la conoscenza negli interventi e hanno parlato di nuovo approccio col territorio che è “di sistema”. «Per una rapida approvazione del Piano territoriale di coordinamento provinciale – ha spiegato l’assessore Pirrotta – come dipartimento Urbanistica abbiamo avviato un dialogo con i Comuni tenendo conto delle linee programmatiche tracciate dal presidente Raffa. È stato avviato un processo partecipativo sul territorio in cui la Provincia svol- gerà un ruolo centrale nell’attività di coordinamento e indirizzo di alcuni settori strategici come Ente intermedio». Proiettare l’urbanistica in una dimensione «nuova e sperimentale – ha affermato l’assessore regionale Pietro Aiello – per avvicinare il cittadino al rispetto del territorio e dare al settore un’impronta diversa che sarà pubblicizzata nell’Urban Mediterranea affinchè i nostri territori possano essere conosciuti per quello che sono». CARDETO. Il consiglio comunale di Cardeto non va sciolto. A sancire la conclusione del procedimento di accesso agli atti è stato il Ministero dell’Interno, con un decreto emanato all’inizio di dicembre. Nell’atto pubblicato sul sito dello stesso dicastero viene fatto riferimento alla relazione del prefetto di Reggio Calabria, datata 18 ottobre 2011, con la quale è stato rilevato «che non sussistono i presupposti per avviare la procedura di scioglimento del consiglio comunale di Cardeto», ai sensi ai sensi della normativa antimafia. La nomina della commissione prefettizia, a cui era stato dato mandato di accedere agli atti amministrativi del Comune, era stata ufficializzata il 27 febbraio scorso. Il lavoro dei commissari era andato avanti celermente, ma alla scadenza dei 90 giorni previsti era stato necessario assegnare loro un proroga, per un supplemento di accertamenti. Chiusa l’indagine amministrativa, la commissione aveva tirato le proprie conclusioni, affidandole alla relazione presentata il 9 settembre. Evidentemente l’accesso agli atti non ha evidenziato anomalie, incongruenze e neppure infiltrazioni della criminalità organizzata. La notizia dell’avvenuta designazione di una commissione di accesso agli atti, da parte della Prefettura, era stata accolta dal sindaco, Pietro Fallanca, e dal consiglio comunale con assoluta serenità. Lo stesso primo cittadino aveva assicurato il massimo della collaborazione per agevolare il procedimento avviato, ribadendo a più riprese che l’amministrazione in carica non aveva nulla da nascondere e per questo era tranquilla. Fallanca aveva anche espresso ripetutamente fiducia nell’operato dei commissari e della Prefettura. «È nostro preciso dovere – aveva sottolineato allora il sindaco – cercare di risolvere i tanti problemi che attanagliano il nostro paese. Per questo motivo continueremo a lavorare serenamente al nostro programma. Ribadisco, siamo fiduciosi e convinti che questa vicenda, visto che la nostra attività si è sempre svolta alla luce del sole, si chiuderà senza conseguenze». (g.t.) Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 37 Reggio Tirrenica . PALMI Nel processo “Cosa mia” il funzionario della Mobile Morrone parla degli appetiti delle cosche PALMI Così gli ex consiglieri comunali «Ci sono i presupposti per ritrovare l’unità Giustificata nel bilancio delle imprese alla voce “sicurezza nei cantieri” sotto il vessillo del Pdl» Una tassa-tangente per l’A3 Ivan Pugliese PALMI Sono ancora i risultati scaturiti dall’operazione “Arca” a fare da trait d’union con il procedimento in corso dinanzi alla Corte d’Asside di Palmi, che prende il nome dall’operazione “Cosa Mia”. È stato il sostituto commissario della Squadra mobile di Reggio Calabria, Nicodemo Morrone, a riprendere le fila che erano state tracciate già nella precedente udienza. Ancora una volta riflettori puntati sugli appetiti delle cosche sui lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno–Reggio Calabria. «Così come in “Arca” – ha spiegato Morrone –, dove avevamo intercettato nel 2004 due ingegneri dell’impresa “Condotte” che parlavano di questa nuova voce da inserire a bilancio sulla “tassa sicurezza cantieri” anche nelle indagini successive trovammo nuovamente questi riferimenti». Secondo l’ipotesi investigativa il riferimento alla tassa di sicurezza, che ammontava al 3%, «altro non era che una tangente da versare». Situazione che al tempo era stata confermata anche dall’ex collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco. Trascorre qualche anno e il copione si ripete, questa volta ci si sposta di qualche chilometro: gli appetiti di alcune famiglie della Piana di Gioia Tauro si concentrano sul tratto che da Il Palazzo di Giustizia di Palmi Gioia Tauro conduce sino a Scilla, il V macrolotto insomma. Secondo quanto riferito dal commissario Morrone, incalzato dalle domande del sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, in un’intercettazione dell’agosto del 2007 nel corso di un colloquio familiare captato nel carcere di Secondigliano, «anche Giuseppe Gallico, i figli Italia Antonella e Antonino, parlano degli arresti scaturiti proprio dall’operazione “Arca” e si dicono un po’ preoccupati ma che avevano comunque ricevuto rassicurazioni su questo 3% sui lavori». Una situazione che era stata già intercettata dagli inquirenti nel mese di febbraio del 2007 in un colloquio carcerario tra Giuseppe Gallico e il figlio Antonino. «L’operazione “Arca” – ha aggiunto Morrone – secondo quanto intercettato e da noi ricostruito, poteva creare un danno economico alle famiglie. Ma Gallico nel colloquio rassicurava i familiari di aver ricevuto garanzie al riguardo. Il tutto avveniva naturalmente parlando a bassa voce o tentando di avvicinarsi il più possibile ai familiari». Cambiano i soggetti, antagoniste le famiglie di riferimento ma medesimi sono i contenuti. È il mese di gennaio del 2007, carcere di Regina Coeli, a conversare sono il detenuto Giuseppe Bruzzise con le figlie Maria e Domenica e il genero Diego Rao: «Il detenuto parla anche in questo caso di spartizioni e di percentuali divise tra le famiglie interessate dalle zone sottoposte a lavori». Bruzzise in questa intercettazione traccerebbe così un quadro ben preciso sul territorio ricadente nel comune di Seminara: «Il 50% spettava ai Santaiti, il 30% agli ‘Ndoli (Gioffrè) e il 20% ai Bracchi (Laganà)». Successivamente lo stesso Bruzzise, a colloquio con altri familiari, «inserisce anche loro come appartenenti al territorio di Barritteri come aventi diritto in questa spartizione». Tra i riferimenti del commissario Morrone anche un passaggio relativo alle figure di Vincenzo e Matteo Gramuglia: relativamente a quest’ultimo «in un’intercettazione del gennaio del 2007 Giuseppe Bruzzise lo definisce uomo a loro vicino». Morrone si è quindi sottoposto al fuoco di domande dei collegi difensivi. L’operazione “Cosa Mia”, condotta nel giugno 2010 dalla Dda reggina, dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Palmi, oltre ad aver portato alla luce le attenzioni che alcune famiglie operanti nel triangolo territoriale compreso tra Palmi, Seminara e Barrittieri, avevano messo sugli appalti nei cantieri del costruendo quinto macrolotto della A3, portò gli inquirenti ad ipotizzare di aver fatto luce su alcuni cruenti fatti criminosi che hanno insanguinato negli ultimi anni e non solo, il territorio della Piana di Gioia Tauro. PALMI. “Il tempo è galantuo- mo”: si rifanno a un vecchio adagio gli ex rappresentanti consiliari del Pdl (Domenico Scalfari, Francesco Tedesco, Federico Grassi, Roberto Crocitta) per riappropriarsi della scena politica. «Noi del Pdl sentiamo il dovere di riconoscere alla triade guidata dalla dott.ssa Bellomo il merito di una gestione commissariale dimostratasi finora altamente professionale ed efficiente, con buona pace di chi agitava lo spettro del commissariamento quale immane catastrofe per la città». Secondo gli scriventi, infatti, «l'iter per la realizzazione del nuovo ospedale di Palmi prosegue regolarmente grazie all’opera del governatore Scopelliti; i lavori previsti dal Pru nel rione Pille sono già iniziati; le famose rotatorie, ripetutamente annunciate dall'ex sindaco, sembra che inizieranno presto “a girare” sul serio; l'ufficio legale del comune è stato rimesso in piedi, senza l'ausilio di quell'assurdo bando, voluto dall'ex primo cittadino, che noi abbiamo fortemente contestato e che il commissario prefettizio ha pensato bene di annullare; la festa della Varia è in fase di programmazione per il prossimo anno, in contiguità con il percorso del riconoscimento Unesco». Insomma le ragioni della rottura che portarono alla fine anticipata della scorsa legislatura non si sono di certo sanate e gli stracci continuano a volare: «La “temutissima” gestione commissariale ha inoltre lavorato per far partecipare il Comune a due importanti bandi regionali sui Pisl e, grazie al determinante intervento del nostro ex vicesindaco Ernesto Reggio, la nostra città concorre anche al Pisr sulla valorizzazione dei centri storici e dei borghi d'eccellenza. L'approvazione di questi progetti, per un valore complessivo di circa 6 milioni, consentirà la realizzazione di una rete turistica tra tutti i Comuni della Costa Viola e permetterà di effettuare una serie di interventi volti alla riqualiLa dott.ssa Antonia Bellomo guida la triade commissariale ficazione di varie aree cittadine». La macchina politica del centro destra sembra così essersi rimessa in moto e l’invito verso gli altri partiti d’area è esplicito: «Essendo definitivamente archiviata “l'esperienza Gaudio” che in questi anni ci ha tenuto su fronti contrapposti con gli amici dell'ex Forza Italia, oggi siamo certi che esistano tutti i presupposti per ritrovare l'unità sotto il vessillo del Pdl che, unitamente alla lista Scopelliti Presidente, risulta in assoluto la prima forza politica cittadina, sia in termini di voti che di iscritti».(i.p.) ANOIA NARCOTRAFFICO Rosarnese rimesso in libertà dal gip di Bologna TAURIANOVA I Cc multano ambulante Operazione “2 Torri connection” scarcerato Giuseppe Petullà Panificazione abusiva, sanzione da 3.000 euro PALMI. Il Gip del Tribunale di Bologna ha disposto la scarcerazione di Giuseppe Petullà, 45 anni di Rosarno ma domiciliato a Vicenza, arrestato nell’ambito dell’operazione “Due Torri connection” nell'agosto scorso nell'ambito dell'operazione di polizia giudiziaria che era stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che portò all'arresto di 30 persone con l’accusa di far parte di un’associazione per delinquere dedita al narcotraffico. Tra gli arrestati, oltre a Petullà, figuravano alcuni trafficanti colombiani, Francesco Ventrici (ritenuto dalla Procura antimafia capo promotore) Corsini France- Giuseppe Petullà sco (anch'egli ritenuto dagli inquirenti capo della associazione) ed altri calabresi che sono stati raggiunti da ordine custodiale per una tentata importazione di ben 1.500 kg di cocaina dalla Co- lombia per l'Italia addirittura mediante il noleggio di un aereo privato. Il Tribunale del riesame di Bologna in settembre aveva rigettato la richiesta di scarcerazione di Petullà ritenendolo gravemente indiziato della partecipazione all’associazione e del tentativo di importazione. I difensori, avvocati Vittorio Pisani del Foro di Palmi e Francesco Stilo del Foro di Latina, sulla base delle indagini difensive (alcune condotte anche all'estero) hanno presentato istanza di scarcerazione al Gip di Bologna che ha quindi recepito la tesi della difesa disponendo la scarcerazione di Giuseppe Petullà. (i.p.) Domenico Zito TAURIANOVA FESTA GRANDE CON SINDACO, PARROCO E PARENTI 100 anni di Vincenzo Bruzzese “La vita è dura... ma io resisto”: la frase campeggiava sulla torta per i 100 anni di Vincenzo Salvatore Bruzzese, festeggiato ad Anoia Superiore dal sindaco Antonio Ceravolo - che gli ha donato una pergamena con scritto “Le rughe della vecchiaia formano le più belle scritture della vita, quelle sulle quali i bambini imparano a leggere i loro sogni” -, dalla giunta, dal parroco don Cesare Di Leo , nonché dai numerosi parenti a cominciare dai 7 figli e 13 nipoti.(a.s.) Panificazione abusiva, i carabinieri hanno sequestrato 50 kg di pane. I carabinieri della locale Compagnia, nell’ambito di un servizio volto al contrasto alle attività illecite connesse alla panificazione abusiva, hanno sequestrato i circa 100 pezzi a F.P. di 41 anni, sorpreso mentre trasportava l’alimento su di un veicolo che non aveva i requisiti necessari e senz’alcuna autorizzazione. I militari, dopo aver notato un’auto che con fare sospetto girava per il centro abitato, decidevano di fermarla per un normale controllo e dopo aver ispezionato il veicolo notavano 3 ceste piene di pane appena sfornato, ma prodotto abusivamente. F.P. è stato interrogato sulla destinazione e sull’uso di quell’ingente quantità di pane senza etichetta di provenienza nè confezione in plastica per evitare che venisse in contatto con sporcizia o polvere: alle domande degli inquirenti avrebbe risposto di utilizzarlo per la vendita porta a porta. Alla luce di ciò i carabinieri provvedevano ad accompagnare nei loro uffici F.P. per contestargli la violazione del regolamento CE 852/2004, sequestrargli quanto rinvenuto poiché non a norma e notificargli una la sanzione amministrativa di 3.000 euro. Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 41 Reggio Ionica . STRAGE DI DUISBURG Davanti alla Corte d’assise di Locri la deposizione del consulente dell’accusa che li ha esaminati MILANO Le tracce nei computer “sicuri” di Charlie Nirta Tre reggini arrestati in flagrante per rapina L’imputato in videoconferenza accusa un pentito: «Non gli ho mai fatto alcuna confidenza» Rocco Muscari LOCRI Scontro in aula sui personal computer sequestrati a Giuseppe Nirta, alias “Charlie”, nell’abitazione olandese nella quale nel novembre del 2008 l’allora latitante, ricercato per la condanna definitiva a 14 anni di reclusione comminati nel processo “Trina”, è stato arrestato dal personale della Squadra Mobile reggina, in collaborazione con gli agenti delle forze di polizia locale. Dei sei notebook si è discusso ieri davanti alla Corte d’assise di Locri, (presidente Alfredo Sicuro, giudice a latere Maria Teresa Gerace) dinnanzi alla quale si celebra il processo-bis per la strage di Duisburg, nel quale sono imputati Giuseppe e Sebastiano Nirta, nonché Antonino Flaviano che risponde dell’accusa di favoreggiamento nei confronti della consorteria dei Nirta-Strangio, contrapposta nella ventennale faida di San Luca a quella dei Pelle-Vottari. Nel corso dell’udienza il consulente dell’accusa Giovanni Fulantelli, rispondendo alle domande poste dal pm Federico Perrone Capano, ha deposto sul contenuto dei sei computer, rilevando che i loro utilizzatori ricercavano sul web notizie giornalistiche relative alla faida sanluchese, a Calabria, Puglia e Lombardia, cercando fra le parole chiave: bunker, armi, Pelle, arresto latitante, Strangio, cantanti napoletani, sequestro Cesare Casella, nonché mappe riferite a Germania, Olanda, Spagna, con Madrid in primo luogo, Colombia, e Francia in particolare Parigi, quale snodo ferroviario da e per Amsterdam. Nei sei “portatili” il consulente ha riscontrato una rotazione di nickname, utilizzati per chattare con l’ausilio di un programma crittografato, tale da non consentire l’individuazione della fonte connessa. Un altro accorgimento rilevato dal tecnico ha riguardato la presenza di nastri neri, o comunque scuri, posti sulle webcam incorporate nei computer, al fine di eludere un possibile collegamento, anche involontario, con video chat, probabilmente per non essere captati o riconosciuti. Il consulente, su domanda dell’avv. Antonio Russo, difensore di Giuseppe Nirta, ha riferito che non è stato possibile risalire all’installazione del sistema operativo rinvenuto sui personal computer, comunque tutti prodotti successivamente all’agosto del 2007. Sul contenuto dei computer sequestrati in Olanda il collaboratore Vincenzo Consoli, in precedenza sentito dai magistrati della Procura Antimafia, nel corso dell’esame in dibattimento aveva confermato di aver appreso nel carcere di San Gimignano direttamente dall’imputato “Charlie” Nirta di una sua «non preoccupazione» per il contenuto, in quanto si sentiva sicuro del fatto che all’interno non sarebbero stati ritrovati file rivelatori di un suo coinvolgimento nella strage di Ferragosto del 2007. Prendendo spunto dalle dichiarazioni resi dal collaboratore di giustizia, Giuseppe Nirta, inteso anche “zopparello”, intervenuto in videoconferenza dal penitenziario dell’Aquila, dove si trova recluso in regime di 41-bis, è stato protagonista di una arringa “pro domo sua”, tuonando contro Consoli tacciandolo di essere in generale un bugiardo, e in particolare un millantatore rispetto alla vicenda dei notebook, in quanto nella notifica ricevuta nel carcere toscano non erano menzionati, e tuttavia quel giorno l’imputato ha detto di non trovarsi al passeggio con il collaboratore, come si evincerebbe anche dai registri interni del penitenziario. Nirta, inoltre, prendendo spunto dal contenuto delle dichiarazioni rese da Consoli sia in verbale che in udienza, ha ribadito di non aver mantenuto alcun rapporto “confidenziale” con il siciliano nel corso del periodo di codetenzione a San Gimignano, dal febbraio al luglio del 2009. «Risultano solo tre incontri avvenuti a marzo – ha dichiarato l’imputato – e in quelle occasioni non sono mai rimasto solo con lui». Il 38enne Nirta, anticipando una richiesta di integrazione istruttoria, ha rilevato ai giudici della Corte d’assise «l’opportunità» di chiamare al banco dei testimoni tutti i detenuti presenti a San Gimignano che hanno avuto contatti con lui e Vincenzo Consoli nello stesso periodo di detenzione, nonché diversi agenti di polizia penitenziaria del luogo, tra i quali il sottoufficiale al quale il detenuto, all’epoca recluso nella cella 58, ha consegnato una microspia. Nirta ha altresì chiesto all’Assise di acquisire la cartella clinica dello zio omonimo, Giuseppe Nirta inteso “u versu”, padre dell’odierno imputato Sebastiano, al fine di accertare che il 71enne non ha mai “inventato” alcuna malattia per ottenere benefici carcerari, ma gli arresti ospedalieri gli sono stati concessi perché affetto da problemi cardiaci. Infine l’imputato ha reiterato la richiesta di un accertamento medico, per valutare le condizioni di salute che, ha detto, «vanno sempre più a peggiorare». Il processo riprenderà il 16 gennaio. MILANO. Tre rapinatori so- La deposizione davanti all’Assise locrese del consulente Giovanni Fulantelli ROCCELLA Un operaio. La donna, russa, è stata fermata Litiga con la convivente: accoltellato Antonello Lupis ROCCELLA Prima il violento litigio, poi l’accoltellamento. Con l’accusa di lesioni personali aggravate i carabinieri della stazione di Roccella hanno denunciato alla Procura di Locri, Sofia Ziangirova, 37 anni, russa ma da anni domiciliata a Roccella. La donna, secondo quanto accertato dagli investigatori, al culmine di un violento litigio avuto col convivente, l’operaio Rocco Spagnolo, 30 anni, ha impugnato un coltello da cucina sferrando contro il giovane diversi fendenti. Le coltellate hanno raggiunto Spagnolo al collo, al torace e a un braccio. Dopo il tempestivo intervento dei carabinieri, l’operaio è stato portato al Pronto soccorso dell’ospedale di Locri e qui, dopo le cure del caso, giudicato guaribile in 7 giorni. Il fatto si è verificato nell’abitazione dei due, in contrada Petrusi. Dopo il sequestro del coltello, Sofia Ziangirova è stata presa in consegna dai carabinieri e sistemata temporaneamente in un centro di accoglienza. È stata segnalata alle autorità competenti perché non in regola con il permesso di soggiorno. CAULONIA-MONASTERACE. Iinque extracomunitari minorenni alloggiati in due centri nell’ambito del “Progetto umanitario Nordafrica” si sono arbitrariamente allontanati non facendo più rientro nelle due strutture. A denunciare ai carabinieri la fuga sono stati i responsabili dei centri. no stati arrestati ieri mattina poco dopo le otto dai carabinieri mentre rapinavano un’agenzia della Banca Popolare di Sondrio in via Bonardi, a Milano. I tre, travisati con cappellini e parrucche, sono stati arrestati quando erano già in possesso del bottino, che è stato recuperato. Uno dei tre aveva precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso: si tratta di Carmelo Palamara, 58 anni, originario di Melito Porto Salvo. Sono originari della provincia di Reggio anche gli altri due uomini arrestati, Filippo Commisso, 58 anni, e Lorenzo Carbone, 45. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i tre uomini hanno sorpreso il vicedirettore e un’impiegata all’esterno della banca e, minacciandoli con le pistole, li hanno costretti a disattivare il sistema d’allarme. Poi si sono impadroniti di 7 mila euro che si trovavano nelle casse e, probabilmente, si preparavano a sequestrare un cliente che si trovava all’ interno, e il personale della banca, in attesa dell’apertura automatica del caveau. All’arrivo dei carabinieri si sono immediatamente arresi e hanno consegnato le due pistole, un revolver calibro 38 e una Beretta con il colpo in canna e le matricole abrase. Sono state sequestrate anche due auto, che avevano parcheggiato all’esterno della banca, e che intendevano utilizzare per la fuga.(ansa) Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 35 Catanzaro - Provincia . OPERAZIONE “SHOWDOWN” Prime schiarite nell’indagine grazie alla collaborazione di Bruno Procopio Nelle dichiarazioni la mappa della mala I tre indagati agli arresti domiciliari accusati solo di reati “minori” Francesco Ranieri S. ANDREA JONIO Due fermi convalidati, quattro custodie in carcere, tre arresti domiciliari e sette scarcerazioni. È questo l’esito definitivo degli interrogatori di garanzia svolti dal giudice per le indagini preliminari Antonio Rizzuti (cancelliere Lucia Senese) nell’ambito dell’operazione “Showdown” contro la locale ‘ndrangheta “Sia-Tripodi-Procopio” attiva nel Soveratese. Solo due i fermi convalidati perché, secondo il gip catanzarese, negli altri casi non sussisteva né «una gravità indiziaria del reato per cui si procede» né il pericolo di fuga. La convalida del fermo disposto dalla “Direzione distrettuale antimafia” della Procura della Repubblica di Catanzaro è arrivata nei confronti di Bruno Procopio e Antonio Gullà. Il primo - figlio di Fiorito Procopio che, secondo gli inquirenti, sarebbe uno dei principali esponenti della locale soveratese - ha peraltro iniziato a collaborare con gli inquirenti (rendendo dichiarazioni sia al pm Vincenzo Capomolla che al gip Rizzuti) che ritengono quanto da lui affermato «di particolare rilevanza», anche se va sottolineato che le sue affermazioni dovranno comunque essere ulteriormente vagliate dagli inquirenti. Procopio ha parlato di alcuni omicidi, quelli di Ferdinando Rombolà e dei fratelli Grattà, e ha anche sostenuto di essere stato “battezzato” nella cosca nel 2007, evidenziando che il suo coinvolgimento “full time” è avvenuto solo nell’ultimo periodo, anche con la partecipazione all’omicidio di Rombolà, L’apprezzata esibizione del “ballo del ciuccio” DAVOLI Riuscita idea della Pro Loco Aspettando il Natale tra mostre, canti e tanta tradizione Mario Arestia DAVOLI Una fase dell’operazione “Showdown” (resa dei conti) condotta tra Catanzaro e Soverato da carabinieri e guardia di finanza avvenuto di pomeriggio sulla spiaggia di Soverato a fine agosto 2010. Invece a essere rimessi in libertà nel pomeriggio di domenica sono stati (come già annunciato nell’edizione di ieri) Pietro Aversa, Francesco Chiodo, Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci, Francesco Procopio, Giandomenico Rattà e Mario Sica. Per loro il gip non ha ritenuto sufficienti gli elementi raccolti per dimostrare una partecipazione alla consorteria di ‘ndrangheta operante tra Soverato, Davoli e zone limi- S. ANDREA Agente ucciso nel 1979 trofe. Il giudice Rizzuti ha comunque sostenuto la necessità di approfondire alcuni elementi emersi dalle indagini, che si sono avvalse, tra l’altro, di numerose intercettazioni telefoniche, ambientali e testimonianze. Invece, pur non vedendosi convalidato il fermo, restano comunque in carcere, tutti con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’àmbito della consorteria soveratese Vincenzo Bertucci, Antonio Gullà, Michele Lentini e Fiorito Procopio. Per quest’ultimo il giudice Rizzuti ritiene che gli indizi a suo carico siano «gravissimi»: «Il pentito Belnome - scrive nell’ordinanza - indicava il Procopio come uno dei principali nemici della cosca avversa dei Gallace da eliminare (“obiettivi”). In effetti l’indagato scampava miracolosamente ad un attentato alla sua vita, qualche mese dopo che era stato ucciso suo figlio Agostino, altro importante elemento dell’associazione. Infine - illustra ancora il gip - Procopio Bruno, figlio dell’indagato, indicava il padre come colui che reggeva l’associazione insieme al Lentini». Lentini è un altro degli elementi che Bruno Procopio ha indicato come uno dei «soggetti con ruolo di direzione», ruolo che sarebbe emerso già da alcune intercettazioni risalenti al 2002. Agli arresti domiciliari sono finiti Emanuel Procopio, Francesco Vitale e Giovanni Nativo. Per loro il gip non ha ritenuto sussistenti gli elementi per contestare le accuse per il reato associativo. Nei loro confronti solo alcune contestazioni per reati minori. Una giornata in parte uggiosa ed in parte fredda ha caratterizzato la manifestazione della Pro Loco davolese “Aspettando il Natale”. Un tour de force cominciato alle 10 di mattina per finire poi in tarda serata, pieno di avvenimenti per grandi, piccini e diversamente abili che hanno potuto così assistere all’ennesimo trionfo del sodalizio davolese. Riuscita ,dunque, la serata nel tema e negli intenti dell’associazione e cioè quelli dell’aggregazione, canti, balli e musica culturale calabrese e, perché no, le varie prelibatezze culinarie. La sera, in concomitanza con la manifestazione della Pro Loco, nella stessa sede è stato ospitato il progetto “Arte a Sud” realizzato dall’ “Unione dei comuni del versante jonico”, finanziato dall’assessorato alla Cultura della Regione e curato da Settimio Ferrari e Francesca Londino, dove si è potuta ammirare l’esposizione di tele di diversi artisti di arte contempo- ranea. Ennesimo obiettivo raggiunto, dunque, per Luciano Alcaro e l’equipe della Pro Loco, ragazzi che in questi ultimi tempi sono stati presenti sul territorio con numerose iniziative di carattere culturale. La serata è stata allietata da suoni come la zampogna, la pipita, la cassa rullante e piatti che hanno ricreato l’atmosfera natalizia. Infatti, a suonare vi era la “Banda Pilusa” che è un tradizionale ed originalissimo gruppo musicale oramai raro da vedere nel Catanzarese. La “Banda Pilusa”, conosciuta anche come Fanfarra, è una formazione polistrumentale che esegue, in forma itinerante, un repertorio di suonate provenienti dalla cultura di tradizione orale. È composta da cinque suonatori: Daniele Mazza, Alessio Bressi, Lucia Romeo, Andrea Bressi e Luca Vernicolo. Alla fine della serata il “ballo del ciuccio” che consiste nella mai consolidata tradizione di far ballare un ciuccio costruito ad arte mentre dal duo dorso si accendono diversi fuochi pirotecnici che colorano la piazza. ISCA JONIO Nei pressi della scuola SOVERATO Presentate le opere di Arenile e Caramante Medaglia d’oro conferita Principio d’incendio al poliziotto Campagna in un’auto in sosta Un presepio fatto sott’acqua e uno realizzato nel sottopasso S. ANDREA JONIO. Sarà assegnata alla memoria del poliziotto Andrea Campagna la medaglia d’oro che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deciso di conferire alle “Vittime del terrorismo”. A renderlo noto è stato il sindaco di S. Andrea Jonio, Gerardo Frustaci, il quale ha anche comunicato che la cerimonia di consegna dei decreti di conferimento dell’onorificenza si svolgerà domani, alle 10, nella sala del Tricolore della Prefettura di Catanzaro. Andrea Campagna era un giovane agente della Digos, originario di S. Andrea Jonio, ucciso a Milano il 19 aprile del 1979 (all’età di 25 anni) da Cesare Battisti, l’allora terrorista appartenente ai “Pac” (proletari armati per il comunismo), che, nei mesi scorsi, è stato tra l’altro al centro di una aspra contesa diplomatica tra Italia e Brasile. Battisti si trova infatti nel paese sudamericano con una condanna definitiva all’ergastolo per quattro omicidi (tra i quali proprio quello di Campagna) ancora da scontare in Italia. Al centro della contesa diplomatica c’è stata la mancata concessione dell’estradizione in Italia, una decisione che ha suscitato numerose proteste non solo dei familiari delle vittime di Battisti ma anche una condanna unanime da parte dei politici italiani. (f.r.) SANT’ANDREA JONIO. Ci sa- rebbe un cortocircuito all’origine dell’incendio scoppiato ieri mattina all’interno di una Peugeot “206” nel centro abitato di Isca Marina. L’autovettura, di proprietà di R.M., del luogo, si trovava parcheggiata nei pressi della scuola cittadina quando, intorno alle 11, alcuni passanti hanno notato che dall’interno dell’abitacolo stava iniziando a uscire del fumo. Proprio alcuni dei presenti hanno domato il principio d’incendio, gettando dell’acqua attraverso un tubo collegato alla vicina scuola. I vigili del fuoco del distac- camento di Soverato, pure intervenuti rapidamente, non hanno dovuto far altro che constatare lo spegnimento del principio di incendio. La scintilla “fatale” sarebbe scattata all’interno del cruscotto, probabilmente da qualche parte elettrica che ha finito per surriscaldarsi. L’automobile è apparsa integra all’esterno, ma i danni causati dalle fiamme all’interno dell’abitacolo ne potrebbero rendere difficile il recupero. L’ammontare dei danni è comunque in via di quantificazione.(f.r.) SOVERATO Iniziativa a tutela della salute della Fondazione “Marincola Politi” La “Settimana solidale” in favore dei disagiati SOVERATO. La Fondazione “Ma- rincola Politi” promuove la “Settimana solidale”. Si tratta di un'azione socio-economica di sfondo solidaristico che consente di accedere a quei beni basilari che costituiscono i prerequisiti fondamentali per la salute. Dall'ultima indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” condotta dall'Istat, è possibile rilevare l'esistenza di una relazione “ricorsiva” tra povertà e salute, poiché se da una parte un determinato carattere socio-economico produce una compromis- sione dello stato di salute, dall'altra la cattiva salute porta ad un deterioramento del livello di benessere individuale e, spesso, anche familiare. La mancanza di risorse economiche ha, dunque, un impatto ovvio sulla salute: limita o condiziona l’accesso alle prestazioni sanitarie e, più in generale, la possibilità di investire sulla propria salute e sicurezza. Con tale consapevolezza, la Fondazione “Marincola Politi” di Soverato è voluto venire incontro a quelle tante persone che non possono permettersi una visita medica specialistica o un consulto “illuminante” su un problema di salute, accollandosene le spese. In collaborazione con il poliambulatorio specialistico “La Casa di Don Bosco”, dotato di strumentazioni innovative e di qualificato personale medico e infermieristico, sito nell'ex complesso salesiano di via Verdi 5 a Soverato, l'ente no profit offre a tutti uno sconto fisso che si incrementa nel caso di ultra sessantacinquenni; per poi intervenire più pesantemente con la “Settimana solidale”. Vale a dire la seconda settimana di tutti i mesi dell’anno, su prenota- zione e secondo un calendario appositamente predisposto, presso “La Casa di don Bosco” chiunque può avere consulti o può sottoporsi a visite specialistiche gratuite (urologia, remautologia, medicina interna, medicina estetica, dietologia, neuropsicologia clinica, cardiologia, pneumologia, geriatria, fisioterapia). La “Settimana solidale” è una delle tante iniziative che impegnano la Fondazione nel promuovere la cultura della prevenzione, la cura e la ricerca oncologica e nel debellare le disuguaglianze sul piano della salute. Maria Anita Chiefari SOVERATO Prosegue la maratona delle inaugurazione dei presepi dei quartieri a Soverato. Ieri sera è stata la volta del quartiere Arenile , che per non smentire la sua appartenenza, ha dedicato il suo presepe al mare, o meglio al suo fondale. Come per magia la mangiatoia diventa una bellissima conchiglia, che ospita al suo interno Giuseppe e la Madonna, il bue e l’asinello, e la perla bianca e delicata, che giorno 24 si aprirà quando Gesù Bambino vedrà la luce. Al posto dei pastori troviamo alghe, conchiglie, sabbia, e coralli. Guardando con attenzione noteremo anche tralci di reti dei pescatori, cocci di bottiglia. Chiaramente il presepe è sotto acqua e l’effetto onda dona alla creazione molta animazione. Anche il quartiere Caramante nel suo presepio ha voluto rievocare la Natività riproducendo i luoghi sacri di Betlemme, il muro di pietra ed il rivestimento in marmo, ponendo all’interno lo splendore di Gesù. Il progetto è stato ideato e creato da Emilia Zacchinelli, Nicola Grenci, Giusy Fiorenza, e Franco Lavalle, anche se tutte le maestranze dell’associazione hanno dato il loro contributo. Ecco la lettura del presepe: “La Basilica della Natività a Betlemme eretta nel luogo in cui avvenne la nascita di Gesù è una Chiesa/fortezza nella quale si entra da una minuscola porta. La porta dell’Umiltà, così concepita per impedire invasioni nemiche . La basilica è costituita dalla combinazione di due chie- Ecco quello che è stato realizzato dal quartiere Arenile Il presepio del quartiere Caramante realizzato nel sottopasso pedonale se e da una cripta, la Grotta della Natività, a cui si accede da una piccola scala, al centro di essa vi è una grande stella in argento, rischiarata da lampade, che indica il punto esatto in cui nacque Gesù. Il luogo è ornato con 14 raggi d’argento, che rievocano le 14 stazioni della Via Crucis, quasi a chiudere in un cerchio perfetto la nascita e la morte di Gesù». La creazione è stata collocata nel sottopasso pedonale di via Trento e Trieste. 37 Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 Cosenza - Provincia . AMANTEA Monitoraggio Anas in queste ore di tempo inclemente SAN LUCIDO Il fenomeno erosivo lungo la Statale 18 Località Principessa sorvegliata speciale Concerto di fine anno La Pro loco ha tirato le somme Antonio Verri SAN LUCIDO Le mareggiate hanno insabbiato una volta di più anche l’imboccatura del porto turistico nepetino Ernesto Pastore AMANTEA Continua in maniera incessante da parte dell’Anas il monitoraggio della Statale 18 in località Principessa tra Campora San Giovanni e Nocera Terinese. Il tratto in questione, nel corso dell’ultimo fine settimana, è stato a serio rischio cedimento a causa delle pessime condizioni del mare che hanno amplificato il fenomeno già grave dell’erosione costiera. La stessa Anas ha dovuto disporre un intervento di somma urgenza per posizionare dei massi a protezione del rilevato stradale. Qualora si verificasse il crollo del tracciato in questione verrebbe a mancare un collegamento veloce tra le province di Catanzaro e Cosenza, senza dimenticare le difficoltà per raggiungere il vicino aeroporto di Lamezia Terme e lo svincolo autostradale di Falerna. Una situazione che andrebbe ulteriormente ad aggravarsi a causa dell’interruzione della vecchia Ss 18, che “corre” lungo il profilo collinare della costa tirrenica. I tecnici dell’Anas sono in- tervenuti rafforzando le barriere di protezione, ma si tratta dell’ennesimo palliativo, in attesa di un piano regionale di difesa costiera che tarda oramai a venire. La criticità di località Principessa è nota da tempo ed aumenta di anno in anno. Durante l’inverno scorso erano state posizionate le prime rocce a difesa del tracciato ed in passato si sono verificati crolli rilevanti che hanno di fatto modificato il percorso che collega Campora San Giovanni con la vicina Nocera Terinese. Nonostante la recente esperienza, gli organi giurisdizionalmente competenti non hanno attuato nessun piano di prevenzione ed ora il problema si ripresenta in tutta la propria drammaticità. L’evoluzione della vicenda è seguita dal vicesindaco Michele Vadacchino che ha sempre mantenuto rapporti cordiali e collaborativi con i vertici dell’Anas, nell’auspicio che l’annosa questione possa essere definitivamente risolta. Le conseguenze del maltempo non si sono fermate qui. I marosi che si sono infranti lungo la costa hanno contribuito a insabbiare per l’ennesima vol- ta l’imboccatura del porto turistico nepetino. Le onde non hanno soltanto ostruito l’ingresso come già accaduto in passato, ma hanno depositato sabbia anche nella zone vicine, una circostanza che renderà più complesso il lavoro delle pale meccaniche e delle draghe. L’ostruzione dell’approdo è un fatto che si ripete sistematicamente e che mette a dura prova le casse comunali. L’ente municipale, infatti, è costretto ad intervenire per ripristinare le condizioni d’accesso e consentire ai titolari delle imbarcazioni che hanno sottoscritto il contratto di ormeggio di usufruire della struttura a pieno regime. Va ricordato che il porto non è utilizzato soltanto a scopi turistici, ma anche per finalità commerciali. Le banchine ospitano alcuni pescherecci che non possono uscire in mare per provvedere al sostentamento dell’armatore e dell’equipaggio. La situazione, insomma, rimane sotto controllo: in gioco - visto tra l’altro quanto si è verificato nelle scorse settimane in altre parti del Paese - c’è la sicurezza della collettività. SAN LUCIDO Boccata d’ossigeno che non risolve il problema Ai dipendenti comunali elargito lo stipendio del mese di ottobre Maria Francesca Calvano SAN LUCIDO Boccata d’ossigeno per i dipendenti comunali senza stipendio. L’amministrazione comunale è riuscita a garantire loro il salario del mese di ottobre attraverso il ricorso a fondi comunali. I lavoratori in servizio nel palazzo municipale e nella struttura per anziani Casa serena attendono ora che vengano accreditati gli emolumenti relativi ai mesi di novembre e di dicembre (non ancora ricevuti), ai quali bisogna aggiungere la tredicesima di conclusione anno. Si tratta di una misura che in qualche modo fa fronte alle necessità più urgenti dei lavoratori che, per tre mesi, non hanno percepito lo stipendio ma che, in ogni caso, non risolve il problema alla radice, considerato che rimane da sciogliere il nodo Casa serena. Non ci sono buone nuove infatti da quando l’Esecutivo ha incontrato i vertici del dipartimento regionale al Bilancio, dai funzionari all’assessore al ramo Giacomo Mancini, per ottenere garanzie sull’accredito delle somme che il Municipio attende dalla Regione per la gestione della casa di riposo, dal momento che la cifra complessiva dovuta da Catanzaro per l’anno 2011 di un milione 32 mila euro quale contributo storico per la struttura non è stata stanziata, creando un “buco” finanziario da L’ingresso al Municipio Sopralluogo degli operai e dei tecnici dell’Anas nella località che crea tanta apprensione PAOLA Iniziativa di due giorni dei commercianti di corso Roma Vetrina natalizia sulle note musicali PAOLA. Luci natalizie, pacchi regalo e tanta buona musica: sono gli ingredienti di una particolare iniziativa organizzata dai commercianti di corso Roma chiamata “Shopping in corso”, che avrà inizio oggi per concludersi domani. Si tratta di un’autentica “full immersion” nel clima natalizio tra piccoli e grandi doni per i parenti da mettere sotto l’albero entro la fatidica data della Vigilia, immancabili bigliettini d’auguri colmi di affetto e corse ad acqui- cui deriva anche la mancata retribuzione dei dipendenti. Pure la possibilità di uno stanziamento a favore del Municipio di una somma pari ad almeno una delle mensilità rimaste in arretrato – prospettata da Palazzo Campanella ma subordinata alle verifiche contabili sul rispetto del patto di stabilità da parte della Regione – sembra oramai naufragata dal momento che un eventuale stanziamento sarebbe dovuto avvenire entro lo scorso 15 dicembre, data in cui si chiudono i rubinetti delle erogazioni. Si avvicinano dunque giorni difficili per gran parte della comunità sanlucidana visto che ai sessanta lavoratori senza stipendio corrispondono altrettante famiglie. Gli sforzi del Municipio volti a tamponare le difficoltà rappresenteranno rimedi utili ma non definitivi fino a quando i rapporti economici con la Regione relativamente a Casa serena non verranno ben definiti. PAOLA Il commerciante ucciso dalla ‘ndrangheta il 25 marzo di ventinove anni addietro Intitolato a Gravina il ponte di corso Colombo Antonio Storino PAOLA In ricordo di Luigi Gravina, figlio di questa terra, morto per mano mafiosa, l’amministrazione comunale gli ha intitolato il ponte di corso Cristoforo Colombo. Gravina, operatore commerciale, coniugato con Luigina Violetta, padre di cinque bambini, fu assassinato il 25 marzo del 1982 per mano mafiosa. E questo in quanto si era rifiutato, reiteratamente e con forte determinazione, di cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità organizzata. Due sicari, quel 25 marzo di ventinove anni fa, si presentarono nei locali di via Nazionale dove Gravina gestiva la sua attività, esplodendogli contro diversi colpi di pistola e uccidendo. «L'omicidio di Luigi Gravina ad opera del clan di 'ndrangheta - si legge nella delibera di Giunta - ha segnato una svolta nella lotta alla mafia della provincia. Da un lato, chi ha contribuito a consumare l'efferato crimine di un lavoratore coraggioso si è pentito offrendo un contributo alla giustizia finalizzato a debellare la cosca di Paola mentre, dall'altro lato, molti operatori commerciali che mai si erano opposti alle insistenti richieste estorsive e alle angherie della mafia, in sede del processo penale in Corte d’Assise, a carico di diverse decine di malavitosi, hanno trovato il coraggio di alzare la testa e confermare la consumazione dei reati». La delibera di Giunta inoltre, aggiunge: «Il gesto coraggioso di ribellione di Luigi Gravina, tra l'altro, va letto in un contesto storico-ambienta- le difficile e delicato». L’Amministrazione Perrotta, pertanto, ritiene quanto meno doveroso «tributare un giusto riconoscimento al compianto Luigi Gravina, intitolandogli il ponte di corso Colombo per ricordare la scomparsa del concittadino paolano, in segno di riconoscenza e gratitudine per essersi immolato, con coraggio e determinazione, alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità organizzata e, quindi, per testimoniare alle future generazioni che chi muore resta patrimonio del paese». stare il regalo perfetto per il partner, magari approfittando di un’offerta speciale o di un buono sconto che gli esercizi commerciali propongono per l’occasione. Tutto questo con tanto di colonna sonora, perché ad accompagnare lo shopping ci saranno Francesca Ramunno ed Italo Palermo in diretta per Radio Libera Bisignano dal corso paolano. Oggi e domani, dalle ore 17 alle ore 20, la città di San Francesco potrà raccontare sulle frequenze radio se stessa e le emozioni che caratterizzano l’attesa della festa più bella dell’anno. Ma sarà l’intero comprensorio a trovare una vetrina importante perché nel corso della diretta sarà dato spazio ai giovani talentuosi artisti del luogo, a partire da coloro che si stanno facendo largo sui palcoscenici nazionali come Katia Marafioti, Laura Mazzitelli, Francesca Coscarella, Alessia Amendola, Angela Gallo, Ester Andriani, Alfredo Bruno, Roberta Stefano e Sarah Harrar.(m. f. c.) . Chi si aspettava spettacoli, fiere, mercatini e concerti rimarrà deluso. Il 2011 riserva ai sanlucidani un Natale austero. Il Comune non ha soldi, è stato detto a chiare lettere nei giorni scorsi ai soci della Pro Loco, riuniti in assemblea per parlare proprio delle cose da fare in occasione della festività. Non avendo soldi, l’Ente ha rimediato offrendo il patrocinio al Concerto di Natale organizzato nella sala polifunzionale dall’associazione di promozione turistica presieduta da Rino Veltri. Negli inviti recapitati ai soci, il massimo dirigente della Pro loco ha lanciato un appello alla partecipazione. «In un momento come questo - ha scritto Veltri - c’è bisogno di nuove aggregazioni. Spalanchiamo le porte alla condivisione e chiudiamole all’individualismo negativo». Per i responsabili della Pro loco il Concerto di Natale ha rappresentato anche il consuntivo delle attività svolte durante il 2011, che ha visto l’intero consiglio d’amministrazione impegnato a privilegiare i rapporti istituzionali in un’azione sinergica di unione sociale e tutela dei beni artistici e culturali del luogo. Per il concerto, il programma ha previsto musiche e canzoni scritte e interpretate da Pino Puzzello (pianoforte) e Totò Valenzise ( voce). PAOLA Dopo l’assemblea del Pd AMANTEA Il candidato a sindaco la prima conseguenza della ritrovata unità Protezione civile Attestati ai volontari Gaetano Vena PAOLA Un consiglio comunale importante, quello previsto per oggi; ma ancora più importanti le riflessioni che seguiranno alla prima assemblea degli iscritti del Pd, con la ritrovata unità del partito su proposta unanime di non passare attraverso le primarie ma con un candidato a sindaco: l’attuale capogruppo di “Socialisti e Democratici Pd” Graziano Di Natale. Il consiglio comunale di oggi, in seduta straordinaria pubblica, è stato convocato dal presidente Ferruccio Fedele per le ore 15 e in seconda convocazione per domani alla stessa ora. Due i punti all’ordine del giorno: aggiornamento piano localizzazione distributori di carburante per uso autotrazione; adozione aggiornamento Piano spiaggia. Con le decisioni assunte dal Pd nell’ assemblea degli iscritti, la designazione unanime di Di Natale a candidato a sindaco, il partito che si candida alla guida della coalizione del centrosinistra. «Il Pd - è stato detto - ha fatto lo sgambetto a Perrotta e si è candidato sia come coalizione che scegliendo anche il candidato a sindaco». Questo si ritiene che quasi certamente porterà alla rottura di un’intesa dei due raggruppamenti, perché un consigliere della coalizione di maggioranza, Stefano Perrotta, sabato sera ha aderito ufficialmente al Pd . Il Psdi, tradizionale alleato dei Socialisti e del sindaco Perrotta, avrebbe intenzione di aderire alla nuova coalizione del Pd avendo l’exvice sindaco Piero Lamberti partecipato all’incontro. Ci saranno tante novità e non mancheranno polemiche e dure accuse. Intanto da indiscrezioni si è appreso che ieri sera, informalmente, si sono riuniti i Verdi: il segretario Giuseppe Melchionda, l’assessore Roberto Cataldo, Francesco Scarpino, Raffaele Condino, Silvestro Mannarino, Tonino Patituttiper fare il punto della situazione alla luce dei nuovi eventi. Domani sera dopo i primi approcci e il “vento” che soffierà al consiglio comunale, a cui quasi certamente parteciperanno anche Stefano, Graziano Di Natale e lo stesso assessore Francesco Città: si terrà insomma la riunione della coalizione del governo cittadino al completo, per sentire “le ragioni dei tre Pd”. Circa l’adunanza consiliare di questo pomeriggio diciamo che il primo punto riguarda l’istituzione di nuovi 4 lidi che da 16 passeranno a 20 e altri due “rimessaggi”. Il secondo si riferisce invece al recepimento di quanto previsto nel Psc con gli insediamenti di 4 nuove stazioni di carburanti sulla Statale 18 e 2 sul tratto stradale dalla stazione ferroviaria allo svincolo per Fuscaldo. AMANTEA. In un clima di festa tipicamente natalizio si è svolta la consegna degli attestati ai volontari che hanno seguito i corsi di formazione di Protezione civile. La cerimonia, presieduta dal vicesindaco Michele Vadacchino, dal consigliere delegato Pasquale Ruggiero e dal coordinatore del gruppo comunale Salvatore Socievole, era attesa da mesi. Le lezioni teoriche e pratiche, infatti, si erano concluse nel 2010, ma le consultazioni elettorali della scorsa primavera hanno ritardato la consegna delle certificazioni. A prendere per primo la parola è stata il vicesindaco Vadacchino che, oltre porgere i saluti del primo cittadino, ha ringraziato quanti fino ad ora hanno frequentato il corso di formazione, contribuendo alla crescita sociale della città. Il coordinatore dei volontari nepetini Salvatore Socievole ha ribadito quelli che sono i compiti e le funzioni degli addetti, mettendo in luce anche le problematiche gestionali di coloro che intervengono direttamente nell’emergenza. Il consigliere delegato Pasquale Ruggiero ha ripercorso l’excursus storico della Protezione civile amanteana, ponendo l’accento sul fatto che il gruppo del centro tirrenico è coordinato direttamente dal sindaco.(e. past.) Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 39 Cosenza - Provincia . CASTROVILLARI Presunte assunzioni pilotate all’Alberghiero CASTROVILLARI La “parentopoli” non è mai esistita Prosciolti dal Gip cinquantasei indagati Elezioni L’Idv ha detto no alle primarie di coalizione Il “non luogo a procedere” deciso dal giudice Grimaldi relativo alle accuse di falso ideologico Angelo Biscardi CASTROVILLARI Si è chiuso con il “non luogo a procedere” per tutti gli indagati, il presunto caso di “parentopoli” all'Istituto alberghiero. Il Giudice per le indagini preliminari Annamaria Grimaldi, con la sentenza emessa ieri ha praticamente cancellato le ipotetiche responsabilità contestate a ben 56 professionisti cittadini. Il non luogo a procedere, formula “perché il fatto non sussiste”, è stato disposto a favore di: Santino Di Stasi (in relazione ai reati di falso ideologico); poi Giuseppe Pucci, in relazione al reato di falso ideologico di cui al capo 14A. «perché il fatto è estinto per decorso del termine di prescrizione»; non luogo a procedere ed assoluzione per non aver commesso il fatto nei confronti di Antonio Falbo, Maria Rosaria Cavaliere, Giuseppe Galima, Leonardo Genovese, Antonio Cosenza, Agostino Guzzo, Risorto Francesco Chiappetta, Rocco Di Leo, Aldo Vincenzi, Daniela Zicari, Michele De Napoli, Pietro Smurra, Gianna Pugliese, Pietro Macrì, Marisa Mortati, Salvatore Risoli, Mi- chele Capinigro, Concetta Di Noia, Giuliano Sangineti, Loredana Pisarri, Francesco Ragusa, Emilia Gatti, Elisa Alberti, Sonia Sarno, Elena Citarelli e Mirella Cruscomagno, in relazione ai reati di falso ideologico di cui ai capi che vanno dall'1A al 21 A. Inoltre, il Giudice ha sempre dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli altri indagati (si tratta di diversi consulenti, ndc.) in relazione ai reati rispettivamente ascritti, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il giudice delle indagini preliminari Grimaldi - oltre ad aver dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Santino Di Stasi in relazione ai reati di abuso di ufficio “perché il fatto non sussiste” - ha ordinato il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto di quanto in giudiziale sequestro. Alcuni degli indagati, che si sono sempre protestati innocenti, estranei alla vicenda ed ai capi di imputazione loro contestati dalla Guardia di finanza, anche ieri mattina hanno ascoltato l'arringa conclusiva dell'avvocato Mario Rosa (in rappresentanza di Santino di Stasi) ed atteso la sentenza relativa ad un procedimento che ipotizzava la truffa alla Comunità europea e falsità materiale. Secondo l'accusa, infatti, molti professionisti non erano stati ingaggiati per graduatorie di merito, ma attraverso scelte personali di alcuni dirigenti. Il collegio dei difensori, che ha espresso soddisfazione per la sentenza emessa ieri mattina da Annamaria Grimaldi, era composto dagli avvocati Ugo Anelo, Andrea Bonifati, Maria Raffa, Salvatore Scillone, Maria Antonietta Guaragna, Paola Napolitano, Vincenzo Bellizzi, Paolo Tucci, Patrizia Martino, Fabio Falcone, Enzo Filardi, Angelo Cosentino, Pietro Perugini, Domenico Lo Polito, Lucio Rende, Roberto Laghi, Ciro Mortati, Stefano Palmisano, Vincenzo Cinicola, Domenico Viola, Daniela Grisolia, Antonio Perfetti, Domenica Gallicchio, Marino Bellizzi, Roberto Lauro, Giuseppe Sirimarco, Luca Donadio, Stefano Balsano, Francesco Sammarro, Alessandro Gaeta, Filippo Cinnante e Rodolfo Ambrosio. La conclusione della vicenda giudiziaria erta molto atteso in città. TREBISACCE Settecentomila euro spalmati in sei anni Pagamenti arretrati dell’acqua Tra Comune e Sorical è accordo Rocco Gentile TREBISACCE Accordo Comune-Sorical. Spalmato in sei anni il mutuo per il pagamento degli arretrati dell'acqua che, dal 2004 ad oggi, ammontano a quasi 700 mila euro. Nel frattempo l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Mariano Bianchi verserà nelle casse della Società risorse idriche calabresi 20 mila euro di acconto che vanno ad aggiungersi alle somme già versate nei mesi scorsi da Palazzo di città di Piazza della Repubblica. Questo il frutto dell'incontro, favorito dal prefetto Raffaele Canniz- zaro, interpellato dall'architetto Bianchi, nel momento in cui l'Ente guidato da Sergio Abramo ha deciso di interrompere e razionalizzare l'erogazione dell'acqua potabile in alcune contrade del paese, tra il sindaco trebisaccese e i dirigenti dell'Ente regionale, dottoressa Tarantino con la quale il primo cittadino aveva avuto anche una vibrata telefonata nei giorni scorsi, e l'ingegnere De Re. Il Comune si è impegnato a far fronte al debito pregresso di 11 mila euro al mese per 72 mesi. Dalle casse comunali dovranno uscire 132 mila euro all'anno per sei anni. In questa maniera si è chiusa una lunga ed artico- Un’immagine di Palazzo di città Palazzo di giustizia che, nelle scorse ore, ha visto concludere la vicenda giudiziaria relativa all’Alberghiero MORMANNO Autostrada in tilt a causa di un curioso incidente Tir incastrato all’imbocco di galleria MORMANNO. Giornata campa- le per la polstrada di Frascineto e le squadre Anas di Campotense e Mormanno. Un autoarticolato pieno di derrate alimentari, la notte scorsa, si è incastrato all'imbocco di una galleria vicino allo svincolo autostradale di Mormanno. L'A3 è andata inevitabilmente in “tilt”. Soccorritori e squadre dell'Anas, in particolare, hanno dovuto lavorare sodo per liberare rapidamente la carreggiata sud dalla pre- lata vertenza con la Sorical che, grazie all'intervento istituzionale del Prefetto - che il sindaco Bianchi ha voluto ringraziare ha assicurato il prezioso liquido in tutto il territorio cittadino rimasto per ore, in alcune zone periferiche del paese, senz'acqua, con tutti i danni possibili ed immaginabili per i cittadini residenti. Il sindaco, appresa la notizia della chiusura dei rubinetti, ha chiamato immediatamente alla Sorical chiedendo spiegazioni. Da Catanzaro hanno messo sul piatto il problema debiti che peraltro interessa gran parte dei Comuni calabresi; e Bianchi ha ricordato alla dottoressa Tarantino che la sua Giunta aveva già promosso un piano di rientro e la conferma era data dal fatto che era stato effettuato un precedente versamento. Ma questo non è servito per far quadrare i conti e assicurare un accordo tra le parti. Tuttavia, subito, l’accordo. CASTROVILLARI Protagonisti gli allievi della terza D della scuola media “De Nicola” Cantori della solidarietà e dell’integrazione CASTROVILLARI. Gli allievi della terza D della Media “De Nicola”, coordinati dalla prof di italiano, Rita Vigna, sono stati protagonisti della manifestazione di solidarietà “Per noi la vita è…”, nel corso della quale hanno presentato una raccolta di poesie inedite dedicate a un compagno speciale, Francesco, che nel corso degli anni si è perfettamente integrato nella classe. L’iniziativa è nata durante un laboratorio di scrittura creativa su tematiche care ai giovani quali l’amicizia ed il concetto di vivere. Questi i protagonisti: Laura Biscardi, Roberta De Cristofaro, Matteo De Marco, Nicola Di Maio, Gli allievi della terza D con il preside Barreca, la professoressa Vigna e l’insegnante di sostegno Vincenzo Fasanella Fabrizio Fabiano, Leonardo Favre, Rebecca Gallo, Andrea Graziadio, Francesco Lo Polito, Arianna Martino, Francesco Nigro, Pasquale Paduano, Davide Petracca, Matteo Sallorenzo, Simone Sallorenzo, Angelo Sasso, Claudio Scriva e Giulia Suglia. «Gli allievi – ha detto il preside Bruno Barreca – hanno sviluppato argomenti e pensieri con disarmante spontaneità e in semplici versi che offrono spunti di riflessione pura agli adulti che di loro hanno il dovere di prendersi cura». senza dell'ingombrante mezzo di trasporto. Un'operazione resa particolarmente difficile visto che, contemporaneamente, era in atto un'abbondante nevicata proprio nel tratto autostradale compreso tra gli svincoli di Frascineto e Lauria Nord. La situazione è ritornata alla normalità intorno alle 5 del mattino. Le cause del sinistro sono in fase di accertamento da parte della sottosezione della Polizia stradale di Frascineto. Il bilancio parla chiaro: un ferito lieve (il conducente del Tir), mezzo pesante semi-distrutto ed un leggero incolonnamento gestito alla perfezione dagli uomini del comandante Pino Lufrano. Altri incidenti sono avvenuti nelle ore seguenti in alcune zone della corsia sud che lega Mormanno a Frascineto - Castrovillari, tanto che sono stati triplicati i controlli per assicurare la giusta sicurezza stradale.(a. bisc.) CASTROVILLARI. L’assemblea cittadina di Italia dei valori ha deciso, all’unanimità, di non partecipare alle prossime primarie della coalizione, uscendo al momento anche dal Coordinamento del centrosinistra, considerato che «ad oggi - ha reso noto il coordinatore cittadino Vincenzo Fuscaldi - non ci sono le condizioni politiche e programmatiche per un’alleanza con il resto della coalizione». In particolare, il circolo cittadino di Idv , che in un mese ha visto triplicare i suoi iscritti, «sin dalla sua nascita - aggiunge Fuscaldi - era, da subito, pronto a confrontarsi, nelle varie riunioni Interpartitiche del centrosinistra, sulle linee programmatiche, su progetti concreti e fattibili e sulle innumerevoli problematiche che interessano la nostra città». Problematiche di cui non si è mai discusso, poiché «l’attenzione è stata totalmente incentrata sul metodo di scelta del candidato sindaco, discussione anch’essa importante, ma a nostro avviso non fondamentale per unire una coalizione». Pertanto, Italia dei valori Castrovillari, in coerenza con la politica nazionale, non ha alcuna intenzione di «stringere alleanze a scatola chiusa; non firmerà mai cambiali in bianco, poiché si è fermamente convinti che non possono più nascere coalizioni costruite solo su una mera fusione a freddo di sigle partitiche, senza una condivisione comune di progetti, programmi ed idee». (a. bisc.) CASSANO Il centrosinistra è compatto CASSANO «Elezioni in primavera Gallo si dimetta subito eliminando l’anomalia» Quel sogno in “rosa” che fa onore al ciclismo Gianpaolo Iacobini CASSANO «Gli azzeccagarbugli vorrebbero far slittare il voto al 2013, ma ai cassanesi deve essere consentito recarsi alle urne in primavera. Gallo si dimetta». È questa la richiesta che, esplicitata dal democratico Franco Pacenza, è stata fatta propria dai vertici del centrosinistra calabrese, giunti a Cassano per un convegno sulle questioni dell’etica e della legalità. Davanti ad una platea lontana dai numeri delle grandi occasioni, il centrosinistra ha dato prova di unità, cementando la ritrovata armonia nella mancata decadenza dalla carica di primo cittadino del consigliere regionale centrista. Cronache: «Cassano vive una fase di regresso: non può essere governata con una norma incostituzionale», accusano i consiglieri regionali Pd Carlo Guccione e Bruno Censore. «In questa fase di emergenza democratica», aggiunge il consigliere regionale dipietrista Mimmo Talarico, «il centrosinistra ha ritrovato una compattezza che lascia ben sperare l’intera Calabria». «Da Cassano inizia una lotta di liberazione dal centrodestra», fa eco il segretario regionale di Sel, Angelo Broccolo. Mario Melfi e Nicola Corbino, segretari provinciali rispettivamen- te di Sel e Prc, concordano. I Verdi s’accodano, i socialisti incalzano: «Cassano è cambiata in peggio», afferma Franz Caruso. «Gallo rimuova l’anomalia creata dal suo comportamento. Ma attenzione: nel centrosinistra vanno superate le pregiudiziali che nel passato hanno ostacolato l’unità». D’accordo Rocco Tassone, segretario regionale del Prc, che però non le manda a dire ai suoi compagni e amici di coalizione: «Le diversità di vedute tra noi il più delle volte non sono ideologiche, ma legate all’emergere di interessi spiccioli che noi non possiamo che contrastare. A Rende, ad esempio, se ottenessero l’autorizzazione, costruirebbero anche sui deretani delle nonne». Emilio De Bartolo, vicesindaco rendese, sobbalza e con passo felpato esce dall’aula. Vi rientra qualche minuto dopo, quando il leader dei socialisti calabresi, Luigi Incarnato, è impegnato nel duello a distanza con Gallo: «Il mio bilancio da assessore regionale è positivo. Il suo, da sindaco, non so. La città ha perduto importanti finanziamenti per colpa sua e del centrodestra». S’arriva alla fine. Conclude il democratico Giuseppe Aloise: «Non cerchiamo agnelli sacrificali, ci interessa il bene di Cassano. Una coalizione che ha un passato tormentato ritrova l’unità e lancia la sfida per il governo della città». Luigi Franzese CASSANO Alle 17.30 il Teatro comunale ospiterà la presentazione di un libro che parla di ciclismo. Si tratta dell’opera di Pasquale Golia dal titolo “Inseguendo un sogno rosa”. Nel corso della serata ci saranno anche momenti musicali con l’esibizione del trombettista cassanese Enzo Casella, già noto alle cronache per la sua presenza tra gli artisti dell’orchestra dell’Arena di Verona. Alla presentazione del volume parteciperanno il giornalista Vincenzo La Camera (che ha curato la recensione); il collega Francesco Garofalo; il direttore editoriale delle “Edizioni La Rondine” Gianluca Lucia; il presidente dell’associazione “Pace ascolto e solidarietà”, Biagio Galizia; il giovane campione regionale di ciclismo su strada Sandro De Gennaro. I lavori saranno moderati dal giornalista Mimmo Petroni. I saluti istituzionali, invece, saranno affidati al sindaco di Cassano e consigliere regionale Gianluca Gallo. «Inseguendo un sogno rosa - ha precisato l’autore - non è altro che il racconto del ciclismo, quello vero, attraverso gli occhi e la penna di un giovane cronista al seguito della “carovana rosa” in occasione dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia». Martedì 20 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Cronaca di Crotone . La Camera di commercio ha conferito i riconoscimenti a strutture ricettive selezionate della provincia Assegnati 28 marchi di qualità Adriana Liguori Proto ha parlato del suo nuovo libro sulla cucina calabrese Giuliano Carella Sono 28 le strutture ricettive della provincia che hanno ottenuto il “Marchio di qualità” del turismo per l’anno 2012. Si tratta di una certificazione promossa dagli Enti camerali in collaborazione con l’Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche) per valutare l'offerta ricettiva e ristorativa di qualità in Italia e nei vari territori. Ieri sera si è tenuta la cerimonia di consegna delle relative certificazioni presso la sala “Pitagora” della Camera di commercio. Erano presenti all’iniziativa: l’assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, il prefetto Vincenzo Panico, il presidente della Cciaa Roberto Fortunato Salerno, il segretario generale dell’Ente camerale Donatella Romeo, il responsabile dell’area Sud di Isnart Francesco Favia, il capogruppo Udc in Consiglio regionale Alfonso Dattolo, il consigliere del Cnel Napoleone Guido, l’assessore provinciale alla Cultura Giovanni Lentini, il presidente provinciale dell’Unicef Donatella Intrieri Fauci, il sindaco di Belvedere Spinello Giovanni Basile e il nuovo comandante provinciale dei Vigili del fuoco Giuseppe Bernardo. Con loro anche numerosi rappresentanti delle aziende premiate. Nell’ambito della stessa serata è stato presentato dall’autrice Adriana Liguori Proto il volume “I pitagorici, percorsi storici, culturali ed iniziatici del cibo”, edito da Rubbettino, con prefazione ai testi dell’assessore regionale Mario Caligiuri e il coordinamento del segretario generale della Cciaa Donatella Romeo. Per l’anno 2012 sono stati insigniti del sigillo di qualità i ristoranti del territorio: Da Ercole (Crotone), Il Ritrovo (Belvedere Spinello), L’Ancora (Isola Capo Rizzuto), La Rustica (Isola Capo Rizzuto), Le Lanterne (Crotone), Le Ninfee del Costa Tiziana hotel (Crotone), Max enoteca (Cirò Marina), La Brace (Isola Capo Rizzuto, Le Castella), Ruris (Isola Capo Rizzuto). Nella categoria hotel il Marchio di qualità è stato Donatella Romeo, il prefetto Panico, Roberto Salerno, l’assessore Caligiuri e Adriana Liguori Proto assegnato alle strutture ricettive: 4S Palace (Crotone), Best Western hotel San Giorgio (Crotone), Casarossa (Crotone), Costa Tiziana hotel (Crotone), Hotel La Brace (Isola Capo Rizzuto), Hotel Napoleon (Melissa), Igv club Le Castella (Isola Capo Rizzuto), Lido degli Scogli (Crotone), Palazzo Foti (Crotone), Porto Kaleo (Marinella di Cutro). Premi qualità anche agli agriturismi: Dattilo (Marina di Strongoli), I casali di Cavallaro (Isola Capo Rizzuto), Il Convivio di Hera (Crotone), Il Querceto (Santa Severina) e Silvo faunistica Santa Domenica (Cirò). Ha chiuso Caligiuri: «Il cibo è alta cultura in grado di restituirci storia ed identità» TRIBUNALE DI CROTONE Sezione fallimentare Fallimento n. 03/09 RG FALL G.D. Dott.ssa Antonia Mussa In Cotronei (KR) LOTTO 1: a) piena proprietà per la quota di 1000/1000 di una unità immobiliare con destinazione “abitazione in villa” sita in Cotronei (Crotone), frazione Rione Carusa, Via Carusa. Composta da sei camere, due bagni e ampi disimpegni al piano terra dove è posta anche la scala interna per l'accesso al piano mansarda ed al seminterrato. Al piano mansarda vi sono altre due stanze ed un bagno. Sviluppa una superficie lorda complessiva di circa mq 255. L’immobile è circondato da un ampio giardino di circa mq 700. L'edificio è stato costruito nel 1990. L'unità immobiliare ha un'altezza interna di circa 2,80 mt; b) piena proprietà per la quota di 1000/1000 di una unità immobiliare con destinazione magazzino deposito sita in Cotronei (Crotone), frazione Rione Carusa Via Carusa. L’immobile è sito al piano terra rispetto l'ingresso carrabile mentre rispetto al giardino soprastante è situato al piano seminterrato. È composto da quattro locali e sviluppa una superficie lorda complessiva di circa mq 247. L'edificio è stato costruito nel 1990. L'unità immobiliare ha un'altezza interna di circa 3,00 mt. L’immobile risulta occupato. LOTTO 2: Piena proprietà per la quota di 1000/1000 di un appartamento sito in Cotronei (Crotone), Corso Giuseppe Garibaldi.Composto da due camere di cui una adibita a cucina. È posto al piano primo e sviluppa una superficie lorda complessiva di circa mq 48. L'unità immobiliare ha un'altezza interna di circa 3,15 mt. L’immobile risulta occupato. LOTTO 3: a) Piena proprietà per la quota di 3/18 di un terreno agricolo sito in agro del comune di Cotronei (Crotone), frazione Terrate. Superficie complessiva di circa mq 12.972. b) Piena proprietà per la quota di 1/1 di terreno sito in agro del comune di Cotronei (Crotone),località Trepidò. La presente porzione di terreno è una strada gravata da servitù di passaggio sia veicolare che pedonale. Superficie complessiva di circa mq 210. L’immobile risulta libero. VENDITA SENZA INCANTO in più lotti di seguito specificati: LOTTO 1: Prezzo base: euro 168.000,00 (Euro centosessantottomila/00) LOTTO 2: Prezzo base: euro 16.000,00 (Euro sedicimila/00) LOTTO 3: Prezzo base: euro 4.000,00 (Euro quattromila/00) Il termine agli interessati all’acquisto resta fissato sino al giorno 13/02/2012 alle ore 12,00 per il deposito di offerte ai sensi dell’art. 571 c.p.c.;il giorno 14/02/2012 alle ore 12,30 per la deliberazione sull’offerta e per la eventuale gara tra gli offerenti ai sensi dell’art. 573 c.p.c. Le offerte di acquisto in regola con il bollo, dovranno essere depositate in busta chiusa presso la Cancelleria Fallimentare del Tribunale di Crotone entro il termine sopra indicato. Sulla busta dovrà essere indicato solamente il numero del fallimento, il numero del lotto, la data della vendita e il nome del depositante l’offerta. Nel caso di assenza di offerte o di mancata aggiudicazione ex art. 572 c.p.c., il Giudice Delegato, sin da ora, fissa la vendita con incanto per il giorno 20.03.2012 alle ore 12,30 e gli immobili sopra descritti sono posti in vendita all’incanto al prezzo base di: LOTTO 1: Prezzo base: euro 168.000,00 (Euro centosessantottomila/00) LOTTO 2: Prezzo base: euro 16.000,00 (Euro sedicimila/00) LOTTO 3: Prezzo base: euro 4.000,00 (Euro quattromila/00) L’offerta minima d’aumento è di Euro 1.000 per il Lotto 1, 800,00 per il Lotto 2 ed Euro 500,00 per il Lotto 3. Per ogni informazione e per la visita dell’immobile, nonché la consultazione della perizia, si potrà contattare in orario di ufficio il curatore fallimentare dott. Salvatore Giardino con studio a Crotone in via 1° Maggio n. 60, tel. 0962.20638 , e-mail [email protected]. l’elenco dei premiati la sezione riguardante gli stabilimenti balneari, tutti di Crotone: Atlantis, Casarossa beach e Lido La Ronde. Menzione a parte ha meritato l’enoteca Max di Cirò Marina che ha ricevuto anche il Marchio della ristorazione tipica “Prodotti&sapori crotonesi”. Gran parte della cerimonia si è concentrata sulla presentazione del volume “I sensi pitagorici”. L’opera di 220 pagine è un percorso che l’autrice Adriana Liguori Proto compie avvalendosi delle sensazioni che rimandano le cinque percezioni sensoriali a tavola. Adriana Liguori Proto è delegata provinciale dell’Accademia italiana della cucina (istituzione culturale riconosciuta sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica) e, in passato, è stata autrice di numerose pubblicazioni riguardanti la cultura alimen- tare e le tradizioni popolari della Calabria. L’ultimo suo volume è stato tradotto anche in inglese dalla professoressa Cammariere. Così come in inglese è anche la “Crotone quality tour” la guida agli itinerari turistici per il 2012 (corredata anche di due mappe in lingua della città capoluogo e del territorio) presentata sempre ieri dalla Camera di commercio. «Rivalutare il nostro patrimonio culturale come volano per il turismo – ha detto Salerno – vuol dire anche promuovere la pubblicazione di volumi come questo che recuperano la nostra identità». «Leggerò con attenzione il capitolo 17 del libro – ha svagato il prefetto Panico – che riguarda le correlazioni tra cibo e malocchio, da sempre tratti simbolici contraddistintivi della mia Campania». «Eventi come questo – ha proseguito Alfonso Dattolo – so- Presentato dal colonnello Liborio Volpe no il segnale tangibile che questo territorio ambisce a crescere, non solo nell’economia, ma anche nella cultura». «L’elaborazione del libro – ha spiegato la coordinatrice del lavoro Donatella Romeo – è stato l’incontro scontro di due approcci diversi a livello metodologico: il mio schematico e teso alla pragmatismo; quello dell’autrice letterario-creativo e per questo motivo non inglobabile in parametri rigidi. Ma siamo riuscite ugualmente a fare sintesi in questi mesi ed abbiamo elaborato un percorso dei sensi che recupera l’identità di un territorio attraverso il cibo che è anche espressione tangibile della cultura di una comunità locale». «Ho cercato di coniugare la mia passione per l’arte culinaria – ha aggiunto l’autrice Adriana Liguori Proto – con la storia e l’antropologia del nostro territorio, andando a recuperare proprio nel mondo contadino e popolare tutte quegli accorgimenti oggi altrimenti persi. È così che, dei cinque sensi, ho sfruttato l’udito: descrivere il cibo ascoltando la gente». «Voglio illustrare sette motivi per cui questo volume è importante – ha introdotto l’assessore regionale Caligiuri – è un libro e, come tale, è una scheggia di luce per la cultura; parla del cibo che è alta cultura in grado di restituirci storia ed identità; riguarda la Calabria che è una terra mistica proprio come Pitagora; è prodotto dalla Camera di commercio di Crotone che è fra le più innovative d’Italia; è edito da una casa editrice calabrese; esprime l’identità dei sensi pitagorici che solo in questa terra potevano prendere corpo; è un libro in cui s’incontrano mondi diversi ma che, in quanto opposti, si attraggono». A conclusione della premiazione è quindi intervenuto anche il responsabile dell’area Sud di Isnart Francesco Favia ricordando: «I marchi di qualità rappresentano la diffusione della cultura dell’ospitalità fra le attività ricettive dalle Alpi allo Stretto a garanzia del cliente». Da destra: Maria Luisa Mingrone, Raffaella Dattolo, Patrizia Vincelli Premiati Gagliardi, Helzel e Vincelli Le pari opportunità nel mondo dei media e delle professioni Giovanni Guarascio «Quando vent’anni fa sono entrato al Resto del Carlino alla cronaca di Bologna c’erano solo due donne e nessuna di loro si occupava di cronaca nera. Oggi ci sono dodici donne su ventidue giornalisti e non c’è settore di cui non si occupino». Così Massimo Gagliardi, crotonese d’origine, vicedirettore del quotidiano bolognese “Il Resto del Carlino” è intervenuto ieri sera all’incontro “Pari opportunità, giovani professionisti e media”, organizzato dal Comitato pari opportunità del Consiglio dell’ordine degli avvocati. Nell’occasione Gagliardi è stato insignito del Premio Pari Opportunità assieme all’avvocato Rosa Vincelli, già consigliera di parità della Provincia, e alla professoressa Paola Helzel, docente di teoria dei diritti umani e biogiuridica all’Università della Calabria. L’incontro è stato introdotto dalla presidente del Comitato pari opportunità Raffaella Dattolo. Hanno portato il loro saluto il presidente del Tribunale Maria Luisa Mingrone ed il presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati Salvatore Iannotta. Quindi, dopo un brevissimo intervento del direttore de “Il Crotonese” Domenico Napolitano, è toccato al vicedirettore del “Carlino” tenere la relazione dell’incontro formativo. Massimo Gagliardi, a Bolo- gna da trentacinque anni, ha ricordato le sue origini crotonesi, l’emigrazione nella città felsinea per motivi di studio, la sua carriera giornalistica iniziata dai giornali del Gruppo Mondadori («Venivano a farci lezione giornalisti del calibro di Piero Ottone, Giampaolo Pansa, Gaetano Tumiati»), proseguita poi al Gruppo Longarini, al “Messaggero” di Raul Gardini («Allora al culmine del suo successo imprenditoriale»), e quindi al Resto del Carlino, di cui è vicedirettore e contemporaneamente responsabile della cronaca di Bologna. Gagliardi ha sottolineato come le donne negli ultimi anni si siano fatte avanti in professioni tradizionalmente maschili e che si trovino attualmente in una naturale competizione per i posti apicali, tradizionale appannaggio maschile. Il vicedirettore del “Carlino” ha indicato come esempio di questo il neoministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, da lui conosciuta nella veste di commissario straordinario del Comune di Bologna, nell’interregno seguito alle dimissioni del sindaco Flavio Delbuono. Gagliardi ha spiegato come l’emigrazione intellettuale oggi non riguardi solo il Sud, ma anche una realtà come Bologna, pur economicamente ricca, dotata servizi all’avanguardia e di un’Università, ma tuttavia «città con un difetto di classe dirigente». Si è incardinato il procedimento antimafia denominato “Hydra” Sul linguaggio del web Alla prima udienza davanti al gup il Calendesercito 2012 in 13 chiedono il rito abbreviato Ieri mattina nell’aula consiliare del Comune, alla presentazione del calendario dell’Esercito Italiano per l’anno 2012 sono intervenuti, con il comandante del Comando Militare Esercito Calabria colonnello Liborio Volpe, il prefetto Vincenzo Panico, il vicesindaco Teresa Cortese, il sindaco di Cutro Salvatore Migale, il comandante del Nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale della Guardia di Finanza colonnello Carlo Antonio Liistro, il comandante della 132esima Squadriglia Radar remota dell’Aeronautica militare italiana capitano Antonio Fusco, il comandante della Polizia municipale di Crotone Antonio Ceraso. Il colonnello Liborio Volpe, affiancato dal capitano Francesco Montepaone e dal tenente della riserva selezionata Rosa Procopio, dopo la proiezione di un filmato illustrativo, ha presentato il “Calendesercito 2012”. «Il messaggio di quest’anno – ha spiegato il colonnello Volpe – è questo: con la tecnologia e gli equipaggiamenti, l’uomo è al centro di tutto per fare al meglio il nostro lavoro. Il tema di quest’anno, “Esercito 2.0” richiama il linguaggio del web e l’attuale società multimediale». «I dodici mesi – ha aggiunto il colonnel- Al centro, il colonnello Volpe lo Volpe – sono suddivisi nel calendario in tre aree di quattro mesi ciascuna». Il comandante dell’Esercito in Calabria ha precisato: «Il primo quadrimestre è dedicato allo sviluppo: materiali e capacità già fatte proprie dalla Forza Armata. Il quadrimestre successivo è dedicato alla sperimentazione: la fase di prova e collaudo per progetti finalizzati. L’ultimo quadrimestre del calendario è dedicato alla ricerca: i progetti in itinere che mirano a colmare un gap capacitivo o a migliorare uno specifico settore». Sarà il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro Tiziana Macrì a giudicare in primo grado la gran parte degli imputati nel procedimento scaturito dall’inchiesta antimafia denominata "Hydra" venuto alla luce con l'operazione di Polizia del 21 gennaio scorso contro la presunta cosca Vrenna-Ciampà-Bonaventura. Ieri nell'aula del gup del Tribunale di Catanzaro, nella “prima” dell’udienza preliminare, tredici dei ventitrè imputati, tramite i loro legali hanno chiesto di essere giudicati dallo stesso gup col rito abbreviato. Ed altri probabilmente lo faranno oggi. Hanno già scelto il rito speciale che prevede in caso di condanna uno sconto di un terzo della pena: Domenico Bevilacqua (43 anni), accusato di associazione finalizzata al traffico di droga; Claudio Covelli (29 anni), accusato di associazione mafiosa e droga; Pasquale Crugliano (28 anni), indagato per associazione finalizzata al narcotraffico; Carmelo Iembo (33 anni); associazione mafiosa e narcotraffico; Antonio Manetta (26 anni), accusato di associazione mafiosa e droga; Giuseppe Mesuraca (29 anni), associazione mafiosa e reati di droga; Giuliano Napoli (23 anni di Cinquefrondi), accusato di reati di droga; Francesco Tiziana Macrì Passalacqua (31 anni); indagato per reati di droga; Leonardo Passalacqua (37 anni), accusato di reati di droga; Armando Taschera (58 anni), accusato di associazione mafiosa ed estorsione; Antonio Gaetano Vrenna (31 anni), indagato per associazione mafiosa, droga, estorsione, danneggiamenti; Youness Zari (26 anni, di Moncalieri) accusato di reati di droga; Massimo Zurlo (35 anni), indagato per associazione mafiosa. Altri imputati si sono riservati mentre ha già scelto il rito ordinario l’ex assessore provinciale Gianluca Marino (39 anni) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. Per l’accusa sostenuta ieri in udienza dal pm della Dda Pierpaolo Bruni, Marino, quando era candidato per il Pdl alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale, tra maggio e giugno del 2009, avrebbe chiesto ed ottenuto l'aiuto ad alcuni elementi della cosca (Iembo e Vrenna), per procurarsi voti in cambio di somme di denaro. Tra i capi d’imputazione contestati nel fascicolo ci sono anche una serie di danneggiamenti con tentate estorsioni ai danni di commercianti e intimidazioni compiute ai danni di familiari di collaboratori di giustizia. E infatti ieri hanno chiesto di costituirsi parte civile i familiari dei collaboratori Vincenzo Marino e Mimmo Bumbaca mentre ha annunciano per oggi la richiesta anche il legale di Luigi Bonaventura detto “Gne gne”. Ha chiesto di essere ammessa come parte civile anche la Confcommercio rappresentata dall’avv. Ilda Spadafora che assiste anche il Comune altro ente che vuole costituirsi nel procedimento come la Provincia assistita dall’avv. Anna Paola De Masi. Nutrito il collegio dei difensori composto tra gli altri dagli avvocati Aldo Truncè e Francesco Laratta che interverranno giovedì nell’interesse di Gianluca Marino e poi gli avvocati Mario Nigro, Fabrizio Salviati, Nando Pantuso, Lucio Canzoniere, Mario Prato.(l. ab.) Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 43 Crotone - Provincia . PETILIA P. La 19enne tornerà a testimoniare al processo per l’omicidio della madre COTRONEI Il 20 gennaio Denise sarà risentita dai giudici dell’Assise di Milano Incontro pubblico sulle regole per l’attività di pascolo Interrogati i dipendenti del cantiere dove Lea sarebbe stata assassinata Carmelo Colosimo L’abitato della frazione di Strongoli Marina PETILIA POLICASTRO Dovrà essere risentita in Corte d’Assise il 20 gennaio Denise, la figlia diciannovenne di Lea Garofalo, la 36enne testimone di giustizia scomparsa due anni fa a Milano. La donna secondo gli investigatori della Dda milanese sarebbe stata uccisa e sciolta nell’acido in un terreno di San Fruttuoso, vicino a Monza su mandato dell’ex convivente Carlo Cosco che è imputato nel processo insieme ad altre 5 persone. E ieri alcuni nuovi testimoni sono stati interrogati in aula dal pm della Dda Marcello Tatangelo. Hanno testimoniato la titolare della lavanderia, dove uno degli imputati avrebbe portato a lavare un giubbotto sporco di sangue, e i dipendenti di un cantiere edile, dove dovrebbe essere stata condotta e torturata Lea Garofalo, presumibilmente in un box affittato dal suo ex convivente. La Prima Corte d’Assise di Milano, presieduta dal giudice Anna Introini dopo la nomina dell’ex presidente Filippo Grisolia come capo di gabinetto del nuovo ministro della Giustizia Paola Severino, aveva accolto, nell’udienza del primo dicembre scorso, la richiesta delle difese di non mantenere valide le testimonianze rese fino ad allora a causa del cambio della composizione della Corte. Per questo il processo è ripartito da zero ed in questo nuovo serratissimo calendario fissato dai giudici anche la testimonianza di Denise resa il 20 settembre dovrà essere ripetuta e la giovane, figlia della donna vittima del caso di lupara bianca e del principale STRONGOLI Indagini dei Carabinieri Furti in casa alla Marina I residenti preoccupati vigilano sulle abitazioni Giovanni Lerose STRONGOLI Lea Garofalo (in nero) insieme alla figlia Denise su corso Sempione a Milano prima che la 36enne scomparisse nel nulla imputato, dovrà ripresentarsi in aula il 20 gennaio prossimo ed essere nuovamente interrogata, così come gli altri testimoni già sentiti nelle passate udienze. La ragazza, che si è costituita parte civile contro il padre, aveva raccontato tutta la sua sofferenza e la sua angoscia per essere stata costretta a vivere con il presunto assassino della madre, con la paura di «fare la tessa fine della persona che più amava al mondo». Secondo gli inquirenti, Lea Garofalo sarebbe stata uccisa a causa della sua decisione di collaborare con la giustizia. Nell’ottobre del 2010 su ordinanza di misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal Gip di Milano Giuseppe Gennari, furono arrestati l’ex convivente Carlo Cosco, 41 anni, Giuseppe Cosco, detto Smith, 47 anni, Vito Co- L’aula della Corte d’Assise di Milano CUTRO «Finalmente dopo le feste dovrebbero cominciare» Migale annuncia: a gennaio al via i lavori sulla 106 al bivio di Steccato Pino Belvedere CUTRO Inizieranno a gennaio i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della Statale 106 all’altezza dello svincolo di “Cutro 1”, alla prg. 217+950 della strada statale 106, bivio di Steccato di Cutro. Lo conferma il sindaco Salvatore Migale che in un comunicato stampa ricorda che l’Anas aveva approvato la realizzazione degli svincoli tra la statale 106 e i bivi di Steccato e Crotone in una conferenza dei servizi tenutasi nel novembre 2009 presso il Compartimento Regionale della Viabilità di Catanzaro. I lavori erano stati Salvatore Migale appaltati alla ditta General Costruzioni di Crotone. «Finalmente, - scrive Migale – subito dopo le feste di Natale dovrebbero iniziare i lavori relativi al primo svincolo di “Cutro 1”. Sono trascorsi circa due anni dall’aggiudicazione dell’appalto dei lavori. L’Ente gestore rileva nella sua relazione una elevata pericolosità e una frequente incidentalità mentre si registrano grossi flussi di traffico nel periodo estivo». È prevista la realizzazione di una rotatoria di 40 metri di diametro in corrispondenza dell’incrocio esistente tra la statale 106 e la statale 106 vecchia sede. La rotatoria è composta da una banchina in destra di un metro, una corsia di sei metri e sco, detto Sergio, 42 anni, Rosario Curcio di 35 anni, Massimo Sabatino di 38 anni e Carmine Venturino di 33 anni, accusati tutti, a vario titolo, in concorso tra loro e con altre persone, del sequestro e della distruzione, mediante dissolvimento in acido, di Lea Garofalo, dopo che la stessa era stata uccisa. A seguito della richiesta avanzata da alcuni parlamentari, l’altro giorno il ministro della Giustizia Paola Severino, ha assicurato di aver constatato «che il fitto calendario di 20 udienze entro il prossimo marzo fissato dalla prima Corte di Assise di Milano presieduta da Anna Introini dovrebbe assicurare una celebrazione del processo in tempi rapidi, tali da riassorbire le conseguenze del mutamento nella composizione del collegio». una banchina in sinistra di un metro, con uno sviluppo complessivo di 100,50 metri. L’intero intervento prevede l’adeguamento della statale 106 per un tratto di lunghezza pari a 380 metri dal km 217+760 alla prg. 218+140. Si prevede anche l’adeguamento della statale secondaria vecchia sede per un tratto di 66 metri. Sembra certo che i lavori di realizzazione di questa prima rotatoria denominata “Cutro 1” inizieranno effettivamente a Gennaio prossimo. Migale spiega poi che per quanto riguarda invece lo svincolo di “Cutro 2” nei pressi della Stazione di Isola Capo Rizzuto, i lavori sono in fase di appalto in quanto è stata necessaria una modifica al progetto originario. «L’Amministrazione Comunale di Cutro – conclude la nota – si augura che i lavori, una volta iniziati, procedano celermente affinché già dalla prossima estate la strada possa essere più agevole e sicura per gli automobilisti». ISOLA C. R. Iniziativa della Misericordia nel segno dello sport Trecento partecipanti alla maratona che ha attraversato le vie del paese ISOLA CAPO RIZZUTO. “Se fai sport sei più bello, dentro e fuori”. Questo il messaggio lanciato dalla terza tappa di “Isola a confronto” che, sabato sera su iniziativa della Misericordia ha affrontato il tema “Giovani e sport: ad Isola siamo in 2.000!”. Un incontro preceduto alle 14,30 da una manifestazione podistica. Oltre trecento giovani isolitani si sono dati appuntamento in Piazza del Popolo per la maratona “Io ci sto” che ha attraversato le vie del paese. Il convegno, si è tenuto presso il Centro Culturale “Rosmini”. Gruppi e associazioni sportive hanno illustrato le proprie iniziative. Hanno partecipato: Centro Ippico “Capo Rizzuto” rappresentato da Nicola Mungo; Amedeo Campo per il Centro sportivo italiano, Giuseppe Longo per la Polisportiva Juventus Club A.S.D., Arcangelo Sellaro per l’Associazione sportiva Isola Tennis Club, Raffaele Asteriti del Milan Club Capo Rizzuto “Tonino Rizzo”; Giancarlo Bruno dell’oratorio “Antonia Maria Verna”; Antonio Frustaglia dell’Usd Isola Capo Rizzuto e Girasole dell’Associazione Sportiva Dilettantistica U.S. Sant’Anna. Hanno raccontato la propria esperienza: il maratoneta Antonio Carvelli, il sub Emanuel Vizzacchero, la campionessa di judo Teresa Loprete, la prof.ssa educazione fisica Francesca Pellegrino, il presidente dell’Associazione “Gianfranco Greco” Antonio Greco, l’allenatore del Crotone Calcio Leonardo Menichini ed il governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto Leonardo Sacco. La manifestazione podistica Una vera e propria squadra organizzata quella che sta togliendo il sonno ai residenti della Marina di Strongoli. Abili e ignoti ladri di appartamento che si introducono in casa nel cuore della notte sottraendo qualsiasi cosa trovino a tiro, stanno seminando grande apprensione tra i residenti della frazione costiera. Un telefonino è stato ritrovato nel giardino di una delle case prese di mira in via delle Viti Aminee, probabilmente abbandonato dai malviventi durante la loro fuga. Nella scorsa settimana è stato messo a segno l’ultimo colpo. I ladri, approfittando della celebrazione di un battesimo, e con i padroni di casa, in chiesa per il cerimoniale religioso, si sono introdotte in un’abitazione in via della Fedeltà Petelina. Mentre in viale Macalla una famiglia ha invece subito il furto di preziosi ed oro. Ovviamente tra i cittadini si è diffusa la preoccupazione. Per una situazione che impedisce un sonno tranquillo a chiunque abbia una casa leggermente fuori mano e isolata. Dalle prime indagini effettuate dalle Forze dell’ordine si è ipotizzato che si tratti di gruppi specializzati nei furti negli appartamenti. Potrebbe essere una banda di persone che non sono di Strongoli che agiscono magari con la complicità di un basista locale che li indirizza verso le case più “appetibili”. I cittadini si sono organizzati mettendo in campo un sistema di vigilanza. Nel fine settimana tra sabato e domenica, alcune famiglie residenti tra il viale del Tempio di Apollo e viale Macaone, hanno fatto a turno ad uscire di casa per andare in pizzeria. Intanto sulle incursioni ladresche indagato a tutto campo i carabinieri della stazione di Strongoli. I militari appena ricevute le denunce, hanno avviato un attento lavoro di “intelligence” per trovare tracce e mettere fine a questi episodi. Si spera che con l’ausilio delle telecamere della videosorveglianza si possa frenare questo fenomeno che da circa due anni interessa il territorio di marina di Strongoli. COTRONEI. Per stamattina a partire dalle 11 nella sala conferenze di piazza della Solidarietà, il sindaco Nicola Belcastro ha convocato tutte le associazioni e le organizzazioni del settore agricolo e zootecnico, per affrontare con i rispettivi rappresentanti una concertazione sul regolamento di polizia rurale e del pascolo, dopo l’avvenuta approvazione dello strumento da parte del Consiglio comunale cotronellaro. «Si ritiene opportuno ed importante – osserva il primo cittadino Nicola Belcastro – condividere con gli attori principali il processo di legalizzazione delle procedure e delle modalità pratiche legate all’attività del pascolo sul territorio». «Si tratta – aggiunge il sindaco – anche di soffermarsi sulle iniziative poste in essere dal prefetto, che ha interessato gli uffici regionali competenti ponendo la necessità di addivenire a parziali modifiche della regolamentazione dell’attività di pascolo sui territori montani, in modo da superare più agevolmente i problemi legati al pascolo abusivo». Ma non è solo questo. «Non prefigurando il nostro regolamento soltanto attività di controllo sull’abusivismo, bensì tutta una serie di misure che interessano tutti gli aspetti della materia – riprende il sindaco – l’idea è quella di condividerne il contenuto, e quindi porsi come esempio per gli altri Comuni chiamati ad assumere analoghe determinazioni».(f. t.) CIRÒ Il gen. Giuseppe Graziani ha consegnato la pianta Donato dal Cfs un albero di leccio dedicato alla giustizia e alla legalità Margherita Esposito CIRÒ Non una pianta di grande dimensioni ma un piccolo leccio. Un albero tipico nella zona da fare crescere insieme, accudendolo, perché anche con la cura e tutela del patrimonio e del verde pubblico, oltre che nell’affermazione dei diritti ed il compimento di ciascuno del proprio dovere, si afferma in una società la giustizia. L’ “albero della giustizia” è stato messo a dimora domenica mattina, nel piccolo spiazzo davanti la chiesa della Madonna delle Grazie, alle porte di Cirò. Anche una targa ricorda ciò che di prezioso rappresenta la pianta donata ai cirotani dal Corpo forestale dello Stato. La consegna dell’albero è stata ufficializzata con la presenza del generale Giuseppe Graziani, vicecomandante regionale del Corpo forestale. L’alto ufficiale ha spiegato i motivi della scelta e l’impegno pratico e civile assunto domenica dalla comunità locale «per costruire un futuro migliore». Il paese, con tutte le sue associazioni, ha aderito con entusiasmo all’iniziativa promossa dalla parrocchia S. Maria de Plateis guidata da Don Giovanni Napolitano. Alla cerimonia, che ha fatto seguito alla celebrazione di una affollatissima Messa nella chiesa della Madonna delle Grazie, divenuta un altro bellissimo esempio di restauro grazie ai fondi raccolti tra la popolazione, sono intervenuti: il sindaco, Mario Caruso; il parlamentare Pd Nicodemo Oliverio; rappresentanti della Guardia di Finanza, della Capita- Un momento della cerimonia con la messa a dimora dell’albero di leccio neria di porto di Cirò Marina; il maresciallo Diego Annibale a capo della Stazione dell’Arma di Cirò e Danilo Mingrone dell’ufficio locale del Corpo forestale. Dopo il saluto dell’on. Oliverio e di Caruso i quali hanno evidenziato la stretta relazione tra la giustizia e l’applicazione dei principi della legalità che impongono a ognuno il rispetto delle regole; presidenti e delegati delle Associazioni locali hanno letto i loro messaggi sul tema della giustizia che, insieme a delle coccarde bianche, sono stati appesi ai rami dell’albero. In prima fila la Pro Loco “Lilio”, presieduta da Rosaria Frustillo che, anche quest’anno, ha confermato il suo lodevole impegno a favore di Telethon, quindi, l’Avis “Damiano Russo”, presieduta da Francesca Paone, l’Associazione musicale Euterpe, presieduta da Luigi Dell’Aquila, l’Oratorio S. Domenico savio diretto da Roset- ta Bossio; il gruppo Scaut Asci 1, guidato da Giuseppe Caligiuri; il Gruppo per l'infanzia della dottoressa Giovanna Crea, la squadra di calcio del Cirò con il Presidente Mario Sculco, Cirò Europea di Giuseppe Siciliani, il Comitato Festa SS. Nicodemo e Francesco presieduto da Salvatore Giardino, l’Associazione sportiva Crazy dance di Giovanna Califano, la Caritas con la responsabile Marisella Blefari e la Misericordia presieduta da Antonio Russo. Nelle parole delle associazioni l’impegno a trovare l’equilibrio nei giudizi e nei comportamenti per favorire la convivenza civile, nel ricercare nel quotidiano la tolleranza e solidarietà per rifuggire alla violenza e alla cultura mafiosa per costruire insieme un futuro in cui il nome di Cirò sia connesso alle sue straordinarie risorse che stanno nella cultura, nella storia e nel vino. Gazzetta del Sud Martedì 20 Dicembre 2011 45 Cronaca di Vibo . LOTTA ALLA ‘NDRANGHETA Il prefetto Luisa Latella replica indirettamente al gip distrettuale Antonio Rizzuti per le affermazioni sull’assenza dello Stato «Una contraddizione le parole di quel giudice» Il rappresentante del governo: «Questa è una realtà difficile e la gente ha bisogno di tanta fiducia» Non ci sta il prefetto Luisa Latella. E di fronte alle autorità, durante il tradizionale scambio di auguri natalizi, ha voluto indirettamente replicare in maniera piuttosto ferma al giudice Antonio Rizzuti, in servizio presso il Tribunale di Catanzaro. Il Prefetto non ha per nulla “digerito” alcune valutazioni del magistrato che, nelle sue funzioni di gip distrettuale, nell’ordinanza con la quale ha applicato la misura cautelare in carcere a carico di esponenti della cosca Soriano, fermati nel corso dell’operazione denominata Ragno, ha voluto affondare il coltello nella piaga della realtà vibonese e, in particolare, di quella che vivono le comunità di San Costantino-Ionadi-Filandari-Arzona. Un territorio, secondo il giudice dove le comunità «appaiono ridotte, nei casi più sfortunati, ad una serie di comparse senza diritti e senza dignità, uomini e donne condannati a vivere lontani dalla storia, senza la Costituzione, senza la legge, senza alcuna garanzia di sicurezza per l’incolumità personale e per i beni...». Parole che il Prefetto ha rispedito al mittente. «Chiamerò questo giudice, non può un magistrato arrivare a fare queste affermazioni. Lo Stato deve dare fiducia alla gente. Le dichiarazioni del gip di Catanzaro sull’assenza dello Stato mi hanno lasciato perplessa. Se valutazioni del genere vengono fatte da un uomo dello Stato, in questo caso da un giudice, diventa una contraddizione eclatante. L’errore di fondo – ha detto il Prefetto – è considerare lo Stato come qualcosa di lontano. È chiaro che l’errore è possibile. Anzi, se si ha un incarico istituzionale le conseguenze di uno sbaglio possono essere più gravi rispetto a quelle dell’errore di un cittadino qualunque. E proprio per questo è importante che il territorio percepisca lo Stato come qualcosa di organico e vicino, una cosa che appartiene a tutti. Per esempio – ha aggiunto Luisa Latella – se io compio un atto vandalico nei confronti di un bene comune, o costruisco abusivamente in una zona a rischio idrogeologico, le conseguenze e il danno riguardano la collettività intera. Mettere una linea di demarcazione tra lo Stato e il territorio è un atteggiamento che fa male ai territori. È giusta e legittima la critica costruttiva ma non la presa di distanza dallo Stato, perchè noi siamo un tutt’uno e come tale dobbiamo procedere». Le valutazioni del gip distrettuale di Catanzaro nascono, tuttavia, dalle risultanze di indagini investigative portate avanti dai carabinieri che hanno ricostruito e messo a fuoco decine e decine di attentati a scopo di estorsione puntando l’attenzione su una dell cosche più agguerrite della ‘ndrangheta vibonese, quella dei Soriano di Filandari. Attentati e danneggiamenti che in passato hanno piegato più di un imprenditore. Qualcuno di loro, addirittura, l’esempio di Giuseppe Maccarrone è ancora sotto gli occhi di tutti, ha deciso di chiudere la sua attività e andare via. Emblematiche le sue parole il giorno dell’ennesimo attentato subito, con una bomba che ha fatto saltare in aria il suo autosalone: «Basta, vado via, qui ha vinto la mafia». Alla cerimonia erano presenti i rappresentanti delle forze dell’Ordine, il sen. Francesco Bevilacqua, il presidente del Tribunale Roberto Lucisano, il procuratore Mario Spagnuolo e il presidente dell’Amministrazione provinciale, Francesco De Nisi (n.l.) LA REAZIONE Avanti con coraggio Riapre il Pasticcino Il prefetto Luisa Latella durante lo scambio di auguri con le autorità Il sen. Bevilacqua e Guseppe Irrera Lucisano e Filippo Vita Il maresciallo Nunzio Sfameni Il Questore e Rocco Potami Alla cerimonia presenti i vertici delle forze dell’ordine Maresciallo Leoluca Ramondino PROCESSO BIS Fissata per il prossimo 23 gennaio la nuova udienza del procedimento a carico dell’anestesista dott. Costa La morte di Eva Ruscio, molti «non ricordo» dei due testimoni La deposizione in aula di due infermieri professionali ha caratterizzato, ieri mattina, l’udienza del processo a carico del dott. Francesco Costa, anestesista dell’ospedale “Jazzolino”, accusato di omicidio colposo in merito alla morte di Eva Ruscio, 16 anni, deceduta il 5 dicembre del 2007 in ospedale. La ragazza, originaria di Polia, spirò in sala operatoria durante una tracheotomia d’urgenza tre giorni dopo il ricovero, a causa di un ascesso peritonsillare. Ieri mattina davanti al Tribunale monocratico – presidente Roberto Lucisano – sono comparsi gli infermieri Carlo Maria Ciampa e Giuseppe Matera. Inizialmente il Tribunale, con il consenso delle parti, ha acquisito il verbale delle dichiarazioni rese ai carabinieri il 9 dicembre del 2007 da Giuseppe Dignitoso. Molti «non ricordo» hanno scandito la deposizione di Matera, infermiere di turno nel reparto di Otorino nella notte tra il 4 e il 5 dicembre 2007. Dopo l’esame del pm Gabriella Di Lauro, il testimone si è sottoposto al controesame degli avvocati di parte civile e della difesa del dott. Costa, rappresentata dagli avv. Giuseppe Altieri e Michele Pannia. Ma molte delle domande poste – avv. Giuseppe Arcuri e Francesco Martingano (che assieme agli avv. Ercole Massara, Giuseppe Pizzonia ed Ettore Troielli, rappresentano i genitori, i fratelli e i nonni di Eva) – sono rimaste senza risposta anche se il testi- mone, davanti ad alcune contestazioni circa le dichiarazioni rese ai carabinieri e agli inquirenti nell’immediatezza del fatto e circa un anno dopo, non ha ritrattato la versione, confermando quanto a suo tempo dichiarato. Sia gli avv. Martingano e Arcuri, come pure l’avv. Altieri, hanno cercato di dare un ordine temporale a quanto avvenuto quella notte, visto che sulla cartella clinica non è stato riportato gran che, e che al momento gli unici riferimenti certi risultano quelli forniti dai familiari. E considerato che nella notte tra il 4 e 5 dicembre 2007 i genitori di Eva furono chiamati in ospedale, le domande di parti civili e difesa tendevano proprio a chiarire i motivi per i quali Giovanna Baro- Il Tribunale dove è in corso il processo bis per la morte di Eva Ruscio OPERAZIONE CERBERO Anche Zangone, Romano, Tranfo e Pugliese fanno scena muta Quattro giorni e altrettante notti di duro lavoro. Il risultato è ben visibile a tutti: “Il Pasticcino”, esercizio commerciale di Nao di Ionadi, ha riaperto. Schiena dritta e poche parole, il titolare del bar-pasticceria Domenico Deodato, ha così dato la sua risposta a quanti, nella notte, hanno piazzato una bomba davanti alla saracinesca devastando il locale. Deodato, insomma, ha preferito parlare poco, anzi per niente, ma coraggiosamente agire. E il risultato e di quelli che deve far riflettere. In questo caso, infatti, ci sono stati pochi piagnisdei e pochissime polemiche. Con i fatti, sudore della fronte e sacrifici l’attività è stata rimessa in piedi in tempi veramente record. Il titolare de “Il Pasticcino” non ha abbassato la testa, ha incassato il colpo, tra l’altro non l’unico visto che in passato ha subito altre pesanti intimidazioni, e si è rialzato. Ora spetta allo Stato garantire le condizioni affinché l’attività possa andare avanti tranquillamente. E sul caso l’attenzione è alta così come pure le misure di sicurezza. Comunque la problematica domani sarà al centro del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. ne e Giuseppe Ruscio furono chiamati e se fossero legati all’aggravarsi delle condizioni di Eva, visto che – secondo quanto finora emerso – la ragazza non fu più sottoposta ad alcuna visita dopo l’arrivo della mamma. Durante la notte comunque il dott. Gianluca Bava (giudicato e assolto nel corso del processo principale) visitò Eva, contattò il primario dott. Domenico Sorrentino (condannato a un anno in primo grado, pena sospesa) e l’anestesista Michele Miceli (assolto), alla ragazza vennero somministrati alcuni farmaci, ma le sue condizioni al mattino precipitarono tanto da arrivare al decesso. Sulle tensioni dei medici in sala operatoria ha invece riferito l’inf. Ciampa, ma anche per lui c’è stato qualche «non ricordo». In aula si tornerà il prossimo 23 gennaio. In programma la deposizione dei consulenti Vacchiano e Giuliano.(m.c.) Direttissima per Marco Alviano trovato con 50 grammi di “erba” Cocaina, altri 4 indagati non rispondono al gip Marijuana in un cassetto dell’auto Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere anche gli altri indagati coinvolti nell’operazione antidroga “Cerbero” condotta dai carabinieri di Tropea con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Infatti, tranne Agos Enrico Tropeano (avv. Mario Bagnato) tutti gli altri hanno preferito astenersi dal rispondere alle domande del gip. Scena muta che, ieri mattina, ha fatto anche Nicola Zangone, 24 anni di Tropea (avv. Sandro D’Agostino). Il giovane si trova ancora ricoverato all’ospedale di Lamezia Terme a causa delle frat- Nicola Zangone ture alle caviglie che si è procurato dopo essersi lanciato dal balcone della cucina della sua abitazione per sfuggire alla cattura. E anche gli indagati per i quali il gip distrettuale non ha disposto gli arresti, bensì provvedimenti di obbligo di dimora (uno) e di firma quotidiana alla pg (due), hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Linea seguita sia da Francesco Romano, di san Leo di Briatico (avv. Giuseppe Bagnato), sia da Saverio Tranfo di Tropea (avv. Giovanni Vecchio) sia da Domenico Pugliese di Spilinga (avvocati Patrizio Cuppari e Michelangelo Miceli). I tre indagati sono comparsi davanti al gip di Catanzaro. Venerdì scorso ad avvalersi della facoltà di non rispondere erano stati Pasquale Accorinti, di Santa Domenica di Ricadi (avv. D’Agostino e Giancarlo Pittelli) ritenuto il capo del gruppo che avrebbe diretto un traffico di cocaina lungo la costa vibonese; Giuseppe Accorinti (avv. Enzo Galeota), Francesco De Benedetto (avv. D’Agostino) e Giuseppe Marchese (avv. Calopresti).(m.c.) Subito libero il giovane di Vibo Marina È stato processato per direttissima e subito rimesso in libertà, il giovane di Vibo Marina arrestato perchè trovato in possesso di 50 grammi di marijuana. A disporre la scarcerazione di Marco Alviano, di 28 anni, (difeso dall’avv. Francesco Muzzopappa) è stato il Tribunale in composizione monocratica – presieduto da Giancarlo Bianchi – che ha rinviato al prossimo 8 marzo il processo per i termini a difesa. Il giovane era stato fermato La marijuana rinvenuta nell’auto dai carabinieri della Stazione di Vibo Marina per un normale controllo. L’atteggiamento schivo del 28enne avrebbe indotto i militari ad approfondire il controllo dell’auto sulla quale il giovane viaggiava. Perquisizione nel corso della quale, all’interno di un cassetto dell’auto, è stata rinvenuta una busta contenente i 50 grammi di marijuana, già pronta per essere suddivisa in dosi. Da qui l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di marijuana.