Omelia in occasione del Funerale di Mons. Pierluigi Mascherin
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Omelia in occasione del Funerale di Mons. Pierluigi Mascherin
Omelia in occasione del Funerale di Mons. Pierluigi Mascherin Concordia Sagittaria, 21 marzo 2011 1) Siamo riuniti, con il cuore gonfio di dolore, per celebrare le esequie di Mons. Pierluigi. Il nostro turbamento è grande. La notizia della sua morte ci è giunta come un fulmine a ciel sereno, improvvisa, imprevedibile, lasciandoci sgomenti, senza parole. Ancora una volta risuonano ben pertinenti le parole di Gesù: “Nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. Tenetevi pronti” (Mt 24,44). Nella mente nostra, di noi creature umane fragili e limitate, in queste ore martellano insistenti non pochi interrogativi, per i quali vorremmo trovare spiegazioni. Ma il nostro ragionare non trova risposte, finisce in un vicolo cieco. La morte è sempre un enigma per tutti; lo è ora la morte di don Pierluigi soprattutto per l’anziana mamma, la sorella, i fratelli e i loro familiari, ai quali rinnoviamo le nostre condoglianze. Ma anche la grande famiglia spirituale di don Pierluigi, il Vescovo, il presbiterio, la diocesi, la sua parrocchia nativa di Praturlone, e le parrocchie di Fossalta, di Aviano, il Seminario, l’ISSR, questa sua comunità della Cattedrale, insieme a quelle di Sindacale e di Teson, le sorelle e i fratelli di vita consacrata, la larga schiera di amici e quella degli ascoltatori di Radio “Voce nel deserto”, le autorità del territorio: tutti soffriamo la sua perdita. Le sue doti spirituali, intellettuali, umane e pastorali l’avevano reso punto di riferimento cercato, stimato e apprezzato. Con noi condividono il dolore il nostro nuovo Vescovo, Giuseppe Pellegrini, il Vescovo emerito di Vicenza Mons. Pietro Nonis, il Vescovo di Iaşi, che ci hanno inviato un loro messaggio commosso. Non ci rimane che chinare il capo e adorare in silenzio il mistero del disegno di Dio, le cui vie restano imperscrutabili e inaccessibili alla mente umana. 2) Tuttavia la parola turbamento non è la parola definitiva per dire il peso che opprime in questo momento il nostro cuore. Gesù ce lo dice: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14,1). La sua parola non è una illusione consolatoria per esorcizzare l’angoscia della morte. È speranza certa di vita eterna, di risurrezione che scaturisce dalla fede operosa che Mons. Pierluigi ha ricevuto, maturato e che ci ha insegnato, praticandola con chiara e avveduta consapevolezza. Possiamo davvero affermare che egli ha svolto il suo ministero sacerdotale “fino alla morte”. È doveroso che vengano conservati i tratti di tutto il suo ministero, dei suoi quasi quarant’anni di sacerdozio (ordinazione, 27.06.1971), costantemente alimentato dall’approfondimento esistenziale della Parola di Dio e dall’amorevole cura pastorale dei fratelli e sorelle che nell’obbedienza gli sono stati affidati. Una eredità da non disperdere. Don Pierluigi sentiva di avere “il debito del Vangelo”. Scrive in un suo appunto: “Quando ti brucia nel cuore la verità, quando tu hai fatto l’esperienza dell’amore di Dio, allora ti metti dentro la situazione e ti impegni a cercare ogni strada per entrare nel cuore…”. E in queste strade non facili del cuore umano, in un'altra pagina annota che bisogna “costruire ponti di riconciliazione, come Gesù, che è venuto per riconciliare in sè tutte le cose (Col 1,20). I costruttori di ponti, di solito, cominciano a costruire un ponte da un lato. Non si può costruire un ponte dal centro … Il Vangelo – conclude – ci insegna che è meglio partire dal lato della debolezza, non da quello del potere, per costruire i ponti della riconciliazione”. Aveva ben presente quanto suggerisce a noi preti il documento Pastores dabo vobis: “il sacerdote, per rendere umanamente più credibile e accettabile il suo ministero, plasmi la sua personalità umana in modo da renderla ponte e non ostacolo per gli altri nell’incontro con Gesù Cristo redentore dell’uomo”(n. 43). È questa la vera scienza dell’amore pastorale. Don Pierluigi aveva il carisma, perfezionato con gli studi di psicologia, per essere attento alle persone, nell’ascolto, nel consiglio opportuno, nel sostegno spirituale. Sentiva di dover essere prete che sa superare “la tentazione di ricondurre il suo ministero ad un attivismo fine a se stesso, ad una impersonale prestazione di cose, sia pure spirituali o sacre, ad una funzione impiegatizia al servizio dell’organizzazione ecclesiastica” (idem n.12). No, non è stato un impiegato del sacro, ma uomo di Dio, dal cuore sensibile: cuore che affaticato, venerdì scorso, ha cessato di pulsare. Nel suo cuore a vent’anni aveva maturato il desiderio di farsi missionario e ne chiedeva il permesso al Vescovo. Così gli scriveva in data 8 marzo 1967: “Ho vent’anni, è l’età delle scelte! … Il Signore mi chiede di mettermi a sua disposizione in terra di missione, dove egli grida con più affanno ed ardore un morente sitio. ….Da un po’ di tempo sto interessandomi del Seminario per l’America Latina di Verona: anche perché le necessità di quei paesi mi fanno paura. Gesù mi suggerisce: “non sono venuto per i sani, ma per gli ammalati”. Mi sento legato a quelle anime, più che a quelle della Diocesi di Concordia, perché si trovano in una situazione più misera”. Questa sensibilità missionaria in lui non è mai venuta meno. 3) Fratelli e sorelle, noi ora possiamo rendere grazie a Dio per il dono che don Pierluigi è stato per la nostra Chiesa, per tutta la Chiesa. Egli ha camminato sulle orme del Buon Pastore. Ora ha attraversato la valle oscura della morte, ma non da solo. Il Signore gli è stato accanto, è venuto a prenderlo per portarlo nella casa del Padre, ad occupare il posto per lui da sempre preparato (cfr Gv 14,4). Signore, aiuta anche noi a camminare sulle tue orme, sulla tua via. Tu hai detto che “chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. Riusciremo a seguirti in questa impresa, noi che ogni giorno facciamo di tutto per non perderla questa vita? Riusciremo ad avere un cuore simile al tuo, che sulla croce hai voluto diventasse simbolo insuperabile dell’amore fedele, totale, oblativo, fino all’ultima goccia di sangue versato per la vita di tutti? L’intensa relazione di comunione che fin d’ora possiamo intrattenere con il nostro don Pierluigi, che già è nella luce della tua Pasqua, relazione di comunione che sperimentiamo in questa eucaristia pregando per lui, ci sia di incoraggiamento e di conforto, nella certezza che anche lui sarà ora intercessore per noi davanti a Te. Amen. + Ovidio Poletto Vescovo