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Nel 2010 «Corriere della Sera» e «Stampa» davano ampio risalto a

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Nel 2010 «Corriere della Sera» e «Stampa» davano ampio risalto a
ANTICIPAZIONI
Pio XII: FINTI-scoop e verità d’archivio
Ecco come si crea
un falso storico
Pio XII (1876-1958) nel suo
studio. Alle sue spalle monsignor
Montini, il futuro papa Paolo VI
Nel 2010 «Corriere della Sera» e «Stampa» davano ampio
risalto a due documenti «inediti» che avrebbero dimostrato
il silenzio di Pio XII sulle sofferenze degli ebrei durante
l’occupazione nazista in Italia e Ungheria. Ma davvero
quei documenti dicevano questo? Un nuovo libro, di cui
«Storia in Rete» anticipa un capitolo, analizza nei dettagli
i carteggi e scopre che lo «scoop» dei due quotidiani
non è nelle carte, ma in personali interpretazioni.
Basate su un’abile selezione di passaggi e ignorando
ciò che non era in linea con la tesi preconfezionata
P
di Matteo Luigi Napolitano
io XII è sempre stato indubbiamente
un papa sotto attacco: «operazioni
chirurgiche» (parlando da strateghi
militari) si ripetono con una certa
frequenza e costanza, e gli attacchi
sono concentrici e a volte perfettamente sincronizzati da più fronti. Vogliamo qui offrire un test-case, una
sorta di «caso di scuola» per cercare di far capire al lettore
i termini del problema. Il 1° febbraio 2010 il «Corriere della
Sera» e «La Stampa» hanno lanciato un’inchiesta in grande stile. Il primo titolava: «Shoah e Pio XII: nuove carte
inglesi. “Non condanna i crimini nazisti”», e in catenaccio:
«Scoperti [sic!] due documenti del ’43 e del ’44. La Santa
Sede: tutti i testi vanno letti in un contesto generale». Il
grande quotidiano torinese, invece, era ancora più diretto: «Pio XII: le prove del silenzio. L’ambasciatore scriveva:
“Teme più i comunisti che le stragi di ebrei”». Mentre il
catenaccio spiegava: «Trovati negli archivi di Kew Gardens
documenti scottanti: un telegramma e una lettera di due
diplomatici». I due occhielli a corredo dell’articolo erano
inesorabili: «Il diplomatico D’Arcy: “Gli suggerii un appello
per le persecuzioni in Ungheria. Non lo fece”»; e ancora:
«L’incaricato d’affari [sic!] USA: “Deportarono mille israeliti romani. Lui non si indignò”». Ai lettori sarà bene anticipare che i virgolettati attribuiti a Tittman e a Osborne d’Ar-
STORIA IN RETE
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cy, i due diplomatici inglese e americano chiamati in causa
da queste «scoperte», non (ripetiamo: non) sono citazioni
tratte dai documenti. Non sono, dunque, loro parole. Sono
soltanto elaborazioni dei due giornali.
Ma qual era il caso di cui si stavano occupando il «Corriere» e «La Stampa»? I due autorevoli quotidiani davano
notizia di un paio di dispacci diplomatici: uno inviato da
Harold Tittman, vice del rappresentante personale di Roosevelt in Vaticano, il 19 ottobre 1943 (ossia tre giorni
dopo l’efferata retata nazista degli ebrei romani); l’altro
inviato il 10 novembre 1944 dal ministro britannico a
Roma, sir Godolphin Francis Osborne d’Arcy. Che cosa
ci hanno detto il «Corriere della Sera» e «La Stampa» su
questi documenti? Com’è comprensibile per due articoli di
giornale, le citazioni erano assai limitate: entrambi i quotidiani mettevano però in risalto lo scoop archivistico con
queste parole: «Alla luce documenti di rilievo» che «provengono dagli archivi nazionali londinesi di Kew Gardens» (così il «Corriere»); «Ieri da Londra sono venuti alla
luce documenti abbastanza scottanti» (così «La Stampa»).
Proprio «La Stampa» chiudeva poi il suo servizio in un
vertiginoso «crescendo»: «Certo, i documenti saltati fuori
dagli archivi inglesi getterebbero ombre un po’ pesanti»
sulla causa di beatificazione di Pio XII, essendo «sbucati
fuori dal silenzio» ecc. Lo scoop di cui riferivano i giornali
Settembre-Ottobre 2012
Settembre-Ottobre 2012
Gli articoli del «Corriere della Sera»
e de «La Stampa» del febbraio 2010
con il presunto scoop su Pio XII
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