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Dignità scientifica dello studio del vivente

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Dignità scientifica dello studio del vivente
UNITÀ 4
Lettura
5
Aristotele
Dignità scientifica
dello studio del vivente
Aristotele, Le parti
degli animali,
a cura di A. Carbone,
Milano, Rizzoli, 2002,
libro I, cap. 5,
644b-645a,
pp. 215-219
Le opere che Aristotele dedica allo studio
degli animali costituiscono una novità
assoluta dal punto di vista teorico e
metodologico e rappresentano un punto
d’arrivo della sua maturità intellettuale.
In questo brano, tratto dal primo
capitolo del trattato Le parti degli animali,
Aristotele difende la dignità scientifica
del lavoro dedicato alla conoscenza degli
organismi più umili, familiari e vicini,
che a prima vista sembrano non poter
competere in valore con gli oggetti della
Sappiamo
meno delle cose
incorruttibili rispetto
a quanto sappiamo
di piante e animali
Delle sostanze che sono costituite per natura, alcune sono eternamente e in assoluto ingenerate e incorruttibili, altre partecipano della generazione e della corruzione. Accade però che di quelle <incorruttibili>, che pure sono ragguardevoli
e divine, abbiamo poche dottrine (in assoluto, infatti, sono poche le cose chiare
secondo la sensazione a partire dalle quali si potrebbe indagare riguardo a ciò di
cui abbiamo brama di conoscenza), ma per quel che concerne quelle corruttibili,
piante e animali, siamo più ricchi quanto alla conoscenza, grazie alla convivenza.
Entrambe le ricerche
sono gratificanti,
perché la prima tratta
di cose più degne
e amate...
Comprenderebbe molto riguardo a ciascun genere <di enti> chi volesse occuparsi
in modo opportuno di tali <questioni>. L’una <ricerca> e l’altra sono gratificanti. Se anche comprendiamo frammentariamente quegli enti, ugualmente, per la
dignità del sapere, <l’indagine> è più piacevole di <quella che riguarda> tutte
quante le cose che sono presso di noi, nel modo che anche riconoscere una parte
a caso e piccola delle cose amate è più piacevole che conoscerne con precisione
molte altre, quand’anche fossero di grande rilevanza.
... ma la seconda
tratta di cose
conoscibili a livello
scientifico
Ma questi altri enti, per la conoscenza più completa e più ampia di essi, assumono
la superiorità della scienza, e inoltre, poiché sono più vicini a noi e più familiari di
natura, compensano per certi aspetti la ricerca nel dominio delle cose divine.
Nello studio
scientifico
della natura animale,
non c’è niente
di sgradevole
Poiché abbiamo trattato di quegli enti, dicendo la nostra opinione, rimane da
parlare della natura animale, non trascurando possibilmente nulla, né delle cose
meno ragguardevoli né di quelle assai ragguardevoli. Infatti, quanto alle cose
sgradevoli alla sensazione, la natura che le ha prodotte presenta ugualmente piaceri straordinari per la ricerca a quelli che sono in grado di conoscerne le cause
e ai filosofi per natura.
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ricerca astronomica, cui si riconosceva
un carattere divino. Aristotele sposta, in
primo luogo, l’attenzione sulla qualità del
lavoro scientifico, sganciandolo da quello
dell’oggetto di studio; ma soprattutto
sottolinea la dignità del vivente, tale da
suscitare la meraviglia dello studioso:
l’organismo che porta in sé la finalità
della sua struttura funzionale può ben
essere considerato divino quanto i
movimenti celesti.
Aristotele
Aristotele, Dignità scientifica dello studio del vivente
UNITÀ 4
19 Lezione
Infatti, sarebbe irragionevole e assurdo se gioissimo nel vedere le raffigurazioni
di queste cose, perché consideriamo insieme l’arte che <le> ha prodotte, come la
pittura o la scultura, e tuttavia non amassimo di più lo studio del loro costituirsi
per natura, essendo in grado di riconoscere le cause.
Se apprezziamo
l’arte, come
non amare lo studio
delle cose naturali?
Perciò non bisogna disprezzare, al modo dei ragazzi, la ricerca sugli animali meno
ragguardevoli, perché in tutte le cose naturali si trova qualcosa di meraviglioso:
e come si racconta che Eraclito abbia detto agli stranieri che volevano incontrarsi
con lui, poiché mentre si avvicinavano si erano fermati, avendolo visto scaldarsi
presso il focolare (li esortò a entrare con fiducia, giacché anche lì vi erano dèi),
così pure bisogna avviarsi alla ricerca su ciascuno degli animali, che non sia una
cosa vergognosa, perché in tutte le cose c’è qualcosa di naturale e di bello.
È infantile
disprezzare le cose
naturali, che sono
meravigliose e divine,
come diceva Eraclito
Infatti, nelle opere della natura non si trova il caso ma un qualche fine, e al grado
massimo: il fine in vista del quale <qualcosa> si è costituito o generato prende
il posto del bello. Se qualcuno è convinto che sia indegno lo studio degli altri
animali, bisogna che ugualmente pensi di se stesso, giacché non è possibile conoscere senza molto fastidio da che cosa è costituito il genere degli uomini, come
sangue, carne, ossa e altre parti siffatte.
Nelle cose naturali
non opera il caso
ma la finalità
e la bellezza.
E l’uomo è fatto
come gli animali
Ugualmente bisogna pensare che chi discorre di una qualunque delle parti o
degli strumenti, non rivolge la memoria alla materia, né <prova> soddisfazione
per essa, bensì per l’intera forma, come accade anche per una casa, che non <si
bada> ai mattoni, all’argilla e alle tavole. E chi <tratta> della natura <bada> alla
composizione e all’intera sostanza, e non a queste cose, alle quali non capita mai
che siano separate dalla loro sostanza.
La disposizione
delle parti
nell’organismo
è simile a un’opera
d’arte, dove
si bada alla forma
dell’insieme
GUIDA ALLA LETTURA
1)Come mai gli animali sono considerati un oggetto
di studio poco degno?
2)Su quali aspetti insiste Aristotele per dare dignità
scientifica allo studio degli animali?
3)Che cosa significa l’aneddoto citato da Aristotele
su Eraclito?
4)Che cosa c’è di meraviglioso negli organismi
naturali?
5)A che cosa somigliano?
GUIDA ALLA COMPRENSIONE
1)Aristotele confronta due possibili oggetti di studio,
sottolineando vantaggi e svantaggi dei due tipi
di ricerca. Sintetizza il significato del confronto.
2)Rintraccia ciò che per Aristotele costituisce
l’interesse propriamente scientifico della ricerca
biologica e il suo valore.
3)Perché Aristotele sottolinea l’aspetto estetico
e artistico degli organismi? Quale effetto pensa
di ottenere?
4)Spiega l’importanza del finalismo nella spiegazione
aristotelica della natura vivente.
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