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Gli indumenti compressivi nel linfedema della parte superiore del
GUIDA PRATICA
Gli indumenti
compressivi nel
linfedema della parte
superiore del corpo
La costruzione e la classificazione degli indumenti
compressivi
Principi di anatomia e fisiologia in relazione alla
compressione degli arti superiori e del torace
Dati sull’uso di indumenti compressivi in pazienti con
linfedema nella parte superiore del corpo
Scelta degli indumenti compressivi per il linfedema
della mano, del braccio e della linea mediana del
tronco
Journal of
INTERNATIONAL LYMPHOEDEMA FRAMEWORK
FINANAZIATO DA UNA BORSA
DI STUDIO DI BSN MEDICAL
Le opinioni espresse nella
presente pubblicazione sono
quelle degli autori e non riflettono
necessariamente quelle dell’editore
o di BSN medical.
QUESTO DOCUMENTO E’
SOSTENUTO DA:
Australasian Lymphology Association
(ALA, Australia)
British Lymphology Society (BLS, RU)
Lymphoedema Association of Australia
(LAA, Australia)
Lymphoedema Support Network (LSN,
RU)
Lymphology Association of North
America (LANA)
MLD UK
National Lymphedema Network (NLN,
USA)
Nederlands Lympfoedeem Netwerk
(NLN, Paesi Bassi)
Norsk Lymfødemforening (NLF Norsk,
Norvegia)
Israel Lymphoedema Association (ILA,
Israele)
Svensk Förening för Lymfologi (SFL,
Svezia)
DICHIARAZIONE DI
RICONOSCIMENTO:
La International Society of Lymphology
(ISL) raccomanda la nuova Guida
Pratica: Gli indumenti compressivi per il
linfedema della parte superiore del corpo
quale risorsa educativa valida, utile e
illustrativa per i medici ed il pubblico in
quanto compendio attento e dettagliato
della prassi in atto nel Regno Unito.
©HealthComm UK Ltd,
a division of Schofield
Healthcare Media Ltd, 2009
Tutti i diritti riservati. Non è consentita
alcuna riproduzione, copia o
trasmissione di questa pubblicazione
senza un’espressa autorizzazione
scritta, fatta eccezione per BSN medical.
Nessun paragrafo della presente
pubblicazione può essere riprodotto,
copiato o trasmesso senza espressa
autorizzazione scritta o secondo le
disposizioni del ‘Copyright, Designs &
Patents Act 1988’ o secondo i termini
di un qualsiasi autorizzazione che
consente una copia limitata rilasciata
dalla Copyright Licensing Agency, 90
Tottenham Court Road, London W1P
0LP.
PER REFERENZIARE QUESTO
DOCUMENTO, SI PREGA DI CITARE:
Guida Practica: Gli indumenti
compressivi per il linfedema della
parte superiore del corpo. 2009.
HealthComm UK Ltd, Aberdeen
REDATTORE CAPO
Nicola Rusling
CONSIGLIERE CAPO DI REDAZIONE
Christine Moffatt
Professore Onorario, Scuola di Medicina dell’Università di Glasgow, RU
VICE-REDATTORE
Binkie Mais
CONSIGLIERI DI REDAZIONE
Jane Armer
Professore, Sinclair School of Nursing, Direttore, Nursing Research, Ellis Fischel Cancer Center, Direttore,
American Lymphedema Framework Project, Università del Missouri, Columbia, USA
Augusta Balzarini
MD, Riabilitazione Oncologica, Cure palliative e Riabilitazione, Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Håkan Brorson
Consulente in Chirurgia Plastica, Dipartimento di Scienze Cliniche, Unità per i Linfedema, Chirurgia Plastica e
Ricostruttiva, Clinica Universitaria di Malmö, Malmö, Svezia
Michael Clark
Ricercatore Senior, Dipartimento per la Cura delle Ferite, Scuola di Medicina, Università di Cardiff, Cardiff, RU
Robert Damstra
Dermatologo, Dipartimento di Dermatologia, Flebologia e Linfologia, Ospedale Nij Smellinghe, Drachten,
Paesi Bassi
Sarah Davies
Fisioterapista, Centro Peter MacCallum per la Cura del Cancro, Victoria, Australia
Etelka Földi
Medico Capo, Clinica Földi, Clinica speciale per la linfologia, Hinterzarten, Germania
Nicole Stout Gergich
Fisioterapista e Specialista in Linfedema, Centro Medico Navale Nazionale, Centro per la Cura del Seno,
Bethesda, MD, USA
Kaoru Kitamura
Vice Direttore (Dipartimento per la Chirurgia del Seno), Ospedale Centrale di Kyushu, Fukuoka, Giappone
Isabelle Quéré
Professore di Medicina Vascolare, Direttore del Dipartimento di Medicina Vascolare, Ospedale Universitario
Saint Eloi di Montpellier, Università di Montpellier, Francia
Saskia Thiadens
Fondatore e Direttore Esecutivo, National Lymphedema Network, Inc, Oakland, California, USA
Anna Towers
Direttore, Divisione di Cure Palliative, Università McGill, Montreal, Canada
Horst Weissleder
Professore di Radiologia, Università di Friburgo, Germania; Presidente Onorario della Società Tedesca di
Linfologia
Copie del presente documento sono disponibili su:
www.wounds-uk.com
www.lymphormation.org
www.woundsinternational.com
PUBBLICATO DA
HealthComm UK Ltd, Suite 3.1, 36 Upperkirkgate, Aberdeen AB10 1BA, RU
STAMPATO DA
WACE Corporate Print Limited, Swindon, Wiltshire, SN3 4FH, RU
TRADUZIONE
RWS Group, Medical Translation Division, Ad-Ex House, 296 Kingston Road, Londra, SW20 8LX, RU
GUIDA PRATICA
Gli indumenti compressivi nel
linfedema della parte superiore
del corpo
CJ Moffatt
Gli indumenti compressivi
sono al centro delle cure del
linfedema a lungo termine e
rappresentano uno degli
aspetti principali della cura,
che aiuta i pazienti ad avere
un maggior controllo delle
loro condizioni. Fino ad oggi,
gran parte dell’enfasi nel
campo della compressione è
stata rivolta all’arto inferiore.
La presente Guida Pratica è
unica per il suo intento di
fornire una risorsa
internazionale in grado di
fare da guida sull’uso
appropriato degli indumenti
compressivi per la parte
superiore del corpo.
CJ Moffatt, CBE
Professore Onorario, Glasgow
University Medical School, RU,
Direttore dell’International
Lymphoedema Framework
Il linfedema rappresenta un importante problema
sanitario internazionale, sia nei paesi
industrializzati, sia in quelli in via di sviluppo.
Sebbene la dimensione reale del problema
rimanga oscura, le ricerche in tutto il mondo
stanno iniziando a mettere in luce la reale entità
del problema. Il linfedema riguarda milioni di
persone, con enormi costi sia per i pazienti che
per le loro famiglie. In molte aree del mondo le
competenze e la pratica professionale sono
spesso inadeguate, e tale livello di incompetenza
si traduce nell’applicazione di terapie non corrette
o addirittura nell’assenza di una terapia, oltre a
contribuire al mancato rimborso per il trattamento
di questa condizione.
La presente Guida Pratica segue il primo
documento, Compression hosiery in lymphoedema
(Lymphoedema Framework, 2006a) che
riconosce il ruolo centrale svolto dagli indumenti
compressivi nel trattamento del linfedema
dell’arto inferiore. Congiuntamente, i due
documenti costituiscono una guida pratica
completa per i medici che trattano pazienti con
linfedema.
Nel primo articolo, Krimmel descrive la
composizione elementare degli indumenti
compressivi e spiega in quale maniera l’uso di
differenti maglie e filati influisca sul tipo di
indumento prodotto. Questo è estremamente
importante, in quanto influisce sulla scelta
dell’indumento compressivo prescritto ai pazienti
con differenti quadri clinici. Contrariamente alla
calzetteria destinata all’arto inferiore, per la quale
esistono differenti standard nazionali, per gli
indumenti compressivi destinati all’arto superiore
esiste un solo standard, introdotto recentemente,
il RAL, che serve da punto di riferimento per le
pressioni ed i criteri di produzione degli indumenti
compressivi destinati all’arto superiore.
L’articolo di Carati, Gammon e Piller presenta
un approfondito esame dell’anatomia e della
fisiologia della parte superiore del corpo, e
descrive come una buona comprensione
esercitata sul plesso arterioso, venoso e linfatico
della parte superiore del corpo in arti normali o a
rischio o con linfedema, può migliorare il decorso
clinico. Gli autori danno risalto alle difficoltà
relative alle misurazioni sotto la compressione.
La revisione sistematica della letteratura sui
dati relativi all’uso di indumenti compressivi per il
trattamento dell’edema della parte superiore del
corpo, effettuata da Johansson, mostra la carenza
di studi di buona qualità in questo campo svolti
negli ultimi 30 anni. Tutti i dati esistenti fanno
riferimento all’uso di indumenti compressivi per
l’arto superiore, tuttavia questi sono spesso
inficiati da un disegno non idoneo, da problemi di
definizione e da difficoltà di standardizzazione dei
metodi in grado di rendere possibile un confronto
tra i diversi studi. Questa è un’area che richiede
un forte investimento per la ricerca.
L’ultimo articolo di Doherty e Williams
presenta consigli pratici dettagliati sull’uso degli
indumenti compressivi. Le raccomandazioni degli
autori derivano per la maggior parte dall’Best
Practice for the Management of Lymphoedema
(Lymphoedema Framework 2006b) sviluppato e
sostenuto da noti esperti internazionali del
settore. Questo articolo evidenzia la necessità di
una valutazione attenta e continua dell’efficacia di
un indumento compressivo, e fornisce anche una
sintesi delle diverse presentazioni del linfedema
nella parte superiore del corpo.
Nonostante la mancanza di dati empirici,
esiste un’abbondanza di pareri clinici di esperti a
sostegno del ruolo centrale degli indumenti
compressivi per la gestione del linfedema. Di
particolare importanza è il riconoscimento
recente che il trattamento precoce e la
prevenzione del linfedema sono essenziali se si
vogliono evitare le complicanze a lungo termine
causate da una cura inadeguata di questa
condizione.
Illustrando le ragioni per l’uso, nonché l’uso
stesso degli indumenti compressivi per il
trattamento del linfedema della parte superiore
del corpo, l’articolo ha lo scopo di incrementare
l’utilizzo degli indumenti compressivi da parte dei
medici e dei pazienti e di migliorare l’esperienza
dei pazienti con linfedema.
BIBLIOGRAFIE
Lymphoedema Framework (2006a) Template for practice:
compression hosiery in lymphoedema. MEP Ltd, London
Lymphoedema Framework (2006b) Best Practice for the
Management of Lymphoedema. International Consensus.
MEP Ltd, London
1
2
GUIDA PRATICA
La costruzione e la classificazione
degli indumenti compressivi
G Krimmel
La lavorazione a maglia piana
e quella a maglia circolare
rappresentano le due
tecniche principali per la
realizzazione di indumenti
compressivi per i pazienti con
linfedema. Entrambe le
tecniche influiscono sulle
proprietà del prodotto finito,
ed in particolare al livello di
compressione che esso sarà
in grado di applicare, allo
spessore del tessuto, al
comfort e alla sua
accettabilità estetica. E’
importante che i medici
sappiano in quale modo la
costruzione di un indumento
influisca sul prodotto finito e
come tali indumenti vengano
classificati, in modo da
potere essere capaci di
scegliere un prodotto in
grado di esercitare una
compressione efficace, di
adattarsi bene, di essere
confortevole e di incoraggiare
un uso prolungato da parte
del paziente.
G Krimmel, General manager,
BSN Jobst GmbH, Emmerich am
Rhein, Germania
Nei pazienti con linfedema della parte
superiore del corpo, di solito gli indumenti
compressivi sono prescritti per la gestione a
lungo termine del linfedema, dopo un periodo
di terapia intensiva, ma, in pazienti con
linfedema di grado lieve, tali indumenti
possono anche essere utilizzati come parte di
un trattamento iniziale. In alcuni pazienti, gli
indumenti compressivi possono rappresentare
la sola forma di compressione utilizzata,
oppure costituire una parte di un regime
terapeutico comprendente anche altri tipi di
compressione, quali il bendaggio multistrato
del linfedema. Perché il regime terapeutico
prescelto abbia successo, e per favorire la
compliance del paziente, l’indumento deve
essere comodo ed accettabile (Lymphoedema
Framework, 2006).
Per la gestione dell’edema della parte
superiore del corpo, esistono molti modelli di
indumenti compressivi, tra cui guanti di vario
tipo, bracciali, maglie e maschere per l’edema
del viso. Il tipo di indumento scelto, ed il livello
di compressione prescritto per i pazienti con
linfedema, dipendono da molti fattori tra cui la
sede, l’estensione, distribuzione e la gravità
dell’edema, la capacità del paziente di gestire e
di tollerare la compressione, e le preferenze del
paziente stesso (Lymphoedema Framework,
2006).
Pertanto, per un uso ottimale degli indumenti
compressivi, è importante che i medici
comprendano l’importanza degli aspetti tecnici
della realizzazione del prodotto, per potere
essere in grado di scegliere un indumento che
risulti efficace e che calzi bene, oltre ad essere
confortevole, in modo da favorire la compliance
del paziente e l’uso a lungo termine.
REALIZZAZIONE DEGLI INDUMENTI
COMPRESSIVI
La compressione, definita come una pressione
impressa su un arto da parte di un indumento
(Clark e Krimmel, 2006), dipende da una
complessa interazione tra le proprietà fisiche
dell’indumento compressivo e la tecnica
utilizzata per la sua realizzazione, la misura e la
forma dell’arto al quale esso è destinato e
l’attività svolta da chi lo dovrà indossare. Come
principio generale, il livello di compressione è
proporzionale alla tensione impressa dal
dispositivo compressivo, ed è inversamente
proporzionale alla dimensione dell’arto (legge di
Laplace) (Clark e Krimmel, 2006).
La tensione applicata da un indumento
compressivo dipende dal tipo di filato utilizzato
per la sua realizzazione e la tecnica di
lavorazione a maglia prescelta per produrre il
tessuto.
Filato
Il tessuto utilizzato la realizzazione degli
indumenti compressivi è prodotto lavorando
insieme a maglia due tipi di filo (Figura 1):
n Trama. Questa determina la compressione da
parte del tessuto
n Maglia di fondo. Questa determina lo
spessore e la rigidità del tessuto lavorato.
Entrambi i tipi di filo sono prodotti avvolgendo
un filamento di poliammide o di cotone intorno
ad un filamento centrale elastico quale il lattice o
l’elastane (Lycra) (Figura 2). Il rivestimento
esterno può essere regolato in modo da potere
variare l’estensibilità e la forza del filo (Figura 2).
L’estensibilità rappresenta una misura di quanto
a.
b.
FIGURA 1. Disposizione schematica della trama
e della maglia di fondo nella lavorazione a maglia
piana (a) e a maglia circolare (b).
GUIDA PRATICA
un filo possa essere allungato, mentre la forza
misura la facilità con la quale nel filo si determina
l’allungamento. Un filo molto forte è meno facile
da allungare ed è più rigido di un filo meno forte,
e pertanto esercita una pressione maggiore.
E’ possibile anche modificare lo spessore, la
consistenza e l’aspetto di un tessuto lavorato a
maglia regolando la spiralatura del filo esterno.
Livelli maggiori di compressione si ottengono
principalmente aumentando lo spessore del
filamento centrale elastico della trama, sebbene
sia possibile effettuare delle modifiche anche sul
filo della maglia di fondo.
Filo centrale elastico
per es. lattice o
elastine
Rivestimento in
poliammide o cotone
a.
b.
FIGURA 2. Fili che costituiscono la trama e la maglia
di fondo. La spiralatura del filo esterno intorno al
filo centrale elastico può essere regolata in modo
da potere variare l’estensibilità e la forza del filo.
Una spiralatura lassa (a) determina un’estensibilità
maggiore ed una forza minore rispetto ad un filo nel
quale le fibre sono avvolte in maniera più stretta (b).
TABELLA 1 . Caratteristiche della lavorazione a maglia piana e a maglia circolare
Lavorazione a maglia piana
Lavorazione a maglia circolare
Come viene controllata Facendo variare il numero di
la forma ?
aghi utilizzati. La trama elastica
non ha alcuna pretensione quando è introdotta all’interno dell’indumento
Variando la tensione della
trama e l’altezza delle
maglie; non è possibile
variare il numero di aghi
utilizzati e ciò determina un ventaglio di misure limitato
Numero di aghi per pollice
14–16 (tessuto grezzo)
24–32 (tessuto fine)
Spessore del filo
Grezzo, per ottenere una rigidità ed uno spessore sufficienti del tessuto finale Fine, per produrre un
indumento più accettabile
dal punto di vista estetico
TECNICHE DI LAVORAZIONE
Esistono due tecniche principali di lavorazione a
maglia utilizzate per la produzione di indumenti
compressivi per il trattamento del linfedema:
n Lavorazione a maglia piana
n Lavorazione a maglia circolare (Tabella 1).
Lavorazione a maglia piana
Come suggerisce lo stesso nome, la tecnologia
con lavorazione piana produce un tessuto piatto
(Figura 3) a cui viene data forma attraverso
l’aggiunta o la rimozione di alcuni aghi durante il
processo di lavorazione a maglia del tessuto
stesso. Successivamente, il tessuto viene cucito
a macchina (creando una cucitura) per la
realizzazione dell’indumento finale.
Recentemente, tuttavia, BSN-Jobst ha
sviluppato una tecnica originale con lavorazione
a maglia piana, che permette di realizzare su
misura guanti senza cuciture. Questa nuova
tecnologia produce un tessuto lavorato in piano,
più delicato del tessuto realizzato con la
tecnologia a lavorazione in piano tradizionale. I
guanti compressivi senza cuciture sono
particolarmente utili per i pazienti con pelle
sensibile, ai quali la presenza di una cucitura
potrebbe provocare irritazione cutanea. Inoltre
questi guanti forniscono una pressione
ininterrotta o costante e non limitano i
movimenti della mano (Foldi e Greve, 2007)
(Figura 4).
Lavorazione a maglia circolare
Gli indumenti realizzati con maglia circolare
sono fatti in un materiale lavorato a maglia in
modo continuo intorno ad un cilindrico che
produce un tubo privo di cuciture, il quale
richiede relativamente poche rifiniture per
creare il prodotto finale (Figura 5). L’uso di
questa tecnica produce un indumento
solitamente di spessore minore, e pertanto più
accettabile, da un punto di vista estetico,
rispetto agli analoghi indumenti realizzati con
maglia lavorata in piano.
INDUMENTI SU MISURA E PRONTI ALL’USO
Una difficoltà particolare che si presenta al
momento della prescrizione di un indumento
per la gestione del linfedema della parte
superiore del corpo consiste nel fatto che, nella
maggior parte dei casi, la dimensione e la forma
dell’area colpita dall’edema non trova
corrispondenza nella gamma di misure offerte
dai produttori di indumenti compressivi pronti
all’uso, sollecitando, così, la necessità di prodotti
su misura. Questo è particolarmente il caso
delle aree difficili da misurare quali quella
pettorale, dove la forma, il peso e la densità dei
tessuti nonché le misure del busto e della spalla
influiscono sulla vestibilità dell’indumento.
3
4
GUIDA PRATICA
FIGURA 3. Indumento lavorato a maglia piana.
a.
b.
FIGURA 4. Il guanto Elvarex® Soft Seamless
(senza cuciture) lavorato a maglia piana ha: (a)
bordi piani senza cuciture non voluminosi e che
non si arrotolano; (b) una tecnica di fabbricazione
originale 3D che facilita una buona adesione tra le
dita favorendo il controllo dell’edema in quest’area.
FIGURA 5. Indumento lavorato a maglia circolare.
Esistono reggiseni di sostegno già pronti all’uso,
in vari modelli e misure, ma nei casi in cui vi
siano specifiche esigenze anatomiche delle
pazienti, per ottenere una vestibilità migliore e
più confortevole è raccomandato l’uso di
indumenti su misura.
Per realizzare gli indumenti pronti all’uso e
quelli su misura si utilizzano sia la lavorazione a
maglia piana, sia quella a maglia circolare.
Tuttavia, gli indumenti su misura sono più
spesso realizzati con la tecnologia a maglia
piana, poiché questa si può adattare ad
un’ampia varietà di alterazioni anatomiche.
Durante la lavorazione è possibile aumentare o
diminuire il numero di aghi, in modo da produrre
variazioni di larghezza e di forma nel tessuto
utilizzato per realizzare l’indumento finale.
Con la tecnologia di lavorazione a maglia
circolare, il numero di aghi utilizzati durante la
produzione di un particolare indumento è fisso, e
di conseguenza si riduce la molteplicità di
alterazioni anatomiche alle quali esso si può
adattare. Tuttavia, è possibile ottenere un
modesto grado di correzione della forma durante
la lavorazione, attraverso una correzione della
tensione della trama e una modifica dell’altezza
delle maglie. In generale, gli indumenti realizzati
con maglia circolare, e pronti all’uso, sono adatti
solamente ai casi in cui non vi sia una
deformazione dell’arto, o laddove questa sia
minima, poiché, altrimenti, può essere
difficile ottenere una buona vestibilità.
In generale, il tessuto realizzato con maglia
piana è più ruvido di quello realizzato con
maglia circolare, poiché, per la sua lavorazione,
utilizza un filato più grosso, e
conseguentemente meno aghi per pollice
(Tabella 1). Un filo più grosso produce un
tessuto più rigido e di maggiore spessore che
può risultare più adatto in quanto riesce a
passare sopra le pieghe cutanee e ha minori
probabilità di incidere la pelle o di produrre un
effetto “tourniquet”. La rifinitura più fine degli
indumenti realizzati con maglia circolare li rende
più accettabili esteticamente, ma li rende anche
più suscettibili di arrotolarsi sui bordi e di ledere
le cute dell’arto, specialmente se utilizzati per
periodi prolungati.
STANDARD EUROPEI PER GLI INDUMENTI
COMPRESSIVI PER LA PARTE SUPERIORE
DEL CORPO
Gli standard nazionali indicano alcuni parametri,
quali i metodi per i test, le specifiche del filo, il
gradiente di compressione e la durevolezza, e
sono di grande valore al fine di garantire la
possibilità di selezionare indumenti
in grado di applicare un livello di compressione
appropriato. Di solito, tali standard rappresentano
anche un prerequisito per il rimborso.
GUIDA PRATICA
Contrariamente alla calzetteria per l’arto
inferiore, per cui esistono standard inglesi,
francesi e tedeschi (Clark e Krimmel, 2006), ad
oggi esiste un solo standard per gli indumenti
compressivi destinati alla parte superiore del
corpo. Lo standard tedesco RAL-GZ 387/2 è
entrato in vigore nel gennaio 2008 e riguarda le
guaine elastiche per il braccio. Lo standard RAL
tedesco si riferisce sia agli indumenti pronti
all’uso, sia a quelli su misura, anche se in
Germania, per il trattamento del linfedema, sono
preferibilmente raccomandati questi ultimi.
Lo standard si rifà al metodo HOSY durante i
test per misurare la compressione applicata dalla
guaina elastica all’arto superiore, e si concentra
sulla misurazione in vitro delle pressioni applicate
su vari punti dell’arto. Il livello di compressione
esercitata sul polso è quindi classificato secondo
le seguenti tre categorie:
n Classe 1: 15–21mmHg
n Classe 2: 23–32mmHg
n Classe 3: 34–46mmHg.
Tuttavia, lo standard fornisce poche
indicazioni sull’uso degli indumenti compressivi
per il trattamento del linfedema, e pertanto il
suo uso dovrebbe essere associato alle linee
guida cliniche, quali quelle indicate
nell’documento Best Practice for the Management
of Lymphoedema (2006).
Si deve anche tenere presente che esiste
soltanto un numero limitato di dati clinici ad
indicare quali siano le pressioni corrette per gli
indumenti compressivi destinati alla parte
superiore del corpo, specialmente nel caso di
edema della linea mediana. Spesso, le
raccomandazioni sono mutuate dalle nostre
conoscenze sulle guaine elastiche per l’arto
inferiore, ma le differenze anatomiche tra arto
superiore e arto inferiore rendono tale prassi
non ottimale. Per tale motivo sono necessarie
ulteriori ricerche in questo settore.
CURA DEGLI INDUMENTI
I consigli per la cura degli indumenti compressivi
hanno lo scopo di mantenere l’efficacia del
prodotto e di prolungarne la durata, e dipendono
dai materiali e dal metodo utilizzati per la sua
realizzazione.
L’utilizzo di creme dermatologiche grasse
sotto gli indumenti compressivi può esercitare
un effetto nocivo sul filato, e conseguentemente
sulla performance dell’indumento stesso.
Idealmente, gli indumenti dovrebbero essere
lavati a mano o in lavatrice, ogni giorno o a
giorni alterni, alla temperatura raccomandata
dal produttore. Durante il lavaggio non deve
essere utilizzato ammorbidente, poiché questo
può provocare un deterioramento
dell’indumento. Oltre alla funzione di pulizia, il
lavaggio permette un ri-allineamento dei fili del
tessuto dopo lo stiramento dovuto all’uso, ed il
mantenimento di una compressione
appropriata. L’asciugatura deve essere effettuata
lontano da fonti dirette di calore, che potrebbero
danneggiare il filato.
La sostituzione degli indumenti compressivi
deve essere valutata ogni tre-sei mesi, oppure
quando questi iniziano a perdere la loro
elasticità. Pazienti particolarmente attivi
potrebbero avere bisogno di sostituire i loro
indumenti compressivi con maggiore frequenza.
CONCLUSIONE
Le tecniche utilizzate per la realizzazione degli
indumenti compressivi influiscono sul
rendimento del prodotto finale. La
consapevolezza di ciò può aiutare il medico a
scegliere un indumento compressivo in grado di
soddisfare le necessità del singolo paziente.
Per guidare i produttori, e per aiutare a
classificare gli indumenti secondo la
compressione che essi sono in grado di applicare,
sono stati sviluppati alcuni standard nazionali;
per la calzetteria compressiva tali standard sono
numerosi. Nonostante l’esistenza di un solo
standard applicabile alle guaine elastiche
destinate all’arto superiore, i produttori offrono
un’ampia varietà di indumenti compressivi per la
parte superiore del corpo. Ciascuno di questi è
dotato di una propria classificazione relativa al
livello di compressione che esso è in grado di
esercitare, sulla base delle diverse metodologie di
test utilizzate dai singoli produttori.
Queste differenze, tra range di pressioni
all’interno delle classi e tra le attrezzature
utilizzate per i test, rendono difficile confrontare
i prodotti tra loro, ed il medico deve essere
consapevole di questo fatto. Per agevolare il
confronto, sarebbe utile che le confezioni dei
prodotti e gli studi sugli indumenti compressivi
indicassero il range delle pressioni ed i metodi di
test utilizzati per determinarle.
Tuttavia, è importante ricordare che la
classificazione degli indumenti compressivi, sia
secondo standard, sia da parte dei produttori,
fornisce soltanto un range approssimativo delle
pressioni applicate. La scelta di un indumento
compressivo appropriato dovrebbe essere
basata su un’attenta valutazione olistica del
paziente, in modo da favorire la sua compliance
e l’uso a lungo termine dell’indumento stesso.
BIBLIOGRAFIE E LETTURE DI APPROFONDIMENTO
Clark M, Krimmel G (2006) Lymphoedema and the
construction and classification of compression hosiery. In:
Lymphoedema Framework. Template for Practice:
compression hosiery in lymphoedema. London: MEP Ltd 2006
Földi E, Greve J (2007) Technological quantum leap in lymph
therapy Jobst® Elvarex® Soft Seamless: Worldwide first flat
knit seamless custom-made compression glove. Eur J
Lymphol 17(5): 16–7
Lymphoedema Framework (2006) Best Practice for the
Management of Lymphoedema. International consensus.
MEP Ltd, London
5
6
GUIDA PRATICA
Principi di anatomia e fisiologia
in relazione alla compressione
degli arti superiori e del torace
C Carati, B Gannon, N Piller
Una buona conoscenza dei
flussi arterioso, venoso e
linfatico della parte
superiore del corpo negli arti
normali, a rischio o affetti da
linfedema, permetterà un
netto miglioramento dei
risultati nei pazienti.
Tuttavia, sono ancora molte
le cose che ignoriamo su
questo argomento, tra cui gli
effetti della compressione
sul flusso e sul drenaggio
linfatico. Da questo punto di
vista le tecniche di imaging e
di misura si stanno
perfezionando, ma queste
sono spesso onerose sia in
termini economici che di
tempo. Questo,
considerando anche gli
effetti sconosciuti delle
differenze individuali, diurne
e stagionali sull’efficacia
della compressione, significa
che le ricerche future
dovranno essere centrate
sulle modalità di controllare
la pressione applicata da un
indumento e sui suoi effetti
sui fluidi che tentiamo di
controllare.
Esistono scarse evidenze a sostegno dell’uso di
indumenti compressivi nel trattamento del
linfedema, specialmente quello della parte
superiore del corpo e degli arti superiori. Sono
ancora molte le cose che ignoriamo sui dettagli
precisi del flusso arterioso, venoso e linfatico
negli arti normali, in quelli a rischio ed in quelli
con linfedema, e quale sia l’impatto della
compressione su di esso. Tuttavia, ciò
nonostante, l’uso di indumenti compressivi è
ampiamente accettato e rappresenta un
elemento importante della terapia (Partsch e
Junger, 2006).
I possibili effetti della compressione applicata
agli arti inferiori sulla fisiopatologie del linfedema
sono più noti (Partsch e Junger, 2006). Anche se
alcuni di tali principi possono servire da guida per
l’uso della compressione nella parte superiore del
corpo, è tuttavia importante che il medico
conosca bene l’anatomia e la fisiologia dell’arto
superiore, della regione ascellare e del torace,
oltre alle differenze vascolari tra arti superiori ed
inferiori, in modo da potere tenere presenti tali
differenze al momento dell’impiego di indumenti
compressivi.
Il presente articolo descrive l’anatomia
vascolare degli arti superiori e dell’ascella, e
sottolinea le attuali conoscenze sul drenaggio
linfatico normale e patologico. Illustra anche il
meccanismo d’azione degli indumenti
compressivi e gli effetti della compressione sulla
circolazione dei fluidi.
C Carati, Professore Associato;
B Gannon, Professore Associato,
Department of Anatomy/
Physiology; N Piller, Professore,
Direttore della Lymphoedema
Assessment Clinic, Department of
Surgery, School of medicine, Flinders
University and Medical Centre,
Bedford Park, Australia del Sud
DRENAGGIO VASCOLARE DEGLI ARTI
SUPERIORI
E’ utile conoscere il drenaggio vascolare degli
arti superiori, poiché il drenaggio linfatico segue
il medesimo percorso (Figura 1). Il sistema
venoso degli arti superiori è costituito da un
sistema superficiale e da un sistema profondo,
con numerose vene ‘perforanti’ (così
denominate perchè esse perforano la fascia
profonda che separa la cute dai muscoli e dalle
ossa) che uniscono i due sistemi (Moore e daily,
2006).
Il sistema superficiale ha origine nella rete
dei capillari della cute e del tessuto
sottocutaneo, che drenano in due vasi
maggiori. Il tessuto anterolaterale degli arti
superiori è drenato dalla vena cefalica. Questa
vena ha origine nella faccia laterale della mano
e risale lungo il bordo laterale del polso e
dell’avambraccio, attraverso la faccia laterale
della fossa cubitale (dove essa raggiunge la
vena basilica attraverso la vena cubitale
mediana), e risale lungo il braccio per
raggiungere la regione ascellare tra i muscoli
deltoide e il grande pettorale. La vena basilica
drena la faccia postero-mediale del dorso della
In direzione del tronco linfatico
succlavio
Linfonodi ascellari apicali
Linfonodi deltopettorali
Linfonodi ascellari centrali
Muscolo piccolo pettorale
Linfonodi ascellari omerali (laterali)
Linfonodi ascellari pettorali (anteriori)
Linfonodi ascellari posteriori
sottoscapolari
Vena basilica
Vena cefalica
Vena cubitale mediana
Vena cefalica
Linfonodi cubitali
Vene perforanti
Vena basilica
Arcata venosa
superficiale palmare
Plesso linfatico palmare
Vasi linfatici digitali
Vista palmare
FigurA 1. Sistema venoso e linfatico della mano e
del braccio.
GUIDA PRATICA
mano, percorre superficialmente la faccia
antero-mediale dell’avambraccio, attraversa la
fossa cubitale e risale il braccio per circa un
terzo prima di perforare la fascia profonda per
accompagnare infine l’arteria brachiale fino
alla regione ascellare. Queste due vene si
anastomizzano alla vena ascellare e quindi alle
vene succlavie prima di raggiungere la vena
cava superiore. Sulla faccia anteriore
dell’avambraccio sono evidenti molte vene
perforanti, che si uniscono alla vena mediana
dell’avambraccio che a sua volta raggiunge
la vena basilica e/o la vena cefalica
(Figura 1).
Il drenaggio linfatico del tronco non segue il
suo drenaggio venoso in maniera così stretta
come nel braccio. Tuttavia, anche il drenaggio
venoso del tronco penetra nelle vene ascellare,
succlavia o brachiocefalica in direzione della
vena cava superiore e perciò questo può
corrispondere al drenaggio venoso del braccio.
La parete anteriore del tronco e del petto è
drenata principalmente dalla vena ascellare, ed
in minore misura, dalle vene toraciche interne.
La cassa toracica è drenata dalle vene
intercostali e sottocostali che drenano la
cassa toracica posteriormente nel sistema
venoso azigos/emiazigos, mentre la regione
anteriore è drenata dalle vene toraciche
interne. La parete posteriore del torace è
drenata anch’essa nel sistema azigos/
emiazigos, che a sua volta drena direttamente
nella vena cava superiore.
Linfonodi sopraclavicolari
Linfonodi infraclavicolari
Arterie e vena ascellari
DRENAGGIO LINFATICO DELL’ARTO
SUPERIORE
Il drenaggio linfatico dell’arto superiore consiste
anch’esso in un sistema superficiale ed in un
sistema profondo, che seguono un percorso
simile a quello del sistema vascolare. Alcuni
studi linfografici e linfoscintigrafici realizzati su
cadavere hanno permesso di distinguere quattro
tipi principali di drenaggio linfatico (Foeldi et al,
2003).
I vasi linfatici superficiali di drenaggio si
presentano nell’arto superiore sotto forma di un
plesso cutaneo. I vasi drenano dalla mano
principalmente lungo la sua faccia palmare nei
vasi linfatici di calibro maggiore che convergono
verso le vene che drenano l’avambraccio
(specialmente la vena basilica) (Moore e Daily,
2006), raccogliendo nuovi vasi provenienti dalla
cute man mano che questi si portano verso
l’alto (Figura 1).
I vasi linfatici che drenano il territorio
anterolaterale del braccio attraversano la parte
superiore del braccio e la faccia anteriore della
spalla, e drenano nei linfonodi situati più in alto
(apicali) del sistema linfatico ascellare (Figura
2). Il drenaggio della linfa proveniente dalla
faccia postero-mediale dell’avambraccio
attraversa i linfonodi della regione cubitale
mediale in prossimità dell’epicondilo mediale del
gomito, e successivamente penetra nei linfonodi
laterali (omerali) dell’ascella.
Il drenaggio linfatico profondo proviene dai
tessuti molli profondi, quali i muscoli ed i
Tronco linfatico succlavio
Vena giugulare interna
Linfonodi apicali
Linfonodi cervicali profondi
Dotto linfatico di destra
Vena succlavia
Vena e arteria brachiocefaliche di destra
Linfonodi laterali (omerali)
Linfonodi centrali
Linfonodi pettorali (anteriori)
Linfonodi sottoscapolari (posteriori)
Linfonodi interpettorali
Muscolo pettorale minore
Muscolo pettorale maggiore
Linfonodi parasternali
In direzione della faccia controlaterale (sinistra) della
mammella
Plesso linfatico subareolare
In direzione dei linfatici addominali
(sottodiaframmatici)
(A) Vista anteriore
FIGURA 2. Linfonodi ascellari.
7
8
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 1 Drenaggio
linfatico dell’ascella
E’ difficile, se non impossibile,
ottenere una pressione ottimale
nell’area ascellare/mediale
prossimale mediale del braccio
mediante l’uso di indumenti
compressivi. Questo, unitamente
ad una pressione inadeguata,
probabilmente circolare, sulla
spalla e la regione laterale del
petto proveniente dal reggiseno
(in caso di una donna), significa
che si osservano
frequentemente dei problemi
molto importanti di accumulo di
fluido (inizialmente) e di fibre
(successivamente) in questa
regione.
nervi, le articolazioni ed il periostio delle ossa.
I vasi convergono e decorrono in prossimità
delle vene profonde dell’arto superiore,
talvolta attraversando qualche linfonodo,
prima di raggiungere i linfonodi ascellari
laterali (omerali) (Figura 2) (Moore e Daily,
2006).
Il drenaggio venoso cutaneo della parte
superiore del torace si effettua attraverso i rami
cutanei perforanti dorsali (posteriori) delle vene
intercostali posteriori e quindi attraverso il
sistema azigos/emiazigos in direzione della vena
cava superiore.
Il drenaggio venoso della cute e del
derma del torace davanti alla linea ascellare
mediana avviene principalmente attraverso la
rete venosa toraco-epigastrica in direzione
nella vena ascellare (attraverso la vena
toracica laterale – parte superiore della rete
venosa toraco-epigastrica). Nella donna, il
drenaggio venoso del petto si effettua
principalmente attraverso la vena toracica
laterale verso la vena ascellare. Tuttavia, le
aree superficiali più mediali del petto drenano
nella coppia di vene toraciche interne
comitantes, quindi nella vena succlavia e nella
vena cava superiore. La maggior parte del
tessuto più profondo del petto drena
attraverso la fascia profonda nelle vene
intercostali anteriori e successivamente nelle
vene toraciche interne.
Il drenaggio venoso della cute e del derma
del torace penetra principalmente nelle vene
ascellari, succlavie o brachiocefaliche in
direzione della vena cava superiore e pertanto
può essere in rapporto con il drenaggio venoso
del braccio.
Catena linfatica
sopraclavicolare
Catena linfatica
ascellare
Catena linfatica mammaria
interna
FIGURA 3. Drenaggio nei linfonodi mammari.
DRENAGGIO LINFATICO DEL TORACE
Il drenaggio linfatico del tronco non segue il suo
drenaggio venoso così strettamente come
avviene per questi sistemi nel braccio. Il
drenaggio linfatico superficiale proveniente dal
torace posteriore si effettua principalmente
attraverso una rete di vasi linfatici superficiali
che converge nei linfonodi sottoscapolari
(posteriori) delle ascelle (Figura 2). Tuttavia, è
possibile che la parte più mediale del dorso
dreni, attraverso collegamenti linfatici perforanti,
nei vasi linfatici intercostali posteriori in
direzione dei linfonodi paravertebrali (Iyer e
Libshitz, 1995).
Il drenaggio linfatico della cute e del derma
del torace anteriore (petto), davanti alla linea
ascellare mediana, si effettua principalmente a
partire da regioni variabili (zone linfatiche) verso
linfonodi ascellari specifici (cioè il linfonodo
sentinella per ciascun territorio; Suami et al,
2008). Nell’uomo, come nella donna, l’area
mediale rispetto al capezzolo drena nella catena
dei linfonodi parasternali (mammaria interna)
(Figura 3).
Nella donna, il drenaggio della rete linfatica
molto sviluppata della mammella (ivi compresa
la fitta rete sub-areolare), si effettua
principalmente attraverso i vasi linfatici diretti
lateralmente o verso l’alto, verso i linfonodi
ascellari pettorali o ascellari laterali (Suami et al,
2008) (Figura 2). Le facce superficiali del petto,
dal lato mediale rispetto all’areola, drenano
medialmente verso i linfonodi paramammari e
parasternali (Schuenke et al, 2006), e quindi
verso il dotto linfatico destro o sinistro o il dotto
toracico verso la vena succlavia e fino alla la
vena cava superiore. Il tracing del linfonodo
sentinella nei soggetti con tumori mammari non
palpabili (profondi) (Tanis et al, 2005)
suggerisce che la maggior parte del tessuto
profondo del petto è suscettibile a drenare vasi
linfatici profondi, che attraversano la fascia
profonda e per unirsi ai vasi linfatici intercostali
anteriori passando infine al tronco linfatico ed
alla catena dei linfonodi mammari interni.
DRENAGGIO LINFATICO DELL’ASCELLA
Il drenaggio linfatico dell’arto superiore è
strettamente legato a quello delle regioni
anteriore e posteriore del torace, in modo
particolare al drenaggio del petto; tali regioni
sono tutte drenate dalla regione ascellare. La
regione ascellare contiene cinque
raggruppamenti di linfonodi, disposti a piramide
(data la sua forma), con tre gruppi situati alla
base dell’ascella, uno all’apice ed uno al centro
(Figura 2) (Moore e Daily, 2006). Questi
linfonodi sono avvolti dal grasso ascellare,
all’esterno dell’omonima guaina che contiene
l’arteria e la vena ascellari. La maggior parte del
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 2 Vie di drenaggio
linfatico
Studi hanno indicato che in
alcuni soggetti con linfedema il
drenaggio linfatico della parte
superiore del braccio è diretto
verso i linfonodi mammari.
Questo tipo di drenaggio indica
anche che è necessario prestare
una particolare attenzione al
possibile effetto degli indumenti
(specialmente il reggiseno) sul
drenaggio linfatico verso i
linfonodi mammari interni oltre
che nei linfonodi ascellari
controlaterali.
RIQUADRO 3 Reti linfatiche
cutanee
Si osserva una maggiore densità
di vasi linfatici nei pazienti con
linfedema rispetto ai pazienti
con arti sani.
fluido linfatico associato al territorio linfatico
antero-laterale drena in 4–6 linfonodi laterali
(omerali), mentre quello del territorio posteromediale drena nei linfonodi apicali. I linfonodi
pettorali e subscapolari drenano rispettivamente
la parete toracica anteriore e posteriore e,
insieme ai linfonodi omerali, drenano dapprima
nel linfonodo centrale e quindi in quello apicale
in direzione del tronco linfatico succlavio e
successivamente in direzione del sistema
venoso. Da tale disposizione consegue che il
drenaggio linfatico dell’arto superiore è
influenzato direttamente sia dal drenaggio della
parte superiore del tronco, sia dallo stato del
sistema linfatico centrale.
Come nel caso della zona inguinale, è
difficile, se non impossibile, ottenere pressioni
ottimali nella zona ascellare prossimale/mediale
del braccio. Questo, associato ad una pressione
inadeguata, spesso circolare, sulla spalla e sul
lato del petto ad opera del reggiseno della
paziente (in caso di una donna), significa che
frequentemente si possono osservare dei
problemi importanti di accumulo di fluido
(inizialmente) e di fibre (successivamente) in
questa regione.
VIE DI DRENAGGIO LINFATICO
Alcuni studi hanno indicato che il drenaggio
linfatico della parte superiore del braccio si
effettua nei linfonodi mammari in pazienti affetti
da linfedema dell’arto superiore. Kawase et al
(2006) hanno effettuato una revisione
Arto superiore
Linfonodi
ascellari
Ghiandola mammaria
Spazi intercostali anteriori
Parete toracica anteriore
Linfonodi
paramammari
Linfonodi
parasternali
Parete toracica posteriore
Spazi intercostali posteriori
Linfonodi
paravertebrali
FIGURA 4. Drenaggio normale dell’arto superiore e
dei tessuti toracici verso i linfonodi. Da notare che il
drenaggio di una mammella può avvenire sia verso
i linfonodi ipsilaterali (caso più frequente) sia in
quelli controlaterali (caso meno frequente).
sistematica dei risultati linfoscintigrafici di 1201
pazienti con linfonodi clinicamente negativi
affette da carcinoma mammario invasivo,
sottoposte a biopsia preoperatoria della
ghiandola salivare labiale (GSL) e del linfonodo
sentinella (LS) dell’ascella. Sono stati descritti
differenti tipi di drenaggio linfatico. In quasi il
25% delle pazienti il drenaggio si effettuava in
linfonodi extra ascellari, specialmente i linfonodi
mammari interni (Figura 3). Tale osservazione è
stata anche confermata da Ferrandez et al
(1996) i quali, dopo una sessione di
linfodrenaggio manuale (LDM), hanno
riscontrato uno spostamento di tracciante
marcato con Tc verso i linfonodi mammari
interni nell’8% dei pazienti con linfedema
(n=47) e verso i linfonodi controlaterali nel 20%
dei soggetti (Figura 4). Per ciò che riguarda i
risultati finali della compressione, quanto sopra
significa che dobbiamo considerare non soltanto
il livello di compressione nell’arto, ma anche il
gradiente di compressione in tutta la zona
toracica. Questi tipi di drenaggio indicano anche
la necessità di rivolgere particolare attenzione al
possibile effetto degli indumenti (in modo
particolare del reggiseno) sul drenaggio linfatico
nei linfonodi mammari interni oltre che nei
linfonodi ascellari controlaterali (Figura 3).
RETI LINFATICHE CUTANEE
E’ riconosciuto che la densità di vasi linfatici in
pazienti con linfedema è maggiore di quella nei
pazienti con arti normali.
Mellor et al (2000) hanno utilizzato una
microlinfografia a fluorescenza per esaminare i
capillari linfatici cutanei dell’avambraccio in 16
donne con edema insorto in seguito a
trattamento per carcinoma mammario. Essi
hanno riferito che la densità della rete linfatica
superficiale e la lunghezza complessiva dei
capillari erano maggiori nell’arto con edema
rispetto all’arto di controllo, ma soprattutto, la
distanza percorsa dal fluido linfatico
relativamente superficiale prima del drenaggio
nel sistema sub-fasciale era più lungo nell’arto
con edema rispetto all’arto normale. Inoltre non
è stata riscontrato alcun dato a prova di
dilatazione dei vasi linfatici nell’arto con
linfedema. Tali dati suggeriscono che si verifica
una riorganizzazione del percorso linfatico
superficiale ed eventualmente una
linfoangiogenesi negli arti delle pazienti con
linfedema. Poiché le ricerche di altri Autori
hanno dimostrato un’angiogenesi dei capillari
sanguigni in arti affetti da edema, Mellor et al
(2000) hanno ipotizzato che l’aumento del
numero (lunghezza) di capillari linfatici
potrebbe eventualmente contribuire a
mantenere il rapporto tra capacità di drenaggio
e capacità di filtrazione. L’impatto della
9
10
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 4 Fattori che
influiscono sul drenaggio
linfatico
Non avviene alcun
riassorbimento di fluido ed il
flusso netto è unicamente quello
presente nel tessuto dove è
eliminato dal sistema linfatico.
Pertanto, i flussi di fluido
attraverso il sistema linfatico
possono di essere più importanti
di quanto ritenuto in precedenza.
Flusso
sanguigno
Capillare
Fluido
interstiziale
Pressione
idrostatica
Pressione
osmotica
Estremità
venosa
FIGURA 5. Schema delle
pressioni idrostatica e oncotica
che agiscono attraverso la parete
del capillare e che influiscono
sull’essudazione endoteliale
di fluido dal plasma verso
l’interstizio.
compressione esterna su questa alterazione
probabilmente è minore, ma la distanza
maggiore percorsa dalla linfa nei collettori
linfatici superficiali può significare che
l’attuazione ed il mantenimento di un gradiente
di pressione nell’arto sia molto importante.
STRUTTURA DEI TESSUTI DEL BRACCIO
La parte superiore del braccio contiene strati di
tessuto adiposo profondi ed epifasciale. Lo
strato di tessuto adiposo situato nella regione
posteriore e deltoide del braccio è sottile. Negli
arti normali, lo strato di tessuto adiposo
epifasciale si dispone a circonferenza, ma può
presentare ipertrofia nella parte posteriore del
terzo prossimale del braccio. Negli arti con
linfedema, tale ipertrofia è marcata e non
influisce soltanto sulla carica linfatica, ma anche
sul drenaggio linfatico, poiché la pressione
tissulare supplementare esercitata dagli
adipociti sulle delicate pareti dei collettori
linfatici, ne ostacola una contrazione ottimale.
Chamosa et al (2005) hanno osservato che in
braccia normali il terzo anteriore distale del
braccio superiore tendeva a presentare uno
strato di tessuto adiposo più sottile. In certi casi,
è possibile osservare una zona lipodistrofica
specifica nell’area posteriore-esterna del braccio
normale, situata tra il terzo prossimale e quello
mediale. Relativamente parlando, si può
affermare che la cute della faccia mediale del
braccio normale di solito si presenta sottile,
priva di follicoli piliferi, e suscettibile ad
avvallarsi. In generale, la cute è mobile e ricopre
il tessuto adiposo lasso, non fibroso. Tuttavia,
man mano che si sviluppa il linfedema, si può
osservare anche una serie di trasformazioni
significative nel tessuto epifasciale
(principalmente per quanto riguarda la quantità
di grasso e di fibre, poiché si produce un
ispessimento della fascia profonda e della fascia
compresa tra i lobuli degli adipociti). Tali
cambiamenti svolgeranno un ruolo significativo
sui risultati della compressione esterna per
quanto riguarda la sua trasmissione nei tessuti e
nei sistemi vascolare e linfatico al suo interno.
L’aumento di spessore della fascia profonda ed il
suo impatto sull’interscambio di fluidi tra i vasi
linfatici profondi e quelli superficiali
costituiscono un elemento particolarmente
importante. In questa sede non ci occuperemo
di queste alterazioni fisiopatologiche, in quanto
queste sono ben documentate dalla letteratura
generale (Foeldi et al 2003; Weissleder e
Schuchhardt, 2008).
Una riduzione della profondità del tessuto
epifasciale, il più delle volte associata ad una
minore quantità di grasso direttamente al di
sopra della fascia profonda, significa che i
collettori linfatici (solitamente situati sopra la
fascia profonda) sono più superficiali rispetto a
quelli ricoperti di uno strato grasso di spessore
maggiore, che richiede, pertanto, una minore
pressione di compressione.
FATTORI FISIOLOGICI CHE INFLUISCONO
SUL DRENAGGIO LINFATICO
I profili normale ed anormale del drenaggio
linfatico contribuiscono a dimostrare come i
fluidi scorrono all’interno dei tessuti. Pertanto è
importante conoscere sia le teorie passate che
quelle attuali sulla formazione e la circolazione
della linfa.
In un soggetto sano, il sistema vascolare
scorre fino ai capillari che sono piccoli vasi
immersi in un fluido interstiziale. I capillari sono
dotati di pareti sottili, semi-permeabili, costituite
da uno strato singolo di cellule endoteliali le quali
consentono il trasferimento di ossigeno e di
elementi nutritivi dal sangue verso i tessuti, ed il
trasferimento dei prodotti di scarto, quali il CO2 e
l’urea, dai tessuti verso il sangue.
Lo scambio di fluidi attraverso la membrana
dei capillari si svolge secondo i principi enunciati
per la prima volta da Starling (1896), secondo i
quali il gradiente della pressione idrostatica del
sangue spinge il fluido fuori dai capillari verso i
tessuti, mentre il gradiente di pressione
osmotica colloide del sangue lo “aspira”
all’interno dei capillari (Figura 5). L’equilibrio di
queste forze, in condizioni normali, si traduce in
un flusso netto di fluido nei tessuti che viene
successivamente drenato dal sistema linfatico.
Tuttavia, è importante tenere presente che la
versione ufficiale di questo processo riporta la
filtrazione dei fluidi dall’estremità arteriosa del
capillare, ed il loro riassorbimento all’estremità
venosa (es. Marieb et al, 2007), in ragione della
diminuzione della pressione idrostatica lungo il
capillare (causata da perdite frizionali o da una
resistenza), e l’equilibrio delle cosiddette forze
di Starling che agevolano la filtrazione o
l’eliminazione nel capillare. Questa prospettiva è
progressivamente sostituita dall’idea che,
almeno nella maggior parte dei capillari in
condizioni normali, non avviene alcun
riassorbimento del fluido, e che il flusso netto è
presente esclusivamente nei tessuti dove questo
è drenato dai vasi linfatici (Michel, 1997; Levick,
2004; 2009).
Durante tale spostamento del fluido, la
maggior parte delle proteine plasmatiche del
sangue è trattenuta all’interno del sistema
vascolare, poiché queste non attraversano la
membrana del capillare nella maggior parte
dei tessuti. Oggi è opinione comune che la
‘barriera’ al flusso transcapillare delle proteine
plasmatiche e dei soluti lipofobi più
voluminosi è a livello del glicocalice, uno
strato complesso del lume costituito da
GUIDA PRATICA
polisaccaridi anionici e glicoproteine secrete
da endoteliale dei capillari. Il glicocalice
agisce da filtro microfibrillare che si oppone al
passaggio delle molecole di dimensioni
maggiori per esclusione stearica (in funzione
delle dimensioni) (Squire et al, 2001; Zhang
et al, 2006). La via fisica per la fuga del fluido
si trova oltre il glicocalice, a livello di piccole
brecce poco frequenti nelle fibre della
membrana giunzionale, lungo le giunzioni
cellula-cellula interendoteliali, che altrove
presenta delle “tight junction” (Adamson et
al, 2004; Curry, 2005). Il risultato di tale
processo è che il riassorbimento a livello del
capillare è improbabile in condizioni normali e
richiede inoltre delle interruzioni maggiori
dell’integrità dell’endotelio, quali quelle che si
verificano durante un processo di
infiammazione. Ne consegue che
probabilmente i flussi di fluido attraverso il
sistema linfatico saranno maggiori di quanto
ritenuto in precedenza, in quanto nelle
normali condizioni fisiologiche non avviene
alcun riassorbimento di fluido a livello
venulare. Per questo motivo è essenziale una
migliore conoscenza dell’impatto della
compressione sul flusso linfatico superficiale.
Un’altra conseguenza è che l’aumento
della pressione interstiziale farà diminuire il
gradiente di pressione che provoca la
fuoriuscita del fluido dai capillari, e che
pertanto farà diminuire il flusso di fluido
nei tessuti. Inversamente, un aumento
della pressione colloido-osmotica del
fluido interstiziale farebbe aumentare i
flussi di fluido in quanto in tale caso il
gradiente di pressione colloido-osmotica che
trattiene il fluido nel plasma risulterebbe
ridotto (Levick, 2009). Una tale situazione
può determinarsi in caso di accumulo di
proteine interstiziali a causa di un aumento
della fuga transcapillare di proteine nei
tessuti, di un aumento della proteolisi
interstiziale (che si verifica, per esempio,
durante un’infiammazione) o di una
diminuzione del drenaggio delle proteine
interstiziali causato da un drenaggio linfatico
insufficiente. Ciascuno di questi fattori sarà
influenzato dalla compressione dell’arto e
può condurre ad una riduzione dell’afflusso
del fluido nei tessuti. Di conseguenza, il ruolo
della compressione sull’arto può essere
quello di prevenire l’accumulo di liquido
piuttosto che quello di agevolare il drenaggio
linfatico, come spesso suggerito.
Il drenaggio del sangue e della linfa dal
braccio è anche influenzato dai movimenti e
dalle contrazioni dei muscoli scheletrici e dalla
pressione intratoracica, oltre che da variazioni
della postura.
ALTERAZIONI LINFATICHE E VASCOLARI
DOPO UN INTERVENTO CHIRURGICO E
RADIOTERAPIA
La causa principale di linfedema dell’arto
superiore è il cancro di vario tipo, specialmente
il carcinoma mammario che viene spesso
trattato chirurgicamente e con radioterapia. E’
evidente che un linfedema secondario ad un
intervento chirurgico e/o una terapia radiante
esordisce con un’ostruzione del drenaggio
nell’area ascellare, ma l’esatta fisiopatologia
delle sequele che si verificano successivamente
nei vasi linfatici (e nei tessuti circostanti) non è
ben conosciuta (Pain et al, 2005). Inoltre,
esistono degli importanti aspetti emodinamici
del braccio dopo un intervento chirurgico
(+/- radioterapia) che non sono stati ancora del
tutto chiariti.
Afflusso arterioso
Esiste una certa quantità di prove che l’afflusso
arterioso risulta aumentato nelle braccia con
edema insorto in seguito a trattamento per
carcinoma mammario (Dennis, 2008).
Attraverso una serie di tecniche, nel braccio con
linfedema è risultato un aumento del flusso
sanguigno pari al 42–68% rispetto a quello
osservato in braccia sane (Jacobsson, 1967
Svensson et al, 1994a; Martin e Foldi, 1996;
Yildrim et al, 2000). Jacobsson (1967) ha
riferito che tale aumento risiedeva
principalmente nella cute e nei tessuti
sottocutanei. Al contrario, Stanton et al (1998)
hanno riscontrato che il flusso del sangue
risultava uguale sia nelle braccia con linfedema,
sia in quelle sane, sebbene il volume per unità di
flusso sanguigno risultasse effettivamente
ridotto nelle braccia con edema in quanto aveva
un volume maggiore. Le ragioni di questa
modifica del flusso sanguigno nelle braccia con
linfedema non è chiara, sebbene siano manifeste
nelle braccia con linfedema alcune alterazioni
strutturali che potrebbero provocare un
aumento del flusso sanguigno. D’altra parte, un
aumento dell’afflusso arterioso potrebbe servire
ad aumentare la filtrazione del fluido nel tessuto,
e di conseguenza aumentare il rischio di
sviluppo di linfedema; tale aumento del flusso
arterioso può derivare da un danno
all’innervazione autonoma dell’arto in
conseguenza di un intervento chirurgico e/o di
una terapia radiante (Kuhl e Molls, 1995).
Efflusso venoso
Negli arti con linfedema anche l’efflusso venoso
può essere compromesso (Dennis, 2008).
Un’ostruzione venosa significativa è stata
segnalata nel 57% di 81 pazienti valutati da
Svensson et al (1994b) mediante ecocolor
Doppler con imaging ad ultrasuoni. Szuba et al
11
12
GUIDA PRATICA
(2002) hanno riportato una prevalenza minore,
ma ancora significativa, del 4,6% di ostruzione
venosa in arti superiori con linfedema. Esistono
numerose altre evidenze ad indicazione di
un’associazione tra disfunzione venosa e
linfedema, particolarmente negli arti inferiori
(Dennis, 2008), e ciò deve essere tenuto in
attenta considerazione qualora si intenda
applicare un trattamento compressivo all’arto
superiore. Qualsiasi fattore che possa
compromettere l’efflusso venoso farà aumentare
in misura significativa le pressioni idrostatiche
nei capillari, e si tradurrà in un aumentata
filtrazione di fluido nei tessuti, che si traduce in
un carico linfatico maggiore.
Efflusso linfatico
Esistono alcune comunicazioni sull’effetto di
interventi chirurgici e/o della radioterapia per
carcinoma mammario sul flusso linfatico del
braccio e del torace. Perbeck et al (2006) hanno
studiato l’eliminazione linfatica attraverso
l’eliminazione di nanocolloide marcato con Tc99
in tessuti mammari di pazienti 2-5 anni dopo un
intervento chirurgico e/o una terapia radiante
per carcinoma mammario. Essi hanno riferito un
aumento 4 volte superiore del flusso linfatico
dopo tumorectomia seguita da terapia radiante,
un aumento di 2,5 volte superiore della
mammella controlaterale (non operata), e di un
aumento 1,5 volte superiore nella mammella
operata ma non irradiata, ad indicazione di
alterazioni a lungo termine del flusso linfatico di
base nei tessuti mammari. Stanton et al (2008)
hanno misurato con l’aiuto di una
linfoscintigrafia il drenaggio linfatico muscolare
e sottocutaneo del braccio dopo chirurgia
ascellare per carcinoma mammario in 36 donne.
Essi hanno riferito che il drenaggio linfatico
muscolare è sempre risultato superiore a quello
sottocutaneo e che il drenaggio linfatico
sottocutaneo era superiore nelle donne che in
seguito hanno sviluppato linfedema. Infine, essi
hanno concluso che le donne che presentavano
tassi di filtrazione più elevati e pertanto, flussi di
linfa maggiori nella regione ascellare, avevano
un rischio maggiore di sviluppare linfedema
dopo una chirurgia ascellare, presumibilmente a
causa di una riserva linfatica minore per gestire
una carica di fluido supplementare in seguito ad
un intervento chirurgico.
MECCANISMO DI AZIONE DEGLI
INDUMENTI COMPRESSIVI
Nella gestione del linfedema il termine ‘terapia
compressiva’ copre un ventaglio di procedure
terapeutiche diverse, tra cui il bendaggio
multistrato inelastico del linfedema e gli
indumenti compressivi (Partsch e Junger,
2006). Gli indumenti compressivi sono utilizzati
per la profilassi, il trattamento e la gestione a
lungo termine del linfedema, e possono agire:
n Aumentando la pressione interstiziale
n Migliorando il drenaggio del liquido dai
tessuti
n Stimolando le contrazioni linfatiche
n Degradando il tessuto fibrosclerotico.
Aumento della pressione interstiziale
La pressione applicata dall’esterno è trasmessa
al tessuto al quale è applicata, sebbene tale
trasmissione non sia sempre lineare. Una
pressione fino a 200mmHg ha fatto aumentare
la pressione interstiziale fino al 65–75% della
pressione applicata dall’esterno in arti normali di
suino, e fino al 100% in caso di arto con
linfedema e meno compliant (Reddy et al, 1981).
Le pressioni generate (e misurate) dagli
indumenti compressivi possono dipendere dalle
tecniche di misurazione, dalla natura (maglia/
elasticità) e dall’adattamento dell’indumento,
oltre che dalla compliance dei tessuti dell’arto
che subisce la compressione. Sono state rilevate
pressioni comprese tra 8 e 38mmHg secondo
protocolli standard sotto indumenti applicati a
pazienti con ustioni (Mann et al, 1997), ma è
risultata un’ampia variabilità sia tra le diverse
sedi misurate, sia anche a livello della stessa
sede; per esempio, la pressione media prodotta
dal medesimo indumento sulla faccia anteriore
della coscia era significativamente inferiore
(8mmHg) a quella sulla faccia posteriore
(15mmHg), presumibilmente a causa delle
differenze di raggio e di circonferenza degli arti
(come da Legge di Laplace). Gli indumenti
compressivi fatti su misura hanno fatto
aumentare la pressione sottodermica tra 9 e
90mmHg nei pazienti con ustioni, ma le
misurazioni delle pressioni sotto gli indumenti
hanno sopravvalutato la pressione trasmessa ai
tessuti ‘molli’ (es. muscolo) fino al 50%, e
sottovalutato la pressione trasmessa ai siti
‘ossei’ in pari misura (Giele et al, 1997).
Pertanto, le misurazioni effettuate a livello
dell’interfaccia cute-indumento possono non
essere sempre rappresentative delle reali
pressioni trasmesse ai tessuti e, pertanto,
queste devono essere interpretate con
prudenza.
L’aumento della pressione interstiziale
influisce sullo scambio di fluido tra sangue ed
interstizio, al fine di prevenire l’accumulo di
fluido interstiziale (edema). Inoltre, pressioni
interstiziali superiori alle pressioni capillari o
arteriose (>40mmHg) possono ridurre il flusso
sanguigno, prevenendo ulteriormente
l’accumulo di fluido. Per quanto ne sappiamo, il
contributo di tali fattori alla terapia compressiva
non è mai stato valutato in un quadro di studi
clinici allargati, nonostante il lavoro di Abu-Own
GUIDA PRATICA
et al (1994) fornisca delle informazioni e che
Partsch e Partsch (2005) forniscano qualche
indicazione sull’impatto della postura sulle
pressioni necessarie, sebbene tali informazioni
facciano riferimento all’arto inferiore.
Miglioramento del drenaggio dei liquidi
tessutali
La compressione esterna migliora, fino ad un
certo punto, il drenaggio del fluido tessutali
realizzato dal sistema linfatico. L’eliminazione di
un colloide radiomarcato negli arti posteriori di
cani è cresciuta esponenzialmente (fino ad un
massimo di tre volte) in funzione della pressione
applicata dall’esterno fino a 60mmHg. Oltre i
60mmHg l’eliminazione è diminuita quasi fino a
livello zero (Miller e Seale, 1981). Risultati simili
sono stati segnalati per gli arti inferiori
nell’uomo, con la differenza che la pressione alla
quale si otteneva l’eliminazione massima variava
con la postura del soggetto, (30mmHg in
posizione supina contro 60mmHg in posizione
seduta) (Chant, 1972). In un contesto più
clinico, l’uso di calze elastiche fino al ginocchio
(pressione alla caviglia pari a 30mmHg) ha fatto
aumentare di due volte il drenaggio venolinfatico di una soluzione fluoresceina sodica
somministrata per iniezione intradermica sia in
arti normali, sia in arti con insufficienza venosa
(Lentner e Wienert, 1996). Tuttavia, il fatto più
convincente è l’osservazione generale che le
terapie compressive possono ridurre
accuratamente il volume dell’arto (fluido)
quando queste vengono utilizzate in maniera
appropriata per trattare il linfedema.
L’osservazione che gli indumenti compressivi
fanno aumentare l’eliminazione del fluido
contraddice le indicazioni che il sistema linfatico
sia un sistema a bassa pressione. La pressione
laterale nei vasi linfatici umani (ed in quelli di
molte altre specie) raggiunge 15–40mmHg
durante un movimento, ma è molto più bassa a
riposo (1–12mmHg) (Aukland e Reed, 1993).
Pertanto, gli indumenti compressivi che
inducono pressioni interstiziali pari, per
esempio, a 10–40mmHg nel braccio, possono
provocare un collasso dei vasi linfatici in
numerose situazioni. Si può soltanto concludere
che la terapia compressiva è poco suscettibile di
fare semplicemente aumentare il drenaggio nel
sistema linfatico (spesso compromesso), ma più
probabilmente essa influisce sullo scambio di
fluido dei tessuti attraverso altri meccanismi,
forse correlati tra di loro, quale una diminuzione
dell’afflusso di fluido negli arti.
Stimolazione della contrazione dei vasi
linfatici
Il drenaggio linfatico dipende dalla contrazione
spontanea dei vasi linfatici dotati di valvole, che
creano la forza di una pompa. L’applicazione di
un indumento compressivo si traduce in una
pressione costante sulla cute quando l’arto si
trova in stato di riposo (pressione a riposo).
Quando i muscoli si contraggono, si espandono
e poi si rilassano (per esempio durante
l’esercizio fisico), essi premono transitoriamente
contro l’indumento che fa resistenza e di
conseguenza la pressione nell’arto aumenta
temporaneamente. Questo aumento transitorio
della pressione interstiziale comprime i vasi
linfatici del derma adiacente, e, poiché i vasi
linfatici collettori di maggiore calibro sono dotati
di valvole, questi vasi pompano passivamente e
fanno sì che la linfa risalga lungo il braccio senza
che i vasi linfatici debbano contrarsi. L’influenza
dei movimenti muscolari e delle differenti
pressioni esterne (e della loro trasmissione ai
tessuti sottostanti) dipende dalle proprietà
elastiche del materiale con cui è realizzato
l’indumento compressivo e dal grado della
compressione applicata. Non esiste alcuna
prova a sostegno di un aumento della
contrazione dei vasi linfatici sotto compressione.
Degradazione del tessuto fibrosclerotico
Esistono due strategie principali per degradare il
tessuto fibrosclerotico, ma per queste gli studi
sono limitati sia per numero che per ampiezza.
Una strategia consiste nel massaggio frizionale
e l’altra nella terapia laser a basso livello. Sono
stati effettuati alcuni studi su quest’ultima
strategia, utilizzando la tonometria come mezzo
per rilevare le variazioni della fibrosi epifasciale,
misurate dalla resistenza alla compressione da
parte dei tessuti. Quando si usa un laser a basso
livello (a mano o a scansione) si osserva un
lento, ma diffuso ammorbidimento dei tessuti
induriti, presumibilmente favorendo il passaggio
di liquido extracellulare e consentendo una più
forte contrazione dei linfangioni, in quanto
questi sono meno costretti. L’ammorbidimento
del tessuto è molto spesso accompagnato da
variazioni delle dimensioni degli arti e da un
miglioramento soggettivo (Piller e Thelander,
1998; Carati et al, 2003).
OTTIMIZZAZIONE DEGLI EFFETTI DEGLI
INDUMENTI COSTRITTIVI
Per ottenere la massima efficacia dalla terapia
compressiva per trattare i pazienti con
linfedema, si ritiene che idealmente gli
indumenti debbano essere realizzati su misura
con lavorazione a maglia piatta; tuttavia, per
sostenere quanto sopra sono necessari studi su
larga scala. Un’accurata misurazione
dell’indumento riveste un’importanza cruciale,
in quanto responsabile di variazioni del volume
dell’arto a seconda della sua posizione
(posizione elevata o abbassata), e della
13
14
GUIDA PRATICA
valutazione se l’arto è suscettibile di essere
attivo o inattivo, fatto che dipende dalle
abitudini del paziente. Tuttavia, esistono scarse
informazioni sugli effetti delle suddette variabili
sui gradienti di pressione degli indumenti e sulle
pressioni sotto gli indumenti. Nel frattempo,
tuttavia, possiamo estrapolare le nostre
conoscenze sulle modalità di risposta delle
gambe con edema e con linfedema (almeno in
posizione abbassata), e questo può servire a
guidare le ricerche sull’impatto della
compressione sul braccio. Oltre a queste
misurazioni ed ai parametri biologici, sono
importanti anche le informazioni sulle
caratteristiche degli indumenti stessi, quali
l’indice di rigidità dinamica, l’indice di rigidità
statica, i materiali multi-componenti ed il
bendaggio inelastico (Partsch et al, 2008; Mosti
et al, 2008). Vi sono stati alcuni sviluppi nel
campo delle ustioni, relativi al design degli
indumenti compressivi che esercitano una
pressione specifica e nota (Macintyre, 2007)
ma l’accuratezza della misura di un indumento è
il fattore determinante principale per un
risultato eccellente, buono o sfavorevole per
l’arto. Materiali più nuovi con sensori di
pressione potrebbero aiutare a compensare in
parte misurazioni di qualità scadente, ma ciò
non deve servire da giustificazione per la
mancanza di precisione.
DIFFERENZE ANATOMICHE TRA BRACCIA E
GAMBE
La profondità della fascia profonda è spesso
inferiore a quella della gamba nella medesima
posizione. La profondità dei collettori linfatici,
spesso molto vicini, è minore (nel senso che
l’applicazione di una pressione esterna è più
marcata), i collettori linfatici hanno spesso un
calibro minore (poiché presentano un flusso
meno forte e pressioni intra-linfatiche ridotte).
Congiuntamente, questi fattori comportano che
una pressione applicata dall’esterno, quale
quella esercitata da un bendaggio compressivo
o da indumenti compressivi, è suscettibile di
avere un effetto più profondo. Tuttavia, questa
relativa superficialità dei vasi significa che è
necessario prendere coscienza del fatto che una
pressione troppo elevata può essere
controproducente (Modi et al, 2007) e può
provocare il collasso dei vasi, che si può
manifestare sotto forma di edema del braccio
e/o della mano.
La variazione della forma del braccio rispetto
alla sua lunghezza è spesso maggiore di quella
della gamba, il che significa che l’impatto dei
vari raggi delle diverse parti del braccio si
traduce con l’applicazione di pressioni spesso
significativamente differenti in ciascun punto
della circonferenza. Ciò è in accordo con la legge
di Laplace, i cui risultati spesso richiedono l’uso
di una varietà di strategie di imbottitura dell’arto
per assicurare una pressione longitudinale
minima per tutta la lunghezza (un gradiente)
dell’arto piuttosto che soltanto ad un dato punto
dell’arto.
CONCLUSIONE
Sono molte le cose che ancora ignoriamo
riguardo ai dettagli precisi dell’afflusso arterioso
e del deflusso linfatico e venoso in arti normali,
a rischio o con linfedema. Più precisamente, non
sappiamo abbastanza sugli effetti della
compressione sul flusso e sul drenaggio venoso
e linfatico. Per quanto riguarda la parte
superiore del corpo, l’impatto delle variazioni
della pressione intratoracica sul drenaggio della
parte prossimale del braccio, gli indumenti del
paziente e l’impatto delle differenti
circonferenze del torace durante il ciclo
respiratorio sono relativamente poco chiari e
probabilmente variano in misura significativa
non soltanto tra pazienti diversi, ma anche nello
stesso paziente da un giorno all’altro e da un’ora
all’altra, a seconda dell’attività svolta, della
posizione del corpo e del livello di attività
dell’arto.
Una migliore conoscenza dell’anatomia, della
fisiologia, della patofisiologia dei tessuti e delle
strutture della parte superiore del corpo ci
permetterà di ottenere risultati migliori per il
cliente a rischio di linfedema o con linfedema
già presente. Tuttavia, sembra che la soluzione
migliore per il futuro sia di riconoscere le
variazioni individuali, diurne e stagionali e di
sviluppare dei mezzi migliori per controllare
l’effetto della pressione dell’indumento
prescritto sui fluidi che tentiamo di controllare.
Forse, per la maggior parte dei pazienti
questo rappresenta un’opzione più facile e
vantaggiosa di quanto non lo sia il tentare una
serie di test su tutti i pazienti per determinare
l’anatomia, la fisiologia e la patofisiologia della
funzione corretta (o meno) del sangue, dei
tessuti e del sistema linfatico del paziente.
Tuttavia, anche la conoscenza di questi elementi
contribuirà a raggiungere l’obiettivo globale di
una cura olistica del paziente.
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15
16
GUIDA PRATICA
Dati sull’uso di indumenti
compressivi in pazienti con
linfedema nella parte superiore
del corpo
K Johansson
Gli indumenti rappresentano
una forma ampiamente
diffusa di compressione nella
cura del linfedema della parte
superiore del corpo, la quale
comprende la profilassi, il
trattamento e la gestione a
lungo termine. L’uso di un
indumento compressivo può
influire sulle sensazioni di
comfort delle pazienti e sulla
loro situazione psicosociale
(Johansson et al, 2003).
Tuttavia esistono scarsi dati a
supporto di tale uso, ma
questo lavoro svolge una
revisione di tutti i dati
esistenti in letteratura
sull’argomento. Gli studi
controllati randomizzati sono
scarsi, ma qualche evidenza
sulla gestione del linfedema
dell’arto superiore per mezzo
di indumenti compressivi è
stata trovata, anche se vi
sono scarsi dati sul loro uso
per l’edema del torace e
dell’area pettorale. Questo
articolo illustra i risultati e le
limitazioni relative all’uso
degli indumenti compressivi
ed evidenzia i punti chiave
per la pratica, sulla base di
quanto emerso dalla
letteratura.
K Johansson, Fisioterapista
registrato (RPT), Dr Medical
Science, Lymphedema Unit,
Department of Oncology, Lund
University Hospital, Lund, Svezia
L’importanza dell’uso di una guaina compressiva
da parte di pazienti con linfedema è stata
dimostrata da Brorson et al (1999) che ha
utilizzato guaine compressive realizzate su
misura per il mantenimento del volume del
braccio in pazienti sottoposte a liposuzione del
braccio linfedematoso, con conseguente
riduzione completa dell’edema. Un anno dopo la
liposuzione, in sei pazienti le guaine compressive
sono state rimosse per una settimana. E’ stato
osservato un aumento medio del volume del
braccio pari a 370ml (range 135–775ml),
misurato con il metodo dello spostamento di un
volume d’acqua, ma tale aumento si è
completamente invertito quando la compressione
è stata applicata nuovamente.
Le pazienti con linfedema del braccio sono
stati confrontate tra loro in due studi basati
sull’esercizio fisico effettuati da Johansson et al
(2005) e Johansson e Piller (2007). E’ stato
osservato che il linfedema nel braccio non
trattato è aumentato di volume più rapidamente
del linfedema che è stato trattato con un
indumento compressivo. Le pazienti del primo
studio (n=31) sono state trattate con una guaina
compressiva applicata subito dopo la diagnosi, e
dopo 67±52 mesi queste presentavano una
differenza nel volume del braccio pari al 17±7%.
Nel secondo studio, le pazienti (n=18) non hanno
indossato una guaina compressiva. Questo
gruppo ha avuto un follow-up più breve dopo la
diagnosi (54±49 mesi), ma ha presentato anche
una differenza maggiore nel volume del braccio
(25±6%, rispetto a quanto osservato nel gruppo
del primo studio. In entrambi gli studi, il volume
del braccio è stato misurato con il metodo dello
spostamento di un volume d’acqua.
Vignes et al (2007) hanno osservato che la
mancata compliance delle pazienti verso i
bendaggi a corto allungamento o le guaine
compressive rappresenta un fattore di rischio per
un aumento dell’edema nella gestione a lungo
termine del linfedema associato a cancro della
mammella. 535 pazienti sono state trattate con
fisioterapia complessa decongestionante, tra cui
linfodrenaggio manuale (LDM), bendaggio,
esercizio fisico e cura della cute. I risultati hanno
mostrato una riduzione del linfedema da
1054±633ml a 647±351ml, utilizzando, per
calcolare il volume del braccio, misurazioni
circonferenziali. Dopo il periodo di terapia
intensiva, a tutte le pazienti è stata fatta
indossare una guaina compressiva (l’86% delle
pazienti con una pressione di 20–36mmHg ed il
14% con una pressione di 15–19mmHg). Al
follow-up dopo 12 mesi, sono state valutate 356
pazienti, l’89% delle quali ancora continuava a
portare la guaina compressiva, il 70% eseguiva
regolarmente l’autobendaggio ed il 66% si
sottoponeva a LDM (1–3 volte a settimana). Lo
studio ha rilevato che il rischio di aumento del
linfedema (più del 10% rispetto a quanto
osservato alla fine della fase con terapia
intensiva) al follow-up era superiore al 50% per
le pazienti che non portavano una guaina
compressiva (rischio relativo corretto = 1,61
[95% IC: 1,25–1,82]; P=0,002) e un bendaggio a
corto allungamento (1,55[95% IC: 1,3–1,76];
P<0,0001). Il rischio di aumento del volume del
linfedema durante il periodo di follow-up è
risultato uguale, invece, sia per le pazienti trattate
con LDM, sia per quelle non sottoposte a tale
trattamento.
Tutti questi studi hanno indicato che è
vantaggioso indossare un tutore compressivo per
mantenere la riduzione del volume dell’arto dopo
la liposuzione o dopo una terapia intensiva. Non è
stata trovata alcuna evidenza a supporto dell’uso
di indumenti compressivi in pazienti con
linfedema del tronco e della mammella.
PROFILASSI
Casley-Smith (1995) ha osservato che il
linfedema secondario dell’arto superiore, se non
trattato, progredisce più rapidamente di altri
tipi di linfedema, quali il linfedema secondario e
primario arto inferiore. Ramos et al (1999)
hanno dimostrato in 69 pazienti operate per
carcinoma mammario, che una buona gestione
del linfedema del braccio, che ha portato ad una
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 1 Efficacia
delle guaine compressive
Vi è un rischio maggiore di un
aumento di volume del
linfedema nelle pazienti con
linfedema del braccio che non
indossano una guaina
compressiva. Anche un
intervento precoce e l’uso
continuo della guaina
rappresentano fattori
importanti che contribuiscono
alla loro efficacia.
RIQUADRO 2 Miglioramento
dei risultati della terapia
La diagnosi precoce del
linfedema del braccio associata
ad un basso volume iniziale del
braccio all’inizio della terapia
compressiva migliora i risultati
della terapia stessa.
RIQUADRO 3 Rischi legati ai
viaggi aerei
I voli interni non aumentano il
rischio di sviluppo di linfedema
del braccio nelle pazienti
trattate per carcinoma
mammario, ma i voli
internazionali sono associati ad
un gonfiore temporaneo.
riduzione media del 78% del volume
dell’edema, era correlata ad un volume iniziale
dell’edema pari o inferiore a 250ml (calcolando
il volume del braccio mediante misurazioni
circonferenziali). Le pazienti con un volume
iniziale di edema pari o inferiore a 250ml,
hanno ottenuto una riduzione media dell’edema
del 78% con TDC, mentre quelle che
presentavano un volume iniziale compreso tra
250 e 500ml hanno ottenuto una riduzione
media dell’edema del 56%. Delon et al (2008)
hanno studiato 133 donne trattate per
carcinoma mammario e hanno osservato che la
presenza di edema postoperatorio dopo due
settimane era il solo fattore associato ad un
aumento di incidenza di linfedema del braccio.
Pertanto, una diagnosi ed un trattamento
precoci sono essenziali. Alle stesse conclusioni
sono giunti Box et al (2002) dopo uno studio
randomizzato d’intervento (n=65) che
includeva un programma per il gruppo da
trattare consistente in criteri per la
minimizzazione del rischio di linfedema ed una
gestione precoce del linfedema, dopo la
diagnosi del disturbo.
Stout Gergich et al (2008) hanno concluso
che le guaine compressive curano efficacemente
il linfedema del braccio in stadio subclinico. Il
linfedema del braccio, definito come un aumento
superiore al 3% del volume dell’arto superiore
rispetto al volume pre-operatorio, misurato
mediante un perometro, è stato identificato in 43
su 196 donne che avevano partecipato ad uno
studio prospettivo sulla morbidità del carcinoma
mammario. Alla diagnosi di linfedema del
braccio, in media 6,9 mesi dopo le misurazioni
pre-operatorie, è stato osservato un aumento di
volume del braccio pari a 83ml (±119ml) o al
6,5% (±9,9%). E’ stato immediatamente
prescritto l’uso quotidiano di una guaina
compressiva (20–30mmHg) per una durata
media di 4,4 settimane. Dopo tale intervento, è
stata osservata una riduzione del volume pari a
46ml (±103ml) o al 4,1% (±8,8%). Alle donne è
stato quindi prescritto di continuare a portare la
guaina soltanto durante l’esecuzione di esercizi o
attività pesanti, durante i viaggi aerei, in caso di
sensazione di pesantezza, o in presenza di un
gonfiore visibile. I risultati persistevano ancora
dopo circa cinque mesi.
In uno studio sul linfedema associato a viaggi
in aereo, effettuato da Graham (2002), sono
state completate 287 indagini su donne
sopravvissute a carcinoma mammario senza
recidive. Il cinquanta per cento delle donne
aveva viaggiato in aereo dopo il trattamento per
carcinoma mammario. Non è stata osservata
alcuna differenza nella frequenza di linfedema
tra le donne che avevano fatto viaggi aerei e
quelle che non ne avevano fatti (11,2% vs 8,3%).
Graham ha riscontrato che non vi era alcuna
differenza nella frequenza con cui le pazienti con
linfedema hanno riferito edema transitorio,
rispetto all’aver preso o meno delle precauzioni,
quali l’uso di una guaina compressiva (17%). E’
stato concluso che i voli interni non costituivano
alcun pericolo per le pazienti con linfedema del
braccio. Tuttavia, è stato riscontrato un rischio
di edema transitorio associato a voli
internazionali.
Non è stata riscontrata alcuna evidenza di un
ruolo profilattico delle guaine compressive per il
linfedema della zona mammaria e del tronco.
TRATTAMENTO
Molti studi hanno dimostrato che la terapia
compressiva in generale rappresenta un
trattamento efficace per il linfedema. Nel caso
della parte superiore del corpo, tutte le evidenze
si riferiscono all’edema del braccio conseguente a
trattamento per carcinoma mammario. Non
esiste alcuna evidenza a sostegno dell’efficacia
delle guaine compressive per il trattamento del
linfedema toracico o mammario.
La maggior parte degli studi esistenti ha
utilizzato, per la compressione, bendaggi a corto
allungamento, tuttavia alcuni di questi studi
hanno anche indicato che, per l’efficacia del
trattamento, sia importante anche il solo uso di
guaine compressive.
Lo studio di Swedborg (1980) ha osservato
una riduzione dell’edema pari all’11–13% in 39
pazienti con carcinoma mammario che
presentavano linfedema dopo varie combinazioni
di massaggi ed esercizi di ginnastica eseguiti per
tre cicli di trattamento, della durata di quattro
settimane ciascuno, per un periodo complessivo
di sei mesi. Durante gli intervalli di quattro
settimane tra i cicli di trattamento, ogni giorno le
pazienti hanno indossato guaine compressive
(40mmHg). Durante gli intervalli, quando le
pazienti indossavano le guaine, non è stato
evidenziato alcun aumento di volume dell’edema,
secondo quanto dimostrato con il metodo della
volumetria ad acqua.
Bertelli et al (1991) hanno riportato una
riduzione dell’edema pari al 17%, misurato
secondo il metodo delta, in 37 pazienti
selezionate a random per indossare una guaina
compressiva per sei ore consecutive al giorno,
per un periodo di due mesi. I risultati ottenuti per
questo gruppo di pazienti sono stati confrontati
con quelli riportati da un gruppo di pazienti
(n=37) che ha ricevuto un ulteriore trattamento a
base di linfodrenaggio con elettrostimolatore. Nel
secondo gruppo di pazienti non è stato
dimostrato alcuna ulteriore riduzione dell’edema,
dimostrando così che si possono ottenere
risultati positivi anche con il solo uso di guaine
compressive.
17
18
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 4 Tempo
d’indossamento delle guaine
compressive
Gli indumenti compressivi
possono essere utilizzati per
trattare il linfedema del braccio
sia a breve, sia a lungo termine,
con una riduzione del volume
fino al 60% a seconda della
frequenza e della durata d’uso.
RIQUADRO 5 Compressione
e riduzione del volume
Gli indumenti compressivi
possono essere utilizzati per
stabilizzare e mantenere la
riduzione del volume del
braccio per un tempo fino a sei
mesi dopo il trattamento del
linfedema del braccio.
In uno studio di Johansson et al (1998), 24
pazienti con linfedema del braccio associato a
carcinoma mammario, che non avevano ricevuto
alcun trattamento di altro tipo hanno indossato
una guaina compressiva standard
preconfezionata (23–32mmHg).
Le guaine sono state indossate per due
settimane per stabilizzare il volume del braccio
prima che le pazienti fossero allocate a random a
ricevere un trattamento con LDM o con
compressione pneumatica intermittente (IPC).
Durante le due settimane di trattamento, nel
gruppo di pazienti trattate con la guaina
compressiva è stata osservata una significativa
diminuzione dell’edema, pari al 7±18% (49ml),
misurata con il metodo di dislocamento di un
volume d’acqua.
Un altro studio, effettuato su due gruppi di
pazienti selezionate a random, ha mostrato che
un regime di trattamento per tre mesi consistente
nell’uso di una guaina compressiva realizzata su
misura (32–40mmHg), esercizi di ginnastica e
cure dermatologiche per uno dei due gruppi
(n=22) ha fatto diminuire il volume del linfedema
del 60% secondo misurazioni circonferenziali e
calcolo del volume del braccio (Andersen et al,
2000). Tuttavia, in questo studio sono stati
inclusi soltanto pazienti con linfedema di grado
lieve o moderato (<30%).
Gli indumenti compressivi possono anche
essere utilizzati per il trattamento a lungo
termine del linfedema del braccio. Brorson et al
(1988) hanno introdotto una nuova procedura,
denominata ‘terapia a pressione controllata’
(CCT), con la quale l’indumento viene
continuamente ridotto in dimensione, sia
mediante cuciture a macchina, sia applicando
una compressione personalizzata. Nel loro studio
su pazienti che non avevano ricevuto
precedentemente alcun altro trattamento
conservativo del linfedema, sono state
selezionate 14 pazienti per un trattamento con
CCT. Dopo 12 mesi di trattamento, il volume del
linfedema, misurato con il metodo dello
spostamento di un volume di acqua, è risultato
ridotto da 1680ml (range 670–3320) a 873ml
(range 340–2275ml), con una riduzione relativa
pari al 47% (range -2–80ml).
GESTIONE A LUNGO TERMINE DEL
LINFEDEMA DELL’ARTO SUPERIORE
Alcuni studi con periodi di follow-up più lunghi
hanno dimostrato che l’uso di indumenti
compressivi per la gestione del linfedema
dell’arto superiore è efficace anche a lungo
termine.
In uno studio, 249 pazienti con linfedema del
braccio associato a carcinoma mammario sono
state dotate di una guaina compressiva realizzata
su misura, che è stata indossata per un periodo
da una settimana fino a sei mesi prima di un
trattamento con compressione pneumatica
intermittente (IPC) (Swedborg, 1984). La guaina
veniva sostituita in caso di usura o nel caso che
fosse divenuta troppo larga o troppo stretta. I
risultati hanno evidenziato una riduzione relativa
media statisticamente significativa pari al 17%
del volume dell’edema, misurato con il metodo
del dislocamento di un volume d’acqua.
Un’ulteriore riduzione relativa media pari al 18%
è stata ottenuta dopo 10 giorni di trattamento
con IPC. Dopo il trattamento con IPC, la guaina è
stata indossata per sei mesi. Durante tale periodo
non è stato riscontrato alcun ulteriore aumento di
volume del braccio; quindi, nessuna recidiva.
In uno studio d’intervento, durato due mesi,
effettuato da Bertelli et al (1992), 120 pazienti
con linfedema del braccio correlato a carcinoma
mammario sono state allocate a random a tre
gruppi di trattamento:
n guaina compressiva indossata soltanto per sei
ore consecutive al giorno (n=37)
n guaina compressiva indossata soltanto per sei
ore consecutive al giorno, associata a IPC
(n=46)
n guaina compressiva indossata soltanto per sei
ore consecutive al giorno associata a
linfodrenaggio con elettrostimolatore per due
mesi (n=37).
Il valore medio di delta (19,74±0,7cm) si è
ridotto significativamente (16,8±0,8cm). Le
pazienti hanno indossato la guaina compressiva
da sola per altri quattro mesi ed i risultati
mostrano che la riduzione è stata mantenuta
(17,2±0,8).
Altri studi hanno indagato l’effetto dell’uso di
una guaina compressiva associata ad altre
attività.
In uno studio d’intervento effettuato da Szuba
et al (2000), a 43 pazienti con linfedema del
braccio è stata applicata una terapia linfatica
decongestionante intensiva che consistente in
LDM, bendaggio ed esercizi di ginnastica. I
risultati hanno mostrato una riduzione media del
volume in eccesso pari al 44±62% dopo una
terapia di durata media di 8±3 giorni. Al termine
della fase di terapia intensiva è stato predisposto
l’uso di un indumento compressivo, più
frequentemente un indumento preconfezionato.
Dopo un follow-up medio di 38±52 giorni, il
risultato è stato mantenuto mediante
automassaggio, autobendaggio, esercizio fisico
ed un uso constante di indumenti compressivi.
USO DI INDUMENTI COMPRESSIVI DURANTE
L’ESERCIZIO FISICO DEL BRACCIO
Numerosi studi hanno dimostrato che pazienti in
sovrappeso sottoposte a trattamento per
carcinoma mammario possono essere
predisposte allo sviluppo di linfedema del braccio
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 6 Indumenti
compressivi ed esercizio
fisico
Di routine, gli indumenti
compressivi devono essere
indossati immediatamente
dopo lo svolgimento di esercizi
fisici del braccio. Se una
paziente preferisce fare gli
esercizi senza indossare la
guaina, non vi sarà alcuna
differenza per quanto riguarda
il volume dell’arto se la guaina
è rimessa subito dopo.
RIQUADRO 7 Compliance da
parte della paziente
Risultati soddisfacenti a lungo
termine dopo terapia per
linfedema del braccio dipende
dalla compliance della paziente
con il piano terapeutico
dell’indumento compressivo.
(Bertelli et al, 1992; Segerström et al, 1992;
Johansson et al, 2002). In uno studio
d’intervento effettuato da Bertelli et al (1992) è
stata osservata una riduzione del linfedema
(25%) dell’arto superiore in quelle donne che
presentavano un aumento di peso inferiore a 3kg
dopo trattamento per carcinoma mammario.
Pertanto, è importante per le pazienti con
linfedema non essere in soprappeso, e l’esercizio
fisico rappresenta uno dei modi per fare sì che ciò
non avvenga.
Boris et al (1997) hanno trattato 56 pazienti
con linfedema del braccio correlato a carcinoma
mammario mediante una terapia complessa per il
linfedema, che comprendeva cure
dermatologiche, MLD, bendaggio ed esercizio
fisico per 30 giorni; la CLT si è tradotta in una
riduzione media del linfedema del 62,6%. Dopo
completamento della CLT, alle pazienti è stata
fatta indossare una guaina compressiva da
portare per 24 ore al giorno, e da associare ad un
programma di esercizi fisici per 15–20 minuti due
volte al giorno. Al controllo dopo 36 mesi, la
riduzione media dell’edema si era stabilizzata al
63,8%.
L’uso di indumenti compressivi durante
l’attività e l’esercizio fisico è stato raccomandato
da molto tempo (Földi et al. 1985; Casley-Smith
e Casley-Smith, 1992). Tuttavia, uno studio
effettuato da Johansson et al (2005) ha
indagato l’effetto di un esercizio fisico di bassa
resistenza intensiva con e senza l’uso di una
guaina compressiva, in 31 donne con linfedema
del braccio associato a carcinoma mammario. I
risultati hanno mostrato in entrambi i gruppi un
iniziale aumento significativo del volume
generale dell’arto, ma non del volume
dell’edema, misurato con il metodo dello
spostamento di un volume d’acqua
immediatamente dopo aver espletato un
programma specifico consistente in cinque
diversi esercizi con il braccio. Entro 24 ore dopo
il programma di esercizi, le pazienti hanno
indossato una guaina compressiva secondo la
loro routine consueta. Al follow-up dopo 24 ore,
l’aumento del volume si era invertito ed
entrambi i gruppi delle pazienti hanno mostrato
una tendenza alla riduzione del volume del
linfedema.
COMPLIANCE DA PARTE DELLA PAZIENTE
Secondo la letteratura, risulta che la compliance
ad indossare una guaina compressiva, una volta
iniziato il trattamento, è buona. La compliance al
trattamento è stata studiata da Bunce et al
(1994) in un programma di fisioterapia
multimodale che comprendeva l’autogestione. Al
programma hanno partecipato venticinque donne
sottoposte a mastectomia e che presentavano
linfedema. Al termine di quattro settimane di
terapia intensiva con massaggi, compressione
pneumatica sequenziale, bendaggio compressivo
ed esercizi di ginnastica, alle donne è stata fatta
indossare una guaina compressiva dopo che esse
erano state istruite sul suo uso. Al follow-up
dopo un mese, l’uso della guaina ha evidenziato
una compliance da stretta a totale. Dopo sei e
dodici mesi, la compliance da parte delle pazienti
era diminuita, ma non in misura significativa, ad
un livello superiore a tre, su una scala da 1 a 5.
I risultati emersi dopo un periodo di followup più lungo sono stati presentati da Boris et al
(1997). Da tali risultati è emerso che 56 pazienti
con linfedema del braccio, trattate con CLT e
con una riduzione media del 62,6% e noncompliant all’uso di un indumento compressivo
associato ad esercizi di ginnastica due volte al
giorno, dopo un follow-up di 36 mesi
mantenevano una riduzione del volume dell’arto
pari al 43%. Le pazienti con una compliance al
50% hanno presentato una riduzione del
linfedema del 60%, e nelle pazienti con
compliance al 100%, la riduzione del linfedema
è aumentata fino al 79%.
DISCUSSIONE
Il presente articolo svolge una revisione
sistematica della letteratura disponibile a
tutt’oggi sull’uso di indumenti compressivi da
parte di pazienti con linfedema della parte
superiore del corpo. Se si tiene presente che gli
studi inclusi in questo lavoro abbracciano un
periodo di quasi 30 anni (1980–2009), è
sorprendente che non esista una quantità
maggiore di prove di alta qualità. Inoltre, alcuni
dei punti chiave per la pratica evidenziati nel
presente lavoro derivano da studi singoli, su scala
piccola, ad indicazione della necessità di ulteriori
ricerche in ogni direzione, compresa la profilassi,
la terapia e la gestione a lungo termine del
linfedema della parte superiore del corpo, oltre
che su più vasta scala.
Un motivo per questa mancanza di dati può
essere associato alle difficoltà di valutazione del
linfedema. Nonostante alcuni strumenti siano
affidabili, e che questi siano raccomandati dalla
International Society of Lymphology (Bernas et
al, 1966), altri strumenti richiedono di essere
ulteriormente sviluppati e testati. In particolare vi
è scarsità di strumenti per la misurazione del
linfedema della spalla e del torace, la qual cosa
influisce sulla capacità del medico di valutare con
sicurezza l’efficacia dei trattamenti in queste
aree.
Un’altra spiegazione alla mancanza di dati può
consistere nel fatto che la definizione di
linfedema, in particolare di quello ancora ad uno
stadio precoce, non è stato ancora standardizzata
e pertanto questa va studiata e discussa
ulteriormente.
19
20
GUIDA PRATICA
Un’altra limitazione dei risultati degli studi
presentati in questo lavoro consiste
nell’osservazione che la pressione esercitata dalle
guaine compressive è riportata molto raramente.
Questo fatto può essere dovuto ad una
mancanza di standard di riferimento, sebbene la
European Committee for Standardisation (2001)
ha redatto delle raccomandazioni sul range di
pressioni all’interno delle quattro diverse
classificazioni per la compressione. Pertanto, in
futuro la ricerca dovrà occuparsi di argomenti
quale un migliore controllo delle pressioni
esercitate sotto gli indumenti.
Stout Gergich et al (2008) hanno concluso che
le guaine compressive riescono a trattare
efficacemente il linfedema subclinico del braccio,
anche se indossate soltanto durante un esercizio
fisico o un’attività pesante, durante i viaggi in aereo,
in presenza di sintomi di pesantezza o in caso di
presenza di edema evidente. Si potrebbe studiare
per quanto tempo una paziente con linfedema
diagnosticato precocemente possa indossare un
indumento compressivo senza pregiudicare
l’efficacia del trattamento, da momento che una
riduzione del suo tempo d’uso potrebbe migliorare
la compliance da parte delle pazienti. Anche il
comfort e l’aspetto degli delle guaine possono
influenzare la compliance al trattamento da parte
delle pazienti, per cui i produttori delle guaine
potrebbero prendere in considerazione lo
svolgimento di una ricerca psicosociologica ed
utilizzare i risultati per influenzare positivamente lo
sviluppo dei loro prodotti.
CONCLUSIONE
La letteratura indica che l’uso di guaine
compressive è efficace per la gestione del
linfedema del braccio, ma i risultati riportati
devono essere confermati da studi su più vasta
scala. E’ necessaria ulteriore ricerca sul ruolo
degli indumenti compressivi per la gestione del
linfedema della mammella e del torace, ma
questa può essere di difficile svolgimento fino a
quando non saranno stati messi a punto
strumenti di misurazione appropriati e
standardizzati. Infine, le ricerche finalizzate a
determinare tempi d’indossamento più brevi e ad
un design della guaina che sia più vicino alle
esigenze psicosociali delle paziente aiuteranno a
migliorare i risultati e la qualità della vita per le
pazienti con linfedema.
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GUIDA PRATICA
Scelta degli indumenti
compressivi per il linfedema
della mano, del braccio e della
linea mediana del tronco
D Doherty, A Williams
Allorché si deve valutare se
un paziente può usare un
indumento compressivo, e nel
momento di scegliere il
prodotto più adatto, è
necessario tenere in
considerazione un’ampia
serie di fattori. Il livello di
pressione che tale indumento
può esercitare, il modo con
cui esso è stato realizzato, il
modello, la precisione della
misura e la vestibilità, sono
tutti elementi che influiscono
sulla sua efficacia e sulla
compliance del paziente. Il
presente lavoro serve da
guida per il medico durante i
processi legati alla
prescrizione di indumenti
compressivi destinati al
trattamento del linfedema
della parte superiore del
corpo.
D Doherty, Lymphoedema
Framework Project Director
and Clinical Nurse Specialist
in Lymphoedema; A Williams,
Cancer Nursing Research Fellow,
Edimburg Napier University,
Edimburgo, Scozia
La compressione rappresenta una tecnica
ampiamente utilizzata per controllare l’edema
dell’arto superiore e del busto, sebbene i dati
sull’uso della compressione per l’arto inferiore
siano più numerosi di quelli relativi al suo uso per
l’edema della parte superiore del corpo. Uno
studio limitato delle pressioni presenti
nell’interfaccia sotto l’area di compressione, ha
evidenziato le difficoltà legate all’individuazione
di gradienti di pressione efficaci su tutta la
lunghezza delle guaine compressive per il braccio,
e ne ha discusso le implicazioni cliniche
(Williams e Williams, 1999). Nonostante l’ampio
uso di guaine elastiche per il braccio e di altri
indumenti compressivi, quali guanti/palmari e
reggiseni nella terapia di prima linea per il
trattamento del linfedema della parte superiore
del corpo, esistono pochi dati di ricerca a
sostegno di questa prassi; i dati esistenti sono
discussi da Johansson alle pagine 16–20 del
presente fascicolo.
In assenza di dati robusti, la prassi clinica è
definita dall’unanime consenso e dall’opinione di
esperti, sulla cui base è stato possibile
predisporre la presente guida pratica.
FATTORI CHE INFLUENZANO L’USO DEGLI
INDUMENTI COMPRESSIVI
Sebbene possano essere utilizzati come profilassi
o per trattare un linfedema precoce, gli indumenti
compressivi vengono utilizzati principalmente per
la cura nel lungo periodo. Pertanto, è importante
scegliere l’indumento adatto per ciascun
paziente, dal momento che dalla vestibilità,
nonché dal modello e dal materiale utilizzati per
la sua realizzazione dipendono l’aspetto ed il
comfort dell’indumento stesso e, di conseguenza,
la disponibilità del paziente a continuare il
trattamento (Doherty et al, 2006). La scelta di
un indumento appropriato implica doversi
rapportare con il paziente per poter conoscere
l’assortimento di indumenti compressivi
disponibili, al fine di selezionare il prodotto più
idoneo a soddisfare sia le esigenze cliniche, sia
quelle legate allo stile di vita del paziente.
E’ necessario tenere in considerazione
un’ampia serie di fattori, allorché si deve valutare
se un paziente è idoneo ad usare un indumento
compressivo:
n Lo stile di vita, la mobilità, l’età, lo status
psicosociale e le preferenze del paziente
n Le abilità del paziente e del curatore: essi
devono essere in grado di applicare e
rimuovere l’indumento
n Lo stato e la sensibilità della cute: questa deve
essere integra ed elastica
n Le condizioni dei tessuti sottostanti e la
presenza di fibrosi o di lipedema
n Le condizioni delle arterie
n Le dimensioni dell’arto, la forma e la
distribuzione dell’edema
n Lo stato funzionale dell’arto
n Lo stato rispetto ad altra(e) patologia(e) di
base quali cancro, insufficienza cardiaca
congestizia o altre patologie comorbide
n Lo stadio ed il grado di severità del linfedema
n Il deficit sensoriale
n La capacità di tollerare la compressione
n La presenza di malattie concomitanti, quali
una neuropatia periferica.
Inoltre, vi sono alcune controindicazioni
all’uso della terapia compressiva (Riquadro 1).
INDUMENTI PRONTI ALL’USO O SU MISURA ?
Dopo che un medico esperto ha fatto una
valutazione completa, con la quale viene
confermata l’idoneità del paziente ad utilizzare un
indumento compressivo, sarà necessario
decidere sul modello e sul tipo di indumento
necessario (vale a dire: un indumento pronto
all’uso o su misura, a trama piatta o tubolare).
Per scegliere il prodotto che più sia adatta a
ciascun paziente ed alle sue esigenze, possono
essere utilizzate le informazioni raccolte durante
il processo di valutazione.
Gli indumenti pronti all’uso presentano il
vantaggio di essere rapidamente reperibili ed
utilizzabili. Essi possono essere realizzati in
tessuti maggiormente raffinati e, pertanto, da un
punto di vista estetico, più graditi dal paziente,
21
22
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 1
Controindicazione alle
guaine compressive
n Insufficienza arteriosa
n Ostruzione dell’efflusso
n
n
n
n
n
venoso/trombosi venosa
profonda (TVP) acuta
Insufficienza cardiaca
congestizia incontrollata
Linforrea
Cellulite acuta non trattata
Flebite acuta
Dismorfismi gravi, incluse
le pieghe cutanee molto
profonde
Attenzione: stenosi dell’arteria
sopraclavicolare, neuropatia del
plesso brachiale, trombosi venosa
ascellare
FIGURA 1. Indumenti compressivi
con adattamenti speciali.
rispetto agli analoghi indumenti realizzati con
trama piatta. Tuttavia, i prodotti realizzati con
trama circolare possono non calzare
perfettamente o non fornire un supporto
sufficiente; essi possono maggiormente
arrotolarsi alle estremità, specialmente se l’area
coperta è particolarmente gonfia, e possono
penetrare nelle pieghe cutanee, provocando un
“effetto tourniquet” (effetto “laccio”). Gli
indumenti pronti all’uso, realizzati con trama
circolare, sono adatti ai pazienti con linfedema di
grado lieve, allorché il dismorfismo è lieve. Gli
indumenti pronti all’uso, realizzati con trama
piatta, possono essere utilizzati per correggere
una deformazione minima, oppure in caso di
edema di rimbalzo, nel quale gli indumenti in
trama circolare non riescono a contenere il
gonfiore. Di solito, gli indumenti su misura,
realizzati con trama piatta, sono utilizzati per i
pazienti con linfedema di grado più severo e
complicato, specialmente in presenza di
deformazione dell’arto. Gli indumenti di questo
tipo si adattano con maggiore precisione
all’anomalia della forma e della distribuzione dei
tessuti, in quanto consentono, mediante un unico
indumento, l’applicazione di differenti livelli di
compressione su punti anatomici differenti. Essi
possono anche essere utilizzati in caso di
specifiche esigenze di adattamento, quale
l’applicazione di cerniere o di strip in velcro per
garantire una vestibilità perfetta (Figura 1). Questi
indumenti sono anche consigliati per i primi mesi
dopo un periodo di bendaggio multistrato, per
prevenire un edema di rimbalzo.
I pazienti, in base alla loro attività e all’uso
dell’indumento, possono esprimere una
preferenza per un particolare modello o un
particolare spessore del tessuto. Tali
preferenze dovrebbero essere tenute in
considerazione al momento di decidere sul
trattamento ottimale, anche se si dovrà
spingere il paziente a scegliere il trattamento
più appropriato. Al fine di incoraggiare un
FIGURA 2. Una selezione di indumenti compressivi per presentazioni cliniche differenti.
maggiore uso degli indumenti compressivi,
esistono altre possibilità di scelta, che
comprendono la multistratificazione degli
indumenti o una variazione della rigidità dei
materiali.
SCELTA DEL MODELLO APPROPRIATO
DELL’INDUMENTO COMPRESSIVO
Gli indumenti sono disponibili in vari modelli che
possono adattasi alle differenti presentazioni
cliniche dell’edema della parte superiore del
corpo. Molte guaine elastiche per il braccio
presentano numerose caratteristiche diverse, tra
cui un taglio di sbieco in corrispondenza
dell’ascella, inserti sulla spalla, bordi siliconati
all’estremità superiore, e guanti per uso separato
o unito ad un bracciale (guanti, palmari) (Figura
2). Sono disponibili anche indumenti compressivi
speciali per l’edema della linea mediana.
Gli indumenti, per evitare gonfiore nei
quadranti adiacenti o la spinta dell’edema verso
aree più distali, devono coprire l’intera area
edematosa.
Edema della mano e delle dita
L’edema della mano e delle dita (Figura 3) può
verificarsi sia in presenza, sia in assenza di edema
del braccio. Esso può risultare invalidante, in
quanto rende difficile il movimento delle dita e
inoltre rende la condizione manifesta ad altri. Gli
effetti cutanei della chemioterapia con
docetaxolo, che viene somministrata ad alcune
donne affette da carcinoma mammario, possono
causare un mal controllato linfedema precoce
della mano e delle dita, nonché alterazioni di tipo
fibrosclerotico e sclerodermiche sul dorso della
mano (Farrant et al, 2004).
Guanti di varia lunghezza, pronti all’uso,
sono disponibili in varie misure, modelli e
spessori e richiedono un adattamento
accurato (Figura 4). I guanti a trama piatta,
fatti su misura, possono essere realizzati per
soddisfare specifiche esigenze, che sorgono a
GUIDA PRATICA
FIGURA 3. Edema della mano e
delle dita.
causa di gonfiore alla mano o all’avambraccio.
L’uso di un guanto separato consente la sua
rimozione e la possibilità di lavarsi le mani,
mentre conserva l’integrità del tessuto.
Tuttavia, qualora vengano utilizzati indumenti
separati, è necessario prestare attenzione
affinché si eviti una pressione troppo forte
nella zona di sovrapposizione degli indumenti
in corrispondenza del polso (Riquadro 2). I
pazienti devono comprendere che l’uso di una
manica, senza un guanto o un palmare, può
fare aumentare l’edema della mano e delle
dita, e, di conseguenza, essi devono conciliare
le loro attività con l’uso degli indumenti
compressivi.
FIGURA 4. Guanti e palmari
pronti all’uso.
Edema dell’avambraccio
Esistono diversi tipi di indumento per la cura
dell’edema dell’avambraccio (Riquadro 3). In
caso di edema di rimbalzo o in presenza di un
ispessimento dei tessuti nell’avambraccio, può
essere necessario un indumento su misura, in
trama piatta per l’applicazione di una pressione
sufficiente (Figura 5). Il medico che prende le
misure per una tale tipologia di indumento, può
tirare leggermente il metro per aggiustare la
misura in corrispondenza della metà
dell’avambraccio e per assicurare una pressione
adeguata su aree in cui si verifica più facilmente
l’edema di rimbalzo. Tuttavia, per evitare una
costrizione eccessiva in corrispondenza del
polso o del gomito, è necessario prestare
particolare attenzione. Allorché sulla superficie
laterale dell’avambraccio, intorno al gomito o
sulla superficie mediale si può verificare
fibrosclerosi, si possono inserire alcune
imbottiture sotto l’indumento nelle zone
interessate allo scopo di esercitare localmente
una pressione ed una frizione sui tessuti
sottostanti.
FIGURA 5. Edema
dell’avambraccio.
FIGURA 6. Guaina per il braccio che mostra la
lavorazione nella maglia per modellare la forma del
gomito.
RIQUADRO 2 Suggerimenti per la scelta dei
guanti e dei palmari per l’edema della mano e
delle dita
n I guanti ed i palmari sono utilizzati per l’edema
n
n
n
n
n
dell’avambraccio, della mano e delle dita. Oggi
sono disponibili guanti a trama piatta privi
di cuciture, che consentono una maggiore
libertà di movimento delle dita e della mano, e
favoriscono la prevenzione delle lesioni cutanee
causate dalla pressione in corrispondenza delle
cuciture
I guanti ed i palmari sono anche richiesti
nel caso in cui l’uso di una guaina per il
braccio provoca un edema della mano,
precedentemente assente
Prima dell’uso dell’indumento, controllare la
presenza di micosi o escoriazione interdigitale
nella piega cutanea tra il pollice e l’indice.
In presenza di edema delle dita, si possono
adattare indumenti su misura con dita per
coprire l’area edematosa
Per dare un maggiore comfort ed una maggiore
facilità di movimento, possono essere utilizzati
materiali più morbidi, quali i tessuti a struttura
microfine. In alcuni casi esiste la possibilità
di tagliare il tessuto a struttura microfine per
adattare la forma dell’indumento al paziente
Ispessimento cutaneo sul dorso della mano –
l’uso di inserti in schiuma consente ai guanti
di applicare una pressione aggiuntiva ed una
frizione per ammorbidire il tessuto ispessito
E’ importante assicurarsi che la guaina non
provochi arrossamento o irritazione in
corrispondenza della piega del gomito, che è
particolarmente sensibile. Un vantaggio derivante
dall’uso di un indumento realizzato su misura è
costituito dalla sagoma del gomito lavorata a
maglia nel tessuto, che può eliminare il problema
accennato sopra (Figura 6). Tuttavia, se
l’indumento si adatta bene, ma l’irritazione
persiste, si può applicare una fodera in seta per
proteggere il gomito.
Per alcuni pazienti, qualora l’edema sia
localizzato e non si possa ricorrere ad una guaina
per tutta la lunghezza del braccio, può essere
utile una guaina su misura per la mano e per
l’avambraccio, (Figura 7). Nei casi in cui il
FIGURA 7. Guaina per l’avambraccio e la mano,
realizzata su misura.
23
24
GUIDA PRATICA
Riquadro 3 Suggerimenti specifici per
l’edema e le alterazioni tessutali limitati
all’avambraccio e/o alla mano
n In assenza di edema della mano, è possibile
utilizzare una guaina per il braccio, senza
guanto (Figura 8)
n In presenza di edema della mano, è possibile
utilizzare una guaina integrata da un guanto/
palmare. Molti pazienti richiedono guanti o
palmari da associare ad una guaina bracciale.
E’ da preferire la varietà di guanti lunghi
(uniti al bracciale e sua parte integrante), in
quanto questi riducono il rischio di un anello di
pressione nel punto d’intersezione(Figura 9)
n Per una maggiore versatilità si può utilizzare
un guanto ed una guaina bracciale separati
(Figura 10). Per garantire una maggiore
sovrapposizione alla guaina, si consiglia un
guanto che oltrepassi il polso di 6 cm, in quanto
una sovrapposizione più breve può determinare
un effetto “tourniquet”
n Sebbene raro, si può utilizzare un guanto su
misura che rivesta anche l’avambraccio
FIGURA 8. Guaina per il braccio, senza guanto.
controllo notturno dell’edema costituisca un
problema, può risultare efficace un bendaggio o
un indumento da indossare durante la notte, che
crei una minore compressione. Inoltre, può essere
vantaggiosa anche una compressione prodotta
da un materiale inelastico.
Edema della parte superiore del braccio
L’edema della parte superiore del braccio può
anche essere accompagnato da depositi di
grasso, causa di dimorfismo o di afflosciamento
del tessuto (Figura 11). In questi casi, è spesso
necessario un indumento compressivo realizzato
in materiale più rigido, e gli indumenti su misura
a trama piatta possono offrire una buona
vestibilità. Allorché l’edema si verifica sulla spalla
(radice dell’arto) può essere necessario un
linfodrenaggio manuale (LDM) (Riquadro 4).
FIGURA 9. Guaina
per il braccio, unita
ad un guanto.
FIGURA 10. Guaina per il
braccio e guanto, separati, per
una maggiore versatilità.
RIQUADRO 4 Suggerimenti specifici per
l’edema della parte superiore del braccio
n Nei casi in cui l’edema interessa l’intero braccio,
o soltanto la sua parte superiore, è necessaria
una guaina bracciale completa (Figura 8)
n Sono disponibili modelli con un taglio diritto
o di sbieco in corrispondenza dell’ascella
(quest’ultimo tipo si adatta più precisamente da
un punto di vista anatomico, anche se la scelta
può dipendere dalle preferenze del paziente)
n L’edema del braccio che si estende sulla spalla
può richiedere una guaina provvista di una
copertura per la spalla. In tale caso è necessario
un indumento a forma di coppa, fissato mediante
un reggiseno o una cintura. A seconda delle
preferenze del paziente, se disponibile, può
essere anche utilizzata una combinazione di LDM
e taping
n Può essere utile una fascia in silicone per tenere
in posizione le guaine per il braccio, ma questa
non deve provocare un’ulteriore pressione (che
potrebbe aggravare l’edema) o lesioni cutanee
Edema del torace e della regione mammaria
L’edema del torace o della regione mammaria
(Figura 12) è frequente dopo il trattamento di un
carcinoma mammario, e specificamente dopo la
dissezione dei linfonodi ascellari, in caso di
carcinoma mammario o di melanoma maligno. Le
aree del quadrante adiacente del torace
condividono le medesime vie di linfodrenaggio
del braccio e drenano nei linfonodi ascellari.
Pertanto si può verificare edema dell’ascella, della
parete toracica, della regione mammaria, del
dorso o della spalla, accompagnato o non
accompagnato da linfedema del braccio.
Le alterazioni patologiche alla base dello
sviluppo del linfedema del braccio e del torace o
della mammella possono variare. Una
GUIDA PRATICA
FIGURA 11. Edema della parte
superiore del braccio.
FIGURA 12. Edema del seno.
radioterapia applicata alla mammella o all’ascella
può provocare specifiche alterazioni
infiammatorie che danneggiano i vasi linfatici
locali e provocano un aumento dell’edema,
specialmente in un seno cascante o senza
supporto. Cicatrici e aderenze nell’ascella, nel
seno o nella parete toracica possono causare
disagio, acuito da un reggiseno o da una protesi
mammaria che mal si adattano. Le pazienti sono
spesso riluttanti ad indossare un reggiseno
compressivo o un indumento a compressione
leggera, sebbene sia probabile che l’area possa
trarre beneficio da un sostegno ed una
compressione adeguati.
L’edema della mammella o della parte
superiore del tronco, dell’ascella e della zona
della spalla è causa di particolare ansia per le
pazienti, in quanto è spesso associato a
dolore, disagio ed insensibilità (Bosompra et
al, 2002), con conseguente timore di una
recidiva del cancro. Può essere difficile per la
paziente ed il medico distinguere tra edema,
stroma (accumulo post-operatorio di fluido)
ed altri problemi quali il dolore neuropatico
post operatorio, una reazione alla radioterapia
o cellulite (Stevenson et al, 2005). Pertanto,
sono necessari un’attenta valutazione del
problema ed un approccio multidisciplinare. È
importante distinguere tra un sieroma ed un
edema del torace, in quanto i due possono
coesistere. Tuttavia, un agoaspirato dello
stroma o una biopsia delle aree fibrotiche
(necessari per escludere la possibilità di una
recidiva del cancro) possono aggravare
l’edema locale.
Gli indumenti compressivi, quali un reggiseno
o altri prodotti speciali, possono essere utili per
alcune persone con linfedema, in associazione
con altri trattamenti quali il LDM e l’applicazione
di linfo-taping. I pazienti richiedono un supporto
al self-care che comprende l’automassaggio ed
esercizi fisici che aiutano a decongestionare le
aree affette, oltre alla scelta di un reggiseno o un
indumento compressivo che si adatta e sostiene
bene. E’ possibile che tecniche quali lo
scollamento dei tessuti e la mobilizzazione della
fascia possano contribuire a ripristinare le vie di
linfodrenaggio sane, sebbene tale aspetto della
terapia richieda ulteriori ricerche (Mondry et al,
2002).
Valutazione
Si raccomanda una valutazione dell’edema del
torace e della regione mammaria da parte di un
medico specialista. Prima di considerare una
terapia compressiva, si devono escludere
complicazioni quali tumori recidivanti o primari,
cellulite che richiede una terapia a base di
antibiotici, e presenza di un ascesso nel tessuto
mammario sottostante. Alle pazienti devono
RIQUADRO 5 Suggerimenti per i pazienti con
edema del torace o della mammella
n Tenere l’area pulita e idratata (consigliarsi
n
n
n
n
n
n
n
presso il reparto di radioterapia per i prodotti
emollienti, se necessario)
Consultare il medico se l’area si presenta calda
e irritata ed in caso di sospetto di infezione
Indossare un reggiseno o un indumento che si
adatta bene per supportare le aree edematose
e per fornire una compressione delicata sui
tessuti laddove questa non crei disagio
Chiedere consigli sul tipo di ginnastica in grado
di decongestionare l’area
Considerare l’uso dell’automassaggio o del LDM
Informarsi presso un medico specialista in
linfedema se il linfo-taping può essere utile
Ritornare dallo specialista in linfedema per un
controllo, in quanto possono essere richiesti
indumenti nuovi o differenti
Ricordare che l’edema del seno e del torace
diminuirà e qualche volta si risolverà
completamente, sebbene perché questo
avvenga possono occorrere molti mesi, anche
fino a due anni; l’alterazione della sensibilità
quale il formicolio, può permanere
essere fornite informazioni tempestive ed
appropriate, affinché possano comprendere le
trasformazioni sottostanti ed apprendere che
cosa fare per contribuire a ridurre l’edema. In
molti casi l’edema del torace e della mammella
alla fine si risolveranno, specialmente se si
possono applicare tempestivamente una terapia
ed una compressione efficaci.
Adattamento dei reggiseni e degli indumenti
Nelle donne con edema del torace o della
mammella un reggiseno che calzi bene è
essenziale. Di tali reggiseni è disponibile una
grande varietà, prodotta da aziende specializzate
nelle cure del seno e del linfedema. E’ necessaria
una particolare sensibilità nel prendere le misure
e scegliere l’indumento, specialmente se la donna
è a disagio ed è restìa ad accettare una
compressione nella zona. E’ utile insistere sul
fatto che un buon sostegno è vitale per
promuovere il drenaggio linfatico dal seno. Se una
donna è stata sottoposta a chirurgia conservativa
del seno, i suoi seni potrebbero ora avere
dimensioni e forme differenti, ed il seno colpito
da edema probabilmente è più pesante e spesso
pendulo e dolorante. I seni con misura di coppa
superiore a C possono presentare un rischio
maggiore di edema (Pezner et al, 1985), e
possono anche trarre un beneficio dall’indossare
durante la notte un indumento oppure un
reggiseno più leggero.
E’ necessario prestare attenzione affinché si
ottengano buona vestibilità e simmetria, anche
attraverso l’uso di protesi o la riduzione
chirurgica del seno non trattato. Anche le
pazienti sottoposte a ricostruzione del seno
25
26
GUIDA PRATICA
FIGURA 13. Reggiseno speciale.
sono a rischio di edema (Parbhoo, 2006),
sebbene sia opportuno consultare il chirurgo
prima di ricorrere al linfodrenaggio manuale.
Alcune aziende producono indumenti più
specifici per l’edema del torace e del seno,
soprattutto canottiere compressive, oppure
reggiseni (Figura 13) realizzati in materiali
rigidi (ma morbidi) e dotati di spallini larghi.
Le canottiere, contenendo l’area ascellare
posteriore e la superficie del seno/petto,
possono essere utili per fornire un sostegno
alla spalle. Esse sono disponibili presso alcune
aziende nei colori bianco, nero e naturale, e
sono utili nei primi mesi post-operatori. La
scelta della misura e l’applicazione
dell’indumento devono essere eseguite da
parte di un medico appositamente formato.
Inserti
All’interno del reggiseno si possono introdurre
inserti in materiali, quali gommapiuma, in modo
da esercitare una frizione sulle aree fibrotiche.
Tali inserti si possono ottenere sotto forma di
fogli o possono essere tagliati e assemblati
utilizzando schiuma ipoallergenica e materiali
adesivi.
Edema del torace superiore e del braccio nella
malattia in fase avanzata
L’edema può costituire un problema importante
e difficile da controllare in presenza di malattia
localmente invasiva o di metastasi tumorali a
distanza. Questo può essere complicato da una
lesione aperta a causa di un tumore ulcerativo
nella parete toracica, o alterazioni sistemiche
che si traducono in uno squilibrio di fluidi
causato dall’ipoalbuminemia o dall’uso di
farmaci quali il desametasone. Molte donne con
carcinoma mammario in stadio avanzato si
sottopongono a chemioterapia palliativa, che
può aggravare lo stato dell’edema. Tuttavia,
l’azione diretta dei farmaci chemioterapici sulla
riduzione della dimensione del tumore può
tradursi in un miglioramento notevole
dell’edema.
Applicare indumenti compressivi a pazienti
con malattia in stadio avanzato richiede perizia e
conoscenza delle questioni più ampie riguardanti
il trattamento e l’attenuazione dei sintomi. Le
pazienti possono avere mobilità ridotta e dolore,
e, pertanto, essere meno disposte a tollerare
elevati livelli di compressione. Esse potrebbero
avere difficoltà ad indossare un indumento e,
pertanto, spesso è richiesto da parte del medico
un po’ di creatività e la conoscenza delle
necessità della singola paziente. In tale gruppo di
pazienti si possono utilizzare indumenti in trama
sia piatta, sia tubolare, solitamente con un livello
di compressione basso, a seconda delle necessità
individuali.
Prima di utilizzare un indumento compressivo,
per ridurre l’edema della mano e delle dita o la
linforrea, anche se il braccio o il torace rimangono
relativamente gonfi, può essere utile applicare un
bendaggio di supporto. Le pazienti con
neuropatia del plesso brachiale con conseguente
ridotta mobilità del braccio, possono trovare
sollievo da un bendaggio di supporto a lungo
termine, ma possono anche trarre beneficio da un
indumento, purché siano in grado di indossare
l’indumento da sole o con l’aiuto di qualcuno.
RILIEVO DELLA MISURA DEGLI INDUMENTI
COMPRESSIVI
La scelta della misura degli indumenti
compressivi deve avvenire dopo il
completamento di una terapia intensiva, quando
l’arto si trova nelle migliori condizioni possibili.
Pertanto, l’area edematosa da trattare deve
essere sgonfia quanto più possibile, l’edema con
fovea dovrebbe essere minimo o assente e la
deformazione ridotta al minimo (Lymphoedema
Framework, 2006). Nella maggior parte delle
pazienti, per raggiungere questo obiettivo,
potrebbe essere necessaria una terapia
decongestionante con linfodrenaggio manuale
(LDM) e bendaggio. Dovrebbe essere
individuato ogni gonfiore impercettibile nell’arto
e nel torace, comprese le alterazioni cutanee e
tessutali, dal momento che il gonfiore negli arti
può essere controllato meno bene se l’area del
torace rimane congestionata. Le alterazioni
cutanee e tessutali, quali bolle, trasudazione di
linfa o ispessimento cutaneo possono anch’esse
richiedere una cura alternativa, quale ad
esempio il bendaggio, prima di potere utilizzare
gli indumenti compressivi.
Per le pazienti che già portano un indumento
compressivo, la misurazione deve essere
eseguita:
n prima del rinnovo dell’indumento, per la
conferma della prescrizione della misura
corretta
n se la paziente passa da un indumento pronto
all’uso ad un indumento su misura
n in caso di necessità di un diverso modello di
indumento
n in caso di necessità di modifiche
all’indumento, o di una pressione differente
(Lymphoedema Framework, 2006).
Una misura accurata è essenziale per un
corretto adattamento dell’indumento e per un
comfort ottimale per la paziente. Un indumento
che non calzi correttamente potrebbe non
contenere il linfedema, provocare un danno ai
tessuti, essere scomodo da portare e mal tollerato,
ed, infine, potrebbe dissuadere la paziente dall’uso
dell’indumento per un lungo periodo.
I riquadri 6–11 forniscono una guida alla
misurazione di differenti indumenti compressivi
GUIDA PRATICA
27
RIQUADRO 6 Rilievo delle misure gli indumenti pronti all’uso
H
2 cm sotto l’ascella G
Misure richieste per il guaina bracciale
Per l’edema del braccio e dell’avambraccio
n Iniziare rilassando il braccio e poggiandolo su un
tavolo, piegandolo leggermente in modo da creare
una lieve piega
n Il braccio non deve essere completamente disteso o
piegato
n Avvolgere il metro a nastro intorno al polso,
passando sopra il piccolo osso sul lato esterno
(processo stiloideo ulnare)
n Tirare il nastro fino al punto di leggera tensione;
Il nastro non deve essere lento, ma non si deve
nemmeno tirare così forte da produrre un solco.
n Segnare questa misura
n Successivamente, portare il nastro verso l’alto in
modo da circondare l’avambraccio nel punto che si
trova esattamente tra il polso e la piega del gomito
(metà avambraccio, D)
n Utilizzare la medesima tensione leggera, e registrare
la misura
n Prendere la misura allo stesso modo in
corrispondenza della piega del gomito
n Infine, portare il nastro verso l’alto del braccio, a
metà distanza tra il gomito e l’ascella (metà braccio,
F)
n Qualora in quest’area vi sia un eccesso di pelle,
raccoglierla per quanto possibile e tenere il nastro un
po’ più stretto in modo da avvolgere tutta la pelle in
maniera uniforme
n Rilevare l’ultima misura della circonferenza due dita
(2 cm) sotto l’ascella
n La lunghezza viene misurata lungo la superficie
mediale del braccio, dal polso fino a 2 cm (due dita
di larghezza) sotto l’ascella (G) per determinare se è
necessario un indumento corto, standard, o più lungo.
Misurare da G fino allo spallino del reggiseno, punto
H, in caso di opzione di una calotta per la spalla
n Per un guanto integrato, senza dita, misurare la mano
nei punti A e B
Metà braccio F
Piega del gomito
(leggermente
piegato) E
Metà
avambraccio D
Polso C
B
A
RIQUADRO 7 Rilievo delle misure per un palmare pronto all’uso
n Le misure devono essere prese a mano rilassata,
con il palmo rivolto verso l’alto
n Rilassare le dita e portare il nastro appena sotto le
n
n
n
n
nocche. Tirare leggermente il nastro (che non deve
essere lento)
Misurare la mano nel punto A
Misurare la parte più larga della mano, tenendosi
leggermente discosti nel punto B
Invitare il paziente a flettere la mano verso l’alto e
segnare questo punto. Misurare in questo punto di
flessione C
Registrare la misura
A
B
C
per pazienti con linfedema della parte superiore
del corpo. Tuttavia, va notato che si tratta
solamente di una guida e che si deve prestare
attenzione alle istruzioni per la misurazione che
dovrebbe essere effettuata da parte di un medico
qualificato.
RACCOMANDAZIONI RELATIVE AGLI
INDUMENTI COMPRESSIVI PER IL
LINFEDEMA DELL’ARTO SUPERIORE
Le pressioni terapeutiche e la rigidità ottimali
per la compressione in caso di linfedema
dell’arto superiore non sono state definite con
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 8 Rilievo delle misure per un guanto pronto all’uso
n Le misure devono essere prese a mano rilassata,
4
con il palmo rivolto verso l’alto
n Rilassare le dita e portare il nastro appena sotto le
n
n
n
n
n
n
n
nocche. Tirare leggermente il nastro (che non deve
essere lento)
Misurare la mano nel punto A
Misurare la parte più larga della mano,
discostandosi leggermente dallo spazio
interdigitale nel punto B
Invitare il paziente a flettere la mano verso l’alto e
segnare questo punto. Misurare in questo punto di
flessione C
Registrare la misura
Rilevare la misura nel punto C1, a circa 3 cm di
distanza prossimale da C
Per la lunghezza della mano, prendere la misura da
A a B, da A a C e da A a C1 per determinare la
misura del palmare
Misurare la circonferenza delle dita e del pollice
alla base e all’estremità
3
2
5
A
A-B
1
B
A-C
C
A-C1
RIQUADRO 9 Rilievo delle misure per una guaina bracciale su misura
Per l’edema dell’avambraccio e del braccio
n Iniziare rilassando il braccio poggiandolo su un tavolo,
e piegandolo leggermente per creare una lieve piega in
corrispondenza del gomito
n Il braccio non deve essere completamente disteso o
piegato
n Per trovare il punto C, invitare il paziente a piegare il
polso. Usare il punto della seconda piega rispetto alla
mano per misurare la circonferenza C. C1 si trova a
circa 5–7 cm prossimalmente rispetto a C
n Tirare il nastro fino al punto di leggera tensione;
il nastro non deve essere lento, ma non si deve
nemmeno tirare così forte da produrre un solco
n Registrare questa misura
n Successivamente, portare il nastro verso l’alto in modo
da circondare l’avambraccio nel punto che si trova
esattamente tra il polso e la piega del gomito (metà
avambraccio, D). Misurare la circonferenza nel punto
D tirando il nastro fino al punto di tensione sull’edema
n Misurare la circonferenza E all’altezza della piega del
gomito, tenendo il gomito leggermente piegato, ma
senza tirare il nastro. Misurare nuovamente 1–2 cm
prossimalmente rispetto ad E. Se questa circonferenza
è maggiore della misura in E, registrare come E
n Portare il nastro in alto a metà braccio (F), a metà
distanza tra il gomito e l’ascella. Qualora in quest’area
vi sia un eccesso di pelle, raccoglierla per quanto
possibile e tenere il nastro un po’ più stretto in modo
da circondare tutta la pelle in maniera uniforme.
Misurare la circonferenza nel punto F, tirando il nastro
fino ad una lieve tensione sull’edema
n Misurare G 2 cm sotto l’ascella. Durante la
misurazione di G, non applicare alcuna tensione sul
nastro
n Misurare la lunghezza G-G1 per la linea obliqua
superiore
n Misurare la distanza da G al punto esterno dello
spallino del reggiseno (H) per l’inserto per la spalla.
Misurare anche la larghezza dello spallino del
reggiseno per l’attacco del reggiseno
n La misura della lunghezza deve essere presa lungo
la faccia interna del braccio, seguendone l’intero
contorno
H
G-G1
G
Misure richieste per il guaina bracciale
28
Metà braccio F
Piega del gomito
(leggermente
piegato) E
C-G
C-F
Metà
avambraccio D
C-E
C1
C
C-D
C
GUIDA PRATICA
29
RIQUADRO 10 Rilievo delle misure per un guanto/palmare su misura
n Le misurazioni devono essere effettuate con la
n
n
n
n
n
n
n
n
n
mano rilassata, con il palmo rivolto vero il basso,
premendo leggermente su un tavolo
Rilassare le dita e portare il nastro appena sotto le
nocche. Tirare leggermente in modo che il nastro
sia leggermente lento. Evitare ogni costrizione
Misurare la mano nel punto A, applicando una
leggere tensione sul nastro
Misurare la parte più larga della mano,
discostandosi leggermente dallo spazio
interdigitale nel punto B
Invitare il paziente a flettere la mano verso l’alto e
segnare questo punto. Misurare in questo punto di
flessione C, tirando leggermente il nastro per fare
contatto con la pelle
Registrare la misura
Rilevare la misura nel punto C1, a circa 5-7 cm di
distanza prossimale rispetto a C
Per la lunghezza della mano, prendere la misura a
mano rilassata, con il palmo rivolto verso l’alto, da
A a B, da A a C e da A a C1 per determinare la
misura del palmare
Misurare la circonferenza delle dita e del pollice
alla base e all’estremità
Misurare la lunghezza delle dita e del pollice dallo
spazio interdigitale. Questa può essere lunga o
corta, secondo necessità. Per la lunghezza delle
dita, utilizzare la flexi card e leggere il lato più
corto per la lunghezza delle dita
precisione. Solitamente le guaine per il braccio, i
guanti e gli indumenti destinati al torace
corrispondono a livelli di compressione variabile
da lieve a moderata, inferiori ai livelli di
compressione per gli analoghi indumenti
destinati alla gamba. Questa differenza è
principalmente dovuta ad una minore pressione
del sangue e ad una minore forza di gravità nelle
braccia e nelle mani, oltre che ad altre differenze
anatomiche e fisiologiche. Di solito, nel torso,
livelli moderati di compressione risultano
efficaci e tollerati più facilmente (Lymphoedema
Framework, 2006).
Le raccomandazioni seguenti hanno lo scopo
di fornire una guida chiara sulla base di quello che
viene considerato il livello di efficacia per la
compressione negli indumenti destinati al
controllo del linfedema primario e secondario
dell’arto superiore.
Linfedema soggettivo/subclinico
(compressione bassa 14–18mmHg)
La raccomandazione dell’uso profilattico di
indumenti compressivi è in continuo aumento per
pazienti a rischio di sviluppo di linfedema
nell’estremità superiore (Lymphoedema
Framework, 2006).
Le possibilità reali dell’uso di indumenti
compressivi per prevenire la progressione e le
complicazioni nel linfedema subclinico non sono
4
3
2
Z
5
X-Z
A
A-B
B
1
X
Z
X-Z
A-C
C
C1
D
E
X
A-C1
A-E
n Prendere la misura della circonferenza nel
punto dell’avambraccio dove deve arrivare il
guanto
n Prendere la misura dal punto A al punto D
(misura del contorno)
state ancora esaminate a fondo, ma i risultati
disponibili vengono discussi a pagina 17 del
presente documento. Le pazienti con linfedema
possono riferire una serie di disturbi quali un
senso di pesantezza o di pienezza legato al peso
dell’arto, una sensazione di costrizione a livello
cutaneo o una riduzione della flessibilità
dell’arto interessato. In caso di coinvolgimento
dell’arto superiore, vi può essere difficoltà ad
indossare abiti o gioielli quali anelli, orologi o
braccialetti che in precedenza erano della
misura giusta. Una compressione leggera è
spesso utilizzata quale parte di un programma
di prevenzione per i soggetti a rischio di
linfedema secondario a seguito di intervento
chirurgico per cancro del seno. Questo può
aiutare a migliorare alcuni dei sintomi soggettivi
associati al linfedema in assenza di un gonfiore
palese.
Gli indumenti dovrebbero essere indossati
durante le attività ripetitive che possono
contribuire ad aumentare il gonfiore o ad acuire i
sintomi. Si raccomanda anche di indossare gli
indumenti durante i viaggi aerei di lunga durata.
Uno studio effettuato da Graham (2002) ha
riscontrato che esisteva un rischio temporaneo
per i voli internazionali. Le pazienti possono
scegliere di indossare l’indumento durante il
giorno per più ore o soltanto durante l’esecuzione
di attività ad alto rischio.
30
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 11 Istruzioni generali relativi
all’applicazione del reggiseno
n Deve essere effettuata da personale
appropriatamente addestrato
n Gli spallini e le sezioni laterali e posteriore
n
n
n
n
devono essere sufficientemente larghi da
fornire una pressione uniforme sopra i tessuti,
senza penetrare o causare solchi nella pelle,
specialmente in un’area colpita da edema o
nell’ascella
La parte anteriore centrale deve aderire
completamente alla superficie toracica; in caso
contrario, questo potrebbe stare ad indicare una
misura errata della coppa
La dimensione della coppa deve essere tale da
racchiudere l’intero seno e non consentirne
la fuoriuscita verso l’alto o in corrispondenza
dell’ascella, in quanto questo potrebbe
causare la formazione di fasci fibrotici nel
tessuto mammario. Per le donne con un seno
abbondante, sono preferibili i modelli dotati di
una fascia sotto il seno
I reggiseni sportivi possono essere utili perché
di solito il materiale con cui è realizzata la coppa
è più rigido, e permette un movimento limitato,
verso l’alto o di lato, del tessuto mammario
durante il movimento e la ginnastica
In alcune donne, per fornire un supporto,
specialmente nella fase iniziale, è consigliabile
l’uso di un reggiseno più morbido durante la
notte
Linfedema iniziale/lieve (compressione bassa
15–21 mmHg, RAL, 2008)
Il linfedema di grado lieve è caratterizzato della
fovea che può diminuire oppure verificarsi in
presenza di un volume dell’arto <10–20%
rispetto all’arto sano (International Society of
Lymphology [ISL], 2003).
I soggetti che sviluppano una riduzione della
mobilità del braccio a seguito di un ictus, o in altre
condizioni, quali una malattia dei motoneuroni
(MND), possono trarre beneficio dall’uso di
indumenti a basso livello di compressione.
Livelli più bassi di compressione possono
essere utili anche per i pazienti con pelle delicata e
bassi livelli di tolleranza alla compressione. Tale
livello di compressione è raccomandato per il
linfedema delle estremità, per il quale si usano
guanti e palmari. Questo agevola anche la
stratificazione degli indumenti, che potrebbe
essere più idonea per i pazienti che non sono in
grado di portare un indumento compressivo
singolo, a pressione più elevata (Lymphoedema
Framework, 2006). Inoltre, gli indumenti
compressivi a compressione minore possono
essere utilizzati in presenza di un lieve deficit
neurologico e, in presenza di linfedema, per
migliorare la qualità della vita e attenuare i sintomi.
Linfedema moderato/severo (compressione
media 23–32 mmHg, RAL, 2008)
Questo è il caso soprattutto dell’edema non-
Formato
del
reggisano
8cm
improntabile caratterizzato da un ispessimento
dei tessuti con un eccesso di volume dell’arto del
20–40%, o >40% nel linfedema di grado severo
(Lymphoedema Framework, 2006). Possono
essere presenti anche pieghe cutanee profonde,
depositi di grasso e alterazioni sottocutanee.
Linfedema complesso (compressione elevata
34–46 mmHg, RAL, 2008)
L’edema è soprattutto non-improntabile, con un
eccesso di tessuto adiposo, ispessimento
cutaneo, interessamento di tre articolazioni,
accompagnato da un peggioramento dell’edema
ed infezioni cutanee (ISL, 2003). Le pieghe
cutanee possono risultare anche più profonde. E’
raro che le pressioni più elevate siano utilizzate
per gli arti superiori e queste dovrebbero essere
prescritte soltanto da un medico specialista.
RIQUADRO 12 Suggerimenti per controllare
l’adattamento degli indumenti compressivi
Al primo indosso, controllare che:
n L’indumento ordinato sia conforme alle
specifiche della prescrizione
n L’indumento copra completamente l’area che
deve essere trattata
n Il tessuto dell’indumento sia uniforme, e privo di
pieghe o di fasce strette
n L’indumento sia confortevole e non troppo
stretto o troppo largo
n Le applicazioni o gli inserti siano confortevoli e
mantengano l’indumento nella sua posizione
Inoltre, al follow-up:
n Valutare le motivazioni delle pazienti e l’uso
dell’indumento
n Controllare che l’indumento
–
–
–
rimanga al suo posto e che non si muova. In tale caso è necessario correggere i fissaggi
non causi reazioni cutanee o lesioni cutanee localizzate
non si ripieghi all’estremità superiore e che non sia stato tagliato o alterato nella sua forma
GUIDA PRATICA
RIQUADRO 13 Cure
quotidiane degli indumenti
compressivi
n Gli indumenti vanno lavati
tutti i giorni, secondo le
istruzioni del fabbricante,
per recuperare la loro
elasticità
n Gli indumenti vanno
asciugati all’aria, non
su un termosifone o in
un’asciugatrice
n Non indossare mai
l’indumento per più di 2–3
giorni, senza un lavaggio
appropriato
n Non tagliare fili allentati
o lacci, perché questo
potrebbe produrre fori o
smagliature nel tessuto
RIQUADRO 14 Ausili per
l’applicazione
n Guanti di gomma con
scanalature
n Applicatori a scorrimento
n Dispositivi per la rimozione
n Applicatori metallici
APPLICAZIONE E VALUTAZIONE
Sul mercato esiste una molteplicità di indumenti
compressivi che offrono una grande scelta. I
medici, per potere esaudire le esigenze dei loro
pazienti, devono conoscere tali indumenti ed
essere in gradi di renderli disponibili.
Un medico appropriatamente formato dovrebbe
controllare la vestibilità dell’indumento, nonché
mostrare e controllare le fasi in cui l’indumento
viene indossato e rimosso. I pazienti, dopo la prima
applicazione di un indumento di nuova
prescrizione, devono essere sottoposti a visita di
controllo dopo qualche giorno, e nuovamente dopo
due-tre settimane. Se gli indumenti calzano bene, e
se la risposta alla compressione è soddisfacente,
un follow-up dovrebbe seguire da tre a sei mesi
dopo. I pazienti più esperti possono richiedere di
essere sottoposti a visita di controllo ogni anno. Tali
pazienti possono essere dimessi dal servizio per il
linfedema, e possono rivolgersi al loro medico di
base per la prescrizione dei loro indumenti
compressivi.
In occasione della successiva valutazione, il
medico deve valutare le capacità del paziente, o
di chi lo assiste, di applicare bene le strategie di
self-care e comprendere le aspettative del
paziente circa il suo grado di miglioramento. E’
anche importante controllare direttamente sul
paziente per quanto tempo egli indossa
l’indumento, se il modello gli si adatta bene, se il
modello si addice al suo stile di vita, e quale sia la
sua aspettativa rispetto all’efficacia
dell’indumento. Questo offre al medico la
possibilità di accertare l’eventuale necessità di
ulteriore aiuto e sostegno.
Si deve prestare particolare attenzione alla
presenza di dolore, all’alterazione della
pigmentazione cutanea o a qualsiasi improvvisa
comparsa di gonfiore. I medici devono essere
avvisati circa la possibilità di infezioni, trombosi o
ischemia. Se il linfedema è massivo o cronico, e
resistente a qualsiasi terapia, oppure se esordisce
molti anni dopo un intervento chirurgico primario
senza un trauma palese, è necessario studiare le
cause. E’ particolarmente importante escludere la
recidiva di un tumore o lo sviluppo di un
linfangiosarcoma. Per questo, per una diagnosi
appropriata, è richiesto il parere di uno specialista.
In generale, la maglieria compressiva deve
essere confortevole e deve adattarsi bene
(Riquadro 11). Essa non deve arrotolarsi o segnare
la pelle, o causare dolore o insensibilità. Una volta
applicata, deve risultare distribuita in maniera
uniforme e senza pieghe, altrimenti può
provocare lesioni cutanee. Per aiutare ad afferrare
il tessuto ed aggiustarne la posizione, e così
evitare un eccessivo stiramento, si possono
utilizzare guanti di gomma, purché il paziente non
sia allergico alla gomma. Un eccessivo stiramento
dell’indumento può tradursi in un eccesso di
tessuto che i pazienti possono ripiegare in
corrispondenza del polso o dell’ascella. Questo
può indurre a passare ad indumenti a trama
piatta. Si deve anche prestare attenzione a non
ripiegare un guanto integrale, in quanto questo
farà aumentare la pressione nell’area e fare
peggiorare l’edema.
Gli indumenti devono essere indossati
immediatamente al mattino, quando il gonfiore è
minimo. Sarebbe opportuno evitare di indossare
l’indumento subito dopo un bagno o
un’idratazione, in quanto questo rende
l’applicazione più difficile. Un uso eccessivo di un
prodotto idratante per la pelle influisce sulla
durata dell’indumento, e sarebbe opportuno
applicarlo la sera, in quanto in tal caso esiste
tutto il tempo, affinché questo sia assorbito
prima che l’indumento venga nuovamente
indossato il giorno successivo. Idealmente,
l’indumento compressivo dovrebbe essere
indossato per il massimo tempo possibile
durante il giorno, e dovrebbe essere indossato
sempre durante la ginnastica. Di solito vengono
erogati due indumenti, uno da portare ed uno da
lavare (Riquadro 13). Laddove le allergie cutanee
rappresentino un problema, gli indumenti di
cotone possono essere di aiuto.
Sono disponibili vari tipi di ausili per
un’applicazione ed una rimozione più agevoli
dell’indumento compressivo (Riquadro 14).
Questi richiedono un discreto grado di destrezza
e l’uso di particolari tecniche che necessitano di
una dimostrazione e di un controllo da parte del
medico che ne assicura un uso corretto.
Gli indumenti possono anche essere adattati
per esigenze speciali. Questi possono essere
realizzati con cerniere e chiusure in velcro per
facilitare l’applicazione e la rimozione (Figura 1).
RINNOVO DELL’INDUMENTO
All’inizio viene ordinato un solo indumento.
Questo allo scopo di assicurarsi che vesta bene e
che controlli efficacemente l’edema. Una volta
verificato questo e che l’indumento si adatti
bene, si può ordinare un secondo indumento. La
necessità di sostituzione dell’indumento dipende
dal suo tempo d’uso, da quanto l’indumento sia
trattato bene e dal grado di attività del paziente.
Solitamente, gli indumenti devono essere
sostituiti ogni sei mesi, oppure quando
cominciano a perdere elasticità. Anche un
aumento di peso pari o superiore a cinque libbre
(2,7 kg o più) può alterare l’adattabilità
dell’indumento compressivo.
L’IMMAGINE DEL CORPO E GLI INDUMENTI
SOMPRESSIVI
Alcuni studi hanno dimostrato che il linfedema
del braccio può avere un impatto fisico,
psicologico e sociale sulle persone (Johansson et
31
32
GUIDA PRATICA
al, 2003). Inoltre, sono state evidenziate le
difficoltà incontrate dalle persone quando
indossano una guaina compressiva per il braccio,
ad esempio problemi di abbigliamento ed effetti
nelle relazioni nell’indossare una guaina o guanti
compressivi (Sneddon et al, 2008). Perciò è
importante che i medici esplorino tutti gli aspetti
pratici e di immagine insieme ai pazienti che
usano gli indumenti compressivi, in quanto tali
aspetti, aumentando la collaborazione del
paziente e migliorando quanto più possibile la
qualità della sua vita, possono avere un impatto,
anche importante, sui risultati del loro uso
(Lymphoedema Framework, 2006).
CONCLUSIONI
Gli obiettivi principali della gestione del linfedema
consistono nel controllo del gonfiore e nella
minimizzazione delle complicazioni. In passato,
l’incidenza del linfedema è stato sottovalutato e
studiato in maniera inadeguata. Il numero delle
persone che potranno essere colpite da linfedema
della parte superiore del corpo probabilmente è
destinato ad aumentare, in conseguenza
dell’allungamento della vita e del numero
crescente di pazienti sopravvissute al cancro, che
sono a rischio di linfedema. Inoltre, non deve
essere perso di vista il problema del linfedema
primario e delle sue cause non correlate al cancro.
Il linfedema è una condizione che non si
può curare. L’obiettivo è quello di educare i
pazienti e fornire loro un supporto per la sua
cura a lungo termine (Riquadro 15). Gli
indumenti compressivi vengono utilizzati dopo
la riduzione e la stabilizzazione del gonfiore.
Gli indumenti devono essere confortevoli ed
allo stesso tempo devono fornire una
pressione tale da prevenire una nuova
formazione dell’edema nell’area colpita.
Ormai, per esaudire le diverse necessità ed in
continua evoluzione di questa popolazione di
pazienti viene sempre più riconosciuta la
necessità di offrire una varietà di differenti
indumenti. I medici devono conoscere le
opzioni possibili ed essere adeguatamente
formati per fare le scelte appropriate insieme
ai pazienti per la cura del linfedema nella parte
superiore del corpo.
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RIQUADRO 15 Informazioni per i pazienti
Per un uso efficace degli indumenti compressivi, i
pazienti devono sapere:
n Come funzionano gli indumenti compressivi per
controllare il linfedema
n Come curare la pelle – ovvero applicare una
crema emolliente la sera; usare una fodera di
cotone per proteggere l’indumento se la crema
viene applicata subito prima dell’uso, se la pelle
è a rischio di trauma o in presenza di dermatite
n Quando indossare l’indumento e l’importanza
dell’uso continuo ogni giorno, anche durante
l’esercizio fisico*
n Con temperature molto elevate, il paziente può
fare la doccia con l’indumento indosso, poiché
l’evaporazione dell’acqua rinfresca il braccio
n Come e quando indossare l’indumento, in
particolare di fare attenzione ad eliminare ogni
piega, per evitare di allungare eccessivamente
l’indumento tirandolo troppo in alto sull’arto, di
non piegare l’indumento all’estremità superiore,
di applicarlo al mattino quando l’arto è meno
gonfio
n Come lavare l’indumento frequentemente
seguendo le istruzioni del fabbricante e di
asciugarlo lontano da fonti di calore diretto
n Chi contattare se la pelle presenta irritazione,
tagli o alterazione della pigmentazione, o se si
sviluppa dolore, formicolio o edema periferico
n Come controllare il gonfiore e a chi rivolgersi in
caso di deterioramento delle sue condizioni
* Durante la pratica del nuoto i pazienti possono preferire
di utilizzare un indumento vecchio. Gli indumenti in uso
non devono essere utilizzati in quanto il cloro danneggia il
tessuto
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