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Architetture olivettiane a Ivrea
Architetture olivettiane a Ivrea Introduzione di Laura Olivetti * "Questa nuova serie di edifici posta di fronte alla fabbrica sta a testimoniare con la diligente efficienza dei suoi molteplici strumenti di azione culturale e sociale che l'uomo che vive la lunga giornata nell'officina non sigilla la sua umanità nella tuta di lavoro” Adriano Olivetti, 1958 Questa frase, pronunciata da Adriano Olivetti in occasione dell'inaugurazione ad Ivrea dei nuovi edifici per ì Servizi sociali di Fabbrica, racchiude lo spirito che ha animato la stesura di questo volume. Il nome Olívetti è passato alla storia non solo per la produzione, iniziata nel 1908, di macchine per scrivere e proseguita nei novant'anni successivi adeguandosi al progresso della meccanica e delle nuove tecnologie, ma anche e, oserei dire, forse soprattutto, per il ruolo globale che la Fabbrica ha assunto rispetto al territorio e per il valore che è sempre stato attribuito all'uomo come individuo autonomo. Questo concetto di Fabbrica, considerata non solamente luogo di produzione e di lavoro, ma entità responsabile dello sviluppo economico, sociale e culturale fu concepito in una visione ampia e non limitata al solo territorio. Il rapporto forma-funzione fu sempre alla base di ogni progetto. I desígner davano la forma alle macchine e gli ingegneri le progettavano, gli urbanisti e gli architetti davano la forma agli edifici della produzione e della vita attorno alla Fabbrica. Questo sentimento della forma non corrispondeva ad un criterio meramente estetico, ma piuttosto alla convinzione di Adriano Olivetti, di matrice platonica, che "quando l'uomo si è elevato prendendo la buona via dell'amore delle cose del mondo sino ad intendere la Bellezza, egli non è lontano dal fine. E colui che prende il giusto cammino deve cominciare ad amare le bellezze della terra e progredire verso l'idea della Bellezza stessa, dall'armonia delle forme a quella delle azioni." (Platone, Simposio). Questa filosofia fu sempre presente nella progettazione architettonica; gli edifici delle fabbriche si sviluppavano al servizio diretto delle attività produttive per ottimizzare i cieli di lavoro, nel rispetto e nel costante miglioramento della qualità di vita delle maestranze; altri edifici si costruivano per soddisfare la necessità di abitazioni, scuole, asili, servizi sanitari, attrezzature per lo sport, la ricreazione e la formazione giovanile. L'architettura olivettiana non ha interessato il solo Canavese, ma tutto il territorio nazionale e, nel settore industriale, quei Paesi dove venivano costruite Fabbriche Olivetti. DaIl'inizio degli anni Trenta fu sotto la guida personale di Adriano Olivetti, come già anche se con modalità diverse fu per suo padre Camillo, che personalità di spicco del mondo dell'urbanistica e dell'architettura hanno dato vita a un patrimonio edilizio unico nel suo genere che si è ingrandito anche dopo la morte di Adriano mantenendo inalterati i criteri che sottendevano ai progetti. Le fabbriche, gli uffici, le abitazioni e tutte le espressioni architettoniche che sono state realizzate, pur restando un segno tangibile sul territorio di quello che è stato un impegno produttivo, sociale e culturale straordinariamente innovativo, hanno risentito, nel corso degli anni, dei molti cambiamenti che l'evolversi della struttura dell'Azienda e del territorio hanno imposto. Oggi i caratteri o riginali di quelle architetture sono spesso rintracciabili solo attraverso le tavole di progetto, molte delle quali custodite presso l'Archivio Storico del Gruppo Olivetti. Gli autori di questo volume hanno strutturato il loro lavoro proprio attraverso lo studio dei documentí custoditi nell'Archivio, per forma-re una raccolta forse non esaustiva, ma certamente concreta, di quei progetti, realizzati o no, e renderli così una memoria storica che ne possa trasmettere non solo il valore architettonico, ma che sia la testimonianza di un concreto impegno per migliorare la vita dell'uomo in ogni sua espressione. * Introduzione al volume della Fondazione Adriano Olivetti “Architetture olivettiane a Ivrea - I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica”, di D. Boltri, G. Maggia, E. Papa, P.P. Vidari. Ed. Gangemi, Roma 1998